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Quaderno III
A proposito di Storia della follia nell'etĂ classica
Breve biografia
Paul Michel Foucault nasce a Poitiers (Francia) il 15 ottobre 1926. Il padre e il nonno, come il bisnonno erano medici. Nel 1940 viene mandato in un collegio di frati; la madre che proviene da una famiglia meno rigida dal punto di vista religioso di quella del padre, fa impartire a Michel anche lezioni private di filosofia. Durante gli anni dell'università Foucault studia psicologia e filosofia sotto la guida di Maurice Merleau-Ponty, Jean Hyppolite e Louis Althusser. Nei suoi studi approfondisce autori quali Saussurre, Kierkegaard, Heidegger e Lacan; sarà però Nietzsche a influenzarlo maggiormente. In questi anni ottiene i primi incarichi universitari. Nel 1955 inizia un'intensa amicizia con Roland Barthes e lo storico delle religioni Georges Dumézil. Gli incarichi culturali portano Foucault a lunghi soggiorni all'estero, prima in Svezia, poi in Polonia e infine in Germania. Grazie all'interessamento dello storico e filosofo Philippe Aries nel 1960 pubblica Storia della follia nell'età classica, la sua prima opera importante, in precedenza rifiutata dalla casa editrice Gallimard. Alla fine dello stesso anno conosce Daniel Defert, un giovane studente che rimarrà suo compagno per il resto della vita. Accetta un incarico a Tunisi e si trasferisce in nord Africa nel 1966, soprattutto in conseguenza del fatto che gli ambienti culturali di Parigi ostacolano la sua carriera universitaria. Cura con Gilles Deleuze l'edizione francese dell'opera omnia di Nietzsche; pubblica Le parole e le cose, il cui enorme successo gli procura una posizione di primo piano tra i pensatori del suo tempo, nonché l'occasione di avviare una lunga amicizia epistolare con il pittore René Magritte. Foucault torna a Parigi alla fine degli anni '60, nel periodo delle contestazioni studentesche, che appoggia finendo anche in carcere. Per qualche tempo insegna prima all'università di ClermontFerrand, poi nella neonata università di Vincennes; nel 1971 ottiene una cattedra al Collège de France, la più prestigiosa istituzione culturale francese. Qui Michel Foucault terrà corsi di Storia dei Sistemi di Pensiero fino all'anno della morte. La ricerca di Foucault si orienta sempre più verso lo studio dei processi di normalizzazione, cioè delle varie forme tramite le quali il potere ha tentato, nell'occidente moderno, di controllare gli individui e i loro corpi nello sforzo di contenere le forme di devianza rispetto alla norma costituita. Le opere successive di Foucault avranno origine dalle riflessioni di questi corsi, dedicati fra l'altro alla medicalizzazione degli "anormali" e alla nascita del sistema carcerario, alla psichiatria.
Nel 1975, mentre la sua opera Sorvegliare e punire: la nascita della prigione conosce una larga circolazione internazionale, viene invitato per la prima volta da Leo Bersani in California a Berkeley, università che frequenterà spesso negli anni successivi. Foucault si è sempre sentito a disagio rispetto alla fama acquisita. Si considera uno sperimentatore in continua evoluzione, e sostiene di scrivere libri solo per confutare le sue stesse tesi precedenti: gli risulta quindi fastidioso vedersi eleggere come dispensatore di quel genere di verità assolute ha combattuto. Foucault, del resto, ritiene che il ruolo dell'intellettuale non consiste nel guidare le coscienze politiche, ma piuttosto nel sollevare questioni e indurre alla riflessione e alla critica attraverso un sapere da vivere come esperienza. Nonostante ciò Foucault deve subire le complicazioni conseguenti la sua fama: ad esempio nel mese di ottobre del 1980, durante una sua conferenza a Berkeley sulle origini della confessione cristiana, solo 800 persone riescono ad assistervi, e per le proteste delle 700 rimaste fuori è necessario l'intervento della polizia. Dopo La volontà di sapere. Storia della sessualità 1 (1976), Foucault pubblica il secondo volume L'uso dei piaceri. Storia della sessualità 2. Nel 1983 a causa dell'AIDS la sua salute inizia a peggiorare irrimediabilmente. Dirada gli impegni per concentrarsi sulla realizzazione del terzo volume La cura di sé. Storia della sessualità 3, che riesce a concludere. Un anno più tardi, il 26 giugno 1984, Michel Foucault muore. Di recente sono stati pubblicati in Francia e tradotti in tutto il mondo i Corsi al College de France e i volumi di Dits et ecrits, entrambi inesauribile miniera di sapere che il più grande pensatore dell'ultima modernità ci ha lasciato.
