Arcireport n 12 2015

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settimanale a cura dell’Arci | anno XIII | n. 12 | 2 aprile 2015 | www.arci.it | report @arci.it

Un primo giudizio sulla legge delega di riforma del Terzo Settore di Francesca Chiavacci presidente nazionale Arci

Il disegno di legge delega sul Terzo Settore è sbarcato nell’aula della Camera, e probabilmente verrà licenziato giovedì prossimo. È sicuramente positivo il fatto che questo complesso argomento sia al centro dell'attenzione delle istituzioni. E che l'iter abbia conosciuto anche il confronto attraverso 80 audizioni di esperienze legate al sociale, oltre che alcune significative modifiche nel lavoro della Commissione Affari Sociali. A ciò si aggiunge la volontà di mettere mano, e si spera ordine, nella messe di stratificazioni legislative che fino ad ora hanno contraddistinto la disciplina sul terzo settore. Inoltre la legge delega si occupa dell'istituzione del servizio civile universale. Elemento di non poco conto, che potrebbe rappresentare una felice novità per la società italiana. Anche se va precisato che non si fa menzione della proposta di istituzione dei corpi civili di pace e non sono presenti, a oggi, risorse finanziarie sufficienti per realizzarlo così come viene descritto. Le criticità iniziano quando ci si pongono le prime domande sull’impianto culturale complessivo, su cosa sembra che la legge delega voglia individuare come 'sociale'. E questo è il primo aspetto su cui bisognerà tenere alta

la guardia. Auspichiamo e lavoreremo affinché la legge delega disegni dei contorni, dei paletti il più puntuali possibile su ciò che debba essere riconosciuto come 'fare sociale'. Un altro aspetto importante è il tentativo di armonizzare la legislazione che riguarda questo mondo, partendo innanzitutto dall’esistente, valorizzandone le peculiarità e premiandone la funzione. E per noi sarebbe importante che quest’armonizzazione potesse prevedere l’equiparazione delle agevolazioni previste per le diverse forme organizzative dell'associazionismo (associazione di promozione sociale, volontariato e promozione sportiva). L'aspetto che fino ad ora ci dà più pensiero è l'eccessiva concentrazione del dibattito e dell’attenzione sul tema dell’impresa sociale, aprendo il terzo settore al low profit, e allargandone le maglie e il campo di attività. Per alcuni motivi. Sicuramente perché è molto forte il pericolo che con questa operazione si facciano rientrare nell'alveo del terzo settore realtà che col no profit hanno ben poco a che fare, ma sono interessate a sfruttare i meccanismi del welfare italiano per fare utili. Inoltre non ci sembra che accanto alla legge delega ci sia, per

ora, l'intenzione di alcun impegno finanziario finalizzato al sostegno di una realtà complessa come il terzo settore. Per quanto riguarda noi, l'Arci, la preoccupazione cresce. Perché proprio questa eccessiva concentrazione dell'attenzione sull’impresa rischia di trascurare e marginalizzare l'associazionismo partecipativo e democratico, che la nostra esperienza di promozione sociale rappresenta. La dimensione economica del nostro associazionismo, che è fuori dalla logica del profitto, così come quella di altre associazioni di promozione sociale, non può assolutamente essere assimilata ad altro. La nostra attività di somministrazione ai soci, quella dell’educazione popolare e della socialità, non può essere considerata come mera attività commerciale. E dunque ci auguriamo che venga confermato e rafforzato il riconoscimento del valore strumentale, legato all’autofinanziamento per il raggiungimento delle finalità di tipo sociale, delle attività economiche delle nostre basi associative. Insomma, con molta attenzione e cautela (si tratta di una legge delega, importanti saranno i decreti attuativi) guardiamo al dibattito del Parlamento; abbiamo sottoposto le nostre proposte di modifica ai parlamentari e speriamo che, se non altro, la discussione istituzionale riporti come priorità dell’agenda politica la valorizzazione e il riconoscimento del Terzo Settore come motore fondamentale per la crescita e la ricostruzione della partecipazione e della democrazia nel nostro paese.


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Liberi anche di cantare e ballare Omaggio corale alla Resistenza Una proposta di Anpi, Arci, Insmli, Radio Popolare Se da 70 anni viviamo nella democrazia e in libertà lo dobbiamo agli uomini e alle donne che nel 1945 ci hanno affrancato dal nazifascismo. Ricordarlo è un dovere. E può diventare anche un piacere. Anpi, Arci, Insmli e Radio Popolare hanno unito le forze per proporre un’iniziativa rispettosa di quel sacrificio ma anche gioiosa. L’iniziativa si ispira all’idea semplice e geniale che ebbe Antonio Greppi, il sindaco della Liberazione di Milano: invitò i suoi concittadini a ringraziare i partigiani nel modo più naturale e spontaneo: ballando. Le cronache di allora raccontano di musiche e canti che salivano dalle macerie, di orchestrine improvvisate nei cortili, di migliaia di persone che - ballando per strada - segnalavano il loro desiderio

di tornare alla pienezza della vita dopo anni di guerre e lutti. Non era spensieratezza, ma energia che riprendeva a fluire nelle vene della democrazia appena riconquistata. Facciamolo anche noi, 70 anni dopo. L’invito di Anpi, Arci, Insmli e Radio Popolare è aperto a tutti coloro che si riconoscono in quei valori irrorati dalla Resistenza. Convincete il vostro sindaco ad aprire il Palazzo Comunale, coinvolgete la banda civica o il gruppo hip-hop di vostro figlio, chiamate a raccolta amici e vicini di casa nel cortile condominiale: sarà un modo per riconoscere le nostre radici più forti e rendere contemporaneo, non nostalgico, l’omaggio agli uomini e alle donne che hanno rischiato la vita per noi.

Quando? Anpi, Arci, Insmli e Radio Popolare vi propongono di farlo il 24 aprile, alla sera: sarà il benvenuto alla Festa della Liberazione. A mezzanotte, infatti, come momento unificante, suggeriamo a tutti i partecipanti di suonare la stessa, significativa canzone: così ci sarà davvero un filo comune che unirà le montagne con le città, le social-street con le aie dove si suona, balla o canta, dove si ringrazia chi ha lottato per la libertà di tutti. Già dal 30 marzo Radio Popolare dà ampia visibilità - tra l’altro con un’apposita trasmissione quotidiana - a queste iniziative. Nel corso della serata del 24 aprile realizzerà una diretta, fornendo una sua colonna sonora e collegandosi con tanti luoghi dove si canta e si balla.

Le prime iniziative organizzate dai circoli Arci Sono già decine le città dove i comitati territoriali dell’Arci, in molti casi in collaborazione con le sezioni locali dell’Anpi, hanno in programma iniziative il 24 aprile in occasione di Liberi anche di cantare e ballare. A Torino ci si ritroverà presso i circoli La Cadrega e No.à in cui ci sarà in contemporanea, l’inaugurazione del fondo di libri Enzo Lalli, partigiano scomparso nel 2010 e animatore della vita politica della città sabauda dal dopoguerra in poi. Del suo immenso lascito, una parte è stata donata alle Biblioteche Civiche Torinesi, mentre la collezione di testi legata al grande e vasto tema della storia politica del Marxismo è stato donato all’Arci Torino. Al termine dell’inaugurazione si attenderà insieme lo scoccare della mezzanotte per salutare la Liberazione cantando e ballando. A Pescara l’appuntamento è al circolo QUBE, dove si celebrerà la vigilia del 25 aprile con l’esibizione de Il Muro del Canto e Sonny Vincent. Al circolo La Lo.Co di Osnago (Lecco) la serata è affidata alle note del gruppo progressive rock Was At e a mezzanotte i soci daranno inizio alla lunga notte

di festeggiamenti per il Settantesimo anniversario della Liberazione. Grande festa in piazza a Palermo. L’iniziativa partirà in piazza Bellini alle 19 con la deposizione della lapide in ricordo dei tanti che 70 anni fa persero la vita per garantire la libertà di tutti, e proseguirà con Liberi di Ballare, serata di balli in piazza sulle note delle musiche di resistenza eseguite dalle Orchestre dell’associazione Arci Tavola Tonda. A Roma sarà il quartiere Pigneto l’epicentro dei festeggiamenti che vedrà canti e balli fino a tarda sera nei circoli della zona, mentre a Reggio Emilia djsets e musica resistente accompagneranno la grande vigilia della Liberazione ai circoli

