MAB - Museo di Art Brut

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MAB - Museo di Art Brut

Restauro e rifunzionalizzazione degli ex laboratori arti e mestieri della Reale Certosa di Collegno

Chiara Miranda rel. arch. Morezzi prof. Minucciani



Politecnico di Torino Laurea Magistrale in Architettura per il Restauro e Valorizzazione del Patrimonio 2015-2016

MAB - Museo di Art Brut

Restauro e rifunzionalizzazione degli ex laboratori arti e mestieri della Reale Certosa di Collegno

Relatore: Arch. Emanuele Morezzi Correlatore: Prof. Valeria Minucciani

Studente: Chiara Miranda



Desidero ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato nella realizzazione della mia tesi, quali i miei relatori Emanuele Morezzi e Valeria Minucciani, e Fabio Cei che mi ha “prestato” la sua magnifica collezione di Outsider Art. Un ringraziamento particolare va alle persone che mi hanno aiutato spiritualmente e moralmente, dandomi supporto e pazientando durante questa fase della vita: Andrea, Lorenzo, Luca, Simone e Silvia. Colleghi e amici, alcuni dal primo anno di università, che continuano a vivere con me ogni giorno gli ostacoli che giungono con questo mestiere e che mi hanno incoraggiato fino ad arrivare al culmine della mia carriera universitaria; Giulia e Marta. Le mie amiche al di fuori dell’università che hanno sempre pensato che noi studenti di architettura colorassimo e basta, ma che dopo anni a vedere gli esaurimenti nervosi si sono ricredute. Un ringraziamento speciale va a quella che è la mia famiglia, Magda e Giulio, non solo quella di sangue ma anche a Valentina che ho acquisito sei anni fa ed è divenuta oggi una sorella e Shahrom che considero un fratello e che non fosse stato per lui questa tesi non esisterebbe. Al mio fidanzato Andrea che ogni giorno ha creduto in me e che ha reso questo periodo molto meno stressante standomi accanto raccogliendo ogni pezzo di me mentre crollavo. Vorrei poi dedicare il mio lavoro, il mio sudore e le mie lacrime, ringraziando e ricordando mio padre che nonostante oggi non sia con me fisicamente, ha sempre creduto in me dandomi forza e coraggio di affrontare qualsiasi ostacolo rendendomi la persona che sono oggi.

“Coloro che ci hanno lasciati non sono degli assenti, sono solo degli invisibili: tengono i loro occhi pieni di gloria puntati nei nostri pieni di lacrime”


Indice


Premessa

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Manicomi

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La Reale Certosa

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Analisi del fabbricato

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Metaprogetto

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Rifunzionalizzazione

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Conclusioni

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Bibliografia

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Allegati

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Premessa Quando si entra nel parco della Reale Certosa di Collegno si respirano anni di storia e di storie, di personaggi e persone che hanno abitato e vissuto gli edifici. Oggi giungono a noi in forma di degrado e abbandono ma non nascondono il carattere delle architetture e la loro potenzialità. Il progetto di recupero degli ex laboratori arti e mestieri si inserisce in una più vasta proposta di riassetto dell’area, con l’obiettivo di recuperare l’identità che il complesso ha perso dopo la Legge Basaglia del 1978. Per comprendere meglio la situazione dopo la chiusura dei complessi manicomiali sono stati fatti studi su diverse strutture in Italia, oltre che documentarsi sul movimento politico e d’opinione dell’epoca che ha portato a questo profondo cambiamento. Nell’ultimo ventennio vi è stato un crescente interesse nel riutilizzo di questi fabbricati. Analizzando alcuni interventi negli ultimi anni su ex Ospedali Psichiatrici, si deduce che le funzioni alle quali si prestano maggiormente sono di 8

tipo ospedaliero. Ricordiamo però che tanti rimangono in stato di abbandono. Sono appunto state analizzate più concretamente le strutture di Cagliari, Venezia e Volterra; scelte per la loro diversità nelle funzioni. Villa Clara (Cagliari) ha una continuità nella sua funzione in quanto rimane ASL; San Clemente (Venezia), invece, è un caso particolare, sia per la sua collocazione isolata che per la sua nuova funzione di albergo di lusso. Volterra rimane in disuso, a causa della sua maestosità e lo stato grave di abbandono, ma rimane comunque vivo nella memoria. La software house italiana Lka ha ricostruito la storia di una ragazza, ospitata all’interno di uno dei padiglioni dell’ospedale psichiatrico, nel documentario videoludico The Town of Light. La tesi si basa sulla conservazione e il riuso del fabbricato che ospitava i laboratori arti e mestieri, dove si svolgevano le ergoterapie, analizzando la sua natura a partire dalla sua storia, per poi giungere fino ad adeguarlo alle esigenze funzionali di un museo.


Premessa

Un museo di arte che nasce da quelle storie e dai quei personaggi che hanno vissuto questi spazi. Spazi che fanno percepire la realtà inquietante che li caratterizza. Art Brut che porta con sè creatori inconsapevoli che dipingono per il bisogno di trovare un luogo, l`opera d`arte, dove sia davvero possibile dire tutto. Dopo aver visitato il Castello di Casale Monferrato, dove si è tenuta la mostra di Outsider Art della collezione Fabio e Leo Cei, è stato contattato Fabio Cei per poter usufruire della sua collezione. Il progetto di allestimento, quindi, è stato basato su una collezione concreta, sono stati pensati i percorsi, la distribuzione interna delle sale, l’illuminazione, i materiali e soprattutto è stata pensata la storia da raccontare attraverso gli spazi dell’edificio; rievocando la storicità del luogo e diventando così, un museo dell’arte esposta ma anche dell’involucro che la contiene. 9


Manicomi


Introduzione delle strutture

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Tipologie architettoniche

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Dalla chiusura ad oggi

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Rifunzionalizzazione delle strutture

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Villa Clara - Cagliari

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Volterra - Pisa

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San Clemente - Venezia

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Capitolo 1

Introduzione delle strutture L’intento è quello di indagare le ragioni alla base della nascita dei manicomi, per poi tentare di spiegare la lunga battaglia che ha portato alla loro chiusura. Nel Medioevo accadeva invece spesso che le persone che manifestavano comportamenti ritenuti “bizzarri” venissero considerate possedute; in questo caso la “cura” era affidata agli esponenti della Chiesa, i quali tentavano di combattere la possessione attraverso l’uccisione al rogo. Nell’Età Classica il problema della “follia” perse il carattere mistico-religioso e iniziò ad essere considerato da un punto di vista sociale: “folli” diventarono tutti coloro che venivano ritenuti una minaccia per la società, da allontanare e rimuovere da essa1.

1 - Foucault M., Storia della follia nell’età classica, Milano, Rizzoli, 1963

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Proprio in quel periodo sorsero molte case di internamento, volte a rinchiudere una varietà di persone rifiutate dalla società; persone con malattie mentali, poveri, vagabondi, mendicanti, criminali e dissidenti politici, tutte rinchiuse in un’unica struttura.

Una delle prime case sorte allo scopo fu l’Hopital General di Parigi, fondato nel 1656. Qui le persone non venivano rinchiuse per essere curate, ma per finire i propri giorni lontano dalla società. Una volta entrate in questi luoghi, le persone venivano spogliate della loro dignità e trattate senza rispetto. Vivevano in condizioni disumane ed erano costrette a subire punizioni corporali. L’idea di allontanare dalla società chiunque fosse considerato pericoloso si verificò in seguito alla Riforma attuata da Martin Lutero; al contrario del Medioevo, in cui le persone povere e i vagabondi venivano lasciati vivere nella società, in quanto la povertà era vista come mezzo per manifestare la propria fede, con la negazione delle opere di Lutero, la povertà perse questo significato e si trasformò in colpa attribuibile alla persona. Presto, le case di internamento si diffusero in tutta Europa e divennero uno strumento di potere enorme, attraverso il quale si decideva sulla vita delle persone e su chi dovesse essere rinchiuso.


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Fu solo a partire dal XVII e in seguito alla nascita del pensiero illuminista che la concezione legata alla malattia mentale iniziò a mutare e iniziarono ad essere riconsiderate le pratiche messe in atto per combattere la “follia”2. Questo cambiamento fu in particolar modo dovuto alla nascita della psichiatria, che iniziò a denunciare il sistema correttivo dell’epoca e a capire che la maggior parte delle persone richiuse in quelle case di correzione non aveva bisogno di alcun trattamento.

agire come volevano. Anche le altre teorie che si susseguirono tentarono di spiegare la malattia mentale ma senza successo; la cura consisteva sempre nell’internamento e nell’isolamento totale. Un cambiamento radicale nell’elaborazione di diverse concezioni della mente e del suo funzionamento, con il conseguente utilizzo di strumenti di cura alternativi, si ebbe tra la fine dell’’800 e i primi anni del ‘900, anni in cui nacque la psicoanalisi.

Tuttavia, la malattia mentale continuava ad essere considerata incomprensibile; si affermò un sistema che tentava di “normalizzare” la condizione umana della persona che aveva smarrito la propria via. Per Philippe Pinel i “folli” erano persone incapaci di dominare i propri istinti3; egli riteneva che per combattere la follia occorresse utilizzare mezzi quali l’intimidazione e la paura, allo scopo di dominare le persone che si riteneva soffrissero di un disturbo mentale e convincerle del fatto che non potessero continuare ad

2 - Antonucci G., I pregiudizi e la conoscenza critica alla psichiatria, Roma, Apache, 1986 3 - Pinel P., Rapport fait à l’École de médecine de Paris, sur la clinique d’inoculation, le 29 fructidor, an 7, 1799

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Capitolo 1

Tipologie architettoniche In Europa le strutture manicomiali cominciano ad essere costruiti nel XIX secolo; erano istituzioni estreme, che costituivano una sorta di enclave, nei territori di competenza, con una scarsissima permeabilità tra il mondo esterno, dei sani, e quello dei malati.

di manicomi principali:

Frequentemente si trattava di strutture mastodontiche, complessi con molti edifici e centinaia di degenti che spesso si trovarono lì confinati a trascorrere gran parte della loro vita.

Pianta radiale Questa tipologia vede lo sviluppo delle maniche partendo da un nodo centrale. Questa struttura ci ricorda le prigioni panottiche dell’Ottocento, ipotizzate da Jeremy Bentham, che appunto grazie alla forma radiocentrica dell’edificio e ad opportuni accorgimenti architettonici e tecnologici - un unico guardiano potesse osservare tutti i degenti in ogni momento.2

Molte tipologie di strutture manicomiali europee vengono riprese anche negli Stati Uniti alla fine del secolo.

1 - Spinazzola M., L’IBC e i progetti europei in “IBC” n. 2/2002 2 - Pevsner N., Storia e caratteri degli edifici, Palombi Editori, 1986

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Il Progetto “PAPHE”1, ha inteso valorizzare il patrimonio architettonico ospedaliero, partendo dalla considerazione che fin dal Medioevo i modelli ospedalieri si sono divulgati in Europa in modo abbastanza omogeneo. Questi luoghi sono pertanto portatori di una doppia testimonianza: della storia dell’architettura da un lato, e della storia sanitaria dall’altro. Si sono riusciti ad identificare quattro tipologie

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Pianta radiale; Pianta a corridoio; Pianta a padiglione; Pianta a scaglione.

Questa struttura, però, viene abbandonata poco dopo, per via delle condizioni disumane in cui vivevano i pazienti, non erano infatti, stati progettati spazi dove il degente poteva avere la possibilità di uscire all’aria aperta, la circolazione dell’aria era limitata, come l’ingresso della luce nei locali. [Fig.1]


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Fig. 1 - Schema pianta St. Lawrence, Bodmin Fig. 2 - Schema pianta Bristol Lunatic Asylum, Bristol Fig. 3 - Schema pianta Hopital Laribosière, Parigi Fig. 4 - Schema pianta Norristown State Hospital, Pennsylvania

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Pianta a corridoio La struttura a corridoio è quella più utilizzata dagli architetti del tempo perché permetteva alla vista di raggiungere tutte le strutture dal centro3, che solitamente era il blocco amministrativo, ma senza le inconvenienze della struttura radiale. La pianta si sviluppa con, appunto, il blocco centrale dove prende sede l’amministrazione e la dirigenza, susseguito da lunghi corridoi da ambo i lati, che permetteva la facile separazione dei sessi. [Fig. 2]

4 – Cracknell P., Analysis of forms, Cambridge studies, 2004

Pianta a padiglione Si tratta di blocchi indipendenti o semi-indipendenti che fanno tutti parte della stessa struttura ospedaliera. Il “PAPHE” utilizza il termine “Ospedale a padiglione” attribuendogli diverse terminologie, quali separazione delle patologie e prevenzione dal contagio.

5 – Bynum W.F., Porter R., Shepherd M., The anatomy of madness: Essays in the history of psychiatry. Vol III; The asylum and its psychiatry. London, Routledge, 1988

Si possono riconoscere diversi tipi di strutture a padiglione: - Padiglione ordinario: solitamente si tratta di un lungo corridoio con annessi diversi

3 - Conolly J., An Inquiry concerning the Indications of Insanity, with Suggestions for the Better Protection and Care of the Insane, 1830

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blocchi assestanti per permettere il passaggio della luce e la ciroclazione dell’aria. Al centro è situato il blocco amministrativo e direzionale; - Doppio padilgione: si tratta della stessa struttura del padiglione ordinario con l’aggiunta di un ulteriore corridoio di collegamneto ad altri blocchi, e i servizi sono disposti da entrambi i lati; - Padiglione radiale: blocchi posizionati a semi-cerchio, collegati tra loro attraverso corridoi anch’essi a semi-cerchio; - Padiglione irregolare: una grande struttura che consisteva di padiglioni temporanei arragianti attorno ad un corridoio ad “L”.4 [Fig. 3] Pianta a scaglione La disposizione dei blocchi a padiglione diventa più facilmente raggiungibile grazie alla rete di corridoi interconnessi, che la maggiorparte delle volte forma un triangolo, un trapezio o un semi-cerchio.5 [Fig. 4]


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Dalla chiusura ad oggi In Italia, la gestione dei manicomi era alquanto drammatica e affidata perlopiù a frati e suore; fino al 1904 non si riuscì ad avere un quadro normativo omogeneo che regolasse la gestione dei manicomi.

rezza, con in mano un certificato contenente anche solo una mendace dichiarazione di pericolosità, avrebbe potuto far internare una persona. Il manicomio restava sempre e comunque luogo di controllo e di ordine.

Agli inizi del ‘900 le moderne teorie sulla malattia mentale postulate dalla psicoanalisi giunsero anche in Italia; e fu proprio all’inizio del secolo che, nel Paese nacque un’accesa discussione, tanto in ambito scientifico quanto politico, sulla necessità di adottare una legge che regolasse la gestione dei manicomi e raccogliesse tutte quelle consuetudini susseguitesi nel corso del tempo in tutte le parti d’Italia.

Fu solo nella seconda metà degli anni ’50, anche grazie alle opere dello psichiatra Ronald Laing, che la società iniziò a condannare i manicomi come luoghi in cui le persone perdevano la propria identità, anche se la strada che condusse ad una loro richiusura fu lunga e tortuosa.

Nel febbraio 1904 venne così approvata una legge1 che restò in vigore fino al 1978; in essa vennero stabiliti alcuni principi decisivi e validi per tutto il territorio nazionale. Uno, in particolare, prevedeva il ricovero solo per malati pericolosi o che avessero dato il pubblico scandalo. Tuttavia, sulla base di questo principio, chiunque incaricato di garantire la pubblica sicu-

A partire dal 1968, in seguito al susseguirsi di una serie di denunce in merito alle condizioni disumane in cui versavano le persone rinchiuse nei manicomi, in Italia vennero approvate alcune modifiche normative; ad esempio, con la legge 4312 si iniziò a prevedere il ricovero volontario e vennero istituiti centri di igiene mentale a livello provinciale. La legge 349 del 19773 invece iniziò a considerare la tutela della salute quale diritto fondamentale della persona e interesse della collet-

1 - Legge n. 36 del 14 febbraio 1904: Disposizioni sui manicomi e sugli alienati. Custodia e cura degli alienati. 2 - Legge n. 431 del 18 marzo 1968: Provvidenze per l’assistenza psichiatrica. 3 - Legge n. 349 del 29 giugno 1977: Norme transitorie per il trasferimento alle regioni delle funzioni già esercitate dagli enti mutualistici e per la stipulazione delle convenzioni uniche per il personale sanitario in relazione alla riforma sanitaria.

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tività e a sottolineare la necessità dello Stato di creare un Servizio Sanitario, in grado di affrontare la malattia mentale in un’ottica completamente differente. A questo si arriverà poi con la legge 833 del 19784 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, il complesso di funzioni, strutture, servizi e attività che lo Stato deve garantire a tutti i cittadini, senza nessuna distinzione di ceto o etnia, per il recupero della salute fisica e psichica. Ma la vera rivoluzione storica, si ebbe con la legge 180 del 13 maggio 19785, più conosciuta come Legge Basaglia. Molti ritengono che la legge 180 sia la legge che ha chiuso i manicomi, anche se in realtà essa rappresenta soltanto l’inizio di un processo culturale e politico molto più complesso.

