arcireport
settimanale a cura dell’Arci | anno XIII | n. 16 | 30 aprile 2015 | www.arci.it | report @arci.it
di Susanna Camusso Segretaria generale Cgil
Una festa del lavoro per rafforzare l’idea di pace, di solidarietà e di integrazione, affinché il Mediterraneo non sia più un cimitero, ma un ponte verso l’accoglienza per chi cerca un rifugio in Europa. Con questo spirito la Cgil insieme a Cisl e Uil celebrerà quest’anno il primo maggio a Pozzallo, cittadina siciliana in provincia di Ragusa, secondo approdo europeo per gli immigrati dopo Lampedusa. Saremo a Pozzallo per non dimenticare le oltre 1600 persone che dall’inizio dell’anno hanno trovato la morte a pochi chilometri dalle nostre coste, e per dire con forza che l’emergenza migranti può essere affrontata solo con politiche europee comuni fondate sui valori di civiltà, umanità e accoglienza e non con programmi sbagliati come Triton. L’Europa non può più rispondere con colpevole indifferenza, deve farsi protagonista e riempire quel vuoto che spesso è occupato da pericolose forze populiste e razziste. Sempre più spesso sentiamo parlare con troppa disinvoltura di blocchi navali, di missioni di terra, di azioni violente. Noi, invece, pensiamo che sia necessario creare un corridoio umanitario,
che sottragga alla criminalità le migliaia di uomini, donne e bambini che fuggono dalla fame e dalla guerra. Per sconfiggere gli schiavisti, lo abbiamo detto più volte, è fondamentale creare un canale d’ingresso legale, aprendo nei paesi di partenza sedi in cui sia possibile chiedere asilo e raggiungere così il vecchio continente in condizioni protette. Il primo maggio sarà anche l’occasione per ringraziare la guardia costiera, la marina militare, le forze dell’ordine, i pescatori, il personale sanitario, quei sindaci e tutti quei cittadini, che si stanno adoperando per i salvataggi in mare e per alleviare le sofferenze di chi riesce a sbarcare. Da Pozzallo ricorderemo, inoltre, che favorire l’integrazione significa anche investire nel lavoro e nello sviluppo. Il grande tema al centro di questo primo maggio sarà, infatti, l’occupazione. Parleremo di lavoro nero, sommerso, povero, privato dei fondamentali diritti. Il nostro impegno e la nostra quotidiana fatica è dare tutele e dignità, la dignità del lavoro, a quel 43% di giovani disoccupati che, soprattutto al sud, rischiano di perdere le loro speranze e i loro anni
migliori, cercando senza trovarlo un lavoro su cui costruire la propria vita. Allo stesso modo i nostri sforzi sono per togliere da un vero e proprio asservimento quei lavoratori sfruttati, e sono tanti, che nelle nostre campagne, nei paesi ai margini delle città e anche nelle grandi metropoli lavorano in condizioni di sfruttamento, se non di vera e propria schiavitù. E ancora, il nostro lavoro quotidiano è rivolto alle donne impiegate nelle serre, tra lavoro servile e ricatto sessuale, a quelle più fortunate ma non meno depauperate dai propri diritti costrette a lasciare il proprio lavoro perché incinte o pagate meno solo perché donne. Il sindacato italiano, la Cgil, in questo Primo Maggio, come ogni giorno dell’anno, è con i lavoratori, con le donne, con i giovani, con i migranti, con i disoccupati. È con chi difende il lavoro, con chi lo cerca, con chi nel lavoro e con il lavoro costruisce il proprio futuro, la propria dignità e il proprio riscatto. Questa è la Cgil, il luogo in cui diritti e solidarietà hanno le loro radici e la loro casa. Al lavoro e alla lotta. Buon primo Maggio.
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scuola
arcireport n. 16 | 30 aprile 2015
Il 5 maggio il mondo della scuola in piazza contro il Ddl del governo di Roberta Cappelli presidente Arci Ravenna
Il 5 maggio il mondo della scuola sciopera. Promosso da Cgil, Cisl, Uil, GildaFgu e Snals-Confsal contro il Ddl Buona Scuola realizzato dal Governo Renzi, ha già avuto molte altre adesioni dalla società civile. La scuola italiana decide di scioperare per far sentire le propria voce, con cortei nelle principali piazze delle città di Milano, Roma, Palermo, Cagliari e Bari. Arci, insieme a numerose altre organizzazioni anche molto differenti fra loro per ispirazione culturale, è firmataria di un appello La scuola che cambia il paese in cui viene chiesto il ritiro del Ddl La buona scuola, evidenziandone i limiti strutturali che stravolgerebbero l’idea costituzionale di scuola pubblica. L’udienza in Parlamento ottenuta dalle
organizzazioni firmatarie dell’appello il 28 aprile ha reso evidente l’importanza della mobilitazione capillare del mondo della scuola e della società civile e dunque la necessità di continuare a far sentire il dissenso verso il Ddl presentato dal Governo. Alcune modifiche importanti infatti sembrano essere state recepite dalla Commissione che ha il compito di vagliare gli emendamenti e proporre una nuova scrittura del Ddl, ma occorre che si realizzino pienamente nella proposta che verrà messa al voto delle Camere. Lo sciopero del 5 maggio resta decisivo per affermare che la scuola pubblica e universale è condizione indispensabile per l’accesso alla cultura e quindi per la libertà dei cittadini e delle cittadine,
per la democrazia. Non può esserci democrazia se non c’è uguaglianza di opportunità di accesso alle competenze. Per questo condividiamo le proposte dell’appello La scuola che cambia il paese, sottoscritto, oltre che dall’Arci, da altre 31 organizzazioni, perchè cambi il disegno di legge sulla scuola presentato dal Governo. Consideriamo indispensabile aprire un ampio confronto nel Paese per delineare una visione generale, il più possibile condivisa, sul nuovo ruolo della scuola nella società della conoscenza. Riteniamo decisivo partire dal diritto di ogni persona all’apprendimento permanente come base per un progetto complessivo di cambiamento del sistema educativo italiano.
