forse .....non lo saprò mai

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ANTONIO PIZZOLANTE

forse.... non lo saprò mai

testo di Andrea B. Del Guercio

Libreria Bocca dal 1775

“Forse... non lo saprò mai” a cura di Giacomo e Giorgio Lodetti Libreria Bocca / Galleria Vittorio Emanuele II 12 - 21021 Milano dal 24 Novembre 2016 al 10 Gennaio 2017

Locale Storico d’Italia con il Patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali Medaglia d’oro della Camera di Commercio di Milano


Antonio Pizzolante. La scultura, intensità della testimonianza. di Andrea B. Del Guercio

La scelta di un titolo, “Forse non saprò mai”, fondato sull’esperienza del dubbio, ci suggerisce l’affermazione di una ricerca di valore di fronte alla dimensione plastica e all’organizzazione strutturale posta alla base di un articolato ciclo di opere di Antonio Pizzolante; condivido pienamente la volontà di ricerca e l’intenzione espressiva dello scultore attento ad un lavoro dell’arte in cui i confini della conoscenza e della percezione siano mantenuti aperti, in cui il territorio di indagine sia vissuto nella sua inesauribile estensione. Con questa premessa metodologica Pizzolante suggerisce apertamente un approccio alla scultura che non si esaurisce su se stessa, ma che si mostra, anche nella certezza tangibile della materia, fonte di dubbi, luogo della domanda, ambito dell’ascolto di un eco in costante movimento; l’artista indica quanto fondamentale sia nel suo procedere un sapere che arricchisce la sua sostanza e solidità attraverso la valenza esperienziale dell’irraggiungibilità.

Esemplare all’interno di questo ciclo di opere ed emblematica della cultura di Pizzolante, appare ‘Contrappunto’ in cui si raccolgono i valori di una scultura arricchita dal colore caldo della materia, dall’innesto di frammenti in un’architettura plastica scandita da brevi distinzioni; la parete ospita la successione di sei distinte voci, uniformemente contrassegnate da un monocromatismo ricco di profondità, in cui la percezione estetica si immerge rintracciando la forza di una narrazione dialogante tra passato e presente, tra stagioni ancestrali ricondotte al patrimonio della contemporaneità.

Nella mia visita allo studio di Pizzolante, sulle rive del lago Maggiore, lungo il tempo di avvicinamento verso le aree pre-alpine, avevo ipotizzato e poi maturato un rispecchiamento tra la natura riflessiva dei luoghi con quella dell’artista; l’integrazione si caratterizzava attraverso una narrazione visiva contrassegnata dalla necessità di un ‘deposito’ e di una ‘stratificazione’ delle ‘forme’ e delle ‘immagini’, tra quelle nascenti del pensiero e i materiali di supporto, cosi come si osserva tra le sponde e le acque, tra i primi speroni di roccia e il bosco. Il mio stesso viaggio procedeva in un interessante equilibrio tra il paesaggio e le forme della scultura, cosi che al ritorno avevo raccolto la certezza del valore e delle grandi qualità espressive dell’artista.

Il grande “Portale” cosi come “ Notte di transumanza” sottolineano ulteriormente una tendenza alla contaminazione tra unità e rottura, tra estesa dimensione e valenza del particolare; il risultato anche in questi casi si dimostra di grande equilibrio, con una ulteriore affermazione di severità. Se nel “Portale” Pizzolante esprime grande attenzione al valore della pittura, quale ‘pelle’ della materia, cosi che essa si arricchisce attraverso un’energia stratificata, in “ Notte di transumanza” la sensibilità al colore si concentra sullo spessore espressivo del ferro, sulla dimensione narrativa della ruggine.

Oggi trovo che quel clima severo che i monti e il lago mi avevano testimoniato, quasi in antitesi rispetto ai processi di mutazione continui del mare, era giunto a far parte della sensibilità di Pizzolante, era penetrato costitutivamente nel suo essere poetico configurandosi in un dettagliato ciclo di nuove sculture; l’esperienza della severità, già tratta da quella prima visita ed oggi pienamente confermata, deve essere intesa sotto il profilo del controllo, cosi come le sponde descrivono una circonferenza ed una natura che si preserva vitale al suo interno, che non cerca vie di fughe nè direzioni, che si concentra dando risultati di maturazione, deposito, stabilità riflessiva, dialoghi interiori, energia che attende a se stessa, che propone la stessa ‘fissità’ quale energia interna e interiore.