4 - Legge n. 833 del 23 dicembre 1978: Istituzione del servizio sanitario nazionale. 5 - Legge n. 180 del 13 maggio 1978: Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori.

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La legge Basaglia rivoluzionò il modo di concepire la malattia mentale. I principi su cui si basava erano: - Divieto di costruire nuovi manicomi graduale chiusura di quelli esistenti; - Il trattamento sanitario doveva essere

volontario. Solo in alcuni casi particolari doveva essere obbligatorio; - Il malato doveva restare in ospedale solo per un breve periodo di tempo e solo a causa di situazioni di emergenza, difficilmente gestibili dalla persona stessa o dalla famiglia.5 Dopo l’approvazione della Legge Basaglia il problema, in Italia, restò però sul come fare; la legge scatenò immediatamente numerose polemiche, soprattutto da parte dei direttori dei manicomi che vedevano minacciato il loro potere, dei sindacati che difendevano gli interessi di chi lavorava nei manicomi e, infine, dei familiari delle persone ricoverate, che erano fortemente spaventati perché temevano di non riuscire a gestire la situazione della persona una volta uscita dal manicomio. La legge prevedeva inoltre che le Regioni individuassero le strutture adeguate per la tutela della salute mentale; ma queste si rivelarono del tutto impreparate a gestire un cambiamento così grande. La rete dei servizi sul territorio era del tutto assente e il rischio che molti mani comi ormai chiusi venissero riaperti era molto


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alto. Solo all’inizio degli anni 90, ben quindici anni dopo la legge 180, si iniziò ad intravedere qualche cambiamento. Nel febbraio 1992, venne approvata una legge, la Legge 1046, con l’obiettivo di: - Garantire il rispetto della dignità umana e i diritti di libertà della persona, promuovendone la piena integrazione in famiglia, a scuola, al lavoro e nella società; - Prevenire le condizioni invalidanti che impediscono lo sviluppo della persona umana e la realizzazione dei diritti civili, politici e patrimoniali; - Perseguire il recupero funzionale e sociale della persona affetta da minorazioni fisiche, psichiche e sensoriali e assicurare servizi e prestazioni per la prevenzione, la cura e il recupero delle persone; - Predisporre interventi volti a superare l’esclusione sociale.6 E nell’aprile 1994, venne approvato anche il

Progetto Obiettivo Tutela Salute Mentale7 in cui, per la prima volta, vennero individuate le strutture e i servizi psichiatrici presenti sul territorio; questo doveva essere realizzato attraverso la partecipazione ai processi di cura dei pazienti e dei familiari, per ridurre al minimo il ricovero in struttura, attraverso interventi ambulatoriali e domiciliari, che comprendevano anche la ricerca programmata di inserimenti formativi e lavorativi e la promozione di programmi con obiettivo primario la socializzazione. Oggi, in Italia, gli ex manicomi svolgono le funzioni più disparate. Alcuni sono vuoti e abbandonati. Altri sono diventati “musei della mente”. Altri ancora collegati ai servizi sanitari e psichiatrici. Alcuni sono diventati scuole, università, altri sono alloggi. Quasi tutti hanno aperto al pubblico i loro magnifici parchi. Al “grande internamento” descritto da Foucault seguì, negli anni Settanta, una “grande liberazione”8.

6 - Legge n. 104 del 5 febbraio 1992: Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate. 7 - Decreto del Presidente della Repubblica del 1 novembre 1999: Progetto obiettivo “Tutela salute mentale 1998-2000”. 8 - Foucault M., Storia della follia nell’età classica, Milano, Rizzoli, 1963

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Rifunzionalizzazione delle strutture Villa Clara, Cagliari Il progetto di Palomba prevede la costruzione di ventiquattro edifici, tra padiglioni di ricovero e corpi di servizio, disposti principalmente sul versante sud dell’area. La planimetria generale mostra un impianto a schema ortogonale con un asse di simmetria che intercetta, a sud, l’ingresso principale al complesso ospedaliero e che regola l’orientamento dei corpi di fabbrica. Lungo questo asse si trovano l’edificio della direzione e i principali servizi, mentre a destra e a sinistra, distinti in sezioni maschili e femminili, si dislocano a coppie gli edifici per la degenza. Più contenuti e defilati sono i due padiglioni dei pazienti contagiosi. L’edificio della clinica universitaria, come quello delle contagiose, si dispone secondo un orientamento differente, accordandosi con la pendenza del terreno sul margine est dell’area. Tutti gli edifici sono connessi da camminamenti a linee sinuose che disegnano un parco. Alcuni padiglioni sono dotati di un’area esterna recintata da muri, da inferriate o da siepi. A nord si trova la colonia agricola, con i preesistenti piccoli rustici dell’ex tenuta adattati a stalle, magazzini e alloggi. 20

Nell’impianto planimetrico dell’ospedale, la presenza dei padiglioni gemelli evidenzia la gerarchia dei volumi: se l’edificio della direzione costituisce la “prua” di tutto il sistema, il corpo dei servizi generali (laboratori, cucina, lavanderia e stabilimento idroterapico) occupa una posizione baricentrica nella composizione d’insieme. Il progetto del manicomio è approvato solo in parte dalla Deputazione provinciale che, pur plaudendo alla perizia dei progettisti, per ragioni di opportunità finanziaria lo sottopone a un ridimensionamento radicale. Con la nuova soluzione approvata il 6 novembre 1900 si delibera l’immediata esecuzione di una parte di opere necessaria per ricoverare 250 pazienti. Si costruiscono le cucine, gli edifici dei servizi generali e solo una metà dei sei padiglioni. Dei ventiquattro edifici previsti se ne realizzano otto: due padiglioni per degenti agitati e agitate; due per degenti semiagitati e semiagitate;


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due per degenti tranquilli e tranquille; un edificio per la cucina e la dispensa; e infine un edificio che, destinato ai laboratori, sarà invece adibito a direzione, cappella e alloggi per suore e medici. Complessivamente, fino al 1911, i lavori di costruzione rispettano il progetto di Palomba. Fanno eccezione solo l’ampliamento del padiglione per gli agitati e l’edificio della lavanderia realizzato diversamente, per ciò che attiene sia alla forma sia alla posizione, rispetto al progetto originario. Fra gli edifici ancora da costruire c’è la clinica psichiatrica universitaria, un edificio destinato alle attività di ricerca scientifica sulle malattie psichiatriche, dotato di reparti propri e di una moderna sala operatoria sormontata da un tetto a padiglione interamente vetrato. La realtà impone, però, un programma diverso. Rispetto al progetto di Palomba, sono proposte alcune modifiche e, soprattutto, vengono stralciati gli ampliamenti, ripiegando su un progetto prevalentemente di risistemazione,

manutenzione e completamento tecnologico, da eseguire con importi ridotti. L’ospedale manterrà questa fisionomia per decenni, fatte salve alcune trascurabili modifiche tra cui il completamento del padiglione delle semiagitate. Al termine della seconda guerra mondiale si tenta ancora una volta di potenziare le strutture del manicomio, ma la complessa situazione economica del dopoguerra porta a un progressivo innalzamento dei prezzi. Nel dicembre 1947 la situazione diventa economicamente insostenibile. L’Amministrazione provinciale ordina l’immediata sospensione delle opere. Nella prima metà degli anni cinquanta, in una situazione di maggior prosperità economica, si riavvia la questione del completamento dell’ospedale psichiatrico. Con interventi di entità variabile, realizzati in fasi ravvicinate, si procede ai seguenti lavori: addizioni nei padiglioni per gli agitati e per le semiagitate; nuovi ampliamenti del padiglione per le agitate; amplia21


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mento e sopraelevazione dei corpi centrali dei padiglioni per i semiagitati/e; completamento dei padiglioni dei tranquilli/e; accorpamento dei due volumi paralleli delle cucine; chiusura del quadrilatero del fabbricato della direzione e uffici; addizione di volumi funzionali in prossimità dell’ingresso; nuovi tratti di recinzione. Il realizzato si distingue, rispetto ai fabbricati esistenti, non per l’aspetto architettonico, che ricalca fedelmente il linguaggio e i materiali del primo impianto, bensì per la soluzione delle coperture a terrazzo, delimitate dalle balaustre in cemento preformato. Negli anni sessanta l’amministrazione provinciale stralcia due lotti simmetrici, nella parte meridionale dell’area, per realizzarvi due istituti d’istruzione superiore. L’ultimo intervento riguarda alcuni locali di servizio a ridosso dell’ingresso sud, altri depositi e magazzini prossimi all’ex lavanderia.1

1 - http://www.spazidellafollia.eu/it 2 - http://www.abisassociati.it/ wcs/Satellite/ABIS/Project

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Lo svuotamento L’ospedale resta in funzione per un ventennio oltre il 1978, anno in cui è emanata la legge n.180 che sancisce la chiusura dei manicomi.

A fronte di una situazione che vede la provincia di Cagliari sprovvista di strutture idonee all’accoglienza dei pazienti psichiatrici, si decide di operare su un doppio binario: da un lato si trattengono nelle strutture dell’ospedale i malati già sotto cura, dall’altro, invece, s’impone uno stop a nuovi ricoveri. La chiusura effettiva avviene il 18 marzo 1998. Oggi Gli edifici dell’ex ospedale, trasferiti dalla Provincia all’Azienda Sanitaria Locale, sono sottoposti a una generale ristrutturazione finalizzata alla trasformazione dell’ex complesso manicomiale in “cittadella della salute”. La Villa Clara rimane nella disponibilità della Provincia ed è sede di attività culturali e della biblioteca provinciale2, mentre l’area dell’ex colonia agricola, a nord, è convertita in parco pubblico attrezzato. L’ex casa del colono diventa la sede della biblioteca dei ragazzi mentre l’ex cucina è lasciata a se stessa.


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Fotografia della Biblioteca Provinciale di Monte Claro - monumentiaperti.it - 2015

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Volterra, Pisa Il nucleo generatore del complesso manicomiale è identificabile nel convento di San Girolamo al Velloso. In seguito alla soppressione degli ordini religiosi il Comune di Volterra ne acquisisce la proprietà, unitamente all’esteso terreno detto “Le Vigne”, nel 1875. Il trasferimento dell’Ospizio di Mendicità in altra sede; la costruzione di nuovi padiglioni; la separazione degli spazi di gestione e amministrazione dell’Ospizio di Mendicità da quelli più propriamente manicomiali. In tale quadro, tra il 1891 e il 1897, la Congregazione di Carità promuove la costruzione di un “grande manicomio” secondo due progetti, che non trovano esecuzione. Lo sviluppo del complesso manicomiale secondo il modello “aperto” procede, fin dal 1896, con continuità ma senza un progetto organico complessivo. Il primo padiglione misto, è inizialmente progettato a corte e in seguito realizzato con impianto planimetrico a “U” su due piani, è ultimato e inaugurato nel 1898. La direzione sanitaria è affidata al padovano 24

Luigi Scabia che, seguendo il criterio del manicomio a villaggio, autosufficiente e autonomo, fondato sulla terapia del lavoro nelle colonie agricole e nelle officine “terapeutiche”, promuove e coordina lo sviluppo dell’assetto edilizio. Tra il 1910 e il 1916 lo sviluppo edilizio del manicomio procede con interventi di nuova costruzione, ampliamenti e ristrutturazioni affidati all’opera dei ricoverati, degli infermieri, degli operai dipendenti dall’istituto e, per i lavori più delicati, con incarico diretto a ditte locali o di fiducia, sovente senza la tempestiva approvazione tutoria, sia dal punto di vista tecnico che amministrativo. Nell’agosto 1916 sono in costruzione il nuovo padiglione agitati, oltre alla nuova cucina dell’istituto e il forno e pastificio. Tra il 1916 e il 1918 il numero dei ricoverati subisce un incremento repentino, in virtù delle convenzioni stipulate con ospedali militari, centri di prima raccolta, amministrazioni provinciali e altri manicomi. L’ampliamento della lavanderia-guardaroba,


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con l’aggiunta di due padiglioncini simmetrici a pianta quadrata è attuato tra il 1921 e il 1923, su progetto di Filippo Allegri che, l’anno seguente, segue i lavori per la costruzione del nuovo obitorio. Nel 1928 è approvato il progetto della infermeria donne. Il nuovo fabbricato è inizialmente previsto a un piano, con due dormitori di testata simmetrici rispetto al corpo centrale a pianta rettangolare. Durante l’esecuzione dei lavori, l’Ufficio tecnico, per far fronte ai ricoverati della provincia di Savona, progetta il rialzamento di un piano di tutto il fabbricato. Nel 1930 è approvata la costruzione di altro identico fabbricato per l’infermeria uomini. Nell’area compresa tra le due infermerie e a queste collegato per mezzo di corridoi coperti, si costruisce il padiglione Gabinetti scientifici e Sale operatorie. La villa del Direttore sanitario è ultimata nel 1930, unitamente alla quarta officina completando in modo organico il complesso delle officine già esistenti. Dopo l’entrata in vigore della legge n. 847/1937, l’ospedale psichiatrico di Volterra è decentrato

dall’Ente comunale di Assistenza, sotto un’unica amministrazione denominata “Istituti Ospedalieri e di Ricovero della Città di Volterra”. L’ospedale psichiatrico è presente con un proprio padiglione, alla XVIII edizione della fiera di Milano, dove sono presenti un plastico, fotografie, grafici, diagrammi e statistiche riguardanti le numerose attività produttive nelle colonie agricole e nelle officine. L’avvento della guerra porta a un rallentamento sia delle nuove costruzioni sia dei lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria. I bombardamenti del luglio 1944 causano dieci morti e quaranta feriti, oltre che consistenti danni alla quasi totalità dei padiglioni. Tra il 1971 e 1973 sono eseguite diverse demolizioni: la ciminiera in laterizio della lavanderia, costruita durante la prima guerra mondiale; l’ex-magazzino della farmacia con la sistemazione delle murature di sostegno e della scalinata di accesso al piazzale circostante; il cancello e le strutture murarie, in stile littorio, dell’ingresso principale e della portineria.3

3 - http://www.spazidellafollia.eu/ it_C/1369626679475/1368183400 054/it_IT/(it_IT)_Biblioteca_Provinciale.html

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Capitolo 1

Svuotamento Dopo l’emanazione della L. 180/1978, l’ospedale psichiatrico diventa presidio ospedaliero dipendente dall’Unità Sanitaria Locale n. 15 di Volterra. Nel 1984 ha inizio il trasferimento dell’ospedale civile di Volterra, ubicato nel centro cittadino, nelle strutture dell’ospedale psichiatrico, con la denominazione di Spedali Riuniti di Santa Maria Maddalena che dal 1995 dipende dalla USL 5 di Pisa - zona Alta Val di Cecina. Tra il 1985 e il 1989 si procede alla straordinaria manutenzione dei padiglioni Tebaldi, Lombroso, Castiglioni e centro sociale. Oggi Il piano attuativo per il recupero dell’area e del complesso edilizio a destinazione residenziale e servizi, è stato recentemente adottato con delibera del Consiglio comunale. Il complesso,ad oggi, risulta quasi completamente abbandonato.

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Fotografia del Manicomio di Volterra - Š Nicola Gronchi - 2012

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Capitolo 1

San Clemente, Venezia Nel 1645 l’isola è acquistata dai monaci Camaldolesi di Monte Corona, che vi edificano piccole case secondo la tipologia insediativa prediletta dal loro ordine religioso; esse sono utilizzate anche come sedi di cura durante i periodi di pestilenza. Nel 1680 gli stessi monaci ampliano l’isola nella parte meridionale e progettano un muro che la recinge completamente. Col decreto napoleonico del 1810, i Camaldolesi devono però abbandonarla poiché diviene territorio demaniale: il monastero è chiuso e la chiesa spogliata e lasciata in abbandono. Dalla seconda metà dell’Ottocento avviene il recupero delle strutture architettoniche dell’isola, adattate per ospitare l’Opera pia autonoma manicomio femminile veneto di San Clemente. L’isola di San Clemente viene scelta nel 1855 dalla Luogotenenza austriaca, quale luogo ideale per insediarvi la sezione femminile dell’Ospedale psichiatrico provinciale di Venezia. 28

Il primo gennaio 1956 la Direzione delle Pubbliche Costruzioni per le Provincie Venete affida il progetto del nuovo ospedale psichiatrico femminile all’ingegner Domenico Graziussi, perché lo rediga in base alle indicazioni fornite dai due alienisti Beroaldi e Spongia. L’aspetto dell’isola risulta notevolmente modificato a seguito dell’intervento; le piccole case monastiche, costruite intorno all’edificio centrale del monastero durante il XVII secolo, sono tutte abbattute per lasciare spazio a un impianto di grandi dimensioni a forma di E, che aveva preso a modello il manicomio di Vienna. Il complesso deve occupare l’intera area dell’isola ed essere composto da tre corpi di fabbrica paralleli fra loro, raccordati da un edificio disposto in senso ortogonale ad essi. Il corpo anteriore, a occidente e più lungo rispetto agli altri due, è l’edificio principale con l’ingresso all’ospedale e aree di rappresentanza; risulta unito all’edificio retrostante mediante una costruzione perpendicolare, che genera un cortile interno. I fabbricati devono avere tre piani fuori terra, fatta eccezione per quello disposto più a est, destinato alle “furiose”, di soli due


Manicomi

piani. I locali della direzione e dell’amministrazione sono collocati al piano terra dell’edificio principale; il fabbricato centrale deve invece ospitare i bagni e i locali da lavoro, mentre il corpo disposto in senso ortogonale è destinato a ospitare alcuni servizi generali, come la cucina, e i dormitori delle pazienti. Al complesso principale si aggiungono alcuni edifici collocati a nord dell’isola, affacciati direttamente sull’acqua. Inoltre, la costruzione per la lavanderia e la sala anatomica, con forma a L, viene posizionata tra la chiesa e la cavana (ricovero coperto per imbarcazioni) dell’isola. Nel 1866 quando, in seguito all’annessione del Veneto al Regno d’Italia, il cantiere passa sotto il controllo dell’amministrazione del Consorzio delle Provincie Venete, sono apportate ulteriori modifiche al progetto originario: l’edificio con pianta ad L, tra la chiesa e la cavana e destinato a ospitare la sala anatomica, è trasformato in alloggio per il personale di servizio.

