Autorità Portuale di Taranto Porto di Taranto – mar Piccolo – Banchina Torpediniere STUDIO DI FATTIBILITA’ EX ART.14 CO.1 LETT. (a) – (e) DEL DPR 207/2010 PER FINALITA’ DI TRAFFICO PASSEGGERI E/O NAUTICA DA DIPORTO DELLA BANCHINA TORPEDINIERE ED AREE RETROSTANTI DEL MAR PICCOLO DI TARANTO
Relazione Illustrativa
INDICE 1
PREMESSA............................................................................................................................. 3
2
ANALISI DELLO STATO DI FATTO ...................................................................................... 4
2.1
Contesto di riferimento ......................................................................................................... 4
2.2
Criticità e potenzialità territoriali.......................................................................................... 6
2.3
Area di intervento .................................................................................................................. 9
2.4
Opere marittime ................................................................................................................... 13
2.5
Aspetti geologici .................................................................................................................. 13
2.6
Aspetti architettonici ........................................................................................................... 20
2.7
Aspetti amministrativi ......................................................................................................... 25
2.8 2.8.1 2.8.2 2.8.1 2.8.1 2.8.1 2.8.2
Compatibilita’ programmatica e urbanistica .................................................................... 26 Piano Regolatore Generale del Comune di Taranto ..........................................................31 Piano Regolatore Portuale .................................................................................................32 Piano Urbanistico Territoriale Tematico per il Paesaggio (PUTT/P) ..................................34 Piano Paesaggistico Territoriale Regionale - PPTR...........................................................37 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale ................................................................38 Piano Generale dei Trasporti (PGT) e Piano Regionale dei Trasporti (PRT) ....................40
1
ANALISI ALTERNATIVE PROGETTUALI ........................................................................... 42
1.1
Opere marittime - Alternativa A......................................................................................... 42
1.2
Opere marittime - Alternativa B.......................................................................................... 43
1.3
Opere marittime - Alternativa C.......................................................................................... 44
1.4
Alternative funzionali opere a terra ................................................................................... 46
2 CARATTERISTICHE FUNZIONALI, TECNICHE, GESTIONALI, ECONOMICOFINANZIARIE DEI LAVORI DA REALIZZARE .................................................................................... 50 2.1
Destinazioni d’uso dell’approdo ........................................................................................ 50
2.2 2.2.1
Caratteristiche tecniche del Progetto Opere Marittime ................................................... 52 Aspetti gestionali dell’opera ................................................................................................53
2.3
Caratteristiche tecniche del Progetto Opere a Terra ....................................................... 53
2.4 2.4.1 2.4.1
Caratteristiche economico-finanziarie .............................................................................. 56 Opere a mare......................................................................................................................57 Opere a terra ......................................................................................................................64
3 VERIFICA POSSIBILITA’ DI REALIZZAZIONE CON CONTRATTI DI PARTENARIATO PUBBLICO PRIVATO EX ART. 3 CO. 15-TER DEL CODICE ............................................................ 69
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Relazione Illustrativa VALUTAZIONE PREVENTIVA DELLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE E 4 COMPATIBILITÀ PAESAGGISTICA DELL’INTERVENTO................................................................. 70 4.1
Caratteristiche del contesto ambientale in cui l’opera si inserisce ............................... 70
4.2 Vincoli ambientali ................................................................................................................ 70 4.2.1 Vincolo idrogeologico (R.D. 3267/1923).............................................................................70 4.2.2 Piano di Assetto Idrogeologico - PAI ..................................................................................71 4.2.3 5.1.3 Aree naturali protette .................................................................................................73 4.2.4 Siti d'Importanza Comunitaria (direttiva 92/43/CE) e Zone di Protezione Speciale (direttiva 79/409/CE) 75 4.2.5 Sito di Interesse Nazionale di Taranto (D.M. Ambiente 10 gennaio 2000) ........................86 4.3
Vincoli archeologici ............................................................................................................. 93
4.4
Vincolo paesaggistico (D.Lgs. 42/2004) ............................................................................ 93
4.5
Compatibilità paesaggistica dell’intervento ..................................................................... 94
4.6 4.6.1 4.6.2 4.6.1
Valutazione preventiva della sostenibilità ambientale .................................................... 96 Aria .....................................................................................................................................98 Ambiente marino ..............................................................................................................102 Rifiuti .................................................................................................................................109
4.7
Individuazione delle misure di salvaguardia ambientale, culturale e paesaggistica . 110
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Relazione Illustrativa
1
PREMESSA
La presente Relazione Illustrativa, predisposta ai sensi dell’art. 14 c.1 lett a), b), c), d), e) del DPR 207/2010, accompagna lo “Studio di Fattiblilità per finalità di traffico passeggeri e/o nautica da diporto della Banchina Torpediniere ed aree retrostanti del mar Piccolo di Taranto”. Oggetto dello Studio è la dismissione della ex Base Torpediniere della M.M. situata nel Mar Piccolo di Taranto, finalizzata alla trasformazione della banchina in approdo per navi da crociera e per maxiyacht e al recupero degli edifici esistenti. Gli interventi marittimi proposti sono scaturiti da un percorso progettuale, relativo all’individuazione di diverse alternative, che ha contemplato sia il risanamento delle strutture esistenti, sia la demolizione ed il salpamento di queste, sia la realizzazione di nuovi pontili (sia su pali che su piloni), ma sempre evitando di prevedere escavi marittimi. La soluzione progettuale prescelta prevede la demolizione di tutti i pontili e delle briccole esistenti nell’area. L’intervento di dismissione della ex Base Torpediniere della M.M. situata nel Mar Piccolo di Taranto fornisce, inoltre, un’occasione di risanamento conservativo degli immobili esistenti, in funzione di diverse ipotesi di riutilizzo degli stessi. Il ipotizzata
“concept”
(o “idea strutturale”
prima ancora della realizzazione del progetto vero e proprio”) muove dalla
considerazione di un nuovo assetto “urbano” dell’area, attraverso interventi di recupero a fini turistici e culturali, in rete con altri progetti nel Mediterraneo e integrati con percorsi culturali e naturalistici sia locali che di area vasta.
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Relazione Illustrativa
2 2.1
ANALISI DELLO STATO DI FATTO Contesto di riferimento
La provincia di Taranto, posta in quella parte di Puglia tradizionalmente identificata con il nome di Terra d’Otranto, si affaccia sul Mar Ionio (Golfo di Taranto) con una linea di costa pianeggiante lunga circa 150 km e confina con le province di Bari, Brindisi (Murge meridionali o Murge tarantine) e Lecce (Penisola Salentina nord-occidentale). Le coste tarantine si dividono in due parti distinte; procedendo da ovest verso est la prima parte del litorale è caratterizzato da coste basse e sabbiose che si estendono dalle foci del fiume Bradano fino alla città di Taranto. Sebbene non risparmiata dalla speculazione edilizia, la costa tarantina occidentale dispone ancora di lunghi tratti deserti. La costa orientale, da Taranto fino al confine con la Provincia di Lecce si presenta bassa, prevalentemente rocciosa e frastagliata, a profilo suborizzontale e con piccole insenature variamente profonde che proteggono spiagge sabbiose. Tra questi due sistemi costieri, l’insieme del Mar Piccolo e del Mar Grande rappresenta una manifestazione unica nel suo genere delle coste pugliesi. Il sistema è di origine carsica, collegato allo sprofondamento recente della costa. Il Mar Piccolo è un ampio bacino interno, diviso in due parti dalla presenza di una lingua di terra denominata Punta Penna; il Mar Grande è esterno e confina con il mare aperto attraverso le isole Cheradi. I due imponenti bacini, frutto di abbassamenti della costa che hanno consentito alle acque del mare di penetrare, sono separati tra loro da due penisole collegate ad un’isola da due ponti, il Ponte di Porta Napoli ed il Ponte Girevole. Il Mar Piccolo rappresenta a tutti gli effetti un mare interno caratterizzato da due seni, idealmente divisi da un terzo ponte che congiunge Punta Penna e Punta Pizzone. Un’ampia fascia costiera circostante i due mari era un tempo caratterizzata senza soluzione di continuità da una sequenza di stagni e bacini salmastri, poi sottoposti progressivamente bonifica con alterne fortune per incrementare le superfici a disposizione dell’agricoltura. Tra
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la riva sud-orientale del Mar Piccolo e la costa sud-orientale, sopravvivono ancora residui di quest’antico sistema di aree umide costiere come la Salina Grande e gli ultimi lembi della palude La Vela, situata lungo la sponda del Mar Piccolo e lambita dal canale d’Aiedda. La città di Taranto si sviluppa invece lungo un tratto di costa che presenta i caratteri di una falesia molto antropizzata, intorno a cui si elevano concentricamente i versanti terrazzati delle Murge, documento delle oscillazioni del livello del mare verificatesi nel corso delle ere geologiche. Tratti sabbiosi sono presenti solo localmente intorno al Mar Grande e al Mar Piccolo.
L’area di Taranto si caratterizza per le contraddizioni di un polo industriale decadente, innestato su tradizioni antiche legate all’economia agricola, fortemente caratterizzanti l’ hinterland, persistenti ancor oggi a livello sociale, economico e ambientale. Specialmente nel settore ovest esistono insediamenti a nucleo compatto al centro di ampi spazi precipuamente destinati ad agricoltura intensiva (Castellaneta, Ginosa): questa zona si distingue fortemente e uniformemente per un settore agricolo avanzato e dinamico - al pari delle pianure irrigue del Tavoliere - che ha rallentato in parte il tracollo postindustriale della provincia. L’espansione urbana indotta dalla gravitazione sul capoluogo non ha interessato i centri suddetti in maniera diretta, ma ha contribuito non poco alla formazione di annucleamenti subcomunali lungo la fascia costiera a ovest. Questi luoghi della residenza sia stagionale che permanente,
intervallati
da
strisce
di
litorale
sono
cresciuti
sino
a
competere
amministrativamente col comune padre. Essi costituiscono un limbo socioeconomico, con indubbie potenzialità turistiche. Tale fenomeno di gravitazione è oggi anche accentuato dall’allargamento della SS106 ‘Metapontina’. La costa a sudest del capoluogo ha caratteri differenti da quella a ovest: la spinta delocalizzativa metropolitana si è qui tramutata in un ispessimento insediativo tuttora pesantemente evidente su tutta la fascia costiera fino al Salento leccese. Da questa parte la connotazione turistica è ridotta sostanzialmente ad uno pseudoturismo spesso pendolare verso Taranto, ben segnalato da una elevatissima presenza di residenza stagionale e del fenomeno delle seconde case.
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Per quanto concerne i collegamenti stradali e ferroviari dell’ambito urbano con il territorio, si citano per le arterie stradali: _ S. S. 7 Taranto-Lecce _ S. S. 100 Taranto-Gioia del Colle-Bari _ S. S. 106 Taranto-Reggio Calabria _ Autostrada A14 Taranto-Bari (A17 Bari-Napoli – A2 Napoli/Roma – A14 Bari Modugno) _ Superstrada Taranto-Grottaglie-Brindisi. Le linee ferroviarie che si dipartono sono: _ Taranto-Potenza-Napoli _ Taranto-Crotone-Reggio Calabria _ Taranto-Bari-Ancona-Bologna _ Taranto-Brindisi-Lecce _ Taranto-Martina Franca (Ferrovie Sud-Est) Le stazioni ferroviarie sono: Taranto centrale, Taranto Bellavista e Taranto Cagioni.
2.2
Criticità e potenzialità territoriali
I punti di debolezza principali, relativi all’area di intervento e all’intero ambito regionale, possono essere così sintetizzati: una ancora insufficiente capacità di attrazione caratteristiche peculiari del turismo regionale turistica nei mesi non estivi una
domanda
di
incentrato sulla valorizzazione delle risorse turismo
culturale
naturali durante i mesi estivi
particolarmente limitata l'ancora inadeguato sviluppo di economie legate ricadute inferiori alle numerose potenzialità alla
valorizzazione
delle
risorse
naturali, presenti (ad es. la promozione di nuove forme di
ambientali e culturali ampiamente presenti a turismo in grado di sviluppare un’offerta di livello regionale
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qualità e per un periodo dell’anno più ampio);
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Relazione Illustrativa il sistema ambientale pugliese
necessità di interventi molteplici: -
tutela e risanamento
-
riqualificazione delle aree urbane
-
interventi per la difesa del suolo
-
implementazione dei sistemi di gestione delle risorse ambientali, idriche e dei rifiuti
la presenza di un tessuto urbano che evidenzia evoluzione numerose criticità
dei
centri
storici
e
grado
di
abbandono delle periferie nei centri di maggiore dimensione
un sistema di trasporto e di accessibilità ancora intermodalità, deficitario
interconnessione
su
scala
regionale e sovraregionale, qualificazione dei servizi collettivi di base.
Fonte: PO FESR 2007-2013
Nello stesso tempo sono presenti nell’ambito regionale concrete potenzialità, opportunità e risorse sulle quali poter far leva per accelerare i fenomeni di sviluppo già in corso, legati soprattutto alla presenza di, in ordine decrescente di importanza: patrimonio
ambientale,
naturale
e
storico-
artistico significativo e diffuso su gran parte del territorio regionale collocazione geografica
Puglia come crocevia privilegiato nelle direttrici di
comunicazione
nei
confronti
dell’area
balcanica e del Centro-Europa (Corridoio n.8 e n.10) scambi commerciali e non che interessano l’intero Bacino del Mediterraneo, anche in vista della creazione dell’Area di Libero Scambio del
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Relazione Illustrativa Partenariato Euro- Mediteraneo Fonte: PO FESR 2007-2013
Nello specifico ambito delle attività portuali e diportistiche: settore “crociere” e turistico
Punti di Debolezza:
Punti di Forza: -
attrattività turistica del
-
di accoglienza
territorio -
disponibilità di spazi
-
localizzazione
in
-
-
cittadino -
mancanza
di
una
stazione marittima
con uso cittadino inserimento in ambito
deviazione di rotta per effettuare lo scalo
un
bacino acqueo chiuso,
-
mancanza di strutture
-
problematiche relative alla bonifica
possibilità di fruizione cittadina
Fonte: PO FESR 2007-2013
L’area di intervento ha grandi potenzialità: sia per quanto riguarda la localizzazione (vicinanza di infrastrutture quali la ferrovia, il porto, e i principali assi stradali) che la valenza paesaggistica (affaccia sul Mar Piccolo e traguarda la Città Vecchia). Anche se da solo l’intervento proposto nel presente Studio non è in grado di mettere in movimento l’economia del territorio urbano, tuttavia la presenza e la crescita dell’offerta dei suoi servizi può costituire un fattore incentivante di non trascurabile importanza, quale strumento di recupero del rapporto con la città, attraverso il recupero di un “fronte – mare” attualmente inaccessibile. La circoscrizione territoriale dell’Autorità portuale di Taranto è stata estesa, per Decreto ministeriale 23.6.04, verso levante dal Molo S. Eligio fino al Castello Aragonese,
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comprendendo quindi la linea di costa corrispondente alla Città vecchia. È evidente come in questa area, data la sua dislocazione e le sue caratteristiche urbane, non possano venire svolte operazioni portuali, piuttosto essa si presta alla pianificazione di interventi finalizzati al miglioramento degli aspetti urbanistici, panoramici e di fruibilità collettiva. Tali finalità si trasmettono, data la prossimità, all’area di intervento, accrescendone la vocazione al recupero a fini turistici, ricettivi, culturali e scientifico-didattici.
2.3
Area di intervento
Il porto di Taranto è un porto naturale sito a 40°28’ Nord – 17° 13’ Est sulla costa settentrionale del golfo omonimo ed è composto da due bacini, il Mar Grande più esterno e più esteso ed il Mar Piccolo costituito a sua volta da due insenature interne, Primo Seno (a ponente) e Secondo Seno (a levante). Lo sviluppo delle infrastrutture portuali ha interessato prima la parte interna del porto naturale e successivamente ha proseguito all’esterno lungo il tratto di costa ad Ovest. In tale quadro il porto è suddiviso in due settori distinti. Il primo è individuato nel tratto di costa Nord occidentale del Mar Grande, tra il Molo S. Eligio a levante e Punta Rondinella a ponente. Il secondo si sviluppa ad Ovest di Punta Rondinella fino al Fiume Tara. L’asta terminale del Fiume Tara rappresenta il limite delle aree amministrate dalla Autorità Portuale di Taranto. La circoscrizione territoriale dell’Autorità portuale di Taranto è stata estesa, per Decreto ministeriale 23.6.04, verso levante dal Molo S. Eligio fino al Castello Aragonese, comprendendo quindi la linea di costa corrispondente alla Città Vecchia. È evidente come in questa area, data la sua dislocazione e le sue caratteristiche urbane, non possano venire svolte operazioni portuali, piuttosto essa si presta alla pianificazione di interventi finalizzati al miglioramento degli aspetti urbanistici, panoramici e di fruibilità collettiva. Gli stessi requisiti sono riconducibili all’area interessata dallo studio di fattibilità, collocata all’interno del bacino del Mar Piccolo di Taranto ed utilizzata dalla Marina Militare (elab. CR1 – CR2 – CR3); tale area, che non rientra nella perimetrazione dell’ambito portuale, è localizzata all’ingresso del bacino nella porzione di levate e confina con la Rampa Leonardo da Vinci, Piazza Kennedy e la Villa Comunale Peripato a terra e a mare con il seno del Mar Piccolo. L’intervento di
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recupero proposto, fornisce l’opportunità di
realizzare uno scalo crocieristico dotato di
idonee strutture di accoglienza e servizi per i croceristi, considerando navi da crociera di dimensione compatibile con i fondali esistenti e con l’accessibilità del primo seno del Mar Piccolo. Attualmente le opere a mare sono costituite da una banchina di 750 m di lunghezza dotata di pontili galleggianti, partendo da Ovest (elab. OM1): un pontile ortogonale alla banchina, un pontile parallelo alla banchina di 115 m collegato a terra tramite tre pontili, un pontile di 50 m ortogonale alla banchina, un pontile di 163 m di lunghezza collegato a terra tramite tre pontili, un pontile lungo 53 m ortogonale alla banchina, un pontile lungo 75 m e collegato alla banchina per mezzo di due pontili ed un pontile di 33 m ortogonale alla banchina ad Est. L’area a terra si affaccia sul primo seno del Mar Piccolo; il ponte, cosiddetto girevole, costituisce un sito cardine della città di Taranto, vista sia la sua funzione di accesso al bacino interno che la sua chiara valenza di collegamento con Taranto Vecchia e con i principali assi stradali della regione e del Meridione più in generale.
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Figura 1 - Banchina Torpediniere mar Piccolo
Figura 2 - Aree a terra e pontili esistenti
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Figura 3 - Banchina prospiciente edifici 3 e 4
Figura 4 - Banchina prospiciente edificio 1
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Opere marittime
Per la parte marittima l’area interessata dalla trasformazione è quella già citata nella perizia dell’Ing. Tamasi, alla quale si rimanda per approfondimenti. In sintesi i pontili esistenti sono stati giudicati, per la quasi totalità, in pessimo stato di conservazione con rischio di crollo per peso proprio entro 2 anni (dalla redazione della perizia, del Giugno 2010). I fondali sono stati rilevati e fornitici da xxxxxx. Tutte le soluzioni investigate non hanno previsto alcun escavo di approfondimento dei medesimi, ma solo il salpamento delle strutture in c.a. ammalorate da demolire. Le quote altimetriche (basse: +1,00 m s.l.m.m.) della banchina di riva comportano l’adozione di rampe in salita per l’accesso alle banchine di n uova realizzazione (+2,00 m s.l.m.m. per le navi da crociera e +1,50 m s.l.m.m. per i maxi-yachts). Le pendenze massime previste con eccedono mai 1 su 10. L’attuale canale navigabile di collegamento con il Mar Grande permette l’accesso a navi da crociera di dimensioni massime paragonabili alla più grande nave militare che lo ha attraversato (la portaelicotteri Garibaldi). Il portolano dei mari d’Italia dell’Istituto Idrografico della Marina Militare, a tale proposito, recita: ”… massime dimensioni consentite per il transito: larghezza 39,99 m ed immersione
27 piedi …” 2.5
Aspetti geologici
Gli aspetti geologici e geotecnici qui riportati sono stati desunti dall’allegato 1 alla predetta perizia dell’Ing. P.P. Tamasi, redatta dal dott. geol. Sergio Ribecco nel Giugno 2010 per la Ecosud S.r.l. La Direzione del Genio della Marina Militare ha conferito a Ecosud S.r.l. l'incarico di condurre le indagini subacquee ai piloni dei moli e I'esecuzione di prove di carico statico sugli impalcati banchina Torpediniere. c/o Marinarsen Taranto.