Uno sciopero che riguarda il futuro di tutto il Paese di Ilaria Iaprade e Giacomo Zolezzi esecutivo nazionale Unione degli Studenti
Nel corso dell’anno le studentesse e gli studenti sono scesi in piazza in più occasioni, a partire dal 10 ottobre per arrivare allo sciopero generale della e per la scuola pubblica del prossimo 5 maggio, con l’intento di manifestare la propria contrarietà al disegno di legge La Buona Scuola. Nonostante il movimento studentesco non c si sia limitato a chiederne il ritiro ma abbia proposto delle valide alternative, ci si è scontrati con un Governo che procede per tappe forzate, impone tempi stringenti alla discussione parlamentare, rifugge il confronto con i corpi intermedi e si dimostra sordo a tutte le istanze. L’iter parlamentare de La Buona Scuola si sostanzia quindi anche di centinaia di migliaia di voci inascoltate, delegittimate da una consultazione tendenziosa e scarsamente partecipata. Voci che però non si sono rassegnate e hanno continuato a farsi promotrici di ulteriori momenti di confronto e di mobilitazione, traendo la forza anche dal peggioramento del ddl rispetto alle premesse iniziali. Quel che sta avvenendo oggi con La Buona Scuola è in continuità con quanto fatto cinque anni fa dalla sciagurata legge Gelmini in merito al sistema universitario. Contro quella legge il movimento studentesco universitario registrò purtroppo una sconfitta. L’unica differenza
è che ora l’obiettivo è frantumare il sistema scolastico pubblico. La valutazione e il merito diventano strumenti di selezione feroce per determinare guerre tra poveri e classifiche, la gestione viene centralizzata nelle mani del preside-manager, innescando pericolosi meccanismi clientelari, e il contesto territoriale, sociale ed economico determina la qualità di ogni singola scuola. Le diseguaglianze si acuiscono anche per la mancata volontà politica del Governo di finanziare adeguatamente e implementare i servizi per il diritto allo studio. Il sostentamento della singola scuola risiede unicamente nella sua capacità di rendersi appetibile agli interessi dei privati e nell’apertura alle esigenze delle aziende. Continueremo ad assistere a una divisione degli istituti in scuole di serie A e scuole di serie B. Dietro l’evocazione di una nuova autonomia scolastica, completamente distorta, si nasconde la legittimazione della gerarchizzazione tra scuole, un inasprirsi del classismo e un accentramento esasperato dei poteri nelle mani del Dirigente Scolastico, estromettendo studenti, docenti, personale ATA e genitori dalla possibilità di determinare realmente il miglioramento della realtà scolastica nella sua interezza. Sul fronte
lavorativo si rischia di superare definitivamente ogni margine di contrattazione a favore della chiamata diretta, mentre sul fronte della democrazia interna si rischia l’annientamento di ogni forma di potere, anche consultivo, di tutte le componenti della scuola. Inoltre una delle più pubblicizzate promesse del governo Renzi, cioè l’assunzione di 150mila precari, già diventati 100mila nella versione definitiva del Ddl, rischia di infrangersi contro tempi troppo stretti che, a meno dell’ennesima forzatura democratica con il ricorso al voto di fiducia, sfumeranno. Per questo sarebbe necessario che le assunzioni venissero approvate per decreto. Concentrando il dibattito non su piccole modifiche a un disegno di legge fondamentalmente sbagliato, ma prendendo in considerazione le proposte alternative che le piazze hanno saputo fornire, a partire dalla Lip fino ad arrivare alle 7 priorità dell’AltraScuola. Poichè riteniamo che questo disegno di legge sia uno dei più pericolosi per la scuola pubblica italiana abbiamo deciso di aderire allo sciopero generale del mondo della scuola. Si tratta di una mobilitazione che non vuole configurarsi come corporativa, ma che ha la potenzialità di tramutarsi in una manifestazione della e per la scuola pubblica in cui sia coinvolto tutto il Paese.
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arcireport n. 16 | 30 aprile 2015
legalitàdemocratica
Fatti un campo! Anche quest’anno, dalla Lombardia alla Sicilia, i campi e i laboratori antimafia Giunti alla nona edizione, i campi - promossi dall’Arci con Cgil, Spi Cgil, Flai Cgil e con Libera - sono organizzati in Lombardia, Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Puglia, Campania, Calabria e Sicilia. Si comincia a fine aprile col campo di Corleone per poi proseguire nelle varie località fino alla fine di settembre. Da quando sono iniziati, i campi hanno ospitato migliaia di giovani e giovanissimi, ma anche meno giovani. Situati su terreni confiscati alle mafie, la filosofia che vi sta dietro è quella di restituire questi beni alla comunità, tornare a renderli produttivi e vivi, animarli con iniziative formative e in-
formative sulla difesa della democrazia, della legalità, della giustizia sociale. Una pacifica ‘occupazione’ di questi spazi, dunque, abitata dalla presenza di centinaia di persone che si spendono con impegno e dedizione per costruire
comunità alternative alle mafie. Le iscrizioni sono possibili collegandosi al sito www.campidellalegalita.it. Su www.arci.it ci sono tutti i files grafici, la locandina con i campi in programma e le schede descrittive.
Terre di Musica. Viaggio tra i beni confiscati alla mafia Il progetto de Il Parto delle Nuvole Pesanti con Arci e Libera Un viaggio a tappe da Corleone a Trapani, dalla Piana di Gioia Tauro ad Isola Capo Rizzuto, da Mesagne a Cerignola, da Casal di Principe a Castel Volturno, fino a Roma, Bologna, Torino e Milano, per documentare l’esperienza dei beni confiscati alle organizzazioni criminali, raccontare le storie delle tante persone, spesso giovani, che vi lavorano tra mille difficoltà, intimidazioni e vandalismi, e
far comprendere che i beni confiscati non rappresentano solo un valore simbolico ma una vera e propria risorsa, un modello di sviluppo economico e sociale alternativo. Da questo viaggio sono nati Terre di Musica. Viaggio tra i beni confiscati alla mafia, progetto musicale e culturale di GirodiValzer, ideato da Salvatore De Siena, leader di Il Parto delle Nuvole Pesanti e realizzato in collaborazione con Libera e Arci. Un viaggio in giro per l’Italia lungo due anni, emozionante e umanamente ricco, intrapreso con la convinzione che la legalità possa affermarsi anche a partire da piccole azioni quotidiane, e che la musica, il cinema, la letteratura siano linguaggi capaci di arrivare alla gente con maggiore facilità e immediatezza. Da questo viaggio sono nati un libro e un film documentario che raccolgono le note storiche, sociali e culturali dei beni confiscati alla mafia nonché l’esperienza umana dei suoi protagonisti. I musicisti del Parto delle Nuvole Pesanti hanno fatto dell’impegno civile un tratto distintivo del proprio progetto artistico: tra le altre cose, hanno collaborato con ‘I Ragazzi di Locri’, movimento di lotta culturale calabrese nato
dopo l’assassinio di Fortugno, e partecipato al dvd Il caso Fortugno, un’opera multimediale sull’omicidio del Vicepresidente della Regione Calabria. La band ha partecipato alla manifestazione nazionale antimafia, svoltasi a Cinisi (Pa) per l’anniversario dell’assassinio di Peppino Impastato, e ha chiuso il Forum Antimafia del Nord per protestare contro il sindaco leghista che aveva fatto rimuovere la targa di Peppino Impastato che dava il nome alla biblioteca comunale di Ponteranica (Bg). Le Nuvole Pesanti hanno partecipato alle manifestazioni nazionali contro la ‘ndrangheta a Locri, Reggio Emilia, Villa San Giovanni, organizzate ogni Primo Marzo dai Consorzi Sociali Goel nati in Calabria sulla scorta dell’esperienza del movimento civile creato dal Vescovo Bregantini nella locride. Il progetto Terre di Musica è stato presentato a marzo a Bologna in occasione degli eventi legati alla Giornata della Memoria e dell’Impegno 2015 e, nei giorni successivi, a Bolzano, Casalecchio di Reno (BO) e Modena. Il cofanetto (libro+dvd), pubblicato da Editrice Zona, è disponibile nelle librerie oppure acquistabile on line sul sito www.partonuvolepesanti.com e disponibile in formato e-book. Sul canale youtube de Il Parto delle Nuvole Pesanti è possibile visionare il trailer del film.