La costruzione del complesso termina nel 1873: l’Opera pia autonoma manicomio femminile veneto di San Clemente si presenta come un’imponente struttura a monoblocco al cui interno i nove reparti per piano, originariamente previsti, con le modifiche in corso d’opera sono stati ridotti a tre. Negli anni trenta del Novecento viene disposta una ristrutturazione generale dell’assetto psichiatrico provinciale, che comporta la trasformazione, dei complessi di San Servolo e San Clemente, da manicomi maschile e femminile a stabilimenti per curabili e incurabili. A seguito della riforma psichiatrica dell’inizio del Novecento, l’isola di San Clemente subisce comunque modeste trasformazioni, proposte e sviluppate dall’ingegner Spandri: fra le modifiche, la più importante è la costruzione di una nuova casa colonica per ospitare pazienti di sesso maschile, semplice edificio parallelepipedo con sviluppo su due piani fuori terra. Nel 1936, a pochi anni di distanza dalla costruzione del padiglione/casa colonica per pazienti 29


Capitolo 1

lavoratori, l’Ufficio tecnico provinciale ne progetta l’ampliamento sul lato di ponente, cui fa seguito, nel 1952, la sistemazione della sponda occidentale dell’isola.4 Svuotamento Da 1952 fino al 2002 si segnala la possibile attività, in alcuni settori dell’edificato, di lavori di manutenzione ordinaria, accompagnata però da degrado di molte parti perché in stato di abbandono; del resto, subito dopo il varo della legge 180 del 1978, gli ammalati ricoverati a San Servolo sono trasferiti nell’ospedale psichiatrico di Marocco (Mogliano Veneto).

4 - http://www.spazidellafollia.eu/it 5 - Carraro M., L’Isola di San Clemente a Venezia. Storia, restauro e nuove funzioni, Venezia, Carsa, 2003

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Oggi L’ex-complesso manicomiale, dal 2003, è sede di un albergo a cinque stelle, è stato quasi completamente trasformato al suo interno: nessuna traccia è rimasta degli ambienti originari, a eccezione della chiesa antica. L’operazione di conversione e ristrutturazione ha avuto luogo nel 2002 a opera dello Studio Parenti di Venezia: l’intervento, limitato per quanto riguarda l’esterno del complesso, è stato invece radicale al suo interno.5


Manicomi

Fotografia del St. Regis Venice San Clemente Palace - Š Paola Barni - 2014

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La Reale Certosa


Linea del tempo

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Evoluzione storica

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Funzioni

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Capitolo 2

Linea del tempo EVENTO ARCHITETTONICO

CO

1614

1725

1725 1820

totale lato delsud-est complesso Edificazione su Costruzione della VillaRecupero di Edificazione lato sud-est su e interventi didirestauro progetto Juvarra campagna di Bernardino progetto di Juvarra Data

uista vana

1642

1731

Costruito il complesso mo- Costruito il rondò a semicirnastico su progettoo di Maucolo e il portale Valperga - Sviluppa e regolarizza ilrizio lato

azione ale

1731 - Costruito il rondò a semicircolo e il portale

sud-ovest con nuovi locali destinati alla forestiera

- Sviluppa e regolarizza il lato sud-ovest con nuovi locali destinati alla forestiera

- Il refettorio in progetto di Valperga diventa la cappella conventuale non su progetto di Juvarra

- Il refettorio in progetto di Valperga diventa la cappella conventuale non su progetto di Juvarra

1700

0

1790

1700 1600 1800 1640

1790 1800

Benilasciano ecclesiastici vengono re- del Cristina i Certosini la sede Beni ecclesiastici vengono re- di Savoia acquista quisitie la sede viene dediterreni da Ottavio Provanamonastero quisiti cata all’università degli studi di Torino, le sedi rustiche concesse a privati

di camta

1648

1816

Cerimonia di fondazione Restituzione delle proprietà della chiesa conventualeecclesiastiche

o moMau-

1840

TETTONICO

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La chiesa conventuale diventa la sede dell’ordine Cavalleresco della Santissima Annunziata con EVENTO STORICO progetto di Carlo Ravera

1820

1856 1856

Recupero totale del complesso Inizio lavori di ammodernamento dei locali struttura Inizio lavori di ammodernamento dei locali perper struttura e interventi disanitaria restauro sanitaria

1864 1864 Costruiti nuovi padiglioni (quelli numerati dispari)situati situati Costruiti nuovi padiglioni (quelli numerati dispari) a pettine lato sud del chiosto centrale su progetto didi a pettine su lato sud del suchiosto centrale su progetto Ferrante,struttura inglobati nella struttura che ospitava le celle dei Ferrante, inglobati nella che ospitava le celle dei monaci monaci

1892 1892 Costruiti nuovi padiglioni (quelli numerati pari) situati a a Costruiti nuovi padiglioni (quelli numerati pari) situati pettine lato nord del chiosto centrale su progetto didi pettine su lato nord delsuchiosto centrale su progetto Fenoglio Fenoglio

1896 1896

Progettatea levapore Lavanderiaea la vapore e la stireria progetto Progettate le Lavanderia stireria su su progetto di Fenoglio, progettati anche i porticati di collegamento di Fenoglio, progettati anche i porticati di collegamento tra i padiglioni tra i padiglioni

1800 1800

1850 1850 1852 1852

Certosini lasciano la sede del Trasferimento “temporaneo” di degenti dal RegioManiManiTrasferimento “temporaneo” di degenti dal Regio monastero e lacomio sede vienedidedicomio di Torino Torino cata all’università degli studi di Torino, le sedi rustiche concesse a privati 1854 1854 L’intero fabbricato vieneinteramente dedicato interamente ai malati L’intero fabbricato viene dedicato ai malati

1816

Restituzione delle proprietà ecclesiastiche

1855 1855 1840 Abrogazione delle corporazione religiose, sopressione Abrogazione delle corporazione religiose, sopressione

La chiesa conventuale della certosinadel e acquisto del Regio Manicomio delladiventa casa certosina e casa acquisto Regio Manicomio la sede dell’ordine Cavalleresco 1876 1876 della Santissima Annunziata con dellaagricola Colonia agricola progetto di Carlo Ravera Istituzione dellaIstituzione Colonia


La Reale Certosa

19041904

1970

1970

2010

2010

Costruiti laboratori arti e edili mestieri, e i locali la Villa Rosa modello Restaurosu Chiesa, Chiosto edella Lavanderia a Costruiti iilaboratori arti e mestieri, e fabbri e iedili locali e fabbriCostruita la Villa Rosa su modello Costruita della giardinieri nord diverse funzioni con vapore e Padiglione 14 giardinieri a a nord della della Certosa Certosa Ville Radieuse per diverse funzioniVille con Radieuse per progetto dell’archietetto Luigi Pratesi progetto dell’archietetto Luigi Pratesi

19301930

Nuovo pensionati abbienti, Nuovo reparto reparto per per pensionati abbienti, costruite le Ville costruite le Ville1978 Demolizione del muro di cinta Regina su base della Regina Margherita, Margherita, su base della Garden City Garden City

19401940

1982

1978

Restauro Chiesa, Chiosto vapore e Padiglione 14

2014

2014

di undi edificio destinato a paDemolizioneCostruzione del muro cinta lestra per le Ville 4 e 6 scuola M. Curie

Costruzione di un edificio lestra per le Ville 4 e 6 sc

1982

Costruita una linea ferroviaria iterna che collega i 20che pa- collega i 20 paCostruita una linea ferroviaria iterna Progetti speciali che portano grande Progetti speciali che portano diglioni diglioni cambiamento della struttura cambiamento della struttura

grande

19421942

ospedali di Collegno e Grugliasco sotto i cadono sotto i Gli Gliospedali di Collegno e cadono Grugliasco bombardamenti del 28 e 29 novembre violenti subendo violenti bombardamenti del 28 e 29 subendo novembre incendi incendi

1900 1900

1950 1978 Legge Basaglia

1982

1950 2000

200

1978 Legge Basaglia

1982

- Reparti diventano comunità - Reparti diventano comunità - I pazienti diventano ospiti - I pazienti diventano ospiti - Inseriti ASL, sede vigili Urbani,-ConInseriti ASL, sede vigili Urbani, Consorzio Intercomunale di Igiene Urbana sorzio Intercomunale di Igiene Urbana

1997

1997

Consiglio Comunale approva il Consiglio nuovo Comunale approva il nuovo Piano Regolatore che trasforma l’area in Regolatore che trasforma l’area in Piano cuore culturale della città cuore culturale della città

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Capitolo 2

Evoluzione storica Seicento Il primo edificIo della Certosa di Collegno si instaura tra il 1614 ed il 1618, ed era la villa di campagna dell’alto funzionario amministrativo di casa Savoia, Bernardino Data. Essa era utilizzata come villa per la vita mondana. Cristina di Francia Duchessa di Savoia, in seguito ad un voto solenne nel monastero di Grenoble nel 1640, acquistò i terreni sui quali sarebbe sorta la Reale Certosa di Collegno dal conte Ottavio Provana, che con il padre Francesco comprò da Bernardino Data diverse proprietà , tra le quali il palazzo e la residenza suburbana.

1 – Città di Collegno, Collegno storia per una città. Quaderno 4, Breve storia dello sviluppo urbanistico di Collegno, 1859-1865, Città di Collegno, Assessorato alla Cultura, 1977

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Con l’acquisto della suddetta proprietà avviene la fondazione della Certosa Reale e l’insediamento, al suo interno, dell’ordine dei Certosini patrocinati dalla reggente. In totale accordo con quella che doveva essere l’immagine della città nel Seicento, l’edificio doveva rappresentare non solo la città in sé ma l’intero spazio di riferimento politico, economico e simbolico. Grazie alle continue acquisizioni e ad uno sforzo di accorpamento senza precedenti, il nuovo

ente certosino dà vita, sin dai primi anni di insediamento, ad un patrimonio fondiario vasto, ben saldo e guidato da criteri di grande equilibrio e imprenditorialità. La “capitolazione” tra il nuovo ente e la comunità di Collegno: atto, quest’ultimo, che mirava a regolare in modo chiaro e definitivo i reciproci diritti in materia di pubblici tributi. In seguito l’autorità civica, nel favorire la repentina politica d’acquisti dei certosini, concesse a quest’ultimi la possibilità di acquistare altri beni immobiliari sul territorio comunale, oltre la quota stabilita, a condizione che essi contribuissero, in pari misura degli altri cittadini, alle imposte di registro.1 L’impostazione progettuale dell’impianto certosino doveva aderire ad una norma tipologica che prevedeva dei locali come la chiesa, la sala capitolare ed il refettorio che tendevano a raggrupparsi attorno ad un piccolo chiostro, attorno al quale si disponevano le stanze individuali dei monaci. Cristina di Francia, quale committente e patrocinatore della nuova fondazione, si rivolge all’architetto di corte Mauri-


La Reale Certosa

Schema volumetrico della Reale Certosa - evidenziati i volumi edificati tra gli anni 1650 e 1800.

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Capitolo 2

zio Valperga, al quale viene commissionata la creazione del complesso monastico. Maurizio Valperga elaborò il progetto della Certosa fra il settembre del 1642 e la fine del 1644; il suo disegno, del quale non è rimasta traccia fino ai giorni nostri, non fu mai realizzato per l’impossibilità nel trovare i fondi necessari.

2 - De Leonardis A.M., La Certosa Reale di Torino a Collegno e i luoghi di devozione della città, Torino, Celid, 1998

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Il 10 agosto 1648 ebbe luogo la cerimonia di fondazione della nuova chiesa conventuale, solennemente ufficializzata dalla corte. Si può dedurre l’intento progettuale di Valperga, secondo il progetto del quale il corpo principale del monastero doveva essere costituito da due cortili, uno di seguito all’altro ad ovest e ad est, fiancheggiati da portici e in asse con un terzo chiostro che si innestava al fabbricato principale, in corrispondenza del secondo cortile, secondo una scansione regolare. Mediante un notevole portale di ingresso si accedeva al primo cortile nel quale doveva essere edificata la chiesa, con la facciata rivolta al suddetto portone; il secondo cortile era invece destinato ad ospitare su tre dei suoi lati le celle dei monaci.2

Settecento In modo non dissimile alla Certosa di Pavia, che ha attraversato il periodo gotico e rinascimentale, la Certosa di Collegno si aggiornò allo stile rococò nel 1725, quando l’architetto di Vittorio Amedeo II, Filippo Juvarra, si adoperò per dare lustro all’intero complesso. Intorno al 1730 avvenne la fase conclusiva: l’edificazione del lato sud-est, che coincide con la quasi totale realizzazione del complesso monastico il cui schema distributivo planimetrico apparirà così formato da due rettangoli ad assi longitudinali consecutivi, con i lati minori paralleli, di cui quello posto a ponente che fungerà da fronte e accesso al primo cortile. Grazie all’intervento dell’architetto Filippo Juvarra, la Certosa Reale si arricchisce di un intervento atto alla conferma del modello seicentesco secondo le norme vigenti e le scelte urbanistiche volute da Vittorio Amedeo II: il portale d’ingresso, repertorio classico reinterpretato in un linguaggio di sperimentazione settecentesca, che permise di “aprire” il complesso all’abitato tramite la formazione di un


La Reale Certosa

Schema volumetrico della Reale Certosa - evidenziati i volumi edificati tra gli anni 1864 e 1900.

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Capitolo 2

rondò a semicircolo, iniziato nel 1731 e ultimato nel 1737.3 Nel progetto di ampliamento, Juvarra interviene sulle preesistenze, sviluppando e regolarizzando il lato sud-ovest con i nuovi locali destinato alla foresteria includendo, nel primo chiostro, la chiesa grande conventuale, con la posizione di facciata rivolta a ponente e la direzione di sviluppo dell’edificio lungo l’asse longitudinale, la medesima impostazione prevista da Valperga. Anche la cappella conventuale viene edificata in questi anni, ovvero quel locale che in origine era destinata a refettorio, viene arricchita con un’ampia e profusa decorazione in stucco che riveste interamente le pareti.

3 – Comoli V., Itinerari Juvarriani, Torino, Celid, 1995 4 - Pevsner N., Storia e caratteri degli edifici, Roma, Palombi, 1986

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Ottocento In seguito all’invasione delle truppe napoleoniche, all’instaurazione del regime repubblicano e all’attuazione della politica ecclesiastica, la quale prevedeva uno stato totalmente privo di religione, tutti i beni ecclesiastici vennero requisiti.4

Nel 1800 i certosini di Collegno lasciarono la propria sede, destinando così i locali ampi del monastero all’Università degli Studi di Torino, mentre le proprietà rustiche vennero dati in concessione a privati. La restaurazione del 1814 e il pieno possesso da parte di Vittorio Emanuele I fece sperare nella restituzione delle proprietà ecclesiastiche, evento che si verificò nel 1818. Nella primavera del 1820 avvenne il recupero definitivo della struttura, a seguito, anche, di interventi di riparazione più o meno urgenti. L’avvento del governo napoleonico portò con sé un periodo di mancanze e ristrettezze economiche, però non venne a decadere l’antico prestigio che la Certosa Reale consolidò con l’offerta di porre la chiesa conventuale a sede dell’Ordine Cavalleresco della Santissima Annunziata, l’opera venne realizzata nel 1840 ad opera dell’architetto Carlo Ravera. La presa visione e la cura dei mentecatti andò ad interessare un’ampia area del tessuto urbano della città di Torino e, grazie allo stanzia-


La Reale Certosa

Schema volumetrico della Reale Certosa - evidenziati i volumi edificati tra gli anni 1893 e 1900.

