Arcireport n 15 2016

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arcireport

settimanale a cura dell’Arci | anno XIV | n. 15 | 28 aprile 2016 | www.arci.it | report@arci.it

Il 3 maggio per la libertà di informazione in Italia e nel mondo di Beppe Giulietti presidente Fnsi

Il prossimo tre maggio si celebrerà nel mondo la Giornata per la libertà di informazione, istituita dall’ONU nel 1993. Questa data, come tutte le altre simili, rischia sempre di essere ricordata a suon di retorica e di luoghi comuni. Per queste ragioni abbiamo deciso di aderire e di promuovere una 48 ore dedicata non solo alla memoria, ma anche e soprattutto all’impegno per il futuro. Il 2 maggio, a Roma, dalle 10 alle 13, la Federazione della stampa si ritroverà con decine di associazioni da Articolo 21 all’Arci, da Amnesty ad Antigone, dalla stampa cattolica all’UsigRai, da Pressing No Bavaglio alla Coalizione per i diritti, per citarne solo alcune. Insieme promuoveremo dei brevi presidi davanti all’ambasciata dell’Iran, dell’Egitto, della Turchia, della rappresentanza dell’Unione Europea. Davanti all’ambasciata iraniana ricorderemo i nomi dei tanti condannati a morte e degli oppositori costretti al silenzio, una strage ampiamente documentata dall’ultimo rapporto di Amnesty e di Iran Human Rights. A loro dedicheremo anche la colonna sonora del film Sacco e Vanzetti, composta dal maestro Morricone, sarà presente il regista Giuliano Montaldo

che ha concesso ad Amnesty di utilizzare quelle indimenticabili note per la campagna contro la pena di morte nel mondo. A seguire ci recheremo davanti alle ambasciate della Turchia e dell’Egitto, per ricordare i tanti arrestati,ancora oggi, e far sentire la nostra voce a sostegno, per fare un solo esempio, di Can Dundar e di Erdem Gul, i due cronisti denunciati da Erdogan, incarcerati per mesi e che ora rischiano l’ergastolo per aver indagato sui traffici d’armi tra il regime e bande legate all’Isis. Rischiano l’ergastolo, con loro molti altri cronisti, soprattutto curdi, perché in quel paese scrivere sui traffici di Erdogan significa «attentare alla sicurezza» e dunque essere accusati di essere terroristi o almeno loro fiancheggiatori. Davanti all’ambasciata egiziana ricorderemo i 500 cittadini egiziani sequestrati, torturati, scomparsi nel solo 2015; i cronisti arrestati, anche in queste ore, per aver tentato di indagare sul caso Regeni, gli attivisti dei diritti umani, i sindacalisti ridotti al silenzio o costretti a fuggire, e con loro scrittori, intellettuali, insegnanti, studenti. Alle loro ansie daranno voce artisti e autori italiani e, con la passione civile di sempre, sarà Monica Guerritore a

ricordare non solo Giulio Regeni, ma anche i tanti ‘Giulio egiziani’ che hanno perso persino il diritto ad una sepoltura civile. L’ultimo presidio si svolgerà davanti alla sede dell’Unione europea e servirà a rammentare a tutti noi e alle istituzioni che anche l’Europa, come ha testimoniato l’ultimo rapporto di Reporter sans Frontieres, non gode di buona salute. Tra sicurezza e libertà non sono pochi gli stati che stanno optando per la prima. Tra questi anche Francia,Gran Bretagna, Spagna, per non parlare di Polonia ed Ungheria che hanno raggiunto e superato la soglia di rischio. L’Italia non sta meglio, e ai tradizionali nodi rappresentati dal conflitto di interessi e dal controllo dei governi di turno sulla Rai, ha aggiunto le crescenti minacce che mafiosi e corrotti scagliano contro i cronisti, anche sotto la forma delle cosiddette querele temerarie, vere e proprie armi improprie scagliate contro l’articolo 21 della Costituzione. Per questo il giorno 3 maggio, a Reggio Calabria, la Fnsi, l’Unione cronisti, e tante organizzazioni della società civile, si ritroveranno per incontrare alcuni dei familiari dei giornalisti uccisi dalle mafie e per rinnovare il comune impegno contro i bavagli di ogni natura e colore. Era da tempo, dai giorni delle lotte contro le cosiddette leggi bavaglio, che associazioni e persone così diverse non si ritrovavano insieme per riaffermare il diritto alla libertà di informare e di essere informati. Siamo sicuri che sarà solo la prima di una lunga stagione di iniziative comuni.


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egitto

arcireport n. 15 | 28 aprile 2016

Ancora repressione in Egitto La dichiarazione di Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci, sulla nuova ondata di arresti in Egitto e l’appello delle organizzazioni sociali egiziane che si battono per i diritti umani «Arresti di massa, attivisti portati via dalle loro case con false accuse di terrorismo. Nella notte tra il 24 e 25 aprile è stato arrestato anche Ahmed Abdallah, presidente del consiglio di amministrazione e fondatore della Commissione Egiziana Diritti e Libertà, l’organizzazione che sta offrendo attività di consulenza alla famiglia Regeni. È accusato di istigazione alla violenza per rovesciare il regime e promozione del terrorismo. Accuse ridicole e infondate, per un arresto che non ha giustificazioni se non quelle che risiedono nel clima di repressione che si è voluto instaurare in Egitto di fronte alla volontà di migliaia di democratici di scendere in piazza per reclamare diritti, libertà di espressione e di associazione. Decine di organizzazioni per i diritti umani hanno lanciato un appello per denunciare le violenze delle forze di polizia e di sicurezza del regime. Gli arresti sono centinaia, insieme alle sparizioni forzate, alle vittime di torture, ai veri e propri omicidi, come quello di Giulio Regeni. Chiediamo al nostro governo di intervenire con maggiore decisione e utilizzando tutti gli strumenti a sua disposizione per far pressione sul presidente al-Sisi e sulle istituzioni egiziane perché violenza e repressione abbiano fine. Perché Ahmed e gli altri attivisti incarcerati siano liberati subito. Perché sia fatta finalmente verità sulla morte di Giulio». Di seguito l’appello delle associazioni Le organizzazioni firmatarie condannano con forza l’arresto, negli ultimi giorni, di attivisti, avvocati e giornalisti, e considerano la polizia e le forze militari responsabili della sicurezza dei manifestanti il 25 aprile, giorno delle iniziative programmate con lo slogan ‘L’Egitto non è in vendita’. Negli ultimi quattro giorni, la polizia ha arrestato almeno 90 persone in otto governatorati, nel tentativo di intimidire l’opinione pubblica e prevenire le manifestazioni il 25 aprile. La polizia ha arrestato giovani nei caffè del Cairo, nelle stazioni della metropolitana, in checkpoint improvvisati e nelle loro case. Gli avvocati che stanno monitorando gli arresti si aspettano che il numero salga nelle prossime ore.