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cinema
La chiusura di tanti cinema ci spinge a rafforzare il nostro ruolo di Roberto Roversi presidente nazionale Ucca
Nel recente convegno promosso dall’ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinema) e dedicato alla sala cinematografica, alla produzione e alla creatività (Roma, 16-17 aprile) i dati emersi sul futuro del cinema in sala sono a dir poco preoccupanti. Tra il 2003 e il 2014 sono stati 857 i cinema che hanno chiuso in Italia, per lo più piccole sale cittadine, a fronte di 136 complessi aperti, con un saldo negativo pari a 721 strutture. Ed è di poco conforto apprendere che il numero degli schermi è invece aumentato di 85 unità, perchè si tratta di sale afferenti a Multiplex, la cui programmazione non è certo votata alla qualità, ma allo sfruttamento economico del ‘prodotto’, per usare l’odioso termine con cui si è ormai soliti definire qualsiasi opera audiovisiva (che è ovviamente rivolta al mercato, ma è pur sempre un’opera dell’ingegno, quindi quanto meno un prodotto sui generis). E all’appello delle chiusure annunciate
mancano ancora le arene estive, che per il primo anno si troveranno a fare i conti con i supporti digitali e solo faticosamente riusciranno a far fronte ai costi dell’acquisto o del noleggio dei nuovi proiettori per un’attività temporanea. In questo scenario impietoso paradossalmente aumentano le nostre responsabilità, per il ruolo che ci siamo assunti: la fruizione collettiva di film e documentari in spazi di socializzazione e discussione. Senza voler demonizzare l’attuale, imperante, e per certi versi irreversibile, consumo solipsistico di film e serie televisive via monitor, tablet e smartphone, imposto da una tecnologia sempre più pervasiva, credo sia opportuno ribadire con forza il nostro modello, fatto di condivisione e non di rado di incontri con autori, attori, produttori o distributori. Non tanto per concludere che preferiamo rimanere irrimediabilmente analogici, ma per riaffermare che, senza che intervenga un fattore umano, la visione e la
comprensione di un film può rimanere monca o sterile. La forzata chiusura di tante sale cinematografiche, dovuta sia al crollo dei consumi culturali che agli elevati costi dello switch-off digitale, rafforza il nostro ruolo associativo, perchè ogni circolo del cinema, anche se situato in una sala polivalente, in una scuola, in un’area dismessa e da riqualificare, è un potenziale spazio per la proiezione di contenuti audiovisivi. La presenza dei nostri cinecircoli disseminati nell’intero territorio nazionale, in provincia così come nei piccoli centri nei quali le sale hanno chiuso o quelle residue proiettano solo mainstream, è una risorsa che può e deve essere sfruttata proprio per ospitare quelle piccole produzioni che difficilmente troverebbero spazio altrove. È un lavoro di profondità difficile e oneroso, ma con ogni probabilità è il futuro di tanti piccoli film di giovani autori.
‘In bici senza sella’, il film che racconta la generazione dei precari dal punto di vista dei precari «Una generazione, pervasa dall’autoironia della disperazione, che si suicida, ma per finta, che vive le vite degli altri, ma senza farsi scoprire, che tenterebbe anche il più estremo dei rimedi per arrivare alla fine del mese. Una generazione in bici... senza sella!» Questo il filo conduttore di In bici senza sella, film che nasce dalla necessità di raccontare una generazione di precari troppo spesso banalizzata ma, per la maggior parte, sconosciuta; perché raccontati sempre da chi precario non è. Per questo l’Arci e l’Ucca hanno deciso di supportare questo film, il cui tema centrale è la condizione ‘precaria’ dei giovani di oggi, raccontato in prima persona, e quindi con la licenza di riderci e piangerci sopra. Il film si compone di sette episodi di durata variabile (dai 10 ai 15 minuti) diretti da 7 registi e scritti da 9 autori, per descrivere la situazione del precariato con toni da commedia grottesca e surreale, sulla scia del grande e indimenticabile cinema italiano, che sapeva far ridere ma anche riflettere e lasciava quel buon ‘amaro in bocca’. In passato un film ‘manifesto’ come questo avrebbe trovato sicuramente l’appoggio e
il finanziamento da parte delle istituzioni, ma oggi non è più così. Per questo Arci e Ucca hanno deciso di supportare questo progetto, che ha bisogno di un piccolo aiuto economico che dia la possibilità di conquistare il pubblico nazionale e perché no, internazionale, con un’opera che sorprenda perché nuova, diversa, irriverente, grottesca. Bastano anche 2 euro!
Come donare | Cliccare su http://igg.me/at/inbicisenzasella
Verrete indirizzati sulla pagina del progetto. Per procedere con la donazione cliccate su uno degli importi presenti a destra dello schermo sotto la colonna Select a perk. Nella pagina seguente, inserite il vostro indirizzo mail nella casella Contact Information (oppure, se volete, cliccate su Continue with Facebook), togliete la spunta su Receive Indiegogo’s weekly newsletter, se non volete ricevere le email settimanali da Indie GoGo, scorrete in fondo e cliccate su Continue to payment. In fondo, nella pagina successiva, cliccate su Go to PayPal (anche se non avete un account paypal, non vi preoccupate!) Verrete indirizzati sulla pagina di pagamento di Paypal: ● se avete Paypal procedete come di consueto. ● se non avete Paypal, inserite semplicemente i dati della vostra carta di credito e togliete la spunta da Save this information with a PayPal account, cliccate su Review and continue e il sito procederà con il pagamento dell’importo selezionato.
