Arcireport numero 11_2012

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anno X - n. 11 20 marzo 2012

www.arci.it report@arci.it

Lavoro: a chi giova una riforma non condivisa? + Se l'intento è quello di costruire un nuovo patto sociale per risanare i conti pubblici, creare occupazione e rilanciare lo sviluppo, allora va perseguito attraverso il confronto, la mediazione e l'intesa fra tutte le parti sociali. Non può esserci spazio per atteggiamenti pregiudiziali, tentazioni di rivincita o regolamenti di conti. Gli accordi si fanno se ci si siede al tavolo riconoscendo dignità alle diverse opzioni. Non si può affermare di voler cercare un'intesa e al tempo stesso pretendere di imporre unilateralmente tempi del negoziato e soluzioni. Non giova al buon esito della trattativa sul lavoro l'insistenza sull'articolo 18 da parte del governo e dei media legati ai grandi gruppi finanziari. Una cosa è la revisione della norma, altro è la libertà di licenziare. L'articolo 18 non c'entra niente con le misure per l'occupazione, è solo una garanzia contro l'arbitrio dei licenziamenti ingiustificati, ed è tanto più attuale oggi di fronte alla lesione dei diritti operata dalla Fiat nei suoi stabilimenti. Per combattere veramente la precarietà si dovrebbero piuttosto ridurre le tipologie contrattuali esistenti; per rafforzare gli ammortizzatori sociali si dovrebbero cercare nuove risorse e non ridurre le tutele esistenti. C'è il rischio che l'articolo 18 diventi un simbolo, una bandierina da conquistare per cogliere l'occasione di indebolire il sindacato e la Cgil in particolare. Non sappiamo cosa si siano detti Marchionne e Monti nel loro incontro. Ma è lecito chiedersi se si stia cercando la coesione o la rottura delle relazioni sociali. A chi giova una riforma non condivisa del mercato del lavoro, con inevitabili e pesanti conseguenze sulla conflittualità sociale? In pochi giorni si sono svolte due grandi manifestazioni: a Roma quella della Fiom per i diritti del lavoro e la democrazia, a Genova quella del popolo antimafia nella giornata della memoria e dell'impegno. Due belle manifestazioni, diverse nelle forme e nelle presenze eppure simili nei contenuti: la consapevolezza che in Italia non c'è prospettiva di sviluppo senza chiudere la stagione dell'illegalità, del sopruso, della mortificazione dei diritti, del saccheggio del territorio e del denaro pubblico. Che battersi contro le mafie significa difendere il diritto al reddito, la dignità del lavoro, i servizi sociali, gli spazi di partecipazione civica. Che tutto questo, nell'Italia della crisi e dell'impunità dei poteri forti, pone un enorme problema di democrazia.

A Genova in centomila per ricordare le vittime di mafia

Un’immagine della manifestazione di Genova - Foto di Sandra Bettio lle prime ore del mattino, sotto un cielo plumbeo che non promette nulla di buono, c'è un the caldo per i primi arrivati. Nel punto di ritrovo dell'Arci si offre il primo ristoro della giornata, altri ne verranno. Il liquido bollente corrobora l'attesa, poi non resta che partire e attraversare Genova per la 17° Giornata della memoria e dell'impegno per le vittime innocenti di mafia. Son venuti in tanti, centomila, forse più. In testa al corteo ci sono i familiari delle vittime di mafia. Sono dietro striscioni le cui frasi raccontano di un sud che alle mafie ha pagato davvero troppo. Ci sono le magliette con i volti dell'amato perduto e ogni immagine è una storia di questo Paese che, di vite cancellate, ne ha conosciute 900. A seguire, i gonfaloni dei Comuni di ogni parte d'Italia, poi le bandiere delle associazioni. Metafora della forza della

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passione civile. Promossa da Libera e da Avviso pubblico, la Giornata è oramai patrimonio dell'intero popolo che con le mafie non vuole proprio conviverci. Va combattuta la ‘zona grigia’, questo il filo rosso del discorso di don Ciotti. Noi sappiamo che oggi il nemico vero è lì, perché ci corrompe oltre che corroderci. Sappiamo anche che ci sono gli strumenti per battere le mafie. Genova, ancora una volta, ci insegna che conosciamo la partecipazione e che dobbiamo declinarla in impegno costante. Per fare in modo che l'elenco delle vittime, letto in un giorno di metà marzo, possa finalmente arrestarsi. E allora saranno stati gli alberi di Piazza Carimento, luogo d'arrivo dei centomila, o più semplicemente la risposta dei liguri, a creare la suggestione della palma, quella dell'antimafia sociale, anche questa si è spostata a nord.

SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE I PAGINA 5 Sul raid israeliano a Jabalia e la lettera di un educatore del REC un articolo di Grazia Moschetti

PACE I PAGINA 7 Comiso trent’anni dopo: articoli di Anna Bucca e di Angelo Capitummino


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legalitàdemocratica

A Genova un immenso corteo per la Giornata della Memoria e dell’Impegno abato 17 marzo, sotto un timido sole, Genova e la Liguria hanno accolto la XVII Giornata della Memoria e dell'Impegno. Un'altra grande città del nord, dopo le esperienze di importante partecipazione di Modena, Torino e di Milano, ha così ospitato la manifestazione che Libera e Avviso Pubblico dal 1996 dedicano al ricordo delle vittime innocenti di mafia. Più di centomila persone, in rappresentanza dei coordinamenti locali, dei Comuni, delle Regioni, delle scuole, dei sindacati e delle associazioni di ogni parte di Italia hanno dato vita a un interminabile corteo che si è chiuso al Porto Antico con la lettura dei nomi delle vittime. In chiusura Luigi Ciotti, l'infaticabile fondato-

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PISA Per la rassegna Cinema contro la mafia, mercoledì 21 marzo alle 20.30, all’Arsenale, proiezione del film L’era legale di Enrico Caria. Introduce Gabriele Santoni del Coordinamento provinciale per la legalità

re di Libera, ha voluto con durezza riportare l'attenzione sul tema della ‘zona grigia’ e dei rapporti tra la politica e le mafie, rilanciando così con urgenza la necessità che la democrazia si faccia più forte per rendere le mafie più fragili. In Liguria come in tutto il nord troppi sono stati gli occhi chiusi per quieto vivere, per incapacità di comprendere, talora per connivenza: i Comuni di Bordighera e Ventimiglia sono stati commissariati per condizionamento mafioso, dopo molte denunce di esponenti delle istituzioni e della società civile. In una fase di arretramento culturale ed economico, ancora più necessarie si rendono quelle misure che tutelino il lavoro, i diritti e la fasce più deboli della società: anche su questa piattaforma di idee si è mossa Libera Liguria nella realizzazione degli eventi preparatori della giornata. Arci Liguria ed Arci Genova hanno gestito nella giornata della manifestazione un punto di accoglienza e ristoro per le numerose delegazioni ospiti: una calda tazza di tè e tutte le informazioni necessarie per il corteo ed il programma della giornata sono state così assicurate dai numerosi volontari dell'Arci che, come sempre, si è rivelata un

A Pentedattilo la quinta edizione dei Campi del Sole promossi dall’Arci L'Arci di Reggio Calabria, in collaborazione con il Consorzio Terre del Sole, l'associazione Pro Pentedattilo, la Cgil e lo Spi Cgil, promuove e organizza i campi di antimafia sociale presso i terreni confiscati alla 'ndrangheta a Pentedattilo (Melito di Porto Salvo). Il progetto, denominato Campi del Sole è un'iniziativa giunta ormai alla quinta edizione. Quest'anno sono previsti due campi della durata di sette giorni ciascuno, che si svolgeranno il primo dal 22 al 28 luglio e il secondo dal 29 luglio al 4 agosto. Il programma delle attività quotidiane, che è in corso di svolgimento, prevede al mattino il lavoro agricolo sui campi confiscati, assegnati al Consorzio Terre del Sole, e nel pomeriggio momenti di approfondimento sulle tematiche inerenti al fenomeno della criminalità organizzata, analizzati attraverso le testimonianze di autorevoli personalità legate alla lotta alla mafia (esponenti delle forze dell'ordine, magistrati, sindacalisti, commercianti, operatori del Terzo Settore e rappresentanti delle Istituzioni). In questi campi i volontari parteciperanno a

sessioni di studio e informazione sulle tematiche legate alla lotta alla mafia e lavoreranno accanto agli operatori della cooperativa sociale all'interno di beni confiscati alle mafie. Nell'ambito delle attività formative, inoltre, l'Arci propone il laboratorio Legalità diritti e immigrazione, che si svolgerà nella splendida Riace, piccolo borgo della locride, noto per il ritrovamento dei bronzi poi finiti al museo di Reggio Calabria. La storia di Riace e dei paesi vicini di Caulonia e Stignano è diventata un esempio di politiche di integrazione e di accoglienza unico nell'Italia di oggi. Per le vie del borgo si incontrano rifugiati, immigrati con permesso di soggiorno per diritto di asilo o in attesa dello stesso, la cui accoglienza e integrazione costituisce una risorsa per ricostruire una comunità sulle macerie lasciate dall'emigrazione passata. La storia è sempre la stessa, è quella dei migranti. Cambiano i protagonisti (calabresi, curdi, eritrei, maghrebini) ma le cause sono sempre uguali: malessere, fame, miseria, speranza. Info: reggiocalabria@arci.it

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supporto organizzativo e logistico indispensabile nello svolgimento della iniziativa. Ora Genova e la Liguria saranno anche protagoniste della Carovana Antimafie edizione 2012, per ribadire ancora una volta, insieme, l'urgenza di misure sempre più efficaci contro il crimine organizzato, a favore della legalità democratica e per promuovere i campi e laboratori della legalità che Arci coordina in tante regioni di Italia, quest'anno anche in Liguria, a Ventimiglia, comune recentemente colpito dallo scioglimento del Consiglio per infiltrazione mafiosa. L'obiettivo principale del laboratorio presso i terreni e gli orti della Spes, associazione di volontariato, di familiari e amici di portatori di handicap, è quello di diffondere una cultura fondata sulla legalità e sul senso civico che possa efficacemente contrapporsi alla cultura della violenza e dell'oppressione, indicando anche nell'accettazione delle differenze un valore aggiunto di convivenza civile. L'esperienza propone anche l'incontro con il territorio per uno scambio interculturale ed intergenerazionale, nell'ottica dell'Anno Europeo della solidarietà tra le generazioni. Info: lupi@arciliguria.it

In piazza a Bari e Bologna il 21 marzo Bologna e Bari unite simbolicamente il 21 marzo, primo giorno di primavera, per commemorare la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime di mafia, con iniziative contro le discriminazioni, per riaffermare una cultura dell’accoglienza e della legalità. A Bologna sono in programma due manifestazioni, che si incroceranno a piazza Nettuno dove giovani, migranti, cittadini si ritroveranno per ricordare le vittime delle mafie e per dire ‘no’ a tutti i razzismi: alle 10.30 una grande catena umana circonderà la fontana di Nettuno, in un girotondo, organizzato da Arci Bologna insieme al Comune e a numerose realtà territoriali, che si svolgerà in contemporanea in molte città italiane. Alle 9.30 partirà il corteo di studenti delle scuole che raggiungerà la piazza dove ci saranno interventi, musica e danze. A Bari via Argiro diventa per un giorno la via della legalità con l’iniziativa In direzione ostinata e legale, a cura di Arci e Libera Bari in collaborazione con i Malovoglia, Jamming culture 17, Radio Kreattiva: in programma laboratori per le scuole nei luoghi dell’impegno, musica, poesia, racconti, testimonianze, animazione di strada.