All’alba del 25 aprile, la polizia ha arrestato a casa sua Ahmad Abdallah, fondatore della Commissione Egiziana per i Diritti e le Libertà, e lo ha portato alla stazione di polizia di New Cairo. Il 21 aprile, primo giorno di raid, la polizia ha arrestato l’avvocato socialista Haitham Mohammedein a casa sua. Gli avvocati hanno saputo che la procura aveva emesso una lunga lista di mandati di arresto, compreso l’avvocato dei diritti umani Malek Adly. Sono state perquisite le case di alcuni attivisti, come quella del giornalista Mahmoud al-Saqqa. Il 24 aprile il Ministro degli Interni ha annunciato che «contrasterà con determinazione ogni atto che potrebbe minare la sicurezza pubblica. Userà la forza per fermare ogni tentativo di assaltare edifici importanti, o di danneggiare sedi e mezzi della polizia». Più tardi il presidente Sisi ha affermato: «C’è chi cerca di colpire la sicurezza e la stabilità. È responsabilità della polizia civile e delle forze armate combattere questi tentativi». Il 21 aprile, al-Shorouk ha dato notizia di un incontro nel quale il presidente Sisi avrebbe detto che non tollererà una ripetizione della manifestazione del 15 aprile (il ‘Venerdì della Terra’ in riferimento alle due isole che l’Egitto ha riconosciuto come appartenenti all’Arabia Saudita). Subito dopo, la presidenza ha smentito questa notizia ma nella serata la campagna di arresti di massa è cominciata nel centro del Cairo e poi ad Alessandria. Le forze di polizia hanno fortemente ridotto lo spazio pubblico in Egitto. Hanno avuto il via libera per esercitare la forza in modo eccessivo, inclusa la possibilità di utilizzare munizioni letali contro i manifestanti. Sia il Procuratore Generale che i giudici impongono lunghi periodi di detenzione preventiva, imputano false accuse ai dimostranti, e chiudono gli occhi di fronte alla tortura e alle uccisioni da parte delle forze di sicurezza. La magistratura ha emesso sentenze pesantissime contro i dissidenti politici. La combinazione di tutti questi fattori ha portato alla morte di migliaia di cittadini senza nessuna assunzione di responsabilità da parte delle forze di sicurezza.

Le prigioni sono sempre più piene di migliaia di dissidenti, giornalisti, difensori dei diritti umani, e semplici cittadini. Ciò ha reso assai rischioso prendere parte a qualunque azione politica pubblica, e può costare la vita o la libertà. Le organizzazioni firmatarie sono anche preoccupate dalla tendenza dei magistrati a inventare accuse in base alla legge antiterrorismo, alla legge sulle organizzazioni terroriste, alla legge sulle proteste e alla legge sulle assemblee, così come accuse vaghe sulla base del Codice Penale. Ciò conferma le paure che abbiamo espresso: le leggi ‘eccezionali’ sono usate per limitare la libertà di opinione e di espressione, le manifestazioni pacifiche e la libertà di associazione. I magistrati hanno rilasciato alcuni degli arrestati negli ultimi giorni, ma hanno ordinato la detenzione per inchieste pendenti sulla base di false accuse. Le organizzazioni firmatarie hanno ripetutamente chiesto l’abrogazione della legge sulle proteste e fatto pressione sul Ministro degli Interni perché cessino le violazioni al diritto di assemblea e manifestazione pacifica. Chiedono inoltre alla procura di smettere di usare accuse false per perseguitare attivisti e dissidenti politici e di cessare l’uso della detenzione preventiva come misura punitiva. Consideriamo lo stato responsabile della protezione della vita e della sicurezza dei manifestanti il 25 aprile. Cairo Institute for Human Rights Studies; The Egyptian Initiative for Personal Rights; Alhaqanya Foundation of Rights and freedoms; Arab Center for Independence of the Judiciary and the Legal Profession; Arab Network for Human Rights Information; Arab Penal Reform Organization; Association for Freedom of Thought and Expression; Egyptian Commission for rights and freedoms; El-Nadeem Centre for the rehabilitation of victims of violence and torture; Foundation Of The Victims Of Abduction And Forced Disappearance; Habi Center for Environmental Rights; Hesham Mobarak Law Center; National Community for Human Rights and Law; Nazra for Feminist Studies; Supporting the Justice Foundation; The Egyptian Center for Economic and Social Rights


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solidarietàinternazionale

arcireport n. 15 | 28 aprile 2016

Nelle Filippine repressione e ingiustizia sono all’ordine del giorno Il comunicato dell’associazione Arcsea, partner di Arci Toscana nel paese Arci Toscana porta avanti azioni di solidarietà e cooperazione internazionale nelle Filippine da oltre 15 anni. Lo fa soprattutto attraverso la raccolta fondi in quanto le Filippine, uno tra i paesi più poveri al mondo e con contraddizioni politiche e sociali molto forti, non è tra le priorità dei grandi donatori internazionali. I progetti che abbiamo realizzato vanno da iniziative per i diritti dei minori e delle donne nelle baraccopoli di Manila, al sostegno alle comunità native le cui terre sono sfruttate dalle multinazionali del legname e militarizzate dal governo filippino. Nelle scorse settimane i militari hanno sparato contro una manifestazione di contadini che reclamavano pacificamente gli aiuti governativi promessi dopo l’ultimo tifone che ha distrutto la regione in cui vivevano. La repressione contro i contadini e gli indigeni continua in modo sistematico, accompagnata dalle persecuzioni che subiscono gli attivisti dei diritti umani, compresi i nostri partner. Nelle Filippine i difensori dei diritti dell’infanzia condannano la recente ondata di violazioni dei diritti

dei contadini durante le manifestazioni di protesta a Kidapawan, nella provincia di North Cotabato, sull’isola di Mindanao. La protesta pacifica è cominciata il 29 di marzo, quando 6.000 agricoltori e le loro famiglie hanno chiesto al governo provinciale di distribuire gli aiuti a coloro che sono stati colpiti da 5 mesi di siccità, dovuti al fenomeno El Nino. Il governatore di North Cotabato non è riuscito a instaurare un dialogo con i contadini, che reclamavano i 15.000 sacchi di riso che gli erano stati promessi attraverso il fondo per le calamità naturali. Alle richieste degli agricoltori, la risposta è stata la violenza. Al momento in cui scriviamo, due sono le persone morte in seguito alla decisione di aprire il fuoco sui contadini. Almeno 79 sono le persone arrestate arbitrariamente, incluse 3 donne incinte e alcuni anziani. Noi dell’Associazione per i Diritti dell’Infanzia nel Sud-Est Asiatico (ARCSEA) e la Salinlahi Alliance for Children’s Concerns esprimiamo indignazione e preoccupazione per i figli dei contadini che erano con loro durante la manifestazione. Il trauma che la violenza

di stato ha causato a questi bambini è incalcolabile. Il Children’s Rehabilitation Center ha portato un primo supporto psicosociale a 55 bambini. Il sostegno per i contadini di North Cotabato è arrivato dalle celebrità, dalle organizzazioni popolari e dai privati cittadini, ma non dal governo. La lotta per la giustizia continua per i contadini di Kidapawan, dal momento che agli agricoltori illegalmente detenuti è stata negata la libertà ed è stato richiesto il pagamento di una cauzione di 12.000 Pesos filippini (circa 230 euro) per ciascuno di loro. ARCSEA e Salinlahi chiedono di continuare a supportare i contadini di North Cotabato e i loro bambini attraverso donazioni di riso, dichiarazioni pubbliche di sostegno e l’utilizzo dell’hashtag #BigasHindiBala nei social media. Entrambe le organizzazioni esortano le proprie reti e l’opinione pubblica a reclamare cibo, terra e giustizia per i bambini Filippini e le loro famiglie. Chiediamo al nostro partner Arci di continuare a darci supporto raccontando le ingiustizie che la parte più indifesa del popolo filippino sta subendo.