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Le indagini eseguite hanno previsto anche l'esecuzione di n. l sondaggi attrezzato a piezometro installato ad una profondità di circa 35 m dal p.c. Ciò ha permesso di ricostruire la stratigrafia dell'area, la caratterizzazione geotecnica dei terreni a varie profondità e un modello sismo-stratigrafico attraverso la realizzazione di una prova sismica down-hole. L'area oggetto di indagine ricade nel Foglio n. 202 (Taranto) della Carta Geologica d'Italia alla scala 1:100.000, lungo la costa meridionale del bacino del Mar Piccolo, nel territorio amministrativo della Città di Taranto, all'interno del vecchio complesso arsenalizio della Marina Militare. Le caratteristiche generali del territorio compreso nel Foglio, che si estende dai rilievi murgiani al litorale jonico, si inquadrano completamente nel panorama pugliese, un'unità ben definita con ruolo di avampaese, e caratterizzata da una potente e monotona successione carbonatica che, estendendosi verso Occidente, costituisce il substrato della fossa pliocenica della Valle del Bradano. Nella regione pugliese, ed in particolare nella penisola salentina, si osserva spesso una concordanza tra morfologia e tettonica, per cui i rilievi, seppur modesti, corrispondono ad alti strutturali mentre le zone più o meno pianeggianti ad aree depresse. I rilievi, come le Murge, presentano una direzione appenninica, e spesso risultano essere limitati da faglie che comportano un abbassamento a gradinata dei calcari mesozoici che conservano il medesimo stile strutturale anche in profondità, al di sotto della potente copertura plio-quaternaria. Le aree pianeggianti, invece, risultano essere coperte oltre che da depositi superficiali, anche da sedimenti marini, in cui sono state riconosciute alcune unità caratteristiche che in passato sono state impropriamente definite "tufi". A depositi, prettamente calcarenitici, si aggiungono sedimenti marnoso argillosi e sabbiosi come l'Argilla del Bradano, di età calabriana. I fenomeni plicativi segnalati nella regione sono piuttosto modesti: le anticlinali, infatti, appaiono di limitata estensione, con fianchi dolci, generalmente nord-est vergenti. Le faglie sono sempre di tipo distensivo, talora subverticali. Alcune di queste faglie limitano blocchi
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calcarei aventi giacitura monoclinale i quali pertanto assumono i caratteri di horst. Le stesse Murge, del resto, sono nel loro complesso interpretabili come un esteso alto strutturale limitato sia verso la Valle del Bradano che verso l'Adriatico da faglie normali, rispetto alle quali i calcari presentano un'immersione generale verso Ovest e sono interessati da blandi fenomeni plicativi. Da un punto di vista propriamente stratigrafico, nel territorio compreso nel Foglio "Taranto" è possibile riconoscere le seguenti unità: -) Calcare di Altamura (Turoniano-Senoniano con possibile passaggio al Cenomaniano); si tratta di un carbonato compatto con intercalazioni dolomitiche, affiorante ininterrottamente nel settore settentrionale del Foglio, dove costituisce i maggiori rilievi dell'area che, tuttavia, non superano i 400 m di quota s.l.m. E' delimitato superiormente da una superficie di erosione e ricoperto estesamente da depositi marini trasgressivi plio-pleistocenici, rappresentati nella maggior parte dei casi dalle Calcareniti di Gravina. -) Calcarenite di Gravina (Pliocene superiore - Calabriano); si tratta di calcareniti organogene, fini e pulverulente, di colore biancastro, grigio e giallognolo talora molto compatte, con ghiaie e brecce calcaree. La sua deposizione coincide con l'apertura del ciclo sedimentario plio-pleistocenico e, spesso, si trova a bordare gli affioramenti del Calcare di Altamura, in trasgressione su di esso e talora con discordanza angolare dell'ordine di circa 15°. La formazione passa lateralmente e superiormente all' Argilla del Bradano, con la quale è parzialmente coeva. Nel Foglio in oggetto si rinviene in affioramento in una fascia continua, con direzione W-E, compresa tra Palagianello a Statte. -) Argilla del Bradano (Calabriano); tale formazione geologica comprende marne argillose e siltose, con intercalazioni sabbiose. Si rinviene affiorante a N di Mottola, nel settore nordoccidentale del Foglio, e nella porzione più orientale come tra Montemesola e Grottaglie. Inoltre, risulta esposta in corrispondenza di profonde incisioni; affioramenti limitati si hanno lungo la costa del mar Piccolo e del Mar Jonio a SE di Taranto. La formazione costituisce in genere un livello ininterrotto con spessore che, in linea di massima, aumenta da N verso S; verso il mare essa viene a diretto contatto con il substrato calcareo. La formazione non è sempre presente perché eteropica con la Calcarenite di Gravina. Nei luoghi in cui essa viene
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a mancare si osserva la sovrapposizione tra le Calcareniti di Monte Castiglione e le Calcareniti di Gravina. -) Calcareniti di Monte Castiglione (Calabriano Tirreniano); calcareniti per lo più grossolane, farinose, calcari grossolani e brecce calcaree. Tale formazione rappresenta la chiusura del ciclo sedimentario aperto dalla deposizione della Calcarenite di Gravina ed affiorano in due aree separate verso S dai rilievi che si estendono da Mottola a San Crispieri. -) Ghiaie, sabbie e conglomerati poligenici terrazzati (Pleistocene); sono rappresentati da conglomerati, ghiaie e sabbie ad elementi arrotondati e spesso allungati, di provenienza appenninica, rinvenibili lungo gli orli dei terrazzi marini dove, in corrispondenza di antichi cordoni litorali, si assiste ad un ispessimento dei depositi e ad un contemporaneo incremento della granulometria. Tale formazione passa lateralmente a sedimenti alluvionali costituiti da conglomerati con elementi arrotondati calcarei e calcarenitici immersi in matrice rossastra, localizzati nella parte più interna dei terrazzi. -) Limi lagunari e palustri (Pleistocene-Olocene); si tratta di limi generalmente gialli e neri che rappresentano il riempimento delle lagune e degli stagni costieri formatisi all'interno dei cordoni litorali dei vari terrazzi. Per quanto riguarda le caratteristiche strutturali dell'area in esame esse appaiono piuttosto semplici. In linea generale, i calcari mesozoici digradano da NE a SW, sia per effetto di un'immersione giaciturale, sia per la presenza di fratture, in genere non rilevabili in superficie, che ne determinano l'abbassamento. Nel settore settentrionale del Foglio, dove affiorano prevalentemente depositi mesozoici che costituiscono l'esteso alto strutturale delle Murge, gli strati immergono generalmente verso S, con pendenze medie dell'ordine di l0° - 20°, dando luogo ad una monoclinale che si immerge al di sotto dei sedimenti più recenti e che localmente è interessata da deboli ondulazioni e fratture. Lungo la fascia costiera, la giacitura è in generale a monoclinale, interrotta da faglie non rilevabili in superficie e che interessano soprattutto il substrato calcareo. In corrispondenza del Mar Piccolo vi è l'accenno ad una blanda sinclinale, non ben definibile per carenza di punti di esposizione soprattutto verso S.
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Dall'esame della verticale stratigrafica ricostruita a partire dal sondaggio eseguita nell'area nel corso delle indagini è possibile definire, in sintesi, I'assetto generale del suolo e sottosuolo dell'area investigata: -) Da 0,00 a 1,00 m si rinviene del terreno di riporto sabbioso-limoso con ghiaie e ciottoli di natura prevalentemente carbonatica; -) Da 1,00 a circa 2,00 m dal p.c. limi e sabbie limose, da mediamente a poco consistenti; -) Da 2,00 fino a circa 4,00 m dal p.c. si rinvengono, argille di colore avana, mediamente consistenti e moderatamente plastiche -) Da 4,00 a 7,00 m limi sabbiosi, a luoghi argillosi, da poco a mediamente addensati di colore marrone chiaro. Risultano umidi al tatto. Si osserva un incremento della componente argillosa a partire da circa 5 m dal p.c. )Da 7,00-6,00 m fino a 35,00 m dal p.c. si riscontra la presenza del substrato argilloso, talvolta limoso, da mediamente consistente a consistente, moderatamente plastico. La ricostruzione della verticale stratigrafica in corrispondenza del sondaggio eseguito, unitamente ai dati relativi a precedenti lavori condotti in aree adiacenti, hanno permesso di definire l'assetto idrogeologico locale In particolare è possibile individuare: -) una zona insatura, compresa tra p.c. e circa 1,00-1,50 m al di sotto di esso, e rappresentata da terreni prevalentemente sabbioso-limosi, riportati e/o rimaneggiati; -) la frangia capillare, estesa da circa 1,50 m fino a circa 2,00 m dal p.c., costituita da terreni prevalentemente limosi, da mediamente a poco consistenti, umidi al tatto; -) una zona satura, estesa da circa 2,00 m a 6,00 m dal p.c.,compresa tra il livello piezometrico medio dell'area investigata, attestato a circa 1,50 m dal p.c., con sensibili variazioni dovute alle oscillazioni stagionali della falda, e il substrato impermeabile argilloso e limoso – argilloso; -) un substrato impermeabile, caratterizzato da un importante spessore verticale e da valori di permeabilità dell'ordine di 10-810-9 cm/s, ottenuti dalla prove geotecniche eseguite sui campioni indisturbati prelevati dal fondo foro di sondaggi attrezzati a piezometri in aree adiacenti.
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Nel corso delle indagini, sono stati prelevati n. 2 campioni di terreno alla profondità rispettivamente di 7-7,6 e 13-13,6 m dal p.c., successivamente sottoposti a prove geotecniche. Di seguito si riporta una tabella riepilogativa dei parametri determinati.
Di seguito è riportata la stratigrafia desunta dal sondaggio effettuato.
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2.6
Aspetti architettonici
L’area a terra, che si affaccia sul primo seno del Mar Piccolo, tra la “Città Vecchia ad Ovest” e il retrostante quartiere “Borgo” , i Giardini Peripato e il Lungomare, è dotata di diversi edifici, la cui funzione e relative superfici sono indicate nel grafico riportato di seguito (elab. OT-SA).
Figura 5 - edificio 4 depositi e frigoriferi
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Figura 6 - edificio 2, 3 depositi
Figura 7 - edifici 3, 6
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Figura 8 – edificio 1 depositi
Figura 9 – edifici 3, 4
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Figura 10 – interni edificio 2
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Figura 11 – interni edificio 2
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2.7
Aspetti amministrativi
L’area, attualmente in uso alla Marina Militare, previo Accordo tra Ministero della Difesa e Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, potrebbe essere annessa con Decreto ministeriale alla circoscrizione territoriale dell’Autorità Portuale di Taranto. Con riferimento alle funzioni proposte nel presente Studio e al coinvolgimento sia
di
imprenditori privati che di Enti Pubblici operanti negli specifici settori (crocieristica, nautica da diporto, ricettività turistica, attività commerciali in senso stretto, tipicità locali, musealità, beni culturali e ambientali), per la scelta dei concessionari per funzioni di tipo commerciale, dovranno essere utilizzate procedure di evidenza pubblica; per l’affidamento di pubblici servizi si dovrà fare riferimento ad Accordi tra gli Enti interessati.
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2.8
Compatibilita’ programmatica e urbanistica
Alla base dello studio delle alternative sono stati posti gli obiettivi della Programmazione Regionale e territoriale, quali il Piano Strategico di Area Vasta Tarantina e il POR Puglia FSE 2007-2013 e le previsioni degli strumenti urbanistici vigenti. Il processo di pianificazione di Area Vasta rappresenta una importante opportunità per la definizione della vision del futuro del territorio tarantino, chiara e condivisa, attorno alla quale aggregare il sostegno e l’unità d’intenti di tutti gli attori che partecipano allo sviluppo dell’intera area d’intervento e della società in generale. Tale Visione aderisce alle strategie territoriali promosse dal Quadro Strategico Nazionale (QSN 2007-2013) che, nel costruire una interpretazione attuale del territorio italiano e dei suoi scenari di sviluppo, ha proposto una visione innovativa dello spazio, concepito come esito dell’incontro-scontro tra i territori-area, sedimentati localmente e i territori rete espressione dei flussi multilivello che connettono materialmente e immaterialmente le diverse località. L’area vasta, come territorio unitario e coeso, si proietta competitivamente all’interno della geografia delle reti e degli scambi internazionali, attraverso il sistema delle sue eccellenze logistiche, produttive, scientifiche e tecnologiche. Nella visione si sottolinea la centralità del sistema portuale e della filiera logistica. Con riferimento all’area oggetto del presente Studio, il P.S. di Area Vasta Tarantina,
premettendo
gli
esempi
di
musealizzazione
marittima
di
basi
navali
sottoutilizzate o dismesse e recuperate quali Portsmouth (Royal Naval Museum ) e Birknead in Inghilterra, Brest e Cherbourg (Citè de la mer) in Francia, e la riqualificazione di aree portuali o ex industriali europee (Lisbona, Barcellona, Venezia – Corderie Arsenale, Mulino Stucky), propone per l’area di intervento, funzioni museali navali, in rete con altri musei della marineria del sud d’Italia (quali un Parco museale del Mare e della Marineria, un Museo storico dell’Arsenale e delle Scienze marine ed infine un Acquario), auspicando una “rete europea di ecomusei”. In tale contesto si inserisce l’obiettivo della divulgazione storicoscientifica marina.
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Il POR Puglia 2007-2013, nell’ambito del turismo sostenibile, contribuisce in maniera significativa alla valorizzazione delle risorse naturali e culturali regionali secondo un approccio basato sul concetto di sostenibilità intesa dal punto di vista ambientale, sociale, culturale ed economico. Secondo tale approccio, l’intera strategia di sviluppo turistico regionale contenuta nell’Asse IV, “Valorizzazione delle risorse naturali e culturali per l’attrattività e lo sviluppo” viene elaborata seguendo alcuni principi chiave finalizzati a favorire lo sviluppo di attività turistiche che rispettino e preservino nel lungo periodo l’ambiente, le risorse culturali e sociali, nonché contribuiscano in modo equo e positivo allo sviluppo economico ed alla piena realizzazione delle comunità locali. Tale orientamento necessita di un rafforzamento di tutte le interazioni possibili tra le attività turistiche e gli altri ambiti di intervento, al fine di creare nel territorio regionale sistemi turistici locali e tematici in grado di catalizzare lo sviluppo e favorire una politica di qualità e sostenibilità dell’intera filiera. La strategia di sviluppo del turismo sostenibile del POR si basa sul rispetto di alcuni principi fondamentali. Innanzi tutto dovrà muovere dai bisogni dei territori e dalle potenzialità turistiche degli stessi. Il successo dello sviluppo di un turismo sostenibile dipende dal livello di cooperazione e di integrazione tra tutti gli attori nel settore pubblico e privato, nonché dalla rete di relazioni in grado di esaltare le risorse e le tipicità locali, di valorizzare le risorse naturalistiche e culturali, artigianali, gastronomiche, ecc., contribuendo a creare un’offerta diversificata ed in grado di generare ricadute positive sul fronte economico ed occupazionale. Un
altro
fattore
rilevante
ai
fini
della
sostenibilità
riguarda
l’obiettivo
della
destagionalizzazione dell’offerta che permetterà di distribuire le presenze turistiche nell’arco dell’anno contribuendo a ridurre i picchi estivi, generatori di fenomeni di congestionamento nelle principali località turistiche, con conseguenze negative anche dal punto di vista ambientale, come l’aumento del traffico, l’eccessivo sfruttamento delle risorse naturalistiche, l’aumento dei rifiuti, il sovraccarico dei sistemi infrastrutturali idrici e fognari. La strategia del POR consente di prevedere azioni finalizzate a promuovere interventi specifici nei Comuni a maggiore vocazione turistica al fine di ridurre gli impatti connessi alla
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concentrazione dei flussi nei mesi estivi. Un ulteriore fattore di sostenibilità riguarda l’offerta ricettiva, ed in particolare l’attenzione verso strategie orientate alla qualificazione delle strutture esistenti più che alla costruzione di nuove grandi infrastrutture. Nella promozione di nuove forme di turismo, la strategia regionale favorirà in modo particolare la valorizzazione dell’ambiente, dell'ecosistema e delle biodiversità, ciò a partire dalla presenza su territorio regionale del Parco Nazionale del Gargano e di numerose aree naturali protette, aree SIC e ZPS. L’Asse IV mira ad una strategia volta ad elevare l’attrattività turistica raccordando in maniera sistematica la promozione turistica con gli interventi di tutela degli ecosistemi e di riqualificazione dell’ingente patrimonio storico-culturale della regione, nonché alla riqualificazione dei sistemi urbani. Infine, l’investimento sul patrimonio naturale e culturale deve essere accompagnato da
interventi volti a a sviluppare nuove attività che siano in grado di rifunzionalizzare i beni recuperati e di attrarre flussi consistenti di visitatori, nonché qualificare, diversificare e ampliare la filiera turistica. Per una valorizzazione effettiva del patrimonio ambientale e culturale risulta dunque decisivo diversificare l’offerta turistica, migliorando anzitutto la qualità dei suoi tradizionali punti di forza (turismo balneare), estendendo la gamma dei servizi legati alla risorsa mare (turismo crocieristico, nautica da diporto, pescaturismo). Risulta necessario potenziare marchi territoriali (p.es., Salento, Valle d’Itria) e tematici (p.es., romanico pugliese, barocco) già affermati, costruirne di nuovi e integrarli in un brand regionale Puglia da diffondere, previa analisi dei mercati target dove tali tipi di marchio possono meglio adattarsi (e non farsi concorrenza tra loro) attraverso incisive azioni di marketing territoriale. Il
“South italy brand”, identificato nel POI “attrattori culturali e naturali e turismo del
mezzogiorno”, è ispirato alla valorizzazione, commercializzazione e divulgazione di “prodotti di qualità” (doc, dop, igt, igp, stg). La provincia di Taranto è, infatti, ricca di prodotti
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agroalimentari e, in particolare, di prodotti registrati in sede comunitaria e nazionale con diverse denominazioni di origine ed indicazione di provenienza geografica. Questi marchi non solo tutelano giuridicamente la qualità dei prodotti, a beneficio soprattutto dei consumatori, ma favoriscono lo sviluppo delle produzioni agricole, in particolare in quelle aree rurali in cui detti marchi possono contribuire alla crescita economica. Le priorità d’intervento individuate nell’Asse IV del POR consentono di: -
stimolare il processo di miglioramento dell’offerta turistica attraverso l’attivazione di marchi di qualità territoriali o di filiera applicabili alle diverse tipologie di servizi turistici (strutture ricettive, ristorazione, terme, tempo libero);
-
sviluppare nuove attività capaci di innescare ricadute positive sul territorio regionale
sia in termini di servizi e di nuovi sbocchi occupazionali, sia in termini di incentivazione e mobilitazione di flussi turistici che di impatto sulle attività dell’indotto. Il miglioramento dell’attrattività del territorio regionale a fini turistici viene perseguito in un’ottica di sostenibilità ambientale basata su alcuni aspetti fondamentali, quali,tra gli altri,
l’ampliamento dell’offerta ricettiva, con particolare riferimento alla qualificazione delle strutture esistenti.