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cultura

We are more, una campagna per dar voce alla domanda di cultura, sostenibilità e sviluppo di Luca Bergamo, segretario generale Culture Action Europe

per tutti i governi nazionali. Sono diversi quelli si dichiarano esplicitamente contrari ad ogni aumento delle spesa e lo scorso 15 marzo il ministro inglese per la cultura ha dato loro voce dichiarando la sua contrarietà in nome della crescita e del controllo della spesa. Necessaria implicazione di questo punto di vista è che lo spazio pubblico culturale non è considerato un contributo alla crescita. È importante far sentire a Bruxelles che molti cittadini europei sono favorevoli alla proposta avanzata dalla Commissione e chiedono più decisi investimenti pubblici in cultura. È altrettanto importante che il messaggio raggiunga rapidamente i governi degli stati membri (e quelli delle regioni), le cui decisioni avranno un peso determinante. La campagna We are more serve a questo, a dare voce alla domanda di sostenibilità e di sviluppo, alla domanda di cultura che si leva da molte parti ma che con difficoltà trova la strada per influenzare le decisioni. La recente adesione di Gianna Nannini è un ottimo avvio per la campagna in Italia. Serve ora che ad essa si associno le tantissime voci che fanno dell'Italia un paese vitale.

a domanda di politiche e di investimenti pubblici per la cultura rischia di essere stritolata tra le difficoltà a cui la spesa pubblica deve rispondere e i vincoli che le vengono imposti in nome di una crescita di cui non si vede traccia. In questo scenario la Commissione Europea ha proposto di aumentare del 37% i fondi per i programmi dell'Unione destinati alla cultura nel periodo 2014-2020, in totale 1,8 miliardi di euro. Una somma piccola, ma una decisione importante, risultato di un buon lavoro preparatorio a cui ha contribuito anche il dialogo tra le istituzioni e le organizzazioni non governative. Piccola se si pensa all'Europa intera, ai suoi 500 milioni di abitanti ed al periodo di sette anni a cui le risorse sono destinate. Piccola se rapportata ai complessivi 1.025 miliardi che costituiscono il bilancio comunitario. Importante perché in uno scenario dominato dal controllo della spesa pubblica 'improduttiva', da molte parti si era levata la richiesta di cancellare queste politiche a livello europeo, perché non essenziali.

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Importante perché la posizione della Commissione indica una crescente consapevolezza che la vita culturale è una delle gambe fondamentali di ogni politica di sviluppo sostenibile e non un accessorio di altre politiche. Ci sono elementi della proposta Europa Creativa che possono essere migliorati nell'azione parlamentare. Quel che più conta è ora dare forza a ciò che questo 'piccolo' progresso significa: risorse per progetti culturali, per progetti media e per reti europee. Ma significa anche riaffermare che il futuro dell'Europa si fonda sulla ricchezza del suo patrimonio culturale, sulla capacità costante di innovarlo, sulla forza sociale di valori immateriali e sulla capacità di dialogo che si radica nella vita culturale. Nei prossimi mesi si decidono le politiche e il bilancio dell'Ue per i prossimi sette anni. Si prendono decisioni delicatissime, molto lontano dall'attenzione dei cittadini spesso ignari delle scelte che compiono i loro rappresentanti. Molti parlamentari europei hanno dimostrato attenzione e sensibilità. Non di può dire lo stesso

Il programma del 29 marzo

‘Suoni reali - la musica non gira intorno’, le iscrizioni scadono il 30 marzo

L'incontro del 29 marzo, Agire per la cultura in Europa, sarà articolato in due sessioni. Al mattino, a partire dalle 10, dopo la presentazione delle attività di Culture Action Europe e della Campagna We are more, si discuterà delle politiche europee sulla cultura e in particolare sul nuovo Programma Cultura 2014-2020. Interverranno tra gli altri Luca Bergamo (Segretario generale Cae), Cristina Da Milano (Eccom), Luigi Ratclif (Gai), Maurizio Roi (Vice Presidente Agis), Vincenzo Santoro (Direttore dipartimento cultura e politiche giovanili Anci), Erminia Sciacchitano (Direzione generale per la valorizzazione del patrimonio culturale - Mibac), Carlo Testini (Responsabile nazionale politiche culturali Arci), Bruno Zambardino (Responsabile cultura e cinema Fondazione Rosselli), Fabrizio Grifasi (Direttore Fondazione RomaEuropa). Nel pomeriggio (registrazione obbligatoria) ci saranno tre tavoli tematici su Reti culturali, Imprese creative, Cultura diffusa. Sono previste la diretta video streaming e la diretta su twitter con l'hashtag #wearemore. Info: crusson@arci.it

Mancano poco meno di due settimane alla scadenza per la partecipazione al contest Suoni reali - la musica non gira intorno promosso da Arci ReAL. Il contest è rivolto ai giovani emergenti in età compresa fra i 18 e i 30 anni con l'obiettivo di dare un impulso, anche in tempi di crisi, alla creatività giovanile in ambito musicale, mettendo a frutto il lavoro quotidiano dei circoli, le relazioni costruite nel tempo con media, promoters, produttori e artisti. 5 saranno le band selezionate. 4 entreranno nel roster Arci Real, con la possibilità di organizzare delle vere e proprie tournèe nei circoli che in tutta Italia aderiscono al circuito, aprendo, nel corso della stagione 2012/2013, anche ai concerti degli artisti più affermati. 2 delle band selezionate avranno inoltre l'opportunità di esibirsi sul palco del World Event Young Artists (WEYA), grande kermesse internazionale dedicata alla creatività giovanile, che si terrà a Nottingham dal 7 al 16 settembre 2012. Gli artisti italiani del WEYA sono selezionati dalla Bjcem Biennale dei Giovani Artisti d'Europa e del Mediterraneo. Una delle band avrà anche la possibilità di suonare sul palco principa-

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le del Mei - Supersound (a settembre a Faenza), la più grande vetrina italiana di musica e produzioni indipendenti. Selezionerà le band vincitrici un comitato artistico di esponenti di rilievo del mondo della produzione e promozione musicale (fra gli altri: Giordano Sangiorgi - Mei, Fabrizio Galassi - www.zimbalam.it, Enrico Deregibus - la leva cantautorale degli anni Zero, Felice Liperi - Radio Rai 3, Pietro Camonchia - Metatron Group, Marco Trulli - Bjcem), insieme ai direttori artistici della Rete Arci Live. Dopo la prima selezione basata sull'ascolto, il concorso continuerà dal vivo con 8 appuntamenti live che si svolgeranno in 8 regioni diverse dal 30 marzo al 5 maggio. Già programmati i live in Emilia Romagna, Puglia, Liguria e Lombardia. Per iscriversi c'è tempo fino al 30 marzo. Info, regolamento e modulo di adesione su www.arcireal.com. Suoni ReAli è il vero investimento sul futuro della musica italiana che l'Arci promuove per dare voce e, soprattutto, un palco prestigioso ai nuovi talenti della musica emergente. Info: siviero@arci.it


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migranti

Due incontri importanti per il futuro delle politiche sull’immigrazione o scorso 14 marzo il Tavolo nazionale immigrazione (presenti, fra gli altri, Paolo Beni e Filippo Miraglia) ha incontrato il ministro Andrea Riccardi. Riccardi ha introdotto la riunione sottolineando il ruolo centrale di associazioni e sindacati e confermato la volontà sua e del governo di affrontare in maniera diversa dal recente passato il tema dell'immigrazione. Il ministro ha spiegato che il quadro politico e parlamentare non consente modifiche legislative. C'è però la disponibilità a valutare ipotesi di modifiche lavorando sul versante amministrativo. Ha anche espresso la volontà di garantire stabilità alle riunioni con il Tavolo e di proporre incontri con gli altri ministeri competenti, individuando di volta in volta argomenti specifici, in modo da costruire un calendario congiunto per affrontare le principali questioni aperte in tema di immigrazione e asilo. Le organizzazioni che fanno parte del Tavolo hanno innanzitutto espresso apprezzamento per la discontinuità nel linguaggio e nelle azioni del ministro, a cominciare dalla disponibilità all'incontro. Gli sono state sottoposte alcune

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questioni di rilievo, rimandando l'approfondimento di altri punti ad incontri successivi in cui verranno presentati anche documenti specifici. Tra gli argomenti presentati come particolarmente urgenti ci sono: 1. Irregolarità ed eventuale emersione del lavoro nero anche attraverso la ratifica della relativa direttiva. 2. Emergenza nord Africa e individuazione di una soluzione di carattere generale per i profughi. 3. Durata del permesso di soggiorno, nuova tassa, contratto d'Integrazione, semplificazione della rapporto con la pubblica amministrazione per gli immigrati. 4. Rete d'accoglienza per i rifugiati. 5. Riforma della legge sulla cittadinanza. La riunione si è conclusa con l'impegno da parte del prefetto Morcone, capo di gabinetto del ministro, di riconvocare il Tavolo entro due settimane con la presenza di rappresentanti del Ministero dell'Interno per affrontare le questioni sulle quali ha competenza quel dicastero. Da parte sua, il Tavolo si è impegnato a inviare al ministro documenti di approfondi-

Un Tavolo per l'accoglienza tra governo e organizzazioni sociali Trascorso l'inverno, Lampedusa torna a essere meta di sbarco per i tanti costretti a fuggire da Paesi dove domina instabilità e insicurezza. Non era difficile prevederlo, ma ancora una volta l'Italia arriva impreparata all'appuntamento. L'accoglienza appare addirittura più difficile degli anni passati. Il centro di contrada Imbriacola è infatti ancora chiuso. È invece necessario che venga riaperto al più presto. Nel frattempo va rimessa in funzione per la prima ospitalità anche l'ex base Loran. Tutte le strutture - in particolare quella di contrada Imbriacola - vanno utilizzate solo come centri di prima accoglienza e soccorso, con una netta cesura rispetto al passato, quando invece erano diventate veri e propri centri di detenzione. Entro le 48 ore previste dalla legge, vanno attivati i trasferimenti, consolidando e allargando la rete territoriale d'accoglienza, sia quella che fa capo alla Protezione civile, sia quella del sistema Sprar, entrambe insufficienti a coprire la richiesta di posti. La rete d'accoglienza va ricondotta presto a un sistema unico con standard adeguati, prestando attenzione a che non si determi-

nino le situazioni passate, con i migranti collocati in strutture del tutto inadeguate, prive di servizi e di personale qualificato. Va inoltre garantito alle organizzazioni sociali di intervenire sia al momento dello sbarco, sia all'interno dei centri, per fornire assistenza e informazioni. Non sarebbe infatti tollerabile il ripetersi della situazione vissuta negli anni del governo Berlusconi, quando, in nome dell'emergenza (determinata dalla strutturale inadeguatezza del sistema di accoglienza) la soluzione scelta era quella di calpestare i diritti dei migranti, costretti a condizioni disumane e degradanti. Grazie alla sentenza della Corte Europea non sono per fortuna più possibili i respingimenti in mare, ma questo non basta per avere garanzie sull'accoglienza. È necessario che il governo attivi subito un Tavolo con le organizzazioni che si occupano di migranti, per elaborare un piano di intervento atto a garantire una gestione democratica e dignitosa dell'accoglienza e dei trasferimenti. Ce ne sono le condizioni, purchè si intervenga con tempestività, nel rispetto dei diritti umani e con una gestione trasparente.