Spese militari mondiali in crescita

Pubblicati i dati SIPRI relativi al 2015: il totale dei fondi destinati ad armi ed eserciti cresciuto dell’1% in termini reali Una nuova ripresa della spesa militare a livello mondiale. Questo suggeriscono i dati pubblicati dall’Istituto SIPRI di Stoccolma. La crescita misurata nel 2015 si attesta circa sull’1% in termini reali. L’ammontare complessivo delle spese militari è stimato in 1.676 miliardi di dollari, equivalenti al 2,3% del prodotto interno lordo mondiale. Nel complesso i primi 15 paesi di questa speciale classifica spendono per eserciti e armi almeno 1.350 miliardi di dollari, equivalenti all’81% del totale. In testa alla classifica gli Stati Uniti che da soli investono poco meno di 600 miliardi di dollari e contribuiscono al 36% della spesa militare complessiva. Dietro di loro la Cina, che ha visto una crescita annuale del 7,4% e poi l’Arabia Saudita, che ha fatto crescere la propria spesa militare del 5,7% . Una crescita dovuta soprattutto agli investimenti per la guerra in Yemen con acquisti anche di bombe italiane. Pur superata dal budget Saudita, la Russia ha comunque incrementato la

propria spesa militare del 7,5%. Una tendenza, quella del 2015, probabilmente giustificata dai decisori politici con gli attacchi terroristici in Europa ed in Occidente e che continua quindi nel solco delle scelte sbagliate di questo millennio. La spesa militare mondiale è stata infatti in continua crescita dal 2000 in poi, con un aumento di oltre il 50% in termini reali proprio a seguito della ‘guerra al terrore’ dichiarata dopo l’11 settembre 2001. Una ‘risposta armata’ che non ha contribuito a risolvere i problemi, ma è servita solamente a far crescere i fatturati delle aziende a produzione militare. Tali cifre, poi, sono relative ai bilanci statali, da cui sfuggono i valori delle forniture di armi a titolo gratuito e ai traffici clandestini di armi piccole e leggere, che alimentano conflitti in varie are geografiche. Per quanto riguarda il nostro Paese, il SIPRI stima una spesa militare di poco inferiore ai 24 miliardi di dollari, segnalando un brusco calo nell’ultimo decennio,

ponendo l’Italia al dodicesimo posto a livello mondiale. Dati che però non devono trarre in inganno poiché, proprio a causa dei meccanismi opachi di finanziamento della spesa militare italiana, probabilmente a Stoccolma non sono riusciti a valutare la complessiva spesa militare italiana. Mettendo in fila i dati dell’ultima legge di Stabilità si raggiunge infatti un totale di 23,12 miliardi di euro corrispondenti ad oltre 25 miliardi di dollari. Il motivo della differenza con i dati del SIPRI sta forse nei fondi ‘extra bilancio’ (in particolare dalle missioni militari e dal Ministero per lo Sviluppo Economico) su cui la Difesa può contare. Preoccupa soprattutto la possibile ripresa della spesa militare mondiale ed europea (vanno ricordate infatti le recenti ipotesi della Commissione Europea di non considerare nel deficit la spesa armata) che continuerebbe solo a drenare negativamente risorse altrimenti utili a costruire una vera sicurezza basata su uguaglianza, diritti, lavoro, welfare.


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cultura

arcireport n. 15 | 28 aprile 2016

No Rogo. Il 10 maggio l’Arci promuove la lettura di Federico Amico coordinatore nazionale Arci Diritti e buone pratiche culturali

Il 10 maggio 1933, nell’Opernplatz a Berlino, i nazisti fanno un grande rogo dei libri non graditi alla loro folle ideologia. Un atto simbolico di annientamento di culture quale premessa a ciò che da lì a poco sarebbe stato: l’annientamento e la sottomissione di altri popoli per la conquista del mondo. In occasione del prossimo 10 maggio, Arci intende promuovere una serie di iniziative per la promozione della lettura. Mutuiamo quindi il titolo e l’iniziativa ideati dall’Arci di Cremona e promossi anche da Arci Lombardia, No Rogo, quale appuntamento nazionale in cui far convergere le azioni sul territorio: momenti di letture collettive in piazza, accompagnate da presentazioni, dibattiti e animazioni che si terranno in contemporanea. Una manifestazione che ricorda un momento del passato avendo ben presente l’attualità, realizzata per tenere alto il valore anche simbolico del libro inteso come libertà e possibilità di espressione di idee e di pensiero, contro ogni censura.In questo senso NO ROGO diventa la metafora dei tanti NO che vo-

gliano dire: NO ai ROGHI delle guerre, NO ai ROGHI delle intolleranze razziali, NO ai ROGHI delle intolleranze religiose, NO ai ROGHI delle intolleranze di genere. SI ad un mondo solidale e disarmato. «Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come gli ambiziosi, per istruirvi. Leggete per vivere» (Gustave Flaubert). Il 10 maggio, di fronte al Parlamento, una delegazione dell’Arci si ritroverà per leggere una lettera aperta al Ministro Franceschini che lo solleciti a rinnovare l’iniziativa per la messa a punto del sistema bibliotecario quale elemento di contrasto alla progressiva riduzione del numero dei lettori. L’Annuario Statistico Italiano 2015 dell’Istat (http://www.istat.it/it/archivio/171864) e ancor di più la scheda La produzione e la lettura di libri in Italia (http://www.istat.it/it/archivio/145294) rilevano che, se pur nella ridotta contrazione della platea, si accresce il divario tra le regioni del nord e quelle del sud. È tempo di far partire quindi una spinta straordinaria a favo-

re dell’accesso universale alla cultura e crediamo che le biblioteche, da quelle statali a quelle locali, rappresentino un formidabile veicolo universale e plurale di cultura, l’unico oggi in grado di offrirla alle persone al di fuori delle leggi di mercato. In esse non ci sono monopoli editoriali che tengano, troviamo di tutto e di più. L’accesso al prestito e alla consultazione in forma gratuita di testi, giornali, fumetti è da considerarsi la porta principale da cui far entrare vecchi e nuovi lettori. È la via d’accesso primaria all’integrazione tra culture e condizioni sociali differenti, è democratica, è orizzontale, è insomma davvero per tutti. È la via maestra da percorrere per approfondire, comprendere, crescere ed emanciparsi in autonomia. Invitiamo perciò tutti a prevedere il 10 maggio prossimo incontri e letture sul territorio in luoghi pubblici (piazze, autobus e fermate dell’autobus, giardini, stazioni, etc.) con l’obiettivo di raggiungere nuovi futuri lettori e di intitolare a No Rogo iniziative di lettura o presentazione di libri che si svolgeranno in quel periodo.

