CLER - QUADERNO #2

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QUADERNO N°2

CONTINUAMENTE PRESENTE

PAOLA DE PIETRI

DAVIDE SAVORANI

ZIMMERFREI

ITALO ZUFFI

MARINA BALLO CHARMET

CLAUDIO GOBBI

ANDREACAMUFFO

GAIA GIANI

A pochi passi da corso Venezia, a Milano, dentro una nicchia scavata accanto al portone d’ingresso di un palazzo, si trova la scultura in bronzo di un grande orecchio. È un’opera di Adolfo Wildt. Accostando le labbra e parlando dentro l’orecchio, una volta era possibile comunicare con la portineria del palazzo. Mi avvicino all’orecchio in un grigissimo pomeriggio di marzo e lì resto per due o tre minuti. È un’opera dalla natura ambigua, sospesa tra la drammaticità espressiva dell’anatomia e la pura trovata barocca. Venne installato nel 1927, anno V dell’era fascista. In quello stesso anno fu approvato un decreto-legge con il quale si sanciva la possibilità di licenziamento per tutti i dipendenti pubblici sorpresi a esprimere dissenso nei confronti del fascismo. Il primo febbraio due muratori romani venivano condannati dal tribunale speciale: nove anni di carcere per aver manifestato ad alta voce la propria delusione di fronte a un fallito attentato a Mussolini. Chissà se Adolfo Wildt, mentre modellava l’orecchio, pensò alla potenza auditiva del regime, capace di ascoltare le conversazioni e i bisbigli dei cittadini. O forse Wildt pensò a tutt’altro, e magari con la memoria tornò a suo padre, che aveva lavorato come portinaio. La scultura invitava giocosamente a ripetere il gesto intimo e scherzoso che si compie tra bambini, quando si sussurra nelle orecchie di qualcuno per rivelare un segreto o un pettegolezzo, abitudine che scompare crescendo e viene recuperata tra amanti, specie agli inizi di un rapporto, quando si regredisce e si torna bambini. Viene difficile credere che si potesse usare quel protocitofono in modo distaccato, senza tornare con la mente a qualche episodio dell’infanzia o all’orecchio rosa di un’amante. Io ho pensato all’orecchio di mio nonno, che qualche giorno prima ero andato a trovare. Il nonno dormiva, sfinito, senza quasi più forze: 97 anni. Nato nel 1924. Partigiano sulla linea gotica. Da quattro giorni rifiutava il cibo, non avendo più energie per deglutire. Non lo avevo mai visto così magro e le orecchie, mentre lo osservavo respirare a fatica, mi erano sembrate gigantesche e simili a dei tuberi appena usciti dalla terra.

Wildt ha costruito un protocitofono, un similcitofono, e lo ha reso il più possibile somigliante a un orecchio di carne, reale, teso, gonfio di sangue, udente, con le sue volute morbide, le conche profonde e fantasmagoriche, le sinuosità paurose, il lobo polposo fatto per giocare o essere bucato e i ciuffi disordinati di capelli bronzei che lo lambiscono dall’alto. Per tutto il tempo in cui ho sostato di fronte alla scultura, esplorando le cavità con lo sguardo, non ho fatto altro che pensare alla fragilità delle orecchie di mio nonno, a quelle cartilagini diventate color terra e all’infinità di macchioline brune, sparse sulla cute come gocce di caffellatte. Secondo la badante, l’orecchio da cui il nonno sente meglio è il sinistro. L’orecchio di Wildt era collegato alla portineria da una sorta di condotto uditivo. Ho chiesto al portinaio se funzionasse ancora e mi ha riferito, con l’aria di chi rispondeva per l’ennesima volta alla stessa domanda, che il condotto uditivo era stato murato e sigillato, per impedire a chi passava di schiamazzare. Ora collego l’orecchio di Wildt a un altro luogo di Milano. Lo collego come si fa nel gioco della Settimana Enigmistica, tracciando con la matita una linea tra due punti. L’altro punto è il palazzo al civico 8 di Viale Monte Santo. Andate a vederlo e alzate lo sguardo fino all’ultimo piano. C’è scritto: «Ascolto il tuo cuore, città».

2 3 L’ ascolto
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ARTISTS’ WORK

PAOLA DE PIETRI (4/13)

DAVIDE SAVORANI (14/19)

ZIMMERFREI (20/27)

ITALO ZUFFI (28/33)

MARINABALLOCHARMET (34/41)

CLAUDIO GOBBI (42/49)

ANDREA CAMUFFO (50/59)

GAIA GIANI (60/67)

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Via Padova è lunga più di quattro km. Pare che molti anni fa, al civico 27, ci fosse una stazione di posta per carrozze e cavalli che entravano e uscivano dalla città. Cler ha aperto nel settembre del 2017 ed è lo studio di Antonio Rovaldi, Andrea Camuffo e Andrew Haug.

Oggi Cler, oltre a essere uno studio condiviso, è un spazio che ospita mostre di artisti principalmente italiani.

Dal 2017 a oggi si sono fermati da Cler

Paola De Pietri

Ettore Favini

Luigi Fiano

Stefano Graziani

Allegra Martin

Farid Rahimi

Davide Savorani

Alessandra Spranzi

ZimmerFrei

Italo Zuffi

Andrea Camuffo

Claudio Gobbi

Marina Ballo Charmet

46 47

Quaderno 02

Stampata nel mese di giugno nella tipografia in una tiratura di 500 copie.

FreePress / Cler 2021

48 49

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