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mento su specifiche questioni. Il 16 marzo, molte delle organizzazioni che fanno parte del Tavolo hanno anche incontrato l'onorevole Livia Turco che ha illustrato il 'documento programmatico per la riforma delle politiche sull'immigrazione' del PD. Il documento ha riscontrato ampio consenso tra i presenti, che hanno anche fornito suggerimenti e segnalato argomenti mancanti o lacunosi. È stato preso atto con soddisfazione che per la prima volta in un documento del PD si parla di superamento dei Cie. Vengono inoltre ribaditi alcuni punti qualificanti come il permesso per ricerca di lavoro e la regolarizzazione ad personam, così come scelte importanti su cittadinanza, diritto di voto e percorsi di integrazione. Punti di criticità si sono registrati nella parte relativa alla gestione delle frontiere e ai rimpatri, mentre manca un capitolo sull'asilo. Perplessità ha suscitato inoltre l'ipotesi di costituire una Agenzia sull'immigrazione e/o sull'asilo. Sia alla Turco che a Riccardi è stata infine chiesta la disponibilità a un confronto programmatico pubblico con l'Arci. Info: miraglia@arci.it

Il vero volto del mostro Corelli Che il Cie di via Corelli sia una struttura detentiva, per chi non ha commesso nessun reato, poco propensa a farsi visitare e controllare, è noto da tempo. Così come è noto che quotidianamente vi si consumano atti di disperazione e rivolte, a causa della sistematica violazione della dignità e dei diritti delle persone trattenute. Ma la risposta della Prefettura alla richiesta di ingresso di una giornalista lascia allibiti. Si fa infatti riferimento alla rimozione del ministro Cancellieri del divieto di accesso per la stampa, ma subito dopo si aggiunge che l'ingresso è interdetto a causa dei lavori necessari per i danni procurati da una rivolta. E che anzi, per evitare il ripetersi di simili episodi, il Ministero (rimangiandosi quanto appena affermato) considera non opportuno l'ingresso di estranei nel centro. Si conferma così il sistematico occultamento della struttura e di 132 persone. Si conferma la sospensione di democrazia e la militarizzazione di una struttura detentiva in nome della prevenzione e della sicurezza. Non possiamo che ribadire l'urgenza di chiudere tutti i Cie e l'intollerabilità di quello di Milano, dove vengono negati i più elementari diritti delle persone. Info: milano@arci.it


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solidarietàinternazionale

Che rumore fa ‘dentro’ una bomba che cade nel cuore della notte? artedì 13 marzo 2012, 2 di notte: l'aviazione israeliana bombarda Jabalia. Obiettivo del drone: due abitazioni di civili. A terra restano i detriti e 23 morti. Ventitrè nomi. E di fronte una scuola elementare a cui l'esplosione ha divelto porte, finestre, tutto. Che rumore fa una bomba che cade nel cuore della notte? Non quello ambientale, che sappiamo immaginare. Quello interiore. Il rumore di pezzi di vetro e ferro che investono banchi, lavagne e giochi di una scuola elementare dev'essere ruvido: raschia nomi, cognomi e sogni. La scuola è del Remedial Education Center (REC), l'Ong partner dell'Arci Puglia che a nord della Striscia di Gaza lavora con bambini con ‘special needs’: nell'inclusione e nel dialogo contribuiscono a far crescere comunità solidali basate sull'integrazione socioeconomica. Ricompattano ciò che anni di assedio sfaldano: un'educazione regolare, la relazione di fiducia con l'altro e la prospettiva di un programma di vita. Con l'educazione popolare, il REC accoglie e rafforza il protagonismo giovanile: risponde al bisogno di riconoscimento che i ragazzi in stato di vulnerabilità

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esprimono. Fa leva sulla resilienza, la capacità di rispondere positivamente ad eventi traumatici riorganizzando la propria vita nelle difficoltà. Nel giugno prossimo parte del programma educativo del REC si terrà in Puglia: l'Arci ospiterà 2 summer camps con l'obiettivo di contenere lo stress traumatico dei bambini di Jabalia e ricalibrare il rapporto con l'altro da sé in condizioni di convivenza pacifica. Due settimane per sciogliere i nodi comportamentali del linguaggio di violenza a cui devono far fronte nel difficile isolamento della Striscia. Yousef è un educatore del REC, a cui abbiamo scritto per avere notizie su cosa stesse accadendo a Jabalia: le sue parole... «Carissima Marzia, ti chiedo scusa che rispondo in ritardo, ma tutti a Gaza stiamo affrontando una crisi con la corrente elettrica (ce la danno quasi 6 ore al giorno). Mancano anche medicinali e carburante oltre ai bombardamenti che, nonostante la tregua, continuano fino ieri notte. Noi tutti stiamo bene (ovviamente di salute, e per il resto un po' di meno). Per quanto riguarda il REC tutti i bambini, le loro famiglie e gli operatori stanno bene. La scuola del REC è stata danneg-

giata (i vetri e le porte sono stati rotti), quando l'esercito israeliano ha bombardato delle case vicinissime alla scuola. E di conseguenza la scuola è rimasta chiusa 2 giorni. Ti porto i saluti di tutti noi in famiglia e di tutti gli amici del REC. Ovviamente un saluto speciale da parte di Husam che ti ringrazia per tuoi sforzi per poter portare i bambini della scuola in Italia per i campi estivi. E ti dice che tali campi estivi sono molto importanti da realizzare perché i bambini che non hanno potuto andare in Italia negli anni precedenti hanno ancora la speranza. Grazie mille. Ti abbraccio forte. Yousef Hamdouna». Come scrisse Rachel, «Io non so se molti dei bambini qui abbiano mai vissuto senza i buchi di carri armati alle pareti, senza le torri di un esercito di occupazione che li sorveglia costantemente da un orizzonte vicino. Io penso, sebbene non sia del tutto sicura, che anche il più piccolo di questi bambini capisce che la vita non è così ovunque» (Rachel aveva appena 23 anni quando la sua vita venne schiacciata da un bulldozer Caterpillar D9R dell'Esercito israeliano a Rafah, Striscia di Gaza, il 16 marzo del 2003). Info: internazionali@arcipuglia.org

Da Comiso a Baghdad Tom Benetollo racconta le sue utopie è il titolo di una raccolta di conversazioni che lo scomparso presidente dell’Arci ebbe tra il 2001 e il 2004 con il giornalista Aldo Garzia. Le conversazioni, secondo Tom, avrebbero dovuto «raccontare il moderno pacifismo e le nuove esclusioni sociali, per capire come l’Arci è cambiata e quali problemi nuovi, insieme ad altre associazioni, proprio l’Arci ha posto alla politica che non si vuole riformare», come viene riportato nell’introduzione. Nel capitolo II, intitolato ‘Il Golfo, la Jugoslavia e la crisi della politica’, Tom si sofferma anche sulla sua esperienza in Sudafrica, dalla quale ha tratto ispirazione per scegliere i colori della nuova bandiera dell’Arci, come spiega rispondendo a una domanda del giornalista. «Visitai le bellissime vallate del Nathal, che ricordo con piacere. Ma i villaggi bruciati e le scene di selvaggia violenza non desidero ricordarli. Voglio invece ricordare alcune esperienze, come quella di Saint Pietermaritzburg, in cui si sperimentavano forme avanzate di convivenza tra le diverse etnie e con i bianchi. Senza saperlo, stavo facendo un training per la Jugoslavia. C'è una piccola curiosità da ricordare. I colori dell'attuale bandiera dell'Arci scaturiscono da un lungo colloquio che ebbi con Pallo Jordan, a Johannesburg. Jordan era il responsabile dell'Informazione dell'Anc, prima di diventare addirittura ministro dell'Informazione del Sudafrica post apartheid. Lui stava parlando dei colori della nuova bandiera sudafricana che doveva simboleggiare la convivenza tra popoli e culture diverse. Un amico comune gli fece presente che anche l'Arci stava cercando i colori della propria bandiera. Ci trovammo in sintonia su questa particolare ricerca. E così scegliemmo insieme le tinte dell'attuale bandiera dell'Arci, che non sono - come pensano in molti - quelle del pacifismo. Blu e verde sono i colori della natura. Nero, bianco, rosso e giallo rappresentano i colori fondamentali degli esseri umani».

