Arcireport numero 14_2013

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d e l l ’ A r c i anno XI - n. 14 9 aprile 2013

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Il rischioso stallo nel dramma sociale H Si può morire di miseria, non solo nelle favelas del sud del mondo, ma anche nella ricca Italia. Un dramma consumato fra gente normale, quel ceto medio che per decenni ha retto lo sviluppo del paese e oggi precipita nelle nuove povertà vivendo l'umiliazione di dover chiedere aiuto perché anche una piccola spesa è divenuta insostenibile. Per le statistiche sono suicidi per motivi economici, cresciuti del 100% in dieci anni: uno schiaffo alle nostre coscienze che lascia sgomenti. Ci voleva la tragedia di Civitanova per rompere il velo dell'ipocrisia sull'emergenza sociale prodotta da una crisi che colpisce la dignità di tanta parte del Paese. Eppure i dati (dall'Istat alla Banca d'Italia) ci dicono da tempo che ormai un quarto della popolazione italiana è a rischio di povertà ed esclusione sociale. Tema che non riguarda solo il sud, le famiglie numerose e quelle monoreddito, ma anche fette sempre più ampie di lavoratori e piccoli imprenditori. Pesa l'assenza di adeguati strumenti di protezione sociale e sostegno al reddito, la carenza dei servizi per la gli anziani, l'infanzia, il diritto alla casa. Chi opera nel sociale queste cose le denuncia da tempo, nel silenzio dei media e nell'inerzia dei governi. Prima la destra che negava la gravità della crisi, poi il governo dei tecnici che si è preoccupato solo di far quadrare i conti in una insensata rincorsa del pareggio di bilancio che ha sottoposto il paese a costi sociali insostenibili. Si è finto di non vedere il disagio che cresceva. Chiedevamo misure di sostegno alle fasce più deboli e loro tagliavano la spesa; proponevamo il reddito di cittadinanza sull'esempio di altri paesi e rispondevano che non c'erano soldi; dicevamo che per trovarli bastava tassare grandi ricchi ed evasori e ci guardavano come marziani. L'Italia ha un debito pubblico alto ma anche ingenti risorse private, distribuite però in modo diseguale: metà della ricchezza è nelle mani del dieci per cento delle famiglie, un record negativo in Europa. Per questo urgono misure di redistribuzione e solidarietà sociale, ma si continua a non parlarne mentre si disserta su alleanze e formule di governo. Si versano lacrime di coccodrillo sulle vittime della crisi ma si continua a non dare risposte. È irresponsabile lo stallo che un mese e mezzo dopo il voto ancora impedisce l'azione di un Parlamento ostaggio di pregiudiziali e veti incrociati. C'è un paese che non ce la fa più e chiede un governo che gli ridia fiducia e speranza. Paolo Beni

L’Aquila, 4 anni dopo tra rabbia, dolore e orgoglio

La fiaccolata a LÊAquila a 4 anni dal terremoto ono passati 1424 giorni dal 6 aprile 2009 e nulla sarà come prima. La città non c’è e non solo perché non è ancora partita la ricostruzione del centro storico dell’Aquila, ma perché tutto quello che si intende con il termine città qui è negato. Oltre le mura sono crollate le speranze, l’idea di un futuro possibile diminuisce ogni giorno che passa, nel confronto con la crisi economica, nell’incertezza della politica, nelle difficoltà che accomunano un’intera nazione. Vivere all'Aquila è troppo difficile, il clima di scoramento e di sfiducia sta coinvolgendo sempre più persone, soprattutto i giovani, che stanno cominciando ad arrendersi e ad andare via. Nell'ultimo anno abbiamo perso 3500 persone. Le suggestioni propagandistiche di chi in

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CAROVANA ANTIMAFIE I PAGINA 3 Un articolo di Alessandro Cobianchi sulla tappa a Reggio Calabria

questi anni è venuto a sollevare gli animi garantendo una tempistica sicura e finanziamenti certi per la ricostruzione del più ‘grande cantiere d’Europa’ è stata solo propaganda. Per essere chiari ad oggi dopo 5 leggi speciali, 21 Direttive del Commissario Vicario, 25 atti delle Strutture di gestione dell'emergenza, 51 atti della Struttura tecnica di missione, 62 dispositivi della Protezione Civile, 73 ordinanze della Presidenza del Consiglio dei Ministri, 152 Decreti del Commissario Delegato, 720 ordinanze del Comune, dovrebbe essere finita l’epoca dei commissariamenti e tutto il processo della ricostruzione dovrebbe essere nelle mani degli enti locali, ma in realtà tutto resta saldamente nelle mani del Ministero dell'Economia e Finanza. continua a pagina 2

MIGRANTI I PAGINA 9 A Bologna ProMigré, Festival delle migrazioni e delle genti


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L’Aquila, 4 anni dopo tra rabbia, dolore e orgoglio segue dalla prima

lla Protezione Civile dei primi anni si è sostituita una moltitudine di ‘funzionari ministeriali’ che nel chiuso delle sedi, prendono decisioni con la consapevolezza che qualsiasi decisione può essere presa perché prima o poi verrà avallata dalla politica, più che mai oggi nella totale incertezza del panorama politico.

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Questa totale depauperazione delle scelte da parte dei cittadini sulla propria città e sul proprio destino, sono appena tutelate dalle iniziative meritevoli delle assemblee, dei tavoli di confronto e delle singole iniziative, un fragile tentativo della nostra comunità di riacquistare consapevolezza. Se la ricostruzione materiale è partita in parte, la ricostruzione sociale non è nep-

pure immaginata, al di là della convegnistica e delle indagini sociologiche non c’è quasi nulla, mancano spazi e servizi pubblici. Se qualcuno ci dice «Come vanno le cose all’Aquila?» viene voglia di rispondere: «Tutte chiacchiere e distintivo». Arci L’Aquila

L’associazionismo a 4 anni dal sisma uattro anni passati tra tende blu, casette di legno, scuole prefabbricate e case su pilastri non certificati. Quattro anni passati in un contesto quasi surreale, in una città ancora transennata, con piccoli paesi (li chiamano ‘new towns’) senza nemmeno un servizio, in cui la quotidianità ‘di una volta’ è stata completamente dimenticata. Quattro anni trascorsi tra promesse, programmi, annunci, proclami…parole che hanno stancato tutti

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senza lasciare nulla di concreto. Concreto invece è il contributo che il mondo dell’Associazionismo sta lasciando a L’Aquila, dai primi istanti dopo il sisma sino ad oggi. Progetti di inclusione e di aggregazione, attività per disabili, giovani, anziani e migranti, indagini per capire e conoscere le criticità del contesto, realizzazione di veri e propri luoghi, posti fisici in cui aiutare la città alla sua rinascita.

Da Piazza d’Arti alla Casa dell’Associazionismo, da Case Matte all’Asilo Occupato, luoghi in cui si concentrano entusiasmi e proposte, spazi di vera ricostruzione sociale a cui purtroppo non fa seguito la ricostruzione fisica delle case, della città, ad oggi ancora lacerata e sempre più simile ad un museo a cielo aperto. di Andrea Salomone, volontario Arci L’Aquila

L’Aquila ha bisogno di essere vista, ragionata, condivisa

nche se vivere nell’Aquila non ricostruita è sempre più difficile (seimila persone se ne sono andate nell’ultimo anno), i comitati cittadini, le associazioni, molte delle persone che abitano questo territorio hanno imparato a reagire. Il 23 marzo scorso una ventina di associa-

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zioni, tra cui tutte quelle affiliate all’Arci, su invito del Comitato 3e32, hanno realizzato una Festa della non-ricostruzione: un giorno di ironia e protesta per denunciare il mancato avvio della fase di ricostruzione del centro storico promesso dal governo. Questo appuntamento verrà ripetuto nei

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prossimi mesi, per allargare la rete del coinvolgimento sociale, per rispondere dal basso alle troppe assenze del territorio, per fronteggiare la depressione strisciante che sta uccidendo la comunità. Il 5 maggio saranno all’Aquila gli storici dell’arte di tutta Italia, il 18 e 19 maggio verranno le donne delle realtà femministe, dei Centri anti-violenza, delle Case delle donne per il secondo appuntamento di TerreMutate; a giugno arriveranno due marce, a piedi e in bicicletta, dall’Emilia e da Roma, per chiedere la messa in sicurezza del territorio nazionale; sempre a giugno un concerto dei Tetes de Bois, con il loro palco a pedali, primo eco spettacolo del mondo. A queste e ad altre iniziative invitiamo tutte e tutti: L’Aquila ha bisogno di essere vista, ragionata, condivisa. Se in questa vicenda ci sarà un lieto fine, sarà possibile solo insieme alle migliori forze della realtà italiana. di Nicoletta Bardi, associazione Bibliobus


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Una città maltrattata che ha bisogno di ritrovarsi bella: la tappa della Carovana a Reggio Calabria

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sembra come quelle luci delle strade che si abbassano per un improvviso calo di energia. La luce c’è, ma è malata, sbiadisce sino a perdersi all’avvicinarsi della notte. Lo confermano alcuni commercianti, la proprietaria del nostro alloggio, un cameriere. Sono tutti gentili e affabili ma, sperando siano il campione di un improbabile sondaggio da bar, sono tutti disillusi. La classe dirigente è la grande assente. Poi scopriamo che esistono anche coloro che si son presi la briga di portare la lampada e illuminare la notte di questa città. Molti locali hanno l’adesivo Reggio Libera Reggio, la campagna di Libera contro il pizzo. Gli adesivi sono ancora lucidi ma esibiti con fierezza. La sera, il circolo Arci che ci ospita, rivela la bella gioventù reggina: scrittori, giornalisti, operatori sociali, molti precari ma non sembrano per nulla rassegnati. Non c’è quel senso di abbandono che a volte si respira nelle città italiane. Gli occhi qui al ‘Random’, brillano tutti, altro che luce soffusa. La Carovana purtroppo non è la zucca di Cenerentola che si trasforma in regale carrozza: siamo in viaggio e quindi, per definizione, in transito. Non bastano le carovane

per trasformare le città. Noi siamo narratori di un viaggio che ci aiuta a capire, a sviluppare e a favorire incontri. Ma non esistono le bacchette magiche e nessuna Cenerentola si trasforma in principessa solo per magia. Questa Reggio maltrattata, ha bisogno di specchiarsi e di ritrovarsi bella. La criminalità organizzata, la commistione, il malaffare la indeboliscono, la sciupano inesorabilmente. Mi auguro che quei giovani ci pensino, che qualcuno di loro – come ci raccontava durante una bella spaghettata, inevitabilmente aglio olio e peperoncino abbia voglia di trasformarsi in fata e riprendersela questa città. Forse il tempo del cambiamento è ora. Info: cobianchi@arci.it