Giornate della laicità: ‘Fare gli italiani’ Elogio del pensiero libero e critico di Simona Silvestri Associazione Iniziativa laica

Si sono concluse domenica 24 aprile le Giornate della Laicità 2016, aperte il 22 da un incontro con l’irriverente Premio Nobel Dario Fo e chiuse da una lezione magistrale della filosofa femminista Annarosa Buttarelli. Le Giornate sono state un momento importante di riflessione e incontro, con un grande successo di pubblico. Fare gli italiani: questo il tema intorno al quale si è sviluppata la settima edizione del festival sui diritti civili e di libertà, organizzato dall’Associazione Iniziativa laica in collaborazione con Arci Reggio Emilia. Tra i partecipanti, alcuni tra i più importanti intellettuali italiani: Paolo Legrenzi, Armando Massarenti, Carlo Flamigni, Nicola Tranfaglia, Gaetano Azzariti, Mariarosa Buttarelli, PierfrancoPellizzetti, Enzo Marzo, Jacopo Tondelli, Federico Tulli, Enrico Donaggio, Maurizio Mori, Demetrio Neri. Appare ormai evidente la limitata capacità dello Stato di ‘costruire’ quello spazio pubblico di appartenenza e cittadinanza, fondato su principi e valori

della Carta costituzionale, attraverso la tutela della libertà di coscienza, del pluralismo, della laicità, della garanzia della libertà degli individui e dei corpi sociali. Eppure quello spazio è fondamentale per rilanciare la formazione di una cittadinanza matura e consapevole, per ‘fare gli italiani’. Costituzione e pensiero critico sono stati i due concetti chiave dei dieci incontri delle Giornate: da una parte il ruolo del pensiero analitico nella formazione di cittadini autonomi e maturi, dall’altro la necessità di una riflessione più attenta

flash Durante la seduta del Consiglio nazionale Arci del 30 aprile sarà possibile acquistare l’ultimo libro di Luciana Castellina Manuale antiretorico dell’Unione Europea. Da dove viene (e dove va) quest’Europa. Per dirigenti e soci Arci il prezzo, scontato, è di 15 euro.

sull’applicazione dei principi della Costituzione. Non è poi mancata una riflessione sul ruolo delle donne nella costruzione di una democrazia pluralista, attraverso una consapevole rifondazione, realmente paritaria, dei valori condivisi. Uno spazio rilevante è stato dedicato all’approfondimento storico, in collaborazione con Istoreco, su attese e disattese di questi primi 70 anni di Repubblica italiana. Il 24 è stato presentato il rapporto sulla presenza nelle sette televisioni generaliste delle confessioni religiose, mentre la ritualità laica è stata oggetto dell’incontro con Janna Carioli e Francesca Ciampi, autrici di Civilmente. Le Giornate si sono aperte con due incontri dedicati alle scuole superiori. La buona logica è stata una lezione sull’importanza del pensiero critico. Le Giornate della laicità sono parte di Polìmero, un progetto di Arci Emilia Romagna realizzato in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna - Assessorato alla Cultura.


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arcireport n. 15 | 28 aprile 2016

migranti

Costruire ponti, non muri “Per stare dalla parte buona della vita” di Walter Massa coordinatore nazionale Arci Diritti migranti e richiedenti asilo

Diventa sempre più difficile fare finta di niente. Anche il voto austriaco conferma (se mai ce ne fosse stato bisogno) il progressivo arroccamento dei singoli stati membri verso politiche repressive nei confronti dei migranti in fuga e a nulla sembrano servire le giuste, occorre dirlo, parole del Presidente del Consiglio e della Presidente della Camera in proposito. Parole di buon senso che sbattono (e rimbalzano clamorosamente) contro l’ennesimo muro di filo spinato costruito proprio di fronte a casa nostra con la netta sensazione che questo debba essere il primo atto simbolico del nuovo governo ‘anti immigrati’ austriaco uscito dalle urne lo scorso weekend. Muri che non aiutano, muri che anzi aggravano l’isolamento culturale della oramai sempre più vecchia ed impaurita Europa. Un’Europa smarrita e sempre più debole. Un’Europa sempre meno progressista, sempre meno aperta al futuro, arroc-

cata sul proprio presente. Dell’Europa che abbiamo provato a costruire pare non esserci più traccia. Buon senso e valori fondanti comuni, costruiti sulle macerie di una guerra devastante, con un cammino lungo mezzo secolo, si stanno sfaldando come neve al sole. Ha ragione il senatore Manconi quando afferma che «l’immigrazione è la vera e centrale questione politica mondiale. Quella capace di modificare concretamente interi continenti e interi territori nel giro di pochissimo tempo». Di questo occorre seriamente discutere, e al più presto. Cominciando a fare i conti con i dati demografici di questa sempre più vecchia Europa, vecchia e conservatrice, quando non reazionaria. In forte contrasto con quanto è emerso nella campagna elettorale per le primarie presidenziali negli Usa, che è stata in grado di sdoganare un nuovo, credibile socialismo attraverso la formidabile campagna elettorale di Sanders e, mi

#openbrenner

L’Austria ha già iniziato i lavori per costruire il muro sul Brennero che bloccherà migranti e rifugiati provenienti dall’Italia. La barriera al confine non consentirà corridoi umanitari per chi vuole raggiungere la Germania e potrebbe causare il moltiplicarsi di campi profughi improvvisati al confine italiano. Ed è forte il rischio di crisi umanitaria. Chiediamo al cancelliere austriaco Werner Faymann di interrompere subito la realizzazione del muro sul Brennero e di

avviare un dialogo con l’UE per trovare soluzioni politiche. Non permettiamo che si erigano ancora muri dove dovrebbero nascere ponti. Firma e condividi l’appello al link http://www.progressi.org/brennero Aderiscono: ARCI, Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR), Unione Forense per la Tutela dei Diritti Umani (UFTDU), Associazione Diritti e Frontiere (Adif), Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) e Centro Studi e Ricerche IDOS

sia concesso, grazie ad un decennio di amministrazione Obama. Intanto in Europa si torna a quel clima cupo, razzista ed intollerante che ci riporta al ‘900 e alle sue tragedie. Un clima costruito sulla paura e su ricette economico-sociali clamorosamente sbagliate, un clima sviluppatosi nel nostro Paese prima che in altri, nelle forme che abbiamo conosciuto in questi ultimi vent’anni grazie ai partiti dell’odio e che ha superato i confini e invaso il continente. Con questa Europa tocca oggi fare i conti. Non me ne vorranno i sostenitori dell’Europa federalista, ma il rischio è che quella prospettiva - condivisibile oggi rischi di essere costruita sulla pelle di chi fugge e fondata sull’odio contro il ‘nemico straniero’. Le immagini del Brennero sbarrato da blindati e poliziotti, i muri di cemento e filo spinato in giro per l’Europa ci esortano al massimo impegno nel costruire invece ponti, connessioni e reti in grado di mettere insieme un fronte che si collochi «dalla parte buona della vita», come ci avrebbe indicatoTom Benetollo. Questo proveremo a fare a Pozzallo, con la seconda edizione di Sabir, connettendo nuovamente le questioni legate alle migrazioni con l’utopia di una regione Mediterranea protagonista del cambiamento e portatrice di pace e prosperità. Verso questa prospettiva i paesi del sud dell’Europa, per primi, dovrebbero guardare e investire. A cominciare da Italia e Grecia. Il rischio, altrimenti, è quello di scivolare in quella zona grigia dell’indifferenza che, durante il secondo conflitto mondiale, tollerò deportazioni di massa, violenze, guerra e distruzione. Che è quanto, sia pure in forme diverse ma altrettanto barbare, stiamo già vivendo. Un mondo in cui i campi di concentramento sono tanti e disseminati tra Europa, Medio Oriente e Africa e i campi di sterminio sono i mari che ci separano da altri continenti. E dunque la nuova frontiera per noi dell’Arci, in questo secolo, sta qui: accoglienza, solidarietà, giustizia, democrazia sono valori imprenscindibili per il mondo che vogliamo ri-costruire. Valori peraltro inseparabili dalla lotta di Liberazione, dalla Resistenza e dalla Costituzione su cui abbiamo costruito la nostra militanza.