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disarmo
Libro Bianco della Difesa: un’occasione mancata
Il commento della campagna ‘Un’altra difesa è possibile’ Più che un Libro Bianco per la sicurezza internazionale e la difesa del nostro Paese lo si dovrebbe chiamare il Libro Bianco delle Forze Armate. Perché nel testo presentato al Consiglio Supremo di Difesa dalla ministra Pinotti manca completamente la dimensione civile e allargata della difesa di cittadini. Ma mancano anche una qualsiasi citazione del servizio civile nazionale e quelle prospettive di prevenzione e composizione dei conflitti che sole possono costruire davvero la pace. È questa la valutazione delle sei Reti protagoniste della campagna Un’altra difesa è possibile sul documento presentato. Nel documento, che rimanda la maggior parte delle decisioni a nuove e successive Commissioni e analisi, si dà per scontato che la difesa del Paese sia garantita solamente dalle forze militari. Eppure, come sottolinea con forza la nostra Campagna, dagli articoli 11 e 52 della Costituzione sono da tempo discese conferme giurisprudenziali della possibilità di difendere la patria e i suoi cittadini anche con mezzi non armati e nonviolenti. Tutti
dimenticati nel testo. Difficile comprendere come sia stato possibile per esempio scordarsi del servizio civile nazionale in un momento in cui il Governo se n’è dichiarato convinto sostenitore ed ha avviato una riforma i volta ad estenderlo a 100mila giovani l’anno, a fronte dei 190mila militari che compongono le forze armate. La delusione è ancora maggiore considerando che esponenti delle sei reti si erano confrontate, pareva positivamente, con gli estensori del documento, inviando anche considerazioni scritte. Di tutto questo non c’è traccia nella versione finale. Hanno trovato invece spazio diversi punti dedicati all’industria della difesa e alla necessità, secondo il Governo, di promuoverla come elemento privilegiato. In pratica, quindi, la nostra strategia di difesa privilegia gli interessi economici dell’industria militare rispetto alle esigenze sociali della cittadinanza. Insomma, fermandosi solo all’ambito delle proposizioni molto generiche e molto banali, questo Libro Bianco non riesce nemmeno a scendere nel dettaglio e a
Global Wave. L’onda mondiale per il disarmo nucleare Sono ancora 16mila gli ordigni nucleari conservati negli arsenali di mezzo mondo. E ogni anno la cifra che le nazioni spendono per questo tipo di armamenti supera la soglia dei 100 miliardi di dollari. Soldi che potrebbero essere spesi per l’istruzione, per l’assistenza sanitaria, per la sostenibilità. Ed è questo l’obiettivo della Global Wave 2015, la tre giorni di mobilitazione mondiale: chiedere ai governi - che dal 27 aprile al 22 maggio si riuniscono a New York per riesaminare il Trattato di Non Proliferazione - di dismettere in modo definitivo queste armi. Proibirle, eliminarle. A organizzare le mobilitazioni nel nostro Paese è la Rete Italiana per il Disarmo. Che dopo aver celebrato i settant’anni dalla Liberazione attraverso il progetto Mayors For Peace, ha segnato in rosso sull’agenda la data del 15 maggio. Quando attivisti e amministratori rivolgeranno un saluto alla Peace Boat già salpata dal Giappone per il proprio viaggio intorno al mondo. A bordo dell’imbarcazione si trova una delegazione di Hibakusha, i sopravvissuti dei bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki di 70 anni fa. L’appuntamento è al porto di Catania. Tutti possono prendere parte alla campagna online: serve solo dire «Addio» alle armi nucleari, salutandole per sempre. Fate una foto o un video, con voi stessi, con amici ed amministratori, con rappresentanti di associazioni, nel consiglio comunale o magari in un luogo simbolo della vostra città. Facendola poi circolare sui social media con gli hashtag #globalwave2015 #wavetonukes, caricandole poi su www.facebook.com/globalwave2015 o mandando una email a info@globalwave2015. org e in copia a segreteria@disarmo.org.
fornire tutte quelle indicazioni che analisti, Parlamento e anche società civile stavano aspettando. Ad esempio non si dice nulla sulle spese per programmi legati all’acquisizione di sistemi d’arma, un tema invece molto dibattuto negli ultimi anni. Si sancisce così l’incapacità del Governo di produrre una strategia di costruzione della pace con mezzi di pace. Rispetto alle esigenze di composizione dei conflitti sociali, economici, culturali, e di prevenzione della violenza non c’è proposta, perché non c’è volontà di istituire nuovi strumenti di analisi e di azione. Per questo è invece sempre più urgente la costituzione di un Istituto di ricerca sulla pace e il disarmo che produca strategie di peacebuilding per tutte le forze civili dello Stato e Corpi Civili di Pace che possano intervenire in zone di conflitto con compiti di mediazione, dialogo, e tutela dei diritti umani, sostegno agli attori di società civile che dal basso costruiscono patti di coesistenza tra comunità. Proposte che sono cardine della Campagna Un’altra Difesa è possibile.
Ultimo mese di raccolta firme per la Campagna per la Difesa civile, non armata e nonviolenta La Campagna per la Difesa civile, non armata e nonviolenta, attiva da due mesi, si concluderà a fine maggio 2015, con la raccolta delle 50mila firme necessarie alla presentazione alla Camera dei Deputati del progetto di legge di iniziativa popolare ‘Istituzione e modalità di finanziamento del Dipartimento della Difesa civile, non armata e nonviolenta’. L’iniziativa, promossa da sei reti nazionali (Rete della Pace, Interventi Civili di Pace, Rete Italiana per il Disarmo, Sbilanciamoci!, Forum Nazionale Servizio Civile, CNESC), che raggruppano oltre 200 associazioni della società civile italiana, del mondo del pacifismo, della nonviolenza, del disarmo, del servizio civile, della cultura, dell’assistenza, dell’ambientalismo, del sindacalismo, vuole dare piena attuazione all’articolo 52 della nostra Costituzione (la difesa della patria) istituendo nel nostro ordinamento forme di Difesa civile, in coerenza con l’articolo 11 (il ripudio della guerra). Nel concreto, la proposta di legge che i cittadini possono sottoscrivere vuole l’istituzione e il finanziamento del Dipartimento per la Difesa civile non armata e nonviolenta che comprenda i Corpi civili di pace e l’Istituto di ricerche sulla Pace e il Disarmo e che abbia forme di interazione e collaborazione con il Dipartimento della Protezione civile, il Dipartimento dei Vigili del Fuoco ed il Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale. È possibile informarsi su come partecipare e dove firmare consultando il sito www.difesacivilenonviolenta.org
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solidarietàinternazionale
La Casa della Pace dedicata ad Angelo Frammartino Il 28 aprile a Monterotondo si è svolto il FrammaDay 2015, dedicato al giovane volontario di pace Angelo Frammartino scomparso nel 2006 a Gerusalemme. L’evento, che coincideva con l’anniversario della nascita di Angelo Frammartino, era promosso in collaborazione con il Comune di Monterotondo, con gli Istituti superiori e con gli Istituti comprensivi di Monterotondo, coinvolti in una sinergica attività nell’ambito del Progetto Quadrifoglio. Un momento di riflessione sulle attività svolte e sui progetti futuri, oltre che l’occasione per la presentazione dei lavori di ricerca svolti dai vincitori del settimo bando di borse di studio Giovani pensieri per una cultura di pace, diritti, legalità, difesa dell’ambiente e convivenza tra i popoli, promosso dalla Fondazione con il finanziamento della Cgil e dell’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura del Lazio. Gli studenti degli Istituti superiori di Monterotondo hanno presentato i lavori svolti nell’ambito del Progetto Quadrifoglio e le Giovani orchestre degli Istituti comprensivi si sono esibite in una performance musicale. Alle 12.30 i partecipanti si sono poi spo-
stati da Teatri Ramarini al vicino Palazzo Comunale, dove c’è stata l’inaugurazione della Casa della Pace dedicata ad Angelo Frammartino: un luogo aperto e al servizio di tutta la comunità per la promozione della cultura di pace, per la nonviolenza, il disarmo, l’accoglienza, la convivenza, i diritti umani, la legalità e la giustizia sociale. Uno spazio che sarà fruito insieme, con il pieno coinvolgimento dei giovani, delle
L’appello delle ONG italiane per Giovanni Lo Porto AOI (Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale), CINI (Coordinamento italiano network internazionali) e LINK 2007 fanno un appello alle istituzioni e al governo, facendo proprie le richieste dei familiari di Giovanni Lo Porto. Il testo di seguito. «Per Giovanni Lo Porto c’è stato il lungo tempo dell’attesa e della speranza. C’è il dolore immenso per la sua scomparsa, in circostanze tragiche che hanno indotto il Presidente degli Stati Uniti a scusarsi. C’è stata la vergogna della Camera dei Deputati semideserta mentre il Ministro Gentiloni riferiva sulle circostanze della sua morte. C’è e ci sarà sempre il dolcissimo ricordo di un uomo giusto, un cooperante, una persona con valori forti e con una grande professionalità. Ora è giusto che parlino i familiari di Giovanni e lo hanno fatto, con dignità e chiarezza. Facciamo nostre le loro richieste. In particolare la famiglia, e noi con lei, chiede alle istituzioni e al governo: - che si ricostruiscano in maniera precisa e dettagliata le circostanze che hanno portato alla morte di Giovanni Lo Porto; - che si faccia ogni sforzo per restituire alla famiglia la salma; - che si dedichi alla memoria di Giovanni Lo Porto una commemorazione ufficiale, all’altezza dei valori che ha espresso, che rappresentano tutto ciò di cui questo paese può essere ancora orgoglioso. Le ONG Italiane desiderano con forza fare proprie queste richieste».