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Capitolo 2

mento del Regio Manicomio in una zona fulcro, nei pressi nel Ghetto grande degli ebrei in contrada San Filippo, si assistette ad un rapido ed improvviso malcontento generale che alle volte sfociò in tumulti e proteste per le strade dove la vicinanza dei malati rendeva impossibile la convivenza con il resto della società che confinava esclusione, miseria, malattia e follia.5 Il Regio Manicomio subì progressivamente decentramenti; spostamenti causati dalle continue proteste e la pericolosa vicinanza delle strutture. Nel 1851 il direttore del Regio Manicomio, comincia ad insistere sulla necessità di costruire un nuovo fabbricato, concepito appositamente per ospitare i malati, avvallando l’ipotesi di trasferimento a Collegno.

5 - B. Bruni, G. Tribbioli, S. Curtetti, Il laboratorio neuropatologico del regio manicomio di Collegno, centro KB, Torino, 1996

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Dopo il 1850 l’autorità governativa decise di destinare l’intera struttura nella benevolenza dell’ordine monastico, il quale si dichiarò disponibile ad ospitare temporaneamente alcuni degenti. Vennero, quindi, ceduti i locali posti a settentrione e nel 1852 vennero trasferiti diver-

si degenti. Nel 1853 il Ministero degli interni dispone per una soluzione definitiva, destinando l’intero fabbricato a beneficio dell’ente ospedaliero, una soluzione che trova la sua imposizione nei confronti dei religiosi il 1854. Nel marzo del 1855, l’abrogazione delle corporazioni religiose determina la definitiva soppressione della casa certosina di Collegno e l’acquisto dell’immobile da parte del Regio Manicomio. Contemporaneamente hanno inizio i lavori di ammodernamento del complesso su progetto dell’ingegnere Giovanni Battista Ferrante. Tra il 1864 e il 1900 vennero realizzati i primi padiglioni, quelli a numerazione dispari, disposti a pettine lungo il lato sud del chiostro centrale che furono inglobati nella struttura esistente delle celle monastiche. Fu il primo manicomio in Italia a prevedere padiglioni isolati tra di loro che consentissero di separare le diverse forme di malattie mentali.


La Reale Certosa

Nel 1890, si aprì una stagione di riforme che investì le strutture manicomiali e che durò un ventennio, mentre il numero dei ricoverati continuava ad aumentare. A partire dal 1893 su progetto dell’ingegner Luigi Fenoglio, alle strutture iniziali, se ne aggiunsero altre disposte a pettine lungo il lato nord del chiostro, i quali assunsero una numerazione pari, insieme alla Lavanderia a vapore e la Stireria nel 1897.6 I padiglioni furono progettati nel rispetto delle tipologie architettoniche già tracciate da Ferrante, con i necessari adeguamenti dimensionali, dovuti all’aumento dei ricoverati. Vennero studiati anche i collegamenti tra i Padiglioni 14 e 16 e la progettazione e costruzione di alcuni dei particolari esterni. Novecento Nel 1904 sorsero i Laboratori di arti e mestieri ed Edili e Fabbri, situati a nord del complesso della Certosa, insieme ai locali giardinieri; essi avevano funzioni logistiche e sanitarie del compendio.

Nel 1930, l’Amministrazione dell’Ospedale psichiatrico nominò una commissione per lo studio di un nuovo reparto per pensionati abbienti. Da qui la creazione delle Ville Regina Margherita. La matrice urbanistica di queste ville è la Garden City, propugnata dagli architetti Shaw e Webb, dove gli edifici sono rarefatti e isolati nella natura.7 Nel 1940, il manicomio è composto da venti padiglioni collegati tra loro da una piccola linea ferroviaria interna chiamata Decauville. L’ultimo tassello viene inserito nel 1970 con la costruzione della Villa Rosa, un frammento della Ville Radieuse di Le Corbusier. 7 Nel 1978 viene introdotta la Legge Basaglia, che definisce la chiusura dei complessi manicomiali. L’ospedale di Collegno imboccò una nuova strada. La Regione Piemonte elaborò, nel piano socio-sanitario del 1982, progetti speciali che portano ad un radicale cambiamento della struttura. I reparti si trasformano in comunità, i ricoverati diventano ospiti.

6 - La lavanderia a vapore della Certosa di Collegno – un percorso attraverso il progetto, Città di Collegno 2009 7 – Besso-Marcheis A., Recupero prudente e sostenibile. Il caso della Certosa Reale di Collegno, Milano, Franco Angeli, 2014

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Capitolo 2

Schema volumetrico della Reale Certosa - evidenziati i volumi edificati tra l’anno 1900 ed oggi.

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La Reale Certosa

Funzioni Nel corso degli ultimi vent’anni gli spazi dell’ex ospedale diventano sempre più parte della città. L’area di 400.000 mq in gran parte è destinata a parco, attraversata da viali alberati, dispone di una superficie utile di pavimento degli edifici di circa 60.000 mq. In seguito al superamento dell’istituzione manicomiale ha visto il succedersi di numerose funzioni pubbliche e la disponibilità di una così ampia disposizione degli spazi ha generato, intorno agli anni ’90, l’ipotesi di collocarvi una parte dell’Università degli Studi di Torino, mantenendo al contempo le attività pubbliche e le associazioni presenti. Attualmente i padiglioni del complesso principale sono stati ristrutturati e vi trovano sede il Museo della Città, gli uffici del Patto Territoriale della zona ovest, il centro giovanile al Padiglione 14 e l’Università italo-francese. Il nucleo seicentesco degli edifici monastici è sede degli uffici amministrativi dell’A.S.L. To3, mentre la grande area verde è stata trasformata in Parco comunale Carlo Alberto Della Chiesa.

Gli edifici delle Ville Regina Margherita, sono stati ristrutturati e adibiti ad usi pubblici quali uffici comunali, sale espositive, Liceo scientifico psicopedagogico, sede amministrativa del Consorzio di Igiene Urbana, centro culturale Arci. Villa Rosa è oggi sede dei Vigili Urbani ma si prevede un riutilizzo dei locali per l’A.S.L.. Il Piano Regolatore Generale Comunale in vigore dal 2003, individua il complesso come elemento in grado di prefigurare la riconnessione tra la città di Collegno e la Reale Certosa. Tutti gli edifici del complesso sono posti sotto vincolo ai sensi del decreto legislativo 29 ottobre 1999 n. 490, recante il Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali e sono sottoposti a preventivo parere della Soprintendenza ai beni ambientali e architettonici del Piemonte.1 Verrà recuperata la Villa 6 a fini scolastici: in tal modo tutte le strutture delle Ville Regina Margherita risulteranno rifunzionalizzate e sarà realizzato un polo liceale autonomo.

1 – P.R.G.C. 2003 della città di Collegno - approvato con D.G.R.P. n. 10-9436 del 26.05.2003 con deliberazione C.C. n. 92 dell’18.09.2003

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Capitolo 2

Funzioni prima della chiusura del Manicomio

Tabella delle funzioni passate e odierne riferita alla planimetria generale.

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P1 P2 P3 P4 P5 P6 P7 P8 P9 P10 P11 P12 P13 P14 P15 P16 P17 P18 P19 P21 VR V4 V5 V6 V7 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

Padiglione 1 Padiglione 2 Padiglione 3 Padiglione 4 Padiglione 5 Padiglione 6 Padiglione 7 Padiglione 8 Padiglione 9 Padiglione 10 Padiglione 11 Padiglione 12 Padiglione 13 Padiglione 14 Padiglione 15 Padiglione 16 - Lavanderia a vapore e stireria Padiglione 17 Padiglione 18 Padiglione 19 Padiglione 21 - Reparto criminale Villa Rosa - Poliambulatorio Villa 4 - Reparto abbienti tranquilli Villa 5 - Reparto abbienti inquiete Villa 6 - Reparto abbienti inquieti Villa 7 - Reparto abbienti tranquille Cascina Locali giardinieri Laboratori arti e mestieri Camera mortuaria Stalle Chiesa di San Lorenzo Casa del Priore Chiesa della Santissima Annunziata Aula Hospitalis e Tombe dei Cavalieri Palazzina Juvarriana Uffici direzionali Uffici direzionali Centrale termica Cabina elettrica Teatro Cucine e caldaie Palestra scuola Liceo Marie Curie Chiesa Palazzina direzionale Portineria

Funzioni odierne SAST Uffici del territorio Servizio di psicologia Museo della pace Servizi farmaceutici Abbandono Abbandono Biblioteca medica Veterinaria Abbandono RSA Abbandono Abbandono Centro eventi Centro recupero tossicodipendenza Centro eventi Comunità psichiatrica Università di Torino RSA Anziani Mezcal Squat* Comune di Collegno e Sede Vigili urbani Liceo Marie Curie Residence Villa 5 Liceo Marie Curie Uffici comunali Centro socioterapico Centro socioterapico Abbandono SERT AVIS Chiesa di San Lorenzo Università italo-francese Chiesa della Santissima Annunziata Uffici ASL To3 Dedalus e Centro direzionale ASL To3 Uffici ASL To3 Mensa Centrale termica Cabina elettrica Centro di formazione Abbandono Palestra scuola Liceo Marie Curie Sala d'Arte CIDIU CIDIU *occupato illegalmente


La Reale Certosa

Planimetria generale dell’area della Certosa Reale - sezione nord.

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Capitolo 2

Funzioni prima della chiusura del Manicomio

Tabella delle funzioni passate e odierne riferita alla planimetria generale.

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P1 P2 P3 P4 P5 P6 P7 P8 P9 P10 P11 P12 P13 P14 P15 P16 P17 P18 P19 P21 VR V4 V5 V6 V7 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

Padiglione 1 Padiglione 2 Padiglione 3 Padiglione 4 Padiglione 5 Padiglione 6 Padiglione 7 Padiglione 8 Padiglione 9 Padiglione 10 Padiglione 11 Padiglione 12 Padiglione 13 Padiglione 14 Padiglione 15 Padiglione 16 - Lavanderia a vapore e stireria Padiglione 17 Padiglione 18 Padiglione 19 Padiglione 21 - Reparto criminale Villa Rosa - Poliambulatorio Villa 4 - Reparto abbienti tranquilli Villa 5 - Reparto abbienti inquiete Villa 6 - Reparto abbienti inquieti Villa 7 - Reparto abbienti tranquille Cascina Locali giardinieri Laboratori arti e mestieri Camera mortuaria Stalle Chiesa di San Lorenzo Casa del Priore Chiesa della Santissima Annunziata Aula Hospitalis e Tombe dei Cavalieri Palazzina Juvarriana Uffici direzionali Uffici direzionali Centrale termica Cabina elettrica Teatro Cucine e caldaie Palestra scuola Liceo Marie Curie Chiesa Palazzina direzionale Portineria

Funzioni odierne SAST Uffici del territorio Servizio di psicologia Museo della pace Servizi farmaceutici Abbandono Abbandono Biblioteca medica Veterinaria Abbandono RSA Abbandono Abbandono Centro eventi Centro recupero tossicodipendenza Centro eventi Comunità psichiatrica Università di Torino RSA Anziani Mezcal Squat* Comune di Collegno e Sede Vigili urbani Liceo Marie Curie Residence Villa 5 Liceo Marie Curie Uffici comunali Centro socioterapico Centro socioterapico Abbandono SERT AVIS Chiesa di San Lorenzo Università italo-francese Chiesa della Santissima Annunziata Uffici ASL To3 Dedalus e Centro direzionale ASL To3 Uffici ASL To3 Mensa Centrale termica Cabina elettrica Centro di formazione Abbandono Palestra scuola Liceo Marie Curie Sala d'Arte CIDIU CIDIU *occupato illegalmente


La Reale Certosa

Planimetria generale dell’area della Certosa Reale - sezione sud.

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Analisi del fabbricato


Scelta del fabbricato

50

Rilievo

52

Mappatura dei materiali

60

Mappatura dei degradi

62


Capitolo 3

Scelta del fabbricato Il fabbricato degli ex Laboratori Arti e Mestieri è collocato nella sezione nord del complesso della Reale Certosa di Collegno e risale all’ampliamento del 1904 assieme ai Locali Giardinieri assestanti. Essi avevano funzioni logistiche e sanitarie del compendio. Erano svolte diverse mansioni dai pazienti, come indicano le insegne in prospetto, si facevano lavori di falegnameria, sartoriali, tipografia, ecc. che facevano parte della riabilitazione sanitaria come ergoterapia. All’interno dell’edificio si possono ancora trovare vecchi macchinari, piani di lavoro e cartelli di sicurezza sul lavoro. Alla chiusura del complesso manicomiale, la struttura viene abbandonata e tutt’ora risulta tale. Lo stato attuale è grave e urge di un intervento di riqualificazione e restauro, in quanto negli anni non ha ricevuto la manutenzione e controlli adeguati e quindi lasciato illegalmente a gruppi di persone di ispirazione anarchica. Il disuso, e in questo caso l’incuria, produce un impoverimento architettonico e strutturale. L’edificio ha grandi potenzialità date dalla sua posizione di vicinanza ai padiglioni di recente 52

riqualificazione e rifunzionalizzazione che ospitano non solo gli uffici direzionali dell’A.S.L.To3, ma anche il Museo della Pace e soprattuto le Lavanderie a Vapore e il Padiglione 14 che ospitano eventi culturali di grande rilevanza e sono di grande attrattività per la cittadinanza. Il restauro e la rifunzionalizzazione dell’edificio degli ex Laboratori Arti e Mestieri potrebbe portare molti vantaggi a tutto il complesso della Reale Certosa che da anni sta diventando sempre più un centro culturale della città. Potrebbe divenire un caso esemplare per la riqualificazione degli altri spazi in stato di abbandono e accompagnare lo sviluppo in tutela della storia, oltre che dare una continuità dell’uso e dello spazio del grande contenitore che è l’ex manicomio di Collegno.


Analisi del fabbricato

Tabella SWOT sulla scelta del fabbricato.

53


Capitolo 3

Rilievo

54


Analisi del fabbricato

1:500

Rilievo quotato in pianta del fabbricato degli ex Laboratori Arti e Mestieri con indicazione delle funzioni dei locali.

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Capitolo 3

56

1

2

3

6

7

8


Analisi del fabbricato

4

5

9

10

Fotografie degli esterni scattate al sopralluogo in data 14.06.2016.

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Capitolo 3

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1

2

3

7

8

9


Analisi del fabbricato

4

5

6

10

11

12

Fotografie degli interni scattate al sopralluogo in data 14.06.2016 e Š Roberto De Filippi - 2015.

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Capitolo 3

Prospetto ovest (3) - 1:500 60

Prospetto est (4) - 1:500


Analisi del fabbricato

Prospetto sud (1) - 1:500

Prospetto nord (2) - 1:500

Prospetto ovest (5) - 1:500

Prospetto est (6) - 1:500

Rilievi quotati dei prospetti del fabbricato degli ex Laboratori Arti e Mestieri.

61


Capitolo 3

Mappatura dei materiali

62


Analisi del fabbricato

1:500

Prospetto sud del fabbricato degli ex Laboratori Arti e Mestieri con fotoraddrizzamento dove sono indicati i materiali di costruzione.

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Capitolo 3

Mappatura dei degradi «L’esigenza di conservare il monumento tramandatoci dal passato in ogni sua parte…ha posto la necessità, …di indagare in merito alle cause che ne producano l’invecchiamento e il degrado, … allo scopo di migliorare l’azione preventiva da una parte e, dall’altra di fermare o almeno rallentare l’alterazione e il decadimento»1 Lo studio del degrado costituisce una fase fondamentale per il progetto di restauro. I processi di degrado su una struttura possono essere causati da vari fattori, ma possiamo catalogarli in cause naturali e cause antropiche.

1 - Fiorani D., L’invecchiamento e il degrado, Trattato del Restauro Architettonico, vol.2, Torino, UTET, 1996

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Cause naturali - Umidità (Risalita capillare, condensazione dell’umidità atmosferica, infiltrazioni); - Fattori meteorologici e climatici; - Inquinamento naturale;

- Aggressioni biologiche; - Fattori geologici ad andamento progressivo. Umidità: La maggior parte di fenomeni di alterazione e di degrado sono legati alla presenza di acqua, in prevalenza sotto forma di umidità contenuta nei materiali. Fattori meteorologici e climatici: Le condizioni atmosferiche spesso influiscono sullo stato di salute del monumento. Vento, pioggia e soleggiamento sono fattori principali che favoriscono o determinano il degrado dell’edificio. In alcuni casi, questi contribuiscono ad aggravare i processi di degrado già in atto. Fattori essenziali: - Acqua meteorica: azione meccanica, dilavamento per ruscellamento, fissaggio degli agenti inquinanti contenuti nell’atmosfera; - Vento: esercita sollecitazioni meccaniche sulla superficie, sulle zone specifiche e sull’intera struttura;


Analisi del fabbricato

0

5m

Legenda

1

4

2

5

3

6

Porzione del prospetto sud del fabbricato degli ex Laboratori Arti e Mestieri con indicazione dei degradi rilevati e tabella dei simboli grafici abbinati alle alterazioni in lessico Norma UNI 11182-2006 e fotografie del sopralluogo del 14.06.2016.