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TTIP

Il TTIP contro i servizi pubblici di Marco Bersani Attac Italia

«Per chi legge in buona fede il mandato negoziale del TTIP, è del tutto evidente che i servizi pubblici non sono oggetto di negoziazione» era il leit-motiv dell’ex-viceministro allo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, prima di essere recentemente nominato ‘ambasciatore’ del Governo presso l’Unione Europea. «A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca» verrebbe da rispondere citando il famoso ‘belzebù’ della prima repubblica. D’altronde, basta conoscere - per quel che è dato sapere, data la segretezza ed opacità con cui vengono condotti i negoziati - quanto previsto dal TTIP per capire chi ha ragione. Il trucco principale risiede nella definizione di ‘servizio pubblico’ adottata in questi accordi. Una definizione che si basa su due negazioni: a) non è servizio pubblico, quello la cui erogazione può essere effettuata anche da soggetti diversi dall’autorità di governo; b) non è servizio pubblico, quello per la cui erogazione è previsto un corrispettivo economico, anche una tantum. Da queste designazioni emerge chiaramente come l’istruzione e la sanità non vanno considerate servizi pubblici, in quanto possono essere erogati anche da soggetti privati, così come l’acqua, l’energia, i rifiuti e il trasporto pubblico, in quanto per la loro erogazione è previsto il pagamento di una

tariffa. Persino la tessera della biblioteca di quartiere (5 euro/anno), essendo un corrispettivo una tantum, ne fa decadere il carattere di servizio pubblico. Di conseguenza, il governo ha ragione quando sostiene che i servizi pubblici sono esclusi dai negoziati commerciali, a patto che precisi che, per il TTIP, i servizi pubblici sono solo i seguenti: l’amministrazione della giustizia, la difesa, l’ordine pubblico e la definizione delle rotte aeree internazionali. Tutto questo non basta: dentro quasi ogni capitolo dei negoziati TTIP troviamo elementi che vanno nella direzione della privatizzazione dei servizi pubblici. Vediamone solo alcuni: a) si passerà dagli ‘elenchi positivi’, sinora utilizzati negli accordi commerciali, all’approccio dell’elenco negativo’; ovvero, mentre sinora erano i governi a stabilire quali servizi mettere sul mercato, da adesso tutti i servizi sono soggetti a privatizzazione, salvo quelli contenuti in esplicite eccezioni; b) verranno adottate le clausole standstill e ratchet: la prima prevede l’impegno a non adottare nella legislazione nazionale misure più restrittive rispetto a quelle previste negli accordi; la seconda prevede che un paese non possa reintrodurre una determinata barriera precedentemente rimossa su un determinato settore; con buona pace del referendum sull’acqua e di tutti i processi

di rimunicipalizzazione del servizio idrico in corso in diversi paesi europei; c) saranno impedite la libera distribuzione di acqua ed energia per finalità di interesse pubblico, così come gli obblighi di servizio universale previsti nei servizi postali; d) verrà resa obbligatoria la gara internazionale per ogni appalto pubblico, con la fine di ogni fornitore locale e processi infiniti di esternalizzazione. Senza contare come il TTIP consenta alle imprese di citare in giudizio, presso arbitrati commerciali internazionali, i governi e le autorità pubbliche per ogni norma da queste considerata ostativa al raggiungimento dei propri obiettivi di profitto. Con buona pace del governo, l’attacco ai servizi pubblici è dunque uno degli obiettivi primari del TTIP. D’altronde, se così non fosse e se i servizi pubblici stessero tanto a cuore, può il governo spiegare perché l’Unione Europea - e dunque anche l’Italia - partecipa al TISA (Accordo sul commercio dei servizi), altro trattato segreto, il cui unico obiettivo è la liberalizzazione totale dei servizi pubblici? Non può farlo. Per questo dovranno essere le donne e agli uomini, di questo e di tutti i paesi coinvolti dal TTIP, ad avere il compito di fermarlo, difendendo i beni comuni e reclamando un altro modello sociale. Per il diritto di tutte e tutti a un diverso futuro.

Il TTIP minaccia seriamente l’agricoltura europea Il controverso accordo commerciale TTIP in fase di negoziazione tra l’UE e gli Stati Uniti potrebbe portare al disastro l’agricoltura europea. È la conclusione del nuovo rapporto Contadini europei in svendita - I rischi del TTIP per l’agricoltura europea redatto da Friends of the Earth Europe. Il rapporto analizza tutti gli studi più recenti di impatto economico del Trattato di partenariato transatlantico sul settore agroalimentare europeo, e rivela come possa rappresentare per esso una vera e propria minaccia. Il TTIP aumenterà le importazioni dagli Stati Uniti, con un vantaggio per le grandi imprese Usa fino a 4 miliardi di euro, mentre avrà pochi benefici e per pochissimi grandi produttori europei, la maggior parte del settore industriale. Lo studio mostra come mentre il contributo dell’agricoltura al Pil europeo potrebbe diminuire dello 0,8%, con conseguente perdita di posti di lavoro, quello statunitense aumenterebbe dell’1,9%. Una

vera e propria ristrutturazione del mercato che avrebbe effetti anche sulla gestione del territorio e sulle caratteristiche del tessuto produttivo agricolo europeo e italiano. Si prevede, infatti, che il TTIP porterà molti agricoltori in tutta l’UE a confrontarsi con una maggiore concorrenza e prezzi più bassi da parte dei competitor Usa, minacciando le aziende agricole di tutta Europa, oltre ad avere un impatto negativo sulle aree rurali e sugli interessi dei consumatori. Per questo la Campagna Stop TTIP Italia sarà in piazza della Repubblica a Roma il 7 maggio a partire dalle 14.00 con una forte rappresentanza di associazioni di produttori, dei lavoratoti dei settori potenzialmente colpiti, e di consumatori, e organizzerà in città un Free TTIP Market dove sarà possibile assaggiare e acquistare il buon cibo tipico del nostro Paese, e parlare con i produttori dei rischi del TTIP. Mute Schimpf, responsabile delle ricerche sull’agrifood

di Friends of the Earth Europe, spiega: «La nostra preoccupazione concreta è che l’agricoltura europea, nelle dinamiche negoziali, venga sacrificata per chiudere l’accordo TTIP a tutti i costi. Il rapporto rivela anche che le lobby agroindustriali, sia negli Stati Uniti sia in Europa, stanno spingendo per un maggiore accesso ai rispettivi mercati agricoli». Gli Stati Uniti, in particolare, mirano ad abbattere gli standard di sicurezza alimentari e di benessere degli animali in genere superiori in Europa. Tuttavia, anche se si mantenessero gli standard in vigore nell’UE, l’aumento delle importazioni dagli Stati Uniti inonderà i mercati europei, garantendo enormi opportunità di esportazione e di profitti per le aziende alimentari e gli allevamenti Usa a scapito di quelli europei, e facendo diventare per questi ultimi assolutamente antieconomico rispettare le regole in vigore.