Quadro della coerenza strategica tra Obiettivi globali PO FESR 2007-2013 e Orientamenti Strategici Comunitari (OSC) - ASSE IV. Valorizzazione delle risorse naturali e culturali per
l’attrattività e lo sviluppo Obiettivi specifici
Linee di intervento
Migliorare l’attrattività del territorio regionale a fini turistici
Infrastrutture, promozione e valorizzazione dell’economia turistica Tutela, valorizzazione e
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Priorità 1 Rendere l’Europa e le Regioni più attraenti per gli investimenti e l’attività delle imprese
1.1.2 Rafforzare le sinergie tra tutela dell’ambiente e crescita
Dimensioni territoriali
Recupero ambiente
riconversione aree da
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Relazione Illustrativa gestione del patrimonio culturale
conservare e promuovere il patrimonio storico con potenziali ricad positive sul turismo
Sviluppo di attività culturali e dello spettacolo
Ristrutturazione e diversificazione dell’economia nelle aree rurali
Interventi per la rete ecologica
Cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale
Infine, la Programmazione regionale (Assessorato al Turismo) di interventi su Taranto Brindisi e Canosa per realizzare un sistema “a rete” quale attrattore turistico-culturale, prevede: Polo museale della Storia e Brindisi della Scienza del Mare Taranto
Restauro Castello Alfonsino Nave Museo Vittorio Veneto Recupero complesso Monumentale Isola S. Paolo
Polo museale archeologico
Nel presente Studio, il
Canosa
Museo e Parco acheologico S. Giovanni
Taranto
Completamento del MArTa (Museo Archeologico Nazionale)
“concept”
(o “idea strutturale” ipotizzata
prima ancora della
realizzazione del progetto vero e proprio”) muove dalla considerazione di un nuovo assetto “urbano” dell’area, attraverso interventi di recupero a fini turistici e culturali, in rete con altri progetti nel Mediterraneo e integrati con percorsi culturali (MArTa, Castello Aragonese, Città Vecchia, Isola San Paolo) e naturalistici locali (Gravine, Mar Piccolo, sistema dunale) e di area vasta (patrimonio archeologico diffuso, civiltà rupestre). Si propone, quindi, un’ integrazione urbanistica e culturale con l’ambiente urbano, attraverso la creazione di un
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Relazione Illustrativa
“luogo dei servizi alla città” (turistici-ricreativi-commerciali-culturali-scientifici), eliminando la cesura attuale con la realizzazione di un collegamento con la retrostante Villa Peripato e quindi con il “Borgo” e la “Città Vecchia”. Peranto l’intervento proposto risulta compatibile con gli obiettivi della Programmazione regionale e territoriale.
2.8.1
Piano Regolatore Generale del Comune di Taranto
L’area di intervento ricade in ambito demaniale. Il vigente P.R.G. (elab. G1) prevede per tale area una destinazione d’uso “A3 – Speciale vincolata” – “Aree di proprietà pubblica, soggette
a vincolo speciale che, nel caso di decadimento delle condizioni di vincolo, devono passare al demanio dell’ente locale per le destinazioni previste dal DM 02/04/1968”. Pertanto, la compatibilità dell’intervento proposto con le previsioni di Piano, non prevedendo nuove volumetrie, né l’alterazione della viabilità urbana, risulta pertanto soddisfatta.
Figura 12 – Stralcio PRG Comune di Taranto - Fonte: Piano Regolatore Portuale
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Relazione Illustrativa 2.8.2
Piano Regolatore Portuale
L’esame “storico” del porto di Taranto evidenzia come esso sia stato, fino al recente passato, un porto sostanzialmente dedicato alle movimentazioni industriali, al servizio delle industrie localizzate nel territorio (ILVA, ENI, CEMENTIR, ecc.), come dimostra l’andamento storico delle tipologie merceologiche movimentate. Solo a partire da 2001 a tale traffico industriale si è aggiunta la movimentazione di contenitori; il la predisposizione di banchine ed aree per l’acquisizione di traffico commerciale costituisce un primo obiettivo specifico che il Piano Regolatore si è proposto di pianificare (elab. G2). Un secondo obiettivo specifico è stato individuato nella tendenza, diffusa nei principali porti europei, a divenire “porti di terza generazione”. Il termine “porto di terza generazione” sottintende il fatto che l’area portuale non si limita ad essere un luogo di passaggio delle merci, ma si evolve fino a costituire un luogo di convergenza di forze vive - commerciali logistiche e industriali - in modo da diventare elemento di attrazione e sede di svolgimento di attività economiche (industriali e/o commerciali) anche non strettamente collegate alle operazioni portuali tradizionali. Infine un terzo obiettivo specifico del PRP è l’apertura alla città di parte del fronte mare (pur senza rinunciare alla funzionalità portuale), in modo da rispondere positivamente alla domanda proveniente dalla cittadinanza ma anche, nel contempo, per stabilire un rapporto di migliore conoscenza delle problematiche portuali da parte della popolazione locale (cultura portuale). Le strutture in esercizio nel Porto di Taranto sono suddivise, dal punto di vista geografico, tra Porto in rada, da Molo S. Eligio a Punta Rondinella, e Porto fuori rada, a ponente di Punta Rondinella fino alla foce del Fiume Tara.
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Relazione Illustrativa
Figura 13 Stralcio Piano Regolatore Portuale
Il Molo S. Eligio costituisce il sottoflutto del bacino storico del Porto di Taranto. Gli specchi acquei prospicienti i due fronti di banchina sono attualmente destinati ad accogliere le imbarcazioni da diporto. Il Molo S. Eligio e le aree retrostanti assentiti in concessione al Comune di Taranto, sono stati oggetto di un importante intervento di riqualificazione finalizzato alla realizzazione di una base nautica. La struttura è in grado di ospitare circa 270 imbarcazioni. Con riferimento al quadro quadro storico del traffico passeggeri, ricavato negli studi preparatori del PRP da dati ISTAT ed Assoporti, crociere,
per quanto concerne il comparto delle
l’indicazione inequivocabile che ne discende è il deciso orientamento verso il
gigantismo navale. Dopo i primi segnali avutisi già a partire dagli ultimissimi anni del secolo scorso ed il graduale consolidamento di questa tendenza negli anni successivi, decisamente fuori discussione è ormai l’assoluta prevalenza di unità di grandi dimensioni. A prescindere da quello che sarà il tasso di incremento annuo, ciò che interessa sottolineare è che, nel breve-medio periodo le stime per il comparto sono tutte per il consolidamento della crescita e quindi dello sviluppo del settore.
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Relazione Illustrativa
L’attrattività turistica del territorio tarantino è elevata, e si può considerare pari a quella del porto di Bari, già scalo di crociere. Questo può considerarsi come un punto di forza di Taranto. Da considerare che mentre Bari si trova in una posizione geografica privilegiata nei riguardi delle crociere che utilizzano Venezia come home port, Taranto può vantaggiosamente offrirsi come transit port per le crociere di provenienza tirrenica, pur considerando il prolungamento di rotta entro il golfo, necessario per raggiungerlo nelle rotte dirette verso il Mediterraneo orientale. D’altra parte la crisi politico-militare del Medio Oriente ha praticamente chiuso i tradizionali scali di crociera in quei porti, generando una carenza di mete turistiche e la conseguente necessità di selezionare nuovi scali sostitutivi: si tratta di una nuova opportunità di cui Taranto può approfittare. La circoscrizione territoriale dell’Autorità portuale di Taranto è stata estesa, per Decreto ministeriale 23.6.04, verso levante dal Molo S. Eligio fino al Castello Aragonese, comprendendo quindi la linea di costa corrispondente alla Città vecchia. È evidente come in questa area, data la sua dislocazione e le sue caratteristiche urbane, non possano venire svolte operazioni portuali, ma piuttosto essa si presta alla pianificazione di interventi finalizzati al miglioramento degli aspetti urbanistici, panoramici e di fruibilità collettiva. L’area di intervento non rientra nella perimetrazione dell’ambito portuale; le opere marittime e di recupero delle aree retrostanti e relativi manufatti, oggetto del presente Studio, forniscono l’opportunità di
realizzare uno scalo crocieristico dotato di idonee strutture di
accoglienza e servizi per i croceristi, considerando navi da crociera di dimensione compatibile con i fondali esistenti e con l’accessibilità del primo seno del Mar Piccolo.
2.8.1
Piano Urbanistico Territoriale Tematico per il Paesaggio (PUTT/P)
Il Piano Urbanistico Territoriale Tematico per il Paesaggio (PUTT/P) della Regione Puglia è stato approvato con Delibera della Giunta Regionale n. 1748 del 15/12/2000, configurandosi come piano paesaggistico-urbanistico territoriale e strumento di pianificazione generale. Il Piano disciplina i processi di trasformazione fisica e l'uso del territorio allo scopo di tutelare
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l’identità storica e culturale dello stesso, di rendere compatibile la qualità del paesaggio e delle sue componenti strutturanti con il suo uso sociale e di promuovere la tutela e la valorizzazione delle risorse disponibIli. Il campo di applicazione del PUTT/P è limitato alle categorie dei beni paesistici di cui all'art. 1 della legge n.1497/39, al comma 5 dell'art. 82 del DPR. 24/07/77 n. 616 (come integrato dalla legge n. 431/85), all'art. 1 quinquies della legge n. 431/85, con le ulteriori articolazioni e specificazioni (relazionate alle caratteristiche del territorio regionale) individuate nel PUTT/P stesso. In particolare, per quanto attiene ai contenuti conoscitivi, il P.U.T.T./P. della Regione Puglia ha individuato su cartografia IGM 1:25.000, i cosiddetti “ambiti territoriali distinti” ovvero “le emergenze” e/o “componenti ed insiemi di pregio” che costituiscono gli elementi caratterizzanti e strutturanti il territorio regionale dal punto di vista paesaggistico. Con riferimento al livello dei valori paesaggistici il Piano perimetra gli Ambiti Territoriali Estesi (ATE) assegnando i seguenti valori: - valore eccezionale ("A"), laddove sussistano condizioni di rappresentatività di almeno un bene costitutivo di riconosciuta unicità e/o singolarità, con o senza prescrizioni vincolistiche preesistenti; - valore rilevante ("B") laddove sussistano condizioni di presenza simultanea di più beni costitutivi con o senza prescrizioni vincolistiche preesistenti; - valore distinguibile ("C"), laddove sussistano condizioni di presenza di un bene costitutivo con o senza prescrizioni vincolistiche preesistenti; - valore relativo ("D"), laddove pur non sussistendo la presenza di un bene costitutivo, sussista la presenza di vincoli (diffusi) che ne individui una significatività; - valore normale ("E") laddove non è direttamente dichiarabile un valore paesaggistico. Il P.U.T.T/P stabilisce, per ognuna delle predette aree omogenee (A.T.E.), - attraverso una specifica normativa di riferimento, calibrata in funzione delle maggiore e/o minore presenza dei valori paesaggistici identificati – un grado di trasformabilità differenziata dell’attuale
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assetto paesaggistico, persino escludendo del tutto ogni trasformazione in alcune specifiche aree. Le aree e gli immobili compresi negli Ambiti Territoriali Estesi di valore eccezionale, rilevante, distinguibile e relativo, sono sottoposti a tutela diretta dal Piano. Il Piano stabilisce inoltre che, in riferimento agli ambiti di cui sopra, devono essere perseguiti obiettivi di salvaguardia e valorizzazione paesaggistica nel rispetto dei seguenti “indirizzi di tutela”: - ambiti di valore eccezionale "A": conservazione e valorizzazione dell'assetto attuale; recupero delle situazioni compromesse attraverso l'eliminazione dei detrattori; - ambiti di valore rilevante "B": conservazione e valorizzazione dell'assetto attuale; recupero delle situazioni compromesse attraverso l’eliminazione dei detrattori e/o la mitigazione degli effetti negativi massima cautela negli interventi di trasformazione del territorio; - ambiti di valore distinguibile "C" salvaguardia e valorizzazione dell'assetto attuale se qualificato; trasformazione dell'assetto attuale, se compromesso, per il ripristino e l'ulteriore qualificazione; trasformazione dell'assetto attuale che sia compatibile con la qualificazione paesaggistica; - ambiti di valore relativo "D"; valorizzazione degli aspetti rilevanti con salvaguardia delle visuali panoramiche; - ambiti di valore normale "E": valorizzazione delle peculiarità dei siti. L’area di intervento risulta perimetrata quale “ATE di valore distinguibile C” (elab. G3); la proposta di recupero dell’area e degli edifici presenti risulta compatibile con gli indirizzi di tutela dettate dal PUTT/P, quali la “trasformazione dell'assetto attuale, se compromesso, per
il ripristino e l'ulteriore qualificazione”.
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Relazione Illustrativa
Figura 14 Ambiti Territoriali Estesi PUTT/P Regione Puglia - fonte: tav.8 P.T.C.P.
2.8.1
Piano Paesaggistico Territoriale Regionale - PPTR
La Regione Puglia con Delibera di Giunta Regionale n. 1842 del 13 Novenbre 2007 ha approvato il Documento programmatico del Piano paesaggistico territoriale (P.P.T.R.). In particolare, si evidenzia che, con deliberazione di Giunta Regionale n. 357 del 27/03/2007 è stato approvato il Programma per la Elaborazione del nuovo Piano Paesaggistico adeguato al D.lgs 42/2004 - "Codice dei beni culturali e del paesaggio”. L’obiettivo di tale programma consiste nel provvedere all’adeguamento del Piano Urbanistico Territoriale Tematico/Paesaggio (PUTT/P), approvato con DGR n. 1748 del 15 dicembre 2000, rispetto ad alcuni elementi di innovazione introdotti dal “Codice dei beni culturali e del paesaggio” (D.Lgs 22 gennaio 2004, n. 42). Gli elementi di innovazione, in fase di studio, determineranno i seguenti aggiornamenti: - individuazione territoriale di ambiti omogenei di pregio o degradati; - definizione degli obiettivi ed individuazione dei criteri d’inserimento paesaggistico con la finalità di rendere maggiormente sostenibili ed integrabili gli interventi in ambiti di pregio paesaggistico e di reintegrare elementi di recupero del valore paesaggistico in ambiti degradati; - rivisitazione dei contenuti descrittivi, prescrittivi e propositivi del Piano, con particolare attenzione all'analisi delle dinamiche di trasformazione del territorio;
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Relazione Illustrativa
- semplificare l’operatività dei comuni e delle Provincie rispetto all’adeguamento delle proprie strategie di pianificazione al PUTT/P. Pertanto, la proposta del presente Studio, risulta compatibile con gli obiettivi sopra richiamati. 2.8.1
Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (Ptcp), di seguito denominato Ptcp, definisce gli assetti fondamentali del territorio provinciale tarantino, così come delineati nel Documento Preliminare del Ptcp, per la costruzione di un condiviso futuro modello di sviluppo socio - economico, tenendo conto delle prevalenti vocazioni e delle caratteristiche geologiche, morfologiche, idrogeologiche, paesaggistiche, ambientali e culturali della Provincia. In particolare, il Ptcp, in attuazione di quanto previsto dal Capo I della Legge n. 59/1997, dall’art. 57 del D. Lgs.112/98, dall’art. 20 del D. Lgs n. 267/2000, dalla legge costituzionale n. 3/2001, nonché dagli artt. 6 e 7 della Legge Regionale n. 20/2001 e dagli indirizzi del DRAG, approvato in via definitiva con D.G.R. 29 settembre 2009, n. 1759, intende: - delineare il contesto generale di riferimento e specificare le linee di sviluppo del territorio provinciale; - stabilire, in coerenza con gli obiettivi e con le specificità dei diversi ambiti territoriali, i criteri per la localizzazione degli interventi di competenza provinciale; - individuare le aree da sottoporre a specifica disciplina nelle trasformazioni, al fine di perseguire la tutela dell'ambiente, con particolare riferimento ai Siti Natura 2000 di cui alle direttive n. 79/409/CEE , n. 92/43/CEE, 91/676 CEE; - individuare le aree, nell'esclusivo ambito delle previsioni del Piano urbanistico territoriale tematico (PUTT) e delle revisioni proposte del Nuovo Piano Paesistico Regionale, da sottoporre a specifica disciplina nelle trasformazioni al fine di perseguire la tutela dell'ambiente;
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Relazione Illustrativa
- costituire momento di raccordo delle politiche settoriali della Provincia; - costituire atto di indirizzo e di coordinamento della pianificazione territoriale e urbanistica comunale. Il Ptcp, sulla base della sistematica rilevazione e analisi delle risorse del territorio provinciale, con specifico riferimento sia ai sistemi locali, sia al suo ruolo attuale che a quello attuativo delle disposizioni comunitarie, nazionali e regionali, contiene: a) la definizione del quadro conoscitivo complessivo e articolato di ogni tipologia di rischio territoriale previsto nel Piano Provinciale di Protezione Civile, quale strumento di pianificazione specifico e settoriale; b) gli indirizzi e le direttive per perseguire gli obiettivi economici, spaziali e temporali dello sviluppo della comunità provinciale nello scenario definito dalla programmazione e pianificazione regionale, di cui costituisce specificazione e attuazione; c) le azioni e gli interventi necessari per ottimizzare la funzionalità del sistema della mobilità sul territorio; d) le azioni necessarie per perseguire gli obiettivi energetici provinciali; e) gli indirizzi e le direttive, nonché le prescrizioni e gli interventi per rendere omogenee su scala provinciale le regolamentazioni e le programmazioni territoriali di scala comunale, costituendo insieme agli strumenti di programmazione regionale il parametro per l’accertamento di compatibilità degli strumenti di pianificazione urbanistica comunale; f) le linee di intervento per la sistemazione idrica, idrogeologica e idraulico-forestale e, in genere, per il consolidamento del suolo e delle acque. Il Ptcp, per dare attuazione alle sue finalità, in conformità ai contenuti di assetto previsti dal DRAG, si articola in contenuti di assetto e delle relative articolazioni in sistemi ambientali e paesaggistici in organizzazione territoriale del sistema insediativo e degli usi del suolo e in sistema dell’armatura infrastrutturale, individuando obiettivi e azioni da tenere a riferimento nelle pianificazioni di settore dei PUG e dei PUG Intercomunali e loro varianti. Tra gli altri, si evidenziano i seguenti Obiettivi di Piano:
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-
Riorganizzazione dei sistemi insediativi e degli usi del suolo per l’innalzamento della qualità di vita e aumento della competitività territoriale.
Attuabili attraverso le seguenti Azioni: -
Contenere il consumo del suolo, con la ricompattazione della forma urbana con la
ridefinizione dei margini urbani, il recupero delle aree degradate e dismesse e la razionalizzazione delle reti tecnologiche. Pertanto, la proposta del presente Studio, risulta compatibile con gli obiettivi sopra richiamati.
2.8.2
Piano Generale dei Trasporti (PGT) e Piano Regionale dei Trasporti (PRT)
Il Piano Generale dei Trasporti e della Logistica costituisce lo strumento di definizione delle priorità d’intervento sul sistema nazionale dei trasporti, costituendo altresì il quadro di riferimento delle pianificazioni sott’ordinate (piano regionale dei trasporti). L’obiettivo principale di tale piano è quello di creare una forte integrazione fra le infrastrutture ed i servizi di trasporto multimodale e di intervenire sullo sviluppo della logistica, al fine di raggiungere una dotazione di servizi di alta qualità. Tra gli interventi programmati a livello nazionale dal PGT, riguardanti la Regione Puglia e comportanti, tra l’altro, sicure ricadute sul sistema portuale tarantino sono da ricordare i seguenti tre interventi sulla rete ferroviaria nazionale: 1) il completamento del raddoppio della linea ferroviaria Bari-Taranto e relativo collegamento con il porto; 2) la creazione di un corridoio-merci per container e semirimorchio lungo la direttrice SiciliaGioiaTauro-Taranto-Bari-Rimini-Bologna-Brennero; 3) la creazione di un corridoio-merci high-cube Taranto-Bari-Bologna-Brennero. Con deliberazione delle Giunta Regionale 1719 del 06.11.2002 è stato approvato il Piano regionale dei trasporti (PRT), il quale rappresenta il documento programmatico generale della Regione Puglia rivolto a realizzare sul proprio territorio, in armonia con gli obiettivi del
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Relazione Illustrativa
piano nazionale dei trasporti (PGT) e degli altri documenti programmatici interregionali, un sistema equilibrato del trasporto delle persone e delle merci conformemente ai piani di assetto territoriale e di sviluppo socio-economico. I principali interventi previsti dal PRT sul sistema infrastrutturale regionale relativi all’ambito portuale di Taranto riguardano: - Sistema stradale - ammodernamento del collegamento S.S.7-S.S.106 - Sistema ferroviario - completamento del raddoppio della linea Bari-Taranto più una serie d’interventi che confermano gli obiettivi posti dal PGT. - Sistema dei nodi infrastrutturali (porti – aeroporti) - Per il Porto di Taranto, la Regione assume una destinazione funzionale come sistema portuale e distripark al servizio dell’intermodalità terrestre dei grandi flussi merci del transhipment mediterraneo ed oceanico del porto. Per l’aeroporto di Grottaglie assume una specializzazione funzionale come aeroscalo merci, con possibilità di integrazione intermodale con i flussi del Porto di Taranto. L’intervento proposta nel presente Studio non risulta in difformità con gli indirizzi nazionali e regionali; inoltre, potrà beneficiare dell’integrazione delle infrastrutture e dello sviluppo di un sistema di reti interconnesso.
