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d e l l ’ A r c i anno XI - n. 17 30 aprile 2013
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Ricostruire nella società un progetto di cambiamento H
A due mesi dal voto, l'Italia ha un nuovo governo. Nasce da quelle larghe intese che il centrosinistra escludeva fino a pochi giorni fa e che oggi sostiene in virtù di un stato di necessità. Non è il governo di cambiamento che il paese aspettava. Non che sia disdicevole in assoluto che i partiti trovino punti di intesa nell'interesse generale. Ma la situazione italiana, segnata da un'emergenza economica e sociale pesante e da una crisi democratica resa ancor più drammatica dall'onda di sfiducia emersa dal voto, richiedeva un cambio di rotta radicale. La soluzione c'era: un governo di svolta per far fronte all'emergenza sociale e larghe intese sulle riforme istituzionali. Ad affossarla ha contribuito non solo il nuovo equilibrio tripolare del parlamento o la riottosità dei 5 stelle a sostenere un governo con il centrosinistra, ma soprattutto le spaccature nel PD e il comportamento indegno di una parte dei suoi eletti nel voto per il capo dello stato. Restavano solo due alternative: tornare al voto senza aver risolto alcuno dei problemi sul tappeto o fare un governo che provasse ad affrontarli. Si può discutere se la strada scelta sia una resa alla destra o un atto di responsabilità nell'interesse del paese. Intanto il centrosinistra si è diviso. In questo difficile contesto Letta ha composto un esecutivo con un forte rinnovamento generazionale e di genere, ha coinvolto alcune figure nuove e competenti, ha fatto scelte di valore simbolico come quella della delega sull'immigrazione a Cecile Kyenge, la prima ministra nera. Certo, non basta questo a promuovere il nuovo governo. Ci sono i limiti, l'assenza di segnali di apertura al mondo del lavoro, un programma per ora fatto soprattutto di buone intenzioni, e i ministeri chiave affidati a persone che non garantiscono la necessaria discontinuità rispetto alle scelte fin qui perseguite. E naturalmente, il ritorno in campo del centro destra e di Berlusconi. Il nuovo esecutivo a questo punto, in ogni caso, da oggi in poi andrà valutato sulle scelte concrete che farà. Un governo sostenuto da forze che restano alternative e in competizione è un'anomalia. C'è bisogno di una sinistra che non dimentichi i suoi valori non negoziabili e non rinunci ad avere un progetto e un'idea di società. Nelle istituzioni, questo vuol dire incalzare l'azione del governo rivalutando il ruolo del parlamento in una sana dialettica democratica. Ma è anzitutto nella società che si dovrà lavorare per ricostruire un progetto di cambiamento e dare nuova unità e rappresentanza ai soggetti sociali e ai loro diritti. Paolo Beni
1° Maggio Festa del Lavoro Non c’è più posto
quante persone si riferiva Karl Marx quando nel 1848 lanciava il suo celebre invito «Proletari di tutto il mondo unitevi!». La domanda non è banale, perché permette un confronto con l’oggi. Gli studiosi di storia economica che si sono cimentati con questo quesito sono giunti alla conclusione che nella categoria di proletari, cioè di chi non aveva che le proprie braccia e la propria mente da offrire sul mercato del lavoro, potessero rientrare all’epoca al massimo 100 milioni di persone. A distanza di 165 anni possiamo tranquillamente parlare - dati Oil (organizzazione internazionale del lavoro) e Ocse (organizzazione dei paesi più sviluppati) - di ben tre miliardi di persone. Nulla di più falso, dunque, che pronosticare la fine del lavoro, come nell’ infelice titolo di un libro di James Rifkin di qualche anno fa. Ma, dati del 2009, le stesse Organizzazioni ci dicevano che 1.800 milioni di persone
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erano senza contratto, diritti, protezione sociale. Oggi la situazione è peggiore: secondo l’ultimo rapporto Gallup, mancano, a causa della crisi, oltre 1.500 milioni di posti di lavoro. Nei paesi dell’Ocse, 26 milioni di giovani non lavorano né studiano, mentre l’occupazione femminile è sempre molto distante da quella dell’altro sesso. Basterebbero queste cifre, nude e crude, a dimostrare la drammatica attualità su scala planetaria del Primo maggio, festa del lavoro. In molti paesi, dove i diritti sono assenti, questa è soprattutto una giornata di lotta. Lo è in Bangladesh, dove centinaia di lavoratrici e lavoratori sono morti nei giorni scorsi per il crollo annunciato di un palazzo che ospitava cinque fabbriche tessili. Ma è ormai così anche nella vecchia Europa dove le politiche recessive innestate dall’austerità hanno prodotto distruzione di posti di lavoro e precarietà senza diritti.