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5+2X1000

Nella giungla dei ‘per mille’ una grande opportunità per l’Arci: il 2xMILLE alle associazioni culturali di Greta Barbolini responsabile nazionale Arci Politiche economiche

Una delle principali novità della stagione fiscale 2016 di cui troppo poco si è parlato è la possibilità per il contribuente di destinare un 2 x1000 ulteriore della propria Irpef alle associazioni culturali. L’anticipazione era stata data in occasione della presentazione della legge di Stabilità 2016, a cui dovevano seguire, entro il 1° febbraio, i relativi decreti attuativi che avrebbero chiarito i requisiti e i criteri per l’iscrizione nell’apposito elenco presso il Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo. L’intenzione dichiarata quella di concorrere con un pacchetto di dispositivi, tra cui il 2x1000 alla cultura, ad un rilancio complessivo di un comparto strategico per l’Italia sia dal punto di vista delle politiche di coesione e crescita dei cittadini sia dal punto di vista economico. Erano i giorni degli attentati di Parigi e delle manovre straordinarie per la sicurezza che nella volontà del governo dovevano andare di pari passo al potenziamento della cultura. A distanza di soli pochi mesi dall’annuncio non si parla più di rilancio della cultura come alternativa strategica al terrore e alla chiusura identitaria e i decreti attuativi sono arrivati solo a fine marzo, pochi gior-

ni prima dell’inizio della campagna fiscale, in un quadro di totale disinformazione dei cittadini e delle associazioni che hanno avuto pochi giorni a disposizione per procedere all’iscrizione negli appositi elenchi. Anche ora, a campagna fiscale avanzata, assistiamo ad un grande silenzio informativo sulla possibilità di esplicitare una ulteriore scelta a sostegno della cultura anche da parte delle stesse organizzazioni potenzialmente beneficiarie. In effetti sono tante le incognite da sciogliere: nel concreto come saranno selezionati i soggetti aventi diritto? Sarà data stabilità al provvedimento anche negli anni a venire? Sarà messo a sistema e armonizzato il sistema sempre più complesso dei ‘per mille’? Gli importi saranno assegnati in modo trasparente e tempestivo? Pur con tutti questi elementi di incertezza, sono convinta che il 2x1000 alle associazioni culturali rappresenti una importante opportunità per il mondo delle associazioni culturali a cui finalmente, anche nel campo delle scelte di devoluzione fiscale, viene riconosciuta piena soggettività e accresciuta rilevanza. Penso anche che sostenere il dinamismo delle associazioni culturali, spingendole

a stringere un rapporto di ulteriore prossimità e reciprocità con i cittadini sia un fattore già di per sé positivo. Il 2x1000 alle associazioni culturali rappresenta per l’Arci una grande opportunità per farsi conoscere, riconoscere e sostenere sia dai suoi soci come dalla più ampia cerchia di persone che conosce e apprezza il lavoro della rete di circoli e comitati Arci a vantaggio della qualità della vita delle comunità locali. Nell’attuale quadro di grande frammentazione in cui le reti nazionali culturali sono spesso discontinue e poco efficaci, l’Arci è forse l’unico soggetto che interpreta oggi in Italia la funzione integrata di attore culturale fortemente impegnato nel sociale. Il nostro è per definizione un modo di fare cultura che crea coesione sociale, rafforza la comunità, aiuta a superare diffidenze e distanze. Abbiamo quindi di fronte una importante opportunità che, se resa stabile, ci aiuterà ad affermare il nostro modello di fare cultura, a rilanciare e consolidare il legame tra l’Arci e i suoi soci e cittadini chiedendo a tante quante più persone di fare crescere con l’Arci la cultura popolare, la cultura per tutti.

Arcisolidarietà Rovigo: Asilo notturno Arcobaleno per l’accoglienza di profughi e senza casa

Arcisolidarietà Ora d’aria Perugia: Uno sguardo al femminile

Arci solidarietà Rovigo è nata nel 2000, per creare un coordinamento tra singoli, gruppi spontanei, associazioni e circoli che promuovono azioni di solidarietà verso tutti coloro che vedono violati i propri diritti civili e umani: immigrati, profughi, richiedenti asilo, vittime di conflitti, persone disagiate. Viene offerta ospitalità a chi non ha una casa e vive in condizioni di povertà, promuovendo la sua autonomia e valorizzandone le risorse personali, con un’attività non di carattere assistenziale ma di accompagnamento all’emancipazione e alla responsabilizzazione. Finora sono state svolte iniziative di sensibilizzazione, di formazione sui temi dell’intercultura, gestione dei servizi, gestione diretta dell’asilo notturno Arcobaleno, con servizi di sostegno agli ospiti; la Casa della Pace, la Coccinella che offre ospitalità a donne con minori; la Rosa dei Venti, con alloggi collettivi per nuclei familiari; laboratorio Formichina, con finalità di formazione e inserimento lavorativo. Vi si svolgono attività di stiro, cucito e riparazione bici. Dal 2015 è stato aperto anche un centro diurno per senza dimora.

L’Associazione Arcisolidarietà Ora d’aria di Perugia, attraverso lo Sportello InformaCarcere, offre un servizio trasversale rivolto all’intera popolazione detenuta. Uno sguardo al femminile è un servizio pensato per le detenute che hanno i propri figli ospiti in Comunità educative e residenziali per minori. Lo sportello opera all’interno del Nuovo Complesso Penitenziario Capanne di Perugia attraverso l’ingresso di operatori volontari tre volte alla settimana, presso la Sezione Femminile e Maschile, sia Circondariale che Penale dell’Istituto, con l’obiettivo di far fronte ai diritti civili e sociali della popolazione detenuta, fornendo consulenza psico-sociale, contatti con gli avvocati, orientamento e disbrigo pratiche. Il progetto Uno sguardo al femminile si concentra nella sezione femminile del carcere e opera nel sostegno del nucleo familiare madre-minore offrendo servizi di accompagnamento, organizzazione di giornate della genitorialità e realizzazione di attività culturali.

www.arcisolidarietarovigo.it

www.arciperugia.it


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campidellalegalità

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Acquisire saperi e costruire cittadinanza

Continuiamo la pubblicazione delle schede descrittive dei campi della legalità. Per ulteriori informazioni: campidellalegalita@arci.it - 0641609274 Campi del Sole

I Campi del Sole si tengono a Pentidattilo e Rosarno (Reggio Calabria), da fine luglio a inizio settembre. Sono realizzati in collaborazione con Libera Reggio Calabria, associazione Pro Pentedattilo e Consorzio Coop Sociali ‘Macrame’. Le attività si svolgono su due diversi beni confiscati alla famiglia Lamonte di Melito Porto Salvo: il primo è ‘villa Placanica’, una grande villa assegnata all’associazione ProPentedattilo, il secondo è il terreno di 10 ettari pertinente alla villa ed assegnato al consorzio di coop sociali ‘Terre del Sole’. I volontari sono impegnati in lavori pratici, dalle attività agricole alla pulizia del verde, dalla manutenzione ordinaria ai piccoli lavori edili, e in attività formative attraverso incontri con magistrati, forze dell’ordine, giornalisti, scrittori, attivisti, associazioni, parenti di vittime di ‘ndrangheta, e, in generale, con chi quotidianamente testimonia con i fatti la sua lotta alla ‘ndrangheta. Non mancheranno, poi, serate di musica e momenti di intrattenimento vari, accompagnati da occasioni di socializzazione e svago.

Se non io chi

Campo della legalità a Mesagne

A Mesagne (Brindisi), dal 18 al 24 luglio, si tiene il Campo della legalità a Mesagne. Il progetto è realizzato in collaborazione con Cgil, Spi-Cgil, Libera, Città Futura e Comune di Riace. Le attività si svolgeranno all’interno della Masseria Canali, un bene confiscato alla criminalità organizzata e affidato alla cooperativa Terre di Puglia - Libera Terra, che lo ha trasformato in una masseria didattico-agricola. I volontari avranno l’opportunità di contribuire alle attività di gestione della masseria, che si pone l’obiettivo di diventare un vero e proprio Centro di educazione alimentare e ambientale, per conoscere l’origine dei prodotti della terra, educare al consumo consapevole e a una corretta alimentazione, sensibilizzare al rispetto della natura. Gli impegni dei volontari saranno sia di tipo pratico, dalle attività agricole ai lavori di sensibilizzazione, che di natura teorica, attraverso gli approfondimenti sui prodotti agricoli della masseria e i laboratori di educazione alimentare.

