le Tartarughine in
MAREMMA
GUIDA TURISTICA
E AMIATA
le Tartarughine in
MAREMMA E AMIATA
in collaborazione con
AGENZIA PER IL TURISMO DELLA MAREMMA
LE TARTARUGHINE IN MAREMMA Coordinamento progetto e testi Chiara Longo Bifano Contributi Dario Moricone Cura redazionale Francesca Mordacchini Alfani Foto Giulio Andreini Contributi fotografici Archivio Agenzia per il Turismo della Maremma Archivio SD Editore Clallo Fototoscana.it Marco Merola Realizzazione grafica anteastudio.com Illustrazioni Komir Coordinamento di produzione Serena Campioni Finito di stampare nel mese di gennaio 2008 presso gli stabilimenti Selegrafica ‘80 srl, Guidonia Montecelio (RM) Si ringrazia Fondazione “Il Giardino di Daniel Spoerri Hic Terminus Haeret” La Parrocchia di S.Maria di Sovana Le Tartarughine è un progetto SD Editore SD Editore srl Via Monti Lepini, Km 0,200 Frosinone sdeditore.it info@sdeditore.it © SD Editore srl - Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, non è consentita senza preventiva autorizzazione scritta dell’editore. La cura e l’attenzione sono alla base del lavoro di produzione delle Tartarughine. Tuttavia la SD Editore declina ogni responsabilità per eventuali danni diretti, indiretti o conseguenti che potrebbero derivare dall’utilizzo di questa guida.
Percorrono strade, salgono sui monti, si concedono una sosta in riva al lago o su una spiaggia. Cercano un caffè in città, visitano musei e chiese. Con lentezza, gustando tutti i sapori e le sfumature. Le tartarughine cambiano strada, se ne hanno voglia: per loro c’è sempre un incrocio per saltare su un altro itinerario e per trasformare il viaggio.
Le tartarughine viaggiano senza fretta In ogni itinerario, un tema. In ogni tema, un mondo fatto di incontri, arte, paesaggi, gastronomia e scoperte. Come in un moderno invisibile e coloratissimo metrò, le tartarughine possono andare e scendere quando vogliono, sicure del tracciato e libere di scegliere. E allora, controllate il percorso sul navigatore, verificate gli incroci che vi interessano, costruite la vostra avventura.
E ora…lucidate il guscio, si parte! 3
Indice Itinerario 1 La Strada nella Roccia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag 12 Itinerario 2 Cosa Bolle in Pentola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag 28 Itinerario 3 Itinerario del Silenzio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag 44 Itinerario 4 Torri da Mare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag 60 Itinerario 5 Terre di Sotto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag 76 Itinerario 6 C’era una Volta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag 92 Itinerario 7 Passeggiata Etrusca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag 108 Itinerario 8 L’Isola che Non C’è . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag 124 Informazioni generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag 140 Feste e sagre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag 140 Musei . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag 142 Mezzi, trasporti e spostamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . pag 145 Artigianato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag 147 Accoglienza e Prelibatezze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag 148 Ristoranti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag 150 Indice delle località . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag 159 4
E ora‌lucidate il guscio, si parte!
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Il tramonto bacia Pitigliano
La Strada nella Roccia La via del Tufo da Montemerano a Saturnia Incanto e meraviglia in questo itinerario alla scoperta delle cosiddette “Città del Tufo”, perle architettoniche quasi scolpite nella pietra, arroccate su speroni rocciosi che dominano boschi impervi e dolci colline puntellate di ulivi centenari. In basso, fiumi cristallini e tortuose vie tagliate dagli Etruschi, le Vie Cave, in alto, le rocche di Montemerano e Manciano, il borgo di Pitigliano, la fortezza di Sorano e Sovana, con le vaste necropoli etrusche, ricordo di una civiltà che si sviluppò tra il 1000 e il 280 a.C. e che ancora oggi non smette di rivelare i suoi segreti. Per finire, il 12
meritato riposo nelle acque termali di Saturnia, ultimo regalo di queste pietre generose. I chilometri sono pochi ma il viaggio si dilata in una dimensione che è anche verticale! Nello stesso vicolo vi troverete ad alzare lo sguardo per ammirare una facciata rinascimentale o scendere in cantine scavate nel tufo per oltre 50 metri. Sullo stesso sentiero vi capiterà di imbattervi in mura ciclopiche, nei ruderi di una chiesa medievale o di un castello appartenente alla casata degli Aldobrandeschi o degli Orsini per poi trovarvi circondati da pareti strette e tortuose alte anche venti metri.