Il manifesto che celebra i 100 anni dell’African National Congress

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internazionali

In Tunisia il Forum Sociale Mondiale 2013 l 19 febbraio, in una riunione a cui erano presenti più di 40 organizzazioni di Tunisia, Marocco, Sahara Occidentale, Algeria e Libia, il Comitato di organizzazione del Forum Sociale Maghreb-Machrek ha approvato la decisione di organizzare il prossimo Forum Sociale Mondiale in Tunisia, a marzo o aprile del 2013, valutando che ne esistano le condizioni, soprattutto grazie alla decisione dell' UGTT (Unione Generale dei Lavoratori Tunisini) di partecipare pienamente alla preparazione del Forum. Il prossimo FSM sarà preparato da varie iniziative, tra cui un Forum delle migrazioni nel Maghreb, a Oujda in Marocco; un Forum Maghreb-Machrek delle donne, in Marocco; un Forum sul rinnovamento sindacale nella regione; un Seminario sulla religione e sulla politica, probabilmente in Egitto; un incontro sul Sahara Occidentale; un Forum di solidarietà con la Palestina a Porto Alegre il 29 novembre; un Convegno internazionale sulle migrazioni il 18 dicembre. Il Comitato ha deciso di invitare tutti i nuovi movimenti (i movimenti della primavera araba; degli indignati dell'Europa del Sud; degli 'occupy' di Wall Street, Londra, Montreal; i movimenti sociali e studenteschi di

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Cile, Senegal, Croazia…) a organizzare insieme le assemblee comuni in Tunisia. Ha deciso inoltre di non organizzare un Forum Sociale Maghreb-Machrek nel luglio del 2012. Verrà invece promosso un evento internazionale in Tunisia, a Monastir, dal 13 al 16 luglio, che rappresenterà anche l'occasione di un'assemblea costitutiva del FSMM e di dibattiti sulla regione. Prevede di accogliere la flottiglia di migranti del Mediterraneo e di organizzare una riunione con i nuovi movimenti per fissare gli incontri preparatori del FSM. Il Comitato ha deciso di costituire un gruppo di facilitazione in Tunisia e ha confermato che l'organizzazione del FSM sarà supportata dal Comitato tunisino nell'ambito del Comitato d'organizzazione del Forum Sociale MaghrebMachrek. Ha sottolineato la volontà di svolgere questo lavoro in simbiosi con il Consiglio Internazionale; istituirà commissioni che lavoreranno con le commissioni corrispondenti del CI; chiederà che il segretariato internazionale sia associato alla preparazione e che il suo coordinatore lavori in stretto rapporto col Comitato d'organizzazione tunisino e del FSMM. Il Comitato tunisino ha già iniziato la preparazione dell'evento: ha chiesto un colloquio al nuovo pre-

sidente della Repubblica tunisina, che sarà seguito da un incontro ufficiale con una delegazione del FSMAGH e del Consiglio Internazionale per presentare il progetto del FSM in tutti i suoi aspetti. Si è inoltre impegnato a presentare l'FSM a tutto il movimento sociale tunisino e chiederà di incontrare i ministri degli Affari Esteri, dell'Interno, degli Affari Sociali, della Cultura, dei Trasporti e del Turismo. Il comitato d'organizzazione del FSMM ha proposto che la prossima riunione del CI si tenga in Tunisia, in occasione dell'evento i fissato dal 13 al 17 luglio. All'ordine del giorno ci saranno la preparazione del FSM in associazione con i movimenti tunisini e della Regione e come deciso dal CI di Dhaka - un dibattito politico sulla situazione mondiale e lo stato del processo dei FSM, con le organizzazioni sociali che hanno animato il processo Fsm e con esponenti dei nuovi movimenti. Proponiamo pertanto al CI di chiedere al Comitato d'organizzazione del FSMM di organizzare la sua prossima riunione in Tunisia, dal 15 al 17 luglio. I membri del Consiglio Internazionale che erano presenti alla riunione del Comitato di organizzazione del FSMM

Dichiarazione di Lione. Un appello per la soluzione pacifica del conflitto nel Sahara occidentale I firmatari sono organizzazioni sociali di Marocco, Tunisia, Algeria, Tindouf, Sahara occidentale, Francia, Belgio, Libia. L'Arci ha inviato la sua adesione partecipanti e le partecipanti al seminario sul conflitto nel Sahara Occidentale, organizzato a Lione il 18 febbraio del 2012, su invito delle associazioni dell'immigrazione maghrebina in Europa in coordinamento con il Comitato del Forum Sociale del Maghreb, rilevano con soddisfazione la qualità e la serenità del dibattito su un argomento così sensibile e che rappresenta l'ostacolo maggiore nell'edificazione dell'unità del Maghreb. Durante l'analisi degli impatti sulla regione degli ultimi avvenimenti, rivolte e rivoluzioni e sul costo economico e sociale del non Maghreb a causa di questo conflitto, i partecipanti e le partecipanti, rappresentanti di organizzazioni civili e sindacali, si sono particolarmente concentrati sulle azioni per portare avanti e concretizzare sul terreno l'Appello per la Pace nel Sahara Occidentale (IPSO) adottato durante il Forum Sociale Maghreb svolto nel 2008 a

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El Jadida in Marocco. Al termine del dibattito, si è convenuto di: 1. Ampliare e moltiplicare gli spazi di dibattiti simili in tutta la regione del Maghreb per restaurare e stimolare un clima di fiducia, rimesso in causa dagli Stati, tra i popoli della regione maghrebina e mediterranea con lo scopo di intensificare il processo di appropriazione di un conflitto di cui i popoli pagano il prezzo, ma anche per approfondire la riflessione congiunta e avvicinare la visione del Maghreb alla quale aspirano i popoli della regione. 2. Sviluppare le azioni congiunte che riposano tanto sulla denuncia quanto sulla pressione e la proposta di soluzioni puntanto su: il rispetto delle libertà e particolarmente sulla libertà di circolazione, sulla libertà d'associazione e sulla libertà d'espressione; l'accesso dei popoli alle risorse naturali e alla lotta contro le disuguaglianze sociali, per il rispetto dei diritti eco-

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nomici e sociali, culturali e ambientali, stando attenti a far sì che gli accordi internazionali rispettano questi diritti; la sicurezza dei popoli e la lotta contro la militarizzazione e le zone di non diritto dove fioriscono le economie criminali; la lotta contro la corruzione che diventa sistema di gestione e che costituisce un elemento fondamentale nello stallo del conflitto. 3. Elaborare una strategia e delle azioni congiunte per fare pressione sulle parti in conflitto, sia dirette che indirette, affinché si impegnino in un reale processo di risoluzione del conflitto. I partecipanti e le partecipanti, i membri del Comitato di coordinamento del FSMaghreb, colgono quest'occasione per chiamare tutte le forze sociali democratiche che aspirano alla pace nella regione, a sottoscrivere l'appello e a mobilitarsi, di fronte al blocco degli Stati, per organizzare un movimento alternativo che si batta per l'unità del Maghreb, un Maghreb dei popoli, un altro Maghreb che passa necessariamente per la risoluzione pacifica del conflitto del Sahara Occidentale.


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Tornare a Comiso, trent'anni dopo e battaglie vissute a Comiso 30 anni fa sono ancora presenti nella memoria di molti e la tensione morale di quei giorni è ancora viva in larghi pezzi di movimento e società democratica. Questa è una delle prime cose che vengono in mente man mano che giungono nuove adesioni all'appello a tornare a Comiso, a distanza di 30 anni da quel 4 aprile del 1982 in cui 100mila persone ne popolarono le strade per opporsi all'installazione dei Cruise. Ad oggi, più di 40 organizzazioni hanno sottoscritto il testo in cui - oltre a ricordare la straordinaria figura di Pio La Torre, 30 anni dopo l'attentato in cui venne ferocemente assassinato insieme a Rosario Di Salvo - si manifesta la necessità di ritornare a Comiso per tanti motivi che vale la pena ricordare. Torniamo a Comiso

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COMISO Tra le iniziative in programma il 4 aprile, alle 10.30 al Teatro comunale assemblea con gli studenti. Intervengono Luciana Castellina e Angelo Capitummino Info: comiso4aprile.blogspot.com

per riaffermare un impegno e una volontà di pace; per contrastare le ipocrisie di chi vuole a ogni costo assicurarsi il controllo delle fonti di approvvigionamento energetico; per denunciare la militarizzazione del territorio; per smascherare chi vuole il Mediterraneo come un immenso mercato dentro cui solo le merci possano muoversi liberamente mentre migliaia di persone restano recluse in strutture in cui vengono private anche della dignità, quali i Centri di identificazione ed espulsione; per sostenere e promuovere una comunità mediterranea dei diritti, per uscire insieme dalla crisi economica e sociale; per rilanciare l'impegno contro le mafie, per la democrazia e la libertà. Tante saranno le attività che Comiso accoglierà il prossimo 4 aprile: l'animazione con bambini e ragazzi nella piazza Fonte Diana; l'assemblea con gli studenti al Teatro Comunale, a cui parteciperanno due importanti testimoni dell'epoca, Luciana Castellina e Angelo Capitummino; il dibattito pomeridiano al Centro Servizi Culturali, che sarà aperto dai saluti di Jinjuo Morishita, monaco buddista stabilitosi a Comiso dai primi anni '80, e di Franco La Torre, figlio di Pio, e coordinato da Antonio Mazzeo, importante e coerente figura del

movimento pacifista siciliano; l'inaugurazione della mostra allestita dalla Banca Popolare Etica; l'evento serale in piazza Fonte Diana, dove si alterneranno brevi interventi e immagini, per concludere sempre in piazza con il concerto animato da gruppi ragusani, dai Ciaudà e dai Qbeta. Tra le questioni ancora aperte ce n'è una su cui vogliamo riaccendere i riflettori anche nella giornata del 4: il nome dell'aeroporto. Il 30 aprile del 2007 l'aeroporto di Comiso, precedentemente intitolato al generale dell'Aeronautica Vincenzo Magliocco - medaglia d'oro al valor militare, morto in Etiopia nel 1936 durante la guerra voluta dal fascismo - viene dedicato a Pio La Torre, nel corso di una cerimonia per i 25 anni dal suo assassinio. Nell'agosto dell'anno successivo arriva la miope decisione della nuova giunta di centro destra di ripristinarne l'antico nome. Abbiamo già manifestato insieme a ottobre del 2008, e torneremo anche questo 4 aprile a chiedere che il nome dell'aeroporto ritorni ad essere quello di Pio La Torre, e che nel suo nome si rinnovi il sogno di libertà, giustizia sociale e democrazia nel Mediterraneo. Info: bucca@arci.it

La forza e l'attualità del movimento per la pace di Angelo Capitummino, all'epoca presidente regionale Acli l movimento della pace italiano, che a Comiso realizzò negli anni '80 momenti di grande mobilitazione, aveva un'estesa ampiezza di componenti. Accanto a quella giovanile e studentesca, vi è stata la presenza attiva di partiti della sinistra (Pci, PdUP, PR, DP) e di esponenti di punta, quali La Torre e Cagnes, nonché figure importanti di settori di altri partiti democratici. Erano presenti l'Arci, i sindacati come Federazione Unitaria, e associazioni cattoliche tra cui la Fuci, l'Agesci, Pax Christi e il sottoscritto, quale espressione della galassia dell'associazionismo dei lavoratori cristiani e dell'Azione Cattolica. Era presente anche il mondo della cultura, attraverso la raccolta di centinaia di firme a sostegno delle iniziative promosse. Partecipavano anche i rappresentanti degli oltre 500 comitati unitari per la pace che, in vista della mobilitazione di Comiso, hanno realizzato manifestazioni ovunque, portando in piazza centinaia di migliaia di persone. Tutte queste forze, diverse per ispirazione e orientamento, si sono riconosciute, oltre che in grandi opzioni ideali, quali la pace e il disarmo, nella volontà di lottare concretamente contro l'equilibrio del terrore, per fermare la corsa al riarmo all'ovest come