Fuori Orario, Tunnel e Blu J. Ma non finisce qui: in tante altre città i comitati e i circoli Arci si stanno muovendo per rendere il 24 aprile un vero e proprio evento che unisce l’Italia dal Nord al Sud. Nei prossimi giorni verranno infatti annunciate iniziative a Napoli, Firenze, Siena, Bari, Bologna, Trieste, Verbania, Novara e in tantissime altre piccole e grandi città. Gli aggiornamenti e il programma completo su www.arci.it e www.liberidicantareballare.it. Chi vuole aderire all’iniziativa e segnalare gli eventi in programma nella propria città può scrivere all’indirizzo email castagnini@arci.it


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Artisti, scrittori e musicisti per il 70° della Resistenza La tre giorni di Arci Ponti di Memoria e Anpi a Sinalunga Dal 24 al 26 aprile a Sinalunga (Siena), nel cuore della val di Chiana, va in scena un evento che non vuol essere ‘soltanto’ una celebrazione del settantesimo anniversario della Resistenza, ma un tramite tra la voglia di giustizia e libertà che caratterizzò il periodo della guerra di liberazione e quella che oggi riemerge per fare dell’Italia un Paese migliore. La Città dei Narratori, format creato dall’associazione Arci Ponti di Memoria, torna in Toscana in collaborazione con Anpi Sinalunga per un appuntamento che punta a disegnare il futuro della memoria attraverso la cultura. Tre giorni di concerti, spettacoli teatrali e presentazioni di libri a cui parteciperanno tra gli altri Antonio Scurati, Herve Falciani, Lirio Abbate, Adele Marini, Giulio Cavalli e molti altri artisti che si esibiranno animati da passione civile. Sinalunga diventa per tre giorni il luogo in cui musicisti, attori, registi, scrittori incontrano il pubblico e progettano il futuro della memoria. Il festival di

quest’anno racconta quattro temi: il centenario della prima guerra mondiale, il 70esimo anniversario della Liberazione, la lotta alle mafie, il contrasto ai fenomeni di corruzione. Perchè non dimenticare significa agire. L’evento si terrà alla Tenuta La Fratta (Sinalunga) con il patrocinio di Regione Toscana, Anpi, Arci, Libera, Comune di Sinalunga e Provincia di Siena. Il programma inizia la sera del 24 alle 21 con lo spettacolo 1914 - 1918, la guerra degli ultimi, interpretato da Daniele Biacchessi e Massimo Priviero. Il giorno seguente si inizia alle 14 con la presentazione dei libri sulla Resistenza e sull’impegno civile di storici, giornalisti, scrittori tra i più importanti in Italia. Tra gli altri saranno presenti il giornalista d’inchiesta Lirio Abbate che per primo ha svelato lo scandalo di Mafia Capitale, Hervé Falciani e Angelo Mincuzzi che affronteranno uno dei casi più clamorosi degli ultimi anni (la cosiddetta lista Falciani degli evasori fiscali), Carmelo Pecora, Gino Marchitelli, Laura Tussi e Fabrizio

Cracolici, Adele Marini. A seguire la proiezione del corto di Antonio Puhalovic Sulle strade del partigiano Johnny, con Daniele Biacchessi, e il reading Rifugiati politici di Livia Grossi e Andrea Labanca. Alle 21 due testi inediti per il teatro civile: Ti racconto la mia guerra, scritto da Andrea Guolo e interpretato da Tiziana Di Masi accompagnata dal Parto delle Nuvole Pesanti e I carnefici di Daniele Biacchessi, tratto dall’omonimo libro. Il 26 aprile, dalle ore 11, si terrà l’assemblea dei soci di Arci Ponti di Memoria per rilanciare gli obiettivi e gli ulteriori passi per la costruzione della rete di artisti e cittadini sulla memoria e sull’impegno civile. Dalle 14 in poi, una non stop di musica e teatro civile dal vivo con Opm, Andrea Sigona, lo spettacolo musicato Coluche&Renaud. A seguire: Giorgio Ambrosoli di Luca Maciacchini, La storia del rock e infine lo spettacolo di teatro di narrazione di Giulio Cavalli. http://pontidimemoria.it

25 Aprile 2015: di nuovo Materiale Resistente di Fabrizio Tavernelli Anpi Correggio

Questo articolo vuole essere una anticipazione del percorso che ci porterà a una nuova edizione di Materiale Resistente a Correggio in occasione del settantesimo della Liberazione. Molte volte ci siamo detti che esiste un prima e dopo Materiale Resistente. Un’affermazione che non deve sembrare altezzosa, ma la constatazione di quello che si è mosso dopo quell’evento del 1995 rimasto impresso nella memoria collettiva. Già perchè è stata la memoria la protagonista di quell’iniziativa che ha portato ad incontrarsi generazioni diverse sul comune tema della Resistenza. Materiale Resistente nasce dall’idea di attualizzare l’eredità partigiana utilizzando linguaggi più vicini ai giovani, mantenendone il valore etico ma eliminando gli aspetti più retorici. Il clima politico-sociale dell’epoca era carico di domande, paure, risentimenti. Berlusconi era sceso in campo da poco. La sinistra, disorientata dal successo del cavaliere, trionfante nel suo populismo, faticava a trovare risposte. Forse l’unico rifugio era la memoria, il cercare ragioni nelle radici, nella lotta partigiana. Da

lì occorreva ripartire per cercare nuovi stimoli, nuove resistenze. Il fascismo non era sparito ma aveva cambiato forme. Materiale Resistente nasce a Correggio, nella provincia. Si passano giorni a discutere, e da lì nasce il nome, una formula che racchiude in sé un richiamo al passato e una tensione verso il futuro. A Correggio nasce l’idea di valorizzare i luoghi, da qui la scelta di tenere un concerto presso una casa di latitanza ancora in piedi. Si crea una mappa e un’installazione sonora per riportare attenzione sui cippi sparsi nel territorio. Pian piano la cosa si ingrandiva, coinvolgeva altri resistenti, musicisti, artisti. Ecco dunque l’apporto de I Dischi del Mulo e Consorzio Produttori Indipendenti, una factory che negli anni 90 ha proposto il meglio della musica alternativa. Ecco l’apporto dei registi Davide Ferrario e Guido Chiesa, che creano un docu-film, essenza dell’operazione. Un palco in mezzo alle campagne dove i gruppi reinterpretano canti partigiani. Quel palco accoglie Germano Nicolini, per la prima volta l’incontro di un ex

partigiano con l’avant rock italiano. C’è stato tanto altro: un libro, un cd, l’attenzione della stampa. Da quel giorno in poi altri saranno i progetti, come se si fosse sbloccato qualcosa che ci teneva fermi sulle celebrazioni ufficiali. Materiale Resistente diventa un modello, un marchio ormai indelebile nella memoria. Tante volte ci siamo detti che quell’esperienza doveva rimanere unica ma oggi è ancora la coscienza, il difficile momento che stiamo passando a chiederci di rispolverare quel Materiale perché ritorni ad essere Resistente. Un gruppo di artisti che aveva partecipato alla prima edizione vuole dare una nuova lettura, una contemporaneità al prossimo 25 Aprile. L’iniziativa si terrà tutto il giorno presso il Parco della Memoria che diventerà un vero e proprio accampamento di nuovi resistenti. Saranno presenti associazioni, ci saranno laboratori per bambini, punti ristoro, mostre, proiezioni di film e un grande concerto dalle 16 a notte. Tutti sono di nuovo chiamati a raccolta, perchè ancora una volta ci sarà bisogno di Materiale Resistente!