IL RACCONTO SOCIAL La Carovana Internazionale Antimafie corre anche sui social network: seguila su twitter con l’hashtag #nomafie, sulla pagina facebook Carovana Internazionale Antimafie e sul canale youtube Carovana Antimafie

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el 1988 un dossier de Il venerdì di Repubblica, dedicato a Reggio Calabria, venne mestamente intitolato La violentata a commento di un triste primato: il più alto numero di omicidi ed il più alto tasso di disoccupazione nell’anno precedente. Arriviamo con la Carovana antimafie a Reggio in mattinata e, chissà per quale dinamica dei pensieri, quel reportage, dimenticato in uno scaffale della mia memoria, di colpo ritorna nitido in mente. Annoto sul diario che al rientro dovrò verificare i dati attuali della città ma al momento scelgo di affidarmi all’istinto e di attraversare la città senza alcun filtro: ascoltare, guardare, capire senza dati, approcciando le persone che in questa domenica pomeriggio si aggirano, sbandando a causa di un vento fastidioso e forse in cerca di un punto di equilibrio che qui sembra proprio mancare. Il Comune da qualche mese è sciolto per infiltrazione mafiosa e c’è un serio rischio di dissesto. La spazzatura per le strade, accumulata da giorni, è una delle prime conseguenze di questo disastro. Ma, paradossalmente, è la luce complessiva di questa città quello che ci colpisce di più. Reggio, è questa la prima impressione,

Il viaggio della Carovana in Calabria e in Puglia opo le tappe siciliane e quelle calabresi di Reggio Calabria e Lamezia Terme, Il 9 aprile la Carovana ha raggiunto Crotone. Al parco Pignera si comincerà alle 10.30 con il Reading contro le mafie a cura dell’associazione Il Barrio dal titolo Noi non baciamo le mani. Alle 11 si terrà, sempre al parco, il convegno Energie pulite ed economie sporche. Energie rinnovabili, rifiuti, ecomafie. La Carovana incontrerà poi i soci della cooperativa Terre Joniche - Libera Terra, che ha il compito di avviare produzioni biologiche sui 100 ettari di terreni confiscati alla 'ndrangheta nei comuni di Cirò e Isola di Capo Rizzuto. La giornata terminerà con la Grigliata Antimafie, presso la Villa Comunale Sottana. Un momento di ritrovo per socializzare e condividere, attraverso la musica e il cibo, idee, passioni e sogni. Dalla Calabria la Carovana passerà in Puglia, dove si fermerà fino al 14 aprile con un programma molto intenso. Già il 9, in attesa del suo arrivo, è stata organizzata a

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Bari la presentazione del report Amministratori sotto tiro. Intimidazioni mafiose e buona politica. Sempre nel capoluogo pugliese il 10 aprile ci sarà al mattino l’incontro con le scolaresche e nel pomeriggio la presentazione di Sparano? Via da Bari! (loro…). L’11 aprile si comincia al mattino con una conferenza stampa/dibattito su Beni confiscati. Emergenze, buone pratiche e criticità che si terrà nel bene confiscato di piazza San Pietro a Bari. Alle 16 è previsto In cammino tra i beni confiscati, un viaggio itinerante tra i beni confiscati di Bari vecchia, con i timpanisti di Nicolais. In serata, dopo la raccolta firme per le campagne Io riattivo il lavoro e Riparte il futuro, la cena della legalità con i prodotti di Libera Terra e lo spettacolo musicale di Daniele Di Maglie. Il 12 mattina si resta a Bari con lo spettacolo di burattini Mafia off per i ragazzi delle scuole e poi si parte per Brindisi. Qui, alle 11.30, si terrà una manifestazione pubblica in ricordo di Melissa Bassi. Alle

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sera cena della legalità e spettacolo musicale. Il 13 aprile la Carovana sarà a Lecce, per una biciclettata organizzata in collaborazione con la Uisp e altre associazioni. Subito dopo, alla scuola media Zimbalo, si terrà il dibattito La sacra corona e il consenso oggi!? con Elsa Valeria Mignone, sostituto procuratore DDA. Poi, a Casarano, incontro con gli studenti e alle 18 a Maglie la presentazione della graphic novel Nostra madre Renata Fonte. Alle 21 ad Arnesano si chiuderà la giornata con una festa della legalità (e di solidarietà col circolo Guernica, danneggiato da attacchi criminali). Il tour pugliese si concluderà il 14 aprile con le tappe a Cerignola, dove ci sarà una manifestazione pubblica sui beni confiscati nella provincia e una visita al laboratorio della legalità Francesco Marcone. Nel pomeriggio la Carovana raggiungerà Manfredonia e poi San Severo, per un dibattito sul caporalato e uno spettacolo di pupazzi e burattini. Info: www.carovanaantimafie.eu


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I diari delle ultime tappe della Carovana in Sicilia a cura di Carmen Valisano - I Siciliani giovani - CTzen

3 aprile Palermo-Caltavaturo

4 aprile Mazzarino-Niscemi

La Carovana arriva a Palermo e ad accoglierla sono gli studenti dell'Istituto degli Duca Abruzzi. Vengono letti i nomi delle vittime di mafia. È un momento toccante. Per unire il ricordo all’impegno quotidiano viene raccontata la scintilla che ha dato vita alla Carovana, nel ‘94. «La Carovana è un viaggio di libertà spiega Alfio Foti - Quando l'abbiamo creata non pensavamo durasse così a lungo, che ce ne sarebbe stato ancora bisogno». Secondo Rita Borsellino, invece, «una volta saliti non si scende. Un viaggio di libertà non ha termine». La conclusione dell'incontro spetta a Vincenzo Agostino, padre dell'agente di polizia Antonino, ucciso assieme alla moglie Ida perché a conoscenza di informazioni sul fallito attentato dell'Addaura. Davanti agli occhi dei ragazzi, in un breve video, scorrono le immagini del matrimonio di Antonino Agostino e quelle più recenti dell'impegno dei genitori nel cercare di ristabilire la verità sull'uccisione e sui segreti che aleggiano ancora sulla vicenda. A chiudere la giornata della Carovana, la tappa nel piccolo paesino di Caltavuturo. Quattromila anime, posizione isolata ma con un panorama invidiabile, e un grande fermento grazie alle attività dei giovani. Sono loro a raccontare la storia della strage di San Sebastiano. Il 20 gennaio del 1893, durante i Fasci siciliani, l'esercito aprì il fuoco sulla folla di contadini in rivolta uccidendone undici. Ancora una volta una storia di lavoro e di violenza legate a doppio filo, ma narrata con la determinazione di chi vuol cambiare quanto di negativo c’è su questa terra.

Uno splendido corteo di ragazzi di tutte le scuole del paese ha accolto la Carovana al suo arrivo a Mazzarino, in provincia di Caltanissetta. Studenti provenienti dal piccolo comune ma anche da quelli vicini hanno portato cartelloni e testimonianze su cosa significhi la mafia e come incida sul territorio. Dopo aver sfilato lungo la via principale, hanno fatto uno spuntino con le ‘pizze della legalità’ realizzate dagli ospiti dell'associazione Il Girasole, richiedenti asilo impegnati in un progetto di integrazione e lotta ad ogni forma di sfruttamento. «La legalità non è rispetto acritico delle regole, ma è anche solidarietà», spiega ai giovani Anna Bucca, presidente di Arci Sicilia. A lei fa eco il procuratore aggiunto della Dda di Palermo, Vittorio Teresi: «Stiamo facendo cultura antimafia», afferma ringraziando i ragazzi. «La Carovana è un ponte della cultura. Salirvi significa esportare i bisogni, fare capire alle persone che incontra quali siano le vere necessità». Un'iniziativa che consente un costante scambio di idee e proposte: «Siamo isola - continua Teresi - abbiamo sofferto e consentito il crescere del fenomeno mafioso perché siamo rimasti sempre isolati». Lasciata Mazzarino, è stata la volta di Niscemi. Accolti dai cittadini che si oppongono al Muos - l'impianto satellitare nella base Usa all'interno della riserva della Sughereta - si è parlato con Lidia Menapace (saggista ed ex senatrice, ha fatto parte della Resistenza) dell'importanza di portare la protesta dei cittadini nisseni anche oltre lo Stretto.

5 aprile Catania

6 aprile Messina

Nella prima parte della tappa catanese, la Carovana ha scelto di fermarsi davanti a tre aziende, Aligrup, Riela e Almaviva. Aziende con storie diverse ma tutte emblematiche della crisi del mondo del lavoro a Catania. In particolare, il caso della Riela rappresenta una sconfitta dello Stato. La ditta è stata infatti confiscata nel ’99 e messa in liquidazione un anno fa, nonostante i lavoratori avessero provato a riattivarla con un’esperienza simile a quella della Calcestruzzi Ericina di Trapani. «Se un'azienda confiscata chiude, è un messaggio devastante», ripetono i lavoratori, oramai stanchi e sfiduciati. La Carovana ha poi proseguito per il quartiere Librino, uno dei più difficili di Catania. Per un gruppo nato lì c’è un pezzo di terra che vale moltissimo, un rettangolo di erba nel quale giocare a rugby. Il gruppo si chiama I Briganti ed è nato all’interno del centro Iqbal Masih. «Per anni abbiamo vagato nei vari campi della città e qualche ragazzo l'abbiamo perso per strada - spiega Stefania Ferrara - Lo scorso anno ci siamo accorti che non potevamo continuare a vagare». Così, armati di zappe, hanno ripristinato quello che era diventata un'altra voragine piena solo di erbacce. Il comitato cittadino Campo san Teodoro liberato nel 2012 ha dunque ripreso possesso di una struttura sportiva realizzata per le Universiadi del 1996 e mai consegnata agli abitanti. «Oggi tutte le nostre under si allenano qui - continua Ferrara - e a gennaio si è svolta la prima partita finalmente in casa».

