Lucia Merico
PROFESSIONE SPIRITUALCOACH Gesù è più felice quando viaggia in Porsche
Lucia Merico PROFESSIONE SPIRITUALCOACH Gesù è più felice quando viaggia in Porsche Prima Edizione: Professione Spiritualcoach. Gesù è più felice quando viaggia in Porsche, di Lucia Merico, © 2014 Edizioni Liberarsi Questo ebook fa parte del catalogo delle Edizioni Liberarsi. Contiene preziose risorse per migliorare le proprie competenze nell'ambito della crescita personale (BenEssere) e della crescita finanziaria (BenAvere). Puoi acquistare altri titoli su www.liberarsi.com Buona lettura! www.facebook.com/EdizioniLiberarsi plus.google.com/EdizioniLiberarsi
Note di Copyright e Manleva di responsabilità Sono vietate le duplicazioni, le ristampe o altre pubblicazioni che contengono il materiale esposto ed utilizzato in questo ebook senza specifica autorizzazione da parte dei Proprietari. Le informazioni contenute in Professione Spiritualcoach. Gesù è più felice quando viaggia in Porsche non sostituiscono dei pareri medici, psichiatrici e psicologici, o professionali di alcun tipo. Lautrice ' non intende prescrivere interventi in forma terapeutica, bensì promuovere la conoscenza delle tematiche sul miglioramento personale. Si riconosce la pluralità di punti di vista e di opinioni sul tema del miglioramento personale e dei modi per raggiungere l’equilibrio psicofisico, nel migliorare il rapporto con se stessi e con gli altri e nell’intraprendere percorsi di crescita personale. Pertanto, nonostante la massima cura posta nella stesura del libro, si declina ogni responsabilità riguardo all’applicazione delle informazioni fornite. Si consiglia, in caso di problemi specifici, di rivolgersi ad una persona qualificata (psicologo, coach, counselor) per ottenere informazioni personalizzate riguardo alla propria situazione. Scegliendo di usare da soli le informazioni fornite nel libro, il lettore è consapevole di attuare un approccio autogestito e responsabile del metodo proposto.
PREFAZIONE Lucia Merico: una donna normale. Che diventa speciale quando scopre la passione della sua vita. Quando riconosce, e accetta, la sua missione. Ciascuno di noi l’ha. Ma non tutti sanno vederla. E, se la vedono, non tutti la sanno accettare. Lei lo fa. E diventa la prima SpiritualCoach d’Italia. Lucia riesce a trasferire, durante i suoi seminari e in questo suo libro, nozioni preziose e profonde con semplicità e passione. Il suo motto è “Il perdono è la chiave della felicità”. A ragione. Il perdono è un dono. Che facciamo innanzitutto a noi stessi. Solo col perdono ci liberiamo dalle catene che ci tengono legati a eventi spiacevoli del passato. Solo col perdono ci disintossichiamo di emozioni che avvelenano il nostro animo: l’odio, il rancore, il risentimento. Perdonare non significa dimenticare: anzi. Perdonare significa tagliare i lacci che ci legano. Se avessimo dimenticato ciò che è successo, non avremmo bisogno di tagliare alcunché. Quindi perdonare è il mondo migliore per crescere. E diventare persone più consapevoli. Più sagge. Più felici. Migliori. Lucia ci insegna come fare. E per questo le siamo grati. Mario Furlan Docente universitario di Motivazione e crescita personale, fondatore dell’Alfacoaching e del Wilding (autodifesa istintiva), autore di best-seller motivazionali.
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RINGRAZIAMENTI Alla mia famiglia: mia Madre, mio Padre, i miei Fratelli e mia Sorella. A chi mi ha cresciuta e istruita. Ai miei Maestri. Alle persone che ho incontrato sul mio cammino. A Edgar «che è sempre dalla mia parte» Senza di loro non sarei ciò che sono! Il mio nome è Lucia Merico e sono una SpiritualCoach
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Capitolo 1
IL SOGNO «Nulla che si desideri completamente è difficile» (Un Corso in Miracoli©) Blu, con gli interni beige di pelle, dalla più datata a quella attuale, la Porsche è da sempre l’auto dei miei sogni. La uso come esempio di ricchezza durante i corsi che tengo e una volta si è manifestata nella mia vita restandoci per ben due giorni: un regalo che ho gradito moltissimo! E, forse, un giorno ne avrò una tutta per me. Già mi vedo sfrecciare sulla A4, direzione Aeroclub di Bergamo: sto andando a fare l’esame di pilota per aerei da turismo. Ebbene sì! Nulla è come appare: la mia aria di donna posata e tranquilla nasconde la passione per la velocità e il volo.
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Capitolo 2
L’INIZIO «Non arrenderti mai, perché quando pensi che sia tutto finito è il momento in cui tutto ha inizio» (Jim Morrison) Hai mai provato la sensazione di avere uno scopo molto più grande e importante in questa vita rispetto a ciò che sei o a quello che fai? Da che ho memoria mi sono sempre percepita estranea a molte situazioni, come ad esempio nella mia famiglia: a volte avevo la sensazione di essere stata adottata! Ora rido pensando a come mi sentivo quando ero bambina ascoltando i discorsi degli adulti di casa: così intrecciati, nascosti. C’era sempre qualcosa di cui non parlare, un sentimento da tenere nascosto, un problema da risolvere, un’emozione da mascherare. L’unico momento in cui un sentimento veniva espresso senza riserve era quando mia madre piangeva perché si sentiva vittima delle situazioni. Provavo fastidio nel vederla così sottomessa e vittima, senza la benché minima voglia di reagire: ho condannato spesso il suo atteggiamento. Più in là, con il passare degli anni, ho compreso quanto di lei avevo assorbito. Nonostante le attenzioni che ricevevo come ultima di cinque fratelli molto più grandi, la percezione era quella di essere “staccata” dalla realtà che si muoveva intorno a me. Vedevo le persone avvolte da un alone colorato, a volte di un bianco intenso, altre volte verde o rosa e, quando lo raccontavo a 4
mia madre, mi sminuiva dicendo: «Ma va là!» e io smettevo di parlare. Una sensazione orribile, che ricordo ancora come un impedimento, superato solo da adulta e con l’aiuto di una consapevolezza più profonda di me stessa. In una famiglia dove sei circondata da fratelli già adulti concentrati sulle loro vite personali, resti sempre la “piccola” di casa. Sei l’ultima che viene ascoltata, l’ultima alla quale chiedere, l’ultima alla quale raccontano cosa accade. La loro maniera di agire era una forma di amore e protezione sviluppata con il passare degli anni e che continua ancora oggi, nonostante la mia età matura. Da piccola avevo bisogno di conferme, come tutti i bambini di questo mondo. Vedevo cose che loro, adulti, non ricordavano più ed era quindi difficile essere compresa. L’indifferenza con cui prendevano in considerazione ciò che raccontavo mi faceva sentire inadeguata e così, per la paura di non essere più amata, smisi di credere in ciò che vedevo, fino a che un giorno i meravigliosi colori intorno alle persone svanirono. La scelta di “non vedere” per paura di non ricevere abbastanza amore è diventata successivamente il must della mia esistenza. Nelle relazioni, sia che fossero amicali, di coppia o professionali, portavo questo schema a confronto con la vita, accettando situazioni che mi stavano strette. Anche a scuola ho cercato di uniformarmi agli altri in maniera goffa e ridicola. Quando lasciavo che fosse la fantasia a esprimersi, dipingevo alberi con il tronco viola e le fronde gialle. E l’insegnante chiamava i miei genitori perché credeva che potessi avere problemi sociali.