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società

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Continua la lotta contro il Muos Il 4 aprile manifestazione a Niscemi di Giuseppe Montemagno presidente Arci Caltanissetta

Era il 4 aprile del 1982 quando centomila persone si ritrovarono a Comiso per una grande manifestazione per la pace e per opporsi all’installazione dei missili Cruise all’interno dell’aeroporto ‘Magliocco’. Centomila persone che rivendicavano un «Mediterraneo mare di pace e ponte su cui far passare il messaggio di solidarietà tra i diversi popoli e Stati». Sono trascorsi 33 anni da quell’evento e ad appena 40 chilometri di distanza da Comiso il prossimo 4 aprile si torna a manifestare per rivendicare un futuro diverso per il Mediterraneo e la Sicilia. Una nuova manifestazione promossa dai comitati No Muos contro l’installazione dell’impianto satellitare a disposizione della Marina Militare americana definito illegittimo anche dal TAR di Palermo che con la sentenza dello scorso 13 febbraio ha dichiarato abusivi i lavori di costruzione del Muos all’interno di una riserva naturale riconosciuta di interesse comunitario. «La sentenza del TAR di Palermo - sottolineano i promotori della manifesta-

zione - ha decretato che il Muos è illegale ed illegittimo; la lotta del movimento No Muos in questi anni rappresenta quindi la volontà popolare di applicare quella giustizia sociale che solo a distanza di 6 anni dall’approvazione del progetto Muos in contrada Ulmo ha avuto una conclusione giudiziaria». Proprio alla vigilia della manifestazione inoltre arriva la decisione del Gip del Tribunale di Caltagirone, su richiesta della Procura, che ha disposto il sequestro del Muos in attuazione della sentenza del TAR, per violazione del vincolo paesaggistico di inedificabilità assoluta presente in una riserva naturale. La battaglia legale tuttavia non è ancora chiusa: il Ministero della Difesa ha proposto ricorso contro la sentenza del TAR al Consiglio di Giustizia Amministrativa che ha già fissato l’udienza per il 15 aprile. Gli attivisti No Muos, che in questi anni non si sono fatti intimidire dalle azioni repressive della polizia, sono consapevoli che la partita non è ancora conclusa e che

la manifestazione del 4 aprile sarà un momento molto importante nella lotta contro il Muos. Per questo chiamano a raccolta tutte le cittadine ed i cittadini che si oppongono alla realizzazione dell’impianto satellitare militare che, come evidenziato anche dal TAR, costituisce un pericolo per la salute delle persone che vivono nelle aree adiacenti all’impianto. All’appello dei No Muos hanno già aderito diversi gruppi e comitati che arriveranno a Niscemi da ogni parte della Sicilia e da altre Regioni per partecipare alla manifestazione: il concentramento è previsto alle ore 14 al presidio No Muos in contrada Ulmo. Anche l’Arci ha aderito all’appello e «a distanza di 33 anni dalla grande manifestazione pacifista di Comiso - si legge in un comunicato di Arci Sicilia - saremo a Niscemi al fianco di una nuova generazione di cittadini siciliani e non, impegnati a ribadire che la Sicilia non può essere avamposto militare sul Mediterraneo ma terra di pace, dialogo ed accoglienza».

Aumenti delle tariffe e privatizzazione: due facce della stessa medaglia di Paolo Carsetti Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua

Mentre il mantra delle privatizzazioni continua ad essere il faro delle elites politico-finanziarie che governano il paese, restano relegati in un angolo gli studi che, a 20 anni di distanza dall’avvio delle liberalizzazioni, ne dimostrano il totale flop, non solo in riferimento agli impatti sociali bensì anche nel merito delle promesse fatte, ovvero la drastica riduzione delle tariffe e il contestuale aumento degli investimenti come risultato del libero agire della concorrenza. Uno studio pubblicato dalla Cgia di Mestre è da questo punto di vista inequivocabile anche per le tariffe del servizio idrico integrato: negli ultimi 10 anni l’aumento è stato dell’85,2%. Un dato, purtroppo, in linea con uno studio di Unioncamere del 2006 in cui si evidenziava un aumento pari a + 61,4% nel periodo 1997-2006, a fronte di un’inflazione cumulata nello stesso periodo del 25%. Se a questi dati accostiamo quelli degli investimenti nel settore dell’acqua, emerge il fallimento di un modello di gestione dominante, nonostante i referendum del giugno 2011, che prevede l’affidamento del servizio a soggetti privati e il finanziamento del

sistema e degli investimenti esclusivamente tramite tariffa. Si assiste, dunque, al fenomeno che il movimento per l’acqua denuncia da sempre: le liberalizzazioni non fanno che sostituire un monopolio pubblico con oligarchie private, trasformando nel contempo il servizio d’interesse generale in merce da cui estrarre più profitti possibili. Il Governo Renzi sembra far finta di nulla e negli ultimi mesi sta delineando un piano attraverso il quale rilanciare con forza i processi di privatizzazione e finanziarizzazione dell’acqua e dei beni comuni. Tale progetto si ispira direttamente al programma sulla spending review che prevede aggregazioni e fusioni individuando dei poli aggregativi nelle grandi multiutilities. Due sono i provvedimenti legislativi con cui il Governo intende attuare tale piano. Il primo è il Decreto ‘Sblocca Italia’ con cui si modifica il principio cardine su cui si basava la disciplina, ovvero il passaggio da «unitarietà della gestione» a «unicità della gestione». Il che può apparire una sfumatura semantica, in realtà cambia profondamente il senso e l’effetto pratico della norma mirando di fatto alla defi-

nitiva privatizzazione dell’acqua. Mentre con la Legge di stabilità si prevede, da una parte, la limitazione della possibilità di gestione pubblica, creando vincoli finanziari nei bilanci degli Enti Locali e, dall’altra, si favoriscono le privatizzazioni incentivando la cessione di quote e più in generale le operazioni di fusione. In questo nuovo scenario diversi sono i soggetti interessati a investire nei servizi pubblici locali, ma il regista sembra unico, ovvero Cassa Depositi e Prestiti, attraverso finanziamenti diretti. Nella medesima direzione vanno le norme inserite nel cosiddetto disegno di legge delega Madia, Riorganizzazione delle Amministrazioni pubbliche, che se approvato nell’attuale versione consegna una delega in bianco al Governo ricalcando il modello del Jobs Act utilizzato per attaccare i diritti dei lavoratori. Uno scenario di questo tipo si configura come un reale aggiramento dei referendum del 2011. Serve una reazione forte, consapevole, diffusa in ogni territorio da parte dei movimenti sociali, delle reti di cittadinanza attiva, dei comitati in difesa dei beni comuni, dei cittadini tutti.


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esteri/solidarietàinternazionale

Il prossimo FSM nel 2016 in Canada E prima un incontro globale ad Atene di Raffaella Bolini Relazioni Internazionali Arci