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Relazione Illustrativa
1
ANALISI ALTERNATIVE PROGETTUALI
Di seguito sono analizzate differenti alternative progettuali che hanno condotto alla scelta della soluzione ottimizzata.
1.1
Opere marittime - Alternativa A
L’alternativa A (elab. OM2, OM3, OM4) prevede la demolizione di vari pontili fatiscenti, il risanamento di quelli agli estremi dell’area e la realizzazione di un pontile a “T” per crociere largo 10 m e collocato al centro dell’area. Completano gli ormeggi la posa in opera di un pontile galleggiante nella parte più orientale dell’area. Il risultato finale è una riorganizzazione dell’area da dismettere con le due destinazioni d’uso, crociere e maxi-yachts, che usufruiscono di accosti di caratteristiche adeguate sia in lunghezza che in profondità al piede (-5,00 m s.l.m.m. per i maxi-yachts e -8,00 m s.l.m.m. per le navi da crociera). Sulla base dei risultati della perizia tecnica sull’idoneità statica dei pontili esistenti, redatta dall’ing. Pier Paolo Tamasi nel Giugno 2010 per conto della Direzione del Genio della Marina Militare, che ha accertato lo stato di non idoneità statica e il rischio di crollo di gran parte dei medesimi, con conseguente maggiore costo (o non fattibilità tecnica) del risanamento dei medesimi, la fattibilità tecnico-economica di tale soluzione progettuale A (concepita nell’Ottobre 2012) è aggravata.
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Relazione Illustrativa
Figura 15- Opere marittime – Ipotesi A – Alternativa
1.2
Opere marittime - Alternativa B
L’alternativa B (elab. OM5, OM6, OM7) prevede la demolizione di vari pontili fatiscenti, il risanamento di quelli al centro e nella parte orientale dell’area e la realizzazione di un pontile sub parallelo alla banchina di riva per crociere largo 10 m e collocato nella parte occidentale dell’area. Completano gli ormeggi la posa in opera di pontili galleggianti nella parte più orientale e centrale dell’area. Il risultato finale è una riorganizzazione dell’area da dismettere con le due destinazioni d’uso, crociere e maxi-yachts, che pur garantendo accosti di caratteristiche adeguate sia in lunghezza che in profondità al piede (-5,00 m s.l.m.m. per i maxi-yachts e -8,00 m s.l.m.m. per le navi da crociera) come per l’alternativa A, è però caratterizzata da una migliore
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Relazione Illustrativa
separazione delle due funzioni portuali: l’accosto crociere ad occidente e il diporto ad oriente, con conseguenti, ed evidenti, minori interferenze nei traffici sia marittimi che terrestri connessi a tali diverse destinazioni d’uso portuali. Anche in tale caso, però, come per la precedente alternativa A, i risultati della perizia tecnica sull’idoneità statica dei pontili esistenti, redatta dall’ing. Pier Paolo Tamasi, inficiano la fattibilità tecnico-economica di tale soluzione progettuale B.
Figura 16- Opere marittime – Ipotesi B – Alternativa
1.3
Opere marittime - Alternativa C
A seguito di quanto sopra osservato sulle alternative progettuali A e B Il percorso progettuale intrapreso nel presente Studio di Fattibilità ha quindi condotto alla configurazione dell’alternativa C (OM8, OM9, OM10) che ottimizza le conclusioni delle due precedenti:
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Relazione Illustrativa
Difatti è prevista la demolizione ed il salpamento di tutti i pontili ammalorati esistenti (senza dragaggi) e la realizzazione di un pontile per crociere uguale a quello già previsto per l’alternativa B, e di un unico pontile per maxi-yachts senza prevedere difficili (ed onerosi) risanamenti di pontili esistenti e senza pontili galleggianti, meno performanti per grandi unità da diporto rispetto a quelli fissi. I collegamenti a terra di tale pontile prevedono il passaggio, sotto un apposito ponte, di piccole unità (natanti 5,00 m x 2,50 m) nella parte interna del pontile. Il risultato finale, l’alternativa progettuale prescelta (la C), è quello riportato nella figura seguente.
Figura 17- Opere marittime – Ipotesi C – Alternativa
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Relazione Illustrativa 1.4
Alternative funzionali opere a terra
L’intervento di dismissione della ex Base Torpediniere della M.M. situata nel Mar Piccolo di Taranto fornisce un’occasione di risanamento conservativo degli immobili esistenti (ad eccezione di alcuni manufatti minori privi di significativo valore architettonico), in funzione di diverse ipotesi di riutilizzo funzionale degli stessi. Il “concept” (o “idea strutturale” ipotizzata prima ancora della realizzazione del progetto vero e proprio”) muove dalla considerazione di un nuovo assetto “urbano” dell’area, attraverso interventi di recupero a fini turistici e culturali, in rete con altri progetti nel Mediterraneo e integrati con percorsi culturali (MArTa, Castello Aragonese, Città Vecchia, Isola San Paolo) e naturalistici locali (Gravine, Mar Piccolo, sistema dunale) e di area vasta (patrimonio archeologico diffuso, civiltà rupestre). Si propone un’ integrazione urbanistica e culturale con l’ambiente urbano, attraverso la creazione di un “luogo dei servizi alla città” (turistici-ricreativi-commerciali-culturaliscientifici), eliminando la cesura attuale con la realizzazione di un collegamento con la retrostante Villa Peripato e quindi con il “Borgo” e la “Città Vecchia”. Alla base dello studio delle alternative sono state poste le conoscenze delle esigenze locali, espresse attraverso strumenti di Programmazione Regionale e territoriale, quali il Piano Strategico di Area Vasta Tarantina e il POR Puglia FSE 2007-2013. Il PS di Area Vasta Tarantina, premettendo gli esempi di musealizzazione marittima di basi navali sottoutilizzate o dismesse e recuperate quali Portsmouth (Royal Naval Museum ) e Birknead in Inghilterra, Brest e Cherbourg (Citè de la mer) in Francia, e la riqualificazione di aree portuali o ex industriali europee (Lisbona, Barcellona, Venezia – Corderie Arsenale, Mulino Stucky), propone funzioni museali navali, in rete con altri musei della marineria del sud d’Italia (quali un Parco museale del Mare e della Marineria, un Museo storico dell’Arsenale e delle Scienze marine ed infine un Acquario), auspicando una “rete europea di ecomusei”. In tale contesto si inserisce l’obiettivo della divulgazione storico-scientifica
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Relazione Illustrativa
marina. Inoltre, la sensibilità ambientale del contesto in cui si inserisce l’area di intervento e le problematiche legate alla Bonifica del SIN di Taranto, inducono alla proposta di una funzione “centro studi” ad esse dedicata. Il POR Puglia FSE 2007-2013 individua un “South italy brand” ispirato alla valorizzazione, commercializzazione e divulgazione di “prodotti di qualità (doc, dop, igt, igp, stg). La provincia di Taranto è, infatti, ricca di prodotti agroalimentari e, in particolare, di prodotti registrati in sede comunitaria e nazionale con diverse denominazioni di origine ed indicazione di provenienza geografica. Questi marchi non solo tutelano giuridicamente la qualità dei prodotti, a beneficio soprattutto dei consumatori, ma favoriscono lo sviluppo delle produzioni agricole, in particolare in quelle aree rurali in cui detti marchi possono contribuire alla crescita economica. Infine, la Programmazione regionale di interventi su Taranto Brindisi e Canosa per realizzare un sistema “a rete” quale attrattore turistico-culturale, prevede: Polo museale della Storia e della Scienza del Mare
Brindisi
Restauro Castello Alfonsino
Taranto
Nave Museo Vittorio Veneto Recupero complesso Monumentale Isola S. Paolo
Polo museale archeologico
Canosa
Museo e Parco acheologico S. Giovanni
Taranto
Completamento del MArTa (Museo Archeologico Nazionale)
Si riportano di seguito gli schemi delle alternative funzionali proposte, rappresentate con tabelle e grafici (elab. OT1 – OT1A – OT1B). Una sola alternativa funzionale, a titolo esemplificativo, è stata sviluppata plani metricamente (elab.OT2), rappresentando solo una delle possibili scelte, in quanto l’autonomia delle singole funzioni, permette molteplici combinazioni.
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Relazione Illustrativa EDIFICIO
SUP. M2
ALTERNATIVA 1 offerta turistica
1
1.250
2
4.230
HOTEL
3
1.504
RISTORAZIONE
4
3.950
COMMERCIALE
5
405
demolizione ‐ PARCHEGGIO
6
838
RISTORAZIONE
TOTALE
12.177
EDIFICIO
SUP. M2
1
1.250
TERMINAL CROCIERISTICO*
2
4.230
HOTEL
3
1.504
RISTORAZIONE
4
3.950
GRANDE DISTRIBUZIONE
5
405
demolizione ‐ PARCHEGGIO
6
838
RISTORAZIONE
TOTALE
12.177
TERMINAL CROCIERISTICO*
ALTERNATIVA 2 "servizi alla città" – tipol. commerciale
EDIFICIO
SUP. M2
ALTERNATIVA 3 Brand "south Italy" (POR Puglia)
1
1.250
TERMINAL CROCIERISTICO*
2
4.230
HOTEL
3
1.504
RISTORAZIONE e VENDITA
4
3.950
tipologia: "EATITALY"
5
405
demolizione ‐ PARCHEGGIO
6
838
AREE DIDATTICHE‐ ED. ALIMENTARE
TOTALE 12.177 * PT: Sala attesa, biglietteria, bar, s. igienici, P1: Direzione, Yacht club ** riferimenti: Regione Puglia – “rete museale Taranto‐Brindisi‐Canosa” P.S. Area Vasta Tarantina *** riferimenti: P.S. Area vasta tarantina *** *riferimenti: P.S. AVT‐ Polo Scientifico e Tecnologico “Magna Grecia” studio r.ambientale
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Autorità Portuale di Taranto Porto di Taranto – mar Piccolo – Banchina Torpediniere STUDIO DI FATTIBILITA’ EX ART.14 CO.1 LETT. (a) – (e) DEL DPR 207/2010 PER FINALITA’ DI TRAFFICO PASSEGGERI E/O NAUTICA DA DIPORTO DELLA BANCHINA TORPEDINIERE ED AREE RETROSTANTI DEL MAR PICCOLO DI TARANTO
Relazione Illustrativa EDIFICIO
SUP. M2
ALTERNATIVA 4 "servizi alla città"‐ tipol. ricreativo
1
1.250
2
4.230
HOTEL
3
1.504
RISTORAZIONE E COMMERCIALE
4
3.950
MULTISALA/CENTRO FITNESS E BENESSERE
5
405
demolizione ‐ PARCHEGGIO
6
838
RISTORAZIONE E COMMERCIALE
TOTALE
12.177
EDIFICIO
SUP. M2
1
1.250
TERMINAL CROCIERISTICO*
2
4.230
MUSEO ‐ ampliamento MarTa **
3
1.504
RISTORAZIONE E COMMERCIALE
4
3.950
HOTEL
5
405
demolizione ‐ PARCHEGGIO
6
838
RISTORAZIONE E COMMERCIALE
TOTALE
12.177
TERMINAL CROCIERISTICO*
ALTERNATIVA 5 "servizi alla città" – tipol. culturali
EDIFICIO
SUP. M2
ALTERNATIVA 6
"servizi alla città" ‐ culturali e ambientali
1
1.250
TERMINAL CROCIERISTICO*
2
4.230
MUSEO DEL MARE E DELLE SCIENZE MARINE***
3
1.504
RISTORAZIONE E COMMERCIALE
4
3.950
CENTRO STUDI BONIFICA ****
5
405
demolizione ‐ PARCHEGGIO
6
838
RISTORAZIONE E COMMERCIALE
TOTALE
12.177
* PT: Sala attesa, biglietteria, bar, s. igienici, P1: Direzione, Yacht club ** riferimenti: Regione Puglia – “rete museale Taranto‐Brindisi‐Canosa” P.S. Area Vasta Tarantina *** riferimenti: P.S. Area vasta tarantina *** *riferimenti: P.S. AVT‐ Polo Scientifico e Tecnologico “Magna Grecia” st. r.ambientale
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Autorità Portuale di Taranto Porto di Taranto – mar Piccolo – Banchina Torpediniere STUDIO DI FATTIBILITA’ EX ART.14 CO.1 LETT. (a) – (e) DEL DPR 207/2010 PER FINALITA’ DI TRAFFICO PASSEGGERI E/O NAUTICA DA DIPORTO DELLA BANCHINA TORPEDINIERE ED AREE RETROSTANTI DEL MAR PICCOLO DI TARANTO
Relazione Illustrativa
CARATTERISTICHE FUNZIONALI, TECNICHE, GESTIONALI, ECONOMICOFINANZIARIE DEI LAVORI DA REALIZZARE
2
Le caratteristiche funzionali, tecniche, gestionali, economico-finanziarie dei lavori da realizzare sono state analizzate e riportate nei paragrafi che seguono. Destinazioni d’uso dell’approdo
2.1
L’area da dismettere della ex Base Torpediniere della M.M. situata nel Mar Piccolo di Taranto è oggetto del presente Studio di Fattibilità al fine di trasformazione in approdo per navi da crociera e per maxiyacht. Le due destinazioni d’uso seppure distinte non configgono tra di loro come altre tipologie di uso (industriali, ad esempio, o pescherecce). In tali casi infatti i fattori ambientali e/o paesaggistici coinvolti in una di tali destinazioni d’uso interferiscono o nuocciono alle attività legate al turismo (sia crocieristico che da diporto): l’odore dei pescherecci e le problematiche paesaggistiche ed ambientali dei terminali industriali. Nel presente caso entrambe le destinazioni d’uso sono legate al Turismo ed utilizzano aree limitrofe, ma distinte, proprio per evitare interferenze sui traffici relativi (imbarco-sbarco). Le limitazioni dimensionali legate all’uso del canale navigabile comportano: -) In caso di apertura del ponte girevole il passaggio, assistito da rimorchiatori, di navi da crociera di larghezza massima pari a 39,99 m e di pescaggio massimo pari a 8,20 m (7,00 m prodiero). Tipicamente una nave da crociera simile a quella della scheda allegata nel seguito. Aida Aura - Dettagli della nave: -
Passeggeri: 1.266 pax
-
Anno di costruzione: 2003
-
Lunghezza x Larghezza: 203 m x 28 m
-
Gross Tonnage: 42289, Stazza lorda: 3850 t
-
Pescaggio: 6.3 m
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Relazione Illustrativa
-) In caso di passaggio sotto i varchi del ponte chiuso, il passaggio di maxiyacht di altezza massima pari a 12 m al centro e pari a 8,5 m ai lati. Tipicamente un maxi-yacht tipo quello riportato nella foto allegata di seguito.
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Relazione Illustrativa 2.2
Caratteristiche tecniche del Progetto Opere Marittime
Lo Studio di Fattibilità per la trasformazione della Base Torpediniere è frutto di un percorso progettuale, che ha contemplato sia il risanamento delle strutture esistenti, sia la demolizione ed il salpamento di queste, sia la realizzazione di nuovi pontili (sia su pali che su piloni), ma sempre evitando di prevedere escavi marittimi. La soluzione progettuale prescelta prevede la demolizione di tutti i pontili e le briccole esistenti nell’area. Difatti la perizia tecnica sull’idoneità statica dei pontili esistenti, redatta dall’ing. Pier Paolo Tamasi nel Giugno 2010, ha accertato lo stato di non idoneità statica e il rischio di crollo di gran parte dei medesimi, con conseguente maggiore costo (o non fattibilità tecnica) del risanamento dei medesimi che attualmente presentano il rischio di crollo per peso proprio entro i prossimi 2 anni (con pericolo per persone e/o cose). A seguito della demolizione e salpamento di tali strutture è prevista la realizzazione, nella parte più occidentale dell’area, di un pontile destinato all’ormeggio di navi da crociera, largo 10 m e lungo 220 m ad andamento pseudo parallelo alle linee batimetriche orientato per SONE, collegato con un pontile largo 10 m alla banchina di riva. Le quote di coronamento sono pari a +2,00 m s.l.m.m. per la banchina e variabili da +1,00 m s.l.m.m. a +2,00 m s.l.m.m. per il pontile di collegamento. Il pontile è previsto in elementi di c.a. prefabbricato (dalle, travi, pulvini) solidarizzati con getti in opera di c.a. e fondato su pali o su piloni (da decidere nelle successive fasi di approfondimento progettuale sulla base di approfondimenti geognostici e di altra natura). Per l’ormeggio dei maxi-yachts (di l.f.t. compresa tra 20 e 50 m) è prevista la realizzazione di un pontile fisso (su pali o su piloni) in c.a. largo 5 m e lungo 344 m ad andamento subparallelo alla riva e collegato alla stessa con due pontili trasversali alla riva larghi 5 m. I fondali al piede delle banchine sono quelli, naturali, adatti all’ormeggio delle navi o imbarcazioni previste. In particolare: la banchina per navi da crociere circa -8,00 m s.l.m.m.; le banchine per maxi-yachts circa -5,00 m s.l.m.m.
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Relazione Illustrativa
Il lato di terra del pontile per diporto è utilizzabile per l’attracco di natanti (tender, gommoni e similari) anche per mezzo di un pontile di collegamento che prevede una parte rialzata che ne consente il passaggio sotto. Date le dimensioni di tali maxi-yachts il pontile relativo ha una quota di coronamento pari a +1,50 m s.l.m.m. Sul lato di terra del pontile per crociera possono trovare ormeggio di fiancata imbarcazioni da diporto di 20 m di l.f.t. (non trasversali perché i fondali naturali non lo permettono). Tutti gli ormeggi previsti sono dotati dell’arredo tipico (parabordi, bitte, anelloni di ormeggio, scalette e sistemi di ancoraggio per i maxi-yachts: catenarie, corpi morti, trappe, ecc.). 2.2.1
Aspetti gestionali dell’opera
Gli aspetti gestionale relativi alle due destinazioni d’uso sono quelli tipici delle stesse. Per l’approdo crociere è prevista un’area di carico-scarico dei passeggeri (autobus, navette, taxi, auto private), una biglietteria, servizi igienici, ristoro, area commerciale). Per i maxi-yachts sono previsti servizi igienici, docce, parcheggi, magazzini, aree ristoro, yacht club, direzione portuale, locale ormeggiatori, servizio guardiania, officina meccanica, e tutti gli impianti usualmente previsti (elettrico, di illuminazione esterna, idraulico, fognario, di bunkeraggio, ecc.).
2.3
Caratteristiche tecniche del Progetto Opere a Terra
L’intervento di dismissione della ex Base Torpediniere della M.M. situata nel Mar Piccolo di Taranto fornisce un’occasione di risanamento conservativo degli immobili esistenti (ad eccezione di alcuni manufatti minori privi di significativo valore architettonico), in funzione di diverse ipotesi di riutilizzo funzionale degli stessi. Si propone un nuovo assetto “urbano” dell’area, attraverso interventi di recupero a fini turistici e culturali, in rete con altri progetti nel Mediterraneo e integrati con percorsi culturali e naturalistici locali e di area vasta, come riportato nella descrizione delle alternative funzionali, delle quali una sola, a titolo esemplificativo, è stata sviluppata planimetricamente (elab.OT2),
in quanto l’autonomia
delle singole funzioni, permette molteplici combinazioni e quindi possibilità di scelta.