“Neraisola” pone in maggiore evidenza e dichiara, attraverso la frammentazione dell’unità strutturale della scultura, la convivenza nel fare dell’artista sia della dimensione unitaria che del frammento, l’estensione spaziale ed il tassello di un sistema linguistico; la copresenza dell’unità e della frattura, offrono un risultato estetico che suggerisce una tensione dialettica alla comunicazione visiva.

Il clima di concentrazione espressiva trova in “Tavolememoria” la forma più intima e il substrato culturale più netto, mentre “Oltre il mare” svela il desiderio mnemonico di proiezione nell’architettura chiusa del frammento di realtà ; nelle due opere, seppur cosi diverse nelle grammatiche visive e nell’impatto segnaletico, i processi narrativi condotti attraverso un equilibrato e selezionato accumulo, si pone in evidenza il passaggio tra l’intensità della ‘testimonianza’ ma anche il suo sviluppo verso la percezione narrativa del racconto. La Collezione di sculture di Antonio Pizzolante, raccolte in questa edizione, risulta a chi scrive assolutamente impareggiabile, inserendosi esemplarmente nella complessa definizione di contemporaneità.

I grandi ‘progetti’ su carta, ricchi di quello spessore sensibile che la scultura restituisce compiutamente, mi avevano affascinato convincendomi su quanto positivamente Pizzolante avesse raggiunto una ampio territorio di ricerca e di sperimentazione, ed ottenuto attraverso rigorosi processi di composizione una grande qualità al suo lavoro. Già in passato da una buona documentazione editoriale dedicata al suo lavoro, avevo avvertito una cultura dell’arte estremamente interessante, frutto di una ricerca esperta ma che sapeva rinnovarsi attraverso tasselli grammaticali fatti di forme e di colore, tra incastri e congiunzioni. L’esperienza che solo la matrice moderna rappresentata dal collage sa offrire, mi aveva coinvolto attraverso un approccio molto attento, mai retorico, all’antropologia dei materiali antichi rappresentati dal legno e dal ferro. Seppure sia diventato troppo frequente ed eccessivamente impiegato il riferimento alla sfera delle antiche culture umane, con il rischio di ridurne il peso e la verità problematica, l’apporto di Pizzolante si qualifica attraverso un ciclo controllato di opere, rispondenti ognuna ad un’idea estetica e ad un messaggio teso e intenso, privo di sbavature ma compiuto. Sono opere che da un clima severo, percepito nella natura dello stesso supporto, traggono da esso spunto proiettandosi verso una cultura materiale ricca di sfumature emozionali, ricordi che da stagioni antiche riconosciamo e viviamo, andando ad annullare le presunzioni scientifiche della storia, abbandonando verità retoriche per uniformare il tutto alla fonte originaria dell’esistenza; la loro assolutezza espressiva non dà adito a fughe ne contraddizioni, cosi che il dubbio testimonia la dimensione e la qualità di un animo che si interroga costantemente, ricavandone non instabili verità, ma la certezza che si rinnova. Trovo che ogni ‘parete scultorea’ di questo Ciclo possa essere definita una pagina che muove verso il racconto, un processo narrativo in cui il pensiero trova momenti diversi di riflessione, si sofferma sulle porzioni di materia e di colore, si distribuisce percorrendo il tracciato compositivo, apprezza una direzione creativa in cui è perfetto l’equilibrio tra severità e concentrazione.

Andrea B. Del Guercio, è nato a Roma nel 1954, vive a Milano. Nel 1978 si è laureato in Storia dell’Arte Medievale e Moderna a Firenze. È titolare della cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Commissario della Biennale Internazionale d’Arte di Venezia nel 1988. Già Presidente dell’Archivio delle Avanguardie Storiche Fondazione Primo Conti Fiesole Firenze. Saggista nelle riviste d’arte e architettura, curatore di grandi mostre e di progetti speciali in Italia e all’estero, di volumi monografici e tematici. Dal 2007 è tra i maggiori esperti nella creazione di Collezioni e Progetti di art advisor fondati sulla “accessibilità” al sistema dell’arte contemporanea. È Direttore Artistico di Five Gallery Lugano.