Domenica c’era il sole, al Bardo. Intorno al museo, con le bandiere della Tunisia, i canti ed i sorrisi, una marea di persone, orgogliosi di essere rimasti in piedi. Noi internazionali abbiamo preso più applausi che in tutta la vita, e li abbiamo anche restituiti: loro ci ringraziavano per esserci, e noi li ringraziavamo perché resistono, difendendo anche tutti noi. Dentro al Museo, dove erano invitate anche delegazioni sindacali e associative, i capi di stato e i ministri, gli ambasciatori e i parlamentari. E molta società civile tunisina - che lì conta parecchio. Quando qualcuno ha intonato l’inno nazionale, e il canto di bocca in bocca si è fatto strada arrivando anche alle prime file dei grandi leader, il corteo dei vip è diventato uguale alle manifestazioni che in questi anni abbiamo fatto in Tunisia. Poi, dopo che la lapide con tutti i nomi delle vittime è stata scoperta, sono comparsi i cartelli - ognuno con la bandiera di un paese e il nome di una vittima dell’attentato. Io sono Giuseppina. Yo soy Dolores. Je suis Nadine. Siamo tutti Bardo. Ho chiesto al ragazzo che li distribuiva se poteva darmene uno italiano. Lui mi ha risposto: stai sbagliando, qui dentro non esistono nazioni, siamo una sola umanità. Il Consiglio Internazionale del Forum, che come sempre dopo la chiusura dell’evento si riunisce due giorni per valutare l’iniziativa e programmare i prossimi passi, è cominciato dopo la manifestazione. Le persone registrate e paganti al FSM 2015 sono state all’incirca cinquantamila. Un po’ meno del previsto, ma il meteo è stato inclemente, due giorni di diluvio e tre di tempesta, e qualcosa della partecipazione locale si è persa. Gli organizzatori raccontano che cosa ha voluto dire trovarsi, a pochi giorni dall’apertura del Forum, in un paese sotto attacco. Dicono dei camion con tutte le attrezzature - per la traduzione, per la costruzione degli stand - a cui le forze dell’ordine hanno impedito, per ragioni di sicurezza, di entrare nel campus universitario. Loro si scusano per gli inconvenienti. A noi fa capire che miracolo è stato andare avanti lo stesso. Delegazioni sono arrivate da centododici paesi di tutti i continenti, incluso lo Yemen e l’Oman e la

Cina. Trentasette associazioni dall’Iraq. Tutti i paesi del Maghreb e Mashrek presenti in forze. In una regione massacrata dalla guerra, dai conflitti e dal terrore gli unici incidenti contro la convivenza pacifica nel Forum sono stati causati da una enorme delegazione algerina, pagata e inviata dal governo. Milleduecento persone, associazioni di regime che hanno cercato di distruggere il dialogo fra società civile marocchina e saharawi - preparato con molta cura con il pieno coinvolgimento di Tindouf. È stato un peccato. Al tempo stesso, però, è un segno dell’importanza del Forum nella regione - altrimenti perché un regime dovrebbe spendere così tanto denaro ed energie a cercare di rovinarlo? Il Forum, dopo due edizioni nel cuore del Mediterraneo, lascia la regione. Il prossimo evento globale si terrà ad

agosto nel 2016 a Montreal, in Quebec nel Canada. Sarà un Forum particolare, voluto da un gruppo di giovanissimi attivisti delle forti lotte studentesche del Quebec, collegati ai movimenti nuovi dagli Indignados ad Occupy. Il Forum di Montreal mira a produrre l’incontro fra gli attori sociali della prima generazione altermondialista e quelli più recenti, e sarà sicuramente un momento importante per i movimenti del continente americano. A noi, diciamo la verità, però piange il cuore - avere il Forum al centro del nostro Mediterraneo ci è servito tanto, a consolidare relazioni, a scoprire nuovi interlocutori, a imparare e socializzare sapere e conoscenza, oltre che iniziativa. Ma il Forum non è solo un evento, è sempre stato un processo permanente, e molto di quello che si è seminato rimarrà dalle nostre parti. Con un anno intero di lavoro preparatorio nel 2016 ad Atene si terrà un grande incontro globale sul tema «Cosa serve ai movimenti e agli attori sociali per essere più efficaci?». Tutti, in tutto il mondo, vogliono discutere con i greci. Ci sono molti interrogativi da mettere a fuoco. La nuova relazione da inventare fra sociale, politica e rappresentanza, dopo l’assassinio della politica da parte del neoliberismo. Come smetterla di parlare a nome delle vittime del liberismo e come ridare a loro il potere di scendere in campo. Come riuscire a tenere unita la lotta contro i grandi poteri globali mentre ognuno è schiantato sulle priorità nazionali e persino locali. Come combattere le alternative oscurantiste e reazionarie, che in ogni parte nel mondo si diffondono. Come si fa a vincere, almeno un po’, per evitare che la partecipazione senza sbocchi produca frustrazione. Il Forum è uno strumento al servizio degli attori sociali. Non è il loro comitato centrale. I suoi pregi e suoi limiti sono lo specchio di quello che siamo, ciascuno di noi e tutti insieme. Provare insieme a non accontentarsi, affrontare la sfida di essere all’altezza di questi tempi sarà l’impegno che, dopo quindici anni di vita, il FSM proverà ancora a produrre. http://fsm2015.org


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solidarietàinternazionale

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L’Arci nella delegazione italiana che visiterà i campi sahrawi di Franco Uda coordinatore Pace, Solidarietà internazionale e Cooperazione

Sono monetizzabili i diritti umani? Quanto valgono le politiche di solidarietà? C’è una merce di scambio con i valori di libertà, giustizia, democrazia? Domande pesanti, alle quali non si può soprassedere, che sono di straordinaria attualità in una congiuntura internazionale di crisi economica, di scontro di culture e civiltà, di flussi migratori. In un mondo che sembra aver smarrito la stella polare dei principi fondanti della convivenza tra esseri umani emergono sempre più spesso tentazioni egoistiche o che privilegiano l’approccio economicista. Gli stati-nazione balbettano nel ridefinire una propria identità e un ruolo che non sia la stanca riproposizione ottocentesca delle proprie prerogative, gli antichi paradigmi di un tempo che fu. Le tappe che, dalla fine della prima Guerra mondiale, hanno ridisegnato la geografia politica e delle relazioni internazionali, attraverso il Trattato di Versailles, gli accordi di Parigi, passando per la nascita dell’Onu, il consolidamento dell’Ue, la caduta del Muro di Berlino, esigono un diverso

approccio delle interrelazioni tra popoli e culture da parte dei governi. I Paesi funestati dalla crisi globale stentano a essere adeguati rispetto alle pressanti sollecitazioni sociali interne - che reclamano più diritti, più democrazia, più partecipazione - trovando nella difesa conservativa del proprio cortile la risposta più comoda e egoista ai nuovi scenari. Le sirene che teorizzano l’Europa come fortezza, la guerra come strumento diplomatico, il neocolonialismo come modalità di rapporto con i Paesi del sud del mondo, hanno facile gioco in presenza di un pensiero debole che non riesce a volare alto e a stabilire sinapsi tra elementi apparentemente distanti tra loro. Con la stessa superficialità passa l’idea che la solidarietà e la cooperazione internazionale siano un lusso che non possiamo più permetterci, stretti tra l’inadeguatezza dei sistemi di welfare nazionali e la corsa forsennata all’accaparramento di nuovi mercati. Appare quindi rivoluzionario rilanciare l’idea di una nuova stagione di diplomazia dal basso, di sostegno politico e

umanitario come pratica concreta di solidarietà internazionale, di scambio culturale scevro da ogni tentazione neocolonialista. Per tutto ciò l’Arci ha aderito e parteciperà al volo speciale che porterà una delegazione italiana nei campi dei rifugiati sahrawi in Algeria e nella Repubblica Araba Sahrawi Democratica (Rasd) liberata, dal 4 al 11 aprile. Non un semplice viaggio, ma una manifestazione di solidarietà nei confronti di un popolo in esilio, in una delle zone più aride e inospitali della terra, l’unica esperienza in Africa di campi profughi gestiti dai profughi stessi, durante la quale sono state sperimentate forme di auto organizzazione, democrazia, di governo in esilio. Il programma prevede la visita alla scuola delle donne ‘27 febbraio’, ai dispensari, ai musei della guerra e della cultura tradizionale, ai centri di artigianato; incontreremo i responsabili del Fronte Polisario, i dirigenti della Rasd, gli esponenti della società civile; parteciperemo alla manifestazione al muro della vergogna, che divide il territorio del West Sahara e la Rasd.