Il borgo di Giardini Naxos, in provincia di Messina, è una delle prime colonie greche in Sicilia. Vive soprattutto di turismo. La Carovana si è fermata anche qui per raccogliere la protesta dei cittadini contro un progetto che rischia di metterne in pericolo fisionomia e ambiente. È in corso, infatti, un progetto per realizzare un porto che distruggerà la baia. Un palazzo sulla diga foranea, due parcheggi, la cementificazione di parte del lungomare. I lavori per la nuova struttura metterebbero in ginocchio l'economia locale, impedirebbero di poter usufruire di un'importante porzione della costa con un impatto ambientale considerevole. Il progetto è stato portato avanti in silenzio. Solo da poco è cominciato a filtrare qualcosa dall’amministrazione locale. Secondo i diversi comitati locali la creazione di una struttura simile rappresenterà un danno per il territorio. Lo hanno ribadito anche nel corso di una splendida manifestazione all'interno del parco archeologico che sorge proprio a pochi metri dal mare. Proseguendo il suo viaggio verso nord, la Carovana ha incontrato anche gli attivisti del teatro Pinelli che per circa due mesi hanno occupato la struttura. Sgomberato dalle forze dell'ordine, in dieci adesso sono indagati per vari reati. Chiudere un teatro, con tutte le potenzialità culturali che porta con sé, «per noi è cultura della mafia», dice uno di loro. Per dimostrare la loro cura di quel luogo, i cittadini che hanno partecipato al passaggio della Carovana hanno cancellato le scritte fasciste sulla facciata del teatro.

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Tutti i numeri del Forum 0.000 pass distribuiti, 50.000 quote di registrazione pagate, 8.000 volontari, 1.800 giornalisti, per un totale di 60.000 presenze. 4.500 organizzazioni registrate, 1.612 seminari e attività, 30 assemblee di convergenza tematiche. 70 parlamentari di 18 paesi. Il tutto è costato 1,2 milioni di euro. Il 23 per cento del budget è stato coperto dalle quote di partecipazione. È stato il Forum meno costoso, e quello con la maggiore percentuale di budget coperta dalle quote versate dai partecipanti. Questo, in numeri, il Forum Sociale Mondiale di Tunisi. Un evento straordinario, dal punto di vista politico, economico, organizzativo. A Tunisi, chiuso il Forum, sono iniziati gli incontri istituzionali con il Presidente della Repubblica, il Primo Ministro, tutti i ministri del Governo. Senza differenze, nonostante le diverse appartenenze politiche, tutte le alte cariche istituzionali hanno sottolineato che il Forum è stato essenziale per restituire alla Tunisia l'immagine di un paese dove i problemi politici non impediscono il confronto democratico, dove lo spazio pubblico è agibile, e in cui le forze democratiche sono impegnate a difenderlo. Il Consiglio Internazionale del FSM, che si è riunito a Tunisi domenica e lunedì, si è aperto con un appello per la liberazione di un suo esponente, Yilmaz Orkan del Kurdish Network, arrestato all'aeroporto di Bruxelles

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mentre era in partenza per Tunisi, con l'accusa di appartenere al PKK. La discussione nel Consiglio è stata intensa: il successo del Forum di Tunisi ha riacceso l'attenzione delle organizzazioni più importanti, dai sindacati di tutto il mondo alle grandi reti sociali. E rende più urgente la riforma della struttura organizzativa che coordina il processo. Dare un centro a una rete non è cosa facile, ma è necessario per garantire una maggiore efficacia, non soltanto nei giorni del Forum, un più ampio coinvolgimento di tutti gli attori sociali vecchi e nuovi, in modo democratico e trasparente. Il Forum si conferma come la più grande e unitaria rete globale di collegamento delle organizzazioni sociali del pianeta, e deve riuscire ad essere ancora più utile alla costruzione di alleanze per l'alternativa, soprattutto in un periodo in cui la maggior parte delle lotte e delle buone pratiche si realizza sul livello locale e nazionale. Questa sfida interroga tutti, anche qui in Italia. In questi anni abbiamo caparbiamente tenuto viva la Rete Italiana del FSM, e abbiamo aiutato il percorso che ha portato il Forum a insediarsi nel Maghreb-Mashrek. Ora, con Tunisi che ha prodotto un nuovo interesse per il processo, è possibile rafforzare la Rete e renderla più utile a tutti. Ma c'è bisogno di un rinnovato impegno delle organizzazioni e dei movimenti, grandi e piccoli, vecchi e nuovi.

Come italiani abbiamo il ruolo di aiutare il futuro del Forum, se vogliamo continuare ad usarlo per rafforzare le nostre campagne. Dobbiamo aiutarlo a svilupparsi, anche attraverso un lavoro di ricerca di fondi, di progetti, di campagne e di alleanze da far convergere nel percorso. Ma soprattutto, dobbiamo dare un contributo politico su una questione essenziale, tanto più se speriamo che il prossimo Forum torni nella sponda sud del Mediterraneo: dobbiamo sostenere il dialogo per la pace dal basso fra marocchini e saharawi iniziato dal Forum Sociale del Maghreb. La discussione nel Consiglio Internazionale ha evidenziato che molti movimenti latinoamericani non riescono a superare la logica amico-nemico. In nome dei diritti del popolo saharawi, vedono con sospetto le organizzazioni marocchine altermondialiste. Non capiscono quanto sia importante sostenere la società civile che costruisce ponti fra popoli divisi dai conflitti. Noi abbiamo questa cultura nel nostro codice genetico. Dobbiamo diffonderla. Il Forum delle Alternative del Marocco è stato l'iniziatore e guida del percorso nella regione che ha permesso al Fsm di svolgersi a Tunisi. Hanno fatto tanto anche per noi. E noi che siamo loro amici, come lo siamo della causa del popolo saharawi, possiamo nel prossimo futuro provare a restituire loro qualcosa. Info: bolini@arci.it

Il documento dell’assemblea di convergenza sulla Palestina A ssemblea di convergenza sulla Palestina si è tenuta a Tunisi, all’interno del Forum Sociale Mondiale, in un tempo di forte lotta popolare nei Territori contro l'apartheid, la colonizzazione e l'occupazione di Israele e per una piena applicazione dei diritti inalienabili del popolo palestinese. Abbiamo osservato con soddisfazione la centralità attribuita alla Palestina in questo Forum di Tunisi. L’assemblea di convergenza sulla Palestina intende riaffermare il sostegno alla resistenza popolare palestinese e il nostro pieno impegno sui seguenti obiettivi comuni: - Il diritto all'autodeterminazione per il popolo palestinese contro l'occupazione coloniale e gli insediamenti; - la riaffermazione dell'importanza del voto della Assemblea generale delle Nazioni Unite per il riconoscimento dello Stato di Palestina; - la fine dell'apartheid e l’abbattimento del muro; - la libertà per i prigionieri politici; - la fine del blocco di Gaza e una Palestina

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libera; - il diritto al ritorno secondo la Risoluzione 194 delle Nazioni Unite; - la fine della colonizzazione di Gerusalemme e delle barriere. Denunciamo ogni complicità con lo Stato di Israele (degli Stati, Istituzioni, imprese) che ne consentono l'impunità. A questo proposito, denunciamo la politica degli Stati Uniti e il loro uso scorretto del veto nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Per realizzare questi obiettivi sosteniamo le seguenti azioni e campagne per: - rafforzare ed espandere a livello mondiale il movimento BDS (Una particolare mobilitazione deve prendere avvio contro la G4S, la più grande azienda per la sicurezza, a livello internazionale, coinvolta nell'occupazione israeliana, nelle prigioni e nei check points); - la sospensione dell'accordo di associazione UE-Israele, in base all'art. 2 (esiste un precedente nel caso dello Sri Lanka); - mettere fine al commercio d'armi con Israele; - la liberazione di tutti i prigionieri politici;

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- la fine dell'assedio disumano di Gaza, con azioni quali la Freedom Flotilla e Gaza Arch; - portare i crimini israeliani contro la Palestina di fronte alla Corte Penale Internazionale; - chiedere la ricostituzione del Comitato speciale delle Nazioni Unite contro l'apartheid, e lo scioglimento del Quartetto. - dare sostegno ai rifugiati palestinesi in Siria e nei paesi vicini, da dove rischiano l'espulsione; - promuovere campagne sindacali a sostegno dei diritti palestinesi, sociali e del lavoro; - organizzare missioni civili in Palestina; - diffondere le conclusioni del Tribunale Russell sulla Palestina che denunciano i crimini di Israele, richiedendo l'applicazione del diritto internazionale. Lavoreremo per la costruzione di un forte movimento internazionale di solidarietà con la Palestina. Continueremo ad utilizzare il processo del Forum sociale per rafforzare il movimento di solidarietà con la Palestina. Info: alessandra.mecozzi@tin.it


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Atene non è sola: dal 7 al 9 giugno l’Altersummit arà il primo grande evento di mobilitazione in Grecia dopo il disastro imposto dalla Troika. E già solo per questo l'Altersummit ha un valore: renderà visibile la solidarietà europea alla divisione generata dalle politiche europee. Per mettere al centro la solidarietà, precondizione di qualsiasi progetto alternativo alle politiche di austerità nel nostro continente, si stanno anche verificando le condizioni per arrivare ad Atene con un convoglio di aiuti sanitari. Un aiuto concreto per gli ambulatori sociali che assistono le migliaia di persone che con il lavoro hanno perso pure il diritto alla sanità pubblica. Ma anche e soprattutto una provocazione politica e culturale. È un anno che si lavora all'idea dell'Altersummit. L'obiettivo non è solo realizzare un incontro partecipato e visibile, ma dare le basi a una alleanza permanente capace di superare la frammentazione che ha caratterizzato questa prima fase di resistenza alla gestione della crisi da parte dei potentati europei. Sarà un esperimento coraggioso e anche senza rete, che prova a mettere insieme intellettuali, economisti, società civile, personalità, con i sindacati e anche con la politica, su un terreno

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condiviso di iniziativa comune su alcuni punti di piattaforma urgenti e possibili: e per questo è in lavorazione un Manifesto che verrà lanciato ad Atene. Il miscuglio dei promotori è interessante: oltre a persone provenienti dai movimenti, Susan George per prima, fra i promotori si trova Jan Kavan - ex primo ministro della Repubblica Ceca e ex presidente della Assemblea Generale dell'ONU e il filosofo Slavoj Zizek. C'era anche Stephane Hassel, il mitico autore di ‘Indignatevi’ scomparso da poco. E poi c'è una lunga serie di sindacati: la Confederazione Europea, il Sindacato Europeo dei Servizi Pubblici, il sindacato francese, portoghese, i sindacati belgi, quelli di Ungheria e Serbia, insieme alla CGIL. E anche alcuni sindacati autonomi. Insieme a loro la rete degli Economisti Atterrees e la rete Roosevelt 2012 formata da personalità autorevolissime che chiedono all'Europa di fare ciò che fece al tempo il Presidente Usa, investendo sul pubblico e sullo sviluppo di fronte alla crisi. Anche il format non sarà quello tipico dei Forum: l'Altersummit di Atene vedrà importanti sessioni in plenaria, e solo in ultimo si dividerà in alcuni gruppi di

lavoro tematici, per approfondire un possibile piano di lavoro comune sui punti condivisi. In Grecia, naturalmente, ad accoglierci ci sarà anche Syriza, il principale partito dell'opposizione, che nei sondaggi sembra essere attualmente il primo partito del paese. Un soggetto nuovo e particolare, nato dalla convergenza di soggetti politici e di movimenti sociali, quelli con i quali abbiamo condiviso Genova e Firenze nel decennio scorso. A differenza di quello che qui in Italia è stato spesso detto di loro, sono pienamente europeisti - e per questo vogliono una altra Europa. Hanno offerto un punto di riferimento progressista e democratico nel momento della dissoluzione del Partito Socialista, scomparso sotto il peso della burocrazia, della corruzione e dell’acquiescenza ai diktat della troika. E oggi sono impegnati in prima persona a dare una mano alle esperienze indipendenti di mutuo soccorso comunitario che anche l'Arci sostiene. Saranno giornate interessanti, quelle di Atene. Da vedere e da vivere. Chi può, si tenga libero dal 7 al 9 giugno. La nostra delegazione servirà anche a dire, una volta di più, che «Atene non è sola».