Contrappunto, 2012 tecnica mista su tavola cm. 280 x 190


Neraisola, 2016 tecnica mista e ferro su tavola cm. 140 x 80 x 15


Grande Portale, 2010 tecnica mista e ferro su tavola cm. 200 x 210 x 20


Sestante, 2015 acrilici pietra carparo e ferro su tavola cm. 60 x 80


Dimora sola, 2013 acrilici e ferro su tavola cm. 67 x 100

Fuori rotta, 2013 acrilici e ferro su tavola cm. 60 x 90

Notte di transumanza, 2012 tecnica mista e ferro su tavola cm. 126 x 102


Stanza rossa, 2016 tecnica mista e ferro su tavola cm. 36 x 40


Tavolememoria, 2016 tecnica mista e ferro su tavola cm. 41 x 37 e 50 x 30


Oltre il mare, 2015 tecnica mista e ferro su tavola cm. 50 x 40


Antonio Pizzolante. Sculpture, the intensity of a testimony. By Andrea B. Del Guercio

The choice of a title “Forse non saprò mai” (“Maybe I’ll never know”), based on the experience of doubt, evokes the search for value before the plastic dimension and the structural organization at the base of a varied cycle of works by Antonio Pizzolante. I fully agree with the will to research and the expressive intent of the sculptor, who cares for an artwork in which the boundaries of knowledge and of perception remain open, and in which the survey ground is perceived as inexhaustibly extended.

Pizzolante’s culture, concentrating the values of a sculpture enriched by the warm colour of matter, by the integration of fragments into a plastic architecture marked by short distinctions; the wall contains a succession of six distinctive voices, evenly marked by a monochromatism rich in depth, in which the aesthetical perception plunges itself, retracing the force of a narration dialoguing between past and present, between ancestral seasons reconnected to the heritage of contemporaneity.

With this methodological premise. Pizzolante openly suggests an approach to sculpture which is not an end in itself, but becomes, even in the tangible certainty of matter, a source of doubts, of questions, the listening to a constantly moving echo; the artist shows the importance, in his proceeding, of a knowledge that enriches its substance and solidity through the experience value of inaccessibility.

Through the fragmentation of the structural unity of the sculpture, “Neraisola” (Blackisland) emphasizes and declares the coexistence, in the artist’s doing, of both unity and fragment, space extension and item of a language system; the conjunction of unity and fracture offers an aesthetic result lending a dialectical tension to the visual communication.

When I visited Pizzolante’s studio, on the shore of Lake Maggiore, while I was approaching the Pre-alpine area, I had hypothesized and then developed the idea of a mirroring between the reflexive nature of the place and that of the artist, The integration was characterised by a visual narration marked by the need of a ‘deposit’ and a ‘stratification’ of ‘shapes’ and ‘images’, among those arising from the thought and the supporting materials, as one can observe between shores and waters, between the first rock spurs and the woods. My journey itself proceeded in an interesting balance between the landscape and the forms of the sculpture, so that, returning home, I was certain of the artist’s worth and of his great expressive qualities.

The great “Portale” (Portal) as well as “Notte di transumanza” (Night of transhumance) further underline a tendency towards contamination of unity and breaking, of extended dimension and value of the detail: the result shows a great balance in these cases, too, with a further statement of severity, If in “Portale” Pizzolante expresses a great attention to the value of painting, as the “skin” of matter, so that it is enriched through a stratified energy, in “Notte di transumanza” the sensitivity to colour focuses on the expressive depth of iron, and on the narrative dimension of rust.

Today I find that that severe atmosphere that the mountains and the lake had shown me, almost in opposition to the continuous transformation process of the sea, had become part of Pizzolante’s sensitivity, had deeply penetrated his poetic being, thus giving shape to a detailed new cycle of sculptures. The experience of severity, which I drew from my first visit and I find today fully confirmed, must be understood from the point of view of control, just like the shores outline a circumference and a nature that remains vital inside it, and does not look for any escape route or direction, that concentrates on giving results of maturation, deposit, reflexive stability, inner dialogues, self-renewing energy that proposes fixedness itself as an inner emotional energy. The great ‘projects’ on paper, rich in that sensitive depth which the sculpture fully renders, had fascinated me convincing me that Pizzolante had positively reached a wide research and experimentation territory, and, through strict composition procedures, had obtained a great quality in his work.

The climate of expressive concentration finds in “Tavolememoria” (Memoryboards) its most intimate form and its sharpest cultural substratum, while “Oltre il mare (Beyond the sea) discloses the memory desire of projecting into the closed architecture of the fragment of reality. Both works, despite being so different in their visual grammars, in their sign impacts, and in their narrative processes carried out through a balanced and selected accumulation, show the passage between the intensity of ‘testimony’, but also its development, and the narrative perception of the telling. The Collection of sculptures by Antonio Pizzolante, gathered in this edition, appears to the writer absolutely unparalleled, exemplarily inserted in the complex definition of contemporaneity.