scuole, delle istituzioni, delle associazioni, delle cooperative sociali e dei sindacati.
Un fiore per Giovanni Lo Porto Amici e familiari di Giovanni Lo Porto hanno lanciato la petizione Un fiore per Giovanni Lo Porto per chiedere il rientro della salma del cooperante ucciso. Giovedì pomeriggio, ad una settimana dall’annuncio della sua morte, un gruppo di persone, tra cui il comitato Arci di Palermo, si è radunato giovedì pomeriggio in un presidio silenzioso davanti la Prefettura di via Cavour, a Palermo, dove hanno deposto dei fiori in memoria del concittadino scomparso. Un fiore per Giovanni, in attesa di avere una tomba da onorare. Di seguito il testo dell’appello: «Non ci bastano le scuse, oltre a voler conoscere la verità sull’uccisione, vogliamo i resti del suo corpo, vogliamo una tomba da onorare, vogliamo una bara su cui piangere. Giovanni Lo Porto deve avere una sepoltura e un degno funerale. Chiediamo all’amministrazione americana e al governo italiano di restituire il corpo alla famiglia. Non è ammissibile che cada il silenzio sulla morte tragica di Giovanni Lo Porto e, fatto ancora più grave, si privi la sua famiglia e i suoi amici del diritto di deporre un fiore sulla sua tomba. Chiediamo una mobilitazione alla città, perché Palermo deve poter accogliere la salma di Giovanni Lo Porto, un suo concittadino che si impegnato per la pace e la giustizia».
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dirittiumani
La Rete europea Solidar scrive ai capi di stato e di governo della Ue La rete di organizzazioni europee Solidar ha inviato ai capi di stato e di governo, in occasione del Consiglio europeo straordinario del 23 aprile scorso, una lettera in cui fa richiesta di alcune azioni immediate necessarie a fermare e prevenire il proseguimento della crisi umanitaria. Di seguito il testo della lettera. Negli ultimi due anni più di 5000 persone sono morte nel tentativo di raggiungere i confini europei, 1500 solo nei primi mesi del 2015. La maggior parte delle persone che hanno tentato questo viaggio pericoloso provengono dalla guerra in Siria - e sono state il 36% degli arrivi nel 2014. A fronte di questo contesto, noi crediamo che i 10 punti del piano di azione sulle migrazioni presentati il 20 aprile dal Consiglio Affari Esteri e Interni non offra risposte adeguate a risolvere la corrente crisi umanitaria e a offrire protezione alle persone in necessità. A nostro parere, le misure elencate nel piano di azione - che include il rafforzamento finanziario della operazione di pattugliamento Triton e l’introduzione di una operazione ‘civile e militare’ per catturare e distruggere i battelli usati dai trafficanti - non rappresenta un passo avanti per realizzare un approccio nuovo, basato sulla solidarietà e sul rispetto
dei diritti umani, ma è invece un chiaro segnale dell’impegno delle istituzioni europee a procedere nella direzione del rafforzamento della cosiddetta ‘Fortezza Europa’. Solidar fa appello alle istituzioni europee e ai capi di Stato e di Governo degli Stati Membri perché mettano fine a questo approccio, che ha chiaramente dimostrato la sua inadeguatezza nel proteggere le vite umane e ad affrontare alla radice le cause della migrazione. Chiediamo invece decisioni politiche coraggiose che sono disperatamente necessarie per fermare e prevenire il proseguimento della crisi umanitaria: Aprire corridoi umanitari per le persone in fuga dai conflitti, dalla insicurezza alimentare e in cerca di protezione internazionale. Ciò restituirebbe dignità e sicurezza a coloro che fuggono dai conflitti e creerebbe un ambiente politico e logistico più efficace per contrastare il traffico di esseri umani. Promuovere un’operazione di ricerca e soccorso nel Mediterraneo adeguatamente finanziata dalla UE intorno ai corridoi umanitari. Favorire l’immigrazione legale e l’accesso per i rifugiati, per esempio rilasciando visti nelle ambasciate UE per i richiedenti asilo provenienti dai paesi con un alto tasso
di accettazione (Siria, Iraq, Afghanistan, Somalia) Rafforzare le azioni esterne finalizzate a fermare i conflitti promuovendo sviluppo inclusivo, lavoro degno, protezione sociale ed economica, diritti sociali e culturali nei paesi di origine, e il rispetto della Convenzione di Ginevra nei paesi di transito. Promuovere meccanismi di responsabilità condivisa per sostenere gli Stati membri che sono in prima linea e promuovere gli sforzi di integrazione degli Stati membri per i quali la solidarietà è più di una parola vuota. Assicurare che gli Stati membri applichino pienamente i diritti dei migranti anche attraverso l’accesso ai servizi sociali di base. L’Europa è stata costruita su valori, ed è più che un mercato unico. Dopo il dramma della seconda guerra mondiale, è stata ricostruita ed è stata capace di integrare una molto più grande quantità di rifugiati. Crediamo che sia doveroso imparare dalla storia, la quale ha sempre dimostrato che i paesi che non sanno confrontarsi con la migrazione attraverso un approccio fondato sui diritti umani non sopravvivono. Vi chiediamo con urgenza di prendere in considerazione le nostre proposte e siamo disponibili a discuterle con voi.
