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Le mille luci di un panino
Progetto: VicenziDalbon
Testo: Luisella Zeri
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Foto: Anna Ciresola
Nella variegata offerta del cibo da strada, l’hamburger ha da sempre nutrito l’immaginario comune dell’alimento mordi e fuggi, in una proposta gastronomica che soddisfa senza impegnare. Dopo aver strizzato l’occhio all’America e aver originato i fenomeni di costume degli anni Ottanta, il panino a strati vive un nuovo pezzo della sua storia diventando alimento complesso per il quale si ricerca la qualità degli ingredienti, si studiano nuove combinazioni di sapori, si persegue la filosofia della stagionalità e del Km0. Consumare l’hamburger diventa un’esperienza da esaltare, e alla più classica offerta delle catene globali si affianca l’apertura di locali in cui i consumatori trovano spazi studiati “alla carta”.
A Verona fra questi locali vi è Bigger Burger, attività che affianca al servizio per asporto già presente in Veronetta un nuovo locale. Per farlo ha affidato l’intervento allo studio VicenziDalbon, dando ai progettisti carta bianca nel processo che ha portato un’officina per motociclette a diventare un ristorante giovane e divertente. In una misurata ricetta architettonica, strato dopo strato come un panino realizzato ad arte, ha preso vita il locale che possiamo godere attraverso le vetrine di Viale Colombo 101. Se dovessimo stilare un’ipotetica lista degli ingredienti, il primo sarebbe si- curamente la luce, elemento generativo di colore, atmosfera e arredo. Lo spazio gode di tre grandi vetrine che assicurano l’illuminazione diurna, mentre al calar della sera, nel chiaro intento di realizzare uno spazio che sia auto pubblicitario, le vetrine si accendono e diventano l’elemento attraverso cui far filtrare un sistema di illuminazione dimmerabile a controllo computerizzato. Le superfici si colorano e diventano telo proiettante, così da distinguere le zone e valorizzare lo spazio. Il locale è così esperienza per i sensi, dove però è necessario salvaguardare la qualità del prodotto e la percezione delle caratteristiche dei panini e dei loro contorni. Al sistema di illuminazione generale si affianca quindi un insieme di punti luce sospesi direttamente su ciascun tavolo. La luce in questo caso permette di godere dei piatti, ma scandisce anche il ritmo dei posti a sedere che diventano elemento vincolato alle sospensioni, con un ingegnoso sistema di prolunghe agganciabili fra un pia- no e l’altro per realizzare all’occorrenza tavolate con più ospiti. Nell’interno, luce naturale e artificiale dominano perché il progetto ne dà risalto attraverso una palette di colori tenui. La particolare scelta delle finiture, infatti, è un ulteriore ingrediente della ricetta progettuale. Lo stile è chiaramente industriale, in un’ottica low budget e di recupero. Il progetto però va oltre il classico accostamento di acciaio e legno: ai materiali preesistenti si affiancano l’osb per rivestire la parete di fondo, il policarbonato per la partizione fra cucina e sala, la lamiera zincata per il bancone, ferro e legno per le sedie che ricordano quelle dei banchi scolastici. Naturale conseguenza è la scelta di non mascherare gli impianti tecnologici e di lasciare a vista il pilastro centrale in calcestruzzo e alcune pareti perimetrali.
Ad armonizzare le diverse sfumature è il pavimento alla palladiana scoperto sotto un rivestimento in gomma, che con il suo mix di colori neutri diventa il filo conduttore tra i materiali utilizzati.
L’ingrediente che ha il ruolo di esaltare tutti gli altri è il colore, sotto forma di precise ma puntuali pennellate affiancate alla palette chiara dei materiali. Se la luce è la forma che il colore assume di notte, durante il giorno a colpire l’occhio sono gli elementi simil-vegetali sospesi, un richiamo al viale alberato oltre le vetrine, e la panca in metallo grigliato blu elettrico posta sulla parete di fondo del locale. Sopra la panca spicca un murales dai colori sgargianti realizzato alla maniera dei décollages di Rotella, con manifesti pubblicitari sovrapposti incollati alla parete e in parte strappati. Questo elemento, assieme a sacchet-
01. Insegne colorate caratterizzano la parete di fondo del locale.
02-03. Il locale nella sua configurazione notturna e nella versione diurna.
COMMITTENTE
Bigger - Roberto Formentini
PROGETTO ARCHITETTONICO arch. Martino Vicenzi, arch. Sebastiano Dalbon
COLLABORATORI
Michele Verzé (graphic design) arch. Chiara Grapulin (progettazione e sicurezza)
IMPRESE E FORNITORI
Marian Fartade (opere edili), C&G di Gasparini Daniele (imp. elettrici), Termoidraulica Fontana (imp. idraulici), Davide Orientale (lucidatura pavimenti), Antonio Brandiele (lavorazione ferro), Cecchetto arredamenti (tavoli e sedie), Forme di Luce (illuminazione)
Cronologia
Progetto e realizzazione: 2022 ti, menù, scatole e altri supporti cartacei, fa parte del più ampio progetto di revisione dell’immagine coordinata del marchio predisposta in occasione dell’apertura del nuovo locale. La grafica è stata studiata da Michele Verzè, giovane designer veronese con base a Sidney, in sinergia con lo studio VicenziDalbon fin dai primi schizzi, ed è chiaramente ispirata al concept che sta alla base del progetto architettonico.
Tutto nel locale di Viale Colombo 101 parla di ricerca e attenzione unitaria al particolare. Infatti, se è stato così facile raccontare il progetto come fosse una ricetta, è proprio perché nell’intento di ricreare un’esperienza unica nel gustare il piatto, si è riusciti a mantenere saldo l’ingrediente principale, ovvero perseguire l’obiettivo della qualità. Buon appetito, il panino è servito. •
Progetto: arch. Andrea Grigoletti
Testo: Federico Morati
Foto: Marco Totè
Nel cuore di Veronetta, nella cornice di un importante palazzo di primo Novecento a due passi dal Giardino Giusti, l’architetto Andrea Grigoletti instaura un prolifico dialogo con il giovane chef Hakim Bensalah e con lo spazio scelto per ospitare un vero e proprio laboratorio culinario, il Madres.
L’allestimento del Madres è il risultato dell’incontro tra una precisa idea di cucina e specifiche soluzioni progettuali, dove le esigenze funzionali della committenza si sono intrecciate in simbiosi con l’ambiente costruito dal progetto architettonico.
L’esperienza di una visita al locale inizia dal marciapiede lastricato di via Muro Padri: già da qui le vetrine agiscono come una sorta di anteprima dell’elegante spazio interno, dove i delicati giochi di luce evidenziano con precisione gli elementi caratterizzanti del locale. In ingresso, quando le temperature sono abbastanza stabili da consentirlo, siamo accolti da alcuni fermentatori che iniziano subito a fornire indizi sull’esperienza culinaria offerta. Proseguendo oltre, ci si presenta un unico spazio dominato dal lungo banco in legno chiaro che, al modo dei ristoranti orientali, funge da tavolo di servizio per i commensali, trasformandoli in spettatori delle preparazioni che avvengono all’interno dell’area di lavoro. Il resto del lo-