Il percorso
Da Montemerano prendiamo la SP159 fino a Manciano. Qui imbocchiamo la SR74 in direzione di Pitigliano che incontriamo dopo 17 km. Ripartendo andiamo verso San Quirico facendo la SR74 e deviando alla localitĂ La Rotta. Da San Quirico ci muoviamo verso Sorano per la SP12 e ridiscendiamo verso Sovana grazie alla SP22. Proseguendo arriviamo a Saturnia.
km Totali: 70 circa Tappe Totali: 7 Strada: Strade provinciali in buone condizioni Periodo consigliato: autunno-primavera Permanenza minima: una settimana Itinerario in numeri: 27 vie cave 2 necropoli 2 stazioni termali
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Montemerano
Veduta di Montemerano
Mezzi di trasporto alternativi
Sulla strada Montemerano dista circa 45 km da Grosseto e 38 da Albinia, uscita consigliata per chi arriva dalla via Aurelia. Da qui prendete la SS74 e seguite le indicazioni per Manciano. La strada attraversa la splendida campagna: prestate attenzione ai ciclisti e ai tanti mezzi lenti! Guidare con dolcezza è il primo piacere di queste terre.
Il nostro viaggio parte da questo piccolo gioiello che dall’alto dei suoi 303 metri domina la valle del fiume Albegna. Intorno, ovunque, alberi di ulivo secolari che hanno reso questo territorio ricco al punto tale che proprio un ulivo è ancora nello stemma del paese. Lasciata l’automobile al parcheggio segnalato, varcate la cinta muraria, interrotta da torrioni, costruita nel 1200 dagli Aldobrandeschi. Sposandosi, Gemma Aldobrandeschi portò il feudo in dote al marito Ugolino dei Signori di Baschi. La famiglia lo tenne fino al 1381 quando fu ceduto ai senesi che ne fecero un’imponente fortezza. Il borgo è piccolo e raccolto, con vie strette e tortuose che si aprono su splendide piazzette (del Forno, del
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Campanile, del Castello). In cima si erge il castello a cui si accede passando sotto un arco di pietra e da cui si gode il panorama della valle.
La Chiesa di San Giorgio Nel vostro peregrinare arriverete alla chiesa di San Giorgio. In stile romanico, ma restaurata a metà del XVIII secolo, l’edificio sacro vi sorprenderà per la ricchezza di arte rinascimentale senese che racchiude come uno scrigno. Dalla Madonna della Gattaiola, alla pala d’altare di Lorenzo di Pietro, detto il Vecchietta, fino al ciclo di affreschi rappresentanti la Natività, la Madonna in Trono col Bambino, i Quattro Evangelisti e la leggenda aurea di San Giorgio.
La Curiosità La Madonna della Gattaiola deve il suo nome a un foro nella tavola lignea. Si dice che fu il pievano a praticarlo per consentire al gatto di entrare e uscire dal solaio, quando decise di usare il dipinto come porta!
La festa Proprio in onore di san Giorgio si celebra ad aprile la Giostra del drago. I cavalieri si sfidano per riuscire a liberare la principessa prigioniera del mostro. Per farlo utilizzano una pioggia di proiettili colorati scagliati contro un bersaglio in movimento.
Manciano
Il Cassero domina il borgo e la valle
“Manciano delle streghe, dove si va si vede”. Il borgo è infatti arroccato in cima a un colle, (444 metri s.l.m.) e per apprezzare la veridicità di questo antico detto e la magia dei luoghi bisogna salire sino in cima alla Rocca, percorrendo le balconate a scalini che caratterizzano il centro storico, e guardarsi intorno a 360 gradi. Non lasciatevi scoraggiare dalla pendenza: salite con lo sguardo in su per ammirare gli edifici fino a piazza Garibaldi e ancora fino al punto più alto: il Cassero eretto dagli Aldobrandeschi nel XII secolo e ricostruito dai Senesi nel 1424. La rocca, a pianta rettangolare con torrione quadrato, è oggi sede del Municipio. Da qui, nelle giornate più nitide, riuscirete a vedere tutta la
Maremma spaziando con lo sguardo dall’Amiata alla vallata del Fiora fino al mare con le isole del Giglio e di Montecristo. Al di sotto della bella piazza Garibaldi, cuore del paese, troviamo il Duomo di San Leonardo sorto intorno al Trecento, arricchito dai dominatori senesi per essere trasformato radicalmente da Pietro Leopoldo, Granduca di Toscana, alla fine del Settecento.