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La “normalità” non ama la fantasia: ne puoi esprimere solo un certo quantitativo, dopo il quale corri il rischio di essere derisa o non creduta. Questo è la mia esperienza. «Rientra in te, piccola peste» mi dicevano e io, che non capivo il significato, restavo ancora un po’ fuori dallo schema, dalla scatola precostruita nella quale la maggior parte dei miei compagni era infilata. Fino a quando non mi sono trovata a sperimentare la solitudine, iniziando a credere che, forse, avevano ragione loro. Ed anche nella mia numerosa famiglia, dove c’erano parecchi problemi, era difficoltoso accudire una bambina vivace e ricca d’immaginazione: veniva considerata una perdita di tempo. In questo modo la fantasia si spegne, la mente creativa smette di funzionare e, pian piano, ho iniziato ad accettare la loro “normalità”. Uguale agli altri mi sentivo meno sola. Ma dentro di me continuava a parlare la voce della fantasia, creando mondi nei quali andavo quando mi sentivo stringere nella morsa della normalità. I miei fratelli facevano quello che potevano per darmi il meglio, dato che mio padre era dedito all’alcool e, quando beveva, perdeva completamente il lume della ragione diventando violento, mentre mia madre subiva passivamente, trasmettendomi il suo terrore e il suo “essere vittima” della situazione. Anche economicamente c’erano sempre problemi e i soldi non bastavano mai: sono stata fortunata ad avere fratelli grandi che si occupavano di me. Ognuno di loro ha contribuito a far in modo che avessi tutto ciò che necessitava per la mia crescita fisica.
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Non c’era tempo per altro, non c’era modo di pensare ad altro. Le giornate scorrevano impietose e indaffarate nel comprendere come fare per arrivare alla fine del mese. È la prima volta che parlo di mio padre e della mia famiglia apertamente, dopo anni passati a nascondere la sua dipendenza, prima di tutto a me stessa, e successivamente agli altri: sto scoprendo ora il meraviglioso lavoro fatto nei suoi confronti attraverso la pratica del perdono. Ho perso mio padre all’età di ventitré anni: un collasso cardiocircolatorio lo ha stroncato mentre dormiva. E’ morto esattamente come aveva scelto quando era in vita. Ricordo che un giorno, durante un’ennesima discussione dove mia madre gli stava dicendo che non ne poteva più di quella vita e che avrebbe tanto voluto che se ne andasse, lui le rispose: «Non preoccuparti. Il giorno che deciderò di andarmene non ti accorgerai di nulla!». Le sue parole mi sono ritornate in mente come una profezia la mattina in cui l’ho visto nel suo letto: sembrava addormentato. Il medico di famiglia, cercando di confortare mia madre, le diceva che non aveva sofferto: il passaggio dal sonno alla morte era stato rapido. Sono rimasta incredula per un anno, durante il quale il pensiero che fosse morto non mi ha mai sfiorata. Al funerale non ho versato neppure una lacrima e ho sentito alcune persone che, di fronte alla mia apparente freddezza, dicevano che non ero figlia sua ed era per questo motivo che non soffrivo e non piangevo. La diceria mi scivolò addosso come acqua sui vetri.
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Vivevo le giornate come se lui non fosse mai esistito, cercando così di proteggermi facendo tacere il dolore e la rabbia per non aver avuto un padre presente ai miei bisogni di figlia e che ora se ne era andato per sempre. Ho recuperato la memoria di quella sofferenza molti anni dopo, quando iniziai il percorso di crescita personale e spirituale cercando un dialogo virtuale con lui: volevo fare chiarezza sul “perché” del suo comportamento, su cosa lo aveva portato a essere dipendente dall’alcool. Così ho scoperto, attraverso i racconti di mia madre, il suo vissuto di bambino abbandonato a se stesso. Anche lui era cresciuto con un padre che aveva trascurato la sua famiglia e una madre che aveva accettato in silenzio la situazione. La storia si ripete! Capii che non avrebbe potuto tenere un comportamento diverso: ciò che aveva imparato da suo padre lo aveva reso reale ricopiandolo nella sua nuova famiglia: era il suo modo di “amare”. La dipendenza dall’alcool e la sua aggressività erano una richiesta di aiuto, alla quale nessuno mai aveva risposto. Iniziai a vedere mio padre con occhi differenti: il risentimento e la rabbia pian piano lasciarono il posto al perdono. Io credo che, ad un livello inconsapevole, veniamo in questo mondo con un’idea molto chiara sul luogo in cui vivere e a quale famiglia appartenere: ognuno di noi ha un suo scopo ben preciso, come una specie di missione da compiere e la mia è quella di imparare il significato del perdono così da poterlo praticare e sperimentare trasformando ogni situazione difficile in un’opportunità. La mia famiglia, ed in particolare mio padre, mi ha fornito materiale a sufficiente per iniziare questo tipo di esperienza, ed io gliene sono molto grata. 8
I pianti di mia madre, le urla e i litigi sono stati parte della mia infanzia e adolescenza: ora li ricordo come qualcosa di lontano e guardo questo passato con occhi differenti, più consapevoli. La pratica del perdono mi ha aiutata a dare un significato diverso all’intera situazione. Ho capito che c’è sempre un altro modo per vedere le cose. Tempo fa un amico paragonò la vita a una scatola di matite colorate: abbiamo sempre la possibilità di scegliere il colore che più ci piace, se teniamo gli occhi ben aperti. È che, il più delle volte, la scelta avviene con gli occhi chiusi e così rischiamo di prendere la matita del colore che non ci piace. Accorgersi che c’è sempre un altro modo di vedere la stessa situazione è scegliere con gli occhi aperti. Staccarsi per un attimo dalle difficoltà innalzandosi sul campo di battaglia a guardarle dall’alto aiuta a prendere le distanze dalla sofferenza, fino al momento in cui decidi di rituffarti di nuovo nella situazione, consapevole di poter scegliere qualcosa di diverso. È ciò che faccio ora quando mi sento angosciata: chiudo gli occhi e inizio ad osservare l’intera situazione come se fosse proiettata su uno schermo del cinema e io fossi seduta comodamente in platea. Divento spettatrice del mio sentimento, lo scruto, lo assaporo e mi godo l’intera scena finché non appare la scritta «FINE». Da quel momento in poi inizio a proiettare un altro film di speranza e risoluzione. Da piccola inventavo storie e immaginavo di avere una famiglia diversa, dove tutti vivevano felici e anche quando, adolescente, ho iniziato a uscire in compagnia di amiche e amici, evitavo di parlarne. Il sentimento della vergogna era devastante a tal punto da invidiare la vita degli altri, che immaginavo sempre migliore della mia. 9
Ora vedo l’intera situazione come un regalo che Dio mi ha generosamente offerto per imparare che “c’è sempre un altro modo” e quando vivi con paura l’unico altro modo deve essere il suo esatto contrario: la gioia. Camminare sul tappeto della crescita personale e spirituale mi ha aiutata a comprendere che ogni problema, piccolo o grande che sia, contiene un’opportunità, ed è così ho iniziato ad apprezzare la bellezza di poter vedere le situazioni da un altro punto di vista. L’intero vissuto con la mia famiglia mi ha insegnato ad essere determinata, indipendente e a reagire di fronte agli ostacoli. Alle medie, durante le vacanze scolastiche, trovavo piccoli lavoretti da fare, e appena finite le scuole dell’obbligo ho iniziato a lavorare di giorno, mentre la sera studiavo segretariato e inglese. Non mi sono mai persa d’animo e, considerata l’intera situazione, ero dotata di fantasia e iniziativa: e questo è molto positivo. Successivamente questa mia determinazione è stata molto utile per raggiungere quello che sarebbe stato il mio obiettivo più importante: diventare un’insegnante di crescita personale e spirituale. Ho lavorato come segretaria in un ufficio di consulenza brevettuale per quasi vent’anni, finché un bel giorno una parte di me ha deciso di voltare pagina e di ritrovare se stessa.