Traduzione Adele Ceccon

In the past I had already perceived, by means of a good editorial documentation devoted to his work, an extremely interesting culture of art, resulting from an experienced research that had been able to renew itself through grammatical items made of shapes and colour, between grooves and conjunctions. The experience that only the modern matrix constituted by collage can provide had involved me through a very careful and never rhetorical approach, to the anthropology of ancient materials such as wood and iron. Although the reference to the sphere of ancient human cultures has become too frequent and too often employed, with the risk of reducing its weight and its problematic truth, Pizzolante’s contribution is characterized by a controlled cycle of works, each one corresponding to an aesthetic idea and to a tense and intense message, complete and without flaws. These works take inspiration from the severe atmosphere, perceived in their material itself, projecting themselves towards a material culture rich in emotional nuances, memories that we recognize and experience from ancient seasons, nullifying the scientific presumptions of history, leaving out rhetorical truths in order to conform everything to the original source of existence; their expressive absoluteness does not give rise to flights or contradictions, so that the doubt testifies to the dimension and the quality of a soul which constantly questions itself, obtaining no unstable truths, but a self-renewing certainty. I find that every ‘sculptural wall’ of this Cycle may be defined as a page moving towards telling, a narrative process in which the thought finds different moments of reflections, lingers on parts of matter and colour, stretches over the composition plan, appreciating a creative direction in which the balance between severity and concentration is perfect. Inside this cycle of works, “Contrappunto” (Counterpoint) appears to be exemplary and emblematic of

Andrea B. Del Guercio was born in Rome in 1954 and lives in Milan. In 1978 he graduated in Florence in Medieval and Modern Art History. He holds the chair of Contemporary Art History at Brera Fine Arts Academy (Milan). He was commissioner at the Venice Biennial in 1988. He was Chairman of the Archive of Historical Avant-gardes, Foundation Primo Conti Fiesole (Florence). He wrote essays for several art and architecture magazines, he curated great exhibitions and special projects both in Italy and abroad and he edited monographic and thematic books. Since 2007 he has been one of the major experts in the creation of Collections and Projects of art advisor, founded on the “accessibility” to the contemporary art system. He’s Artistic Director of Five Gallery, Lugano (Switzerland).


Antonio Pizzolante è nato a Lecce nel 1958. Dalle prime esperienze scenografiche compiute negli anni settanta e l’avvio verso una scultura che interessava uno spazio pensato e vissuto, l’ultima ricerca di Antonio Pizzolante privilegia soluzioni archetipe, primarie, essenziali, intese a ritrovare nella memoria e nella centralità dell’uomo il ruolo dell’arte. Il suo agire creativo contrassegnato da raffinati sconfinamenti compositivi “richiama e rinnova realtà” che inducono alla conoscenza della propria contemporaneità. Da questa premessa l’artista consolida l’indagine sulle materie e le loro possibili contaminazioni caratterizzata da un linguaggio capace di evocare quell’essenza mediterranea, matrice della cultura europea. Intenso in questi ultimi anni il percorso espositivo, con partecipazioni in rassegne nazionali e internazionali a Parigi, Lugano, Milano, Lamezia T, Roma, Zurigo, Bad Voslau, Girona, Caen, Saragozza. Tra i riconoscimentipiù importanti il primo premio alla XXII Rassegna Nazionale di Disegno Contemporaneo.“Giovanni Segantini” e il primo premio alla 14° edizione per l’Arte Contemporanea del Comune di Sarezzo in provincia di Brescia. Nel 2005 è tra gli artisti premiati alla prima Biennale di Ankara in Turchia. A partire dal medesimo anno, le più importanti partecipazioni si possono annoverare in: “Generazioni anni cinquanta in Lombardia” al Museo Gazzoldo degli Ippolitti in provincia di Mantova, “Ritratti di studio” alla Galleria Scoglio di Quarto di Milano, Progetto Esserci - Padiglione Italia a Venezia, mostra sostenuta, tra gli altri, da Jean Blanchaert e Philippe Daverio, “Contemporaneo Italiano” presso l’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, “Porelarte” Feria General de Saragozza, (Spagna), “Timeless” omaggio a Leon Battista Alberti presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma, “Dall’Ideale all’Arte Contemporanea - Identità e Umanesimo al Palazzo Ducale di Sabbioneta, “Stanzesenzatempo” al Museo Internazionale di Design Ceramico di Laveno in contemporanea allo Spazio d’Arte Stellanove di Mendrisio, “Accrochage” alla Galleria Bollag di Zurigo, “Segno Simbolo Sintassi” al Museo Parisi-Valle di Maccagno. Nel 2010 è ospite alla quattordicesima Biennale d’Arte Sacra al Museo Stauros, Isola del Gran Sasso in provincia di Teramo, nel 2011 partecipa alla mostra “Territori del Sud” al Museo d’Arte Contemporanea Proyecto MartAdero Cochabamba (Bolivia), nel 2012 è invitato al Padiglione Italia della 54 Biennale di Venezia “L’arte non è cosa nostra” a cura di Vittorio Sgarbi al Palazzo delle Esposizioni di Torino, nel 2013 partecipa a “Chromo Sapiens / Florence Design Week” a cura di Rolando Bellini all’Archivio di Stato di Firenze e sempre nella città toscana al “Il Casino dell’Arte: Kunstkammer in Progress” - Sala della Musica dell’ex Tribunale, evento nell’evento per la IX Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea di Firenze. Nel 2014 è invitato a “Ricognizione sulla scultura per gli scritti di Alberto Veca” a cura di Claudio Cerritelli e Elisabetta Longari al Palazzo della Permanente di Milano e a “Quintessenze” a cura di Giorgio Bertozzi e Ferdan Yusufi presso l’Abbazia di Grottaferrata. Infine nel 2016 partecipa a “Omaggio al corpo di Antonin Artaud” alle Officine Creative di Barasso (VA) .