Terra di lavoro e dignità

Il campo Se non io chi si tiene a Catania, nel quartiere Librino, dal 24 giugno al 3 luglio. È realizzato in collaborazione con le associazioni Manitese Catania e Punteruolo TDO. Le attività del progetto si svolgono presso il Campo San Teodoro Liberato, un bene di proprietà del Comune etneo, affidato ad Arci Catania per la realizzazione di un centro di recupero e riciclaggio dei rifiuti: la Fabbrica Interculturale Ecosostenibile del Riuso. I partecipanti sono coinvolti in opere agricole di pulitura del terreno e preparazione per colture successive, e opere manuali di costruzione di alcuni capanni destinati a vari utilizzi. Il campo prevede, poi, la partecipazione ad un laboratorio teatrale, a cura del Teatro dell’Oppresso, che tratterà le tematiche del lavoro al sud e delle infiltrazioni delle organizzazioni criminali nello sfruttamento dei lavoratori stranieri e nel settore dello smaltimento dei rifiuti.

Il campo Terra di lavoro e dignità si tiene a Caserta, da fine luglio a fine agosto. È realizzato in collaborazione con Spi-Cgil, Nero e non solo onlus, Agrorinasce, Comune di Parete e Comune di Santa Maria La Fossa. Le attività si svolgono all’interno di un bene situato nel territorio del comune di Santa Maria La Fossa, confiscato ai boss camorristici ‘Sandokan’ e ‘Cicciotto e Mezzanotte’. Si tratta di un ampio terreno che si trova in pianura, vicino al fiume Volturno, al centro del quale sorgeva una piccola azienda bufalina anch’essa confiscata. L’obiettivo del progetto è quello di mettere insieme il recupero e riutilizzo di un bene sottratto alla camorra con l’impegno contro lo sfruttamento lavorativo degli immigrati in agricoltura. Le attività previste dal campo consistono in lavori agricoli, studio e formazione sull’impegno nell’antimafia sociale, animazione nelle comunità locali e pratiche di stili di vita sani. Quest’anno i volontari saranno impegnati anche nelle attività per realizzare un allevamento di lumache.


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daiterritori

Il concorso fotografico ‘Arrivi e (ri)vivi’ Arci Ancona organizza il concorso fotografico Arrivi e (ri)vivi. Il concorso è stato realizzato con la collaborazione attiva dei volontari del servizio civile, poichè rientra anche nelle finalità del loro progetto. I ragazzi tengono molto a questo evento, perché la conclusione del concorso e la serata di proclamazione del vincitore coincideranno con la fine della loro esperienza. Scenario di ispirazione del concorso è Ancona, città portuale, luogo di arrivi e partenze. Il concorso si rivolge a chi è nato, vive o è ‘approdato’ ad Ancona per i più svariati motivi. In un caso, proponiamo di raccontare, attraverso la fotografia, il proprio punto di vista, un’emozione, un ricordo, la propria esperienza sull’arrivo ad Ancona e tutto ciò che ne è conseguito. Da un lato, l’approdo a una realtà ‘altra’ in cui gran parte di ciò che si vive è novità e cambiamento. Dall’altro, una realtà in cui si possono rivivere emozioni, ricordi e sensazioni familiari che ci fanno sentire a casa. Nell’altro caso, invece, chi è originario del posto, può aver vissuto questa esperienza al contrario, ovvero è partito e una volta tornato ha ritrovato il suo ambiente consueto, rivivendo emozioni e ricordi proprio come coloro che hanno fatto di Ancona la loro città ‘adottiva’. Tra i motivi che hanno portato alla realizzazione di questo progetto c’è la

volontà di dare spazio alla creatività e alla voglia di raccontarsi attraverso la fotografia. Questo mezzo espressivo permette infatti di immortalare visivamente un pezzo della propria storia, offrire un punto di vista sulla realtà circostante, lasciando allo stesso tempo ampio margine di interpretazione e di confronto. L’obiettivo è quello di coinvolgere un pubblico ampio e variegato, tra cui studenti (fuori sede, erasmus, borsisti, ecc.); lavoratori (pendolari o fissi); persone di qualunque nazionalità trasferitesi ad Ancona; comunità di immigrati. Concetto chiave del concorso è la dimensione della familiarità, come ricerca di equilibrio e benessere, così come di integrazione. Il concorso è gratuito e aperto a tutti/e, senza limiti di età. I partecipanti potranno inviare non più di 3 fotografie tramite Wetransfer [https://www.wetransfer. com/] all’indirizzo email: arrivierivivi@ gmail.com entro e non oltre il 30 maggio. Alle foto vanno allegate scheda di partecipazione ed eventuale liberatoria. La serata di premiazione sarà nel mese di giugno, presso il Lazzabaretto di Ancona. Il vincitore si aggiudicherà una tessera per ingresso gratuito a tutta la stagione cinematografica del Lazzabaretto 2016. Il secondo e terzo classificato, invece, riceveranno la stampa delle foto presentate. www.arciancona.org

Quinta edizione del festival delle band novaresi Quest’anno il circolo Arci Big Lebowski si prepara alla quinta edizione di una rassegna musicale che negli anni lo ha visto affermarsi come il festival di musica indipendente più importante della città e della provincia, unendo cultura ed impegno sociale. Nato con il nome di Festival delle band Novaresi, o più semplicemente FDBN, ha visto esibirsi sul suo palco nel corso delle passate edizioni, oltre a praticamente tutte le realtà musicali del novarese, importanti ospiti come Luminal, Giuliano Dottori, Omar Pedrini, Il Disordine delle Cose. Trasformandosi in un pilastro dell’aggregazione giovanile nel quartiere di S. Agabio e dell’intera città. Il programma di questa edizione prevede tre giorni intensi, nei quali i volontari del circolo cercheranno di riproporre

al pubblico uno spettacolo diciamo un po’ ‘circense’, dove i giocolieri saranno i musicisti con i loro strumenti e le loro canzoni. Tra le band che si esibiranno super ospiti saranno venerdì i brasiliani trapiantati a Milano Selton, e sabato i Black Beat Movement che presenteranno il loro ultimo album Love Manifesto. Mentre la squadra novarese sarà ben rappresentata da Park Avenue, Pop James, Maznada, Triciclo Musical, Michael Mustone e Abanero acustic trio. La tre giorni inizierà giovedì 28 e si concluderà sabato 30 aprile. Per tutte le info registrarsi presso la pagina facebook del circolo dopodichè non vi resta che godervi «lo spettacolo più bello». Evento fb : https://www.facebook.com/ events/174211886285638/

in più Un Banco di solidarietà Ravacciano (SI) - Un Banco

di prima necessità e della solidarietà al Circolo Arci di Ravacciano per aiutare con beni alimentari le persone che vivono in difficoltà economica. È quello aperto da alcune settimane presso lo spazio in via Duccio di Buoninsegna, mettendo a disposizione un piccolo minimarket frutto della collaborazione fra il Circolo Arci, ArciSolidarietà e il supermercato Simply di Ravacciano. Lo spazio è accessibile tutti i giorni dalle ore 15.30 alle 23.30. Al suo interno si potranno trovare prodotti a lunga conservazione e facile stoccaggio, come pasta, riso, olio, pelati, caffè, scatolame, salumi e formaggi sottovuoto. «Il Circolo Arci di Ravacciano - spiega la presidente Miranda Ballini – rappresenta un luogo di ritrovo e socializzazione all’interno del quartiere e abbiamo voluto renderlo ancora più vicino alla comunità aiutando con beni di prima necessità chi vive in situazione difficile. Un’esperienza positiva che ha unito soggetti diversi intorno al valore della solidarietà, da sempre fra i principi ispiratori dell’Arci».