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Capitolo 3
IL PIATTO DORATO "Ogni giorno è un foglio bianco dove scrivere la tua nuova vita" (LM SpiritualCoach) Lontano nel tempo – ma presente e vivo nella mia mente – è il momento in cui la Vita mi ha offerto su un piatto dorato una delle più grandi opportunità che potessi cogliere, di quelle che passano una volta – o forse due – e si materializzano di fronte a te e tu afferri al volo, senza neppure pensare dove ti potrà portare, sicuro che andrà tutto per il meglio. Il mio nome è Lucia Merico e la mia passione di vita è essere una SpiritualCoach. Da quasi vent'anni mi occupo di crescita personale e spirituale e in questo lasso di tempo una delle lezioni più importanti che ho imparato è che “nulla avviene per caso”. La passione per questa straordinaria professione è nata da una conversazione con Marina, cara amica ed ex collega dell’ufficio brevetti nel quale lavoravo molto tempo fa. È un lunedì mattina d'autunno e Marina mi racconta che nel fine settimana ha partecipato a un corso di auto-guarigione e mi spiega di cosa si tratta. Parla di “uovo energetico”, “punti di percezione”, “causatività”: capisco davvero poco di ciò che dice. Scelgo di fidarmi. Racconta che ogni situazione di disagio che viviamo è dovuta a uno squilibrio nell’energia vitale e che, attraverso le tecniche che ha imparato, può aiutare se stessa e chiunque lo scelga 11
consapevolmente, a riportare equilibrio e armonia sia nel corpo che nella mente. Non so bene ancora cosa significhi, ma sento una parte di me annuire e sorridere come se le sue parole risuonassero familiari. Lascio che sia il mio istinto a scegliere e così decido di abbandonarmi all’esperienza, continuando ad ascoltare. «In effetti, ho un leggero mal di testa dovuto alla cervicale e sarebbe proprio l’occasione giusta per sperimentare...» le dico. Lei risponde: «Se vuoi ti faccio un trattamento», e io penso: «Cosa sarà mai, cosa vuoi che ti capiti di così grave… provaci!». Accetto: sono curiosa. Nella mia mente semplice e radicata nella quotidianità, abituata a toccare con mano le situazioni, si formano immagini serene e piacevoli mentre Marina, dopo aver appoggiato le mani sul mio collo indolenzito dalla cervicale, continua a parlare di energia, di “taumaturgia cosmica”, “chakra” e altre “cose strane” e mi lascio cullare con fiducia dalla sua voce. Fino a quel momento l’unica “energia” che conoscevo era quella dell’azienda elettrica, alla quale si può accedere semplicemente premendo un interruttore: e ora la persona di fronte a me racconta di un’altra energia, più sottile ma potentissima, che se ben utilizzata può sostenere e condurre verso la guarigione e che, forse, potrà migliorare la mia cervicale… chissà! In effetti, inizio a sentire che la tensione sul collo si allenta ed è piacevole percepire il calore emanato dalle mani di Marina: la testa si svuota e mi rilasso.
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Dopo alcuni minuti sto davvero bene. Sono stupita di tutto ciò e inizio a tempestarla di domande: «Ma dove sei andata a fare questo corso, quanti giorni è durato, quanto costa…?». Informata nei dettagli sul dove, come e quanto e attratta da questa stimolante novitá, decido di partecipare al primo corso di auto-guarigione della mia vita: non ricordo l’anno (ho poca memoria per le date), ma ho ben presente il momento in cui siamo saliti sul treno per Torino: sette amici che, caricati dal mio entusiasmo, hanno scelto di accompagnarmi in questa nuova esperienza. Durante il viaggio, l’adrenalina della curiosità rende frizzante la conversazione e questo serve ad accorciare le distanze. Sembra un attimo e arriviamo alla stazione di Porta Nuova dove veniamo accolti da Angela, la Master che terrà il corso: una bella signora bionda dalla parlata elegante e dai modi gentili, ma che guida l’auto in maniera terrorizzante! Alcuni di noi salgono sulla sua auto – io sono tra questi – mentre altri (più fortunati) prendono un taxi che ci segue a ruota. E così ci troviamo nell’aula spaziosa e ben illuminata della sua associazione, allietati da una delicata musica di sottofondo, con altre venti persone, alcune delle quali già istruite sulla tecnica, mentre la maggior parte, come noi, pronte ad apprendere nuove informazioni. La musica si interrompe ed entra la Master Angela: sembra ancora più affascinante e luminosa e in quel preciso momento un pensiero attraversa la mia mente: «Io voglio diventare come lei!».