Se Piove A pochi metri dal Cassero, in via Corsini, 5 è ospitato il Museo di preistoria e protostoria della valle del fiume Fiora. Al suo interno sono conservati i ricchi ritrovamenti della zona, dagli oggetti in selce a quelli metallici, dal paleolitico alla mitica età del Bronzo, ai corredi funerari rinvenuti nelle necropoli etrusche. Tel. +39.0564.625327
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La festa C’era un tempo in cui nell’aria di Manciano si mischiavano i profumi del pesce fritto e del formaggio appena fatto con gli odori del fieno fresco e del bestiame portato alla vendita. Il lancio del globo aerostatico, il gioco della cuccagna e la tombola animavano il paese. Era l’antica festa delle cantine, celebrata in onore del Santissimo Crocifisso. Oggi, a distanza di quasi un secolo, rivive tra le strade di Manciano nella seconda settimana di settembre. Si aprono le cantine e, tra un bicchiere di vino e un Ciaffagnone, una specie di crêpe farcita, non vi sentirete dei turisti ma parte di questa allegra festa popolare.
Il caseificio Alle porte di Manciano troviamo il Caseificio Sociale, annunciato dal buon profumo che si diffonde nell’aria. Un luogo imperdibile. Qui si potranno degustare pecorini tipici maremmani come il Nero di Tiburzi o la Maremmina. Per raggiungere il caseificio, prendiamo la SR74 direzione Albinia, e poi deviamo in località La Sgrilla, verso Piano di Cirignano.www.caseificiomanciano.it
La Curiosità Sulla strada per Pitigliano, nei pressi di Corano, in località Poggio Buco sorgeva Statonia, un’antichissima città etrusca, che raggiunse il suo massimo splendore nel VII secolo a.C. Quello che resta da visitare è una bella necropoli scavata nel tufo e adagiata sui crinali del borgo.
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Il piacere comincia dalla strada
Pitigliano
L’ingresso alla Piccola Gerusalemme
Vista di Pitigliano
Sulla strada Pitigliano appare all’improvviso dopo l’ennesima curva. Alcuni turisti preferiscono non procedere oltre e, lasciata l’auto al Santuario della Madonna delle Grazie, proseguono a piedi per un sentiero che scende e poi si inerpica fino al paese. Giochi di luce nei vicoli
Se potete, provate ad arrivare a Pitigliano al tramonto. Accomodatevi nei pressi del Santuario della Madonna delle Grazie all’entrata del paese. C’è uno spazio dove lasciare l’auto e qualche panchina dove mettersi comodi. Resterete senza parole quando i raggi del sole calante coloreranno il tufo di un ocra intenso. Più che appoggiate su una rupe di oltre 300 metri, la case del paese sembrano scolpite nella roccia, di cui hanno lo stesso colore e la stessa consistenza tufacea. Sotto si estendono valli verdissime, solcate dai fiumi Lente e Meleta, punteggiate da cascate, grotte, tombe etrusche e colombari.
La storia Pitigliano fu capitale dei territori degli Orsini, cui deve le sue fortificazioni evidenti già all’ingresso del borgo. Il paese è caratterizzato dal contrasto tra architetture cinquecentesche e impianto medievale. Dopo aver costeggiato l’acquedotto del XVI secolo eccoci in piazza della Repubblica, dominata dall’imponente Palazzo Orsini, oggi visitabile, in cui ha sede il Museo Archeologico. Da qui partono le tre strade principali del borgo, tra cui via Roma che culmina nel Duomo.
La piccola Gerusalemme Cacciato dallo Stato Pontificio nel 1569, un nutrito gruppo di ebrei trovò rifugio a Pitigliano, prosperando per
secoli e dando vita a una vivace comunità. Alle spalle nel Duomo, in vicolo Manin troverete l’antica sinagoga con l’annesso museo che ripercorre la quotidianità degli antichi abitanti del Ghetto. Su appuntamento è anche possibile visitare il suggestivo cimitero alle porte del paese. Tel. +39.0564.616006
Leccarsi i Baffi Sarebbe un vero delitto se andaste via da Pitigliano senza aver fatto visita a una delle vecchie cantine scavate nel tufo o senza aver assaggiato lo Sfratto in uno dei panifici del borgo. Dal sapore dolce e dal profumo orientale ha un ripieno fatto di miele, scorze di arancia, anice, noce moscata e noci. Ricorda nella forma il bastone con cui i “gentili” bussavano alle porte degli ebrei.