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all'est (no ai Cruise e ai Pershing 2, no agli SS20) per il superamento dei blocchi politico-militari. In Italia, questa lotta per la pace ha avuto la sua 'frontiera' a Comiso. Il movimento per la pace, ha detto il proprio 'no' attraverso una mobilitazione pacifica, unitaria, di massa, all'installazione di 112 missili Cruise, decisa dal governo italiano. Le forze che componevano il movimento per la pace italiano non concepivano l'obiettivo della pace stessa come un fatto statico e a sè stante. C'era un nesso tra pace e disarmo da un lato e autodeterminazione e liberazione dei popoli dall'altro: per questo, si manifestava in solidarietà con il popolo polacco, con quello salvadoregno, con tutti i popoli in lotta. E c'era un nesso tra pace e disarmo e sviluppo, per un diverso ed equo rapporto tra nord e sud del mondo e per la costruzione di una società italiana sempre più umana, giusta ed equa. Quello che colpiva di questo grande movimento era come in così poco tempo fosse riuscito a risvegliare alla coscienza sociale milioni di persone, altrimenti consegnate all'indifferenza e all'impotenza. Sicuramente, l'orrore e la paura di un olocausto nucleare hanno smosso anche i più

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indecisi e i più titubanti. Ma la paura non bastava per tenere in piedi un movimento con una continuità di azione e di presenza. La percezione dell'unità di tutto il genere umano, e del suo possibile tragico destino, ha risvegliato le coscienze assopite. Non si era più disposti a consegnare sempre nelle mani degli altri il proprio destino. C'era, nel movimento per la pace, un riprendersi il diritto più elementare: il diritto di vivere, il diritto a una vita dignitosa e libera, anche dall'incubo nucleare. Ma se la voglia di vivere era ricerca di una vita piena di senso, era tentativo di realizzarsi come persone e voler cambiare il mondo attorno a noi, allora questa nuova coscienza diveniva un piccolo segno di speranza fra le macerie di un mondo che muore. Il movimento della pace, quindi, cercava di dare voce anche ad una rivolta etica, ad un bisogno di futuro in un mondo tutto rivolto al presente. La novità e la radicalità della domanda di pace in quel momento, da parte di tutti gli uomini e le donne di buona volontà, veniva identificata molto bene in una frase del grande poeta e leader africano Shengor, che ripetevamo spesso nei nostri incontri: «Potranno strappare tutti i fiori, ma non potranno impedire che la primavera ritorni».


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Tav: sospensione dei lavori e un Tavolo col Governo di Sandro Plano, Presidente Comunità montana Valle Susa e Val Sangone l 12 marzo i Sindaci contrari alla realizzazione del Tav hanno incontrato i presidenti della Regione, della Provincia e il Sindaco di Torino. Il Presidente Cota ha comunicato che il Governo è fermamente intenzionato a proseguire i lavori del tunnel geognostico della Maddalena e del tunnel di base con il progetto 'low cost'. Ha inoltre ipotizzato una serie di provvedimenti di compensazione per le zone interessate dall'infrastruttura. Abbiamo rinnovato la richiesta di un incontro con il Governo e di una sospensione dei lavori per stemperare le fortissime tensioni dovute ai recenti scontri e alla militarizzazione del sito di Chiomonte. In attesa di una risposta riteniamo necessario chiarire ruoli e posizioni dei protagonisti di questa vicenda: Regione, Provincia e Comune di Torino non possono decidere l'accoglimento delle richieste e le nostre Amministrazioni non possono assumere decisioni a nome dei movimenti. Possiamo però svolgere un ruolo importante di mediazione al fine di evitare incidenti. A tale proposito, rispetto ai fatti del 2005, abbiamo rivendicato la totale linearità e correttezza di comportamento dei Sindaci che non si sono mai interposti alle Forze

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dell'Ordine e che, anzi, hanno incanalato parte del dissenso in forme pacifiche. Ogni rapporto conflittuale deve essere affrontato con una base di reciproco rispetto e riconoscimento dei ruoli e pertanto deve essere riconosciuto il nostro diritto al dissenso a questa nuova infrastruttura, non si può chiedere alle nostre Amministrazioni di disconoscere i contenuti di delibere e programmi elettorali. Abbiamo ribadito che si parlava di un piano di sviluppo conseguente a un progetto 'low cost' e di 'costi -benefici' che nessuno ha avuto modo di esaminare se non da qualche anticipazione giornalistica, ribadendo che riteniamo opportuna una revisione delle procedure in atto poiché l'Osservatorio avrebbe dovuto concertare ogni passo con gli Enti locali con totale trasparenza. Gli stessi comunicati del Governo, e tra questi i 14 punti del 'Perché Sì Tav', risentono di un taglio propagandistico piuttosto che di una disamina tecnicamente ineccepibile. Così come risultano dannose all'immagine delle stazioni sciistiche certe estremizzazioni di politici e funzionari che dipingono la Valle occupata da terroristi. Si condannano i blocchi stradali, ma si deve riconoscere che nes-

sun turista ha subito aggressioni e che l'evidente calo delle presenze è dovuto in gran parte alla scarsità di neve e alla crisi economica in atto. Le Amministrazioni locali contrarie all'opera chiedono: 1. l'impegno per la sospensione dei lavori e l'avvio di un Tavolo istituzionale con il Governo per un confronto senza pregiudiziali e un' 'operazione verità' sui dati tecnici a favore e contro l'opera; 2. la consegna ai Comuni della valutazione costi/benefici dell'opera e del cosiddetto progetto 'low cost'; 3. una garanzia di credibilità su ipotesi di azioni di sviluppo del territorio; 4. il rispetto della procedura che si dovrebbe applicare nei rapporti tra istituzioni, ovvero: presentazione dei progetti ai protocolli comunali, osservazioni, deliberazioni di Consiglio, e in ultimo la sottoscrizione dei documenti condivisi. Riteniamo che indipendentemente dalle decisioni che il governo e i movimenti assumeranno nel prossimo futuro, il rapporto tra le Istituzioni sul territorio regionale debba essere mantenuto e rafforzato in ogni frangente.

Fermiamo il progetto della multiutility del nord Un appello di esponenti delle associazioni, del mondo dello spettacolo e della cultura acciamo parte dei 27 milioni di cittadine e cittadini che si sono espressi contro la privatizzazione dell'acqua e per la difesa dei beni comuni. Viviamo con forte preoccupazione i ripetuti tentativi di cancellazione del risultato referendario, che colpiscono al cuore la partecipazione democratica e la credibilità delle istituzioni. Con l'abrogazione dell'art. 23 bis, il referendum ha restituito alla sfera pubblica non solo l'acqua, ma anche gli altri servizi pubblici, compresi i rifiuti e il trasporto pubblico locale. Decenni di liberalizzazioni e privatizzazioni mostrano oggi il fallimento di questo disegno che ha visto il pubblico ritirarsi dai propri compiti e i Comuni trasformarsi da garanti dei servizi pubblici in azionisti. Ci lasciano aziende con miliardi di debito, aumento dei costi dei servizi per i cittadini, peggioramento delle condizioni dei lavoratori del settore, azzeramento degli investimenti in nuove reti, impianti e tecnologie, spreco di ingenti risorse naturali, finite e irriproducibili, e una drastica riduzione degli spazi di democrazia, di partecipazione e di

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trasparenza. La proposta di creare una grande multiutility del nord si inserisce in questo quadro desolante. Ripercorre la strada dei fallimenti testimoniati dai bilanci in debito di A2A, Iren, Hera, ecc, ci ripropone l'idea di vendere servizi essenziali per coprire buchi di bilancio; punta a superare i debiti delle aziende attraverso economie di scala. È un'operazione lobbistica e verticistica di istituzioni, managers e correnti di partiti, estranea alle città interessate, che espropria i consigli comunali dei loro poteri e allontana le decisioni dal controllo democratico. Oggi serve una gestione dell'acqua, dei rifiuti, del Tpl, dell'energia, prossima ai cittadini e alle amministrazioni locali, per garantirne la trasparenza e la partecipazione nella gestione dei servizi. Oggi più che mai una decisione del genere non può essere presa senza aprire un ampio dibattito pubblico che coinvolga le amministrazioni locali, le assemblee elettive, coloro che hanno promosso e vinto i referendum, le associazioni, i comitati, tutti coloro che vogliono preservare l'universalità dei

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diritti fondamentali, come l'acqua, e tutelare i diritti dei lavoratori. Riteniamo indispensabili modalità nuove ed etiche per garantire ai Comuni investimenti pubblici necessari a realizzare politiche ambientali di risparmio idrico ed energetico e di riduzione, recupero e riuso dei rifiuti, obiettivi previsti dalla Direttiva Europea sulla promozione delle fonti rinnovabili. Non accettiamo di farci espropriare delle condizioni minime per esercitare i diritti di cittadinanza, di riproducibilità della nostra vita associata, in armonia con l'ambiente. Per queste ragioni, pensiamo sia interesse di tutta la società civile fermare questo progetto che si presenta come un ulteriore attacco alla democrazia e ai beni comuni. Chiediamo a tutte le forze politiche e sindacali, in particolare quelle che hanno sostenuto i referendum, di prendere una posizione chiara opponendosi con decisione a questo progetto e portandolo alla discussione e al pubblico dibattito. Ci impegniamo a favorire tutti i possibili momenti informativi, di dibattito e di sensibilizzazione». Tra i firmatari, oltre al presidente dell'Arci di Milano, Dario Fo, Moni Ovadia, Stefano Rodotà, Andrea di Stefano e molti altri. Per firmare www.acquabenecomune.org


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Comuni Rinnovabili, il Rapporto 2012 di Legambiente di Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente isogna guardare nel territorio per capire l'importanza delle fonti rinnovabili e il futuro dell'energia. È infatti impressionante la crescita degli impianti, da fonte diversa, grandi e piccoli, che interessa oramai praticamente tutti i Comuni italiani. Soprattutto, è nei territori che si comprende realmente cosa vuol dire un modello di generazione distribuito, fatto di centinaia di migliaia di impianti diversi rinnovabili ed efficienti, e la diversità con il sistema di produzione costruito nel '900 intorno alle fonti fossili, alle grandi centrali. Raccontare questa realtà è da 6 anni l'obiettivo che si pone il Rapporto Comuni Rinnovabili di Legambiente, che monitora e fotografa lo sviluppo degli impianti nel territorio italiano. I dati che verranno presentati il 28 marzo mostrano quanto oggi queste tecnologie siano diventate competitive. A smentire chi sostiene che questi impianti siano inutili, inefficienti e marginali sono diversi risultati significativi. Intanto, anno dopo anno, cresce il numero di Comuni al '100% rinnovabili', ossia quelli che soddisfano tutti i fabbisogni delle famiglie sia quelli elettrici che quelli termici, di riscal-