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Nei due giorni successivi consolido questo mio pensiero avvolta dall’entusiasmo per ciò che sto imparando. Le emozioni che provo sono molto intense. Durante le sperimentazioni faccio esperienza di sensazioni nel corpo di cui non mi ero mai accorta. Inizio a percepire la paura che si appoggia sui reni, la rabbia che “stringe” il mio fegato, le esperienze pesanti della vita che prendono posto sulle spalle come uno zaino carico di grosse pietre, e un’emozione indescrivibile e che non avevo mai percepito con così tanta forza: l’amore che avvolge il cuore. Scopro che ogni parte del corpo fisico ha una sua collocazione a livello energetico ed emozionale. Inizio a “sentire” l’energia vitale che si muove tra le mani assumendo la consistenza di una piccola palla di gomma, a volte pizzicante come una scossa elettrica, altre volte calda o fredda. Per la prima volta sento parlare del concetto di “responsabilità”, inteso come la capacità di diventare protagonisti della propria esistenza e non semplici spettatori, smettendo così di puntare il dito contro gli altri, credendo che siano la causa dei nostri guai. Trovo entusiasmante questo nuovo modo di guardare e vivere la vita in pienezza e totalità. Ancora oggi non so quale sia stata la spinta che mi ha portata a essere ciò che ora sono ma, qualunque essa sia, sono felice e grata per avermi trasportata fino a qui. Allo scadere dei due giorni la decisione è presa: «Diventerò un’insegnante di crescita personale e spirituale». È iniziato così da un “semplice” pensiero – intenso nella sua volontà di esprimersi – il mio percorso, al quale mi sono appassionata istantaneamente. 14
Ho voglia di mettere in pratica ciò che ho appena imparato nel corso di autoguarigione! Quando sono in ufficio, a casa o con gli amici spero sempre che qualcuno possa avere un mal di testa o un mal di pancia, così da poter proporre un trattamento. E non mi importa di ciò che pensano: ho solo voglia di sperimentare ed apprendere più che posso. Ricordo che una volta mi volevo proporre per un trattamento ad una persona mentre ero in fila al supermercato: si era schiacciata il dito tra il carrello e la cassa. Poi ho pensato che forse non era il caso! E ho lasciato perdere. Gli amici di quel tempo ricordano la passione e l’entusiasmo con cui parlavo del mio nuovo percorso, arrivando perfino ad invadere la privacy altrui. Era tutta una scoperta per me! Assomigliavo ad una bambina lasciata libera in un magazzino di giocattoli: ero attratta da tutto ciò che potesse solleticare la mia curiosità. Durante la settimana lavoravo in ufficio, mentre il week-end era impegnato a organizzare o partecipare a nuovi corsi e incontri, rimanendo stupita dalla scioltezza con cui mi muovevo in questo nuovo mondo. Lo dimostra il fatto che a distanza di sole due settimane dall’esperienza e dopo alcune sperimentazioni, sono pronta a organizzare il mio primo corso di auto-guarigione: oltre quindici persone, tra cui mia madre, mio fratello Virginio, mia cognata Lina e uno dei miei nipoti. La mia fortuna è che siamo una famiglia numerosa! Pensandoci bene oggi, dovevo essere davvero insopportabile, ma poco importa se l’effetto di tutto quel chiacchierare e sperimentare è stato essere qui ora a scrivere questo libro. 15
In ogni caso, le percezioni andavano di pari passo con la mia crescita personale e mi piaceva molto questa nuova visione della vita, più ampia e possibilistica: più libera. Inizio a leggere libri di autori diversi che parlano di energia, autoguarigione e, mano a mano che leggo, la voglia di conoscere diventa sempre più insistente e l’episodio che consolida la fiducia nella tecnica appresa è il giorno in cui mi viene diagnosticata una ciste ovarica di oltre otto centimetri. Il ginecologo insiste affinché venga ricoverata al più presto per asportarla e io, per nulla preoccupata, quasi come se fosse la più grande delle possibilità, chiedo cosa succede se prorogo di qualche settimana l’intervento. Lui risponde: «Non sei a rischio di vita». La risposta è sufficiente per prendermi un mese di tempo: voglio utilizzare le tecniche energetiche di autoguarigione per migliorare la mia condizione fisica. Alla scadenza, se non sarà successo nulla, mi farò operare. Il medico mi guarda stupito e dice: «Non capisco di cosa tu stia parlando, ma accetto a patto che, ogni settimana, vieni a farti controllare. Se, allo scadere del mese pattuito, la situazione è ancora come prima, operiamo!». Che sfida! Fresca del corso e carica di entusiasmo mi rivolgo con fiducia alla Master Angela e insieme iniziamo a preparare un “piano” che porterà dei risultati meravigliosi: dopo un mese la ciste è ridotta di ben sette centimetri e dopo due mesi è sparita completamente!
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Lo stupore misto a curiosità del medico – diventato successivamente un caro amico- cresce e diventa così forte da indurlo a partecipare, insieme al suo staff, al suo primo corso di tecniche energetiche e di auto guarigione. È stato il primo di una lunga serie di medici, dalla mente aperta e disponibile a conoscere, che ho avuto l’onore di istruire dal punto di vista energetico, portando un esempio di come la medicina tradizionale e le tecniche alternative di autoguarigione possano convivere serenamente, diventando un valido aiuto non solo per chi le pratica, ma anche per chi le riceve. Immagina di essere nelle mani di un chirurgo che, dopo aver operato il tuo corpo, si toglie il camice, ti fa sdraiare comodamente sul lettino, accende una musica rilassante e dice: «Ora, insieme, affrontiamo questa situazione cercando di capire come fare per accelerare la guarigione», mentre ti fa un trattamento per portare in equilibrio la tua energia vitale o ti insegna a tirare con l’arco come allineamento mentale per raggiungere gli obiettivi. Ho l'onore di conoscere un chirurgo di tale spessore, donna meravigliosa, un'Amica che ha fatto tutto questo: la mattina in sala operatoria ad asportare tumori al seno e il pomeriggio si divide fra i trattamenti energetici e il tiro con l’arco. Un bellissimo esempio: grazie Mirella. Tornando alla mia ciste, insieme ad essa se ne vanno anche tutti i dubbi che ogni tanto, durante i trattamenti, emergevano: ora sono pronta a prendere il mio primo Master in tecniche di auto guarigione e risveglio spirituale.
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Un anno, diversi corsi organizzati nei momenti liberi dall’ufficio, e moltissime altre sperimentazioni con risultati eccezionali – soprattutto per quanto riguarda la mia salute fisica ed emozionale – e scrivo la lettera di dimissioni.
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Capitolo 4
NON SMETTERE MAI DI SORPRENDERTI «Il passato mi ha aiutata ad apprezzare il presente e non voglio sprecare nulla angosciandomi per il futuro» (Audrey Hepburn) Sono le 8 del mattino del 31 dicembre e sto percorrendo il tratto di strada che divide la fermata della metropolitana di Piazza San Babila dall’ingresso dell’ufficio in Via Visconti di Modrone. Nevica di stravento e fa molto freddo: nella galleria di Corso Matteotti il pavimento è scivoloso e tira un vento gelido, ma non me ne curo. Il caotico traffico cittadino ricco dei suoi rumori e della sua gente che mi passa accanto frettolosa, non riescono a distrarmi da un unico pensiero: dare le dimissioni. Sono emozionata e insieme spaventata all’idea che tra qualche minuto metterò nero su bianco la mia scelta. L’ho pensata e ragionata molte volte in questi ultimi tempi e ho trovato sempre una scusa per procrastinare. Ma quando poni un seme nella terra fertile e lo coltivi con amore e passione prima o poi quel seme diventa una piccola piantina forte e generosa che inizia la sua crescita. La scelta era stata compiuta un anno prima in quella stanza di Torino dove la Master Angela era apparsa in tutto il suo splendore e aveva iniziato a parlare. Da allora la vita aveva lavorato per me in funzione di quella scelta, dandomi soddisfazioni e conferme. Ora non vedo altra possibilità che andare fino in fondo nella decisione presa.