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Relazione Illustrativa
Figura 18- Opere a terra – Schema planimetrico Alternativa 5/6 (funzioni: ampliamento MArTa/Museo del mare – attività ricettive e commerciali)
Nell’alternativa sviluppata plani metricamente, si prevede la demolizione di un edificio minore (edificio n.5) e dei manfatti retrostanti per la realizzazione di un’area a parcheggio di circa m2 6400 (circa 250 p.a.); tale intervento prevede la complessiva sistemazione plano-altimetrica, considerata la morfologia attuale e il dislivello esistente di raccordo con la Villa Peripato.
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Relazione Illustrativa
L’edificio individuato al n.1, con una superficie pari a circa m2 1.250, potrà essere utilizzato quale terminale crocieristico, individuando al piano terra le seguenti destinazioni: sala attesa, biglietteria, bar, serv. igienici; al piano primo troveranno sede gli uffici, la Direzione e lo Yacht Club. Nell’area antistante tale edificio è prevista la demolizione di due manufatti di limitata consistenza, attualmente a servizio di attività sportive, e dei relativi campi, per la realizzazione di un’area di sosta e parcheggio dedicata alla funzione crocieristica. L’edificio individuato al n.2, con una superficie pari a circa m2 4.230, potrà essere destinato all’ampliamneto del Museo del MArTa o alla realizzazione del Museo del Mare, in coerenza con gli obiettivi di realizzazione di una rete museale regionale e/o
in rete con altre
esperienze similari in ambito europeo. Gli edifici n.3 e n.6, con una superficie complessiva pari a circa m2 2.342, potranno essere utilizzati unitariamente per attività commerciali e di ristorazione. L’edificio n.3 si presenta in aderenza al precedente, presentando però un passaggio coperto al livello terra; tale passaggio viene riproposto come punto di partenza per un accesso diretto alla Villa Peripato, da realizzarsi con un sistema meccanizzato. Si mantiene, comunque, anche un accesso pedonale alla Villa, che prevede la realizzazione di un sentiero sviluppato adattandosi alle pendenze esistenti. Tale intervento permette di eliminare la cesura attuale con la retrostante Villa Peripato e quindi con il “Borgo” e la “Città Vecchia”. Si propone, infine, per l’edificio n.4, con una superficie pari a circa m2 3.950, una funzione di tipo ricettivo. Gli interventi proposti prevedono il recupero degli edifici esistenti attraverso un risanamento conservativo, quindi senza aumento di superfici e/o volumetrie, rispettando le partiture prospettiche e le caratteristiche architettoniche esterne degli stessi. Dovranno
essere
eseguiti il consolidamento strutturale, l’ adeguamento tecnologico e impiantistico, la sistemazione e l’adeguamento delle coperture, delle murature esterne, interne e delle finiture. Gli interni dovranno essere adeguati alle prestazioni delle specifiche funzioni e quindi varieranno in funzione delle stesse. Esternamente agli edifici, sono previste opere di sistemazione stradale, di arredo urbano e di sistemazione a verde.
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Relazione Illustrativa
Caratteristiche economico-finanziarie
2.4
Le caratteristiche economico-finanziarie investigate in questa prima fase progettuale di Studio di Fattibilità concernono principalmente i seguenti aspetti: -
la stima sommaria dei costi di realizzazione delle opere a mare e a terra;
-
la stima dei ricavi potenziali derivanti dall’ormeggio dei maxi-yacht e dalla locazione dei locali commerciali;
-
l’impatto sull’occupazione e sull’economia locale ed i tempi di realizzazione delle opere.
Di seguito sono riportati tali stime per le alternative esaminate distinte per opere a mare e opere a terra.
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Relazione Illustrativa
2.4.1
Opere a mare
Alternativa A
Costi sommari di realizzazione Taranto Base Torpediniere Alt A lunghezze (m) costo unitario Demolizioni pontili al m
340,00
€
Risanamento pontili al m
300,00
Costruzione pontile largo 10 m al m
€
255.000,00
€
10.000,00 €
3.000.000,00
290,00
€
25.000,00 €
7.250.000,00
Installazione pontile galleggiante doppio al m
56,00
€
3.200,00 €
179.200,00
Installazione pontile galleggiante singolo al m
140,00
€
1.600,00 €
224.000,00
Impianti tecnici di banchina
€
700.000,00
Arredo portuale
€
300.000,00
€
11.908.200,00
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750,00
importo
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Relazione Illustrativa Ricavi potenziali Taranto Base Torpediniere Alt A area tot stalli =
LONG RENT
N pb 2 11 7 7 9
lungh pb 20,00 25,00 30,00 40,00 50,00
largh pb 6,00 7,00 8,00 10,00 12,00
area stallo pb 120 175 240 400 600
€ € € € €
costo pb al m2 1.000,00 1.000,00 1.000,00 1.000,00 1.000,00
12.045,00 m2
€ € € € €
36
costo pb 120.000,00 175.000,00 240.000,00 400.000,00 600.000,00
€ € € € €
importo tot 240.000,00 1.925.000,00 1.680.000,00 2.800.000,00 5.400.000,00
tot €
12.045.000,00
NOLO ANNUALE
N pb 2 11 7 7 9
lungh pb 20,00 25,00 30,00 40,00 50,00
36
Acquatecno S.r.l.
largh pb 6,00 7,00 8,00 10,00 12,00
area stallo pb 120 175 240 400 600
€ € € € €
costo pb al m2 83,33 83,33 83,33 83,33 83,33
€ € € € €
costo pb 10.000,00 14.583,33 20.000,00 33.333,33 50.000,00
€ € € € €
importo tot 20.000,00 160.416,67 140.000,00 233.333,33 450.000,00
tot €
1.003.750,00
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Relazione Illustrativa
Alternativa B
Costi sommari di realizzazione Taranto Base Torpediniere Alt B lunghezze (m) costo unitario Demolizioni pontili al m
225,00
€
Risanamento pontili al m
410,00
Costruzione pontile largo 10 m al m
750,00
importo €
168.750,00
€
10.000,00 €
4.100.000,00
230,00
€
25.000,00 €
5.750.000,00
Installazione pontile galleggiante doppio al m
112,00
€
3.200,00 €
358.400,00
Installazione pontile galleggiante singolo al m
0,00
€
1.600,00 €
-
Impianti tecnici di banchina
€
700.000,00
Arredo portuale
€
300.000,00
€
11.377.150,00
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Relazione Illustrativa Ricavi potenziali Taranto Base Torpediniere Alt B area tot stalli =
LONG RENT
N pb 11 0 17 4 13
lungh pb 20,00 25,00 30,00 40,00 50,00
largh pb 6,00 7,00 8,00 10,00 12,00
area stallo pb 120 175 240 400 600
€ € € € €
costo pb al m2 1.000,00 1.000,00 1.000,00 1.000,00 1.000,00
14.800,00 m2
€ € € € €
45
costo pb 120.000,00 175.000,00 240.000,00 400.000,00 600.000,00
€ € € € €
importo tot 1.320.000,00 4.080.000,00 1.600.000,00 7.800.000,00
tot €
14.800.000,00
NOLO ANNUALE
N pb 11 0 17 4 13
lungh pb 20,00 25,00 30,00 40,00 50,00
45
Acquatecno S.r.l.
largh pb 6,00 7,00 8,00 10,00 12,00
area stallo pb 120 175 240 400 600
€ € € € €
costo pb al m2 83,33 83,33 83,33 83,33 83,33
€ € € € €
costo pb 10.000,00 14.583,33 20.000,00 33.333,33 50.000,00
€ € € € €
importo tot 110.000,00 340.000,00 133.333,33 650.000,00
tot €
1.233.333,33
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Relazione Illustrativa
Alternativa C
Costi sommari di realizzazione Taranto Base Torpediniere Alt C lunghezze (m) costo unitario Demolizioni pontili al m
675,00
€
Costruzione pontili larghi 10 m al m
230,00
Costruzione pontili larghi 5 m al m
410,00
€
506.250,00
€
25.000,00 €
5.750.000,00
€
8.000,00 €
3.280.000,00
Impianti tecnici di banchina
€
700.000,00
Arredo portuale
€
300.000,00
€
10.536.250,00
Acquatecno S.r.l.
750,00
importo
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Relazione Illustrativa
Taranto Base Torpediniere Alt C area tot stalli =
LONG RENT
N pb 131 11 3 4 23
lungh pb 5,00 20,00 30,00 40,00 50,00
largh pb 2,50 6,00 8,00 10,00 12,00
area stallo pb 12,5 120 240 400 600
€ € € € €
costo pb al m2 1.000,00 1.000,00 1.000,00 1.000,00 1.000,00
19.077,50 m2
€ € € € €
172
costo pb 12.500,00 120.000,00 240.000,00 400.000,00 600.000,00
€ € € € €
importo tot 1.637.500,00 1.320.000,00 720.000,00 1.600.000,00 13.800.000,00
tot €
19.077.500,00
NOLO ANNUALE
N pb 131 11 3 4 23
lungh pb 5,00 20,00 30,00 40,00 50,00
172
Acquatecno S.r.l.
largh pb 2,50 6,00 8,00 10,00 12,00
area stallo pb 12,5 120 240 400 600
€ € € € €
costo pb al m2 83,33 83,33 83,33 83,33 83,33
€ € € € €
costo pb 1.041,67 10.000,00 20.000,00 33.333,33 50.000,00
€ € € € €
importo tot 136.458,33 110.000,00 60.000,00 133.333,33 1.150.000,00
tot €
1.589.791,67
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Autorità Portuale di Taranto Porto di Taranto – mar Piccolo – Banchina Torpediniere STUDIO DI FATTIBILITA’ EX ART.14 CO.1 LETT. (a) – (e) DEL DPR 207/2010 PER FINALITA’ DI TRAFFICO PASSEGGERI E/O NAUTICA DA DIPORTO DELLA BANCHINA TORPEDINIERE ED AREE RETROSTANTI DEL MAR PICCOLO DI TARANTO
Relazione Illustrativa
Il tempo stimato per la realizzazione degli interventi marittimi è stato stimato pari a circa 12 mesi per tutte e tre le alternative. Dal confronto tra le tre alternative studiate emerge vincente la alternativa C che, a fronte di costi minori rispetto alle altre alternative e di tempi di realizzazione similari, permette di realizzare un’area maggiore per gli stalli dei posti barca per maxi-yacht (circa 19.000 m2 anziché 14.800 m2 e 12.000 m2). Si può ipotizzare, inoltre, un incremento dell’occupazione diretta legata all’accosto crociere per circa 20 occupati e di quella legata al diporto per altre 15 persone. A questi nuovi posti di lavoro occorre poi sommare quelli derivanti dall’occupazione indiretta (locali commerciali ad es.) ed indotta (ristorazione, alberghi del circondario, ecc.). L’incremento di turismo che si attiva è sia di livello medio (crociere) sia di livello elevato (turismo di lusso per maxi-yacths).
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Autorità Portuale di Taranto Porto di Taranto – mar Piccolo – Banchina Torpediniere STUDIO DI FATTIBILITA’ EX ART.14 CO.1 LETT. (a) – (e) DEL DPR 207/2010 PER FINALITA’ DI TRAFFICO PASSEGGERI E/O NAUTICA DA DIPORTO DELLA BANCHINA TORPEDINIERE ED AREE RETROSTANTI DEL MAR PICCOLO DI TARANTO
Relazione Illustrativa
2.4.1
Opere a terra
I costi sommari di realizzazione sono stati stimati con riferimento al “prezziario tipologico” predisposto dall’ ANCE, che individua categorie di opere significative relativamente a più tipi di lavoro e costi standardizzati, tabellati all’anno 2007.
La stima dei ricavi potenziali derivanti dalla locazione dei locali commerciali, ha considerato quale riferimento, i dati desunti dalla “Banca Dati Quotazioni Immobiliari” dell’Agenzia del Territorio (Osservatorio Immobiliare), relativi al primo semestre 2012 nella zona centrale di Taranto (microzona catastale n.6, Periplo Corso Due Mari, via Roma, via GIovinazzi, Corso Umberto I, Via Nitti, Anfiteatro, Berardi, Piazza Ebalia, Lungomare) limitrofa all’area di Progetto. Si è assunto un valore di locazione commerciale pari a 16,70 €/m2 x mese (corrispondente al valore massimo, in quanto gli edifici, a seguito dell’intervento di recupero proposto, risulteranno non solo in uno stato conservativo superiore, ma anche in una posizione commerciale rivalutata grazie al risanamento del contesto). Si riporta di seguito lo stralcio della banca dati citata e le ipotesi di ricavi potenziali relativa alle alternative funzionali proposte.
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Relazione Illustrativa
Banca dati delle quotazioni immobiliari Risultato interrogazione: Anno 2012 - Semestre 1 Provincia: TARANTO Comune: TARANTO Fascia/zona:
Periplo Corso Due Mari, via Roma, via GIovinazzi, Corso Umberto I, Via Nitti, Anfiteatro, Berardi, Piazza Ebalia, Lungomare
Codice di zona: Microzona catastale n.: Tipologia prevalente: Destinazione:
B2
Tipologia
Stato conservativo (posizione commerciale)
6 Abitazioni civili Commerciale Valori Locazione (€/mq x mese)
Min Max Centri Normale 12,1 16,7 commerciali Magazzini Normale 6,3 9,4 Negozi Normale 12,4 16,7 - Nella descrizione della Zona omogenea è, in generale, indicata la microzona catastale nella quale essa ricade, così come deliberata dal Comune ai sensi del D.P.R. n.138 del 23 marzo 1998. - Lo stato conservativo si riferisce a quello più frequente di zona. - Nella tipologia è indicato lo stato di conservazione e manutenzione che può assumere i seguenti valori: Ottimo – Normale – Scadente. - Per la tipologia “negozi” il giudizio O/N/S è da intendersi riferito alla posizione commerciale e non allo stato conservativo dell'unità immobiliare.
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Autorità Portuale di Taranto Porto di Taranto – mar Piccolo – Banchina Torpediniere STUDIO DI FATTIBILITA’ EX ART.14 CO.1 LETT. (a) – (e) DEL DPR 207/2010 PER FINALITA’ DI TRAFFICO PASSEGGERI E/O NAUTICA DA DIPORTO DELLA BANCHINA TORPEDINIERE ED AREE RETROSTANTI DEL MAR PICCOLO DI TARANTO
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EDIFICIO
SUP. M2
ALTERNATIVA 1
Valori Locazione
offerta turistica
(€/m2 x mese)
(€/ mese)
1
1.250
TERMINAL CROCIERISTICO
2
4.230
HOTEL
3
1.504
RISTORAZIONE
16,70
25.116,80
4
3.950
COMMERCIALE
16,70
65.965,00
5
405
demolizione ‐ PARCHEGGIO RISTORAZIONE
6
838
TOTALE
12.177
EDIFICIO
SUP. M2
ALTERNATIVA 2
"servizi alla città"‐commerciale
1
1.250
2
RICAVI potenziali
16,70
13.994,60
105.076,40
Valori Locazione
RICAVI potenziali
(€/mq x mese)
(€/ mese)
TERMINAL CROCIERISTICO
4.230
HOTEL
3
1.504
RISTORAZIONE
16,70
25.116,80
4
3.950
GRANDE DISTRIBUZIONE
16,70
65.965,00
5
405
demolizione ‐ PARCHEGGIO
6
838
RISTORAZIONE
TOTALE
12.177
EDIFICIO
SUP. M2
ALTERNATIVA 3
Brand "south Italy" (POR Puglia)
1
1.250
2
16,70
13.994,60
105.076,40
Valori Locazione
RICAVI potenziali
(€/mq x mese)
(€/ mese)
TERMINAL CROCIERISTICO
4.230
HOTEL
3
1.504
RISTORAZIONE e VENDITA
16,70
25.116,80
4
3.950
tipologia: "EATITALY"
16,70
65.965,00
5
405
demolizione ‐ PARCHEGGIO
6
838
AREE DIDATTICHE‐ ED. ALIMENTARE
TOTALE
12.177
Acquatecno S.r.l.
16,70
13.994,60 105.076,40
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EDIFICIO
SUP. M2
ALTERNATIVA 4
"servizi alla città"‐ ricreativo
1
1.250
2
Valori Locazione
RICAVI potenziali
(€/mq x mese)
(€/ mese)
TERMINAL CROCIERISTICO
4.230
HOTEL
3
1.504
RISTORAZIONE E COMMERCIALE
16,70
25.116,80
4
3.950
MULTISALA/CENTRO FITNESS E BENESSERE
16,70
65.965,00
5
405
demolizione ‐ PARCHEGGIO
6
838
RISTORAZIONE E COMMERCIALE
TOTALE
12.177
EDIFICIO
SUP. M2
ALTERNATIVA 5
"servizi alla città" ‐ culturali
1
1.250
2
16,70
13.994,60
105.076,40
Valori Locazione
RICAVI potenziali
(€/mq x mese)
(€/ mese)
TERMINAL CROCIERISTICO
4.230
MUSEO ‐ ampliamento MarTa
3
1.504
RISTORAZIONE E COMMERCIALE
4
3.950
HOTEL
5
405
demolizione ‐ PARCHEGGIO
6
838
RISTORAZIONE E COMMERCIALE
TOTALE
12.177
EDIFICIO
SUP. M2
ALTERNATIVA 6
"servizi alla città" ‐ culturali e ambientali
1
1.250
2
16,70
25.116,80
16,70
13.994,60
39.111,40
Valori Locazione
RICAVI potenziali
(€/mq x mese)
(€/ mese)
TERMINAL CROCIERISTICO
4.230
MUSEO DEL MARE E DELLE SCIENZE MARINE
3
1.504
RISTORAZIONE E COMMERCIALE
4
3.950
CENTRO STUDI BONIFICA
5
405
demolizione ‐ PARCHEGGIO
6
838
RISTORAZIONE E COMMERCIALE
TOTALE
12.177
Acquatecno S.r.l.
16,70
16,70
25.116,80
13.994,60 39.111,40
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Relazione Illustrativa
Ipotizzando
che
la
completa
realizzazione
degli
interventi
non
avvenga
contemporaneamente, ma per lotti funzionali, legati alle esigenze e condizioni operative dei singoli investitori, si può stimare un tempo pari a circa 24 mesi per il recupero e risanamento conservativo di ogni lotto funzionale, cui aggiungere i tempi di “allestimento” della specifica funzione cui gli edifici saranno destinati. Dal confronto tra le alternative studiate è evidente che, a fronte di pari costi di recupero e risanamento degli immobili (cui aggiungere costi di “allestimento” delle specifiche funzioni), i ricavi potenziali saranno direttamente proporzionali alla presenza delle superfici commerciali da locare. Si può ipotizzare, inoltre, un incremento dell’occupazione legata non solo alle attività commerciali, alberghiere e alla ristorazione, ma anche alle strutture museali e didattiche proposte.
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Relazione Illustrativa
3
VERIFICA POSSIBILITA’ DI REALIZZAZIONE CON CONTRATTI PARTENARIATO PUBBLICO PRIVATO EX ART. 3 CO. 15-TER DEL CODICE
DI
I contratti di partenariato pubblico privato sono contratti aventi per oggetto una o più prestazioni quali la progettazione, la costruzione, la gestione o la manutanzione di un’opera pubblica o di pubblica utilità, oppure la fornitura di un servizio, compreso in ogni caso il finanziamento totale o parziale a carico di privati, anche in forme diverse, di tali prestazioni, con allocazione dei rischi ai sensi delle prescrizioni e degli indirizzi comunitari vigenti. Rientrano tra i contratti di partenariato pubblico privato la concessione di lavori, la concessione di servizi, la locazione finanziaria, l’affidamento di lavori mediante finanza di progetto, le società miste. Con riferimento alle funzioni proposte nel presente Studio risulterà necessario, quindi, coinvolgere sia
imprenditori privati che Enti Pubblici operanti negli specifici settori
(crocieristica, nautica da diporto, ricettività turistica, attività commerciali in senso stretto, musealità, beni culturali e ambientali, tipicità locali).