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damento e acqua calda sanitaria - attraverso impianti solari, eolici, da biomasse, geotermici, miniidroelettrici. In una delle cartine del Rapporto si evidenzia questo dato con grande chiarezza e risulta particolarmente interessante vedere come a questo mix, in particolare per la parte elettrica, siano impianti diversi a contribuire, a seconda dei territori e delle Regioni, proprio perché diverse sono le risorse presenti da valorizzare. La prima lettura di questo processo, quella più importante, va fatta guardandola dal basso. Nella prospettiva di riuscire a soddisfare progressivamente, con impianti rinnovabili ed efficienti, i fabbisogni di Comuni, aziende, edifici. La seconda lettura, quella su cui si sofferma il dibattito politico e mediatico, riguarda invece i numeri assoluti. Ossia il contributo che le fonti pulite forniscono rispetto al fabbisogno generale del Paese. Qui è interessante evidenziare, a quasi un anno dal referendum che ha spazzato via speriamo per sempre - il nucleare dallo scenario energetico italiano, come una delle promesse di Berlusconi si sia realizzata con diversi anni di anticipo. L'allora Premier aveva proposto uno scenario energetico in

Italia composto al 25% da energia elettrica prodotta da nucleare, al 25% da rinnovabili, il restante 50% da altri impianti. Bene, le rinnovabili nel 2011 hanno già superato quell'obiettivo, e siamo a oltre un quarto di produzione rispetto ai fabbisogni elettrici, e non vi è alcuna ragione per cui questo contributo non debba continuare a crescere nei prossimi anni. È proprio in questa direzione che guarda l'Europa che ha già fissato obiettivi vincolanti di crescita delle rinnovabili e riduzione delle emissioni di CO2 al 2020, e che recentemente ha presentato uno scenario di riduzione dei gas serra fino all'80% al 2050. Un Paese come l'Italia ha tutto l'interesse a guardare in questa direzione. È, del resto, l'unica possibilità per ridurre le importazioni di petrolio, carbone, gas, addirittura per spendere meno ma vivere in un Paese meno inquinato e più moderno. E se riusciremo a rendere possibile questo modello distribuito da noi, sarà più semplice aprire una speranza per i tanti Paesi del mondo che sono esclusi da qualsiasi speranza di uscita dalla povertà perché non hanno giacimenti di petrolio sotto terra o non hanno i soldi per comprarlo.

Summit dei popoli per la giustizia ambientale e sociale La necessità di una ridefinizione della Green Economy ubblichiamo un capitolo del documento elaborato dal Tavolo - coordinato da Rigas (Rete italiana per la giustizia ambientale e sociale) - per il Summit dei popoli a Rio+20. Il documento è stato sottoscritto da molte organizzazioni sociali, tra cui l'Arci. Il nuovo modello di cui abbiamo bisogno deve ritornare a mettere al centro l'uomo e le risorse naturali. Il concetto di Green Economy è in tal senso un contenitore neutro. Può assumere una connotazione positiva o negativa. La Green Economy affidata unicamente alle logiche del mercato, senza regole e senza una visione precisa è una falsa soluzione, precisamente quella falsa soluzione dietro cui si è nascosto il fallimento della conferenza di Durban. Pensiamo che sia venuto il momento di qualificare la Green Economy prima di firmarle una cambiale in bianco di salvatrice del mondo dallo shock petrolifero, dal cambiamento climatico e dalla crisi finanziaria globale. Questa qualificazione può a nostro avviso avvenire attraverso le categorie analitiche per l'appunto della terza rivoluzione industriale. La crisi cli-

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matico-energetico-economica che stiamo vivendo è la crisi di un modello di sviluppo preciso: quello della seconda rivoluzione industriale. Questo modello è basato sulle fonti fossili e il loro sfruttamento ad alta intensità di capitali, e a progressiva esclusione dell'intensità di lavoro. Oltre che naturalmente sulla dilapidazione delle risorse energetiche e naturali (notoriamente non infinite e perciò ‘finite’), una dilapidazione selvaggia senza alcun rispetto per il clima e l'ambiente ma anche con zero riguardi verso l'esigenza di uno sviluppo socio economico equilibrato che redistribuisca la ricchezza prodotta dalle risorse energetiche in modo etico e parsimonioso. Una Green Economy ispirata al modello centralizzato e affidata esclusivamente alle regole (o all'assenza di regole) di un mercato sempre più fuori controllo, non ci interessa e anzi contribuirà a far precipitare la situazione geopolitica. La nostra visione della Green Economy va invece verso tutt'altra direzione, cioè verso il modello interattivo e distribuito di internet. Ad esempio, dal punto di vista della generazione di energia, un modello che crea filiere

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energetiche locali collegando in rete migliaia di piccole e medie aziende capaci di portare sul mercato (distribuito anch'esso) una offerta di servizi energetici ad alto valore aggiunto compatibile con i bisogni energetici del territorio, settore per settore, dall'industria del turismo all'agricoltura, dalle aree urbane agli uffici e alle zone industriali, integrando tecnologie termiche, elettriche, di stoccaggio e di rete intelligente. Non si tratta di un libro dei sogni, ma di un modello concreto e possibile già pianificato in alcuni posti ed in fase di realizzazione in altri. Per questa sua natura distribuita, ad esempio, questo modello energetico è in grado di rispondere alla domanda di energia del territorio secondo le logiche non del profitto ma della comunità e dunque di integrarsi perfettamente con la battaglia per i beni comuni e la salvaguardia delle risorse naturali. A Rio bisognerà dunque sostenere questa idea della Green Economy, distribuita, etica, interattiva, solidale e ben conscia della necessità di conformarsi agli equilibri naturali del pianeta. Info: www.reteambientalesociale.org


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A Marsiglia nasce la Rete europea per l’acqua pubblica di Caterina Amicucci, della Campagna per la Riforma della Banca mondiale

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che esce dall'appuntamento marsigliese estremamente rafforzato. L'assemblea si è infatti conclusa con le dichiarazioni di impegno delle reti regionali. Il balzo in avanti più significativo è stato il lancio ufficiale della rete europea dei movimenti dell'acqua, fortemente voluta dalla delegazione italiana e che aveva mosso i suoi primi passi a Napoli lo scorso dicembre. La rete ha varato una carta basata su quattro punti fondamentali: 1) l'acqua non è una merce ma un diritto universale e un bene comune; 2) il superamento del full cost recovery come principio guida del finanziamento del servizio idrico; 3) garantire a tutti l'accesso al quantitativo minimo vitale d'acqua; 4) la partecipazione dei cittadini e dei lavoratori alla gestione del servizio. La prima attività su scala europea sarà quella di utilizzare l'Iniziativa dei cittadini europei, ovvero lo strumento di democrazia diretta recentemente introdotto dal trattato di Lisbona. L'obiettivo è raccogliere un milione di firme in sette paesi per invertire la linea privatizzatrice dell'Unione e proporre un'iniziativa legislativa alla Commissione. Un bilancio positivo anche nei numeri e nella qualità del dibattito e della partecipazione. Oltre 2000 partecipanti registrati e 50 fra workshop e conferenze, che hanno approfondito tutti i principali temi legati all'acqua,

ma soprattutto hanno rafforzato i legami e la strategia interna. Una delle questioni che maggiormente ha animato i dibattiti è quella su quale modello di pubblico il movimento intende abbracciare. Un dibattito aperto che apre un interessante confronto sia culturale che fra tradizioni politiche diverse ed essenziale nella riflessione complessiva sul tema dei beni comuni. Nel giorno di chiusura è arrivata anche la notizia che la sezione francese di Amnesty International e Reporter sans Frontière hanno aperto un fascicolo sul caso dei mediattivisti fermati dalla polizia in occasione dell'apertura dei lavori del Forum ufficiale. Gli attivisti erano stati prelevati dal palazzo dei congressi e trasportati in commissariato per poi essere rilasciati, al termine della cerimonia, senza nessuna spiegazione. Un fatto inquietante che ben si sposa con la natura privatistica dell'evento.

GENOVA Il Consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno contro la creazione di altre Multiutility e per il ricalcolo della tariffa dell’acqua che tenga conto degli esiti del referendum

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i è chiuso con una grande e colorata manifestazione che ha attraversato il centro di Marsiglia il Forum mondiale alternativo dell'acqua. Contemporaneamente andava in scena ai margini della città il consueto carnevale locale, finanziato quest'anno dalle multinazionali riunite nel Consiglio mondiale dell'acqua, l'organizzazione privata organizzatrice del foro ufficiale, che è stato così costretto a partire dal Palazzo dei Congressi, sede dei lavori. Una fotografia che ben rappresenta il diverso esito dei due eventi. Il Forum ufficiale, un flop costato milioni di euro e che ha costretto Nicolas Sarkozy a cancellare la sua partecipazione pochi giorni prima dell'apertura dei lavori, è stato snobbato da tutte le altre cariche degli stati, incluso il nostro ministro Corrado Clini. Dall'altro lato della città il Forum alternativo in mattinata si era chiuso con l'approvazione di una dichiarazione finale che ribadisce la volontà del movimento di arrestare la privatizzazione e la finanziarizzazione dell'acqua e ottenerne il pieno riconoscimento come diritto. Il testo contiene anche un appello alle Nazioni Unite a riportare il dibattito politico sulle risorse idriche in seno istituzionale organizzando un forum 'legittimo' a ottobre del 2014. Un movimento, quello per l'acqua, che sembra crescere molto rapidamente e

L'acqua non potabile uccide sette persone ogni minuto econdo l'Oms servono stanziamenti per 18 miliardi di dollari all'anno per salvare 3,6 milioni di persone. L'acqua è vita. Oppure morte. Ogni minuto sette persone nel mondo muoiono a causa dell'acqua non potabile. Le malattie veicolate dall'acqua infetta ogni anno uccidono più delle guerre e dell'Aids. Le patologie cardiovascolari sono la causa principale di mortalità della popolazione mondiale in età avanzata, ma le cosiddette malattie 'idriche' colpiscono soprattutto bambini ed adolescenti: ogni anno ci sono 3,6 milioni di morti a causa dell'acqua non potabile di cui il 90% ha meno di 14 anni. Eppure, invece di lottare per la potabilizzazione delle risorse idriche, facendone una priorità mondiale, i governi ignorano la questione, delegandola al buon cuore delle associazioni umanitarie che si battono con poche risorse per evitare la strage. E il tema dell'acqua potabile non è che una

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priorità secondaria anche tra gli 8 Obiettivi di Sviluppo del Millennio dell'Onu all'orizzonte del 2915! Secondo studi recenti, il 'nuovo' flagello ha un nome molto antico: diarrea. Lo stesso che per secoli ha ucciso milioni di persone nel mondo. Si calcola che nei paesi poveri muoiano ogni anno almeno 1,5 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni. Un'altra epidemia antica, il colera, uccide ogni anno 130 mila persone, infettandone dai 3 ai 5 milioni. A queste malattie veicolate dall'acqua non potabile si devono aggiungere tifo ed epatiti. C'è da chiedersi che ne è della risoluzione votata all'Onu il 28 luglio 2010 che ha dichiarato l'acqua potabile un diritto umano: «Il diritto all'acqua garantisce ad ogni essere umano di disporre per il proprio uso personale e domestico di acqua abbordabile e sana, in quantità sufficiente, di qualità accettabile e accessibile». Tra le Ong invitate al Forum di Marsiglia

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c'è chi si presenta con una petizione già firmata da 105mila persone con l'obiettivo di trasformare il problema della potabilizzazione nella «priorità delle priorità». Perché, «l'urgenza è prima di tutto quella di salvare le vite». L'obiettivo, naturalmente, ha bisogno di un piano d'azione internazionale concordato e soprattutto di risorse finanziarie. L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha stimato che servirebbe uno stanziamento dell'ordine di 18 miliardi di dollari all'anno (nel 2008 ne sono stati stanziati 7,4 miliardi). La petizione che è stata presentata a Marsiglia propone anche una revisione delle cifre ufficiali secondo cui sarebbero 884 milioni le persone che oggi non hanno accesso all'acqua potabile: secondo uno degli ultimi studi (fonte Unsgab) sarebbero invece ben 3,5 miliardi gli esseri umani che bevono acqua pericolosa per la loro salute.