‘Cambiare il presente per tutelare il futuro’. Stralci del documento finale dell’assemblea di convergenza del Climate Space L’umanità e la natura sono al bordo di un precipizio. Noi non staremo immobili. Agiremo e affronteremo le cause profonde del cambiamento climatico cambiando il sistema. Cambiare sistema significa: • lasciare più di due terzi delle riserve di combustibili fossili sotto terra e mettere fine allo sfruttamento delle tar sands e dello shale gas; • sostenere, per i lavoratori e le comunità locali, un’equa transizione da un’economia estremamente energivora ad economie locali resilienti basate sulla giustizia sociale, ecologica e ambientale; • decentrare la generazione e il controllo dell’energia a favore delle comunità locali con l’uso di fonti rinnovabili di energia. Investire in infrastrutture energetiche locali di piccola scala, basate sull’approvvigionamento delle comunità locali; • smettere di costruire ampi ed inutili progetti di infrastrutture che contribuiscono alla produzione di gas climalteranti, come le grandi dighe, autostrade, progetti di produzione energetica centralizzata di larga scala e aeroporti; • mettere fine alla predominante produzione di cibo vocata all’esportazione e assicurare che i raccolti e gli allevamenti locali incontrino i bisogni nutrizionali e culturali delle comu-

nità locali; • adottare approcci ‘rifiuti zero’ nella promozione di ampi programmi di riciclaggio e compostaggio, che mettano fine all’uso di inceneritori e discariche; • fermare il land grabbing, le industrie estrattive e il sovra sfruttamento delle risorse, rispettando il diritto dei contadini, dei popoli indigeni e della natura; • mandare le auto fuori dalle strade, costruendo infrastrutture ecologiche di trasporti pubblici adatte a mezzi che si alimentino da fonti energetiche rinnovabili e non da combustibili, da rendere accessibile a ciascuno; • produzione e consumo locale di beni durevoli; • fermare il libero commercio e gli accordi sugli investimenti; • smantellare la militarizzazione. Abbiamo bisogno di un sistema nuovo che trovi un’armonia tra umani e natura e non un modello di crescita infinita. Abbiamo bisogno di un nuovo sistema che risponda ai bisogni della maggioranza e non di pochi. Abbiamo bisogno di una ridistribuzione del benessere che oggi è sotto il controllo dell’1% degli abitanti del pianeta. Solo una società che ha il controllo democratico sulle risorse che ora sono nelle mani di pochi sarà in grado di garantire la giustizia economica, sociale e

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ambientale. La battaglia principale è al di fuori dei negoziati internazionali sul clima, ed è invece radicata nei luoghi dove si combatte in prima linea su petrolio, gas, estrazione mineraria, l’agricoltura industriale, la deforestazione, l’inquinamento industriale. Stati Uniti, Europa, Giappone, Russia e gli altri paesi industrializzati, in quanto principali emettitori storici, devono portare a termine la più grande riduzione delle emissioni. Cina, India, Brasile, Sud Africa e le altre economie emergenti dovrebbero fissare obiettivi di riduzione delle emissioni. Non accettiamo che in nome del diritto allo sviluppo diversi progetti per un consumo più sostenibile e lo sfruttamento della natura siano stati promossi nei paesi in via di sviluppo solo a vantaggio dei profitti dell’1% degli abitanti del pianeta. La lotta per un nuovo sistema è anche la lotta contro le false soluzioni al cambiamento climatico. Se non le fermiamo si svilupperà un nuovo ciclo di privatizzazioni e mercificazione della natura che distruggeranno ulteriormente l’intero sistema Terra. Proposte come Vivir Bien, i beni comuni, i diritti della natura, la sovranità alimentare, la prosperità senza crescita, l’indice di felicità, l’Accordo dei Popoli di Cochabamba e altri hanno già elementi chiave per costruire un nuovo sistema alternativo.


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Il Trattato sulle armi è un primo passo positivo, ma la strada di un vero controllo è ancora lunga approvazione da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del Trattato sul commercio di armamenti è un passo importante per tutte quelle associazioni, tra cui la Rete Italiana per il Disarmo, che da dieci anni si battono per regolamentare i trasferimenti di armamenti. Non è un caso che solo dopo un percorso lungo e controverso si sia arrivati a questa approvazione grazie soprattutto alla forte pressione internazionale. Certamente il Trattato approvato non copre tutte le criticità connesse al commercio di armi, ma già l’aver previsto per la prima volta delle regole mondiali comuni è un fatto importante. Ovviamente il lavoro per giungere a una regolamentazione ancora più rigorosa continuerà, sia a livello italiano che internazionale. Il Trattato entrerà in vigore solo dopo la ratifica dei primi 50 paesi, e sarebbe un segnale importante se l’Italia fosse tra i primi paesi a compiere quest’atto. La soddisfazione è condivisa anche a livello internazionale: gli attivisti della campagna Control Arms hanno definito l’approvazione «l'alba di una nuova era, perché que-

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sto voto invia un segnale chiaro ai trafficanti di armi e a chi viola i diritti umani: il loro tempo è scaduto». Dopo sei anni di negoziati diplomatici e più di 10 anni di campagna della società civile internazionale l’approvazione è infatti stata raggiunta con una maggioranza schiacciante (154 sì, 3 no e 23 astenuti). Il Trattato sancisce nel nuovo diritto internazionale un insieme di regole chiare per tutti i trasferimenti globali di armi e munizioni, anche se rappresenta un compromesso al ribasso voluto da diversi paesi (tra cui Stati Uniti, Russia, India e Cina) e sono molte ancora le lacune da colmare, malgrado il testo presentato l’ultimo giorno di lavori presenti dei passi in avanti rispetto alla bozza iniziale. Il Trattato riguarda infatti solo i principali sistemi d’arma (carri armati, veicoli corazzati da combattimento, sistemi di artiglieria di grosso calibro, aerei da combattimento, elicotteri d’attacco, navi da guerra e sottomarini, missili e missili lanciatori) più le armi leggere e di piccolo calibro. Restano limitate le forme di controllo sulle munizioni e sulle componenti di armi, men-

tre restano fuori le armi da fuoco che non hanno un esclusivo uso militare, tutte le armi elettroniche (radar, satelliti ecc), oltre ai trasferimenti di armi all'interno di accordi governativi e programmi di assistenza e cooperazione militare (poiché esso riguarda solo il commercio di armi). Ora, per le organizzazioni della società civile, si tratta di proseguire la mobilitazione affinché il Trattato entri in vigore, monitorandone l’attuazione che ne faranno i singoli Paesi. È positivo che comunque, con l'approvazione di questo Trattato, venga chiaramente sconfitto chi per interessi politici o economici è sempre stato contrario ad una regolamentazione del commercio delle armi. Tra gli oppositori al Trattato, oltre a diversi governi autoritari e dittatoriali, figurano infatti anche diverse lobbies. A questi signori oggi il mondo ha detto che le armi non sono né un diritto costituzionale né un simbolo della democrazia: sono invece una merce che per troppo tempo è stata venduta e trafficata con la complicità degli stessi produttori. Info: www.disarmo.org

Sostegno ad Solidarietà con il popolo greco! Per una revisione delle politiche di austerità Hassan Juma Awad L’Arci invita a diffondere questa petizione web per la Grecia promossa dalla rete Avanti Europe. «La Grecia rappresenta l’apice della crisi economica europea. Sta sperimentando un livello di austerità senza precedenti, il cui peso grava ingiustamente sulle persone che meno responsabilità hanno per il debito e che stanno soffrendo di più. Si tratta di cittadini greci ma anche di migliaia di migranti e richiedenti asilo. Dal 2009 la Grecia ha registrato un aumento dei suicidi del 37%, mentre il tasso di disoccupazione è salito alle stelle, dal 8% al 27% (57% per i giovani), lasciando 1,3 milioni di cittadini senza un lavoro. Oggi 3,4 milioni di persone sono considerate povere e rappresentano il 31% della popolazione greca. L’incapacità dei politici di affrontare i problemi del paese, ha portato il neonazista Alba dorata a diventare il terzo partito, passando nei sondaggi dal 12 al 15%. Molte persone sono infatti così arrabbiate e disperate che preferirebbero persino sacrificare la democrazia pur di far sentire la loro voce. Questo non è solo un problema greco, è anche un problema europeo. La Grecia ha fatto degli errori, ma le politiche di austerità non rap-

presentano la soluzione alla crisi. Al contrario, impediscono la crescita economica ed hanno un impatto devastante sulla popolazione. La Grecia deve ristrutturare la propria economia e rimettere a posto le sue finanze. Tuttavia, una ripresa economica sostenibile non passa solo dai bilanci e dagli obiettivi di bilancio. L’austerità non dovrebbe essere attuata al prezzo di sofferenze umane. Il fulcro delle misure di risanamento dovrebbe basarsi sul settore pubblico, sul sostegno a misure ecosostenibili, sulla crescita economica e sulla coesione sociale caratterizzate dal principio di solidarietà in base al quale sulle spalle più forti deve gravare il carico più pesante. L’Europa deve evitare che la situazione in Grecia diventi una vera e propria catastrofe umanitaria ed adoperarsi perché la stessa ricetta non sia applicata ad altre economie deboli. Chiediamo a voi, membri della Troika e governo greco, di rivedere il piano di austerità e di mettere gli esseri umani e i loro bisogni al centro delle decisioni. Il 9 maggio (Giorno dell’Europa) le firme a questa petizione verranno inviate alla Troika e al governo greco». Info: www.avantieurope.eu

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Hassan Juma Awad, il leader del sindacato dei lavoratori del petrolio iracheni, rischia 5 anni di carcere per aver indetto uno sciopero. A dieci anni dalla fine della guerra i diritti dei lavoratori in Iraq non sono garantiti. Sindacati ed organizzazioni della società civile di tutto il mondo stanno aderendo all'appello internazionale lanciato dalla Iraqi Civil Society Solidarity Initiative per cancellare le accuse contro il leader sindacale iracheno. A dieci anni dalla guerra in Iraq, nonostante la nuova Costituzione irachena riconosca il diritto d'associazione, rimane in vigore lo statuto dei lavoratori della dittatura di Saddam, che vieta i sindacati nel settore pubblico. Le autorità hanno inoltre ancora il potere di sciogliere i sindacati e vietare riunioni o scioperi. I sindacalisti del petrolio sono le prime vittime di queste politiche repressive che mirano ad indebolirne la capacità di difendere i loro diritti. La società civile internazionale si sta mobilitando in tutto il mondo, tra le adesioni sono di particolare rilievo quelle della Cgil, della Fiom, delle Trade Unions inglesi. Sul sito dell’Arci il link per aderire come sindacato o organizzazione.