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Arriva il momento in cui, sulla strada dove stai camminando, si apre un'opportunità, un percorso totalmente ignoto e il dubbio se continuare verso ciò che già conosci o intraprendere un nuovo viaggio è inevitabile. Sono cresciuta a suon di «Trovati un lavoro fisso, con uno stipendio sicuro ogni mese» e «Mai lasciare la strada vecchia per la nuova, perché sai quello che lasci, ma non quello che trovi». Erano frasi di mia madre che, in passato, mi aveva ripetuto fino allo sfinimento e che avevano ancora un forte effetto su di me. Ma quella mattina la scelta era già stata compiuta nella consapevolezza di aver già svoltato al bivio. Le stanze sono silenziose a quell’ora. Appoggio la borsa sulla moquette giallo ocra, mi tolgo il cappotto e il cappello e li appendo nell’armadio all’ingresso. Ho la sensazione di vedere tutto per la prima volta, nonostante i vent'anni passati tra quelle mura: mi rendo conto che sto guardando con gli occhi del cuore e non con quelli fisici. Un senso di gratitudine mista a nostalgia mi avvolge. Entro nel mio ufficio, accendo il computer e attendo che tutto sia pronto per scrivere le due righe più importanti della mia vita fino a quel momento: in un attimo la lettera di dimissioni è pronta, stampata e autografata nella sua busta bianca! Mi alzo e con calma quasi rituale mi avvio verso la stanza vuota del mio datore di lavoro, appoggio la busta sulla scrivania e ritorno nel mio ufficio.
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Se ci penso ora riesco a rivivere la gioia di quel momento: mi sono percepita più “grande”, totalmente libera e con la certezza che la scelta fatta era la migliore che avrei mai potuto compiere fino a quel momento. È così che ho dato una svolta alla mia vita, lasciando il lavoro da dipendente, la relazione che durava da vent’anni, Milano, gli amici e trasferendomi sul Lago d’Iseo in una splendida piccola mansarda vista lago: lì comincia la mia nuova avventura. Inizio un intenso tirocinio che dura diciotto mesi, per apprendere le tecniche energetiche e avere l’abilitazione per poterle insegnare. Contemporaneamente, mi avvio lungo un’appassionante cammino iniziatico di tradizione Essena, che durerà oltre 10 anni. Seguono una lunga serie di corsi, dove incontro altri insegnanti, che ringrazio di cuore: da ognuno di loro prendo il meglio e imparo tecniche nuove. Sto percorrendo la strada che mi sta portando verso la manifestazione di ciò che sarà il vero, grande e importante cambiamento: la realizzazione di me stessa come SpiritualCoach. Dio benedica quei momenti e da lì tutto un incanalarsi di meravigliose sincronie, dove piccole luci di consapevolezza si accendevano a illuminarmi la via: la mia vita migliorava giorno dopo giorno. Non che accadesse qualcosa in particolare, nulla di sconvolgente, ma la serenità che percepivo, soprattutto nei momenti di difficoltà, era straordinaria: stavo imparando come trasformare i problemi in opportunità. I mesi e gli anni passano e mi sento sempre più avida di conoscere e di imparare, fino al giorno in cui decido di diventare la miglior insegnante di me stessa. 21
Questo accade dopo aver incontrato “Un Corso in Miracoli”©, il libro, lo strumento attraverso il quale inizio la rapidissima ascesa verso una maggiore conoscenza di me stessa e del mio sistema di pensiero, il collante di tutte le esperienze fatte fino a quel momento, la filosofia che diventerà la base della mia Vita e di tutti i miei corsi. La molla che mi ha fatto prendere la decisione di rendere “Un Corso in Miracoli”© uno dei punti di riferimento della mia Vita è stata una frase a pag. 476 del libro: «Io sono responsabile di ciò che vedo. Scelgo le sensazioni di cui faccio esperienza, e decido l’obiettivo che voglio raggiungere. E ogni cosa che sembra accadermi la chiedo, e ricevo secondo ciò che ho chiesto». In questa frase c’è tutto ciò che è possibile avere per rendere la propria esistenza un Paradiso in terra.
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Capitolo 5
TEORIA O PRATICA? “Val più la pratica della grammatica” (Proverbio Popolare) La teoria mi annoia moltissimo! Preferisco la sperimentazione, molto più dinamica e in sintonia con l’energia creativa che da bambina avevo sedato e che, grazie al percorso fatto, era sbocciata di nuovo. Sono un’accanita sperimentatrice: quando una tecnica stuzzica la mia curiosità, ho istantaneamente la volontà di farne esperienza. Questo è l’approccio che utilizzo per scegliere i corsi ai quali partecipo: mi lascio coinvolgere seguendo con fiducia la voce del cuore, sicura di portarmi a casa un’esperienza che arricchirà la mente e lo spirito. Con “Un Corso in Miracoli”© è stato differente. Il riconoscimento che sarebbe stato il mio cammino per la Vita è avvenuto in più fasi e con molta più calma. Ne avevo sentito parlare da alcuni colleghi insegnanti di crescita personale e, incuriosita, avevo acquistato il libro, che per un lungo periodo ha fatto la polvere sul ripiano della libreria. Ogni tanto lo spolveravo, aprivo qualche pagina nella speranza di poterlo iniziare, leggevo qualche riga per poi riporlo di nuovo al suo posto. Viste le dimensioni – circa 700 pagine – e la spessa e imponente copertina blu con la scritta in oro, confesso che, a volte, ha fatto anche – in maniera irriverente – da fermaporta e poggiapiedi.
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«Quando l’allievo è pronto, il Maestro si manifesta». Il momento giusto è quando prendi la decisione di “fare”: quello è il vero punto di partenza. Fintanto che l’idea rimane nella mente non potrai mai andare da nessuna parte. L’inganno nel quale a volte inciampa chi intraprende un percorso di crescita personale e spirituale è credere che sia sufficiente partecipare a un corso o affidare tutto quanto alla tecnica appena imparata e il gioco è fatto. Ebbene, non è proprio così! È necessario allenamento costante e quotidiano per sviluppare fiducia in “qualcosa” o “qualcuno” che va oltre ogni logica comprensione, esattamente come un atleta che si prepara a vincere le Olimpiadi. Ci si muove su un terreno metafisico dove l’esperienza è assolutamente necessaria e lo sviluppo della fiducia diventa la base per realizzare ogni obiettivo, che sia esso materiale, fisico o spirituale. È un raffinato lavoro di attenzione da eseguire senza interruzioni, un passo importante che fa luce su uno schema ben più ampio del nostro piccolo e limitato universo personale. Sono istanti “miracolosi” che amo chiamare “cambio di percezione”. Affronto in questo modo le difficoltà quotidiane, affidando a Dio l’intera situazione che giudico dolorosa e chiedendo che mi venga insegnato come poterla risolvere al meglio per me e per le persone coinvolte. Questa “inversione mentale di rotta”, o cambio di percezione, sposta l’attenzione dal problema alla soluzione, cancellando i pensieri distruttivi e alimentando la fonte delle infinite possibilità, dove dimora l’Energia per raggiungere ogni nostro obiettivo. 24