La Fiom-Cgil invita a portare il 18 maggio, alla manifestazione di Roma, un pezzo di tessuto per ricordare le lavoratrici e i lavoratori morti a centinaia lo scorso 24 aprile a Dacca nel crollo del palazzo che ospitava cinque fabbriche tessili
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Non possiamo più aspettare di Michele De Palma, segreteria nazionale Fiom-Cgil desso aveva di nuovo fame. Voleva ricominciare a mangiarmi, l'ansia. Un paio di morsi per assaggiarmi, all'inizio. E poi fauci spalancate per azzannarmi in un unico boccone. Ero diventato il suo pasto quotidiano». Christian Frascella, operaio turnista della lastratura a Torino, è diventato uno scrittore e mi sono permesso di rubargli le parole tratte da Il panico quotidiano per mettere su foglio una condizione ormai maggioritaria. «Mi ripetevo: perchè a me? Perchè tra tutti proprio a me?». La crisi provoca questo stato d’animo quando si abbatte sulla vita di lavoratori dipendenti e pensionati, mentre per chi è sempre stato precario cancella ogni speranza. Un milione di licenziamenti, l'80% dei nuovi contratti di lavoro precari, quasi il 40% dei giovani disoccupati, e la povertà che ogni giorno inghiotte nuove vite: la crisi non è ‘democratica’, non colpisce tutti allo stesso modo se il 10% della popolazione detiene il 50% delle ricchezze. Non siamo tutti sulla stessa barca, anzi la crisi è usata per bucare il paracadute delle protezioni sociali come la cassa integrazione o la mobilità, tagliare le reti della sanità pubblica o dell’art.18, segare la scala sociale della scuo-
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la e dell'università pubblica. Lo scandalo è che le politiche di austerità cercano di insinuare un senso di colpa diffuso tra chi responsabilità non ne ha proprio. E sempre per senso di responsabilità chiamano al tavolo le rappresentanze sociali perché spieghino a chi la crisi la sta pagando dal 2008 che la precarietà è un’opportunità, che devono cedere salario, orario, diritti per salvare il Paese mentre chi licenzia, chi evade, chi vive della rendita finanziaria e fondiaria può continuare a farlo. Bisogna essere uniti in un momento di crisi, ma il problema è con chi? Con chi ha dettato le politiche europee e nazionali che ci hanno portato fin sugli scogli dell'isola del Giglio per un inchino alla BCE, alla Commissione europea, al management delle imprese che hanno prima drenato risorse pubbliche e oggi mettono in cassa i lavoratori per produrre all'estero? Ci vuole un insano masochismo per accettare di fare l'unità nazionale, il patto dei produttori, con chi ti ha chiamato choosy, scansafatiche, privilegiato, malato immaginario e prova a spiegare che il nostro Paese ha una bassa produttività per colpa dei giovani che non sono preparati, per gli operai che sono lenti, le donne che non sono abbastan-
za flessibili e gli anziani che hanno pensioni da capogiro. No, non si può accettare. Per questo abbiamo deciso di rompere la solitudine e lanciare un appello a tutti coloro che vivono nel ‘panico quotidiano’ della crisi. C'è bisogno di politiche che cancellino le leggi sbagliate come l'art.8, che rispettino i risultati dei referendum come quello sull'acqua, che redistribuiscano il lavoro e rispondano al ricatto del precariato e della disoccupazione con un reddito. Per la Fiom-Cgil la democrazia è l'unico antidoto al veleno che chiude i cancelli delle aziende, la porta di casa dei neet, che prepara le valigie, che suicida le persone. Quando abbiamo deciso di scendere in piazza non era stato ancora eletto il Presidente della Repubblica ed Enrico Letta era un semplice deputato. In questi giorni di grande attenzione delle persone alla vita istituzionale, abbiamo assistito al paradosso di una parte importante della politica che ha vissuto come una indebita pressione la voglia di cambiare. Anche per questo «non possiamo più aspettare». Il 18 maggio non sarà una manifestazione che inizia in piazza della Repubblica e finisce a San Giovanni, ma chiederà a tutti di non fermarsi, di iniziare un cammino.