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L’elenco dei campi di lavoro e conoscenza Arci all'estero CUBA - Periodo: dal 23 giugno all’8 luglio Quota: 1.850 EURO Breve descrizione: Conoscere il progetto consortile di Arcs, Enea, Università della Tuscia e Legambiente di supporto allo sviluppo dell’agricoltura urbana e sub urbana nella città di Pinar del Rio, interagendo con la comunità rurale. Contribuire alle attività di educazione ambientale e di riforestazione attivate. RWANDA - dal 4 al 18 agosto Quota: 1.700 Euro Breve descrizione: Promuovere la conoscenza e lo scambio con la realtà ruandese contemporanea, in particolare dell’Associazione locale SEVOTA, attiva dal 1994 (anno del genocidio) nel percorso di ricostruzione, riabilitazione e riconciliazione nel Paese: insieme alle donne e ai giovani vittime delle violenze durante il genocidio. Il campo è l'occasione per loro di far conoscere le storie personali, il loro vissuto, spesso caratterizzato da sofferenze, affrontandole attraverso il dialogo e 'il fare', riappropriandosi del gioco, dando vita a percorsi creativi e costruttivi. PALESTINA - dal 15 al 26 agosto Quota: 1.300 EURO Breve descrizione: Obiettivo del campo é quello di permettere ai partecipanti di conoscere e confrontarsi con la realtà dei territori occupati palestinesi attraverso visite, incontri, dibattiti ed attività con reti e organizzazioni locali, tutte particolarmente attive nel campo dell’informazione, della sensibilizzazione e della promozione soprattutto dei diritti dell'infanzia e delle giovani generazio-

ni, maggiormente colpite dal conflitto e dalla tensione sociale in quelle aree. MOZAMBICO - dal 2 al 22 settembre Quota: 1.850 EURO Breve descrizione: Occasione di incontro interculturale, attraverso la conoscenza diretta delle attività di cooperazione in Mozambico. Nel percorso di scambio e conoscenza si incontreranno le associazioni dei contadini e ci si confronterà sui diritti delle donne e sulla lotta all’HIV/Aids; si lavorerà nei laboratori artigianali di produzioni locali. Le località che ospiteranno il gruppo di italiani in Zambézia sono periferiche rispetto a Maputo, più isolate: ciò le rende più vulnerabili. La zona principale di riferimento è il Distretto di Morrumbala, ma saranno visitati anche i Distretti di Gilè, Nicoadala, Mopeia e Namacurra. GIORDANIA - dal 14 al 27 settembre Quota: 1.350 EURO Breve descrizione: si tratta di un viaggio di conoscenza tra le attività di cooperazione rivolte ai profughi e migranti presenti in Giordania realizzate da ONG partner di Arcs, in un'area particolarmente colpita dalla crisi regionale (conflitto siriano, iracheno, campi palestinesi). A questo percorso si abbina uno scambio interculturale giovanile in previsione della giornata delle lingue europee, organizzata ogni anno il 26 settembre dall'EUNIC, (European Union National Institute of Culture). In quell’occasione, gli istituti culturali francese, spagnolo, tedesco, inglese e italiano presenti ad Amman organizzano attività volte a interagire con la popolazione giovane giordana.

WORKSHOP FOTOGRAFICO BRASILE Periodo: dal 12 al 27 agosto Quota: 2.500 EURO Breve descrizione: L’obiettivo di questo workshop fotografico è la documentazione della realtà dei contadini brasiliani e del Movimento dei Sem Terra. Vivendo l'aria e la quotidianità degli accampamenti e asentamentos dell’area prescelta per catturare ‘istantanee’ dei ‘Senza Terra’, comunità che ha deciso di organizzarsi e resistere nella lotta per la riforma agraria. Tutte le sere invece si prevede l’editing del lavoro degli studenti, con discussione e confronto tra le varie foto. Ogni giorno verranno quindi scelte immagini significative su cui poi si baserà la selezione finale. Ogni partecipante viene così chiamato direttamente a raccontare, con un gruppo d’immagini, la sua esperienza, il suo ‘reportage sociale’. Il workshop è coordinato dal fotografo e didatta professionista Giulio Di Meo. TUNISIA Si tratta di un campo di conoscenza e incontro con le istanze dei movimenti culturali e sociali impegnati nella costruzione del processo democratico nel Paese e dell'interazione con alcune comunità locali sui temi dello sviluppo sostenibile e del benessere sociale. Date e luoghi di riferimento saranno resi pubblici prossimamente. SCADENZA ISCRIZIONI: 17 maggio (solo per Cuba il 3 maggio) PER INFORMAZIONI: www.arciculturaesviluppo.it campidilavoro@arci.it fb Arcs - Culture solidali

OCSE: Italia in fondo alla classifica per gli aiuti allo sviluppo econdo i dati forniti dall’ultimo rapporto dell’OCSE (l’Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo ) sui fondi 2012 impegnati dai paesi industrializzati per l’Aiuto pubblico allo Sviluppo (APS), l’Italia si attesta in fondo alla classifica, insieme a Grecia e Spagna. In un generale trend negativo, che vede una contrazione del 4% dei contributi a livello mondiale e del 7,4% a livello europeo, l’Italia va ancora peggio. Rispetto al 2011, infatti, si registra un -36% dell’impegno totale, portando la percentuale degli stanziamenti dallo 0,20% del PIL allo 0,13% di quest’anno: circa 1,5 miliardi in meno di finanziamenti. L’Osservatorio Aid Watch, promosso dalla Confederazione delle ONG europee CONCORD, che monitora la situazione dei fondi, sottolinea che questa diminuzione per il secondo anno consecutivo rischia di tradur-

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si nella fine del sostegno alla speranza di vita di milioni di persone, in molti paesi del mondo. Il dato italiano è frutto delle scelte dell’ultima legge finanziaria del Governo Berlusconi e si spiega, in parte, con la riduzione degli aiuti ai rifugiati che nel 2011, a causa degli effetti della primavera araba e della guerra in Libia, erano quasi centuplicati rispetto all’anno precedente. Le previsioni per il 2013 (0,15-0,16%), sulla base dei dati consolidati, registrano una, seppur lieve, inversione di tendenza, grazie all’impegno congiunto del ministro per la Cooperazione Riccardi, del Parlamento, delle ONG e della organizzazioni della società civile italiana. Tuttavia il dato è ancora lontano dalla meta dello 0,29% della media OCSE ed è un contributo in negativo al fatto, sempre più probabile, che l’Europa e gli altri paesi sviluppati non raggiungano

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nel 2015 l’ obiettivo dello 0,7%. «Siamo convinti che investire di più nello sviluppo globale si può e si deve non solo sulla base di principi e valori, ma perché questa è la cosa giusta da fare per combattere la crisi e uscirne assieme» ha dichiarato Francesco Petrelli, portavoce della piattaforma CONCORD Italia. Per questo chiediamo al Parlamento italiano due impegni precisi: assumere il Piano di riallineamento rispetto agli impegni internazionali per la cooperazione al 2017, che ridia un minimo di credibilità e ruolo all’Italia; far si che almeno una percentuale dei proventi della Tassa sulle Transazioni Finanziarie internazionali, adottata di recente anche dall’Italia, venga utilizzata per finanziare progetti di lotta alla povertà e al cambiamento climatico, così come chiedono molte organizzazioni della società civile.


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8 aprile, Giornata Internazionale di Rom e Sinti i è celebrata in tutto il mondo la Giornata internazionale dei Rom e dei Sinti, istituita in ricordo dell'8 aprile del 1971, quando a Londra si riunì il primo Congresso internazionale del popolo Rom e si costituì la Romani Union, la prima associazione mondiale dei Rom riconosciuta dall'Onu nel 1979. I rom in tutta Europa sono circa 11 milioni. La Romania è il paese che ne ospita il maggior numero (circa 2 milioni), ma dati rilevanti si registrano anche in Spagna, Ungheria e Bulgaria. Secondo i dati presentati nel Rapporto approvato nel 2011 dalla Commissione Straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, in Italia vivrebbero 170/180mila rom, lo 0,23% della popolazione totale. Di essi, secondo il Ministero del Lavoro, almeno 70mila sono cittadini italiani. Per il Ministero dell’Interno, le famiglie effettivamente ‘nomadi’ rappresentano solo il 23%. Definire i rom ‘nomadi’ non rappresenta dunque la realtà. Circa 40mila vivono nei campi, i restanti 140mila in normali abitazioni. Durante la seconda guerra mondiale vennero uccisi oltre 500mila zingari, vittime del nazionalsocialismo. Da secoli la loro immagine è

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legata a forme di devianza e criminalità. Il dibattito politico in Italia intorno alla questione rom è stato, in questi anni, soprattutto un dibattito elettorale. Rom e Sinti sono stati, loro malgrado, le vittime da sacrificare sull'altare di un facile consenso popolare che affondava le sue radici da un lato nel razzismo di vasti settori della nostra società; dall'altro nelle condizioni di estrema emarginazione, specialmente nelle grandi aree metropolitane. A questo va aggiunto lo stereotipo negativo presente nella nostra cultura nei loro confronti. Le politiche emergenziali hanno dilapidato milioni di euro, hanno peggiorato le loro condizioni di vita e contribuito ad accentuare la diffidenza dei cittadini italiani. C'è bisogno,al contrario, di pratiche sociali attraverso le quali le comunità rom possano riappropriarsi di quei diritti di cittadinanza, primi tra tutti quello alla casa, al lavoro e alla scuola, che la marginalizzazione gli ha sottratto. A partire dalla chiusura dei campi e dal blocco degli sgomberi senza alternative. Si tratta quindi di pensare ai diritti di una minoranza perseguitata da secoli, con una cultura fortemente messa in crisi dall'emarginazione e dal non rico-

noscimento da parte delle istituzioni. L'iniziativa per il riconoscimento della minoranza Rom e Sinti nel novero delle minoranze linguistico-culturali del paese deve essere un nostro impegno concreto. In questo senso dobbiamo operare per dare visibilità e valorizzare questa cultura, la loro lingua, la loro storia, in particolare nei nostri circoli con iniziative culturali che ne facciano emergere la ricchezza. Dobbiamo, come del resto abbiamo tentato di fare negli ultimi anni, affiancare e sostenere le esperienze di autodeterminazione dei rom. Il tema della rappresentanza è centrale; solo i rom e i sinti possono determinare il loro punto di vista, cosa che, in questi anni di assistenzialismo, non sempre si è verificata. Recentemente il governo ha approvato un documento di indirizzo generale che, anche grazie al contributo di diverse organizzazioni (tra cui l’Arci e molte associazioni di rom e sinti), tenta di ribaltare l'approccio culturale, il linguaggio, e le strategie politiche con le quali affrontare la questione. Tentativo lodevole ma che ancora, sul piano delle politiche effettive, non ha prodotto risultati. Info: claudiograzianoit@yahoo.it