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Saturnia Dulcis in fundo la Terra del Tufo ci regala momenti di assoluto relax. Siamo a Saturnia, ritenuta la prima città italica, fondata, secondo la leggenda dal dio Saturno. Nel borgo ancora si vedono i resti delle mura ciclopiche. Da segnalare il Museo Archeologico che conserva la collezione della famiglia Ciacci con reperti etruschi, romani e anche preistorici. Ma l’attrattiva principale è a 3 km dal paese dove da millenni sgorgano acque sulfuree calde a 37,5 gradi con una portata di 800 litri al minuto. La stazione termale è attrezzatissima e offre ogni tipo di trattamenti. Ancora un paio di km e si raggiungono le celebri vasche delle cascate del Molino o del Gorello, particolari perché formatesi naturalmente. Le potete individuare dal parcheggio attrezzato sulla destra difficilmente deserto. Da millenni ci si immerge tutto l’anno e a tutte le ore. Pare che nessuno sappia resistere alla tentazione di queste acque fumanti regalo delle Terre del Tufo. www.termedisaturnia.it
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Vigne sconfinate vicino Campagnatico
Cosa Bolle in Pentola Sulle strade del gusto maremmano
L’oro intenso dello zafferano, i profumi dell’Acquacotta e del pane caldo, la dolcezza delle castagne nei pomeriggi autunnali, i piatti forti a base di cacciagione e i biscotti appena sfornati. Porzioni abbondanti, tavole solide, bicchieri di vino color rubino, ristoranti per tutte le tasche. Un itinerario a cavallo di due Strade del Vino e dei Sapori, alla scoperta dei prodotti tipici, dei presidi, dei marchi DOP, DOC e DOCG, partendo dal Morellino, il principe di Scansano. Il viaggio ci porta in terre dove la natura è ancora selvaggia, come a Roccalbegna, piccolo comune inca28
stonato nella roccia. In tavola, le zuppe e le paste, nei boschi, protetti da una riserva naturale, tutti gli ingredienti della cucina contadina: il capriolo, i funghi, le erbe, il cinghiale. L’itinerario prosegue ad Arcidosso alla scoperta della vita di David Lazzaretti, il profeta dell’Amiata. Da Castel del Piano entriamo a Montenero nella patria del vino Montecucco. Da qui si lasciano vigneti e oliveti per salire verso i castagneti di Cinigiano. Un’ultima tappa a Campagnatico, il borgo immortalato da Dante, punteggiato dai campi di zafferano.
Il percorso
Partiamo da Scansano e prendiamo la SP160 che ci guida per Roccalbegna e Arcidosso fino a Castel del Piano. Qui deviamo sulla SP64 in direzione Montenero fino al bivio per Cinigiano dove entriamo nella SP51. Da Cinigiano guidiamo per la SP17 e poi per la SP18 fino a Campagnatico. Le strade sono tutte a una corsia ma scorrono tranquille e non sono molto trafficate.
km Totali: 94 circa Tappe Totali: 7 Strada: Strade provinciali in buone condizioni Periodo consigliato: autunno-primavera Permanenza minima: una settimana Itinerario in numeri: 26 aziende consorziate Morellino 150 soci produttori di Morellino 46 aziende produttrici di vino Montecucco 2 Strade del Vino e dei Sapori 43 produttori di zafferano
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Isola del Giglio
Il porto è un’esplosione di colore
Sulla strada Per arrivare al Giglio ci imbarchiamo da Porto Santo Stefano. Sono circa 9 miglia di navigazione. Se volete portare l’auto con voi ricordate di riservare con molto anticipo. D’estate è improbabile che troviate un posto libero senza prenotazione. Inoltre, durante il mese di agosto, il trasporto dei veicoli sull’isola è regolato da un permesso comunale. www.toremar.it - www.maregiglio.it Lavoro di mare
L’isola, con una superficie di 21 km , è quasi completamente montagnosa e la cima più alta (il Poggio della Pagana) sfiora i 500 metri. 2
Giglio Porto All’entrata, la baia ci accoglie con la medievale Torre del Saraceno. Si scorgono il lungomare e le strade affacciate su piazza della Dogana, cuore mondano dell’isola. Alle spalle della torre c’è il Rione Saraceno, il più antico del paese, e proprio nella baia che prende il nome dal quartiere, possiamo scoprire i resti di una villa di epoca romana. Il Giglio fu infatti dominio dei Domizi-Enobarbi, la potente famiglia di banchieri romani che diede i natali a Nerone e scelse l’isola come luogo di villeggiatura.