È indispensabile voltare pagina rispetto all’austerity di Alfonso Gianni, direttore Fondazione ‘Cercare ancora’ hissà se il nuovo ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni ha cambiato idea rispetto a quanto dichiarava nel novembre del 2011: «Le misure di austerity più che causare una recessione, spingeranno la crescita attraverso una riduzione dei tassi di interesse in tutti i settori dell’economia». Argomenti per un radicale ripensamento non gli dovrebbero mancare. Negli ultimi mesi, con sempre maggiore frequenza, giungono smentite teoriche e pratiche alle politiche di austerity e di rigore in materia di bilancio. Aveva cominciato niente meno che il Fmi, mettendo sotto accusa il moltiplicatore che era stato usato per calcolare gli effetti depressivi sulle economie europee delle misure di austerità. L’errore non era da poco: anziché lo 0,5% previsto, l’impatto avrebbe dovuto essere calcolato con un moltiplicatore che si avvicina a quattro volte tanto. In pratica per ogni punto di taglio di spesa gli effetti negativi sul Pil non erano di mezzo punto ma di circa 2; nel caso dell’Italia non di 800 milioni, ma di 3200. Più recentemente un gruppo di giovani ricercatori ha messo sotto accusa le conclusioni cui erano giunti due economisti di fama mondiale come Kenneth Rogoff e Carmen Reinhart, i quali sostenevano che con un rapporto fra
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debito e Pil sopra il 90% la recessione fosse inevitabile. Invece non è affatto così, non esiste nessun rapporto meccanico di questa natura. I due studiosi si erano fidati troppo di Excel e non avevano considerato l’intera serie storica per alcuni paesi. Un classico esempio di come una tesi precostituita possa portare persone di qualità a commettere errori banali pur di trovare conferme. Sul piano pratico le teorie dell’austerity sono state contraddette con successo non solo da Obama negli Usa, ma persino dal centrodestra di Shinzo Abe in Giappone, protagonista di un rilancio della spesa pubblica senza preoccuparsi dell’aumento dell’inflazione, perché in questa fase i veri nemici sono deflazione e recessione. Tra l’altro l’azzeramento conseguente dei rendimenti dei titoli di stato giapponesi ha spostato ingenti capitali sulle piazze europee, dando un po’ di fiato anche alle nostre finanze e aiutando la diminuzione degli spread. Qualche timido accenno di ripensamento sta anche nelle parole del potente commissario europeo Olli Rehn. Ma troppo poco per rappresentare una svolta. L’allentamento della cinghia riguarda per ora solo la Francia e la Spagna, mentre resta alta la pressione sull’Italia. Un famoso economista recente-
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mente scomparso, Mussa, diceva che ci sono tre tipi di crisi: di liquidità, di solvibilità e di stupidità. In Europa siamo pienamente immersi in quest’ultima e pare non abbiamo intenzione di uscirne. In realtà tutto ciò dipende dalla preminenza delle teorie neoliberiste e dall’ostilità tedesca a qualunque allentamento delle politiche di rigore, perché su questo si fonda il suo strapotere in Europa. Prospettiva miope, poiché in questo modo la Ue imploderà e anche la Germania si troverà a mal partito. Bisognerebbe ricordare che nel 1948 la Germania ha beneficiato di uno dei più grandi atti di remissione del debito. Il 93% del debito dell’era nazista venne cancellato passando dal 675% degli anni Quaranta al 12% dieci anni dopo. Indubbiamente questo venne fatto perchè la rinascita economica e politica della Germania conveniva agli Usa in funzione antisovietica, ma non c’è dubbio che la storia ha dimostrato che debiti eccessivi non sono comunque pagabili e che politiche di austerità non fanno che peggiorare la situazione. Bisognerebbe sbarazzarsene una volta per tutte, rivedendo i trattati europei e soprattutto cancellando il più recente fiscal compact che comporta un taglio di oltre 40 miliardi nel bilancio del nostro paese per i prossimi venti anni.