Con la pratica e tanta costanza, la “Fede” prende il posto di ogni altro pensiero e, anche quando il dubbio si affaccia alla mente, la fiducia provvede a spazzarlo via. Passiamo l’intera esistenza a confermare che ciò in cui crediamo è vero: i pensieri positivi porteranno esperienze positive, mentre quelli negativi porteranno risultati ed esperienze negative. Se una persona è convinta di essere “sfortunata”, prima o poi troverà una buccia di banana sulla quale scivolare. Allo stesso modo, chi crede di essere fortunato troverà la pentola d’oro in fondo all’arcobaleno. Henry Ford diceva: «Che tu creda di farcela o di non farcela, avrai comunque ragione». Nella rappresentazione della Vita la parte determinante, quella che crea la vera esperienza che ci porta alla concretezza e alla realizzazione, è il “fare”. È proprio così che un giorno decisi di iniziare a studiare “Un Corso in Miracoli”©, prima come autodidatta e successivamente iscrivendomi a un percorso che dura circa 2 anni. La passione cresce ogni volta che partecipo a un incontro collettivo e mi impegno negli esercizi proposti dal “Corso”: mi accorgo di come la mente si rinnova donandomi una visione della Vita totalmente differente, più ampia, portando in evidenza il chiaroscuro che c’era dentro di me e con cui convivo ancora oggi serenamente perché ora mi so amare per quella che sono. È stato complicato all’inizio vedere questi cambiamenti, ma con il passare del tempo e gli approfondimenti tutto è diventato via via più evidente, soprattutto per quanto riguarda la scelta di essere felice. 25
Il “Corso” mi ha insegnato un significato più ampio di “perdono” inteso come la capacità di “guardare l’intera situazione di conflitto senza giudizio né colpa”. Un totale cambio di percezione che in “Introduzione a Un Corso in Miracoli” viene descritta con queste parole: «[...] Riconoscere che noi abbiamo fatto a noi stessi ciò che pensavamo ci fosse stato fatto, poiché noi soli siamo i responsabili del nostro copione e pertanto solo noi possiamo privarci della pace di Dio: così perdoniamo gli altri per ciò che non ci hanno fatto, e non per quello che ci hanno fatto» (Kenneth Wapnick, “Introduzione a Un Corso in Miracoli”). Ho così fatto la pace con alcune figure autoritarie che avevo ben nascosto nella mia mente: la prima è Dio e la seconda Gesù e lo si può facilmente intuire dal titolo del libro. Mi ero allontanata dalla figura di Gesù all’età di nove anni, durante una lezione di religione. Non ricordo nel dettaglio l’argomento, ma ho ben impressi nella mente gli occhi dell’insegnante: tondi, coperti da occhiali con una spessa montatura scura, che lanciavano saette e la sua voce stridula che diceva: «Smettila di fare domande. Sei un’impertinente! Fuori dall’aula!». Sono stata espulsa per un mese dalla lezione di religione e, da quel momento, ho smesso di fare domande: confesso che ancora oggi, quando mi trovo in pubblico, prima di fare una domanda per un attimo la mente va a quel lontano ricordo e l’inadeguatezza si fa sentire. Il percorso continua e molti concetti che ho imparato li estendo nei corsi che comincio io stessa a tenere. La speranza e la visione che “Un Corso in Miracoli”© offre mi sono di conforto ogniqualvolta stento a vedere la Vita con serenità. 26
Questo è uno dei brani che mi aiutano a cambiare la percezione e a ricordare chi sono ogniqualvolta sono confusa o la situazione diventa pesante da sostenere e voglio farvene dono: «Ascolta, forse cogli un accenno di un antico stato non del tutto dimenticato: tenue forse, e tuttavia non del tutto estraneo, come un canto il cui nome è da lungo tempo dimenticato, e le circostanze in cui l’hai udito sono state completamente scordate. Non è rimasto con te l’intero canto, ma solo un piccolo accenno di melodia, non legato a una persona, a un luogo o a niente in particolare. Ma ricordi, solo da questo piccolo frammento, quanto era amorevole il canto, com’era bello l’ambiente in cui l’hai udito, e come amavi coloro che erano lì e ascoltavano con te… Oltre il corpo, oltre il sole e le stelle, oltre tutto ciò che vedi e tuttavia in qualche modo familiare, c’è un arco di luce dorata che quando guardi si allunga diventando un grande cerchio splendente. E tutto il cerchio si riempie di luce davanti ai tuoi occhi. I confini del cerchio scompaiono e ciò che si trova in esso non è più contenuto. La luce si espande e ricopre ogni cosa, si estende all’infinito splendendo per sempre senza fratture o limiti in nessun luogo. In esso tutto è unito in perfetta continuità. E non si può immaginare che qualcosa possa esserne al di fuori, perché non c’è luogo in cui non vi sia questa luce. Questa è la visione del Figlio di Dio, che tu conosci bene. Ecco la vista di colui che conosce suo Padre. Ecco il ricordo di ciò che sei: una parte di questo dono, che dentro di sé lo contiene tutto, e altrettanto unito a tutto così come tutto è unito in te. Accetta la visione che può mostrarti questo, e non il corpo. Tu conosci l’antico canto, e lo conosci bene. 27
Nulla ti sarà più così caro come questo antico inno d’amore che il Figlio di Dio continua a cantare a suo Padre… Cos’è un miracolo se non questo ricordo? E chi c’è che non abbia questo ricordo dentro di sé? La luce in uno la risveglia in tutti. E quando la vedi in tuo fratello stai ricordando per tutti». (“Un Corso in Miracoli”©)
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Capitolo 6
CIGNO NERO Il Cigno Nero si manifesta per la prima volta «Quando incontri qualcuno, ricorda che è un incontro santo. Come vedrai lui così vedrai te stesso. Come tratterai lui così tratterai te stesso. Come penserai di lui così penserai di te stesso. Non dimenticarlo mai poiché in lui troverai o perderai te stesso» (Un Corso in Miracoli©) Sono passati circa oltre vent'anni dal giorno in cui ho deciso di abbandonare la mia Vita da dipendente e seguire la passione per la crescita personale e spirituale: in questo lungo periodo ho insegnato diverse tecniche energetiche italiane e americane, come Theta Healing di Vianna Stibal. Ma arriva il momento in cui nasce l’esigenza di iniziare un cammino differente, più autonomo e indipendente: sento di averne le competenze e così, dopo aver scelto di diventare la migliore insegnante di me stessa e di iniziare a promuovere solo ed esclusivamente corsi ideati e condotti da me, si verificano tutta una serie di condizioni che mi portano a vivere la Vita con difficoltà. Confrontandomi con la mia coach di quei tempi – grazie Cristina – comprendo che ci sono parecchie convinzioni che stanno remando contro la possibilità di propormi come leader di me stessa. 29
Fino a quel momento era stato semplice portare al pubblico tecniche e insegnamenti di altri, cosa che peraltro ho fatto con passione e gioia. Ora il gioco è cambiato: al pubblico propongo i miei corsi dove c’è tutta la mia energia senza nessuna mediazione. È un salto nel vuoto e la paura di essere giudicata è tanta. Ho compiuto la scelta di occuparmi in modo ancor più massiccio della parte spirituale, mia e delle persone che avranno la volontà di partecipare ai corsi, e questo viene letto da molti come “difficile da trasmettere”. Io non credo proprio che sia così, almeno mi sembra: ma i numeri dicono esattamente il contrario. Inoltre mi accorgo che, parlando con alcune persone, il termine “spirituale” viene spesso confuso con “religioso”: due mondi ai quali ho imparato a dare significati differenti e assolutamente personali. Il primo coinvolge il Tutto, inteso come Universale. È il rapporto con il nostro cuore, con la coscienza, con l'oceano di Luce, la fusione tra reale e virtuale: è quindi il rapporto con “Dio” inteso come massima espressione Universale, senza nessuna mediazione umana. Un'unione di mente e corpo fisico che non prevede separazioni di alcun genere. Una visione condivisa dove i confini vengono oltrepassati, laddove guardare al di fuori di noi equivale a vedere cosa accade dentro: «Come fuori, così è dentro». Un esempio per descriverla – presa da Un Corso in Miracoli© – è questa: «Puoi forse immaginare l'onda separata dall'oceano o il sole separato dai suoi raggi?». Il regno quantistico e virtuale è la dimora della spiritualità.. 30