Di fronte ad un’altra tragedia del mare, l’UE si sottrae alle sue responsabilità La dichiarazione della Rete Euromediterranea per i Diritti Umani In mezzo allo sgomento e alla rabbia provocata dalla tragica morte di più di 900 persone fra i quali tanti rifugiati in fuga da guerra e persecuzioni in Siria, Eritrea, Somalia e Libia, il Consiglio Europeo ha tenuto un summit di emergenza. Dopo un minuto di silenzio di cordoglio per queste prevedibili morti, i leader UE sono tornati ai soliti affari. La Rete Euromediterranea per i Diritti Umani deplora che le sue raccomandazioni non siano state prese minimamente in considerazione nelle conclusioni del Consiglio, che non sono all’altezza né politicamente né moralmente della situazione. Di fronte a tragedie umane, la UE sembra più determinata che mai a rafforzare il suo controllo, a proseguire le deportazioni e persino ad aumentare la cooperazione militare. Invece di rafforzare le operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo per salvare più vite, i leader europei hanno triplicato i fondi per l’Agenzia di controllo delle frontiere
Frontex, che non è una agenzia di ricerca e soccorso, perché operi attraverso Triton e Poseidon, senza definire le aree di mare coperte. Dimenticando le ragioni reali che spingono persone disperate a rischiare le loro vite in mare, i leader europei si sono impegnati a reprimere i trafficanti e a distruggere le loro barche. Ma i trafficanti non sono la causa, sono la conseguenza della mancanza di canali legarli per raggiungere l’Unione Europea. La vulnerabilità di migranti e rifugiati agli abusi e alla morte è un risultato del fallimento dell’Unione Europea a rispettare i suoi impegni legali e morali. Nonostante gli appelli della Commissione Europea, dell’ONU, dell’Agenzia Europea dei Diritti Fondamentali, del Consiglio d’Europa e di altre organizzazioni internazionali affinchè l’Unione Europea allarghi i canali di migrazione legale, accolga più rifugiati - anche attivando la Direttiva sulla protezione temporanea del 2001 per affrontare emergenze come
quella siriana - i leader europei si sono impegnati ad accogliere in tutto solo 5000 rifugiati. È un impegno assolutamente al di sotto delle necessità, come dimostra il paragone con il numero di rifugiati ospitati in altri paesi. I morti in mare sono già 1.800 quest’anno, rispetto ai 100 che avevano perso la loro vita alla fine di aprile 2014 dello scorso anno compiendo lo stesso viaggio. Riducendo una pressione umanitaria a una questione di sicurezza e rifiutando di offrire canali sicuri e legali a coloro che fuggono dalle guerre, l’Unione Europea si sottrae alle sue responsabilità verso i suoi vicini tormentati e li lascia morire in mare. Ad ogni tragedia, la vuota retorica dell’Unione Europea sulla solidarietà e i diritti umani è sempre più palese. Sarebbe invece ora che la frase «basta scuse» dichiarata dal suo Alto Rappresentante venisse tradotta in azioni per salvare la vita.
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arcireport n. 16 | 30 aprile 2015
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‘Fascismo duepuntozero’ Al circolo SMS di Rifredi il 5 maggio si discute con il giornalista Dimitri Deliolanes dei nuovi fascismi in Europa di Daniele Bianchini Arci Firenze
Dalla strage di Piazza Dalmazia del 13 dicembre 2011, quando i due senegalesi Samb Modou e Diop Mor furono uccisi dall’esponente di estrema destra Gianluca Casseri, sono ormai passati 3 anni ma purtroppo, da quella drammatica mattina, sembra non essersi fermato il filo nero di violenza che in tutta Europa porta tristemente alla ribalta i movimenti neofascisti del nuovo millennio. Il comitato territoriale Arci di Firenze ha deciso così di tornare a discutere sul rischio rappresentato in tutta Europa dai nuovi movimenti di estrema destra che trovano sempre più, in questo periodo di crisi economica e di identità culturale, legittimità politica e libertà d’azione. L’occasione è rappresentata dall’incontro organizzato martedì 5 maggio alle ore 21, presso il circolo Arci SMS di Rifredi (via Vittorio Emanuele II, 303 Firenze) al quale parteciperanno il giornalista Dimitri Deliolanes, insieme al Presidente dell’Arci fiorentina Jacopo Forconi, all’antropologo Antonio Fanelli ed allo storico Tommaso Nencioni. Partendo dal ricordo di Piazza Dalmazia si arriverà così fino ad Atene e all’omicidio di Pavlos Fyssas del 18 settembre 2013, per mano di noti esponenti dell’estrema destra greca e del partito neonazista Alba Dorata. Un lungo viaggio seguendo il filo nero della violenza neofascista nell’Europa del terzo millennio, guidati da Dimitri Deliolanes, per più di 30 anni corrispondente dall’Italia della tv pubblica greca
ERT, autore tra gli altri del libro Alba Dorata – La Grecia nazista minaccia l’Europa. Sarà una serata per riflettere e provare soprattutto a dare delle risposte alle domande più frequenti riguardo i movimenti di estrema destra che sempre più proliferano in ogni angolo d’Europa; chi sono, cosa vogliono veramente, i loro rapporti con i partiti di governo e le loro complicità. «Vogliamo con questa iniziativa proporre un approfondimento sul tema dei nuovi fascismi in Europa – spiega il Presidente di Arci Firenze, Jacopo Forconi - e al contempo rimettere al centro della nostra riflessione un evento che ha sconvolto la città di Firenze: la strage di piazza Dalmazia del 13 dicembre 2011. Crediamo che oltre al ricordo di quanto avvenuto, che in questi anni è andato troppo rapidamente scemando, sia necessario affrontare e conoscere con adeguatezza la complessità dei nuovi fenomeni di estrema destra che stanno prendendo piede in Europa, in Italia e anche nel nostro territorio». Un’avanzata, quella dell’estrema destra razzista e xenofoba, che minaccia direttamente i valori fondanti dell’Europa. L’appuntamento è dunque per martedì 5 maggio a Firenze, al circolo SMS di Rifredi con Fascismo duepuntozero - Dalla strage di Piazza Dalmazia all’omicidio di Pavlos Fyssas. Un lungo filo nero di violenza contro ogni forma di diversità. www.arcifirenze.it
La proiezione di ‘Fascist Legacy’ Si aprirà con la proiezione di Fascist Legacy (L’eredità del fascismo), documentario di Ken Kirby sui crimini di guerra commessi dagli italiani durante la seconda guerra mondiale, la quarta edizione di Achtung! Banditen!, l’ormai tradizionale evento culturale e musicale proposto dal circolo Arci Babel – La Casa dei Popoli in collaborazione con Arci Torrano e pub The Grapes per festeggiare l’anniversario della Liberazione. L’appuntamento è per sabato 2 maggio a partire dalle 17 al pub The Grapes (sede anche del circolo) a Pontremoli (MS). Achtung! Banditen! era il cartello che veniva appeso dai nazisti nelle campagne dove era più forte la presenza di gruppi
partigiani, anche nelle valli lunigianesi. Lo stesso cartello, con spregio, veniva appeso al collo dei partigiani catturati e impiccati. Per riaffermare i valori dell’antifascismo e della Resistenza, per ricordare i giovani che allora hanno dato la vita per la nostra libertà di oggi, per provare insieme a costruire una comunità libera, democratica e solidale fondata su quegli stessi valori, Arci Babel invita tutti a diventare ‘banditen’ per un giorno. Dopo la proiezione, a partire dalle 18.30 ci sarà il dibattito sui temi sollevati dal film condotto da Matteo Bassioni e Leonardo Filippi di Arci Babel e Davide Tondani, redattore de Il Corriere Apuano.