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Una pseudo-tassa per la finanza di Andrea Baranes, presidente della Fondazione culturale Responsabilità Etica
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bili e nella visione del governo anche un'imposta minima potrebbe avere impatti sulla liquidità del mercato e quindi sui nostri conti pubblici. Il problema è che il mercato dei titoli di Stato è «delicatissimo» in primo luogo a causa della stessa instabilità e dei continui rischi di attacchi speculativi. La Ttf nasce come strumento per «gettare un granello di sabbia negli ingranaggi della speculazione», intervenendo a monte per bloccarne gli impatti devastanti. Secondo il governo, al contrario, l'unico obiettivo sembra quello di racimolare un gettito per dare sollievo ai conti pubblici, agendo unicamente a valle. Si raschia il fondo del barile con nuove imposte per rimediare ai disastri combinati dalla finanza, ma senza provare a contrastarne lo strapotere. Con l'ultima legge di stabilità il governo Monti ha introdotto una cosiddetta Ttf in Italia. Una proposta talmente debole che non andrebbe nemmeno chiamata tassa sulle transazioni finanziarie. Non vengono tassati i derivati e non si colpisce il trading ad alta frequenza, per fare due esempi. Come dire che si introducono dei limiti di velocità sulle strade e si scopre che riguardano le biciclette ma non le automobili, e che l'unico scopo è fare cassa con le multe, non diminuire il numero di incidenti stradali. La Ttf non è certo la panacea dei problemi della finanza. In paral-
lelo bisogna contrastare i paradisi fiscali, limitare l'uso dei derivati e via dicendo. Se correttamente applicata, è però un tassello fondamentale per chiudere il casinò finanziario che ci ha trascinato nella crisi. Parliamo di una ‘vera’ Ttf , che necessita della volontà politica di controllare, e non compiacere, i mercati finanziari. Una volontà che sembra decisamente mancare oggi in Italia. Il discorso sulla Ttf appare emblematico di quanto avvenuto negli ultimi giorni in Italia. Con la rielezione di Napolitano abbiamo tranquillizzato i mercati. Abbiamo chiarito che andremo avanti come prima: piani di austerità e obbedienza assoluta agli ordini della Troika. Lo spread è sceso, in attesa di capire quali altri sacrifici pretenderanno da noi i mercati. Per farci trovare pronti a chinare la testa e a sottometterci a sua maestà la finanza. La tassa sulle transazioni finanziarie può aspettare.
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Oltre il deficit, la vita di Marco Bersani, Attac Italia nseguire il deficit giorno per giorno porta solo a misure controproducenti, che alla fine questo deficit lo aggravano». Con queste parole in un'intervista a La Repubblica, Pier Carlo Padoan, vicesegretario dell'Ocse, si aggiunge alla schiera di quanti, a partire dal direttore finanziario del Fondo Monetario Internazionale Olivier Blanchard, scoprono sostanzialmente l'acqua calda: ovvero che le politiche di austerità, oltre a far precipitare nella povertà ampie fasce della popolazione, bloccano qualsiasi possibilità di uscita dalla crisi. Nessuna folgorazione sulla via di Damasco, ovviamente: si tratta solo di allentare un po' la catena affinché i popoli prigionieri non soccombano definitivamente e continuino così a generare asset per i capitali finanziari. Nel frattempo, il quadro politico-istituzionale del nostro Paese, con la rielezione di Giorgio Napolitano e l'avvio del governo di larghe intese, dimostra la crisi irreversibile della democrazia rappresentativa e il proprio
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arroccamento nel ‘Palazzo’ al solo scopo di perpetuare le politiche di austerità dettate dall'Unione Europea e dalle lobby finanziarie. Occorre invertire la rotta. Questo ha mosso le oltre 250 persone che lo scorso 13 aprile a Firenze hanno fatto nascere il Forum per una nuova finanza pubblica e sociale. Con due obiettivi concreti di lavoro: a) il rifiuto della trappola del debito, così come viene costruito dai diktat delle lobby monetariste italiane ed europee, e la proposta di avviare a livello nazionale e locale un'inchiesta popolare sulle cause dello stesso (audit), per deciderne assieme quale parte va rifiutata in quanto giuridicamente «illegittima» e «odiosa», e quale parte va ristrutturata secondo tempi e modalità che non pregiudichino i diritti e il reddito delle popolazioni; b) la socializzazione del credito, ribaltando la prospettiva di un paese come l'Italia che è passato da un controllo pubblico sul sistema bancario pari al 74% nel 1992 all'attuale zero per cento. Per questo diventa centrale la
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socializzazione della Cassa Depositi e Prestiti, azienda strategica del Paese con oltre 300 miliardi di attività, 235 dei quali frutto del risparmio postale di cittadini e lavoratori. Tre giorni di iniziativa in tutti i territori sono stati già fissati per il 16-17 e 18 maggio, mentre sono allo studio due leggi nazionali d'iniziativa popolare per aprire una nuova fase di alfabetizzazione popolare nel Paese sui temi del debito, della finanza e della democrazia. Con una nuova consapevolezza: dopo anni di resistenza a valle sugli effetti delle politiche liberiste, è giunto il momento di risalire a monte riappropriandosi dei luoghi della decisionalità collettiva e della ricchezza sociale. Perché se il debito è pubblico e la crisi mette tutti sulla stessa barca, tutte e tutti abbiamo il diritto di decidere la strada migliore per uscirne. Sottraendo pezzi sempre più ampi di società agli impulsi famelici dei capitali finanziari e restituendoli, con intelligenza e determinazione, alla dignità collettiva.