A Bologna torna ProMiGrè, il festival delle migrazioni e delle genti, con tre giorni di incontri, mostre, proiezioni e dibattiti all’11 al 13 aprile torna per il secondo anno a Bologna ProMiGrè, il festival delle migrazioni e delle genti organizzato da Arci Bologna e dall'associazione Progrè, con il contributo della Cgil di Bologna e dell’Università di Bologna. Media partner dell’iniziativa: la Repubblica.it. Tre giorni di incontri, mostre fotografiche, proiezioni e giochi nel cuore culturale della città, tra la Biblioteca Salaborsa e la Cineteca di Bologna, per affrontare le lacune e le contraddizioni delle politiche italiane sull'immigrazione e per mettere in luce le buone pratiche maturate sul territorio, capaci di guardare oltre gli stereotipi e di cogliere la grande opportunità - in termini economici, culturali e sociali - di una presenza crescente di persone di origine straniera in Italia. Tanti i temi proposti – dalle ‘economie migranti’ ai Cie, dall’ accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo ai nuovi diritti di cittadinanza - su cui si confronteranno esperti, magistrati, associazioni, parlamentari, studenti e cittadini, con l’intento di dare il via a un percorso di conoscenza e progettualità aperto alle città e ai migranti. Tra gli ospiti di questa seconda edizione ci saranno i rappresentanti delle più

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importanti associazioni che si occupano dei diritti dei migranti (Vincenzo Scalia - coordinatore Antigone Emilia-Romagna; Riccardo Noury - portavoce di Amnesty International Italia; Filippo Miraglia - responsabile immigrazione Arci nazionale). Sul tema del lavoro nero – che coinvolge sempre più immigrati costretti a vivere nell’illegalità – si confronteranno, tra gli altri, Gianpiero Calzolari (presidente Legacoop Bologna), Danilo Gruppi (segretario CGIL Bologna) e la senatrice Rita Ghedini. Gli amministratori di alcune città italiane (i sindaci Virginio Merola, Giusi Nicolini e Wladimiro Boccali, insieme a Pierfranceso Majorino, assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano) porteranno la propria esperienza sul campo per affrontare il ruolo degli enti locali nel governo dell’immigrazione ‘verso una nuova idea di cittadinanza’. Sabato 13 aprile alle 10 spazio ai più giovani, protagonisti in piazza del Nettuno di ‘Giochi senza bandiere’: squadre miste di ragazzi italiani e stranieri dovranno superare numerose sfide per ottenere una simbolica cittadinanza. ProMiGrè si chiude alle 17 con un incontro-confronto con i parlamentari Nicola Fratoianni, Cècile Kyenge Kashetu e

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Khalid Chaouki, per individuare insieme idee e soluzioni concrete per una nuova politica migratoria, capace di rispettare i diritti e la dignità dei migranti. Tra le iniziative culturali in programma, il reading Confessioni di un teppista di Pierpaolo Capovilla del Teatro degli Orrori. Realizzato grazie alla collaborazione con Mei – Meeting delle Etichette Indipendenti, lo spettacolo inaugurerà il Festival giovedì 11 aprile, alle 19, al Cinema Lumière. Inoltre, la proiezione di Anija - La nave di Roland Sejko, un documentario dedicato a tutte le imbarcazioni, piccole e grandi, che a partire dal marzo del 1991 hanno solcato l’Adriatico trasportando in Italia decine di migliaia di migranti albanesi (venerdì 12 aprile, ore 18, Auditorium Enzo Biagi) . Per tutta la durata del festival saranno esposte all’Auditorium Enzo Biagi, in Sala Borsa, le mostre fotografiche di Giulio Piscitelli, Alessandro Penso e Simona Hassan, che raccontano per immagini storie dei migranti nei Cie e ai Prati di Caprara, il dramma dei migranti in Grecia e la vita delle seconde generazioni. Info: www.arcibologna.it


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Cos’è Rifiuti Zero ifiuti Zero è una strategia che si propone di riprogettare la vita ciclica delle risorse in modo tale da riutilizzare tutti i prodotti, facendo tendere la quantità di rifiuti da conferire in discarica allo zero, contrapponendosi alle pratiche che prevedono necessariamente un processo di incenerimento o discarica. Il processo assomiglia al riutilizzo delle risorse fatto dalla natura. Tra i suoi maggior teorizzatori vi è il prof. Paul Connett, docente della St. Lawrence University (Canton). Nell'industria questo processo coinvolge la creazione di attrezzature differenti da quelle utilizzate nella normale produzione, capaci di rigenerare prodotti già utilizzati. Un esempio può essere il

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ciclo di una bottiglia di vetro per il latte. La risorsa iniziale è la sabbia silicica, la quale viene trasformata in vetro e successivamente in una bottiglia. La bottiglia viene riempita di latte e distribuita al consumatore. Al momento, i normali metodi di gestione dei rifiuti dispongono che la bottiglia venga gettata in discarica. Ma con il metodo Rifiuti Zero la bottiglia può essere affittata al momento dell'acquisto tramite un deposito, e viene riportata indietro dopo l'utilizzo. La bottiglia viene quindi lavata, riempita e rivenduta. L'unico materiale sprecato è l'acqua di risciacquo e l'energia utilizzata viene ridotta al minimo. Rifiuti Zero può rappresentare un'alternativa economica al sistema dei rifiuti tradizionale, dove nuove risorse vengono continuamente utilizzate per rimpiazzare le risorse finite in discarica. Può anche rappresentare un'importante alternativa per l'inquinamento visto che la discarica produce una quantità significativa di inquinamento

ambientale. Schematicamente è possibile riassumere la strategia Rifiuti Zero in tre punti: 1. eliminare l'incenerimento dei rifiuti e strutturare un sistema di raccolta che aumenti la quantità di materiale differenziabile ed ottimizzi la qualità del materiale da riciclare, diminuendo contestualmente la quantità di rifiuti prodotti; 2. incentivare il riuso del materiale riciclato, la riparazione di oggetti e operare scelte di vita che diminuiscano la percentuale di scarti (es. uso di prodotti alla spina); 3. sostenere la progettazione e la produzione di prodotti totalmente riciclabili, riutilizzabili e riparabili. Il primo comune italiano ad aderire alla strategia Rifiuti Zero è stato Capannori (LU) in Toscana. Al 2013 sono circa 80 i comuni italiani aderenti alla Strategia Rifiuti Zero, per un bacino complessivo di oltre 2.000.000 di abitanti.

Parte la raccolta di firme per la legge di iniziativa popolare I l 14 aprile inizia, con un FIRMA DAY nazionale, la raccolta di firme per la legge di iniziativa popolare RIFIUTI ZERO alla quale l'Arci ha aderito. La proposta di adesione è arrivata alla Presidenza Nazionale da alcuni regionali già impegnati nell'impresa. Alcuni comitati regionali e territoriali hanno già definito i loro referenti, da inserire nei comitati che si stanno formando in tutta Italia. I comitati regionali che intendono avere un loro rappresentante nei comitati unitari devono segnalarlo a Raffaella Bolini. Chi volesse verificare se nella propria regione c'è un referente o un comitato, può andare sul sito www.leggerifiutizero.it. Nella pagina ‘Notizie dalle regioni’ è pubbli-

cata una cartina geografica. Cliccandoci sopra è possibile trovare nome, cognome e mail dei referenti regionali e provinciali. Sempre sullo stesso sito, è possibile leggere e scaricare il testo della legge, scaricare i volantini, manifesti, brochure. Si tratta di una legge di iniziativa popolare. Chi avesse bisogno di informazioni su come procedere può consultare il vademecum

che si trova nel sito. Per aiutare la campagna, una iniziativa che sicuramente molti comitati e circoli possono prendere è quella di invitare i propri Enti Locali ad approvare delibere e ordini del giorno per aderire alla proposta, come già alcuni comuni stanno facendo. Alcuni comitati regionali e territoriali Arci faranno di questa campagna una delle loro priorità. A tutti però chiediamo di rendere almeno visibile nei loro siti e nella loro comunicazione la possibilità per soci e cittadini di partecipare, dando informazioni sulla campagna e rimandando ai punti di riferimento unitari. Info: bolini@arci.it

Sintesi della proposta di legge Le finalità generali del disegno di legge di iniziativa popolare Rifiuti zero si fondano sulle seguenti linee direttrici: 1. far rientrare il ciclo produzione-consumo all’interno dei limiti delle risorse del pianeta; 2. rispettare gli indirizzi della Carta di Ottawa del 1986; 3. rafforzare la prevenzione primaria delle malattie attribuibili alle inadeguate modalità di gestione dei rifiuti; 4. assicurare l'informazione continua e trasparente alle comunità in materia di ambiente e rifiuti; 5. riduzione della produzione dei rifiuti del 20% al 2020 e del 50% al 2050 rispetto alla produzione del 2000;

6. recepire ed applicare la Direttiva quadro 2008/98/CE; 7. recepire ed applicare il risultato referendario del giugno 2011 sull’affidamento della gestione dei servizi pubblici locali; Per perseguire le suddette finalità, il progetto di legge contiene una serie di misure finalizzate a: A. Promuovere e incentivare anche econo-

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micamente una corretta filiera di trattamento dei materiali post-utilizzo; B. spostare risorse dallo smaltimento e dall’incenerimento verso la riduzione, il riuso e il riciclo; C. contrastare il ricorso crescente alle pratiche di smaltimento dei rifiuti distruttive dei materiali; D. ridurre progressivamente il conferimento in discarica e l'incenerimento; E. sancire il principio ‘chi inquina paga’, prevedendo la responsabilità civile e penale per il reato di danno ambientale; F. Dettare le norme che regolano l'accesso dei cittadini all'informazione e alla partecipazione in materia di rifiuti.