65


Capitolo 3

- Irraggiamento solare: alterazione cromatica delle superfici, dilatazione termica dei materiali, erosione; - Gelività: cicli di gelo e disgelo dell’acqua possono causare sollecitazioni meccaniche, o il ristagno di elementi inquinanti all’interno della struttura interna del materiale.

Cause antropiche La nascita, il destino e la morte di un edificio sono connesse direttamente all’intervento umano, sia in modo attivo che passivamente.

2 - Giannattasio C., Pirisino M.S., I Fenomi di Degrado, Cagliari, Università degli Studi di Cagliari, 2013

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Secondo Max Dvorák, sono quattro i tipi di «pericoli che minacciano i monumenti antichi», da imputare agli atteggiamenti umani: - «ignoranza o indolenza»; - «avidità e frode»; - «malintesa idea di progresso»; - «smania di falso abbellimento». 2

L’incuria e l’abbandono, due delle principali cause di degrado dell’edificio in questione, sono da considerare come interventi umani negativi. L’abbandono produce un degrado molto spesso sottovalutato. Vandalismi, spoliazioni e furti che seguono all’abbandono del manufatto, contribuiscono all’impoverimento, strutturale e architettonico dell’edificio.


Analisi del fabbricato

67


Metaprogetto


Scelta funzionale

68

Art Brut e Outsider Art

70

Collezione Fabio e Leo Cei

72


Capitolo 4

Scelta funzionale La funzione di museo va considerata come un pretesto per conoscere le storie complesse del territorio della Certosa Reale di Collegno e i suoi protagonisti attraverso un’arte che mostra le forme di adattamento dell’uomo all’ambiente in cui è stato inserito. Il MAB - Museo di Art Brut nasce con la volontà di riportare alla luce e allo stesso tempo valorizzare un patrimonio senza eguali. Il ripristino di una realtà che a Collegno ha fatto da protagonista per quasi quattro secoli, intrecciando la sua storia con quella dei suoi “abitanti”, permette di far riflettere sul significato storico e sociale di un’attività che ha permeato la cultura del luogo. E che non deve essere dimenticata. Negli ultimi trent’anni, il territorio ha subìto profondi cambiamenti: da un lato la riapertura del complesso alla città, dall’altro un senso di spaesamento e di una perdita di identità. Il recupero e la valorizzazione del fabbricato degli ex Laboratori Arti e Mestieri, realtà inscindibilmente legata al territorio, ha quindi un duplice obiettivo: da un lato riportare alla memo70

ria delle comunità locali una realtà passata che ha contribuito a caratterizzare l’identità della Certosa Reale; in secondo luogo, far conoscere al turista le peculiarità di questa memoria storica attraverso l’arte. Il fabbricato ha un passato come sede dell’ergoterapia, reparto del manicomio in cui l’agente terapeutico è costituito da un’attività lavorativa razionalmente ordinata da parte dei pazienti. Nei malati di mente agisce come psicoterapia: mantiene deste le attitudini sociali compromesse dalla malattia, stimola le residue capacità psichiche dell’individuo e tende a limitare la perdita del contatto tra il malato e la realtà obiettiva. L’ arte in ambito psichiatrico, permette di scoprire e valorizzare gli elaborati dei pazienti, quindi, metaforicamente, permettendo loro di uscire dallo stato di detenzione attraverso le loro immagini. In tal senso, il caso di Van Gogh e della sua produzione pittorica nelle sue fasi di ospedalizzazione, rimane forse il più conosciuto.


Metaprogetto

L’arte terapia è un mezzo spesso sottovalutato, utile però per mantenere un contatto con il mondo esterno, anche in taluni casi di chiusura pressochĂŠ totale (autismi, deliri, dissociazioni), questo attraverso una universale comunicazione simbolica di segni e colori.

71


Capitolo 4

Art Brut e Outsider Art Il concetto di Art brut è stato inventato nel 1945 dal pittore francese Jean Dubuffet per indicare le produzioni artistiche realizzate da non professionisti o pensionanti dell’ospedale psichiatrico che operano al di fuori delle norme estetiche convenzionali. Egli intendeva, in tal modo, definire un’arte spontanea, senza pretese culturali e senza alcuna riflessione. L’arte grezza designa “lavori effettuati da persone indenni di cultura artistica, nelle quali il mimetismo, contrariamente a ciò che avviene negli intellettuali, abbia poca o niente parte, in modo che i loro autori traggano tutto dal loro profondo e non stereotipi dell’arte classica o dell’arte di moda. L’Art Brut, secondo i suoi adulatori, va distinta dall’arte popolare, dall’arte naïf, dai disegni dei bambini”.1 1 - Thomas M. Messer, Fred Licht, Jean Dubuffet & Art Brut, Mondadori, Venezia 1986 2 – Dubuffet J., Prospectus aux amateurs de tout genre, Parigi, Gallimard,1946 3 - http://www.fondazioneperlarte. org/arte_senza_confini/

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“Quei lavori creati dalla solitudine e da impulsi creativi puri ed autentici - dove le preoccupazioni della concorrenza, l’acclamazione e la promozione sociale non interferiscono - sono, proprio a causa di questo, più preziosi delle produzioni dei professionisti”.2

Il sinonimo inglese di Art Brut è Outsider Art, termine coniato nel 1972 dal critico d’arte inglese Roger Cardinal. Mentre il termine del Dubuffet è abbastanza specifico, il termine inglese Outsider Art è applicato spesso più largamente, per includere gli autodidatti o i creatori di Arte naïve che non si sono mai istituzionalizzati. Generalmente, quelli identificati come Outsider Art hanno poco o nessun contatto con le istituzioni del mondo tradizionale d’arte; in molti casi, il loro lavoro viene scoperto soltanto dopo la loro morte. Molte opere di Art Brut o Outsider Art illustrano stati mentali estremi, idee non convenzionali, o mondi di fantasia elaborati. Con il termine Outsider Art si designa la grande, variegata e complessa famiglia degli artisti marginali, emarginati, folk, visionari, spesso con problemi psichici e sempre, o quasi sempre, sprovvisti di formazione artistica accademica. Persone che operano solitarie, al di fuori del condizionamento di canoni, movimenti, mercati e che traggono dalle profondità della propria personalità, per se stessi e non per al-


Metaprogetto

tri, opere eccezionali nel concetto, nell’oggetto, nelle tecniche.3 Oggi, in Italia, ma non in tutti gli altri paesi europei, viene distinta dall’Art Brut, anche se in realtà per certi versi ancora vi coincide e, comunque, ne discende e ne è estensione. Il termine è più correlato alla posizione di marginalità sociale in cui vive l’artista, piuttosto che all’opera.

fine Ottocento, raccolte di fotografie giudiziarie e tatuaggi, maschere mortuarie in cera e gesso del medico carcerario, ceramiche carcerarie con iscrizioni dei detenuti che mostrano il passaggio dal dialetto alla lingua scritta, raccolte di crani, di corpi di reato, come i pugnali nascosti in crocifissi utilizzati da una banda di falsi monaci.4

All’inizio del Novecento nasce l’interesse per questo tipo di espressione artistica, soprattutto da parte dei movimenti artistici d’avanguardia. L’acquisizione delle opere da parte di artisti e di collezionisti comincia ad essere una prassi diffusa attorno agli anni ’50, quando le opere iniziano ad uscire dagli ospedali psichiatrici. La più antica collezione di Art Brut è quella che Lombroso utilizza per gli studi sul rapporto tra genialità e follia e che influenza collezioni successive come la celebre Collection de l’Art Brut di Losanna, che oggi è il Museo di antropologia criminale “Cesare Lombroso”. Si tratta di oggettistica varia: tra strumenti scientifici di

4 – Lombroso C., Genio e follia, Milano, Hoepli, 1877 Figura - Jean Dubuffet - Affluence - 1961

73


Capitolo 4

La collezione Fabio e Leo Cei La collezione è figlia di una sensibilità artistica respirata nell’ambiente familiare e nasce agli inizi degli anni Novanta. Tracce biografiche attraversate dal gusto della rottura, dal bisogno di nuove avventure conoscitive che portano Fabio Cei all’incontro con l’Art Brut e con le forme contemporanee di Outsider Art. L’art Brut diviene un vero e proprio campo di libertà, fondato sul piacere per la scoperta e dalla curiosità nei confronti di autori lontani da logiche strettamente commerciali e dai vincoli della cultura ufficiale.

1 – Brandolini F., Art Brut: quando il disagio psichico si traduce in capolavori in “Panorama”, 4 dicembre 2014 2 – Bedoni G., Outsider Art. Contemporaneo Presente. Collezione Fabio e Leo Cei, Milano, Jaca Book, 2015

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Sin dagli esordi si tratta di una collezione dalla chiara impronta danubiana, nel suo ricco nucleo fondativo e nello sguardo di oggi, rivolto per nuove acquisizioni al mondo outsider internazionale e verso autori dell’area balcanica: artisti storici e grandi protagonisti dell’Art Brut. Un progetto che segue proprie intuizioni e declinazioni culturali lungo un percorso che si dipana tra Vienna, Belgrado e il Mar Nero. Una collezione arricchita da autori outsider di varia provenienza, che vede al suo interno

opere di Claudio Costa, artista storicamente sensibile e attivo nel campo delle produzioni artistiche nate negli ospedali psichiatrici. Il cuore viennese della collezione è ben rappresentata dagli autori storici della Casa degli Artisti di Gugging. Autori che appartengono alla storia dell’Art Brut, dalle biografie aspre e tormentate, capaci di dar vita nello scenario di Gugging a inusuali vicende artistiche, visionarie e tuttavia ben radicate nel cuore profondo della cultura mitteleuropea.1 Una libertà assoluta di pulsioni ed espressioni, che nelle numerose opere in collezione di August Walla parlano di un rapporto continuo con i linguaggi visivi: un’opera, la sua, ad alta tensione, labirintica e debordante, a soffocare lo spazio di scritte e di simboli espliciti, politici e sessuali. Opera monumentale, ironica e poetica, che vive di un linguaggio fluviale privato e segreto: un mondo musicale e ipnotico, dai suoni poco usati, con parole ispirando viaggi immaginari.2 Una grande rassegna di 130 fra dipinti e scul-


Metaprogetto

ture di 42 artisti: italiani, tedeschi, austriaci, inglesi, serbi e montenegrini. Volti, silhouette, paesaggi, scritture indecifrabili: sfila una sorta di nastro magnetico sul quale sono registrati fantasmi, terrori, effluvi. Un mondo visionario, figlio di incubi, espressione di deliri: figure geometriche, ombre cinesi, battaglie di lillipuziani, scontri fra uccelli in volo, incisioni rupestri.3

Outsider Art Contemporaneo presente collezione fabio e leo cei

3 - Grasso S., Follia naturale, follia artificiale. Alla scoperta dell’arte egli outsider in “Corriere della Sera”, 3 dicembre 2015

Castello – Casale Monferrato (al) 28 Novembre 2015  4 Aprile 2016 Ingresso gratuito

Una mostra unica, emozionante e sorprendente di arte vera, palpitante di simboli, forme e colori emersi dall’immaginazione di artisti liberi e fuori dagli schemi Con il patrocinio di

Con il contributo di

Libro catalogo

Informazioni

 0142 444 330 349 178 5601

Figura - Locandina mostra Outsider Art della Collezione Fabio e Leo Cei al Castello di Casale Monferrato

75


Rifunzionalizzazione


Intervento di restauro

76

Computo metrico

80

Intervento di ampliamento

82

Progetto di allestimento

90

Biglietteria

116

Sala introduttiva

118

Cronoprogramma

122


Capitolo 5

Intervento di restauro Il tipo di intervento che è stato ipotizzato è il restauro e risanamento conservativo dell’edificio degli ex Laboratori Arti e Mestieri appartenente al vasto complesso dell’ex ospedale psichiatrico di Collegno. L’obiettivo è quello di conservare l’organismo edilizio e ad assicurarne la sua funzionalità, nel rispetto del carattere tipologico e degli elementi strutturali e formali, consentendo poi la destinazione di Museo di Art Brut. Gli interventi da svolgere sarebbero diversi a seconda del materiale e dell’elemento; ma si mira al ripristino, al consolidamento e al rinnovo degli elementi principali e costruttivi dell’immobile, all’inserimento di impianti tecnologici e igienici e l’eliminazione di tutti gli elementi estranei all’organismo stesso. Pensando anche alla funzione che sarà instaurata all’interno, si è deciso di conservare l’edificio e salvaguardare gli elementi architettonici senza fare un intervento troppo aggressivo, per mantenere l’identità del luogo che aggiungerà valore alla funzione e manterrà “viva” la 78

storia che racconta l’edificio. Gli interventi di restauro interessano gli elementi decorativi e strutturali originali dell’edificio portante, mentre saranno demolite le finitiure non di pregio deteriorate o non più recuperabili e le strutture fatiscenti nei cortili per far spazio a nuovi volumi in aderenza a quelli esistenti per modificare la distrubuzione interna e facilitarne la rifunzionalizzazione. Sarà quindi un intervento di conservazione dell’esistente, di risanamento delle strutture e dei suoi elementi formali e di ampliamento a basso impatto per risultare nella nuova funzione di MAB – Museo di Art Brut per rievocare la storicità del luogo e diventare così un museo dell’arte esposta ma anche dell’involucro che la contiene.


Rifunzionalizzazione

Schema volumetrico degli elementi da demolire (finiture non di pregio deteriorare o non piĂš recuperabili o strutture fatiscenti).

79


Capitolo 5

80


Rifunzionalizzazione

0

5m

Prospetto sud del fabbricato degli ex Laboratori Arti e Mestieri con indicazione degli interventi di restauro.

81


Capitolo 5

Computo metrico Codice

U.M.

Prezzo Unitario Euro

mq mq

9,6 1,64

mq

Manod. lorda

% Manod.

62,72

60,74

96,84%

mq

229,93

214,89

93,46%

mq

10,61

8,72

82,20%

Pulizia di superfici in calcestruzzo, intonaco, mattoni, mediante l'uso di idrolavatrice alimentata elettricamente, compreso tubi, raccordi, ugelli, canne acqua, ecc., con la sola esclusione di eventuali ponteggi. mediante eiezione ad alta pressione (fino a 250atm) con idrolavatrice alimentata elettricamente di una miscela combinata di acqua ed inerti silicei selezionati, per l'asportazione di ogni tipo di residuo superficiale incoerente, anche su superfici in ferro

mq

8,26

4,78

57,88%

Rimozione di depositi superficiali mediante sistemi di tipo fisico-chimico (solventi puri e reagenti da laboratorio, resine scambiatrici di ioni, soluzioni saline, ecc., all'occorrenza addensanti con idonei prodotti gelificanti in ragione della polarità, argille assorbenti o colloidali, polpa di cellulosa), inclusa la rifinitura della pulitura delle superfici decorate mediante applicazione localizzata di soluzioni solventi, previa esecuzione di test di solubilità, con idonea metodologia e la rimozione meccanica dei depositi solubilizzati. Compresi oneri per la racconta e lo sgombero dei rifiuti dal piano di lavoro e lo smaltimento secondo le norme vigenti. per depositi superficiali compatti e aderenti alla superficie, quali polvere sedimentata, fissativi alterati, concrezioni saline, ridipinture e sostante di varia origine e natura

mq

143,06

227,77

92,60%

Descrizione ALLESTIMENTO CANTIERE NOLI:

01.P25.A60

01.P25.A60.005 01.P25.A60.010

Nolo di ponteggio tubolare esterno eseguito con tubo - giunto, compreso trasporto, montaggio, smontaggio, nonché ogni dispositivo necessario per la conformità alle norme di sicurezza vigenti, comprensivo della documentazione per l’uso (Pi.M.U.S.) e della progettazione della struttura prevista dalle norme, escluso i piani di lavoro e sotto piani da compensare a parte (la misurazione viene effettuata in proiezione verticale). per i primi 30 giorni per ogni mese oltre al primo

PARTI ESTERNE DISINFEZIONE E DISINFESTAZIONE: 27.A05.E05.005 Applicazione di prodotto biocida a spruzzo, iniezione o pennello e rimozione meccanica dei microrganismi biodeteriogeni, inclusi oneri di protezione delle aree circostanti e saggi preliminari di applicazione. INFISSI: 02.P95.V42.010

02.P80.S72

02.P80.S72.20

Sistemazione e riparazione di finestre in legno a vetri, comprendente la revisione dell'intelaiatura esistente, i rinforzi delle parti deboli e fatiscenti con angolari, traverse, ecc., le modifiche per l'inserimento dei vetri stratificati di sicurezza antisfondamento, le chiusure e quant'altro occorrente, esclusa la fornitura e posa dei vetri. Trattamento di superfici in ferro compresa la preparazione del fondo intesa come asportazione delle parti di ossido in fase di distacco mediante semplice spazzolatura. con vernici convertitrici: su cancellate, ringhiere a semplice disegno PULITURA:

08.A05.B54

08.A05.B54.010

27.A05.C15

27.A05.C15.010

82


Rifunzionalizzazione

Descrizione

U.M.