in più iL concertO LECCO Venerdì 1 maggio, a partire
dalle ore 14 e fino alle ore 20 presso i Giardini Lungolago di Lecco, zona Monumento dei Caduti, si terrà il concerto del 1 maggio, organizzato da Cgil Lecco in collaborazione con Arci, Crams, Risuono e con il Patrocinio del Comune di Lecco. Si alterneranno sul palco: Gruppo etnico, Funky Buddha, Francesco Wilhelm, wap, Lady blues band, I croccanti. Alle 17 ci sarà un intervento sul palco del presidente dell’Anpi Lecco. www.arcilecco.it
il mese del documentario NAPOLI A maggio raddoppiano
gli appuntamenti con il cinema documentario a cura di Arci Movie, Parallelo 41, Coinor e Università degli Studi di Napoli Federico II presso il cinema Astra di via Mezzocannone. Dal 4 al 18 maggio, ogni lunedì, la terza edizione de Il mese del documentario, organizzata da Doc/it, amplierà l’offerta del cinema documentario a Napoli proponendo uno sguardo d’eccezione sul cinema del reale contemporaneo, sulle sue storie e sui suoi modi di raccontare, in collaborazione con Astradoc – Viaggio del cinema del reale. La manifestazione propone il meglio del documentario italiano con 70 proiezioni contemporaneamente in 14 città, in Italia e in Europa. info@arcimovie.it
i PREMI ‘PONTI DI MEMORIA’ MILANO Al Teatro Dal Verme sono
stati assegnati i premi Ponti di memoria per l’impegno civile destinati a personaggi o entità che si sono distinti nel recupero della memoria e nella sua trasmissione alle nuove generazioni. Accanto a nomi conosciuti della musica, del teatro, del cinema, della cultura e dell’informazione, saranno premiati giovani di indubbio valore artistico che si sono imposti nel panorama nazionale negli ultimi anni. I premi sono assegnati dall’associazione Arci Ponti di memoria e dal Mei - Meeting delle Etichette Indipendenti (per i festeggiamenti dei suoi 20 anni di attività), con il patrocinio del Comune di Milano, Assessorato alla Cultura. www.pontidimemoria.it
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Il tema del conflitto trasformato in fumetto: premiati i vincitori di ‘Libere parole, libere nuvole’ Il ‘conflitto’ visto attraverso gli occhi e le matite dei ragazzi delle scuole medie. Ventidue giovanissimi studenti delle scuole primarie di secondo grado sono stati premiati il 21 aprile scorso nella Sala degli Specchi del Comune di Cesena per il concorso Libere parole, libere nuvole. L’iniziativa, organizzata da Comune e Arci Cesena all’interno del contenitore culturale Cantiere giovani: arte in corso e realizzata con la collaborazione dell’associazione Barbablù e con l’Istituzione Biblioteca Malatestiana, consisteva nel dare libero sfogo alla fantasia e trasformare in fumetto il tema del ‘conflitto’. I vincitori sono stati premiati durante una cerimonia alla presenza del Sindaco Paolo Lucchi, dell’Assessore alle Politiche giovanili Tommaso Dionigi e del Presidente del Consiglio comunale Simone Zignani. La giuria, composta da Simone Zignani, Elisa Rocchi di Barbablù e Cristina Zanotti di Arci, ha selezionato una serie di tavole che parlavano di guerra e quotidianità, di amicizia, rapporto con gli altri e persino di invasioni aliene, ed ha proceduto con la premiazione di quelle più meritevoli. Vincitrice, come migliore opera in assoluto, è risultata quella realizzata da Mattia Smeraldi, che con il suo Alien Attack si è aggiudicato il primo premio: un buono da spendere in libri, fumetti e materiale di cancelleria. Non sono mancate le menzioni speciali per molti altri fumetti, come il premio speciale Cantiere Giovane conferito a Jacopo Arosio per il suo Granate e stelle alpine. Il fumetto di Jacopo, riconosciuto dalla giuria come opera altamente significativa, è stato stampato in 200 copie con il contributo della Biblioteca Malatestiana. Tutte le tavole saranno esposte nell’area Ragazzi della Biblioteca di Cesena per tutto il periodo estivo.
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Il concerto a Bologna Il 1° maggio sul palco di Cgil, Cisl e Uil allestito in piazza Maggiore, si alterneranno le esibizioni degli artisti invitati da Eugenio Finardi, che quest’anno sarà direttore artistico della serata e chiuderà con il suo concerto, e gli interventi sul tema del lavoro, svolti in chiave ironica e graffiante sotto la guida dell’autore satirico e ‘conduttore suo malgrado’ Luca Bottura, una delle voci di Radio Capital, bolognese doc e perfetto rappresentante dello spirito emiliano, insieme rigoroso, operoso e irriverente. Il concerto è organizzato da Eugenio Finardi e Arci Bologna, che ha ideato il contest Bologna palco aperto per permettere a giovani artisti e band emiliani di candidarsi a suonare sul palco di Piazza Maggiore. www.arcibologna.it
Apre il circolo Nardò Centrale Aprirà i battenti tra meno di un mese il circolo Arci Nardò Centrale a Nardò (LE) e in via Matteotti fervono i preparativi. Una trentina i soci fondatori che in questi giorni lavorano alacremente per inaugurare a metà maggio la sede. «Abbiamo deciso di chiamarci Nardò Centrale dal nome di una stazione ferroviaria neretina - spiega il presidente del circolo Frank Quaranta - la stazione simboleggia arrivi, partenze ed incontri. Ed è questo il nostro obiettivo. Noi vogliamo un cantiere aperto, ma soprattutto daremo spazio agli artisti locali in cerca di un palcoscenico. Il nostro sarà un contenitore riservato principalmente a loro, ma senza dimenticare il resto. Anzi, oseremo invitare grandi nomi del giornalismo italiano, della cultura e dello spettacolo. Punteremo su poesia, musica, teatro e reading letterari: da Rino Gaetano ai jazzisti locali, dalle mostre fotografiche ad una lettura per ricordare Piero Ciampi».