Il documento di sostegno dell’Arci al governo venezuelano Abbiamo assistito agli inizi del 2000 a due eventi strettamente correlati: da un lato il fiorire in Sud America di Governi progressisti che hanno soppiantato Governi legati a doppia mandata agli Stati Uniti (da Chavez nel 2000 a Kirchner passando per Evo Morales, Lula etc); d’altro canto, con la guerra in Afghanistan nel 2001, gli Stati Uniti hanno investito uomini ed economie nel Medio Oriente, abbandonando in qualche modo le loro politiche in quello che hanno definito il loro ‘cortile di casa’, ovvero l’America Latina stessa. Negli anni l’America Latina si è sempre più organizzata, creando una banca autonoma e promuovendo politiche che erano il seguito delle rivolte e delle istanze portate dai movimenti sociali, tanto da essere definita il laboratorio di cantieri sociali più significativo nel mondo. Ora stiamo assistendo ad un fenomeno inverso: gli Stati Uniti stanno tornando a guardare questo continente come un mercato imprescindibile, con le sue risorse naturali importanti, dall’acqua al gas, dal petrolio al litio.

Tale marcia di avvicinamento, che può contare sull’appoggio del Governo della Colombia, è mediato da una strategia ben delineata: il Brasile è troppo forte, sia economicamente che militarmente è l’unica nazione con un piano strategico di difesa importante, occorre allora colpire due Paesi, in particolare. Questi sono l’Argentina, che è colpevole di avere rinegoziato il debito sfidando la Banca Mondiale e il Fondo Monetario, creando un precedente seguito dall’Islanda: contro di lei si è scatenata una guerra mediatica che parla continuamente di default (assolutamente infondata) e una sentenza conosciuta come fondi avvoltoio che, avvallata da Griesa, un giudice statunitense, cerca di colpire il paese. Ma soprattutto il bersaglio è il Venezuela, reo, fin dai primi passi del Governo Chavez, di avere messo a disposizione il proprio petrolio e le conseguenti economie per aiutare i paesi del continente, promuovendo una unità nel nome del sogno bolivariano e che trova conforto nella ripresa importanza del Mercosur e nel Banco Sur, la banca dell’America del

Sud. Il colpo di stato del 2002 promosso dall’equivalente della Confindustria venezuelana con l’appoggio della CIA e altri mille ostacoli, non ultima una campagna di stampa dei media occidentali faziosi nel descrivere una rivolta dell’oligarchia contro il governo Maduro come una rivolta di popolo, hanno trovato logico sbocco nelle sconcertanti dichiarazioni di Obama, per il quale il Venezuela è «una rara e straordinaria minaccia alla sicurezza nazionale e alla politica estera degli Stati Uniti d’America». Caduto il Venezuela e indebolita l’Argentina l’effetto domino porterebbe al crollo di Ecuador e Bolivia, cosa di cui tali paesi sono ben consapevoli, tanto da vedere le voci dei vari Presidenti levarsi in difesa del Venezuela dopo tali affermazioni degli Usa. Ecco perché noi di Arci esprimiamo la nostra più ferma solidarietà con il Venezuela, con il suo Governo e con le politiche di inclusione che sta portando avanti da 15 anni, con il popolo venezuelano e con l’attuale Presidente Maduro che continua il sogno avviato da Chavez.


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arcireport n. 12 | 2 aprile 2015

Cosa portiamo a casa da Tunisi di Federica D’Amico referente Arcs Nord Africa

Sotto una pioggia battente si è tenuta la scorsa settimana l’edizione 2015 del World Social Forum: Tunisi, per la seconda volta, ne è stata testimone. Pochi giorni dopo il vile attacco al museo del Bardo, la paura non ha fermato migliaia di attivisti che da tutto il mondo hanno animato un’intensa settimana di dibattiti, assemblee e cortei nel campus Al Manar, e per le vie della città. Tantissimi giovani: dagli studenti e volontari che hanno reso possibile lo svolgersi dell’evento, alle organizzazioni della società civile di tutta l’area mediterranea, che all’unisono affermano che al terrore bisogna rispondere con la libertà, con la democrazia, con la giustizia sociale. E proprio sulla giustizia sociale Arcs è da lungo tempo impegnata all’interno della rete Solidar su un ampio processo di campagne e lobby su lavoro dignitoso e protezione sociale, insieme a molte altre organizzazioni europee e del Mediterraneo. A Tunisi sono stati fatti passi in avanti su questo lavoro congiunto, e grazie alla collaborazione con Arab NGO Network,

UGTT e Global Progressive Forum, abbiamo coinvolto rappresentanti di ILO e membri del Parlamento Europeo nella discussione, focalizzando l’attenzione sull’importanza di garantire degli standard di protezione sociale basati su un approccio partecipativo. Un altro importante passo, simbolico, compiuto a Tunisi proprio in apertura del Forum, è stato l’inaugurazione della sede del nostro partner tunisino RAJ Tunisie - Réseau Alternatif Jeunesse. Proprio da una nostra collaborazione con RAJ nasce un’idea progettuale che è stata finanziata dal NED - National Endowement for Democracy (un fondo americano per la democrazia) e che punta al rafforzamento delle capacità delle organizzazioni di e per i giovani e sulla loro mobilitazione per una cittadinanza attiva e democratica. Siamo particolarmente orgogliosi di questo piccolo traguardo che ci permette di supportare in maniera molto concreta un’organizzazione con cui condividiamo l’approccio e i valori di pace e democrazia.

Inoltre questa attività a supporto del RAJ Tunisia si iscrive in una collaborazione più ampia, avviata a livello regionale con le altre antenne RAJ del Nord Africa, in particolare quella algerina. RAJ Algeria compie quest’anno 22 anni, e sul territorio nazionale rappresenta un’importante voce democratica, impegnata nella costruzione di uno sviluppo durevole e nella giustizia sociale. Insieme a loro stiamo elaborando un’importante proposta progettuale che punta sul capacity building della società civile locale, in particolare in materia di migrazione (guardando l’Algeria non solo come paese di partenza, ma anche come paese di arrivo di molti migranti sub sahariani) e di parità di genere. In prospettiva l’idea è quella di costruire un network regionale che coinvolga anche il Marocco e l’Egitto, con le locali antenne RAJ, in un percorso di messa in rete delle esperienze e delle iniziative, per un Maghreb dei popoli che, partendo dalla constatazione di problemi comuni, possa cercare soluzioni condivise per la giustizia sociale e la libertà nella regione.

A Cipro continuano i lavori del progetto ‘Water Drop’ di Micol Briziobello coordinatrice Arcs Libano e Giordania

La gestione efficiente delle risorse idriche rappresenta un obiettivo primario per la maggior parte dei Paesi del bacino del Mediterraneo, in cui la scarsità d’acqua ha importanti implicazioni a livello sociale, economico ed ecologico, con dirette conseguenze anche sulla pace e la sicurezza alimentare. Per questa ragione a maggio del 2014 ha preso il via il progetto Water Drop (Water Development Resources Opportunity Policies for the water management in semi-arid areas), con l’obiettivo di sviluppare un approccio comune per gestire in modo più efficiente le risorse idriche del bacino del Mediterraneo, migliorandone l’utilizzo e quindi la disponibilità per i cittadini. Il progetto, cofinanziato al 90% dall’Unione Europea, è coordinato dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) e vede il coinvolgimento di partner provenienti da Italia, Spagna, Cipro, Libano, Territori Palestinesi e Giordania. Tra le azioni previste, il progetto Water Drop mira a sviluppare un approccio

migliore alla gestione del ciclo dell’acqua attraverso l’integrazione tra i sistemi informativi territoriali (GIS) e i sistemi di supporto alle decisioni (DSS). Questi strumenti tecnici saranno testati in quattro azioni pilota: il monitoraggio della qualità delle acque dolci e costiere in Libano, il trattamento e riuso dell’acqua a fini agricoli in Palestina, la raccolta delle acque piovane in Giordania e lo studio di fattibilità per il recupero ambientale della palude di Torre Flavia nel Lazio. Inoltre, il progetto si occuperà di elaborare una proposta normativa comune per la gestione della risorsa dell’acqua, cercando di portare alla progressiva armonizzazione delle leggi nel bacino del Mediterraneo. A tal proposito, il 19 e 20 marzo si è tenuto, presso l’Università di Nicosia (Cipro), il Project Management Unit Meeting del progetto. In quella occasione, il personale di Arcs, tra i partner del progetto, ha presentato una delle azioni dell’iniziativa che verrà coordinata proprio dalla nostra Ong in partenariato con la Water Right Foundation (WTF): la realizzazione di una campagna di sensibilizzazione in 18