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Da una cooperativa sociale e un circolo Arci ‘Nickelodeon per il cortometraggio sociale’ a cooperativa sociale Il Cerchio e il circolo Arci L’uovo di Colombo di Spoleto, insieme ai centri Giovani dei Comuni di Spoleto, Campello sul Clitunno, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria, promuovono il Premio Nickelodeon per il cortometraggio sociale, giunto quest’anno alla XVIII edizione. Nato nel 1995 da un’idea dei cinefili Marcello Monaco e Luca Valentino Pauello, il Premio vuole favorire la produzione di opere cinematografiche che riescano a illustrare temi sociali e, allo stesso tempo, promuovere attraverso il mezzo cinematografico la riflessione e la discussione fra i giovani sui temi del sociale. Uno dei tre premi è infatti assegnato

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VALENZANO (BA) Arcipelago Valenzano e Stilo editrice presentano Sono solo storie, corso dedicato al racconto breve. Le lezioni si terranno ogni giovedì nei mesi di aprile e maggio Info: www.arcivalenzano.it

proprio da una giuria di giovanissimi, costituita da circa 800 studenti delle scuole medie inferiori e superiori della provincia di Spoleto; oltre a questo, c’è il premio della critica e il premio Corti d’evasione, assegnato dai detenuti della Casa di reclusione di Spoleto con cui la cooperativa Il cerchio gestisce da alcuni anni un progetto. Proprio da un gruppo di soci della cooperativa appassionati di cinema nasce e si sviluppa l’idea di portare avanti questo Premio, coinvolgendo varie realtà associative: l’associazione culturale Arci L’uovo di Colombo, impegnata, tra le altre cose, nell’accoglienza e gestione di profughi provenienti dal Nord Africa, presto circolo Ucca, che ha preso il posto del circolo Archimede tra i primi partner del progetto; ma anche i centri giovanili di quattro Comuni della provincia. I mondi sociale, culturale e giovanile della provincia di Spoleto si mescolano insieme, quindi, per un progetto che negli anni ha attratto numerosi videomaker da tutta Italia. Tra i 60 e i 90 partecipanti ogni anno, molto spesso anche italiani residenti all’estero che inviano le proprie opere da Belgio, Spagna, Stati Uniti, Francia. Mondo

giovanile, immigrazione, disabilità, anziani sono alcuni dei temi più apprezzati e diffusi: a vincere il premio lo scorso anno è stato Smile, cortometraggio che racconta, in maniera leggera e delicata, la storia di un bambino muto. Le opere possono essere di qualsiasi genere (fiction, documentario, animazione, spot, videoclip), non più lunghe di 15 minuti, in lingua italiana o sottotitolati in italiano. Verrà assegnato un montepremi complessivo pari a € 3.000 lordi per i video finalisti e i video vincitori del premio miglior cortometraggio e premio della critica a titolo di rimborso spese per la partecipazione alla cerimonia di premiazione. Le opere saranno giudicate in base al tema sociale scelto e al suo svolgimento, all’originalità e capacità narrativa dell'opera, all’innovazione e creatività del linguaggio video, alla tecnica utilizzata. Il cortometraggio con titolo, durata e cognome e nome dell'autore corredato dall'apposita scheda di iscrizione dovrà essere spedito all'indirizzo mail cooperativa@ilcerchio.net entro il 1 settembre 2013. A dicembre si svolgerà la cerimonia di premiazione. Info: www.ilcerchio.net/nickelodeon

Notizie Brevi Le veglie partigiane MONTELUPO FIORENTINO (FI)Le veglie, nella società mezzadrile, rappresentavano un importante momento di ÂsocializzazioneÊ, ma non solo. Nelle veglie si parlava, quasi sempre davanti a un focolare, in maniera libera e informale, scambiandosi informazioni, notizie e dibattendo su tante tematiche, serie e meno serie. Prendendo spunto da questa proposta, in vista delle celebrazioni per il 25 aprile, l'Anpi di Montelupo, assieme al circolo Arci Il progresso, realizzerà giovedì 11 e mercoledì 17 aprile alle 21, presso la Casa del Popolo di Montelupo due incontri intitolati Le veglie partigiane. In queste due serate, i protagonisti diretti della lotta di liberazione porteranno le loro testimonianze, assieme a chiunque voglia ascoltare e a sua volta raccontare e contribuire con ricordi, documenti o riflessioni. Info: 333/9088619

In bici lungo la linea gotica RIETI - Il 13 aprile alle 11 presso lÊArci territoriale sarà presentato il libro In bicicletta lungo la linea gotica. Sui sentieri della seconda guerra mondiale

con la Staffetta della memoria di Tullio Bugari, presidente Arci Jesi. Il progetto della Staffetta della Memoria è stato avviato nel 2011 dalla cooperativa sociale Costess di Jesi con la seguente motivazione: ÿLa pedalata è un omaggio ai valori inscritti nelle feste del 25 aprile e del 1 maggio: la giustizia, la libertà, la solidarietà, la pace, il lavoro e lÊunità del PaeseŸ. LÊintero itinerario in bici in mezzo alla natura, con tante piccole soste per brevi escursioni ai resti delle postazioni o incontri con Anpi, associazioni, istituzioni locali, classi scolastiche, cittadini – appare agli ideatori la più coerente per cercare un contatto diretto con le memorie, le storie, le persone e il significato di quei luoghi, non solo per ciò che hanno rappresentato ma anche per ciò che sono ancora oggi. lungolalineagotica.wordpress.com

Rugbyland MONTEREALE VALCELLINA (PN) - Il 13 aprile alle 17 i soci del circolo Arci Tina Merlin, in collaborazione con Legambiente Prealpi Carniche e Montereale Rugby A.S.D., presentano, presso la propria sede, Rugbyland,

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viaggio nellÊItalia del rugby. Ci sarà un incontro con lÊautore Andrea Ragona, accompagnato dalla chitarra e dalla voce di Giorgio Gobbo (Piccola Bottega Baltazar). Presentano: Sara Rocutto e Fabio Passador (Arci). Info: arcitinamerlin@gmail.com

Il funerale del servizio civile CESENA - Per mantenere viva l'attenzione sul servizio civile, Arci Cesena propone unÊiniziativa fuori dai canoni e provocatoria, che possa attirare lÊattenzione sui gravi problemi che sta vivendo attualmente il servizio civile. Il 13 aprile alle 17 si svolgerà il Funerale del servizio civile, con partenza del corteo funebre da Corso Sozzi – Barriera per raggiungere Piazza Almerici, dove verrà distribuito materiale informativo e inaugurata LÊora del servizio civile, un grande orologio composto dalle parole che descrivono il quotidiano impegno dei volontari nel servizio civile. Info: www.arcicesena.it

Mostra all’Arci Picasso COMO - Il circolo Arci Pablo Picasso ospita fino al 28 aprile la mostra fotografica collettiva, a cura di Immagina

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Lomazzo, sulla metamorfosi del paesaggio nella bassa comasca. Già dal titolo La chiamavamo Moronera si può percepire l'inquietudine e lo smarrimento che ha spinto diversi lomazzesi a testimoniare il sacrificio ambientale che il paese sta patendo. Le immagini selezionate, oltre ad essere un monito, si propongono come uno stimolo affinché le compensazioni ambientali non rimangano solo sulla carta. Info: arcipablopicasso.blogspot.it

Consulenza Arci-Cia APICE (BN) - Apre il punto Arci-Cia, che sarà attivo tutte le domeniche dalle 10 alle 12,30 e fornirà assistenza fiscale e previdenziale a tutti coloro che ne avranno bisogno. Molto soddisfatto il presidente dellÊassociazione RibellARCI Antonio Martori, che ha promosso lÊiniziativa in convenzione con la Cia: ÿPresso la nostra sede in viale della Libertà saremo aperti per fornire gratuitamente assistenza sulle domande per pensioni, assegni familiari, domande di disoccupazione e mobilitàŸ. Info: benevento@arci.it


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Arci Solidarietà presenta ‘C’è posto all’ultimo banco’, in occasione della Giornata di rom e sinti 8 aprile, Giornata internazionale dei rom e dei sinti, arriva anche quest’anno tra celebrazioni e polemiche; pochi altri popoli riescono ad accendere e polarizzare gli animi come quello rom, considerato dalla maggioranza dei gadje come un tutt’uno, da salvare o da condannare in toto, senza applicare i normali parametri di valutazione e i doverosi distinguo che si riservano alle altre popolazioni. E troppo spesso senza sapere cosa pensano e cosa vorrebbero i rom. In queste righe vorrei farmi megafono della loro voce e riportare il loro sentire, condiviso e discusso in incontri che vanno avanti da tempo, in cui si confrontano rom provenienti da diversi campi della capitale con operatori e volontari che con loro lavorano e lottano. «Il primo impegno che chiediamo è quello di farci uscire dai campi, che sono il risultato di anni di discriminazioni e di negazione dell'accoglienza. Siamo alla terza o quarta generazione nata in Italia e non riusciamo ad uscire dalla trappola dei campi. Chiediamo politiche che puntino al loro superamento, attraverso l'accesso alle case popolari o un sostegno all'affitto, come avviene per tutti coloro che ne

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Aperte le iscrizioni alla Movie School Sono aperte fino a sabato 20 aprile le iscrizioni al corso di sceneggiatura per cinema e televisione Movie School, organizzato e promosso dall’Arci provinciale di Siena. Il corso avrà una durata di tre mesi, da aprile a giugno, per un totale di 120 ore, e proporrà due incontri settimanali con lezioni teoriche, laboratori di scrittura televisiva e cinematografica, studio e analisi dei soggetti, con il supporto di materiale audiovisivo, e costruzione dell’intreccio, dalla scaletta alla sceneggiatura. Il curatore e docente del corso è Mauro Marsili, sceneggiatore e co-sceneggiatore per la tv delle mini serie e tv movie più viste degli ultimi anni, come Incantesimo, Don Matteo, Distretto di polizia e altri. Il corso prevede anche incontri con professionisti del settore del cinema e della tv e con personalità dello spettacolo, tra cui Rossella Izzo, attrice, doppiatrice e regista e Leone Pompucci, regista e sceneggiatore. Per informazioni sul costo del corso, sulle convenzioni, sulle possibilità di finanziamento e sulle iscrizioni, è possibile chiamare l'Arci provinciale di Siena al numero 0577-247510 oppure inviare un'e-mail a agenziaformativasiena@arci.it.