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Relazione Illustrativa
VALUTAZIONE
4
PREVENTIVA
DELLA
SOSTENIBILITÀ
AMBIENTALE
E
COMPATIBILITÀ PAESAGGISTICA DELL’INTERVENTO
4.1
Caratteristiche del contesto ambientale in cui l’opera si inserisce
La rilevanza ambientale dell’area tarantina è caratterizzata dalla presenza di una parte considerevole delle aree tarantine occidentali, sia terrestri che marine, che rientrano nelle cosiddette “aree a rischio” e necessitano sia di approfonditi piani di caratterizzazione sia di successiva eventuale bonifica. Lo specchio acqueo relativo alla Banchina Torpediniere nel Mar Piccolo rientra nel Sito di Interesse Nazionale (SIN) di Taranto, perimetrato con D.M. Ambiente 10.1.2000. La caratterizzazione ambientale dei relativi fondali marini (170 ha) per la conoscenza del grado di contaminazione dei sedimenti è stata già svolta. A questo proposito occorre precisare che l’intervento oggetto del presente Studio non necessita dell’esecuzione di dragaggi dei fondali, quindi non prevede asportazione di sedimenti marini e, per la sua caratteristica, non preclude fisicamente gli eventuali futuri interventi di bonifica. Le opere proposte, quindi, non necessitano di procedure di caratterizzazione e bonifica né di costi elevati per l’utilizzo di tecnologie a basso impatto ambientale (es. recupero dei sedimenti scavati, utilizzazione di attrezzature atte a ridurre la diffusione dei sedimenti durante i dragaggi, impermeabilizzazione di vaste aree per accogliere i fanghi ecc.).
4.2
Vincoli ambientali
4.2.1
Vincolo idrogeologico (R.D. 3267/1923)
L'area di intervento non risulta interessata dal vincolo idrogeologico, non essendo individuata dal Regio Decreto 3267/1923.
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Relazione Illustrativa 4.2.2
Piano di Assetto Idrogeologico - PAI
Con Delibera n. 39 del 30.11.2005 il Comitato istituzionale dell’Autorità di Bacino della Puglia, ai sensi e per gli effetti degli artt. 17, 19 e 20 della L. 183/89, ha approvato, in via definitiva, il Piano di Bacino della Puglia, stralcio del più generale Piano di “Assetto Idrogeologico” per i bacini regionali e per il bacino interregionale del fiume Ofanto. Il piano ha individuato in relazione alle condizioni idrauliche, alla tutela dell’ambiente e alla prevenzione di presumibili effetti dannosi prodotti da interventi antropici, così come risultanti dallo stato delle conoscenze, aree con diversi gradi di pericolosità idraulica.
Figura 19 Stralcio Piano di Assetto Idrogeologico ABP
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Relazione Illustrativa
Rischio geomorfologico Il PAI dell’Autorità di Bacino della Puglia, in riferimento alla provincia di Taranto non riporta alcuna zonizzazione della pericolosità geomorfologica. Pertanto, l’analisi del rischio connessa a questo fattore è limitata ai fenomeni di crolli delle pareti rocciose più acclivi e/o fratturate, di piccola entità e ben localizzabili; nonché ai crolli delle cavità poste in prossimità della superficie.
Rischio idraulico La perimetrazione delle aree a rischio nei bacini pilota è stata effettuata tramite sovrapposizione delle aree inondabili e dalla carta degli insediamenti, delle attività antropiche e del patrimonio ambientale, impiegando una bene determinata matrice di calcolo. Le classi di rischio, graduate in riferimento ai maggiori danni possibili, sono: - rischio moderato R1, per il quale i danni sociali, economici ed al patrimonio ambientale sono marginali; - rischio medio R2, per il quale sono possibili danni minori agli edifici, alle infrastrutture ed al patrimonio ambientale che non pregiudicano l’incolumità del personale, l’agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività economiche; - rischio elevato R3, per il quale sono possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, l’interruzione di funzionalità delle attività socioeconomiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale; - rischio molto elevato R4, per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture ed al patrimonio ambientale e la distruzione di attività socioeconomiche. Nel caso dei restanti bacini si è impiegata una procedura semplificata, ponendosi nelle condizioni di maggiore cautela ipotizzando il massimo danno realizzabile. In sostanza si è individuata come unica classe di rischio la classe R4.
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Relazione Illustrativa
Vi sono più aree della Provincia di Taranto classificate ad elevata pericolosità idraulica, in particolare, oltre alle gravine dell’area occidentale, vi è quella compresa nella fascia retro costiera che corre dalla foce del Lato al Lido Azzurro, quella a nordest dell’abitato di Palagiano, quella alquanto vasta compresa tra Massafra e la costa, la zona a nord di Montemesola, quella a nord di Monteiasi, ad ovest di Faggiano, a sudovest di Grottaglie, l’area a nord di Sava e l’area periferica di Avetrana. L’area oggetto del presente Studio non rientra tra quelle a rischio geomorfologico e/o idraulico” individuate dal PAI.
4.2.3
5.1.3 Aree naturali protette
La Regione Puglia ha previsto con la legge regionale n. 19 del 24.07.1997 “Norme per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette della Regione Puglia” una serie di aree naturali protette nella provincia di Taranto. Tali aree sono classificate classificato in: -
Parchi naturali regionali;
-
Riserve naturali regionali.
In particolare, l'art. 5, comma 1, L.R 19/1997 ha individuato, nell'ambito della provincia Jonica, aree protette per le quali vi è stata la presa d'atto e la definizione degli indirizzi con Delibere di Giunta Regionale n.1760 del 22.12.2000 e n.593 del 14.05.2002 alle quali si sono aggiunte le Riserve Naturali Regionali Orientate del "litorale Tarantino Orientale" e del "Bosco delle Pianelle" istituite rispettivamente con Leggi Regionali n. 24 del 23.12.2002 e n. 27 del 23.12.2002. Inoltre, sono presenti 2 riserve naturali biogenetiche statali (“Murge orientali” e “Stornara”), istituite ai sensi della L. 394/1991. -
Parco Regionale Terra delle Gravine
Denominato precedentemente dalla L.R 19/1997 come Gravine dell’Arco Ionico, è stato istituito con L.R. 10 Luglio del 2005 n. 18.
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-
Riserva Naturale Orientata Murge Orientali
Istituita con D.M.A.F. del 29 marzo 1972 e gestita dall'ex – ASFD, mostra l’ambiente caratteristico delle gravine con rocce calcaree affioranti e terreni derivanti. -
Riserva Naturale Biogenetica Stornara
Riserva Naturale Biogenetica Statale istituita nel 1977 dall’unione in un unico complesso forestale della Riserva Stornara e della Marinella Stornara.
- Riserva Naturale Regionale Orientata Bosco delle Pianelle Istituita dalla Regione Puglia con L.R. del 23.12.2002, n. 27 si estende su di una superficie di 1.205. - Riserve Naturali Regionali Orientate del Litorale Tarantino Orientale Questa riserva istituita con L.R. 23/12/2002 n. 24 comprende quattro aree naturali su una superficie di 1.081,34 ha: - Saline dei Monaci o Salina e Dune di Torre Colimena - Palude del Conte - Bosco Cuturi e Rosa Marina - Foce del fiume Chidro -
Riserva Naturale Regionale Orientata Palude La Vela
Istituita con L.R. 15 maggio 2006 n. 11 ha un’estensione 116 ettari di cui 7 gestiti dal WWF in convenzione con il comune di Taranto. È un'area paludosa salmastra situata sulle sponde del Mar Piccolo, è circondata dalla pineta di Fucarino, costituita da Pino d'Aleppo, fu piantata dagli inglesi (per motivi militari) negli anni 60. L'ambiente è palustre, con canneto e macchia mediterranea, ampi acquitrini e zone periodicamente sommerse. Area importante come luogo di sosta e di svernamento per numerose specie di avifauna. E’ presente una colonia stanziale di aironi cinerini, ma durante i mesi invernali la popolazione aumenta sensibilmente per numero e per specie: si segnalano infatti gru, cicogne, fenicotteri, volpoche, falco pescatore. La flora presenta ampi salicornieti, orchidee spontanee e pinete di pino d'Aleppo.
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Le opere proposte nel presente Studio non interessano direttamente le aree naturali protette sopra descritte, ma data la vicinanza della “Riserva Naturale Regionale Orientata Palude La Vela”, in fase di progettazione di maggior dettaglio dovrà essere predisposto uno "Studio di Incidenza Ambientale" ai sensi dell’art. 5 del DPR 357/97 così come recepito nel D.Leg.vo 3/04/2006 n°152 Norme in materia ambientale (Art.6, comma b).
4.2.4
Siti d'Importanza Comunitaria (direttiva 92/43/CE) e Zone di Protezione Speciale (direttiva 79/409/CE)
Si riporta di seguito l’elenco dei SIC e delle ZpS presenti nella Provincia di Taranto.
Figura 20 - Siti di Interesse Comunitario (pSIC) e Zone di Protezione speciale (ZPS) individuati in Provincia di Taranto (DM Ambiente 25 Marzo 2005)
Il sito pSIC denominato Mar Piccolo - cod. IT9130004 nel Comune di Taranto, risulta il più prossimo all’area oggetto del presente Studio (elab.G4). Esso è caratterizzato da depressioni costiere caratterizzate da ristagno idrico ed elevata alofilia. Il substrato è prevalentemente costituito da argille e limi pleistocenici. Sono presenti depressioni umide costiere con vegetazione alofila, saline e un corso d'acqua facente parte del gruppo di brevi ma
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caratteristici fiumi jonici. L’habitat protetto è costituito al 50% da foreste riparie a galleria termomediterraneee (Nerio- Tamariceteae), al 30% da lagune e al 20% da steppe salate, mentre la fauna protetta è costituita da uccelli, rettili, anfibi e pesci. Si tratta di habitat caratterizzati da vegetazione alofila e subalofila di elevato interesse vegetazionale e ad elevata fragilità. Il problema più grande è costituito dalla bonifica delle steppe salate per messa a coltura e per insediamenti abitativi.
Figura 21 Aree SIC e ZPS - Fonte: tav.12 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
L’area di Studio non ricade all’interno della perimetrazione del SIC, tuttavia essendo presenti aree SIC nell’area vasta, la normativa vigente in materia obbliga il progettista ad effettuare la Valutazione di Incidenza Ambientale. Infatti, il recepimento nazionale della direttiva comunitaria 92/43/CEE HABITAT relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e fauna selvatiche, avvenuto con l'emanazione del DPR 8.09.1997 n°357, ha dettato il regolamento attuativo secondo il quale per i progetti ricadenti
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in aree limitrofe a quelle definite "di interesse comunitario" va redatto uno "Studio di Incidenza Ambientale". Pertanto, nelle successive fasi progettuali, sarà redatta ai sensi dell’art. 5 del DPR 357/97 così come recepito nel D.Leg.vo 3/04/2006 n°152- Norme in materia ambientale- ( Art.6, comma b), un’adeguata relazione documentata finalizzata ad individuare e valutare i principali effetti che il progetto può avere sul sito, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. Scopo della relazione di valutazione di incidenza è la determinazione dei possibili impatti negativi sugli habitat e le specie animali e vegetali per i quali il sito è stato individuato. Per la predisposizione di tale relazione si farà riferimento all’allegato G del citato DPR. Si riportano, per completezza di informazione, le schede relative ai SIC, desunte dal P.S. di Area Vasta Tarantina.
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4.2.5
Sito di Interesse Nazionale di Taranto (D.M. Ambiente 10 gennaio 2000)
A seguito dell’emanazione della L. 9 dicembre 1998, n. 426, recante “Nuovi interventi in
campo ambientale”, sono stati previsti i primi interventi relativi a un programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati, riportando un primo elenco di 17 siti di interesse nazionale, tra cui quello di Taranto, successivamente integrato dalla L. 388/2000. Il D.M. (Ambiente) 25 ottobre 1999, n. 471 definisce il “Regolamento recante criteri, procedure
e modalità per la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati ai sensi dell’Art. 17 del Decreto Legislativo 5 febbraio 1997 n° 22 e successive modifiche ed integrazioni”. Il D.M. (Ambiente) 18 settembre 2001, n. 468 “Regolamento recante programma nazionale
di bonifica e ripristino ambientale” ha stabilito i criteri generali di distribuzione delle risorse pubbliche disponibili per l’avvio dei lavori di caratterizzazione e delle opere di messa in sicurezza. Nell’ambito del suddetto programma, l’ICRAM (Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare), è stato individuato quale oggetto redattore dei piani di caratterizzazione ai fini della bonifica delle aree marino-costiere e salmastre incluse nelle perimetrazioni dei siti di bonifica di interesse nazionale. La perimetrazione del sito di interesse nazionale (SIN) di Taranto, sancita con il D.M. (Ambiente) 10 gennaio 2000, copre una superficie di estensione complessiva pari a circa 115.000 ha, di cui 83.000 ha di superficie marina. Quest’ultima interessa l’intera area portuale che si estende verso Sud-Est a partire dal Molo Polisettoriale e comprende Mar Piccolo, Mar Grande e Salina Grande (elab. G5).
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Figura 22 Perimetrazione SIN Taranto. Fonte: REGIONE PUGLIA Assessorato all’Ecologia Servizio Gestione Rifiuti e Bonifica - PRB – Piano Regionale delle Bonifiche Piano Stralcio Documento preliminare Agosto 2009.
Dalla data di istituzione del SIN di Taranto sono stati predisposti diversi Piani di Caratterizzazione delle diverse aree a terra che interessano soggetti privati e aree di proprietà dell’Autorità Portuale. Per quanto riguarda le aree a mare, l’ICRAM ha presentato nel gennaio 2002 il “Piano
preliminare di caratterizzazione ambientale dell’area marino costiera prospiciente il sito di interesse nazionale di Taranto”. Esso ha costituito la prima fase di indagine delle caratteristiche chimico-fisiche e microbiologiche dei sedimenti. L'ICRAM ha inoltre redatto un documento avente per oggetto i "Valori di intervento per i
sedimenti di aree fortemente antropizzate, con particolare riferimento al sito di bonifica di
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interesse nazionale di Taranto" dove vengono proposti i parametri di riferimento e le modalità di esecuzione delle analisi necessarie per caratterizzare i sedimenti dell'intero SIN di Taranto, definendo i livelli di inquinamento per i quali si rendono necessarie procedure di intervento. Il SIN di Taranto viene sinteticamente descritto nell’Allegato B al D.M. 468/2001, di cui si riporta di seguito uno stralcio.
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Il “Progetto preliminare di caratterizzazione ambientale dell’area marino costiera prospiciente i siti di interesse nazionale di Taranto” (doc. ICRAM # CII-Pr-PU-T- 02.16), è stato approvato senza prescrizioni in sede di Conferenza di Servizi “decisoria” (ex art. 14, comma 2, della legge n. 241/90) del 18 aprile 2003, unitamente alle “Modalità operative per l’esecuzione del Piano preliminare di caratterizzazione ambientale dell’area marino costiera prospiciente i siti di interesse nazionale di Taranto” (doc. ICRAM # Modalità operative CII-Pr-PU-T-02.16). Inoltre, ad integrazione del suddetto Piano di caratterizzazione, l’ICRAM ha elaborato i seguenti documenti: − Integrazione al documento CII-PR-PU-T-02.16 di caratterizzazione ambientale dell’area marino costiera prospiciente i siti di interesse nazionale di Taranto: Piano di caratterizzazione
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ambientale dell’area ad ovest di Punta Rondinella (rif. doc. ICRAM # Integrazione CII-Pr-PUT-02.16_v.3), documento approvato senza prescrizioni in sede di Conferenza di Servizi “decisoria” (ex art. 14, comma 2, della legge n. 241/90) del 29 dicembre 2004; − Piano di caratterizzazione ambientale dell’area marino costiera prospiciente i siti di interesse nazionale di Taranto: stralcio sulle aree di mitilicoltura A e B del Mar Piccolo (rif. doc. ICRAM # CII-Pr-PU-T-02.16_Aree Mitilicoltura A e B_v.7), documento approvato senza prescrizioni in sede di Conferenza di Servizi “decisoria” (ex art. 14, comma 2, della legge n. 241/90) del 15 settembre 2005.
L’area marina in esame è stata suddivisa in quattro distinti settori di intervento, per i quali sono stati predisposti i relativi schemi di caratterizzazione, in attuazione dei piani di
caratterizzazione già approvati (elab. G6 – G7): − Area ad ovest di Punta Rondinella: − Mar Grande – I Lotto; − Mar Grande – II Lotto;
− Mar Piccolo. Lo schema indicativo di campionamento del Mar Piccolo è riportato nell’allegato 5 al suddetto Documento ICRAM. L’area oggetto del presente Studio (170 ha) risulta, pertanto, già caratterizzata.
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Figura 23 ICRAM-Piano di caratterizzazione ambientale dell’area marino costiera prospiciente i siti di interesse nazionale di Taranto – Allegato 5
Come riportato nel “Piano Regionale delle Bonifiche (PRB) - Piano Stralcio Documento preliminare” elaborato nell’ Agosto del 2009 dalla Regione Puglia, Assessorato all’Ecologia Servizio Gestione Rifiuti e Bonifica, per lo stato di qualità dei sedimenti marini relativo alle aree del mar Piccolo, già caratterizzate al dicembre 2006, risulta quanto segue. Il Commissario Delegato per l’Emergenza ambientale della Regione Puglia ha incaricato ICRAM di redigere il piano di caratterizzazione dell’area prospiciente l’arsenale militare, definita area “170 ha”. A seguito della campagna di caratterizzazione sono stati riscontrati superamenti nei sedimenti marini sia dei valori di intervento ICRAM, approvati nella Conferenza Decisoria del 29/12/2004, sia del 90% dei valori limiti per siti ad uso industriale ( Tab1 col. B – all. 1 del DM 471/99). Per i volumi dei sedimenti eccedenti quest’ultimo limite (ca. 277000 mc), il MATTM ha richiesto di attivare idonei di interventi di Messa in Sicurezza
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di Emergenza (MISE). A seguito di opposizioni da parte delle associazioni di mitilicoltura preoccupati degli effetti del dragaggio sulla qualità dei mitili, è stato proposto dalla Provincia di Taranto, a seguito di un’azione di concertazione con il mondo accademico e con gli operatori di settore, di effettuare uno studio di dettaglio sull’area in modo da colmare alcune lacune individuate in fase di caratterizzazione e verificare, con un‘analisi costibenefici, il miglior sistema di intervento da attuare. Ad oggi tale progetto non risulta ancora avviato. Il presente Studio, nella fase propositiva di alternative di recupero degli edifici esistenti, individua una funzione quale “centro studi”, dedicata alla sensibilità ambientale del contesto in cui si inserisce l’area di intervento e nello specifico alle problematiche legate alla Bonifica del SIN di Taranto.
4.3
Vincoli archeologici
Con riferimento al vincolo archeologico ai sensi della L. 1089/1939, l’area oggetto del presente Studio non risulta direttamente interessata da suddetto vincolo. Si rimanda, comunque, all’obbligo di “denunciare e provvedere alla conservazione temporanea di eventuali rinvenimenti archeologici nel corso dei lavori ai sensi degli artt. 90 e 91 del DLgs 42/2004”.
4.4
Vincolo paesaggistico (D.Lgs. 42/2004)
L'area d'intervento è interessata dalla Parte terza, Titolo Primo del D.Lgs 42/2004 che all'art. 142 comma primo lettera a, riprendendo quanto già definito dalla L. 431/1985 e dal D.Lgs 490/1999 definisce come beni paesaggistici: "i territori costieri compresi in una fascia della
profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sul mare". In sede di progettazione definitiva dovranno essere acquisiti i necessari pareri autorizzativi; si dovrà predisporre un progetto d'insieme, in grado di fornire gli assetti definitivi e le sistemazioni intermedie e la relazione paesaggistica ai sensi dell’art.1 del D.PC.M. 12.12.2005 “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”, con riferimento all’autorizzazione paesaggistica (ex art. 159 comma 1 e art.146 comma 2 del D.Lgs. 22.1.2004 n.42), per la presenza di “aree tutelate per legge” di interesse paesaggistico (ex art. 142 del D.L.gs 42/04, sostituito Acquatecno S.r.l.
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dal Decreto Legislativo 24 marzo 2006 n. 157 "Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione al paesaggio").