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Sono inoltre ancora visibili le vasche per la pesca delle murene di cui i romani erano ghiottissimi.
Il Giglio Castello Per arrivare all’insediamento principale dell’isola prendete una delle stradine che salgono ripide e tortuose. Dopo solo 6 km si arriva a quota 405 metri sul livello del mare. Il Castello domina le coste e le mura avvolgono protettive questo borgo medievale che i pisani iniziarono a costruire nel XIII secolo. Passeggiando tra i vicoli incredibilmente stretti, scopriamo archi e balzuoli (le scale esterne che portavano ai piani alti) costruiti con la pietra granitica locale. Dal 1300 i cambiamenti sono stati pochissimi.
Entrando nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo, ristrutturata nell’800, troveremo alcuni tesori appartenuti a papa Innocenzo XIII tra cui un magnifico crocifisso barocco in avorio.
La Curiosità Spesso nei secoli, guardare l’orizzonte ha significato scrutare il pericolo che giungeva improvviso e terribile dal mare. I Saraceni agli ordini del Barbarossa nel 1544 saccheggiarono ferocemente l’isola e la terrorizzarono a lungo. Seguirono poi le scorribande dei predoni. L’ultimo grande assalto di pirati, questa volta tunisini, lo si ebbe nel 1799 quando gli isolani riuscirono a respingere l’invasore.
Giglio Campese Da Giglio Castello partono numerosi sentieri che ci portano verso le baie e le spiagge dell’isola. Un percorso ci conduce all’abitato di Campese, sulla costa occidentale, che con i suoi 500 metri di spiaggia è la più importante località balneare del Giglio. A delimitare la spiaggia, un’antica Torre medicea oggi residenza privata. Da Giglio Porto si possono invece raggiungere Cala dell’Arenella, le Caldane e le Cannelle. Piccole cale dove godersi la giornata di mare lontano dalla confusione. Da non perdere assolutamente il giro dell’isola in barca. Potete prenderne una a noleggio o affidarvi ai pescatori del posto.
La Festa Il 10 agosto di ogni anno a Giglio Porto si corre il più antico Palio Marinaro d’Italia. Le imbarcazioni ricordano fedelmente i gozzi dei pescatori napoletani che nel 1728 ottennero dal governatore dell’isola il permesso di pescare il corallo di queste acque. Per una festa “fuori stagione”, a Natale, nei fondali della baia di Campese, viene realizzato un Presepe subacqueo meta di escursioni anche notturne.
La spiaggia di Campese
La Curiosità
La Torre della spiaggia di Campese
Passeggiando per i sentieri del Giglio, se avrete fortuna, potrete incontrare il rarissimo Muflone Sardo. Dalle corna ricurve e lo sguardo fiero, è il vero dominatore di questi pendii rocciosi. Fu reinserito al Giglio circa cinquanta anni fa per ripopolarne la macchia. Oggi è completamente inserito nell’habitat.
Leccarsi i Baffi Un vino asciutto, pieno del sole di quest’isola, vivace e leggermente fruttato, ideale con il pesce. È l’Ansonica Costa dell’Argentario, una DOC di vino bianco che i contadini producono sui verdi promontori dell’Argentario e del Giglio secondo una tradizione millenaria.
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MAREMMA E AMIATA
OTTO ITINERARI IN PROVINCIA DI GROSSETO Un viaggio in Toscana, in provincia di Grosseto, tra la Maremma e il Monte Amiata. Otto itinerari a tema da percorrere in auto, moto, bicicletta, o magari a piedi! Le tartarughine vi condurranno tra arte, sapori, tradizioni. Da un luogo all’altro, muovendosi come in un colorato metrò. Oltre 140 foto, mappe e illustrazioni per raccontare una “lenta avventura” dalla costa alle montagne, dall’insuperabile campagna alle città fortificate, dagli etruschi ai toscani di maremma. Guidati dalle tartarughine…
€ 16,90