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uovi attacchi contro la tassa sulle transazioni finanziarie. Il primo arriva dalla City, centro nevralgico della finanza globale e da sempre strenua oppositrice di qualsiasi forma di regolamentazione. Nei giorni scorsi il governo inglese, insieme a quello del Lussemburgo, è arrivato addirittura a muovere un'azione legale presso la Corte di Giustizia Europea per bloccare la proposta della Commissione Europea. Ricordiamo che la Ttf è un'imposta dello 0,05% su ogni transazione finanziaria. Si tratta di una delle misure più efficaci per frenare la speculazione e per ridurre l'instabilità sui mercati finanziari. Dopo anni di campagne sociali, finalmente quest’anno la Commissione ha pubblicato una bozza di direttiva, che deve ora essere discussa e approvata dalle altre istituzioni europee. Gli attacchi dei due Paesi dell'Ue che più hanno fondato le loro economie sulla completa deregolamentazione finanziaria non sono quindi una sorpresa. Lo è invece la dichiarazione di pochi giorni fa del ministro dell'Economia Grilli, secondo il quale l'Italia è pronta a bloccare l'intero processo europeo se non verranno esclusi dalla Ttf i titoli di Stato. Il motivo è che si tratta di un mercato «delicatissimo, su cui non vogliamo perdere alcuna chance». In pratica già oggi Bot e Btp sono poco appeti-
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I diari delle tappe della Carovana nel Lazio a cura dei carovanieri Annalisa Ausilio e Mattia Ciampicacigli
23 aprile, Aprilia e Latina
24 aprile, Roma e Rieti
I tre giorni nel Lazio della Carovana antimafie iniziano con una destinazione ‘calda’: il sud pontino. Regno da trent’anni delle ‘ndrine degli Alvaro e dei Tripodo e dei loro affari nel settore dei rifiuti, delle agromafie, del ciclo del cemento. Una terra dove la mafia si è ormai fatta sistema, dove le tante zone grigie dell’omertà sembrano non avere soluzione di continuità. Prima tappa all’Istituto ‘Fratelli Rosselli’ di Aprilia. Alcune classi hanno partecipato anche all’ultima Giornata della Memoria e dell’Impegno contro le mafie a Firenze. Poi ci spostiamo a Latina, dove ci attende una tavola rotonda sui problemi del caporalato con i sindacati. Qui Marco Omizzolo, coordinatore provinciale di Legambiente, racconta le situazioni di disagio in cui si trovano a lavorare e a vivere i tanti braccianti migranti impiegati ‘a nero’ nei campi ortofrutticoli e nelle serre che si estendono tra i borghi della pianura pontina. Al centro di tutti gli interventi la colpevole indifferenza della politica e dell’informazione e l’impotenza dei sindacati. Ma anche la necessità di organizzare, già a partire dai prossimi mesi, corsi di formazione di diritto del lavoro per gli stessi migranti. Consapevoli che una maggiore legalità si possa ottenere solo facendo prendere loro coscienza di quelli che sono i propri diritti. Il dibattito ormai è aperto e il tema verrà affrontato nel corso della Festa di Legambiente di San Felice Circeo ai primi di agosto.
La seconda tappa nel Lazio della Carovana Antimafie inizia con una splendida accoglienza preparata dagli studenti della scuola media ‘Renato Villoresi’ di Roma. Coreografie, balli, canti e un coro che ha intonato Pensa di Fabrizio Moro. Non è mancato neanche il travolgente ritmo della pizzica salentina con dieci studentesse, vestite di bianco che hanno danzato sulle note di Grande Sud di Eugenio Bennato. Dopo le esibizioni, centinaia di studenti hanno preso parte alla conferenza, dove i promotori della Carovana hanno spiegato il senso del viaggio e dell’antimafia. «La cosa peggiore della mafia è l’omertà» sono le parole di una studentessa di seconda media. «Un mafioso è chi non sa vedere la bellezza che lo circonda» fa eco una compagna di classe. Dopo una mattinata ricca di spunti e confronto, si risale sul furgone. Prossima tappa: Rieti, sala del consiglio comunale. Incontro con i rappresentanti sindacali locali, il sindaco e studentesse impegnate nei progetti nelle scuole promosse da Libera. Dopo lo scambio di esperienze ci si saluta con la volontà di analizzare insieme le problematiche del territorio per stilare le priorità delle questioni da affrontare. Il pomeriggio termina con l’intenzione di collaborare sul territorio per lavorare su tematiche legate al lavoro e alla legalità a partire dalla creazione di un osservatorio antimafia e laboratori scolastici. Ora si torna a Roma. Domani è il 25 aprile, i furgoni parteciperanno al corteo per la festa della Liberazione.