scuole di Giordania, Libano e Palestina con il fine di educare gli studenti alla consapevolezza dell’importanza del bene acqua, al suo uso efficiente e alle tecniche più efficaci di risparmio idrico. Nello specifico, grazie alla metodologia ‘Formazione di formatori’ (ToT- training of trainers), verrà prodotto un kit didattico composto da 4 giochi educativi che sarà presentato dalle nostre cooperanti e dai formatori della WRF ad un gruppo di alunni ed insegnanti. Circa 1800 studenti beneficeranno della campagna di sensibilizzazione mentre nel progetto Water Drop verranno coinvolte circa 3 milioni di persone, la cui sopravvivenza dipende strettamente dalle risorse idriche, dolci e salate. Grazie alla migliore gestione delle acque, i cittadini delle aree interessate dal progetto vedranno un aumento della disponibilità di acqua pro-capite con minori rischi di inquinamento, nella speranza che le pratiche migliori siano replicate e diffuse anche nei Paesi che soffrono di carenza d’acqua a causa di una sua cattiva gestione.


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legalitàdemocratica

arcireport n. 12 | 2 aprile 2015

Fatti un Campo!

Iniziamo la pubblicazione delle schede descrittive dei vari campi e laboratori antimafia 2015

Giunti alla nona edizione, i campi - promossi dall’Arci con Cgil, Spi Cgil, Flai Cgil e con Libera - saranno organizzati in Lombardia, Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Puglia, Campania, Calabria e Sicilia. Si comincerà, dalla fine di aprile, col campo di Corleone per poi proseguire nelle varie località fino alla fine di settembre. Da quando sono iniziati, i campi hanno ospitato migliaia di giovani e giovanissimi, ma anche meno giovani. Situati su terreni confiscati alle mafie, la filosofia che vi sta dietro è quella di restituire questi beni alla comunità, tornare a renderli produttivi e vivi, animarli con iniziative formative e informative sulla difesa della democrazia, della legalità, della giustizia sociale. Una pacifica ‘occupazione’ di questi spazi, dunque, abitata dalla presenza di centinaia di persone che si spendono con impegno e dedizione per costruire comunità alternative alle mafie. Info: campidellalegalita@arci.it

ne ed escursioni si alterneranno a momenti di animazione anche in spiaggia con gli utenti disabili dell’associazione che ospita. Il laboratorio è organizzato in collaborazione con l’Istituto Storico della Resistenza, il Gruppo Ecologico della Val Prino e UISP lega montagna.

Di seguito le schede descrittive di alcuni dei campi e laboratori 2015

● CUPRAMONTANA (AN) 19/26 luglio Il campo propone attività di coltivazione dell’orto sociale con metodo biologico, in un bene che ospita una comunità residenziale per utenti con disagio psicologico. I partecipanti saranno coinvolti nelle seguenti attività: piantumazione, diserbo, raccolta, confezionamento, utilizzo rimedi biologici, irrigazione. Sarà possibile la presenza al lavoro di persone svantaggiate. Saranno anche effettuate consegne di verdure a gruppi di acquisto o privati nelle quali potranno essere coinvolti i volontari. Ci saranno anche visite a luoghi e località limitrofe e incontri con realtà associative locali. Il campo si svolge in collaborazione con Libera Ancona e Libera Jesi.

● VENTIMIGLIA (IM) 3/10 luglio L’obiettivo principale del laboratorio Legalità, Costituzione, Resistenza a Ventimiglia, presso i terreni e gli orti della Spes, associazione di volontariato, di familiari e amici di portatori di handicap, è quello di diffondere una cultura fondata sulla legalità e sul senso civico che possa efficacemente contrapporsi alla cultura della violenza e dell’oppressione, indicando anche nell’accettazione delle differenze un valore aggiunto di convivenza civile. Ogni giornata prevede attività di orto sociale o animazione insieme a ragazzi con handicap e momenti di formazione e tempo libero. Testimonianze, formazio-

● RIACE (RC) 25 luglio/1 agosto I campi/laboratori a Riace, giunti alla loro quarta edizione, ruoteranno intorno a tre tematiche guida: migranti, legalità e diritti e avranno come filo conduttore comune le dinamiche di resistenza territoriale e di integrazione. Il luogo sede delle attività sarà uno dei borghi più belli della Calabria, denso di significati culturali e politici: Riace, il paese dell’accoglienza, che da anni porta avanti percorsi virtuosi di integrazione dei richiedenti asilo. Le mattinate saranno dedicate ad attività laboratoriali per le quali i partecipanti affiancheranno i migranti nelle botteghe artigiane del borgo di Riace, saranno guidati

al ripristino dei murales a contenuto socio-politico che adornano il borgo, parteciperanno a lavori e iniziative al tempo stesso innovative e tradizionali quali la raccolta differenziata ‘porta a porta’ con l’ausilio di asini, introdotta da circa diversi anni nel paese della Locride. Grande attenzione verrà riservata al tema dei poteri criminali ed a quello delle strategie di contrasto alla ‘ndrangheta, proponendo ai partecipanti un percorso alla scoperta delle caratteristiche strutturali ed espressive della ‘ndrangheta, ma anche delle storie - spesso dimenticate - di resistenza culturale e territoriale, di determinazione e coraggio, storie esemplari di impegno politico e civile. Ci saranno trasferte in luoghi simbolo. Il campo si svolge in collaborazione con Cgil, Spi Cgil, Libera Locride e stopndrangheta.it. ● ADRARA SAN FERMO (BG) 10/19 luglio Il campo Legalità Resistente, in collaborazione con partner locali e regionali (Cgil, Spi, Auser, Libera, Anpi Val Calepio - Val Cavallina, Anpi Bergamo, Arci Lombardia e Coop Lombardia), approfondisce le tematiche sulla legalità e la Resistenza: riscoprire i luoghi dove i partigiani hanno combattuto per la democrazia e contestualmente comprendere il territorio che ospita e le sue problematiche (corruzione, riciclaggio, infiltrazioni nelle amministrazioni locali e non solo). Le nuove resistenze che oggi si schierano dalla parte della legalità e dell’antimafia sociale si collegano alla storia partigiana e si esplicano anche attraverso i nuovi stili di vita che oggi vengono adottati e con l’attenzione alle problematiche del consumo di suolo, dello spreco dell’acqua, dei prodotti biologici e a Km 0.


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daiterritori

I temi del welfare al centro della prossima contesa elettorale alle comunali di Milano di Emanuele Patti Arci Milano

Non intendo commentare la scelta di Pisapia di non ricandidarsi alle prossime elezioni, anche se ne ho sempre apprezzato coerenza e stile. Di una cosa sono però convinto e cioè che questa volta, chi entra troppo velocemente in campagna elettorale, è destinato a perdere. C’è ancora un anno abbondante di governo e tante cose ancora da fare e ‘dimostrare’, c’è un Expo difficile da gestire che sarà comunque decisivo, soprattutto saranno decisive le scelte sulle eredità dell’evento, dove si potranno correggere grossi errori di gestione fatti finora. Per cui meno nomi e più fatti direi. Infinita inizia ad essere infatti la lista dei papabili, sia a destra che a sinistra, ma penso sia ben più importante riflettere sui bisogni attuali della città e dei suoi abitanti. Questi anni di amministrazione di sinistra-centro ci forniscono molti elementi per un primo bilancio dei risultati ottenuti e di quelli ancora ottenibili. Questo esercizio non potrà che essere il punto di partenza per valutare cosa serve fare in futuro. Bisognerà partire proprio dagli aspetti più critici e dalle aspettative non pienamente soddisfatte di un corpo elettorale a cui toccherà riesprimersi alle prossime elezioni amministrative. Bisognerà ricordare le condizioni politiche e sociali in cui iniziò l’avventura di governo di questa Giunta e analizzare la situazione attuale, profondamente cambiata in questi pochi anni. Bisognerà non dimenticare il clima in cui si disputarono le primarie, e capire se questo strumento può essere ancora utile per selezionare il prossimo candidato, viste le prove date non proprio esaltanti. Ciò detto, è innegabile che a Milano si respira un’altra aria rispetto alle Amministrazioni precedenti, soprattutto se ricordiamo le pesanti condizioni economiche ereditate da un’impresentabile Giunta Moratti, aggravate dalla crisi di questi anni, dal difficile rapporto con lo Stato centrale, dalla fine di fatto dei trasferimenti per la spesa sociale e dalle