4.5
Compatibilità paesaggistica dell’intervento
La zona di influenza visiva del progetto coincide con l’ambito costiero del primo seno del Mar Piccolo. Dal punto di vista tecnico-costruttivo, le opere marittime proposte nel presente Studio hanno una dimensione contenuta all’interno dell’ambito stesso; l’intervento di recupero inoltre, non altera le volumetrie esistenti, pertanto, complessivamente, si può considerare un ridotto ingombro visivo delle opere, sia per l’osservatore da terra che da mare. Considerando il livello di percezione dell’area interessata dall’intervento, le
condizioni
morfologiche della zona da cui si osserva, la distanza dell’osservatore dall’opera e le caratteristiche tipologiche di progetto (si tratta di un intervento che non modifica le preesistenze, ma introduce nuove funzioni), la visibilità totale delle opere sarà possibile da posizioni basse e ravvicinate; dalle posizioni alte relative alla retrostante area cittadina (villa Peripato e quartiere Borgo) le opere non sono interamente visibili, in quanto schermate dalla vegetazione; l’unica presenza visivamente significativa, anche considerata la visibilità dalla Città Vecchia, sarà legata allo stazionamento della nave da crociera, il cui ingombro visivo, però non ostacola la visibilità di aree costiere di pregio. Inoltre, tale ingombro risulta ridotto rispetto allo stazionamento delle attuali navi torpediniere. Infine, le demolizioni previste per la realizzazione dell’area a parcheggio permetteranno un “riordino visivo” delle aree interessate dalle stesse. Complessivamente l’intera area, oggi dismessa e degradata, godrà di un intervento di riqualificazione che consentirà un recupero paesaggistico anche a vantaggio dell’ambito urbano circostante. Un aspetto del tutto preminente alla grande scala, è quello della cosiddetta “vocazione”’ del sito, tale per cui l’intervento proposto costituisce parte integrante del patrimonio paesaggistico costiero e resta un segno identificativo del territorio. In merito al sito specifico, dal punto di vista paesaggistico, le opere proposte nel presente Studio non rappresentano
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un’ ”azione estranea” alle caratteristiche dei luoghi, bensì un innesto coerente con la loro vocazione.
Quindi l’interferenza sul paesaggio prodotta dalle nuove opere è prevista di livello nullo. Questi dati appaiono, di per sé, sufficienti ad escludere la possibilità di una incidenza significativa dell’opera sulle caratteristiche paesaggistiche sia alla grande scala che attinenti al sito specifico; quindi, il progetto mostra una consistenza che, dal punto di vista dell’impronta paesaggistica, appare compatibile con il carattere delle preesistenze. In fase di cantiere, dovrà essere predisposta una attenta pianificazione e programmazione delle diverse attività al fine di limitare il più possibile il livello di perturbazione al paesaggio. In tale sede i principali obiettivi da perseguire saranno: •
l’ottimizzazione delle attività in funzione della durata del cantiere;
•
l’ottimizzazione delle priorità di intervento, tenuto conto dei costi, in funzione della limitazione del disagio alla popolazione.
Inoltre, verranno adottati i seguenti accorgimenti, al fine di mitigare gli impatti, temporanei, in fase di cantiere: •
impiego di schermature e vegetazione mimetica ove possibile sia in situ sia presso i punti di osservazione;
•
organizzazione delle fasi costruttive tale da contenere nel tempo le limitazioni degli accessi ai singoli punti di interesse;
•
ripristino della situazione preesistente al termine dell’occupazione delle aree di cantiere.
La previsione degli effetti della trasformazione sotto il profilo paesaggistico è stata condotta mediante la simulazione foto realistica dell’area d’intervento allo stato attuale dei luoghi e a seguito della realizzazione delle opere proposte (elab. SF1, SF2, SF3, SF4, SF5, SF6, SF7, SF8, SF9 ). L’intervento non produrrà una modifica nel paesaggio costiero, in quanto non sarà tale da stravolgere i caratteri della zona che anzi verranno confermati. La realizzazione delle opere comporterà, in fase di esercizio, la presenza di navi con Acquatecno S.r.l.
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caratteristiche adeguate allo svolgimento della funzione per le quali la banchina è destinata e la cui presenza non necessariamente deve essere letta in termini negativi, considerando le dimensioni, l’eventualità di compresenza e il periodo di stazionamento in banchina.
4.6
Valutazione preventiva della sostenibilità ambientale
Con riferimento allo stato attuale della qualità dell’ambiente in ambito di area vasta, nel presente paragrafo, si riportano di seguito i caratteri significativi relativi agli aspetti ambientali maggiormente interessati dalla realizzazione delle opere oggetto del presente Studio e dalla fase di esercizio delle stesse. Tali aspetti e i prevedibili impatti derivanti dovranno essere analizzati in modo approfondito nella fase di progettazione di maggior dettaglio, con riferimento alla normativa ambientale vigente. Nel paragrafo successivo, vengono individuate le misure di salvaguardia ambientale, culturale e paesaggistica ed esposte le considerazioni sui probabili impatti e/o misure di mitigazione degli stessi. In merito al tema della Bonifica, lo specchio acqueo relativo alla Banchina Torpediniere nel Mar Piccolo rientra nel Sito di Interesse Nazionale (SIN) di Taranto, perimetrato con D.M. Ambiente 10.1.2000. La caratterizzazione ambientale dei relativi fondali marini (170 ha) per la conoscenza del grado di contaminazione dei sedimenti è stata già svolta. A questo proposito occorre precisare che l’intervento oggetto del presente Studio non necessita dell’esecuzione di dragaggi dei fondali, quindi non prevede asportazione di sedimenti marini e, per la sua caratteristica, non preclude fisicamente gli eventuali futuri interventi di bonifica. Le opere proposte, quindi, non necessitano di procedure di caratterizzazione e bonifica né di costi elevati per l’utilizzo di tecnologie a basso impatto ambientale (es. recupero dei sedimenti scavati, utilizzazione di attrezzature atte a ridurre la diffusione dei sedimenti durante i dragaggi, impermeabilizzazione di vaste aree per accogliere i fanghi ecc.). In merito ai vincoli ambientali, l’area di Studio non ricade all’interno della perimetrazione
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di aree anturali protette, SIC e/o ZPS, tuttavia essendo presenti le stesse in ambito di area vasta, la normativa vigente in materia obbliga il progettista ad effettuare la Valutazione di
Incidenza Ambientale. Infatti, il recepimento nazionale della direttiva comunitaria 92/43/CEE HABITAT relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e fauna selvatiche, avvenuto con l'emanazione del DPR 8.09.1997 n°357, ha dettato il regolamento attuativo secondo il quale per i progetti ricadenti in aree limitrofe a quelle definite "di interesse comunitario" va redatto uno "Studio di Incidenza Ambientale". Pertanto, nelle successive fasi progettuali, sarà redatta ai sensi dell’art. 5 del DPR 357/97 così come recepito nel D.Leg.vo 3/04/2006 n°152- Norme in materia ambientale- ( Art.6, comma b), un’adeguata relazione documentata finalizzata ad individuare e valutare i principali effetti che il progetto può avere sul sito, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. Scopo della relazione di valutazione di incidenza è la determinazione dei possibili impatti negativi sugli habitat e le specie animali e vegetali per i quali il sito è stato individuato. Per la predisposizione di tale relazione si farà riferimento all’allegato G del citato DPR. In merito ai vincoli paesaggistici, l'area d'intervento è interessata dalla Parte terza, Titolo Primo del D.Lgs 42/2004 che all'art. 142 comma primo lettera a, riprendendo quanto già definito dalla L. 431/1985 e dal D.Lgs 490/1999 definisce come beni paesaggistici: "i territori
costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sul mare". In sede di progettazione definitiva dovranno essere acquisiti i necessari pareri autorizzativi; si dovrà predisporre un progetto d'insieme, in grado di fornire gli assetti definitivi e le sistemazioni intermedie e la Relazione paesaggistica ai sensi dell’art.1 del D.PC.M. 12.12.2005 “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”, con riferimento all’autorizzazione paesaggistica (ex art. 159 comma 1 e art.146 comma 2 del D.Lgs. 22.1.2004 n.42), per la presenza di “aree tutelate per legge” di interesse paesaggistico (ex art. 142 del D.L.gs 42/04, sostituito dal Decreto Legislativo 24 marzo 2006 n. 157 "Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione al paesaggio").
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Relazione Illustrativa 4.6.1
Aria
Come riportato nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale nell’ambito della Valutazione
Ambientale
Strategica,
le
emissioni
in
atmosfera
della
Puglia
sono
prevalentemente di tipo industriale e localizzate in aree ben definite e nei pressi dei grossi impianti industriali. La componente del traffico, invece, risulta marginale se si confrontano i dati di emissione della Puglia, per esempio di PM10, rispetto a quelli delle regioni del centronord. Al fine di redigere l’inventario per la Regione Puglia è stata seguita la metodologia CORINAIR (COoRdination Information AIR, progetto della Comunità Europea al fine di raccogliere ed organizzare informazioni sulle emissioni in atmosfera in base alla codifica SNAP che classifica tutte le attività antropiche e naturali che possono dare origini a emissioni in atmosfera ripartendole in undici macrosettori). Secondo quanto dettato dalle linee guida APAT (oggi ISPRA) con riferimento a undici macrosettori, gli inquinanti considerati sono i seguenti: •
CO Monossido di Cabonio,
•
CO2 Anidride Carbonica
•
COVNM Composti Organici Volatili,
•
NOx Ossidi di Azoto
•
SOx Ossidi di Zolfo
•
PTS Polveri totali
•
N2O Protossido di Azoto
•
NH3 Ammoniaca
•
CH4 Metano
Il contributo maggiore alle emissioni di CO e COVNM è dato dal comparto industriale (combustione nell’industria, processi produttivi e uso di solventi) seguito da quello dei trasporti (a traffico veicolare, aeroporti e ferrovie). Anche l’emissioni di NOx sono determinate dai comparti industriale e dai trasporti a cui aggiunge in questo caso il contributo rilevante del settore energia che con il 16% rappresenta la terza fonte di emissione di NOx.
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Il contributo maggiore alle emissioni di SOx è determinato dal comparto industriale e dalle attività di produzione di energia. I dati sulla qualità dell’aria, monitorati dalle reti gestite da Arpa Puglia, confermano criticità, relative principalmente ai siti di monitoraggio maggiormente esposti alla ricaduta delle emissioni dell’area industriale di Taranto e Statte e riguardano i livelli di concentrazione di PM10, PM2.5, NO2, NOX, IPA e DIOSSINE. Discorso a parte merita l’ozono in quanto la localizzazione del fenomeno ha carattere regionale anche se si ipotizza una forte influenza dovuta alle emissioni dei precursori (ossidi di azoto e composti organici volatili) prodotti nell’area industriale. I dati rilevati, aggiornati con frequenza quotidiana, sono disponibili sul sito web di ARPA Puglia. Allo stesso indirizzo web è possibile consultare e scaricare le relazioni sulle campagne di monitoraggio condotte con i laboratori mobili o con strumentazione portatile nei diversi Comuni della regione. Grazie al lavoro di adeguamento della rete di monitoraggio di ARPA portato avanti negli ultimi anni e sempre in continuo aggiornamento, sono migliorate sia la copertura spaziale del monitoraggio di alcuni inquinanti critici che la significatività del monitoraggio in relazione alla tipologia di sito (traffico, industri ale, etc.). In tal senso si evidenzia la Convenzione stipulata tra il Comune di Taranto e ARPA Puglia per la riorganizzazione e l’integrazione nella Rete ARPA della Rete di Monitoraggio di Qualità dell’Aria comunale. Tra le varie attività svolte si mettono in evidenza l’aumento del numero di postazioni di rilievo del PM10 con strumentazione di nuova acquisizione, l’installazione di una seconda postazione fissa per il rilievo in continuo del PM2.5 (oggetto della nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria - 2008/50/CE) e l’avvio dal maggio 2008 del onitoraggio in continuo di IPA e metalli pesanti nel PM10 come stabilito dal nuovo D. Lgs. 152/07. In Puglia, comunque, esistono numerose reti di monitoraggio atmosferico, facenti capo a diversi soggetti.
Vi è la rete regionale, le reti locali gestite da privati (grossi complessi
industriali) o dalle amministrazioni (provinciali e comunali). Nell’analisi Taranto risulta tra le cinque province italiane con la quantità più alta di emissioni di monossido di carbonio. La conseguente conclusione conduce alla constatazione che nel
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territorio di studio il traffico e l’elevata concentrazione industriale ha determinato una condizione ambientale non sostenibile che deve essere ricondotta a livelli più contenuti. Si riporta di seguito la rete di monitoraggio della qualità dell’aria relativa al territorio della provincia di Taranto.
Si riportano di seguito, a titolo esemplificativo, i dati relativi al monitoraggio della qualità dell’aria nella Provincia di Taranto relativi al mese di Novembre 2012.
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PM10: non sono stati rilevati superamenti del valore limite giornaliero pari a 50 _g/m3
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NO2: non sono stati rilevati superamenti del valore limite orario di 200 mg/m3.
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O3: non sono stati rilevati superamenti del limite di legge di 180 mg/m3 sulla media oraria.
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BENZENE: i livelli di benzene misurati sono stati sempre ampiamente sotto il limite di legge.
-
CO ed SO2: i livelli monitorati sono stati sempre ampiamente sotto il limite di legge.
Sintesi Rapporto ARPA Puglia Anno 2011 I dati di qualita dell’aria del 2011 evidenziano un leggero peggioramento rispetto all’anno precedente. Il limite di legge sulla media giornaliera per il PM10 e stato superato in piu siti: a Taranto – in Via Machiavelli e in via Archimede, stazioni di monitoraggio a ridosso dell’area industriale e pertanto esposte alle ricadute delle emissioni inquinanti qui generate; a Torchiarolo (Br), a causa della combustione domestica di biomasse vegetali e ad Arnesano (Le), per la presenza di una sorgente di polveri in prossimita della stazione di rilevamento. Anche i livelli di ozono nei mesi estivi continuano a rappresentare una criticita per il territorio: il valore bersaglio per la protezione della salute, come gia accaduto negli anni precedenti, e stato infatti superato in piu siti. Il valore bersaglio per la protezione della vegetazione e stato, anche, superato in tutte le centraline designate a questo scopo. Per il PM2.5, mentre nel 2010 non si erano registrati superamenti del valore obiettivo, nel 2011 si e avuto un incremento dei valori medi annuali con il superamento della soglia di 20 g/m3 nelle stazioni di Galatina e di Maglie. Per quanto riguarda il monitoraggio di idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e metalli pesanti, il dato piu critico e quello del benzo(a)pirene, marker degli IPA, per il quale nella stazione di Taranto – via Machiavelli e stato superato il valore obiettivo fissato dalla normativa, come gia accaduto nel 2010.
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Tale superamento conferma l’esistenza di una situazione di criticità legato alle emissioni dell’area industriale tarantina.
4.6.2
Ambiente marino
4.6.2.1 Qualità delle acque Il Programma di Monitoraggio Marino Costiero predisposto da ARPA Puglia, ai sensi della Legge n. 979/82 quale partner e soggetto delegato dalla Regione Puglia – Servizio Ecologia per conto del Ministero dell’Ambiente, prevede un Piano di campionamento delle Acque Marino-Costiere con n. 21 stazioni di prelievo per n. 7 transetti, di cui n. 5 allocati in aree “critiche” e n. 2 in aree di “controllo”. Le matrici indagate sono: acque, organismi, sedimenti. Il Monitoraggio delle Acque Balneazione, predisposto ai sensi del DPR 470/82, in Convenzione con l’Assessorato Regionale alla Sanità, prevede un Piano di campionamento, con n. 758 punti di prelievo.
La qualità delle acque marino costiere si mostra con particolare criticità nel capoluogo pugliese, come emerge dai dati dei sedimenti contenenti idrocarburi e sostanze organiche; i fattori impattanti risultano gli scarichi industriali (160.000 mc/h; circa 1400 Mmc/a), l’attività cantieristica e portuale della MM e quella del porto mercantile. Altri fattori di criticità sono i PCB (derivanti da fattori di accumulo e scarichi accidentali di olii in passato) nel Mar Piccolo ed i metalli pesanti (mercurio, piombo, vanadio e nichel) nel Mar Grande e nel Mar Piccolo. Unico fattore positivo è invece rappresentato dall’idoneità alla balneazione delle acque costiere tradotta in Km di costa balneabile. Nell’area tarantina, il trend degli ultimi anni è in netto miglioramento ed i punti non balneabili sono relativi esclusivamente a situazioni localizzate, talvolta coincidenti con i punti di immissione dei corpi idrici superficiali in mare e con i recapiti finali dei depuratori ed in altri casi in riferimento ad aree precluse per motivi indipendenti dall’inquinamento (aree portuali, aree militari, ecc.).
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ARPA Puglia per la stesura del Rapporto sull’Ambiente, per le acque marino costiere e di transizione sceglie quattro indicatori: la Balneabilità, l’Indice di Qualità Batteriologica, l’indice TRIX (stato trofico delle acque marino-costiere), le Fioriture di microalghe bentoniche potenzialmente tossiche e la Presenza di nuove specie Alloctone. La Balneabilità si riferisce alla qualità igienico-sanitaria ai fini dell’idoneità delle acque destinate alla balneazione. L’Indice di Qualità Batteriologica (IQB) utilizza i dati microbiologici ottenuti dal monitoraggio “balneazione” al fine di valutare, a seconda della presenza qualiquantitativa delle componenti microbiologiche analizzate, il tasso di contaminazione delle acque costiere dovuto all’influenza di fonti antropiche. Per il calcolo dell’Indice di Qualità Batteriologica (IQB) è stato applicato il metodo APAT/CTM_AIM (Arpa Toscana); tale metodo si basa sulle stime di due indicatori di contaminazione batterica, quali i coliformi fecali e gli streptococchi fecali. Il valore finale dell’IQB deriva dall’elaborazione di alcuni parametri quali la frequenza con cui tali indicatori compaiono nei campioni, e le quantità assolute rispetto a delle soglie predefinite. Infine, il valore di IQB ottenuto viene comparato rispetto ad una scala di qualità decrescente a
cinque
classi
(Incontaminato,
Sufficiente,
Mediocre,
Contaminato,
Fortemente
Contaminato). L’elaborazione complessiva dei dati ha permesso di classificare la qualità batteriologica delle acque di balneazione provinciale come riportato nella tabella seguente:
Le informazioni riportate nella precedente tabella evidenziano, che pur avendo riscontrato una situazione di incontaminazione, la provincia di Taranto è però a rischio di declassamento, avendo totalizzato per l’indicatore considerato un punteggio al limite delle classi di qualità:
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ciò rispecchia l’andamento di tutte le provincie in quanto il punteggio IQB calcolato per il 2008 è risultato inferiore a quello calcolato per il 2007, indicando un peggioramento lieve, di tipo generalizzato. L’indice TRIX (stato trofico delle acque marino-costiere) è un indicatore pubblicato annualmente dal Servizio Difesa del Mare del Ministero dell’Ambiente a partire dal 1996 e fornisce informazioni sullo stato trofico delle acque marino-costiere si basa su parametri quali la concentrazione di clorofilla “a”, la concentrazione di macronutrienti e la percentuale di saturazione di ossigeno nelle acque (differenza rispetto al 100%). Per il 2008 è stato svolto in 15 zone differenti dislocate lungo la totalità dell’area litorale pugliese. Le zone monitorate sono state ritenute rappresentative delle macroaree in cui, sulla base di aspetti geomorfologici, talassografici e bionomici, possono essere divise le acque marino-costiere pugliesi. Per ogni zona, si sono monitorate tre stazioni di campionamento allocate sulla direttrice costa-largo a distanza progressiva dalla costa. Gli esiti analitici del monitoraggio per ogni singolo punto di prelievo sono stati sintetizzati, almeno per quanto riguarda le caratteristiche chimico fisiche di base, mediante l’utilizzo del’indice TRIX. La stima dei valori di TRIX ha permesso di classificare per l’anno 2008 lo stato trofico delle acquemarino-costiere della provincia di Taranto. I valori dell’indice TRIX stimati per il 2008 stanno ad indicare una situazione generalizzata di buono stato trofico delle acque marino-costiere. Il confronto con i dati per gli anni 20042005 riferiti ad alcune delle aree indagate (APAT, 2006:Annuario dei dati ambientali) evidenzia un peggioramento per il sito relativo alla Foce del fiume Lato.