25 aprile, Roma
LE PROSSIME TAPPE
Ultima tappa della Carovana antimafie nel Lazio. Nel giorno della Liberazione, non potevamo non unirci al tradizionale corteo antifascista di Porta San Paolo. Siamo tra i primi ad arrivare al concentramento con i due furgoni al seguito: tra Arco di Costantino e Piramide sfilano assieme i partigiani dell'Anpi, gli studenti, i precari, gli esodati della Fornero, le comunità di migranti e diverse formazioni politiche. Dal palco Alessandro Cobianchi dell'Arci e Ferdinando Secchi di Libera ricordano il tema delle due resistenze, quella antifascista e quella antimafia, e riaffermano il legame inscindibile tra diritti, cittadinanza, legalità e democrazia. Il comune punto di riferimento resta sempre la Costituzione repubblicana. Da difendere e da attuare, di più e meglio. A pranzo ci trasferiamo al Pigneto. Siamo ospiti dello spazio dell'Associazione antimafie Dasud per la loro Resistenza imPERTINIente. Una tappa per rinsaldare il legame tra le associazioni promotrici è questa piccola realtà, nata nel 2005 a Reggio Calabria e trasferitasi dal 2009 nella Capitale per «ricostruire memoria, condivisa dal basso e non riconciliata dall’alto». Dasud oggi vanta una preziosa mediateca intitolata alla memoria di Giuseppe Valarioti, sindaco comunista di Rosarno ucciso dalla ndrangheta nel giugno del 1980, e la tenacia di tante ragazzi e tanti ragazzi. Nei prossimi giorni la Carovana si sposterà in Liguria. A loro il testimone. Se sapete contare, continuate a camminare!
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Dopo le tappe liguri a Genova e Savona, la Carovana si sposta in Piemonte. Il 6 maggio i furgoni si sdoppiano, con due iniziative che si svolgeranno, durante la mattinata, a Torino presso la Sala delle Colonne in piazza Palazzo di Città e ad Alba presso l’Aula Magna della Scuola Enologica 'Umberto I'. Nel pomeriggio i carovanieri si ritrovano ad Asti, presso la casa del popolo di via Brofferio 129, dove, dopo l’apericena della legalità, ci sarà la proiezione del film L’intervallo di Leonardo Di Costanzo. Il 7 maggio appuntamento ad Alpignano con gli studenti della scuola media ‘Tallone’, a Orbassano all’istituto ‘E. Amaldi’, alla comunità alloggio La rosa di Jerico e al Cesar Cafè, a Bruino in piazza del Municipio, a Trana all’istituto comprensivo insieme agli operatori del circolo Hakuna Matata e di Libera. In serata altre due tappe: a Sangano, dove ci saranno lo spettacolo di teatro civile Turlupineries e il concerto del gruppo Unniverso e a Santena con la presentazione del libro di Pino Masciari. Mercoledì 8 maggio la Carovana sarà sia a Nichelino, presso la libreria Il cammello, per la presentazione del libro Zero zero zero di Roberto Saviano, sia ad Aosta per un’iniziativa territoriale. Il 9 maggio altri due incontri con le scuole, a Brusasco (TO) e Omegna (VB), mentre a Chivasso i carovanieri parteciperanno alla cerimonia di intitolazione di una via a Peppino Impastato. Info: www.carovanaantimafie.eu
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‘Impatto Zero’, il premio dedicato alla sostenibilità ambientale si apre a tutto il territorio nazionale l ‘Premio Impatto Zero’ nasce nel 2011, nella provincia di Padova, per promuovere la cultura della sostenibilità, l’attenzione all’ambiente e scelte di vita ecosostenibili. Si tratta di un concorso ideato per contribuire all’adozione di buone pratiche, rivolto ad associazioni, cooperative e altre realtà del Terzo Settore impegnate in azioni e progetti rispettosi dell’ambiente, ma anche a quei cittadini che ogni giorno compiono gesti responsabili per ridurre la propria impronta ecologica. L’edizione del 2012, aperta a tutta il Veneto, ha avuto un buon successo. Con l’edizione 2013 si tenta il salto sul livello nazionale, aprendo il premio a tutto il territorio, grazie anche alla collaborazione offerta dal gruppo Arci ambiente e stili di vita. Gli obiettivi saranno ancora una volta quello di diffondere tra i cittadini, le istituzioni, le imprese e gli enti del Terzo settore una cultura legata alla sostenibilità; valorizzare le best practices che si sono sviluppate per contenere lo sfruttamento di risorse e ridurre l’impatto ambientale; promuovere comportamenti green e incentiva-
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re scelte di consumo rivolte a prodotti e servizi forniti da aziende attente all’ambiente e alla responsabilità sociale di impresa; creare nuove sinergie tra profit e no profit, costruendo nuove occasioni di incontro tra domanda e offerta. Quest’anno il premio si sdoppierà in due, in