Hieronymus Bosch, La nave dei folli (1494 circa)
Da Storia della follia nell'età classica:
Prima che la follìa venga dominata, verso la metà del secolo XVII, prima che vecchi riti vengano risuscitati in suo favore, essa era rimasta ostinatamente legata a tutte le più importanti esperienze della Renaissance...Un nuovo oggetto fa la sua apparizione nel paesaggio immaginario del Rinascimento; ben presto occuperà in esso un posto privilegiato: è la Nave dei folli, strano battello ubriaco che fila lungo i fiumi della Renania ei canali fiamminghi...il quadro di Bosch...appartiene a tutta questa flotta di sogno...Si comprende meglio allora la curiosa ricchezza di significato che si accumula sulla navigazione dei folli e che indubbiamente le conferisce il suo prestigio:... ...affidare il folle ai marinai significa evitare certamente che si aggiri senza meta sotto le mura della città, assicurarsi che andrà lontano, renderlo prigioniero della sua stessa partenza. Ma a tutto questo l'acqua aggiunge la massa oscura dei suoi valori particolari; essa porta via, ma fa ancor più: essa purifica... ...l'acqua e la follìa sono legate per lungo tempo nei sogni dell'uomo europeo. Al polo opposto di questa natura di tenebre la follia affascina perchè è sapere. Essa è sapere, in primo luogo, perchè tutte quelle figure assurde sono in realtà gli elementi di un sapere difficile, chiuso esoterico...Basta guardare in Dürer I Cavalieri dell'Apocalisse...Quando l'uomo dispiega l'arbitrarietà della sua follia, incontra l'oscura necessità del mondo; l'animale che ossessiona i suoi incubi e le sue notti di privazione è la sua stessa natura, colei che metterà a nudo l'inesorabile verità dell'Inferno...Il tema della fine del mondo, della grande violenza finale, non è estraneo all'esperienza critica della follia così come è formulata nella letteratura... ...Sotto la coscienza critica della follia e le sue norme filosofiche o scientifiche, morali o mediche, una sorda coscienza tragica non ha cessato di vegliare...E' lei che le ultime parole di Nietzsche, le ultime visioni di Van Gogh, hanno ridestato. E' lei che indubbiamente Freud ha cominciato a presentire all'estremità del suo cammino... nel punto estremo della coercizione era necessaria la deflagrazione alla quale assistiamo a partire da Nietzsche... Nasce l'esperienza classica della follia. Si attenua la grande minaccia sorta all'orizzonte del XV secolo... L'oblìo cade sul mondo che era solcato dalla libera schiavitù della sua Nave...trattenuta e tenuta ferma, non più barca ma ospedale...Già in questo Hopital, l'internamento succede all'imbarco... Un editto del re, datatto 16 giugno 1676, prescrive l'istituzione di un Hopital general in ogni città del regno...In qualche anno tutto un reticolato è stato gettato sull'Europa...Esso organizza in un'unità complessa una nuova sensibilità nei riguardi della miseria e dei doveri di assistenza, nuove forme di reazione davanti ai problemi economici della disoccupazione e dell'ozio, una nuova etica del lavoro, e anche il sogno di una comunità in cui l'obbligo morale si unisce alla legge civile, sotto le forme autoritarie della coercizione... Se nel XVII secolo la follia è come desacralizzata, ciò deriva anzitutto dal fatto che la miseria ha subito questa specie di decadenza che la fa concepire ormai nel solo orizzonte della morale. Ormai la pazzia non troverà ospitalità che tra le mura dell'ospedale, accanto a tutti i poveri....L'internamento, questo fenomeno massiccio le cui tracce sono reperibili in tutta l'Europa del XVII secolo, è un affare di "police"...cioè l'insieme delle misure che rendono il lavoro sia possibile che necessario per tutti coloro che non saprebbero vivere senza di esso;...