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A Modena giornalisti e Arci insieme per superare i pregiudizi sulla salute mentale pesso si legge sui quotidiani o si sente al telegiornale la frase «È impazzito e ha compiuto x» dove la x sta per un reato qualsiasi, a volte anche molto grave. Ebbene, nessuno ci pensa ma si avvalla in questo modo lo stereotipo che una persona affetta da disagio mentale sia pericolosa o violenta, o che una persona violenta debba avere per forza un problema di tipo psicologico. Per sfatare questo mito e dare informazioni al pubblico e strumenti nuovi e più coerenti ai giornalisti, l'associazione Idee in circolo in collaborazione con Arci Modena, l'Azienda Sanitaria Locale e l'Associazione stampa modenese ha proposto un corso in sei incontri dal titolo Salute mentale e mass media. Durante ogni appuntamento si analizzerà il panorama della comunicazione locale e delle diverse modalità di lavoro dalla radio alla tv ai quotidiani. Al termine di questa fase di formazione si costruiranno vari momenti di scambio e confronto, con visite all'interno dei servizi sanitari e delle redazioni per arrivare, in occasione della seconda edizione della Settimana della Salute Mentale, a realizzare alcune inchieste dal taglio giornalistico.

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Che non si tratti solo di un problema di forma lo dimostrano diversi studi che evidenziano quanto gli organi d'informazione diano di frequente un'immagine negativa delle malattie mentali, per lo più basata sui pregiudizi che vedono le persone con questi disturbi come pericolose, imprevedibili e inaffidabili. L'associazione Idee in circolo ha condotto un'indagine sui media locali per analizzare il fenomeno e utilizzarlo come base per il confronto e la discussione. Il periodo preso in esame è quello compreso tra il 1 maggio 2011 e il 15 febbraio 2012. Gli articoli esaminati sono stati 444: 351, il 79% del totale, possono essere considerati ‘pertinenti’ perché trattano nello specifico temi relativi alla salute mentale ed eventi ad essa connessi. A ‘pesare’ i contenuti sono stati due pazienti seguiti dai Servizi del Dipartimento di Salute Mentale dell'Azienda Usl di Modena e due operatori che lavorano a fianco dei pazienti e dei loro familiari. Rispetto ai 351 articoli ‘pertinenti’, il 9% ‘conquista’ la prima pagina. Il 45% è collocato nella sezione cronaca, il 19% nella sezione salute, il 16% nella cultura, 28 articoli (8%) scaturiscono da lettere aperte.

Negli articoli ‘pertinenti’, i cittadini con disagio psichico sono definiti 70 volte (52%) ‘paziente/paziente psichiatrico’, sono chiamati ‘malato mentale o psichico’ nel 27% dei casi. Negli ultimi mesi ci sono 23 articoli che si riferiscono a cittadini con disagio psichico definendoli utenti di un servizio, in 2 casi "utente esperto" ad indicare la possibilità che la persona abbia un sapere esperienziale di malattia, da mettere a disposizione della cittadinanza. I termini con cui si fa riferimento ai disturbi connessi al mondo della malattia mentale sono per lo più in negativo: ‘problemi psichici, disagio mentale, malattia mentale’ nel 34% dei riferimenti, ‘impazzito’ è utilizzato in 14 articoli (9%). Il 33% degli articoli usa termini di vario genere, da follia, raptus, nevrosi a vizio di mente e stato mentale. Hanno colpito, in modo negativo, alcuni articoli che titolavano ‘raptus omicida’, ‘il male incurabile’, ‘internati all'ospedale psichiatrico’, ‘l'omicida era in cura’. È da sottolineare in modo positivo che la definizione più presente negli ultimi 4 mesi nei titoli e sottotitoli è ‘Salute mentale’ (16%). Per informazioni sul progetto è possibile scrivere a iorio@arci.it

Notizie Brevi Proiezione all’Arsenale PISA - Giovedì 22 marzo alle 18.30 all’Arsenale appuntamento con la proiezione di La tassa sulla paura di Nicola Grignani, Mirko Meloni e Claudio Metallo. Un documentario che racconta le storie di varie persone che hanno deciso di ribellarsi al pizzo e al racket e di una città intera, Lamezia Terme, che dopo anni di infiltrazioni mafiose anche nelle istituzioni cerca un riscatto possibile. Alla proiezione, a ingresso gratuito, sarà presente anche il regista Claudio Metallo, autore di numerosi documentari. Info: www.arsenalecinema.it

Serata al Basaglia TORINO - Al Caffè Basaglia il 22 marzo alle 20.30 si terrà la presentazione di Neri come l’inferno liberi come l’aria di Annalisa Bertrand, diario giornaliero scritto a Mokalì, quartiere di circa 35mila abitanti della cintura di Kinshasa, la capitale della repubblica democratica del Congo, in due mesi trascorsi nell'estate del 2010 e del 2011. Dagli appunti di viaggio è nato questo libro, edito da

Edizioni punto a capo, uno sguardo intimo e femminile in una realtà di degrado e povertà. Info: info@caffebasaglia.org

FotografARCI LUCCA - Il circolo Arci di Solaio (Pietrasanta, Lucca) indice la prima edizione del concorso fotografico FotografARCI: sguardi, ritratti ed eventi dell’Arci in Versilia. Le immagini in concorso dovranno avere per tema i volti, le facce, i personaggi e le situazioni che rendono importanti e significativi i momenti passati all’interno dei circoli e delle associazioni culturali versiliesi legate all’Arci. Foto e scheda di iscrizione vanno inviate entro il 23 aprile, le opere più significative saranno esposte a partire dal 1°maggio nella Casa del Popolo di Solaio. Info: viareggio@arci.it

Appuntamenti al Tina Merlin MONTEREALE VALCELLINA (PN) Per il ciclo di appuntamenti Informazione+cultura= Libertà promosso dal circolo Tina Merlin, il 23 marzo alle 20.45 ci sarà la presentazione di Estanislao Kowal – Argentina 1976-

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1983. Il dramma di un desaparecido romagnolo di Roberto Turrinunti. L’autore, presente all’incontro, riporta la storia di un giovane argentino, nativo di Forlì, rapito dai militari poco più di una trentina di anni fa e sparito nel nulla da un giorno all'altro, senza lasciare traccia. Info: www.arcitinamerlin.it

Una ballata per l’Italia AREZZO - Nell’ambito della rassegna Internoaurora promossa dal circolo Aurora, venerdì 23 marzo, Diesis Teatrango, in collaborazione con Le fumenta di Aldebaran, presenta Una ballata per l'Italia, reading con musica dal vivo sugli anni che hanno portato all'unità dello Stato italiano. Lo spettacolo di Piero Cherici e Moreno Betti ripercorre con ritmo incalzante gli avvenimenti salienti di fatti e personaggi che hanno portato all'unità dell'Italia con un'attenzione alle contraddizioni che spesso ci ‘sfuggono’ e ad eventi talvolta rimasti ‘fuori’ dalla storia. La ballata si compone di parole, suoni e musiche che si aprono in più momenti a canzoni del repertorio del canto politico-sociale di tradizione

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popolare. Inizio spettacolo alle 21.30, ingresso gratuito. Info: www.arciarezzo.it

La rassegna all’Arci Gardenia REGGIO EMILIA - Continua all’Arci Gardenia la rassegna di cinema laico Laic sine ma con la proiezione il 22 marzo alle 19.30 di Il segreto di Vera Drake di Mike Leigh, vincitore del Leone d'Oro alla mostra del cinema di Venezia del 2004. Sarà ospite della serata il professor Marco Scarpati, che interverrà durante la cena sul tema dei diritti, in linea con l'argomento del film. Visione gratuita, preceduta da cena (su prenotazione). Info: reggioemilia@uaar.it

Serata con il collettivo Ansia CARUGATE (MI) - La quinta serata culturale del circolo Arci Area è dedicata alla pittura e alla fotografia di giovani artisti emergenti, con il collettivo Ansia (Artisti Nati Surrealisti Immaginano Arte). Appuntamento il 23 marzo alle 22 presso la sede del circolo in via Giuseppe Garibaldi. Ingresso gratuito con tessera Arci. Info: www.circolo-area.it


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Ultimi due appuntamenti per Arci Pm, la rassegna culturale multimediale di Arci solidarietà onlus

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A Bologna ‘I giorni della vendemmia’ Con più di 4000 spettatori in tre settimane di programmazione nelle città di Modena, Parma, Reggio Emilia e Ravenna, e il sold out alla Cineteca di Bologna durante il Festival Visoni italiane, torna a Bologna I giorni della vendemmia, opera prima del giovane regista reggiano Marco Righi, prodotto da Ierà in collaborazione con il circolo Arci Indiosmundo. Indipendente e low budget, fortemente ancorato al territorio emiliano romagnolo, realizzato in soli 14 giorni da una troupe di giovani professionisti italiani (età media 26 anni), il film si ispira alla figura dello scrittore correggese Pier Vittorio Tondelli ed è ambientato nella provincia rurale emiliana dei primi anni ’80. Qui si racconta l’educazione sentimentale dell’adolescente Elia, che vive insieme a un padre con una forte inclinazione ideologica al marxismo, una madre molto cattolica, l’anziana nonna e il fratello maggiore, ex settantasettino, ora giornalista musicale. La pellicola verrà proiettata all'Europa Cinema (via Pietralata, 55/a) fino al 22 marzo. Su www.circuitocinemabologna.it è possibile acquistare i biglietti on line. Info: www.igiornidellavendemmia.it

l'armadillo, raccolta di fumetti di Zerocalcare, un artista emergente e molto amato dal popolo della rete; infine due proiezioni, Lo schermo Velato, documentario sulla censura dell'omosessualità a Hollywood, e Persepolis, il celebre film animato di Marjane Satrapi, alla cui visione ha partecipato l'associazione italo-iraniana Alef Ba. Il carattere multimediale della rassegna è stato sottolineato dalle mostre, che hanno aperto ogni serata, dalle fotografie di giovani emergenti alla mostra letteraria dedicata alla tematica omosessuale, passando per una piccola concessione nostalgica, 50 anni di Arci, che ha visto l'esposizione di locandine storiche dell'Arci dagli esordi fino al terzo millennio. Giovedì 22 marzo Arci Pm proietterà Sierra Maestra, film di Ansano Giannarelli sulla guerriglia sudamericana. Si tratta della prima virata verso la finzione ‘a soggetto’del documentarista, che non rinuncia alla sua visione descrittiva e politica, soprattutto quando affronta il tema delle responsabilità del mondo intellettuale e delle sue ambiguità di fondo.