Prima del Primo Bologna - In giro per la città, con

carri, biciclette e musica per celebrare la Festa dei lavoratori ‘Prima del Primo’. A Bologna il 30 aprile una sfilata cineticosonora invaderà le strade del centro, organizzata da Orchestra Senzaspine insieme ai promotori della settima edizione del Bike Pride, la parata dell’orgoglio ciclistico che si svolgerà l’8 maggio. Si parte alle 14.30 da Piazza Maggiore dove i musicisti guideranno i partecipanti al ritmo di musica classica, swing, rock e pop verso il Mercato Sonato, l’ex mercato ortofrutticolo trasformato dall’Orchestra Senzaspine in uno spazio culturale dedicato alle arti e alla promozione della musica. Suoneranno su due palchi in un’esplosione di suoni e strumenti musicali. Ci sarà spazio anche per il teatro e la danza popolare, oltre a giochi e spettacoli di burattini per i più piccoli. La sera tutti i musicisti si sono convocati per la Jam Session più grande della città, in cui la musica si farà insieme, con tutti quelli che avranno voglia di portare uno strumento e suonare con i musicisti dell’Orchestra Senzaspine e i gruppi che partecipano al ‘Prima del Primo’. FB - Mercato Sonato


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culturascontata i tanti vantaggi della tessera Arci

w w w. a r c i / a s s o c i a r s i . i t a cura di Enzo Di Rienzo

Botero. Via Crucis. La passione di Cristo Roma - Palazzo Esposizioni, fino

al 1 maggio. Via Crucis. La Passione di Cristo è un ciclo di opere realizzate da Fernando Botero tra il 2010 e il 2011. Nella serie, composta da 27 olii e 34 opere su carta, esposta in numerosi Paesi tra l’America e l’Europa, emerge la tematica presente in Botero sin dalla sua infanzia e gioventù, in Colombia, immersa nell’abbondanza d’immagini religiose, tanto nell’ambito pubblico che in quello privato. www.palazzoesposizioni.it

Stefano Cagol - Works 1995/2015 Trento - Galleria Civica, fino al

12 giugno. Negli spazi della Galleria Civica di Trento le principali tappe della ventennale carriera di Stefano Cagol sono ripercorse per la prima volta in uno sguardo d’insieme. L’esposizione mette a fuoco un’attività sviluppata su direttrici internazionali e frutto di una fitta presenza in esposizioni, interventi pubblici, residenze e pubblicazioni. www.mart.tn.it

Body Worlds Genova - Porto Antico di Ge-

nova - Modulo 1 dei Magazzini del Cotone, fino al 31 maggio. La mostra, ideata dal medico tedesco e scienziato Gunther von Hagens, dedicata al Vero mondo del corpo umano, è un appuntamento da non perdere, un successo sancito dal record di presenze, più di 40 milioni di visitatori in oltre 100 città nel mondo, che permetterà di conoscere la straordinaria sinergia tra gli organi e gli apparati anatomici che rende possibile la vita. genova.bodyworldsinthecity.it

Mario Giacomelli Roma - Museo di Roma, fino al

29 maggio. La figura nera aspetta il bianco, la grande mostra antologica propone per la prima volta a Roma un viaggio appassionante nella fotografia di Mario Giacomelli, nella sua arte, nella sua intima e profonda poesia, nel suo furore creativo. La mostra, promossa da Roma Capitale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è prodotta da Fondazione Forma per la Fotografia, in collaborazione con Archivio Giacomelli di Senigallia. www.museodiroma.it

società

Per una stagione di referendum sociali di Paolo Carsetti Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua

In due anni di governo Renzi, abbiamo visto applicare nei fatti la famosa lettera della BCE del 2011, ispirata da una ferrea logica neoliberista. Su questa base, si è attaccato il ruolo della scuola pubblica, privatizzati beni comuni e servizi, aggredito l’ambiente, a partire dalle trivellazioni e dal moltiplicarsi degli inceneritori, abbattuti i diritti del lavoro. Con la controriforma costituzionale, poi, si progetta di rendere permanente quest’impostazione, passando attraverso la riduzione degli spazi di democrazia e il primato del potere esecutivo. Queste scelte sono passate anche perchè si è fatto pesare il ricatto della crisi; e tutto ciò in un quadro di debolezza della politica e di frammentazione delle mobilitazioni e dei soggetti che hanno provato a contrastarle. Attraverso la campagna sui referendum sociali vogliamo provare ad invertire questa tendenza, in primo luogo rilanciando la mobilitazione diffusa contro quelle scelte. Soprattutto iniziando a dare gambe a un processo di connessione e costruzione di legami tra i soggetti che hanno animato l’opposizione a quelle politiche. Da qui, pur con la consapevolezza della nostra parzialità, nasce la nostra idea di lanciare un’alleanza sociale dei movimenti per la scuola pubblica, di quello per l’acqua, della campagna contro la devastazione ambientale che si oppone alle trivellazioni e dal movimento che si batte contro il piano nazionale inceneritori. In questo quadro, collochiamo anche l’opzione dello strumento referendario per abrogare le parti peggiori della legge 107 sulla scuola, la legislazione che consente le trivellazioni in mare e in terraferma, quanto prevede lo Sblocca Italia rispetto ad un piano strategico per nuovi inceneritori e una grande raccolta di firme per una petizione popolare che vuole contrastare la ripresa dei processi di privatizzazione dell’acqua e dei beni comuni promossa attraverso il decreto sui servizi pubblici locali attuativo della legge Madia e lo stravolgimento della legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua compiuta alla Camera il 20 aprile scorso con l’approvazione di un testo completamente diverso dall’originale. È questa un’iniziativa che, muovendo dalla loro autonomia, prevede che si costituiscano comitati referendari composti da movimenti e soggetti sociali e

comitati di sostegno in cui trovano posto anche i soggetti politici che concordano con i referendum. Con la nostra iniziativa, incrociamo anche il tema della democrazia e della sua espansione, che è legato all’affermazione dei diritti fondamentali. La nostra stagione dei referendum (e della raccolta firme) sociali, pur nella sua dimensione autonoma, vuole contribuire anche alla campagna per il NO alla controriforma istituzionale nel referendum confermativo che si terrà in autunno, con la convinzione che parlare di democrazia non significa ragionare solo di architettura istituzionale ma del potere che hanno le persone di decidere sulle scelte di fondo che riguardano gli assetti della società. Si apre una stagione di grande impegno, che necessita della mobilitazione e dell’intelligenza diffusa di tante persone nei territori volta a riprendere un rapporto largo con tante persone e soggetti interessati ad uscire dalla crisi affermando un’altra idea di modello sociale e di democrazia. www.referendumsociali.info

arcireport n. 15 | 28 aprile 2016 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 19 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/



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