difficoltà di bilancio dovute al patto di stabilità. La povertà crescente e il lento impoverimento anche dei ceti medi, la definitiva precarizzazione del lavoro, ci devono convincere che la prossima campagna elettorale si giocherà sui temi legati al welfare, al sistema di protezione sociale di tutti i cittadini. Questo sarà il campo di battaglia delle prossime elezioni. Inevitabilmente ci sarà chi, da una parte, giocherà sulle paure, sull’insicurezza dei cittadini e parlerà alla pancia degli elettori e dall’altra chi proverà a trovare le soluzioni più giuste per rispondere a questi bisogni, senza farsi condizionare dai sondaggi, parlando alla testa e al cuore delle persone. Platea attenta saranno anche le molte forze sociali - movimenti, gruppi informali di cittadini, comitati di quartiere -, soprattutto le organizzazioni di Terzo Settore, associazioni e cooperative, volontari, operatori del Sociale. I radicali cambiamenti di questi anni prefigurano un futuro incerto, ansie legate alla mancanza di lavoro che incideranno nei convincimenti dei nostri concittadini, non tenerne conto sarebbe colpevole. Milano è però in grado di elaborare una sua risposta culturale, sociale e politica, progressista e moderna, attenta al suo ruolo di cittá davvero metropolitana ed internazionale, ma dovrà far contribuire tutte e tutti alla creazione di questa risposta. Diamoci quindi la possibilità di primarie, ma vere. Aperte, autonome, di coalizione e civiche, che prefigurino il futuro quadro piuttosto che essere una contesa tra correnti e partiti. Mi piacerebbe ritrovarmi in quel clima di fermento in cui spopolò l’hashtag #tuttacolpadipisapia. Ci serve quella gentile ironia leggera insieme alla fermezza di contenuti e proposte. Se cadiamo nel politicismo ci perdiamo un popolo, che sta già faticando a capire. Certo ci sono state delusioni, ma interpretiamole prima di stigmatizzarle. Una coalizione sociale in fondo Milano l’aveva messa in campo. E si erano visti i risultati.

in più lo spettacolo IMPERIA Sabato 4 aprile alle

ore 18, presso i locali del circolo Arci Guernica, avrà luogo lo spettacolo teatrale per bambini Bobby Sands e la Regina Elisabetta. Lo spettacolo è tratto dal primo lavoro editoriale del laboratorio politico Il Cubo di Simone Zito. Alle 20 cena sociale. Le attività sono riservate ai soci Arci. fb Circolo Arci Guernica

racconti horror LUCCA L’Arci V.A.G.A. (Visioni

Atipiche Giovani Artisti), aderente all’Arci di Lucca, in occasione dell’edizione 2015 del Lucca Undergorund Festival Contest, lancia il bando di concorso per racconti horror, dedicato al terrore, all’orrore, al mistero, al grottesco, all’arabesco e al fantastico. In giuria, tra gli altri, anche la giornalista Valeria Ronzani e Paolo Di Orazio, fondatore della rivista Splatter. Bando completo sul sito. www.associazionevaga.it

proiezioni di corti PALERMO Giovedì 9 aprile alle

ore 21 al Malaussène circolo Arci, in piazzetta Resuttano 4, saranno proiettati alcuni cortometraggi surreali di Manu Gomez. L’artista belga, regista di due lungometraggi dal vivo e di un mediometraggio di taglio documentaristico, mescola uno spirito anarchico infantile a un brillante senso dell’umore e compie un’abile opera intellettuale con espliciti riferimenti a Bosch, Kafka e Jarry. L’iniziativa è organizzata da Marco Milone, responsabile del sito Cinema sperimentale. fb Malaussène Circolo Arci

note di primavera SOLIERA (MO) Al via la rasse-

gna Note di primavera: il circolo Arci Soliera e l’Universita della Libera età ‘Natalia Ginzburg’, in collaborazione con il Comune di Soliera e con la Fondazione Campori, propongono alcuni pomeriggi musicali presso il centro culturale Il Mulino, la sala Consigliare nel Castello Campori e il Cinema Teatro Italia. La rassegna si svolgerà fino al 10 maggio. Prossimo appuntamento il 12 aprile alle 17.30 al centro Il Mulino con il concerto per flauto, clarinetto e chitarra del Trio Dafne. www.arcimodena.org


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La pizzeria Wall Street torna alla collettività con il progetto ‘Saperi e sapori della legalità’ di Claudia Carotenuto Arci Lecco

Dopo quasi vent’anni dalla confisca definitiva della pizzeria Wall Street di Lecco alla famiglia ‘ndranghetista Coco Trovato, il bene potrà tornare alla collettività, mettendo in pratica quanto scritto nella legge 109 del 1996 sull’uso sociale dei beni confiscati. Questo importante risultato è giunto a compimento con la presentazione, al bando emanato dal Comune, del progetto presentato dalla società cooperativa Fabbrica di Olinda, l’associazione L’Altra Via e il comitato provinciale Arci di Lecco. A questi si aggiunge una fitta e solidale rete di enti, sindacati, associazioni del territorio che hanno deciso di aderire e di appoggiare il progetto. Il titolo, Saperi e sapori della legalità, racchiude gli obiettivi e le finalità di quanto si vuole proporre all’interno di questo spazio. Rendere un luogo, simbolo fino ad ora di oppressione e violenza mafiose ma anche di abbandono e trascuratezza, uno spazio di lavoro, di socialità e di cultura. Di lavoro, perché rappresenta uno strumento per dare dignità alle persone provando a creare un’economia pulita e sostenibile. É previsto infatti che verranno utilizzati i prodotti provenienti dalle cooperative che lavorano terreni confiscati e aventi il marchio LiberaTerra, che si sceglieranno materie prime a km 0 e produttori locali. Di socialità, perché avremo raggiunto il nostro obiettivo quando Wall Street diventerà un luogo di ritrovo per la città e non solo per coloro che sono già sensibili a questi temi. Uno spazio bello e accogliente che anche attraverso la sua bellezza esprimerà un netto contrasto rispetto alle attività illegali che vi si svolgevano prima. Di cultura, perché la pizzeria non sarà solo un ristorante ma anche e soprattutto un luogo dove promuovere cultura antimafie in tutti i suoi aspetti coinvolgendo i soggetti della rete e non solo. Le scuole per esempio saranno sicuramente coinvolte, all’interno dei percorsi di educazione alla legalità democratica che già vengono realizzati. Nei prossimi mesi vorremmo già aprire le porte di Wall Street alla cittadinanza e una delle prime occasioni sarà il campo antimafia che svolgeremo a Lecco dal 24 luglio al 2 agosto. I volontari, provenienti da tutta Italia, avranno la possibilità di approfondire la storia delle mafie in Lombardia e in particolare nella provincia di Lecco contribuendo anche ai lavori di rimessa in funzione della struttura. www.arcilecco.it