Antonio Pizzolante was born in Lecce in 1958. From his first experiences as stage designer in the Seventies, and through the start of a sculptural activity involving a space both conceived and lived in, Antonio Pizzolante has moved on towards his latest research, which favours archetypal, primary, essential solutions, aimed at retracing the role of art in memory and in man’s centrality. His creative doing, marked by refined composition overlaps, “recalls and renews realities” that lead to the knowledge of our own contemporaneity. Starting from this premise the artist has consolidated his research on materials and their possible contaminations, marked by a language able to evoke that Mediterranean essence which is the matrix of European culture. In the recent past years he has frequently displayed his works, participating in both national and international exhibits in Paris, Lugano, Milano, Lamezia Terme, Roma, B.Voslau, Girona, Caen, Zurigo, Saragozza. Among his most important awards, he obtained the first prize at the 22nd Rassegna Nazionale di Disegno Contemporaneo “Giovanni Segantini” and the first prize at the 14 th edition of Arte Contemporanea del Comune di Sarezzo (province of Brescia). In 2005 he was one of the award-winning artists at the first Biennial in Ankara, Turkey. Since that year, his most important participations have been to: “Generazioni anni cinquanta in Lombardia” at Museo Gazzoldo degli Ippolitti, province of Mantova; “Ritratti di studio” at Galleria Scoglio of Quarto di Milano; “Progetto Esserci - Padiglione Italia” in Venice, exhibition supported, among others, by Jean Blanchaert and Philippe Daverio; “Contemporaneo Italiano” at the Italian Institute of Culture in Brussels; “Porelarte” Feria General de Saragozza, (Spain); “Timeless”, a homage to Leon Battista Alberti at the Central State Archive in Rome; “Dall’Ideale all’Arte Contemporanea - Identità e Umanesimo at The Duke’s Palace in Sabbioneta, “Stanzesenzatempo” at Museo Internazionale di Design Ceramico in Laveno and at Spazio d’Arte Stellanove in Mendrisio; “Accrochage” at Galleria Bollag in Zurich; “Segno Simbolo Sintassi” at Museo Parisi-Valle in Maccagno. In 2010 he participated in the 14th Biennial of Sacred Art at Museo Stauros, Isola del Gran Sasso, province of Teramo; in 2011 he took part in the exhibit “Territori del Sud” at the Museum of Contemporary Art Proyecto MartAdero Cochabamba (Bolivia), in 2012 he was invited to the Italian Pavillion of the 54th Biennial of Venice “L’arte non è cosa nostra” curated by Vittorio Sgarbi at Palazzo delle Esposizioni in Turin; in 2013 he participated in “Chromo Sapiens / Florence Design Week” curated by Rolando Bellini at the State Archive in Florence and, in the same city of Tuscany, “Il Casino dell’Arte: Kunstkammer in Progress” - Sala della Musica dell’ex Tribunale, an “event within the event” for the 9th International Biennial of Contemporary Art in Florence. In 2014 he was invited to “Ricognizione sulla scultura per gli scritti di Alberto Veca” curated by Claudio Cerritelli and Elisabetta Longari at Palazzo della Permanente in Milano and to “Quintessenze” curated by Giorgio Bertozzi and Ferdan Yusufi at Abbazia di Grottaferrata. Lastly, in 2016 he participated in “Omaggio al corpo di Antonin Artaud” at Officine Creative di Barasso.


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