La religione, generalmente, è basata sulla separazione, poiché ognuno parla del proprio Dio come se ce ne fosse uno per ogni occasione: un Dio che perdona o che punisce, un Dio che ti accoglie in Paradiso e lo stesso Dio che ti getta nelle fiamme dell’inferno. È un tentativo dell'uomo di cercare la spiritualità utilizzando leggi umane basate sul giudizio e sulla separazione, ma così facendo ne limita fortemente l’espressione. Come dice Gaetano Conforto nel suo libro “La medicina della luce” (Macro Edizioni): «Se immaginiamo un ponte e al di là del ponte un paradiso meraviglioso, sul ponte ci sono le religioni e dall'altra parte vi è la spiritualità». Sul mio cammino ho incontrato persone di ogni genere: chi non aveva un credo religioso particolare ed era di una spiritualità così profonda da riuscire a manifestare nella propria Vita effetti potentissimi e straordinari di guarigione e perdono, e persone molto religiose totalmente intrappolate in convinzioni di separazione e giudizio, lontane mille miglia da ogni concetto di amore e spiritualità. In ogni caso, i miracoli del perdono, inteso come cambio di percezione, sono in grado di dare una visione gioiosa della Vita, e questo può avvenire che si segua un credo religioso oppure no. Entrambe le scelte fondano le radici nella fede che supera la mente logica e razionale, un’Istanza che può avere nomi differenti e che appartiene a una trama ben più ampia della comune Vita vissuta, una condizione che ci collega direttamente al regno universale e virtuale, dove dimorano i fenomeni spirituali e – per dirla come piace a me – dove dimora Dio. Credere è avere fede, un potente mezzo che dà Vita alla creazione e mette in moto energie interiori “invisibili” all'occhio umano 31
capaci di far accadere nella nostra esistenza qualunque cosa scelta e voluta con intenzione. Come già detto, e non è troppo ripeterlo, la fede è fondamentale per la realizzazione di ogni nostro obiettivo. Quando chiedi con fiducia, certo che ciò che hai chiesto ti verrà dato, proprio in quel momento la pace del cuore è la conferma che ciò che hai chiesto sta arrivando. D'altronde siamo in questo mondo per “fare esperienza” in ogni senso e in un mondo dove tutto è il contrario di tutto la sola cosa che ci può far muovere verso la luce è proprio la fede, la fiducia in uno “schema” ben più grande che va al di là di ogni più semplice – seppur importante – condizione umana. La fede nel perdono è per me così forte da vedere in ogni momento difficile la più grande ricchezza, un cambio di percezione che mi ha condotta per mano verso la felicità. Nonostante i concetti profondi e un intento incrollabile sui quali appoggio le mie giornate, il periodo si presenta complicato: tantissime idee in testa che frullano indisturbate e nessun risultato. La frustrazione è frequente e, a volte, mi lascio andare arrivando perfino a pensare di mollare tutto e fare qualcosa di diverso. «Potrei tornare a lavorare come dipendente in ufficio» penso, ma miracolosamente rimane solo un pensiero. Ascolto, come sempre, il mio cuore che dice di continuare la strada dell’autonomia, mettendoci l’entusiasmo e la passione di sempre. Inizio nuovi progetti, scrivo, leggo, copio e incollo e continuo la strada intrapresa. Sono tenace quando credo in qualcosa, divento appassionata oltre ogni misura. 32
È la mattina del 4 giugno 2009 e accompagno un’amica, Francesca, a un corso a Milano: è molto brava nelle vendite online e vuole aprire un negozio su eBay. Ci siamo conosciute un anno prima durante una seduta di crescita personale. È una giovane donna, intelligente, ribelle con una Vita piuttosto complicata. Già madre di due splendide bambine, da qualche mese ha partorito Aurora, la tua terza creatura. Un giorno di maggio del 2009 le propongo di partecipare a un incontro a Milano, dove alcuni nomi importanti nel mondo della formazione saliranno sul palco per parlare di come hanno raggiunto il successo personale e professionale. Durante la conferenza verrà anche presentato il corso che Anthony Robbins – trainer di fama mondiale – terrà a Roma nel mese di settembre. Fino a quel momento ha avuto poche occasioni di confrontarsi con altri insegnanti e mi pareva un’ottima opportunità per ampliare il suo punto di vista. Alcuni dei formatori italiani più noti si alternano sul palco raccontando come fossero riusciti a trasformare le loro esperienze disastrose in un successo. Francesca e io insieme alla piccola Aurora di soli 5 mesi siamo in fondo alla platea e ascoltiamo entusiaste. Uno dei formatori che salgono sul palco viene definito “Guru del web – superEsperto eBay”. A Francesca si illuminano gli occhi, mi guarda e capisco che ha trovato ciò che stava cercando. Appena il superEsperto finisce il suo intervento, Francesca è decisa a saperne di più. Si fa spazio tra la folla e lo avvicina: ha voglia di essere indipendente sia professionalmente che economicamente, e sta cercando qualcuno che possa aiutarla a muoversi in autonomia nel mondo del web e delle vendite online. 33
Mentre lei chiacchiera con Daniele Bogiatto, io acquisto il suo libro “Il successo italiano sul web”. Passa solo qualche settimana e siamo di nuovo a Milano: Francesca, la piccola Aurora e io. Mi offro di farle da babysitter mentre lei parteciperà ad un corso formativo tenuto dal superEsperto nella sede di eBay. La bimba è davvero brava, il sogno di ogni madre: mangia, dorme e quando si sveglia ti sorride felice, e per me che non sono madre è una bella opportunità per giocare a fare “come se”. Nella borsa ho una copia del libro “Il successo italiano sul web”, che ho finito di leggere da pochi giorni, e sono decisa a incontrarlo e a farglielo autografare. Mi è piaciuto molto il testo: Daniele scrive in modo semplice e coinvolgente e sono colpita dalla rapidità con cui ha ottenuto il suo successo. Inoltre, ho avuto sin dalle prime righe la percezione dell’immenso amore e gratitudine che prova nei confronti della sua famiglia e della Vita in generale… e io adoro le persone che sono grate. Passo la giornata tra una passeggiata per le vie di Milano, un pranzo inaspettato con tutti i partecipanti all’incontro, biberon e cambio pannolini, approfittando dei pisolini della piccola Aurora per prendere qualche appunto e iniziare a leggere un nuovo libro. Finalmente le porte della sala dove si tiene il corso si aprono e la gente inizia a uscire. Francesca mi viene incontro e al suo fianco c’è Daniele: sono sempre emozionata quando sto per conoscere una persona nuova, chiunque essa sia.