Il concorso ‘Le nuove staffette’ Arci Bologna insieme ad Auser e a tante altre associazioni del territorio promuove il concorso Le nuove staffette: percorsi di cittadinanza attiva verso un futuro possibile. L’idea del concorso nasce dalle parole di Odette Righi, staffetta partigiana, scrittrice e poetessa, morta lo scorso maggio: «Vorrei sapere per cosa corrono le staffette di oggi». Il concorso si rivolge ai giovani del territorio bolognese dai 14 ai 30 anni, che sono chiamati a rappresentare in forma creativa e dal loro punto di vista «chi sono e cosa fanno le nuove staffette di oggi». Il tutto attraverso la partecipazione a laboratori creativi gratuiti che vanno dall’arte, al cinema, alla multicultura, al disegno e scrittura creativa, al video, al soundtrak, al teatro dell’oppresso. Per partecipare è necessario iscriversi entro il 15 aprile inviando l’apposito modulo a concorsonuovestaffette@gmail.com. Nel modulo sarà necessario specificare il laboratorio che si intende frequentare. È possibile iscriversi in gruppo (minimo 3 persone) oppure singolarmente; i singoli verranno poi riuniti in gruppi in base al laboratorio scelto. Per i minorenni il modulo dovrà essere firmato dai genitori. Gli elaborati realizzati andranno presentati entro il 31 luglio ad Auser Bologna (via della Beverara, 6 - Bologna). I materiali verranno selezionati dalla giuria Nuove Staffette e i vincitori verranno premiati con buoni spesa coop dal valore di 500, 600 e 700 euro. La premiazione è in programma il 27 settembre in una grande festa conclusiva con animazioni, concerti e una mostra di tutte le opere. Dettagli sul bando su www.arcibologna.it

daiterritori

Immaginarci Terza edizione per il progetto Immaginarci. L’iniziativa, nata nel 2011 da un’idea del collettivo Arci di Novara, è stata pensata per portare l’arte contemporanea oltre i limiti degli spazi convenzionali e per coinvolgere un pubblico disposto a superare un concetto di arte legato al glamour e al mercato, portando uno sguardo curioso sulle cifre espressive contemporanee. La prima artista a esporre al circolo XXV Aprile a Novara è Rosa Elena Orsina con la mostra In principio era il logo visitabile fino al 4 aprile. www.arcipiemonte.it/novara

La campagna per RadiOfficine RadiOfficine Arci, la web radio promossa dall’Arci Sassari e dall’associazione affiliata Officine Musicali di Sassari, lancia la campagna #sostieniradiofficine, che ha come obiettivo la raccolta fondi per la realizzazione di idee che ruotano attorno alla web radio: dal contest di grafica per il logo alla creazione della compilation di RadiOfficine, che raccoglierà i brani di circa quindici band che si avvalgono dei servizi di Officine Musicali Sassari e ruotano attorno alla radio. Nata in maniera spontanea, la radio ha già registrato un certo numero di ascolti e suscitato un incoraggiante interesse da parte delle social communities: gli aspiranti speaker continuano a crescere in numero e intensità; le trasmissioni comprendono programmi di intrattenimento musicale, narrazione, radiodrammi, satira, interviste. I fondi raccolti per le compilation saranno destinati solo alla stampa delle copertine - da realizzarsi su supporti riciclati - e la duplicazione delle copie. I costi di registrazione saranno coperti da Officine Musicali, mentre i tecnici e i gruppi musicali presteranno gratuitamente la loro opera. La campagna prevede ricompense rispondenti al contributo dato, ma è prevista anche la possibilità di fare semplici donazioni senza ricompense. In sostanza chi sosterrà la radio sarà anche produttore, diventando parte attiva di un progetto che sin dai suoi primi passi rivela un’energia e una carica comunicativa dirompente. Per chi volesse sostenere il progetto, il link dove è possibile seguire l’andamento della campagna e lasciare una sottoscrizione è www.produzionidalbasso.com/ project/sostieni-radiofficine/


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società

Il deserto intorno. L’esilio dimenticato del popolo Saharawi Il deserto intorno è un libro fotografico dedicato ai profughi Saharawi, uno sguardo aperto sulla vita nei campi avvolta nel silenzio spesso assordante della comunità internazionale, silenzio che crea un deserto intorno alla loro lotta e alla loro esistenza. In pochi conoscono questa causa, anche se migliaia sono state le foto scattate, le storie raccontate, gli articoli e i libri pubblicati in circa quarant’anni di resistenza. Così come migliaia sono stati i sogni spezzati, i diritti calpestati, le promesse non mantenute. Le foto sono state realizzate tra il 2006 e il 2012 nei campi profughi di El Ayoun, Smara, Ausserd, Dakla, Rabouni e descrivono la fatica, l’orgoglio, la speranza, la lotta, le tradizioni di migliaia di donne, giovani e anziani che vivono da rifugiati nel deserto dell’Hammada. Dal 1974 centinaia di migliaia di Saharawi trovarono rifugio attorno a Tindouf, città a sud-ovest dell’Algeria, per sfuggire all’occupazione marocchina. Questa zona del deserto del Sahara, conosciuta anche come «il giardino del diavolo», è uno dei luoghi

drammatica situazione dei Saharawi, attraverso le testimonianze di Elghalia Djimi, vice presidente dell’Associazione Saharawi per le vittime delle violazioni dei diritti umani commesse dallo stato del Marocco (ASVDH), e di Abdeslam Omar, presidente dell’Associazione delle famiglie dei prigionieri e desaparecidos Saharawi (AFAPREDESA). Parte dei ricavati di questa pubblicazione saranno destinati a sostenere le attività dell’Associazione AFAPREDESA, nata nel 1989 come risposta civile e non violenta alle continue violazioni dei diritti umani perpetrate dal governo marocchino nei confronti dei Saharawi. La fotografia, così, diventa non solo un mezzo per informare e sensibilizzare, ma anche uno strumento per coinvolgere attivamente in iniziative concrete e solidali. Il libro, nato dalla collaborazione con Arci e Arcs, sarà pubblicato a Maggio 2015 grazie all’attività di crowdfunding, una preziosa risorsa per realizzare progetti in modo indipendente e partecipato.

Le foto sono di Giulio Di Meo. L’introduzione di Giulio Di Meo e Valentina Roversi. I testi di Marisa Rodano, Stefano Vaccari, Elghalia Djimi, Abdeslam Omar, Fatima Mafoud. www.giuliodimeo.it

Roberta Vannucci neo presidente di Arcilesbica Si è concluso nel pomeriggio del 29 marzo a Cagliari il settimo Congresso nazionale di Arcilesbica, a cui hanno partecipato le delegate provenienti da tutti i diciassette circoli sparsi in Italia. Dopo tre giorni intensi di confronto, con la partecipazione di diversi ospiti ed eventi culturali, il Congresso ha eletto la nuova segreteria, composta da sette componenti. Al suo interno la segreteria ha nominato Roberta Vannucci, 52 anni di Firenze, ex tesoriera, nuova presidente nazionale e Lucia Caponera, romana di 38 anni, vice presidente. Franca Chiarello, 43 anni di Padova, è la nuova tesoriera. Alla neopresidente Roberta Vannucci gli auguri di buon lavoro da tutta l’Arci.

arcireport n. 12 | 2 aprile 2015 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini

più ostili della terra, una distesa di pietre e sabbia, priva di acqua e di vegetazione. Qui vivono ancora oggi, in haimas (tende tradizionali) e case costruite in mattoni di sabbia, circa 200mila Saharawi, con temperature che in estate superano i 50°C e in inverno, la notte, scendono sotto lo zero. Una vita resa possibile dagli aiuti umanitari internazionali, nell’attesa di poter ritornare nella propria terra e riconquistare la propria libertà. Oltre a raccontare la vita nei campi profughi nel sud ovest dell’Algeria, questo libro vuole riportare l’attenzione sulla

Per questo, c’è bisogno del supporto di tutti, per poter dare voce a un popolo dimenticato dal resto del mondo, ma che ogni giorno lotta con determinazione per la libertà e la dignità. Si può contribuire anche con una singola quota dal https://www.produzionidalbasso.com/project/il-deserto-intorno/ Il libro è dedicato a Tom Benetollo, indimenticato presidente dell’Arci e leader del pacifismo italiano. Tom aveva definito i campi profughi «luoghi dell’anima» e tanto si è battuto per dar voce al popolo Saharawi.

Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 19 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/


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