hanno bisogno, senza privilegi ma nemmeno discriminazioni. I campi sono diventati il rifugio dei disperati o dei delinquenti che li usano come base per i loro traffici. La convivenza abitativa nei quartieri che ci vorranno ospitare, anche se non sarà semplice nel primo periodo, sarà la garanzia di una vera lotta contro la discriminazione e il razzismo. Per camminare sulle nostre gambe abbiamo bisogno di un reddito legale, di un’indipendenza economica che ci permetta di pagare un affitto, mangiare e crescere dignitosamente i nostri figli. Ci sono già molti rom che lavorano onestamente. Noi non vogliamo togliere spazio agli italiani, ma sappiamo che a Roma da anni non si costruiscono case popolari e che ci sono tante case libere con tante famiglie senza casa, perché sulle case si fa speculazione. Vogliamo unire le forze con tutti quelli che hanno bisogno di casa per vedere riconosciuto il nostro diritto. Infine chiederemo al futuro Sindaco di Roma di adoperarsi perché il nuovo Parlamento approvi una legge che riconosca la cittadinanza a tutte le persone nate in Italia». Tra le iniziative che celebrano l’8 aprile, Arci Solidarietà Onlus organizza per

giovedì 11 la presentazione del suo libro C’è posto all’ultimo banco – guida alla scolarizzazione dei bambini rom. Storie di bambine, bambini e adolescenti che nelle nostre scuole spesso trovano posto solo all’ultimo banco, nella fila degli invisibili, di coloro che non meritano di essere guardati, visti e quindi, al pari degli altri, accompagnati verso una consapevole appropriazione del proprio futuro. Questo libro, che consideriamo uno strumento di approfondimento, lavoro e ricerca perché racconta una Storia vera, ha l’ambizione di aprire uno spazio nuovo di confronto e riflessione che sgomberi il campo da idee preconcette che non hanno un fondamento né scientifico né esperienziale, che rifugga da qualunque forma di fascinazione folcloristica e restituisca la veridicità che solo uno sguardo e un vissuto quotidiano possono avere. Questa Storia lunga vent’anni, come tutte le storie racchiude al suo interno successi e fallimenti, tragedie e comicità, battaglie, manifestazioni, momenti di profondo scoramento e altri di infinita tenerezza. È la storia di un incontro possibile. Info: deblasi@arci.it

All’Arci Torino la proiezione di ‘7 giorni’, film sulla storia di Eluana Englaro Un documentario che, grazie alla testimonianza diretta e alle parole di chi la conosceva, racconta sia la personalità della lecchese Eluana Englaro, caratterizzata dalla gioia e dall'amore per la libertà e la vita, sia la sua emblematica vicenda dopo l'incidente stradale subito a 21 anni, il 18 gennaio 1992, che l'aveva posta in uno stato vegetativo permanente. 7 giorni, opera pensata, scritta e prodotta nel giro di un anno a seguito di un appassionato lavoro di Ketty Riga (giornalista che per conto di Sky Tg24 ebbe occasione di seguire la vicenda) e del regista Giovanni Chironi, sarà proiettata l’11

aprile alle 21 presso il comitato Arci di Torino all’interno della rassegna itinerante L’Italia che non si vede. In questa occasione, verranno raccolte le firme per la proposta di legge di iniziativa popolare sul testamento biologico e sull'eutanasia volontaria (scaricabile dal sito www.eutanasialegale.it), promossa dall'Associazione Luca Coscioni e sostenuta dalla Consulta torinese per la laicità delle istituzioni, da Exit Italia, dall'Uaar e dall'Associazione Adelaide Aglietta. Al termine della proiezione, i rappresentanti delle associazioni che sostengono l'iniziativa discuteranno con il pubblico.

‘Il risveglio del Mediterraneo’ all’Arci Corvetto Proseguono gli appuntamenti con Il risveglio del Mediterraneo, serate di incontro e approfondimento di fatti che stanno cambiando la storia e le sorti di tanti paesi affacciati su questo mare, organizzate dall'associazione Todo Cambia e dalla cooperativa sociale Accesso. Il prossimo incontro è in programma venerdì 12 aprile alle 19.30 all’Arci Corvetto a Milano. Si discuterà con esperti e protagonisti della rivolta siriana, a

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due anni dal suo inizio. Filo conduttore della serata non saranno solo un'analisi e un confronto sulle cause e sugli attori in campo ma l'attualità di una rivolta, chiamata in questi termini dai suoi stessi protagonisti. Prima della serata, aperitivo arabo di raccolta fondi a sostegno del progetto di accoglienza Libero Accesso, ristrutturazione partecipata di un locale confiscato alle mafie a Milano. Ingresso gratuito con tessera Arci.


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Quel doppio arcobaleno che illuminò Milano lla manifestazione di chiusura del Social Forum Mondiale, mentre ci avvicinavamo all'ambasciata palestinese a Tunisi, è spuntato un doppio arcobaleno. Il corteo è stato pervaso dallo stupore fanciullesco degli ‘oohh’. Io invece sono stata inondata da riflessioni. Mumble. Ventidue mesi fa, un gigantesco doppio arcobaleno chiudeva la campagna elettorale e suggellava il rapporto mistico tra Milano e il suo futuro Sindaco. Pisapia osannato oltre la sua persona, i suoi sorrisi e le sue poche e pesate parole, quale incarnazione di una volontà di cambiamento, un vento collettivo, in una città vicina al soffocamento. Nel 2011 sono aumentati i nuovi residenti tra i 18 e i 35 anni, dopo anni di decrescita. Nel 2012 i lombardi guidano la spedizione degli emigranti trentenni, che crescono del 30%. Meta preferita la Germania. Non è certo colpa di Pisapia. Eppure vien facile la battuta: in attesa che il cambiamento giungesse al termine saranno andate ad annusare l'aria tedesca originale. «Milano come Berlino» si diceva una sera di maggio in Piazza Leonardo, quella dei botellon che fecero arrabbiare il vicesindaco De Corato. Qualcosa di simile dobbiamo aver urlato qualche giorno dopo, mentre in

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Centrale gli artisti lasciavano il palco a Stefano Boeri e Giuliano Pisapia. Abbracciati e con le cuffie in testa, improvvisatisi dj, ci promettevano che Milano avrebbe liberato tutti, le piazze sarebbero state nostre e la musica protagonista della trasformazione. Non sono un'amante dei programmi dei primi 100 giorni. Ne sono passati però più di 660 di giorni e, prima di arrivare a un anno dalle elezioni, quando ogni critica viene omologata agli autogol, qualcosa andrà pure detta. Potremmo dire che mentre guardavamo quell'arcobaleno pensavamo che nessun assessore si sarebbe permesso di proporre di restringere gli orari di apertura dei locali o di limitare la musica. Non immaginavamo di dover aspettare più di 630 giorni perché la delega ai giovani fosse presa ufficialmente in mano da qualcuno (cui tra l'altro facciamo i nostri migliori auguri di buon lavoro, riponendo in lui grande fiducia). Soprattutto, mai e poi mai avremmo pensato che Stefano Boeri (mister 13.000 preferenze) tornasse a fare l'architetto. Amministrare non è facile. Farlo bene con pochi soldi è quasi impossibile. Eppure applaudiamo i due regolamenti (e zero investimenti) che permettono ai bambini di tornare a giocare nei cortili e agli artisti di esibirsi in strada. Eppure

IL LIBRO / CatasTroika. Le privatizzazioni che hanno ucciso la società di Marco Bersani - Edizioni Alegre

da oggi il bike sharing è prolungato alle due. I sondaggi dicono che il Sindaco continua incessantemente a crescere nel gradimento dei milanesi. I voti in città per le politiche e le regionali raccontano un elettorato di centrosinistra corposo oltre l'ottimismo più sfrenato. Eppure ai sondaggisti non crediamo più tanto. E, tra una birra e l'altra, ci si dice che la primavera quest'anno tarda. Tante volte questa città ha ospitato il prologo dei fenomeni sviluppatisi lungo la penisola. Questa volta, il vento dovrebbe entrare nei luoghi delle decisioni, spolverare quei rapporti dati per scontati, trasportare le voci assenti dalle colonne del Corriere. Forse non arriverà mai il mare a forza 5 (stelle), ma anche il nostro perbenismo che rifiuta i vaffanculo potrebbe trovare le forme per ricordarci che non siamo invincibili. Info: laterza@arci.it

Hanno collaborato a questo numero Nicoletta Bardi, Carmine Basile, Raffaella Bolini, Alessandro Cobianchi, Claudio Graziano, Mariangela De Blasi, Valentina La Terza, Marcella Leombruni, Alessandra Mecozzi, Andrea Salomone, Carmen Valisano In redazione Andreina Albano, Maria Ortensia Ferrara, Carlo Testini Direttore responsabile Emanuele Patti

IL LIBRO

Per oltre quarantÊanni il fondamentalismo neoliberista ha potuto scorrazzare per il pianeta, riuscendo a produrre il massimo della diseguaglianza sociale proprio nel momento in cui la ricchezza prodotta poteva consentire il massimo delle possibilità individuali e collettive. Oggi, di fronte ai nodi sistemici di una crisi profonda del capitalismo, che è al contempo economica e finanziaria, sociale e ambientale, le soluzioni che ci vengono imposte sono le stesse che la crisi lÊhanno provocata, approfondita, portata a un punto di difficile reversibilità. [⁄] I poteri dominanti ripetono ossessivamente che siamo alla fine della storia e che questo è lÊunico mondo possibile. Noi sappiamo che si tratta semplicemente di riappropriarci di tutto ciò che ci appartiene. Nel pieno della crisi, il verbo dominante in tutta Europa resta ancora uno solo: privatizzare tutto e consegnare i beni comuni ai capitali finanziari: dallÊacqua alle infrastrutture, dallÊistruzione alla sanità, dalla previdenza al welfare state. Marco Bersani fa il bilancio di ciò che le politiche liberiste e le privatizzazioni hanno prodotto negli ultimi quarantÊanni, dallÊAmerica Latina alla Gran Bretagna, dalla Russia del post socialismo reale allÊEuropa occidentale, con un documento esclusivo: il rapporto con cui la Deutsche Bank ha dato il via libera ad un poderoso processo di privatizzazioni nellÊUnione Europea che, per lÊItalia, prevede per il prossimo futuro la svendita di 400 miliardi di euro di patrimonio pubblico. Un libro che arriva nel pieno della crisi e propone percorsi di possibile alternativa, proprio quando lÊItalia vive il momento più acuto della crisi verticale della democrazia rappresentativa. Per informazioni, prenotazioni copie, organizzazione di presentazioni, scrivete a marcattac@email.it

Direttore editoriale Paolo Beni Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione il 9 aprile alle 18

Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione -Non commerciale Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/

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