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C’è un’energia particolare dentro di me: ho imparato a essere attenta ai messaggi e quando la pancia inizia a farsi sentire significa che c’è qualcosa di buono nell’aria. Daniele mi colpisce istantaneamente: i suoi occhi brillano di una luce appassionante e le sue mani gesticolano mentre parla, come a voler sottolineare ciò che sta dicendo. Gli racconto della mia professione, del modo di vivere, della voglia di iniziare un percorso professionale dove propongo solo i miei corsi e della passione per la parte spirituale. Lui ascolta, guardandomi con attenzione. È raro trovare così tanta disponibilità. Tra una chiacchiera e un racconto, a un certo punto si ferma, mi guarda negli occhi in modo diretto e senza mezze parole mi dice: «Il tatuaggio che hai sul polso automaticamente ti esclude dalla categoria dei “life coach”. Piuttosto potresti essere una “spiritual coach”. Se fossi in te verificherei la possibilità di acquistare il dominio». Istantaneamente si accende una luce: sullo schermo della mia mente appare la scritta “spiritual coach”, e io non vedo l’ora di essere a casa. Porgo a Daniele la copia del libro e lui inizia a scrivere: «A Lucia, il primo spiritual coach italiano. Con affetto! Daniele Bogiatto». L’entusiasmo cresce durante tutto il viaggio di ritorno ed insieme a Francesca iniziamo a fantasticare su un nuovo progetto molto ambizioso che potrebbe amalgamare le sue vendite on-line con la nuova attività di SpiritualCoach. Sto assaporando il momento in cui in cui sarò davanti al computer e acquisterò il dominio, il che si verifica esattamente 35
dopo poco più di un'ora: www.spiritualcoach.it, il primo dominio italiano della prima “spiritual coach” italiana. Ecco come è nato SpiritualCoach, da una conversazione ispirante e ispirata con una persona meravigliosa che, ripetutamente, si paleserà sul mio cammino. Sin dall'inizio il progetto è dedicato in gran parte alle donne. In passato ho partecipato a parecchi corsi che mi hanno istruita sull’energia femminile: ho imparato ad accorgermi come si manifesta dentro di me e quali effetti può avere quando viene espressa nel suo significato più ampio. L’Universo femminile è affascinante, immenso e sconosciuto, soprattutto a noi donne, e guardando ciò che avviene intorno a me, nella mia sfera personale e professionale, mi accorgo sempre più che l’attenzione è rivolta all’esteriorità, alla lotta frenetica e incalzante verso l’eterna giovinezza e la cieca competizione. Io stessa sono caduta nell’inganno dell’esteriorità credendo che fosse l’aspetto principale sul quale basare il proprio successo personale e professionale. Essere in forma fisicamente e avere un’immagine curata sono un ottimo biglietto da visita, ma pensare che siano le uniche possibilità per emergere è limitante. La donna è meravigliosa quando inizia a dare attenzioni a se stessa, scegliendo di essere anziché apparire, pur mantenendo la sua femminile esteriorità che la rende vera in ogni occasione. Ed è bellissima quando riscopre la sua natura interiore trasformando il suo corpo in un tempio al quale ritornare per apprendere. «Donne che diventano antagoniste e spietate tra di loro, che ostentano un’apparente sicurezza determinata solo da abiti costosi e fisici impeccabili», scrivo in uno dei miei articoli 36
ripercorrendo quelle che sono state le mie precedenti esperienze prima di incontrare un’altra possibilità e sperimentare un modo nuovo di “essere Donna”. Inizio quindi a procedere verso un altro ambizioso obiettivo: ricordare a me stessa e a ogni donna ciò che siamo state. La nuova rinascita mi porta a ideare un corso dedicato esclusivamente alle donne intitolato “Il Potere dell’Energia Femminile”, a scrivere articoli rivolti all’Universo Femminile per alcune riviste on-line. Mi appassiona il “femminile” e, seguendone il filone, maturano altri corsi, incontri e workshop. Al termine di ciascuno, l‘allegria spontanea delle partecipanti e la voglia di rimanere ancora a chiacchierare e a confrontarsi mi fanno capire che sono sulla strada giusta. Questo è un articolo realizzato per il volantino di un’amica che ha un'agenzia matrimoniale e che prende spunto da “Il valore di una donna”, scritto da una delle mie autrici preferite, Marianne Williamson: «È un’impresa ardua rivendicare ciò che la donna è stata, è e sempre sarà: una Regina, una Dea, una nutrice e portatrice di spirito. Dimenticata sotto un mare di convinzioni la vera e Regale natura femminile è stata sostituita con l’aggressività, la forza, il dominio e l’autorità, predominanze maschili che contribuiscono ad oscurare la sua Luce.» I principi femminili della non violenza e dell’abbandono, i valori dell’istinto e della guarigione, la forza di una carezza sono stati messi brutalmente da parte. Ci abbelliamo, ci mettiamo in mostra senza mai dire veramente ciò che desideriamo, ciò che proviamo, riducendo al silenzio quella voce interiore che, se potesse uscire, potrebbe decidere di risanare il mondo. 37
E nessuno ci ascolterà finché noi, per prime, non ascolteremo quella voce che canta la melodia dell’Amore che si deve destare per potersi esprimere al mondo, trasformandolo. È della sua esistenza che ci dobbiamo accorgere per onorarla e accettarla, qualunque sia il suo nome: negarla significa disonorare noi stesse. È il nostro Universo, è l’essenza, è il femminile che è dentro ogni donna e che diventa un sostegno importante per ogni uomo. Smettiamo quindi di cercare modelli terreni sui quali fondare la nostra Vita e ricordiamo la Regina, la Dea che è dentro ognuna di noi ed emerge dal profondo. Da oggi il nostro motto sarà: innamorati di Te.
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Lucia Merico
Spiritualcoach Gesù è più felice quando viaggia in Porsche
"Hai mai provato la sensazione di avere uno scopo molto più grande e importante in questa vita rispetto a ciò che sei o a quello che fai? Da che ho
memoria mi sono sempre percepita estranea a molte situazioni, come ad
esempio nella mia famiglia: a volte avevo la sensazioni di essere stata adottata! Ora rido, pensando a come mi sentivo quando ero bambina e ascoltavo i discorsi degli adulti di casa: così intrecciati, nascosti. Cera ' sempre qualcosa di cui non parlare, un sentimento da tenere nascosto, un
problema da risolvere, unemozione ' da mascherare. Lunico ' momento in cui un sentimento veniva espresso senza riserve era quando mia madre piangeva perché si sentiva vittima delle situazioni. Provavo fastidio nel vederla così sottomessa e vittima, senza la benché minima voglia di reagire :
ho condannato spesso il suo atteggiamento. Più in là, con il passare degli anni, ho compreso quanto di lei avevo assorbito".
Lautrice '
Lucia Merico è una donna che ha scelto con coraggio di dar fine a un impiego da dipendente iniziando una professione libera come insegnante di crescita personale e spirituale.
€ 12,00 (estratto gratuito) 39
Grazie
di
aver
letto
l'anteprima
di
P rofessione
Spiritualcoach. GesÚ è piÚ felice quando viaggia in Porsche. Se lo desideri, puoi regalarla a chi pensi possa essere utile e gradita, a condizione di citarne sempre la fonte e di non modificarne in alcuna parte il suo contenuto.
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