Se è vero che il lavoro non è iscritto tra le leggi di natura, esso è racchiuso nell'ordine del mondo decaduto. Per questo l'ozio è rivolta:... Ma in questo grande internamento dell'età classica l'essenziale – e il fatto nuovo – è che la legge non condanna più: si viene rinchiusi nelle cittadelle della pura moralità, dove la legge che dovrebbe regnare sui cuori sarà applicata senza compromessi nè mitigazioni, sotto le forme rigorose della coercizione fisica...Nell'ombra della città borghese nasce questa strana repubblica del bene che è imposta con la forza a tutti coloro che sono sospettati di appartenere al male...Nelle case della Charité ci si adopera con la più grande cura a mettere ordine in tal modo nella vita e nelle coscienze, e lungo tutto il XVIII secolo apparirà sempre più chiaramente che questa è la vera ragione dell'internamento... Una volta avvenuto il grande internamento...chi troviamo nelle comunità d'esilio che vengono costruite alle porte delle città? indigenti...vagabondi...mendicanti..."donne caduche"...vecchie rimbambite o inferme, epilettici, "innocenti gobbe e deformi", folli di "spirito debole"...pazze furiose, ragazze incorregibili,...sifilitici, convalescenti e ragazzi corrigendi, "furfanti e libertini", "infermi e criminali"... Si può riassumere queste esperienze dicendo che si riferiscono tutte o alla sessualità nei suoi rapporti con l'organizzazione della famiglia borghese, o alla profanazine nei suoi rapporti con la nuova concezione del sacro e dei riti religiosi, o al "libertinaggio", cioè ai nuovi rapporti che si stanno istaurando tra il libero pensiero e il sistema delle passioni. Nello spazio dell'internamento questi tre campi d'esperienza dominano con la follia un mondo omogeneo, che è quello in cui l'alienazione mentale assumerà il significato che noi le conosciamo... ...La follia comincia a convivere col peccato, e forse a questo punto comincia a formarsi quella parentela secolare della sragione e della colpevolezza che l'alienato sente oggi come un destino e che il medico scopre come una verità di natura. ...Tutti quei vecchi riti della magia, della profanazione, della bestemmia, tutte quelle parole ormai inefficaci scivolano da un dominio di efficacia, in cui assumevano il loro significato, a un dominio di illusione in cui diventano insensati e condannabili a un tempo: quello della sragione. Verrà un giorno in cui la profanazione e tutto il suo gestire tragico avranno soltanto il significato patologico dell'ossessione... A partire dal XVII secolo...l'uomo di sragione è un personaggio cocnreto, tratto da un mondo sociale reale, giudicato e condannato dalla società di cui fa parte. Ecco dunque il punto essenziale: la follia è stata bruscamente investita in un mondo sociale, nel quale essa trova ora il suo luogo privilegiato e quasi esclusivo di apparizione; quasi da un giorno all'altro...le è stato attribuìto un territorio limitato dove ognuno può riconoscerla e denuncairla... ...La follia nel divenire della sua realtà storica, rende possibile a un dato momento una conoscenza dell'alienazione in uno stile di positività che la delimita come malattia mentale; ma non è tale conoscenza a formare la verità di questa storia e ad animarla segretamente a partire dalla sua origine. E se per un certo tempo abbiamo potuto credere che questa storia trovava lì il suo compimento, ciò deriva dal fatto di non aver riconosciuto che la follia, come dominio di esperienza, non si esauriva mai nella conoscenza medica o paramedica che si poteva averne... L'ospitalizzazione giustapposta all'internamento deve richiamare la nostra attenzione sull'indice cronologico che è proprio a queste due forme istituzionali e dimostrare con sufficiente chiarezza che l'ospedale non è la verità prossima della casa di correzione...
Quando il XIX secolo deciderà di far passare nell'ospedale l'uomo di sragione, e quando farà nello stesso tempo dell'internamento un atto terapeutico che si propone di guarire un malato, si varrà di un colpo di forza che riduce a unità confusa, ma difficile per noi da districare, questi tempi diversi dell'alienazione e questi molteplici volti della follia ai quali il razionalismo classico aveva sempre lasciato la possibilità di mostrarsi. Rispettare la follia non significa decifrare in essa l'accidente volontario e inevitabile della malattia, ma riconoscere il limite inferiore della verità umana, limite non accidentale ma essenziale. Come la morte è il termine della vita umana per quanto riguarda il tempo, la follia ne è il termine sul piano dell'animalità; e proprio come la morte è stata santificata da quella di Cristo, la follia è stata anch'essa santificata in ciò che ha di più bestiale... Se l'uomo contemporameo, dopo Nietzsche e Freud, trova al fondo di se stesso il punto di contestazione d'ogni verità, potendo leggere in ciò che ora egli sa di se stesso gli indizi di fragilità per mezzo dei quali la sragione minaccia, l'uomo del XVII scopre invece, nell'immediata presenza del suo pensiero a se stesso, la certezza in cui si enuncia, nella sua forma prima, la ragione... Il XIX e il XX secolo hanno al contrario concentrato tutto il peso della loro interrogazione sulla coscienza analitica della follia; hanno anche presunto che bisognasse cercarvi la verità totale e finale della follia, poichè le altre forme di esperienza non erano che approssimazioni, tentativi poco maturi, elementi arcaici... Chi dice follia nel XVII e nel XVIII secolo, non dice in senso stretto "malattia dello spirito", ma qualcosa in cui corpo e anima sono in ballo insieme... Ancora un passo innanzi, e tutto il sistema si stringerà intorno a un'unità in cui il corpo e l'anima comunicano imemdiatamente nei valori simbolici delle qualità comuni. E' ciò che avviene nella medicina dei solidi e dei fluidi, che domina la pratica del XVIII secolo... La sragione non ha più quel volto strano in cui il Medioevo amava riconoscerla, ma la maschera impercettibile del familiare e dell'identico...non le tocca più di far nascere quel che è radicalmente altro, ma di far girare il mondo nel cerchio di se stesso... La follia in fondo era possibile soltanto nella misura in cui intorno a essa c'era questo spazio che consentiva al soggetto di parlare il linguaggio della propria follia e di costituirsi come folle.
Da Storia della follia nell'età classica, trad.it., BUR, Milano, 1979