4.6.2.2 Ecosistema marino Nel rapporto tra ambiente naturale e ambiente costruito la dinamica degli equilibri costieri è fortemente vincolata dalla presenza di abitati e infrastrutture esistenti per i quali va garantito un adeguato livello di sicurezza, ambienti di particolare pregio naturalistico per i quali va garantita la funzionalità delle dinamiche che li determinano.
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La presenza distribuita di “sistemi ambientali” di particolare pregio ecologico naturalistico rappresenta elemento specifico di valorizzazione delle funzioni economico-produttive delle stesse aree costiere. È cioè necessaria una costante attenzione al mantenimento dei processi naturali di formazione dei sistemi medesimi che è anche attenzione al mantenimento di spazi di “respiro”. Tra questi (sono senzaltro da includere) oltre al sistema delle aree protette afferenti la costa pugliese, “presenze” quali cordoni dunali e affioramenti di “panchina”, caratterizzate oltre che da funzioni naturali proprie, da valore storico-evolutivo Lo stato attuale della costa pugliese, se da un lato evidenzia la sua capacità di attrazione, dall’altro manifesta l’inorganicità complessiva dell’insieme degli interventi realizzati. In relazione all’erosione costiera, spesso le soluzioni al problema si sono di fatto rivelate l’innesco di ulteriore dissesto. Ne sono un esempio le opere di difesa la cui efficacia si è troppo spesso manifestata anche attraverso la produzione di effetti di degrado sulle aree confinanti e sui fondali. Disequilibri si manifestano inoltre con processi di salinizzazione delle falde costiere, anche a seguito di emungimenti troppo spinti, in termini di quantità e di concentrazione nel tempo, ormai generalizzati e il conseguente aumento di intensità dei fenomeni di subsidenza. Ulteriori problemi sono rappresentati dalla distruzione di aree dunali, per effetto di urbanizzazioni, infrastrutture, e distruzione della vegetazione. La fascia costiera Ionica da Capo San Vito alla foce del Bradano è costituita da spiagge sabbiose, bordate da cordoni dunari a volte notevolmente degradati, che mostrano i segni di un’erosione molto spinta. Allo stato attuale l’importanza della lettura dei fenomeni in atto e la loro interpretazione in termini di cause e evoluzione prevedibile, è legata soprattutto alla definizione dei margini di azione necessarie per evitare la perdita della risorsa: come i sistemi portuali, le sistemazioni delle foci fluviali, interventi di difesa correttivi dei fenomeni erosivi della costa, ma importanti sono le azioni di mantenimento e conservazione dei sistemi dunali. Abbastanza è stato fatto per la tutela di questo ecosistema attraverso l’istituzione di Aree Naturali Protette, alcune delle quali hanno come principale obiettivo di conservazione il mantenimento e la difesa degli ecosistemi dunali. Ricordiamo brevemente lungo la fascia costiera del tarantino le Riserve
Naturali Regionali Orientate del Litorale Tarantino Orientale: in particolare le Saline dei
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Monaci o Salina e Dune di Torre Colimena, la Palude del Conte e la presenza di Siti di Importanza Comunitaria (SIC) IT9130003 Duna di Campomarino e IT9130001Torre Colimena, la cui descrizione è stata trattata nella sezione relativa alle Aree Protette. La prateria di Posidonia oceanica costituisce la "comunità climax" del Mediterraneo, cioè rappresenta il massimo livello di sviluppo e complessità di un ecosistema marino. Il posidonieto è, quindi, l'ecosistema più importante del mar Mediterraneo ed è stato indicato come "habitat prioritario" nell'allegato I della Direttiva Habitat (Dir. 92/43/CEE). La presenza posidonia viene utilizzata quale indicatore biologico: attraverso lo studio delle praterie è quindi possibile avere un quadro piuttosto attendibile della qualità ambientale delle acque marine costiere. Nell’ecosistema costiero la posidonia riveste un ruolo fondamentale per diversi motivi: - grazie al suo sviluppo fogliare contribuisce alla ossigenazione delle acque - produce ed esporta biomassa sia negli ecosistemi limitrofi sia in profondità; - offre riparo ed è area di riproduzione per molti pesci, cefalopodi, bivalvi, gasteropodi, echinodermi e tunicati; - consolida il fondale sottocosta contribuendo a contrastare un eccessivo trasporto di sedimenti sottili dalle correnti costiere; - agisce da barriera smorzando la forza delle correnti e delle onde prevenendo l'erosione costiera; - lo smorzamento del moto ondoso operato dallo strato di foglie morte sulle spiagge le protegge dall'erosione, soprattutto nel periodo delle mareggiate invernali. In tutto il Mediterraneo le praterie di posidonia sono in regressione, un fenomeno che è andato aumentando con gli anni con l'aumento della pressione antropica sulla fascia costiera. La scomparsa delle praterie di posidonia ha degli effetti negativi non solo sul posidonieto ma anche su altri ecosistemi, basti pensare che la perdita di un solo metro lineare di prateria può portare alla scomparsa di diversi metri della spiaggia antistante, a causa dei fenomeni erosivi.
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Inoltre la regressione delle praterie comporta una perdità di biodiversità e un deterioramento della qualità delle acque. Le cause della regressione sono da ricercarsi in: - inquinamento: la posidonia è molto sensibile agli agenti inquinanti; - pesca a strascico; - nautica da diporto (raschiamento delle ancore sul fondale, sversamenti di idrocarburi, detergenti, vernici, rifiuti solidi etc...) - costruzione di opere costiere e di conseguenza l'immissione di scarichi fognari in mare che aumentando la torbidità dell'acqua ostacolano la fotosintesi; - costruzione di dighe, dighe foranee e barriere che modificano il tasso di sedimentazione in mare; - eutrofizzazione delle acque costiere che provoca un'abnorme crescita delle alghe epifite, ostacolando così la fotosintesi. Recentemente le praterie sono minacciate anche dalla competizione con due alghe tropicali accidentalmente immesse in Mediterraneo, la Caulerpa taxifolia e la Caulerpa racemosa. Le due alghe presentano una crescita rapidissima e stanno via via soppiantando la posidonia. Anche in Puglia la “Posidonia oceanica”
è presente con erbari e/o praterie. La stessa
presenza e/o densità è pero differenziata in base alle caratteristiche talassografiche locali, o all’impatto subito dalle attività antropiche. Proprio sulla base di questa distribuzione differenziata, le praterie pugliesi di P. oceanica sono state investigate durante il 2008 in quelle aree che, in relazione alle caratteristiche geo-morfologiche e alla tessitura del substrato, potevano ospitare tale specie vegetale. In particolare si sono scelte nove zone: in provincia di Taranto la stazione di campionamento individuata è sita presso Lido Silvana. Il monitoraggio sul campo e la successiva analisi in laboratorio ha permesso la stima di alcuni descrittori utili alla comprensione dello stato di qualità ambientale, tra i quali la “Densità assoluta dei fasci fogliari”, un parametro che si basa su conteggi diretti in situ.
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Per quanto riguarda la praterie di P. oceanica monitorata presso Lido Silvana durante il 2008, i valori stimati per il parametro “densità assoluta dei fasci fogliari” sono riportati nella tabella successiva. Dati sintetici sul monitoraggio delle praterie di Posidonia oceanica nelle aree marino-costiere Provincia di Taranto (anno 2008)
4.6.2.3 Mar Piccolo Il Mar Piccolo è un ampio bacino interno dell'estensione di oltre duemila ettari. Il bacino è diviso in due parti dalla presenza di una lingua di terra denominata Punta Penna. I suoi due seni sono idealmente divisi dal Ponte Punta Penna Pizzone, che congiunge la Punta Penna con la Punta Pizzone: il primo seno ha la forma di un triangolo grossolano, i cui vertici meridionali sono rappresentati dall'apertura ad Est sul secondo seno, e dall'apertura ad Ovest sul Mar Grande tramite il canale naturale di Porta Napoli; il secondo seno ha invece la forma di un'ellisse, il cui asse maggiore misura quasi 5 km in direzione Sud Ovest-Nord Est. Nella parte esterna del Mar Piccolo sbocca il fiume Galeso, un breve corso d'acqua che nasce da una sorgente perenne posta poche centinaia di metri nell'interno. L'insieme del Mar Piccolo e del Mar Grande rappresenta una manifestazione unica nel suo genere delle coste pugliesi. Il sistema è di origine carsica, collegato allo sprofondamento recente della costa. Il Mar Grande è esterno e confina con il mare aperto attraverso le isole Cheradi. Il Mar Piccolo invece è completamente contenuto nell’entroterra ed è separato dal Mar Grande da due canali: uno tra la terraferma e l'isola su cui sorge la città vecchia e l'altro tra la città vecchia e la città nuova. Mentre non è certa l'origine del primo canale, il secondo
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è stato aperto artificialmente. Nonostante il contributo delle sorgenti d'acqua dolce, in media la salinità del Mar Piccolo è abbastanza elevata, ciò è dovuto all'intenso ricambio operato dalle maree attraverso i due canali di comunicazione con il mare aperto. Il Mar Piccolo risulta essere fortemente a rischio in caso di forti piovosità, quando, i canali che vi sfociano aumentano la portata di acqua affluente inquinata dagli scarichi non trattati degli insediamenti afferenti. Il Mar Grande è inquinato nella parte di costa nord orientale contaminata da colibatteri e batteri fecali a causa degli scarichi di liquami urbani localizzati lungo lo stesso bacino. Questo fenomeno rappresenta un rischio notevole per le colture di mitili localizzate più a sud, grazie alla presenza citri, sorgenti sottomarine che apportano acqua dolce non potabile mista ad acqua salmastra, donando alle acque del mare una condizione idrobiologica ideale per la coltivazione di queste specie.
4.6.1
Rifiuti
Per quanto concerne la dotazione di impianti di discarica, come riportato nel Piano Regionale, in provincia risultano localizzate: n. 1 discarica per inerti, n. 4 discariche per rifiuti speciali non pericolosi (di cui una di proprietà ILVA) e n. 1 discarica per rifiuti pericolosi (proprietà ILVA).
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Individuazione delle misure di salvaguardia ambientale, culturale e paesaggistica
4.7
Per quanto attiene più specificamente la fase di costruzione delle opere proposte nel presente Studio, l’Ente Appaltante provvederà a mettere a punto e a far rispettare un protocollo per la “gestione ambientale del cantiere” che tuteli tutti gli aspetti ambientali legati alle attività di cantiere. Tali aspetti fanno riferimento in particolare a: -
controllo delle emissioni acustiche;
-
controllo delle acque reflue di lavaggio e lavorazione;
-
controllo del rilascio di soluzioni e dispersioni inquinanti;
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controllo delle acque reflue di lavaggio e lavorazione
-
cura nell’esecuzione delle operazioni di carico – scarico, trasporto e stoccaggio dei materiali;
-
cura nell’esecuzione delle operazioni di prefabbricazione per evitare lo scarico a mare di materiali di risulta;
-
oculata disposizione delle aree di deposito dei materiali, delle attrezzature e dei mezzi di cantiere, accordando la preferenza ai punti più nascosti e a più bassa sensibilità ambientale;
-
oculata disposizione delle aree di deposito dei materiali, delle attrezzature e dei mezzi di cantiere, accordando la preferenza ai punti a più bassa sensibilità ambientale;
-
contenimento e razionalizzazione delle attività;
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approvvigionamento e consumo idrico;
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gestione dei consumi energetici;
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gestione dei rifiuti;
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gestione delle emissioni in atmosfera;
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impiego di schermature e vegetazione mimetica ove possibile sia in situ sia presso i punti di osservazione
-
organizzazione delle fasi costruttive tale da contenere nel tempo le limitazioni degli accessi ai singoli punti di interesse
-
ripristino della situazione preesistente al termine dell’occupazione delle aree di cantiere.
L’unico impatto potenziale sul paesaggio in termini di area vasta è ascrivibile allo sfruttamento di materiale di cava. Le opere proposte dal presente Studio non necessitano di materiale proveniente da cava, pertanto non si prevedono ripercussioni tangibili sugli aspetti percettivi paesaggistico-ambientali del retroterra nè lo sfruttamento di risorse naturali disponibili, ma non rinnovabili. Con riferimento al sito specifico, dovrà essere predisposta una attenta pianificazione e programmazione delle attività di cantiere, limitando il più possibile il livello di perturbazione del paesaggio. In tale sede i principali obiettivi da seguire saranno: •
ottimizzazione delle attività in funzione della durata del cantiere;
•
ottimizzazione delle priorità di intervento;
•
verifica della possibile sinergia, finalizzata ambientalmente, del cantiere con altre eventuali attività in corso di realizzazione parallela.
Le opere provvisionali di cantiere, la viabilità di accesso e le sedi di manovra e stoccaggio, l'allontanamento delle acque chiare e nere in sede opportuna, le opere di allaccio alle reti energetiche e di comunicazione, verranno realizzate sulla base di un "progetto di cantiere", rispettando lo stato e la morfologia dei luoghi. In sede di progettazione definitiva dovranno, inoltre, essere acquisiti i necessari pareri autorizzativi; si dovrà predisporre un progetto d'insieme, in grado di fornire gli assetti definitivi e le sistemazioni intermedie e la relazione paesaggistica ai sensi dell’art.1 del D.PC.M. 12.12.2005 “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”, con riferimento
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all’autorizzazione paesaggistica (ex art. 159 comma 1 e art.146 comma 2 del D.Lgs. 22.1.2004 n.42), per la presenza di “aree tutelate per legge” di interesse paesaggistico (ex art. 142 del D.L.gs 42/04, sostituito dal Decreto Legislativo 24 marzo 2006 n. 157 "Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione al paesaggio"). Gli impatti relativi all’ambiente marino riguardano prevalentemente la qualità delle acque costiere, la sottrazione di aree di fondo e il disturbo alle biocenosi bentoniche. Per quanto riguarda la qualità delle acque costiere non si prevede un impatto significativo per le fasi di cantiere in quanto non sono previste operazioni di dragaggio. Per quanto riguarda la fase di esercizio delle opere non sono previste variazioni significative nella qualità delle acque del bacino del Mar Piccolo, né si prevede uno schema di circolazione forzata, con impianto di ricircolo delle acque, in quanto la tipologia di pontile risulta idraulicamente trasparente. Comunque, la qualità delle acque sarà inoltre preservata da un impianto per la raccolta e lo smaltimento delle acque di sentina e dei servizi igienici delle imbarcazioni, all’avanguardia nel sistema portuale diportistico italiano. Nella fase di gestione sarà è previsto il monitoraggio dei parametri chimico-fisico-batteriologici delle acque. Sui fondali direttamente interessati dal progetto, non vengono rilevate specie afferenti a biocenosi di Posidonia oceanica. Pertanto non si prevede sottrazione diretta di tale biocenosi a causa della realizzazione delle opere marittime. Tuttavia, essendo presenti aree SIC nell’area vasta, la normativa vigente in materia obbliga il progettista ad effettuare la Valutazione di Incidenza Ambientale. Infatti, il recepimento nazionale della direttiva comunitaria 92/43/CEE HABITAT relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e fauna selvatiche, avvenuto con l'emanazione del DPR 8.09.1997 n°357, ha dettato il regolamento attuativo secondo il quale per i progetti ricadenti in aree limitrofe a quelle definite "di interesse comunitario" va redatto uno "Studio di Incidenza Ambientale". Pertanto, nelle successive fasi progettuali, sarà redatta ai sensi dell’art. 5 del DPR 357/97 così come recepito nel D.Leg.vo 3/04/2006 n°152- Norme
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in materia ambientale- ( Art.6, comma b), un’adeguata relazione documentata finalizzata ad individuare e valutare i principali effetti che il progetto può avere sul sito, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. Scopo della relazione di valutazione di incidenza è la determinazione dei possibili impatti negativi sugli habitat e le specie animali e vegetali per i quali il sito è stato individuato. Per la predisposizione di tale relazione si farà riferimento all’allegato G del citato DPR. In merito al tema della Bonifica, lo specchio acqueo relativo alla Banchina Torpediniere nel Mar Piccolo rientra nel Sito di Interesse Nazionale (SIN) di Taranto, perimetrato con D.M. Ambiente 10.1.2000. La caratterizzazione ambientale dei relativi fondali marini (170 ha) per la conoscenza del grado di contaminazione dei sedimenti è stata già svolta. A questo proposito occorre precisare che l’intervento oggetto del presente Studio non necessita dell’esecuzione di dragaggi dei fondali, quindi non prevede asportazione di sedimenti marini e, per la sua caratteristica, non preclude fisicamente gli eventuali futuri interventi di bonifica. Le opere proposte, quindi, non necessitano di procedure di caratterizzazione e bonifica né di costi elevati per l’utilizzo di tecnologie a basso impatto ambientale (es. recupero dei sedimenti scavati, utilizzazione di attrezzature atte a ridurre la diffusione dei sedimenti durante i dragaggi, impermeabilizzazione di vaste aree per accogliere i fanghi ecc.).
L’impatto potenziale sull’aria è dovuto, in fase di costruzione, alla dispersione delle polveri e dei gas di scarico dei mezzi d’opera e, in fase di gestione, alle emissioni di gas da parte dei motori delle imbarcazioni e degli autoveicoli degli utenti. L’inquinamento dell’aria da polveri, oltre ad avere un impatto sulla salute pubblica, puòprovocare possibili danni sulla vegetazione delle zone limitrofe. Si tratta, comunque, di un danno temporaneo causato direttamente sulla vegetazione dalla polvere prodotta essenzialmente dal carico e scarico dei materiali necessari alla realizzazione delle opere. Non essendo necessario ricorrere all’utilizzo di materiale di cava, ciò comporta una riduzione dell’inquinamento prodotto dai traffici di cantiere (carico, scarico, trasporto e stoccaggio).
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Autorità Portuale di Taranto Porto di Taranto – mar Piccolo – Banchina Torpediniere STUDIO DI FATTIBILITA’ EX ART.14 CO.1 LETT. (a) – (e) DEL DPR 207/2010 PER FINALITA’ DI TRAFFICO PASSEGGERI E/O NAUTICA DA DIPORTO DELLA BANCHINA TORPEDINIERE ED AREE RETROSTANTI DEL MAR PICCOLO DI TARANTO
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Infine, la durata del cantiere è limitata nel tempo, quindi si tratta di un impatto temporaneo e reversibile. Tra le misure mitigatrici per l’emissione di gas da parte dei mezzi d’opera, l’appaltatore avrà l’obbligo di: -
attrezzare i mezzi e gli impianti di cantiere con sistemi di propulsione e di scarico atti a ridurre le emissioni;
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curarne la manutenzione e l’efficacia.
Con riferimento alla fase di esercizio delle opere, le quantità di inquinanti emesse durante l’attività da parte dei motori marini è assai limitata. Infatti, nell’ipotesi di saturazione di tutti i posti barca, solo una parte delle imbarcazioni escono contemporaneamente dal bacino per la navigazione all’esterno, con motori accesi mediamente per i 10 minuti di transito. L’effetto inquinante è pertanto limitato anche perché si è alla presenza di un ambiente ampiamente ventilato. All’inquinamento dell’atmosfera contribuiscono anche le emissioni di gas di scarico degli autoveicoli per cui sono state predisposte idonee aree a parcheggio. Con riferimento al traffico veicolare degli utenti futuri dell’area di intervento, in sede di progettazione di maggior dettaglio, in riferimento alla normativa ambientale vigente, saranno effettuate le opportune misure dello stato ante operam e le simulazioni delle emissioni inquinanti. Considerate le caratteristiche delle opere proposte nel presente Studio, la produzione di rifiuti rimane legata soprattutto alla fase di realizzazione delle opere. Dovrà essere rispettata, quindi, una “gestione ambientale del cantiere” che tuteli tutti gli aspetti ambientali legati alle attività realizzative ed in particolare regoli la gestione dei rifiuti. Per quanto riguarda la fase di esercizio si farà riferimento a un “Piano di gestione dei rifiuti”.
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