Prezzo Unitario Euro

Scarificatura di giunti di facciata dalle malte non più compatte e rese instabili dal tempo. Stilatura con malta adeguata degli stessi giunti scarificati e di quelli privi di malta previa accurata pulizia degli interstizi con spazzole idonee, comprendente il rimpiazzo dei mattoni mancanti e la sostituzione di quelli corrosi, la ripresa di piccole lesioni a cuci-scuci, incluso ogni rifacimento di quelle parti di paramento non completamente fugate sia verticalmente che orizzontalmente nonché delle zone oggetto di interventi sporadici comprendenti ogni materiale e mezzo d'opera necessario a dare l'opera finita a regola d'arte. sostituzione media di 8 mattoni al mq

mq

80,18

70,05

87,37%

Esecuzione a ripristino in intonaco di elemento decorativo geometrico nelle facciate esterne di preparazione a più strati, eseguito con malta di calce compresa la formazione di profili, di superfici a più livelli (specchiature, fasce di contorno delle specchiature con larghezza da cm 30 a cm 50), compresa la realizzazione di squinci, di voltini, di spallette, ecc., valutato sull'effettiva fascia di intervento costituita da uno strato di rinfazzo con sabbia e calce e da 2 o più strati successivi di intonaco di calce con granulometria degli inerti simili per forma, natura colore e consistenza a quella in opera, compreso tutti gli oneri per la formazione dei diversi strati, la realizzazione di spigoli, le sagome in legno o ferro ecc., gli oneri di trasporto al piano.

mq

117,05

109,36

93,43%

mq

17,33

11,56

93,27%

mq

73,49

67,67

92,08%

mq

59,23

40,63

68,59%

mq

36,03

29,18

80,99%

Codice

Manod. lorda

% Manod.

REINTEGRAZIONI: 02.P90.U25

02.P90.U25.020 02.P55.N38.010

PARTI INTERNE DEMOLIZIONI: 01.A02.A20

01.A02.A20.030

27.A05.C10.005

Demolizione di tramezzi o tavolati interni o volte in mattoni pieni, in qualunque piano di fabbricato, compresa la salita o discesa a terra dei materiali, lo sgombero, computando le superfici prima della demolizione. con spessore da cm 10 a cm 15 e per superfici di m² 0,50 e oltre, con carico e trasporto alle discariche PULITURA: Rimozione di depositi superficiali con acqua addizionata a agenti tensioattivi non ionici neutri per mezzo di pennelli, spugne cellulosiche, inclusa idonea tamponatura di risciacquo con acqua demineralizzata e applicazione di materiale assorbente. Compresi oneri per la raccolta e lo sgombero dei rifiuti dal piano di lavoro e lo smaltimento secondo le norme vigenti. INTEGRAZIONI:

02.P35.H35.020 Tramezzo in mattoni disposti di piatto con malta bastarda, eseguito in: mattoni semipieni REINTEGRAZIONI: 02.P65.P05.010 Pavimento di battuto in cemento, lisciato e bocciardato, spessore cm 10, con calcestruzzo Rck 15N/mmq, compreso spolvero di cemento in ragione di kg 3 per mq. Servizio materiali eseguito con l'ausilio di mezzi di sollevamento (per ogni cm in più di spessore aumento del 12%).

Voci da inserire nel computo metrico degli interventi di restauro sul fabbricato degli ex Laboratori Arti e Mestieri, prezzi di riferimento per Opere e Lavori Pubblici nella Regione Piemonte - aggiornamento Dicembre 2015. Prezzario fornito dalla Regione Piemonte.

83


Capitolo 5

Intervento di ampliamento All’edificio degli ex laboratori arti e mestieri sono stati aggiunti quattro nuovi volumi, di grande impatto visivo. L’obiettivo era quello di rendere l’intervento riconoscibile ma allo stesso tempo mantenere l’identità del luogo e dei suoi caratteri architettonici. Come è stato visto nei capitoli precedenti, i prospetti mantengono una modularità e una simmetria evidente, quindi è per questo motivo che si è scelto di intervenire con strutture con danno un taglio alla regolarità caratteristica dell’edificio. I volumi sono basati sul modello della Momentary City, progettata da Vector Architects a Hefei, Cina nel 2009. Sono stati presi di riferimento i tagli e i giochi di luce e ombra che caratterizzano le diverse strutture, proprio per dare dinamismo agli ex laboratori arti e mestieri, in contrapposizione con la sua proporzionalità rigida e statica.

84

L’intervento più visibile è quello dell’inserimento del corpo con funzione di accoglienza e biglietteria, voluto così d’impatto per renderlo visibile da ogni lato, infatti è collocato non a filo con gli edifici adiacenti ma spostato verso la strada. Si tratta di un blocco bianco sovrastato da una struttura in acciaio e rivestito di acciaio corten. La scelta del materiale è stata fatto in base alla colorazione e dall’effetto che si percepisce dalle texture di cui il corten è noto. L’intento era quello di richiamare la vecchia funzione di laboratorio e centro ergoterapico. I “tagli” nella struttura vogliono dare al visitatore l’effetto di sorpresa, in quanto ogni angolazione restituisce una visuale differente, e questo “gioco” è dato anche dalla luce che viene riflessa dalle superfici. I volumi secondari sono quelli inseriti nelle corti, che hanno la principale funzione di facilitare la distribuzione interna e rendere il percorso museale più immediato. Sono sia percorsi co-


Rifunzionalizzazione

perti che vere e proprie sale d’esibizione. I materiali sono gli stessi, come i colori.

Schema concettuale degli ampliamenti.

85


Capitolo 5

Render esterno vista lato nord del progetto di ampliamento

86


Rifunzionalizzazione

Render esterno vista lato sud del progetto di ampliamento

87


Capitolo 5

88


Rifunzionalizzazione

0

10m

Schema in pianta delle funzioni dei diversi locali.

89


Capitolo 5

90


Rifunzionalizzazione

Prospetto sud (1) - 1:500

Prospetto nord (2) - 1:500

Sezione AA - 1:500

Pianta, prospetti nord e sud, sezione del progetto di ampliamento.

91


Capitolo 5

Intervento di allestimento Il progetto generale prevede un percorso continuo che permetta di visitare nella sua integrità tutti gli ambienti interni del fabbricato. L’obiettivo finale consiste nella riapertura globale degli spazi interni, con le nuove funzioni. Il percorso interno/esterno permetterà al visitatore di “riappropriarsi” dell’edificio cogliendone gli aspetti storico-decorativi attraverso un “viaggio” che ripercorre le sue vicende in un crescendo emozionale, sia mediante supporti informativi e documenti grafici sia nel vivo delle strutture. Si delinea così, un percorso di visita degli spazi interni che, partendo dalla sala introduttiva, si estende a tutto il complesso architettonico culminando esattamente all’interno del book shop nel fabbricato con la caffetteria e i servizi igienici, ed è in diretta comunicazione con l’uscita: si ritiene che la collocazione del bookshop quale elemento conclusivo della visita sia estremamente efficace. L’ingresso al museo avviene da via Martiri XXX aprile, attraversando la struttura in corten e 92

giungendo nella “scatoletta bianca” che provvede alle funzioni di biglietteria e di controllo. L’inizio del percorso è volutamente neutro per non stravolgere il visitatore, ma guidarlo lentamente verso ciò che è il museo. Sono stati infatti impiegati colori neutri come il bianco e lo spazio risulta ben illuminato. Anche se questo primo ambiente rimane un filtro dal mondo esterno, si è voluto comunque impiegare materiali che ricordano i prospetti dell’edificio esistente e quelli degli ampliamenti. Si passa quindi nella prima sala del museo dell’Art Brut, dove si è voluto riprodurre una stanza del manicomio per rendere consapevole il visitatore di quella che è la storia che racconta l’edificio ed il suo complesso. È essenziale che la storia e le storie di quelle persone che hanno vissuto questi spazi venga recepita e ricordata. L’ambiente seguente vuole riprodurre quelle che sono le poesie di Ike Hasbani, Musica, Leggero e L’infinito, che saranno proiettate in questa sala scura e dove saranno sentite attraverso una lettura. Questa seconda “saletta” ha l’intento di rendere il visitatore partecipe di quello che è il pensiero e il disagio


Rifunzionalizzazione

provato dagli artisti, riuscire ad immergerli in una vita che non è la loro. Importante però definire che cos’è l’Art Brut, in quanto risulta un’arte non mediatica, non conosciuta al pubblico non specializzato, quindi lo spazio successivo vuole spiegare come è nata e quali sono i suoi protagonisti in contrapposizione con la storia del complesso manicomiale in cui ci troviamo con le personalità che hanno reso la Reale Certosa quella che è oggi. Ed è anche per questo che è stata scelta una didascalia alle opere con il QRCode, così da poter dare le informazioni sugli artisti e sulla loro opera attraverso uno strumento che dà la possibilità di accedere a queste informazioni senza la necessità di esporle e rendendo il percorso ripetitivo.

A susseguirsi sono le diverse sale d’esposizione che sono divise per tematica, tutte si riconducono ad un’emozione che si può provare osservando le opere rappresentate. Si comincia con Amore e Desiderio per poi passare ad Empatia. Questa non espone soltanto tele, ma bensì diversi pezzi raccolti in teche. Si tratta di bambole fatte di materiali di riciclo, bastoni da passeggio e piccole macchinine di legno. Attraversando la sala Odio, si giunge nelle sale che rappresentano l’Ossessione; per restituire questo sentimento si è voluto ricreare un “labirinto” buio, come luce soltanto quelle a parte che illuminano solamente l’opera sottostante. Si susseguono così una serie di tele che rappresentano l’ossessione attraverso la riproduzione continua di un oggetto o di un tratto, questo fa crescere nell’osservatore il senso dell’ossessione, fino a culminare finalmente in un ampio spazio che raffigura immediatamente una grande opera come quella di Bibesco. Si giunge così al nuovo volume, che ospita la mostra temporanea, la struttura progettata permetterà di osservare l’ambiente esterno dalle

Esempio dididascalia che sarà posizionata sotto ogni opera. Il QRCode è funzionante e contiene le informazioni rispetto all’opera di O. Tschirtner “Persone”.

93


Capitolo 5

sue grandi vetrate, è pensato come un luogo di filtro dall’emozione provata nelle sale antecedenti per poi restituirla una volta arrivati nella “cella di isolamentoâ€?; questa vuole riprodurre quella sensazione non solo di ossessione ma anche di abbandono e solitudine. Il percorso continua fino a culminare nella sala rappresentante la Speranza; un luogo dove viene riprodotta la musica composta e suonata da Simona Concaro, affetta da un disturbo dello spettro autistico. Si vuole far intendere al visitatore che nonostante questi artisti, di cui le opere vengono esposte, soffrano di problematiche sociali, e in molti casi anche di malattie psichiche, hanno reso la loro vita dentro alla loro arte rendendola unica e libera.

94


Rifunzionalizzazione

Render vista interna della sala espositiva “Ossessione� - Labirinto.

95


Capitolo 5

96


Rifunzionalizzazione

Legenda: - Stanza introduttiva - Amore - Desiderio - Empatia - Odio - Ossessione - Abbandono - Speranza - Percorso visitatore

0

10m

Pianta con indicazione del percorso museale e denominazione delle sale d’esposizione.

97


Capitolo 5

98


Rifunzionalizzazione

Legenda: - Stanza introduttiva - Amore - Desiderio - Empatia - Odio - Ossessione - Abbandono - Speranza

* - Pannello introduttivo alla sala 1 - Cornice in Corten sospesa 2 - Teca espositiva 3 - Pannello in Corten forato 4 - Riproduzione di una cella di isolamento 5 - Sedute in Corten *il colore in pianta coincide con la colorazione del pannello eccetto per il colore bianco che è contrassegnato dal retino

0

10m

Pianta con indicazione dei materiali e colori dei pannelli espositivi.

99


Capitolo 5

*-

Esempio di pannello introduttivo alle sale d’esposizione.

100


Rifunzionalizzazione

1-

Riferimento per l’esposizione di una tela fronte e retro - Fotografia della mostra “Recto Verso” tenuta alla Fondazione Prada di Milano il 14 febbraio 2016.

101


Capitolo 5

2-

Riferimento alle teche d’esposizione - Fotografia della Fiera Internazionale di Francoforte “Ambiente 2016” tenuta il 12 febbraio 2016 © Architonic 2016.

102


Rifunzionalizzazione

3-

Riferimento al pannello forato di corten - Render di progetto della sala espositiva della Galleria Civica di Trento di Š Nicola Scaramuzzi.

103


Capitolo 5

4-

Render della riproduzione della “Cella di isolamento� con la tela di J. Franz - Sorelle Orange.

104


Rifunzionalizzazione

5-

“Volo panchine” in corten prodotto da METALCO.

105


Capitolo 5

106


Rifunzionalizzazione

Legenda: - Stanza introduttiva - Amore - Desiderio - Empatia - Odio - Ossessione - Abbandono - Speranza *i numeri nelle sale si riferiscono alle opere riportate nelle tabelle delle pagine seguenti

0

10m

Pianta con indicazione delle opere inserite per ogni sala d’esposizione.

107


Capitolo 5

1 - Amore 1 2 3 4 5

Dimensioni (cm) L l h 20,9 14,7 14,8 10,5 180,0 45 19,0 14 20,9 14,7

6 7

31,3

22,5

J. Korec

Sonja Ziemann

120,0

100

J. Korec

Korec Joh, Karall Brigitte

29,6

41,8

A.Schmidt

Due figure

8 9 10 11 12 13 14 15 16

Artista O. Tschirtner O. Tschirtner O. Tschirtner J. Korec J. Korec

Nome I ghiaccioli Lo stivale italiano Cuore Alexandera Korpuz - Korec Johann Alexandera Korpuz und = Der Korec Johann

29,7

42

A. Walla

La chiesa di S. Stefano, nella stessa Vienna?

29,7 29,6 29,7

20,9 21 20,9

A. Walla A. Walla A. Walla

Signora Bayer Ostessa Walla.!

31,2

44

29,7 20,9 40,0

41,9 29,6 30

Tecnica

Anno

inchiostro su carta china su carta pennarello e acrilico su tela china e aquarello su carta china e aquarello su carta inchiostro tipografico blu, china e acquarello su carta acrilico su tela carboncino, acquarello e pastello a cera su carta matita, matite colorate e penna a sfera su carta matita e matite colorate su carta matita e matite colorate su carta matita e matite colorate su carta

/ 1972 2000 1999 1998

*

1973 1998 1995 1998

fonte/retro

1999 1998 2000

fonte/retro

A. Walla

Ragazzi nel Kaukkasus

matita, matite colorate e acrilico su carta

1990

fonte/retro

A. Walla J. Fischer F. Koller

Infermiere e madre Nella nostra bella, grande città… Due persone

matita e matite colorate su carta matita e matite colorate su carta matita su carta

2000 1999 1983

fonte/retro

Anno

*

2 - Desiderio Dimensioni (cm) L l h 1 2

3 4 5 6 7 8 9 10

Catalogo delle opere della Collezione Leo e Fabio Cei suddivise nelle diverse sale d’esposizione.