base alla provenienza: candidature provenienti da tutta Italia e candidature provenienti dal Veneto. Al centro del concorso saranno sempre azioni, iniziative e servizi avviati al fine di
A dieci anni dalla prima edizione, buone pratiche di vita con ‘Terra Futura’ È necessario rifondare la governance di un’Europa a rischio di implosione, per ridarle credibilità e legittimazione. Dal sistema istituzionale a quello economico-sociale, dal welfare alla sostenibilità ambientale, alla finanza: servono nuove risposte e maggiore democrazia. Attorno a questa urgenza si svilupperà la decima edizione di Terra Futura, mostra convegno internazionale delle buone pratiche di sostenibilità ambientale, economica e sociale, dal 17 al 19 maggio a Firenze, alla Fortezza da Basso, promossa da Fondazione culturale Responsabilità etica per il sistema Banca Etica, Regione Toscana e Adescoop insieme ad Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie Concrete e Legambiente. Nata all’indomani della prima edizione del Forum Sociale Europeo, Terra Futura ne ha raccolto il testimone, facendo proprie e portando avanti denunce, riflessioni, obiettivi e istanze per un altro mondo possibile. Da allora sono trascorsi dieci anni: anni di dibattito culturale, di scambio e diffusione di percorsi e buone prassi, nella costruzione continua di alleanze tra i diversi attori della
sostenibilità. Best practices che – finora da più parti liquidate come nicchie o ritenute inconcepibili quali basi di un diverso sistema - sarebbe finalmente l’ora di prendere in seria considerazione. Terra Futura vuole anche in questa decima edizione alimentare il dibattito su un modello diverso di sviluppo e avanzare proposte concrete. Le buone pratiche di vita, di governo e di impresa saranno quindi ancora al centro della mostra alla Fortezza da Basso. Prodotti, progetti e percorsi protagonisti anche dell’ampia rassegna espositiva, organizzata secondo diverse sezioni tematiche per offrire ai visitatori un panorama completo di tutte le novità nel campo della sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Presenti enti e istituzioni, realtà del terzo settore, imprese eticamente orientate. Ricco e articolato anche il programma culturale, che vedrà in calendario incontri, convegni, workshop e dibattiti alla presenza di illustri esperti e noti personaggi del mondo del terzo settore, dell’economia, della politica, della cultura. E ancora spettacoli, momenti di animazione e laboratori. Info: www.terrafutura.it
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ridurre lo sfruttamento di risorse naturali, l’emissione di sostanze inquinanti e la produzione di rifiuti, contribuendo così a migliorare la qualità della vita sociale a livello locale e globale. Una commissione valuterà le prassi candidate, tenendo conto della loro qualità in termini di originalità, riduzione dell’impatto ambientale, replicabilità, capacità di essere diffuse, benefici sul tessuto sociale. I premi saranno rigorosamente sostenibili e messi in palio da aziende sensibili alle questioni ambientali. Le candidature verranno raccolte tra giugno e settembre, valutate a ottobre e a novembre ci sarà la premiazione. Il premio è promosso da Arci con il contributo della Camera di Commercio di Padova, e la collaborazione di Legambiente, Coordinamento Agende 21 Locali italiane, Progetto Life+ECO Courts, CSV del Veneto, Comune di Padova, Legacoop Veneto, Confcooperative. Il Regolamento e tutte le informazioni per partecipare saranno disponibili dalla prossima settimana sul sito www.premioimpattozero.it
Anche quest’anno l’Arci ci sarà Terra Futura si svolgerà a neppure un mese dall'insediamento del Governo, nato dopo una lunga e inedita crisi istituzionale e politica. Nel dibattito che l’ha accompagnata c'è stato un grande assente: l'Europa, le sue politiche, il suo modello, il suo futuro. Le questioni europee non sono politica estera. La crisi è crisi europea. I drammi sociali e del lavoro sono stati aggravati dalle scelte delle leadership europee, imponendo austerità e recessione ai paesi più indebitati. Eppure, sembra sempre che l'Italia stia su Marte. Al massimo, si continua ad invocare la crescita - solo e sempre la crescita del PIL che tante volte Terra Futura ha criticato come indicatore di sviluppo. E poi, austerità e sviluppo insieme non possono andare. O l'uno o l'altro. Oggi perfino il FMI dice che l'austerità non funziona. È ora di dire no ad aggiustamenti cosmetici e di portare un affondo a un modello che avvantaggia solo il capitalismo liberista e finanziario, e devasta società ed economia reale. Gli elementi di un altro modello fondato sui diritti, sui beni comuni, sulla democrazia ormai ci sono tutti. Ci vuole solo il coraggio di farli diventare seria e compiuta proposta politica. Info: bolini@arci.it