Giovedì 29 marzo è l'ultimo appuntamento della rassegna, dunque denso e ricco: verrà proiettato il documentario Di lotta si vive di Luca Mandrile e Claudio di Mambro, che racconta la vita e le storie di tre persone, prima giovanissimi antifascisti, poi partigiani, poi impegnati a vita nella lotta sociale. La serata ospiterà le mostre di tre giovani fotografi, Robert Gjergo, Alessandra Nalli, Rezarta Zaloshnja, e si chiuderà a suon di stornelli e musica popolare romana, con il concerto della Banda Jorona. Cercate Arci Pm anche su facebook! Info: www.arcisolidarietaonlus.eu

TORINO Al circolo Vizioso il 22 marzo, per la rassegna cinematografica Visioni di lavoro, dedicata alle problematiche lavorative, sarà proiettato Fuga dall’indifferenza di Sergio D’Orsi. Ingresso gratuito con tessera Arci Pagina facebook: Arci Circolo Vizioso

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rci Pm è una rassegna culturale ‘multimediale’ promossa dal circolo Arci Solidarietà Onlus, una piccola officina creativa che va avanti dal 9 febbraio e si ripete ogni giovedì a partire dalle 19:00 presso il circolo Centofiori, a Roma in via Goito 35/b (piazza Indipendenza/Termini). Arci Solidarietà Onlus, associazione di promozione sociale che da anni opera nella scolarizzazione per minori rom e in altri progetti di mediazione, accoglienza e tutela dei diritti, ha voluto in questo modo avviare un processo di apertura al pubblico, un tentativo, finora ben riuscito, di accogliere nuove forme di espressione e di costituire uno spazio di autopromozione. La rassegna, ormai al suo sesto appuntamento, ha ospitato due spettacoli teatrali, Primi passi sulla Luna di Andrea Cosentino e La sovranità appartiene al Pop, una digressione surreale sulla Costituzione della compagnia Schegge di Cotone; due presentazioni, Jugoschegge, un lavoro fotografico sull'ex Jugoslavia di Giacomo Scattolini e Tullio Bulgari, e La profezia del-

A Terni ‘Umbria balla’, ricco cartellone con la musica tradizionale italiana Torna dopo due anni di assenza la storica rassegna Circuito dei club di Arci Terni. Grazie alla collaborazione con il Fat Bar, con il musicista salentino Davide Conte e l'Assessorato alla Cultura del Comune di Terni, l'Arci ha potuto così organizzare un cartellone tutto incentrato sulla musica tradizionale italiana, denominato Umbria Balla. Non solo musica, ma anche seminari di danza e strumenti della tradizione italiana e cene con protagonisti i prodotti tipici delle regioni presentate. Umbria balla ha avuto inizio sabato con un concerto del gruppo Scantu de core che, con la sua piz-

zica salentina, ha riscosso un grande successo di pubblico. La rassegna tornerà sabato 14 aprile con il Molise, con il seminario sulla danza detta 'spallata molisana'. Seguirà poi una cena a base di prodotti tipici e concerto degli Alberi Sonori. Il giorno dopo, domenica 15 aprile, nuovo appuntamento con il Salento, con i seminari di pizzica e di tamburello. La Calabria sarà invece la protagonista degli ultimi appuntamenti che si svolgeranno sabato 5 maggio e domenica 6. Tutti gli spettacoli sono ad ingresso gratuito e si svolgono presso il Fat Bar (Caos - Centro Arti Opificio Terni).

A Moie la proiezione di ‘Piazza Garibaldi’ Nuovo appuntamento per la rassegna L’Italia che non si vede, organizzata dall’Arci Jesi-Fabriano e dal circolo Arci Molinelli di Chiaravalle, con la collaborazione dell’Assessorato alle politiche giovanili del Comune di Chiaravalle e dell’Assessorato alla cultura del Comune di Maiolati. Mercoledì 21 marzo alle ore 21,15 alla Biblioteca La Fornace di Moie (An) ci sarà la proiezione di Piazza Garibaldi di Davide

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Ferrario. A 150 anni dalla spedizione dei Mille, il documentario ripercorre l’itinerario affrontato dagli uomini di Garibaldi, per verificare cosa è rimasto del senso di quella impresa per la quale, a fine Ottocento, vennero intitolate all’eroe dei due mondi decine di migliaia di vie e di piazze. Inizio spettacolo alle 21.15. Appuntamenti fino al 24 aprile. Info: www.arcijesifabriano.it


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società

La Campagna per il 5x1000 all’Arci ur rimanendo uno strumento controverso la raccolta del 5X1000 entra nella sua fase operativa. Una comunicazione in tal senso è già stata inviata ai comitati regionali e territoriali e al Consiglio Nazionale ed entro breve verranno inviati i materiali per la diffusione del codice fiscale nazionale. La nostra associazione dunque ci riprova, nonostante le comunicazioni del Ministero delle Finanze non ci permettano di avere il benché minimo dato su quanto fatto l'anno scorso e in quelli precedenti. Diventa sempre più difficile quindi adeguare strumenti, impostare campagne di comunicazione al passo con i tempi e i bisogni e provare seriamente ad incidere significativamente sulla raccolta. Nonostante questo alcune scelte sono state compiute dagli organismi dell'associazione e occorre ora attivarsi per fare in modo che non rimangano lettera morta. In proposito anche l'ultimo Consiglio Nazionale ha nuovamente affrontato il tema del fondo per lo sviluppo associativo e del fondo di garanzia direttamente collegati, come sappiamo, alla raccolta del 5X1000.

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Lo scorso anno, sempre il Consiglio Nazionale aveva deliberato di rilanciare la nostra azione sulla raccolta del 5X1000 con una più attenta organizzazione territoriale e con l'individuazione di obiettivi minimi per ogni comitato regionale e territoriale sulla base dei dati del tesseramento. Ci eravamo posti l'obiettivo di 10.000 adesioni a livello nazionale, del tutto alla nostra portata. Sempre il Consiglio Nazionale approvò la proposta della presidenza circa le modalità di ripartizione dei fondi raccolti. Il 100% della raccolta viene ridistribuito nel territorio secondo le seguenti modalità: - il 45% direttamente ai comitati territoriali in proporzione alla raccolta effettuata nel proprio territorio; - il 10% ai comitati regionali in proporzione alla raccolta effettuata nella regione; - il 45% ad alimentare il Fondo Nazionale di Garanzia. Partendo nei tempi grazie ad uno sforzo importante, riusciamo a confermare l'impostazione di lavoro dello scorso anno con impegni minimi per i comitati chiedendo a tutti i comitati territoriali e regionali che

Azioni solidali / Le notizie di Arcs Intercambio con i giovani della favela

Campi di lavoro Arci all’estero! Mete, temi ed attività per tutti i gusti. Proposte consolidate negli anni come il campo in Rwanda con le donne di Sevota, in Mozambico nell'ambito di un progetto di lotta all'AIDS, in Palestina col nostro partner OPGAI ed in Brasile presso un accampa-

mento del Movimento Sem Terra. Ma anche tante novità: si potrebbe andare in Tunisia, nel villaggio di Sened Ibel e supportare con le attività quotidiane il partner locale. O nei Balcani, a Sarajevo, per un safari fotografico guidato da esperti del Foundation Imam Petlju Gariwo o in Kosovo, organizzando laboratori ed attività di educazione ambientale con bambini e ragazzi che frequentano il Centro Giovanile Ardhmeria. Affrettatevi! Le iscrizioni sono aperte fino al 4 Maggio 2012. Info: www.arciculturaesviluppo.it

Pubblicato il Gender Equity Index 2012 Pubblicato dal Social Watch l'Indice di equità di genere (GEI) 2012, lo strumento con cui l'organizzazione annualmente misura il gap tra uomini e donne nel mondo dell'istruzione, dell'economia e della politica, elaborando una media delle disuguaglianze in queste tre dimensioni. Nessun Paese dei 154 considerati ha raggiunto un livello ‘accettabile’. I Paesi migliori sono la Norvegia (89), la Finlandia (88) , l'Islanda e la Svezia (entrambi con 87). La maglia nera va a Yemen (24) e Afghanistan (15). Info: www.socialwatch.org

Hanno collaborato a questo numero Caterina Amicucci, Luca Bergamo, Anna Bucca, Angelo Capitummino, Andrea Cira, Alessandro Cobianchi, Giuseppe Fanti, Michela Iorio, Matteo Lupi, Walter Massa, Filippo Miraglia, Grazia Moschetti, Sandro Plano, Tommaso Sabatini, Lorenzo Siviero, Francesco Verdolino, Edoardo Zanchini In redazione Andreina Albano, Maria Ortensia Ferrara, Carlo Testini Direttore responsabile Emanuele Patti

www.arciculturaesviluppo.it - arcs@arci.it

Nell'ambito del progetto Peris, realizzato da Arcs e finanziato dal MAE, dal 25 marzo al 5 aprile saranno ospitati a Roma due giovani rappresentanti dell'associazione Grupo Eco della Favela di Santa Marta da anni partner di Arci nella realizzazione di scambi culturali e campi di lavoro tra giovani. Paulo e Barbara, di 18 e 19 anni, saranno coinvolti nelle attività dell'associazione Diversamente di Roma, prendendo parte alle attività del centro infantile diurno gestito dall'associazione e del centro ricreativo presso il quartiere Quadraro, in modo da accrescere le loro capacità aggregative che saranno poi messe a disposizione del Grupo Eco al loro ritorno. L'occasione sarà utile anche per conoscere le tante attività culturali e ricreative dei circoli Arci di Roma, come modello da poter replicare in Brasile.

hanno scelto di indicare il codice fiscale della Direzione Nazionale [97054400581] un impegno verso i propri gruppi dirigenti e verso le basi associative. Siamo convinti infatti che il 5X1000 rimane oggi - insieme al tesseramento l'unico strumento per recuperare risorse da destinare al nostro lavoro ordinario di promozione sociale nei territori; quel lavoro straordinario capace di ‘tenere insieme’ quasi 1.200.000 soci e 5000 circoli in tutta Italia, con storie e peculiarità diverse ma uniti nell'impegno per il bene del proprio quartiere, paese o comune, attraverso le più diverse, meritevoli iniziative. Non è retorica, è l’impegno quotidiano di cui andiamo orgogliosi. Al lavoro dunque! Info: walter.massa@arci.it

Direttore editoriale Paolo Beni Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Progetto grafico Sectio - Roma Cristina Addonizio Editore Associazione Arci Redazione Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005

Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione -Non commerciale Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/

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