108

11 12

Artista

Nome

Tecnica

29,8

21

J. Korec

Sul prato

inchiostro tipografico blu, china e acquarello su carta da pacchi

31,1

22,4

J. Korec

In America

penna a sfera e acquarello su carta

1974

31,2

22,9

J. Korec

Da Vienna: 16.

penna a sfera, inchiostro tipografico grigio e acquarello su carta da pacchi

1974

30,7 112,4

22 162,3

J. Hauser K. Vondal

Donna "Er vögelte sie"

K. Vondal

Il primo sesso

K. Savic J. Šiljan

Senza titolo Egli ella

I. Buchmann

Mio marito è cavaliere - io sono il suo cavallo

1972

matita su carta matita, acrilico e collage matita, matite colorate e acquarello su carta tempera su carta carta da parati pastello a cera, acrilico e pennarello su tela

/ 2014

76,7

60

28,0 50,0

39,3 35

160,0

120,7

21,7

38,5

2,5 E. Wikidal

Vacchia Badtatzmansdorf

pastello colorato e incisione su legno

2002

27,3

24

3,5 E. Wikidal

Bischofmütze di Salisburgo

pastello colorato e incisione su legno

2001

23,4

35

3,5 E. Wikidal

Europa fisica

pastello colorato e incisione su legno

2002

2004 / 2015 /


Rifunzionalizzazione

3 - Empatia 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 1a 2a 3a 4a 5a 6a 7a 8a

Dimensioni (cm) L l h 44,0 62,5 72,8 102 29,9 21 10,4 14,7 30,0 22 10,4 14,6 44,0 62,6 60,1 44 21,6 50,1 10,4 14,7 70,5 132 68,5 132,5 18,0

39,5

Artista J. Fischer J. Fischer J. Korec J. Garber F. Kamlander F. Kamlander F. Kernbeis F. Kernbeis F. Kernbeis F. Kernbeis M. Hoffmann M. Hoffmann

2,5 E. Wikidal

47,5

15

12 M. Nedjar

40,0 36,0 11,5 12,0 18,0 11,5 12,0

40 16 26 20 42 25 12

M. Guyot P. Tassini G. P. G. P. G. P. G. P. G. P.

16 8 7 14 21 3

Nome Questi orsi arruffati Gli assisetnti dei cavalli… Dove vive l'unicorno? Immagine del Tirolo Mucca Mucca Castello Chiesa Motocicletta tra due alberi Uccello Senza titolo Senza titolo Di che cosa si rallegra il Viennese quando torna dalle vacanze? Delle alte fonti d'acqua Bambola Senza Senza Senza Senza Senza Senza Senza

titolo titolo titolo titolo titolo titolo titolo

Tecnica matita e matite colorate su matita e matite colorate su china e aquarello su carta china su carta matita e matite colorate su matita su carta matita e matite colorate su matita e matite colorate su matita e matite colorate su matita e matite colorate su pastello colorato su carta pastello colorato su carta

Anno carta carta

carta carta carta carta carta

*

1991 1999 1972 1999 / / 1994 1990 2000 1987 / /

pastello colorato e incisione su legno

2002

tessuto, cartone, erba secca, oggetti quotidiani, terra materiali di recupero tecnica mista scultura in legno, tecnica mista scultura in legno, tecnica mista scultura in legno, tecnica mista scultura in legno, tecnica mista scultura in legno, tecnica mista

/

oggettistica

1979 2013 / / / / /

oggettistica oggettistica oggettistica oggettistica oggettistica oggettistica oggettistica

81 G. P.

Canna da passeggio con pomo a figura zoomorfa

scultura in legno e bambù, tecnica mista

/

oggettistica

83 G. P.

Canna da passeggio con pomo a figura zoomorfa

scultura in legno e bambù, tecnica mista

/

oggettistica

Tecnica

Anno

*

9a

4 - Odio 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Dimensioni (cm) L l h 21,0 15 50,0 70 25,5 25 53,5 247 77,0 107 92,0 78 41,0 28,5 40,0 30 135,0 115 70,5 53,5

Artista O. Tschirtner E. Wikidal E. Wikidal J. Šiljan M. Nedjar C. Hipkiss K. Savic A. Dobay J. Franz S. Sekulić

Nome Cappuccetto Rosso e il lupo Locomotiva ÖBB Ferrovie Federali Austriache Lo stupido Nebojsa che pensa troppo Senza titolo La famiglia di CO Odia Torta Senza titolo Donna seduta - da Van Gogh Bei giorni dell'infanzia Senza titolo

inchiostro su carta matita su cartoncino matita su cartoncino carta da parati tecniche miste su cartone matita tempera su carta pastello a cera acrilico su tela olio su cartone

1979 2006 2005 2015 1991 2010 2013 1975 1999 1965

Catalogo delle opere della Collezione Leo e Fabio Cei suddivise nelle diverse sale d’esposizione.

109


Capitolo 5

5 - Ossessione 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

Dimensioni (cm) L l h 31,3 43,9 31,3 43,9 44,0 62,6 20,9 29,7 20,9 29,6 30,0 25 50,0 70 100,0 100 30,0 30 28,0 30 28,0 30 21,0 30 44,0 63 280,0 80 70 34,0 49 49,0 69 15,0 10,5 15,0 10,5 209,0 294 144,0 480

21 22 23 24 25 26 27 28

34,0

51

N. Valenti

Senza titolo

61,0 21,0 20,9 14,7 10,4 20,9 300,0

32 29,7 14,8 10,4 14,7 29,6 200

M. Guyot J. Fischer J. Fischer J. Fischer J. Fischer J. Fischer F. Bibesco

Senza titolo Nel primo quarto dell'anno 1956… D'un tratto non va… Il bel tempo caldo Quando due non litigano… Opinioni, consigliandosi… Diario d'estate

55,8

75,1

A.Schmidt

Alberi

64,9 29,6

49,7 21

G. Schützenhöfer A. Walla

Un albero autunnale Ostessa

29,7

21

A. Walla

Otto.!

14,9

20,9

A. Walla

La signora Magit Venkurt, dea Maria

29,7

20,9

A. Walla

Signora commerciante Billa.!

29,6

20,9

A. Walla

La dea Maria

25,4

29,7

A. Walla

Case nel paese di Maria Guggin

20,9

14,7

A. Walla

Krampus.?

29 30 31 32 33 34 35

Catalogo delle opere della Collezione Leo e Fabio Cei suddivise nelle diverse sale d’esposizione.

110

36 37

Artista J. Garber J. Garber J. Garber H. Reisenbauer H. Reisenbauer G. Kobrc G. Kobrc G. Kobrc G. Kobrc G. Kobrc G. Kobrc R. Souradjou R. Souradjou U. Gervasi V. Jakić V. Jakić K. Matsumoto K. Matsumoto P. Azèma J. Nadau

Nome Colonna di Nelson in Trafalgar-Square Londra Città di Praga Vacanza-in-Carinzia = St. Kanzian Candele Fiori Senza titolo Senza titolo Senza titolo Senza titolo Senza titolo Senza titolo Col Runterlanden Sono nata il 26 novembre 1981 a Vienna Prigione Senza titolo Ossessione apocalittica Senza titolo Senza titolo Il pidocchio prende il volo La Seine eau pale masquèe

Tecnica

Anno

china su carta china su carta china su carta matita e matite colorate su carta matita e matite colorate su carta pastello su cartoncino pastello colorato su carta pastello colorato su tela pastello colorato su carta matita su cartoncino pastello colorato su cartoncino pastello colorato su carta matita su carta terracotta china su carta china su carta china su carta china su carta carta incollata su tela china su tela cartone polimaterico con foglia essiccata e colatura di stagno materiali di recupero matita e matite colorate su carta matita e matite colorate su carta matita e matite colorate su carta matita e matite colorate su carta matita e matite colorate su carta acrilico su tela matita, acquarello e pastello a cera su carta matita su carta matita e matite colorate su carta matite colorate, penna a sfera e pennarello su carta matita, matite colorate e penna a sfera su carta matita, matite colorate e penna a sfera su carta matita e matite colorate su carta matita, matite colorate e penna a sfera su carta matita e matite colorate su carta

1993 1998 1998 1999 2000 2005 2005 / 2005 2005 2005 2002 2004 1990 1988 1994 2005 2005 2014 / 1971 1980 1998 1998 2000 2000 2000 2015 1999 2012 1998 1999 1998 1998 1995 1998 1999

*

scultura


Rifunzionalizzazione

6 - Abbandono 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17

Dimensioni (cm) L l h 160,0 280 62,0 87 106,0 124,6

J. Franz F. Gableck F. Kernbeis

Sorelle Orange Ein Getredesillo Aeroplano

olio su tela matita, pennello, pastello a cera matita e matite colorate su carta

105,0

65

V. Romanenkov

Senza titolo

disegno su carta montata su cartone

50,0 50,0 50,0 29,6 150,0

100 70 70 41,9 260

F. Burland E. Prager Schiavi A. Walla F. Bibesco

grafite e pastello a cera su carta pennarello nero su tela olio su tela matita e matite colorate su carta acrilico su lenzuolo di lino

2009 / 1984 2000 2015

19,7

29

C. Costa

tela dipinta

1973

23,0

31

C. Costa

fotografia

1973

14,8 180,0 180,0 125,3 62,5 160,0

10,5 45 45 89,6 87,9 120

Moleson Bamako Immagina un'immagine La tata Marksteiner.? Nonna… Diario d'estate. Adorned heat Gli occhi dei Maori riflettono i colori latenti della foresta Gli occhi dei Maori riflettono i colori latenti della foresta 2 persone inginocchiate Persona Una persona Persone Persone Figura

china su carta pennarello su tela pennarello su tela pennarello su carta da pacchi china su carta acrilico su tela

1971 1998 1998 1987 1992 1999

7 - Speranza 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17

Dimensioni (cm) L l h 15,0 30 37,0 51 30,0 30 100,0 120 53,0 36 54,0 36,3 54,0 37,5

Artista

O. Tschirtner O. Tschirtner O. Tschirtner O. Tschirtner O. Tschirtner A.Schmidt

Nome

Artista

Nome

G. Decker H. Ziegler H. Ziegler J. Šiljan J. Šiljan J. Šiljan J. Šiljan

Senza titolo Senza titolo Senza titolo Storia non detta della nonna che sorride Dalla serie Face-Buke What a face I am Ih faca Senza titolo

Tecnica

Anno

*

1997 1968 2008 /

combinazione

Tecnica matite colorate su carta pastelli a olio su carta grafite su carta olio su tela tecnica mista su carta tecnica mista su carta tecnica mista su carta cartone con colatura di cera su fondo oro cartone con colatura di cera su fondo oro

Anno

25,0

36

N. Valenti

25,0

36

N. Valenti

Senza titolo

2009

1971 1971

21,0

29,7

F. Bibesco

Diario del Narratore pt 2 - Degli uomini e delle donne collage e acrilico su cartoncino stavano a guardare

21,0

29,7

F. Bibesco

Diario del Narratore pt 2 - Pour faire plaisir à la reine collage e acrilico su cartoncino

2009

21,0

29,7

F. Bibesco

Diario del Narratore pt 2 - Forma decisa e autonoma collage e acrilico su cartoncino

2009

14,8 20,3 29,7 34,5 29,5

10,4 15,1 20,9 24,5 21

J. Korec J. Korec J. Korec R. Maini R. Maini

Torre sul Danubio Sudtirolo… Perché questa al Marin… Senza titolo Senza titolo

1983 1995 1972 / /

china e aquarello su carta china e aquarello su carta china e aquarello su carta inchiostro su carta inchiostro su carta

*

2006 2003 2005 / 2012 2012 2012

Catalogo delle opere della Collezione Leo e Fabio Cei suddivise nelle diverse sale d’esposizione.

111


Capitolo 5

112


Rifunzionalizzazione

Legenda: - Stanza introduttiva - Amore - Desiderio - Empatia - Odio - Ossessione - Abbandono - Speranza

Corpi illuminanti: - a sospensione (SASSO TOP - XAL)

- su binario

(BO 55 BASIC - XAL)

- ad incasso a terra (FILO SQUARE 120 - XAL)

- a parete

(LINO/LIN - XAL)

- ad incasso (FRAME 80|120 - XAL)

0

10m

Pianta con indicazione dell’illuminazione, effetti sonori e videoproiezioni del percorso museale

113


Capitolo 5

1 - Apparecchio a sospensione

2 - Apparecchio ad incasso a terra 1 - Apparecchio “Sasso Top Midi“ prodotto da XAL da catalogo p. 202 2 - Apparecchio “Filo Square 120“ prodotto da XAL da catalogo p. 650

114


Rifunzionalizzazione

3 - Apparecchio su binario

3 - Apparecchio “Bo 55 Basic“ prodotto da XAL da catalogo p. 538

115


Capitolo 5

4 - Apparecchio a parete

4 - Apparecchio “Lin“ prodotto da XAL da catalogo p. 514 Apparecchio “Lino” prodotto da XAL da catalogo p. 512

116


Rifunzionalizzazione

5 - Apparecchio ad incasso

5 - Apparecchio “Frame 80|120 IP65“ prodotto da XAL da catalogo p. 624

117


Capitolo 5

Biglietteria

Pianta dettagliata della biglietteria del museo.

118

0

2m


Rifunzionalizzazione

Render vista interna della biglietteria del museo.

119


Capitolo 5

Sala introduttiva

Pianta dettagliata della sala introduttiva del museo.

120

0

2m


Rifunzionalizzazione

Render vista interna della sala introduttiva del museo - Riproduzione di una stanza del manicomio.

121


Capitolo 5

Render vista interna della sala introduttiva del museo - sala di proiezione delle poesie di Ike Hasbani.

122


Rifunzionalizzazione

Render vista interna della sala introduttiva del museo.

123


Capitolo 5

Cronoprogramma Nome attività MAB - Museo di Art Brut Sicurezza Inizio lavori Progetto costruttivo Approvazione progetto costruttivo Impianto cantiere aree esterne Impianto cantiere aree interne Fabbricato biglietteria Demolizione cancellata Scavo e strato di fondazione Fornitura e messa in opera Arredi biglietteria Sala mostra temporanea Demolizione tettoie Scavo e strato di fondazione Fornitura e messa in opera Tinteggiatura delle pareti Tettoie di passaggio Demolizione tettoie Scavo e strato di fondazione Fornitura e messa in opera Tinteggiatura delle pareti Arredi parti esterne Lotto direzionale Demolizione tettoie Scavo e strato di fondazione Fornitura e messa in opera Tinteggiatura delle pareti Posa dei sanitari Arredi sale riservate al bookshop e caffetteria Arredi uffici Restauro lotto museale Demolizione dei tramezzi Costruzione di tramezzi Impianto idrico-sanitario Esecuzione di intonaco di rinzaffo Tinteggiatura delle pareti dove necessario Posa dei sanitari Arredi caffetteria e bookshop Smontaggio cantiere Esterni Disinfestazione Pulitura delle facciate esterne Reintegrazione delle malte e degli intonachi Reintegrazione degli infissi Sistemazione aree esterne Smontaggio cantiere Traslochi Traslochi collezioni, arredi e documenti Museo Fine lavori

124

Durata (giorni)

1° mese

2° mese

3° mese

4° mese

5° mese

6° mese

7° mese

8° mese

9° mese

10° mese 11° mese 12° mese

I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV 870 810 60 21 21 21 5 42 28 28 5 42 28 5 5 42 28 5 28 5 60 35 21 3 14 14 5 14 14 10 14 3 28 21 2 30 60 14 2 14 60


Rifunzionalizzazione

e 13° mese 14° mese 15° mese 16° mese 17° mese 18° mese 19° mese 20° mese 21° mese 22° mese 23° mese 24° mese 25° mese 26° mese 27° mese 28° mese 29° mese

V I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV

Cronoprogramma dei lavori di restauro, di ampliamento e di allestimento del MAB - Museo di Art Brut.

125


Conclusioni



Capitolo 6

Il progetto, quindi, prevede un percorso continuo che permetta di visitare nella sua integrità tutti gli ambienti interni del fabbricato. L’obiettivo finale consiste nella riapertura globale degli spazi interni, con le nuove funzioni. Il percorso di visita viene inteso per un pubblico che intende visitare l’interno dell’edificio con le diverse collezioni e attività previste; un percorso interno/esterno che permetterà al visitatore di “riappropriarsi” di un monumento tanto importante quanto sconosciuto ai più, cogliendone gli aspetti storico-decorativi attraverso un “viaggio” che ripercorre le sue vicende sia mediante supporti informativi e documenti grafici, sia nel vivo delle sue strutture. L’intenzione di sfruttare appieno le enormi potenzialità degli ex laboratori, si concretizza attraverso opere di conservazione, restauro, nuova edificazione e nuovo allestimento. Si delinea un percorso di visita degli spazi interni che, partendo dalle opere realizzate, si estende a tutto il complesso architettonico. 128

L’ingresso al MAB avviene da via Martiri XXX aprile: nell’atrio tra i due blocchi dei laboratori edili e tipografi, viene inserito un volume con una struttura d’acciaio, rivestito in Corten che provvede alla funzione di biglietteria; si passa quindi nella prima sala del museo di Art Brut, dove viene riprodotta una stanza del manicomio per portare al visitatore la consapevolezza della storicità del luogo. La prosecuzione del percorso di visita del museo prevede di accedere ad un’ampia collezione di Art Brut. Si ritiene che tutto l’edificio costituisca un eccezionale spazio in grado di ospitare un allestimento di un’arte libera da qualsiasi contesto culturale, non intellettualistica, e forse per questo più significativa in quanto non condizionata dal sistema-mercato dell’arte, e quindi personale, fortemente inconscia. Un’arte che nacque in questo edificio e in tanti altri come esso.