La mostra ‘ImmaginArci’ Secondo appuntamento con il progetto ImmaginArci, iniziativa promossa dal comitato Arci di Novara per valorizzare nei propri spazi l’arte contemporanea. Il circolo XXV Aprile di Novara ospita una mostra fotografica di Andrea Ballaratti dal titolo Terza classe. Il progetto è stato realizzato tra il 2012 ed il 2014 ed è ambientato sui ponti dei traghetti delle grandi compagnie navali che ogni anno trasportano migliaia di pellegrini verso le località turistiche italiane. Come descritto nella presentazione del progetto, a cura di Emanuele Pintus, «L’occhio del fotografo si posa lieve su quell’attimo di profonda intimità del viaggiatore che incontra l’orizzonte e quasi rinuncia a comprenderne l’estensione, unitamente alle scenografie di colori in divenire, di contorni lontani, in un confronto forse non previsto tra uomo, tempo e spazio». La mostra sarà visitabile fino al 30 maggio negli orari di apertura del circolo. Ingresso con tessera Arci.
A Viterbo c’è Resist
Ultimo appuntamento per il festival Resist, giunto alla sua undicesima edizione, organizzato dal comitato provinciale Arci di Viterbo in collaborazione con l’Anpi di Viterbo, la Cgil e molti circoli Arci in tutta la provincia. Il Festival è nato per la valorizzazione e la promozione della memoria della Resistenza e sostiene iniziative, incontri, spettacoli e proiezioni per l’affermazione dei diritti dell’uomo e dei popoli, della libertà e dell’uguaglianza, della convivenza civile e democratica, della pace e cooperazione e della nonviolenza. Sabato 2 maggio a Viterbo alle ore 21,30 al circolo Il Cosmonauta ci sarà il concerto di Pino Masi, la voce dei brani più militanti nel repertorio folk italiano degli anni Settanta. Ingresso riservato ai soci Arci. http://arciviterbo.blogspot.it
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arcireport n. 16 | 30 aprile 2015
società
Tre buone cause per donare il 5x1000 all’Arci di Greta Barbolini responsabile nazionale Arci politiche economiche
Prende il via ufficialmente anche per l’Arci la campagna di comunicazione sul 5xmille. Una campagna che per il 2015 è finalizzata a tre progetti e su cui vorremmo che tutta l’articolazione organizzativa dell’Arci - dalla direzione nazionale ai circoli - si impegnasse. Un modo nuovo di chiedere ai nostri soci, e a tutti coloro che credono che l’Arci sia importante per la società italiana, di fare una scelta di libertà fiscale che dal 2006 lo stato riconosce ai cittadini e alle cittadine. Una scelta che non pesa sul contribuente perchè, sulla base del riconoscimento del valore sociale e comunitario del terzo settore, destina il 5 per mille dell’Irpef dovuta non allo stato ma al privato sociale. Una scelta quindi che non costa nulla, ma che può dire tanto di cosa rappresenti l’Arci nella società. Per questo non vogliamo prendere sotto gamba questa opportunità, su cui a volte negli organismi abbiamo discusso animatamente, esplicitando gli obiettivi specifici su cui ci impegneremo con le risorse raccolte. Non è stato semplice scegliere tre progetti attraverso cui simbolicamente rappresentare l’associazione. Siamo partiti dalla convinzione
che cultura, immigrazione e solidarietà internazionale costituiscano i tre pilastri identitari dell’Arci e che indicando tre progetti concreti in queste aree di intervento fosse più semplice rispondere alla domanda «Perché dare il cinque per mille all’Arci?» Il primo progetto riguarda la costituzione di un fondo di sostegno alle famiglie dei migranti morti o dispersi in mare durante il tentativo di attraversare il Mediterraneo. Persone che fuggono da guerre, persecuzioni, povertà e che vorrebbero chiedere asilo in uno dei paesi europei. L’Europa e l’Italia fanno ancora troppo poco per salvare quelle vite, dietro la cui fine sta anche la tragedia di migliaia di familiari che perdono una o più persone care e una speranza di futuro. Continueremo a chiedere una politica diversa, ad essere parte attiva in tanti progetti di accoglienza, ma vogliamo anche organizzare uno strumento di primo sostegno economicolegale. Non basta indignarsi, serve un surplus di coerenza politica e personale; invitiamo tutti coloro che condividono questi valori a sostenerci per fare di più e meglio.
il libro
Abolire il carcere di Luigi Manconi, Stefano Anastasia, Valentina Calderone, Federica Resta Postfazione di Gustavo Zagrebelsky Editore Chiarelettere - pagg 120 | euro 12
Il carcere non riabilita, esclude, emargina e riproduce delitti. Sbarre e celle costringono i detenuti in spazi estranei e angusti dove cambia la percezione dello spazio e del tempo e, soprattutto, non garantisce la sicurezza dei cittadini. Il carcere annienta, non salva e, dunque, deve perdere la sua centralità. E allora, come intervenire per spezzare quella logica che affolla i penitenziari italiani all’inverosimile, ma non produce un calo di criminalità né mette al sicuro i cittadini? Un libro, Abolire il carcere (Chiarelettere), tenta una risposta e avanza un decalogo di proposte per cambiare un sistema che si rivela addirittura dannoso. Firmato da Luigi Manconi, da Stefano Anastasia, da Valentina Calderone, e da Federica Resta, Abolire il carcere illustra una serie riforme ‘ragionate e possibili’ per cambiare: fra queste, la differenziazione delle pene, la depenalizzazione per i reati meno gravi, l’abolizione dell’ergastolo, l’applicazione di misure alternative a largo raggio, le sanzioni pecuniarie, l’esclusione dei minori dal carcere e la concessione dei domiciliari alle detenute con figli fino ai 10 anni. Per garantire davvero la sicurezza dei cittadini la risposta al reato deve essere totalmente diversa e, soprattutto, differenziata: non una pena, la stessa per tutti e la più inutile, ma la più appropriata per ogni reato e ogni soggetto. Ampia dovrebbe essere poi l’utilizzazione di sanzioni ‘di comunità’, ovvero di prestazioni lavorative e attività riparatorie in favore della collettività, che realizzano quel reinserimento sociale cui la pena deve tendere secondo Costituzione e che, prevenendo la recidiva, garantisce davvero la sicurezza dei cittadini.
Il secondo progetto si propone di costruire un piano straordinario di sostegno alle tante sale cinematografiche a rischio di chiusura sia per le difficoltà economiche generali del settore sia per i costi della digitalizzazione delle cabine di proiezione. Tanti cinema di città piccole e medie sono di fatto delle associazioni culturali che si sono date la mission di mantenere attivo un presidio di cultura e di socialità. Alcuni sono dei veri e propri circoli. Chiediamo di aiutarci a salvare queste strutture, perché possano restare aperte e operative. Il terzo progetto riguarda Cuba, dove da anni siamo impegnati a promuovere attività culturali, scambi di buone pratiche, iniziative di solidarietà. A Santa Fè, uno de municipi de l’Havana, abbiamo già contribuito a ristrutturare il cinemateatro Oasis, a rafforzare le attività socio culturali garantendo inclusione sociale. Con la raccolta del 5xmille vogliamo contribuire alla realizzazione di una nuova Casa della Cultura, uno spazio ulteriore dedicato ai giovani per attività di danza, teatro, pittura e arti plastiche. Tre buone cause quindi per donare il 5 per mille all’Arci.
arcireport n. 16 | 30 aprile 2015 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 17 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia
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