Conclusioni

129


Bibliografia



Capitolo 7

Bibliografia: • Ananke. 54/2008. Cultura storia e tecniche della conservazione. Dossier: il Futuro degli Ospedali Psichiatrici in Italia, Firenze, Alinea Editrice, 2008 • Antonucci G., I pregiudizi e la conoscenza critica alla psichiatria, Roma, Apache, 1986 • Bedoni G., Outsider Art. Contemporaneo Presente. Collezione Fabio e Leo Cei, Milano, Jaca Book, 2015 • Besso-Marcheis A., Recupero prudente e sostenibile. Il caso della Certosa Reale di Collegno, Milano, Franco Angeli, 2014 • Brandolini F., Art Brut: quando il disagio psichico si traduce in capolavori in “Panorama”, 4 dicembre 2014 • Bruni B., Tribbioli G., Curtetti S., Il laboratorio neuropatologico del regio manicomio di Collegno, Centro KB, Torino, 1996 132

• Bynum W.F., Porter R., Shepherd M., The anatomy of madness: Essays in the history of psychiatry. Vol III; The asylum and its psychiatry. London, Routledge, 1988 • Carraro M., L’Isola di San Clemente a Venezia. Storia, restauro e nuove funzioni, Venezia, Carsa, 2003 • Chiale F. rel. Sarà B., L’evoluzione degli ospedali psichiatrici e la rifunzionalizzazione dell’ex manicomio di Racconigi, Torino, Politecnico di Torino, 2011 • Città di Collegno, Collegno storia per una città. Quaderno 4, Breve storia dello sviluppo urbanistico di Collegno, 1859-1865, Città di Collegno, Assessorato alla Cultura, 1977 • Città di Collegno, La lavanderia a vapore della Certosa di Collegno – un percorso attraverso il progetto, Città di Collegno 2009 • Comoli V., Itinerari Juvarriani, Torino, Celid, 1995


Bibliografia

• Conolly J., An Inquiry concerning the Indications of Insanity, Suggestions for the Better Protection and Care of the Insane, 1830 • Cracknell P., Analysis of forms, Cambridge studies, 2004 • De Leonardis A.M., La Certosa Reale di Torino a Collegno e i luoghi di devozione della città, Torino, Celid, 1998 • Dubuffet J., Prospectus aux amateurs de tout genre, Parigi, Gallimard,1946 • Ferraris T. rel. Bartolini Cestari C., Tecnologie per il recupero delle strutture lignee antiche: la copertura della chiesa della SS. Annunziata nella Certosa reale di Collegno, Torino, Politecnico di Torino, 2006 • Fiorani D., L’invecchiamento e il degrado, Trattato del Restauro Architettonico, vol.2, Torino, UTET, 1996

1961-1978, Bergamo, Feltrinelli 2014 • Foucault M., Storia della follia nell’età classica, Milano, Rizzoli, 1963 • Gedda G. rel. Roggero M.F., Recupero del manicomio di Collegno, Torino, Politecnico di Torino, 1983 • Giannattasio C., Pirisino M.S., I Fenomi di Degrado, Cagliari, Università degli Studi di Cagliari, 2013 • Grasso S., Follia naturale, follia artificiale. Alla scoperta dell’arte egli outsider in “Corriere della Sera”, 3 dicembre 2015 • Lombroso C., Genio e follia, Milano, Hoepli, 1877 • Manzi A.S., La formazione della psichiatria in Irpinia. Dalla «pazzeria» degli Incurabili ai Dipartimenti di Salute Mentale, Napoli, Guida Editori, 2001

• Foot J., La “repubblica dei matti” – Franco Basaglia e la psichiatria radicale in Italia, 133


Capitolo 7

• Marchegiano M. rel. Santiano S., Rifruizione in funzione museografica della Certosa di Collegno, Torino, Politecnico di Torino, 1996 • Minucciani V., Pensare il museo – dai fondamenti teorici agli strumenti tecnici, Rivoli, Cet, 2012 • Pètillot A., Patrimonio ospedaliero: un percorso attraverso l’Europa, Parigi, Centre des monuments nationaux, 2001 • Pevsner N., Storia e caratteri degli edifici, Palombi Editori, 1986 • Pilato R., Putrino A. rel. Bartolozzi C., Dai laboratori ai laboratori, Torino, Politecnico di Torino, 2013 • Pinel P., Rapport fait à l’École de médecine de Paris, sur la clinique d’inoculation, le 29 fructidor, an 7, 1799 • Roberts A., The Lunacy Commission, Londra, Middlesex University, 1981 134

• Spinazzola M., L’IBC e i progetti europei in “IBC” n. 2/2002 • Thomas M. Messer, Fred Licht, Jean Dubuffet & Art Brut, Mondadori, Venezia 1986 • Tomassone L.. rel. Zorgno A.M., L’edificio per la nuova lavanderia del Regio manicomio di Collegno, Torino, Politecnico di Torino, 1998 • Tripputi F., Dalla nascita dei manicomi alla loro chiusura. La legge che cambiò la storia in Italia, ainformazione, 1 aprile 2016


Bibliografia

Sitografia:

• www.accaparlante.it/nei-luoghi-della-follia

• www.fondazioneperlarte.org/arte_senza_confini/

• www.psicolinea.it/storia-della-follia/

• www.altreprospettive.eu/collegno-il-coraggio-di-progettare-il-futuro/

• www.gianfrancobertagni.it/materiali/filosofiacritica/sintesifollia.htm

• www.academia.eu

• www.storiadellapsichiatria.it/index.php

• www.siusa.archivi.beniculturali.it

• www.psichiatriaestoria.org/…/tutela%20salutementale.htm

• www.lavanderieavapore.it • www.abisassociati.it/wcs/Satellite/ABIS/ Project • www.spazidellafollia.eu/it • www.cartedalegare.san.beniculturali.it • www.arte.rai.it/articoli/art-brut-arte-e-follia/2194/default.aspx • www.edscuola.it/archivio/norme/leggi/ l104_92.html

• www.sapere.it/…Servizi–sanitari/il-Servizio–sanitario–nazionale.html • www.salute.gov.it/saluteMentale/…/ PO_SaluteMentale_1994_96.pdf • www.archdaily.com/45213/momentary-city-vector-architects • www.vectorarchitects.com/m/index. php/home • www.thenounproject.com 135


Capitolo 7

Supporti grafici e normative: • Opere e Lavori Pubblici nella Regione Piemonte - aggiornamento Dicembre 2015 •

Catalogo METALCO

Catalogo XAL

• Legge n. 349 del 29 giugno 1977: Norme transitorie per il trasferimento alle regioni delle funzioni già esercitate dagli enti mutualistici e per la stipulazione delle convenzioni uniche per il personale sanitario in relazione alla riforma sanitaria

• Foglio 8 Numero 170 Sub. 12 - 13, Arch. Cellino G., Catasto Edilizio Urbano, Comune di Collegno, 2001

• Legge n. 833 del 23 dicembre 1978: Istituzione del servizio sanitario nazionale

• P.R.G.C. 2003 della città di Collegno - approvato con D.G.R.P. n. 10-9436 del 26.05.2003 con deliberazione C.C. n. 92 dell’18.09.2003

• Legge n. 180 del 13 maggio 1978: Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori

• Normativa UNI 11182-2006: Beni Culturali – Materiali lapidei naturali ed artificiali – Descrizione della forma di alterazione – Termini e definizioni, 2006

• Legge n. 104 del 5 febbraio 1992: Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate

• Legge n. 36 del 14 febbraio 1904: Disposizioni sui manicomi e sugli alienati. Custodia e cura degli alienati 136

• Legge n. 431 del 18 marzo 1968: Provvidenze per l’assistenza psichiatrica

• Decreto del Presidente della Repubblica del 1 novembre 1999: Progetto obiettivo “Tutela salute mentale 1998-2000”



Allegati


Tavola 1 - Rilievo architettonico Tavola 2 - Mappatura Tavola 3 - Intervento Tavola 4 - Progetto Tavola 5a - Progetto di allestimento Tavola 5b - Progetto di allestimento Tavola 6 - Particolarii 1:50



Rilievo dello stato di fatto

Pianta quotata e indicazione delle funzioni dei locali prima dell’abbandono - 1:200

Prospetto nord - 1:200

Prospetto sud - 1:200

N

Politecnico di Torino a.a. 2015-2016

Laurea Magistrale in Architettura per il Restauro e Valorizzazione del Patrimonio

MAB - Museo di Art Brut Restauro e rifunzionalizzazione degli ex laboratori arti e mestieri della Reale Certosa di Collegno

Prospetto ovest - 1:200

Prospetto ovest EDILI - 1:200

Prospetto est - 1:200

Prospetto est EDILI - 1:200

Relatori:

arch. Emanuele Morezzi prof. Valeria Minucciani

Studente:

Chiara Miranda

Tavola 1

Rilievo architettonico



Mappatura dei materiali

Prospetto sud - 1:200

Mappatura dei degradi

Cause:

- Umidità (Risalita capillare, condensazione dell’umidità atmosferica, infiltrazioni); - Fattori meteorologici e climatici; - Inquinamento naturale; - Aggressioni biologiche; - Fattori geologici ad andamento progressivo.

- «ignoranza o indolenza»; - «avidità e frode»; - «malintesa idea di progresso»; - «smania di falso abbellimento». 1 Porzione del prospetto sud - 1:100 1 - Giannattasio C., Pirisino M.S., I Fenomi di Degrado, Cagliari, Università degli Studi di Cagliari, 2013

Politecnico di Torino a.a. 2015-2016

Laurea Magistrale in Architettura per il Restauro e Valorizzazione del Patrimonio

MAB - Museo di Art Brut Restauro e rifunzionalizzazione degli ex laboratori arti e mestieri della Reale Certosa di Collegno

Relatori:

arch. Emanuele Morezzi prof. Valeria Minucciani

Studente:

Chiara Miranda

Tavola 2 Mappatura



Interventi

Prospetto sud - 1:200

1

2

8

7

6

5

4

3

6

7

5

8

4

3

1

Demolizioni e costruzioni - 1:200

Politecnico di Torino a.a. 2015-2016

Laurea Magistrale in Architettura per il Restauro e Valorizzazione del Patrimonio

MAB - Museo di Art Brut Restauro e rifunzionalizzazione degli ex laboratori arti e mestieri della Reale Certosa di Collegno

Relatori:

arch. Emanuele Morezzi prof. Valeria Minucciani

Studente:

Chiara Miranda

Tavola 3 Intervento



Progetto di ampliamento

A

A

Pianta di progetto - 1:200

Prospetto nord - 1:200

Prospetto sud - 1:200

Sezione AA - 1:200

Politecnico di Torino a.a. 2015-2016

Laurea Magistrale in Architettura per il Restauro e Valorizzazione del Patrimonio

Render lato nord

MAB - Museo di Art Brut Restauro e rifunzionalizzazione degli ex laboratori arti e mestieri della Reale Certosa di Collegno

Relatori:

arch. Emanuele Morezzi prof. Valeria Minucciani

Render lato sud

Studente:

Chiara Miranda

Tavola 4 Progetto



Allestimento

Pianta del percorso di visita - 1:200

Esempio dididascalia che sarà posizionata sotto ogni opera. Il QRCode è funzionante e contiene le informazioni rispetto all’opera di O. Tschirtner “Persone”.

Render della riproduzione della “Cella di isolamento” con la tela di J. Franz - Sorelle Orange.

R. Maini - Senza titolo. Pianoforte rappresentato come un’opera. Nella sala sarà suonata la musica composta da Simona Concaro, affetta da un disturbo dello spettro autistico.

U. Gervasi - Prigione.

F.M. Bibesco - Diario d’estate.

I. Buchmann - Mio marito è cavaliere - io sono il suo cavallo. R. Souradjou - Col Runterlanden.

Politecnico di Torino a.a. 2015-2016

A. Walla - Infermiere e madre.

Laurea Magistrale in Architettura per il Restauro e Valorizzazione del Patrimonio

E. Wikidal - OBB.

P. Tassini - Senza titolo.

MAB - Museo di Art Brut Restauro e rifunzionalizzazione degli ex laboratori arti e mestieri della Reale Certosa di Collegno

Pianta con posizionamento delle opere della Collezione Fabio e Leo Cei - 1:200

A. Walla - Walla!.

Relatori:

*i numeri nelle sale si riferiscono alle opere dell’inventario

arch. Emanuele Morezzi prof. Valeria Minucciani

Studente:

Chiara Miranda

Tavola 5a

Progetto di allestimento



Colori e illuminazione

A

A

Pianta con posizionamento dei binari per l’illuminazione a sospensione - 1:200

~

Tracron M6 plus Track Lights Product Data Sheet 601055.000 Technical Data Light source: LED Wattage: 18W Voltage: 220-240VAC Nominal luminous flux: 1560lm Beam angle: 6°, direct spot Color temperature: 4000K, neutral white Color Rendering Index: 85 Technical Characteristics Protection degree: IP20 (En60598) Insulation class: Class I (En60598) Product Description Housing and bracket: cast aluminium, powder-coated, Black, 0°- 90°tilt. Bracket rotatable through 360°on 3-circuit adapter. 3-circuit adapter: plastic. Including electronic control, dimmable with potentiometer for brightness control 0-100%. Replaceable LED module: high-power LEDs on metal-core PCB, Collimating lens made of optical polymer. Front cover: plastic. Weight: 1.60kg

Sezione longitudinale AA - 1:200

~

Tracron M6 plus Track Lights

Dimension

Lighting Distribution Planning Data

Product Data Sheet 601055.000

60°

60° 243

Technical Data Light source: LED Wattage: 18W Voltage: 220-240VAC Nominal luminous flux: 1560lm Beam angle: 6°, direct spot Color temperature: 4000K, neutral white Color Rendering Index: 85

182

65

H(m)

D(m)

E(lx)

2 4 6 8 10

0.22 0.43 0.65 0.87 1.08

22333 5583 2481 1396 893

30°

30° 100000cd

Technical Characteristics Protection degree: IP20 (En60598) Insulation class: Class I (En60598)

h=2.15m 2 1

Product Description Housing and bracket: cast aluminium, powder-coated, Black, 0°- 90°tilt. Bracket rotatable through 360°on 3-circuit adapter. 3-circuit adapter: plastic. Including electronic control, dimmable with potentiometer for brightness control 0-100%. Replaceable LED module: high-power LEDs on metal-core PCB, Collimating lens made of optical polymer. Front cover: plastic. Weight: 1.60kg

0

50 20 5.0 10 2.0

1 2 [m]

All data, images, and specifications are for reference only and may be changed due to product improvement without prior notice.

1

0

1

3 circuit track

2

ηLOR=80% UGR=10.7

E[lx]

100lx

500lx

a[m2 ] 100

n=7

n=33

3

Surface mounted universal mono track point

Replaceable accessories principal lens

More details at www.akzu.com/601055

Dimension

Lighting Distribution Planning Data

Schema del corpo illuminante su bianrio - 1:100

60°

243

60°

I colori applicati ai pannelli di espozioni sono stati studiati analizzando la cromoterapia. Secondo la cromoterapia, i colori aiuterebbero il corpo e la psiche a ritrovare il loro naturale equilibrio, e avrebbero effetti fisici e psichici in grado di stimolare il corpo e calmare certi sintomi.

182

65

Laurea Magistrale in Architettura per il Restauro e Valorizzazione del Patrimonio

E(lx)

0.22 0.43 0.65 0.87 1.08

22333 5583 2481 1396 893

100000cd h=2.15m 2

0

Qui è stata utilizzata per indurre il visitatore in stati d’animo definiti; il percorso di visita è appunto suddiviso in sette sale diverse, ognuna con una tematica. Si parte dall’amore, e quindi dal colore rosso, che induce sicurezza, attraversando sale con colori che dal punto di vista fisico esprimono coercizione, dal lato psicologico invece sono associati a condizioni emotive negative. Caratterizzano infatti gli stati di malessere più affini al lutto, cioè gli stati depressivi - colori associati all’annientamento, al nulla, all’espressione estrema dell’oscurità. Si culmina con la sala dedicata alla speranza, il colore verde, colore dell’equilibrio tra le forze, della spinta verso il benessere, verso la calma e il ristoro.

Politecnico di Torino a.a. 2015-2016

D(m)

2 4 6 8 10

30°

30°

1

Questo altalenare di emozioni è fondamentale per concepire l’Art Brut e i suoi artisti.

H(m)

50 20 5.0 10 2.0

1 2 [m]

All data, images, and specifications are for reference only and may be changed due to product improvement without prior notice.

1

0

1

2

3 circuit track

ηLOR=80% UGR=10.7

E[lx]

100lx

500lx

a[m2 ] 100

n=7

n=33

3

Surface mounted universal mono track point

Replaceable accessories principal lens

More details at www.akzu.com/601055

Schema del corpo illuminante a sospensione - 1:100

MAB - Museo di Art Brut Restauro e rifunzionalizzazione degli ex laboratori arti e mestieri della Reale Certosa di Collegno

Relatori:

arch. Emanuele Morezzi prof. Valeria Minucciani

Studente:

Chiara Miranda

Tavola 5b

Progetto di allestimento



Particolari

2

1

B

B

1 - Render della prima sala d’esposizione dove verrà riprodotta una stanza manicomiale

A

3

A

Pianta della biglietteria - 1:50

Pianta della sala introduttiva - 1:50

2 - Render della sala proiezioni dove saranno lette e visualizzate le poesie di Ike Hasbani

Sezione AA - 1:50

Politecnico di Torino a.a. 2015-2016

Laurea Magistrale in Architettura per il Restauro e Valorizzazione del Patrimonio

MAB - Museo di Art Brut Restauro e rifunzionalizzazione degli ex laboratori arti e mestieri della Reale Certosa di Collegno

Sezione BB - 1:50

Relatori:

arch. Emanuele Morezzi prof. Valeria Minucciani

3 - Render della sala dove verrà introdottal’Art Brut attraverso linee del tempo e profili

Studente:

Chiara Miranda

Tavola 6 Particolari 1:50



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