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Centinaia di cittadini alla Giornata partigiana contro le antenne satellitari Usa del giornalista Antonio Mazzeo, comitato No Muos Niscemi centinaia di attivisti No Muos si sono dati appuntamento nella riserva naturale ‘Sughereta’ per una giornata di festa che ha unito simbolicamente la Resistenza partigiana al fascismo con il movimento di opposizione all'installazione del nuovo sistema di telecomunicazione satellitare della Marina militare statunitense. L'happening si è aperto con un'escursione ecologica tra i ‘sentieri partigiani No Muos’, a destra i campi in fiore, le querce plurisecolari e gli ultimi sugheri di Sicilia, a sinistra il filo spinato e le 46 antenne dell'impianto di telecomunicazioni con i sottomarini che l'US Navy gestisce dal 1991 e le cui emissioni elettromagnetiche hanno superato costantemente nel 2013 i limiti imposti dalle leggi italiane. Presso il presidio permanente di contrada Ulmo è stata inaugurata la mostra sulla Brigata Stella Rossa che operò contro i nazifascisti tra Marzabotto e Monte Sole e quella sulla Resistenza No Muos che in questi mesi ha visto protagonisti in Sicilia
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migliaia di donne e giovani con l'organizzazione di marce, azioni dirette, blocchi stradali e finanche invasioni ed occupazioni simboliche delle aree militari. Ospite d'onore dell'incontro il partigiano di origini niscemesi Giuseppe Bennici, nome di battaglia ‘Ursus’. Militare di stanza ad Alessandria, dopo l'8 settembre 1943 Ursus si rifiutò di operare a fianco delle truppe di occupazione nazista scegliendo di far parte della Brigata Garibaldi. Accanto a lui Massimo Zucchetti, ordinario del Politecnico di Torino che ha documentato l'insostenibilità ambientale e i gravissimi rischi alla salute delle emissioni elettromagnetiche delle antenne del Muos. «Ho appreso con amarezza dalla stampa che il governo ha deciso di disattendere la richiesta di istituire una commissione indipendente per valutare le caratteristiche tecniche e i pericoli del nuovo sistema Usa», ha dichiarato Zucchetti. «Individuare nell'Istituto Superiore di Sanità l'entità che avrà l'ultima parola sul Muos è un fatto gra-
vissimo sia dal punto di vista formale che sostanziale. L'ISS ha sempre assunto posizioni negazioniste in tema di elettromagnetismo. Adesso che il governo ha impugnato la revoca delle autorizzazioni ai lavori della Regione siciliana, l'Istituto che dipende dal Ministero della Sanità perde ogni aspetto di neutralità. Noi scienziati indipendenti faremo in modo di costituire una commissione di studio che produca in tempi brevi uno studio che inchiodi le autorità civili e militari alle loro responsabilità». «Il voltafaccia del governo che dopo aver sottoscritto e disatteso l'impegno a sospendere i lavori si è costituito contro la Regione chiedendo un cospicuo risarcimento per i presunti ritardi causati all'installazione del Muos inficia definitivamente il rapporto del nostro Movimento con le istituzioni», ha concluso Peppe Cannella del Coordinamento dei Comitati No Muos. «Apriremo una nuova fase di lotte per giungere all'approvazione in sede parlamentare di una mozione che imponga l'uscita da un progetto che trasforma il nostro paese in avamposto bellico per le operazioni Usa in Africa e Medio oriente».
Muos, il ministro della Difesa ricorre al Tar contro la revoca della regione Sicilia all'impianto statunitense ultimo sgradito omaggio del dimissionario governo Monti alla Sicilia è bello e servito. E si incastra in un mosaico di complessa lettura, quello della spinosa questione Muos, che da diversi mesi tiene col fiato sospeso i cittadini siciliani, i membri dei Comitati di base e gli attivisti che si oppongono alla costruzione a Niscemi di una delle stazioni terrestri dell'avanzatissimo sistema di comunicazioni satellitari statunitense. Il ministero della Difesa ha impugnato, innanzi al Tar di Palermo, la revoca delle autorizzazioni per l'edificazione del Muos e la sospensione dei lavori, che l'Assessorato regionale al Territorio e all'Ambiente aveva formalizzato il 29 marzo, alla vigilia della grande manifestazione nazionale indetta dal Coordinamento dei Comitati NoMuos. A svelarlo è Angelo Dimarca, responsabile regionale Conservazione Natura di Legambiente Sicilia, che ne parla come di «un fatto gravissimo», attraverso il quale «lo Stato vuole forzare a tutti i costi e crea un grave scontro istituzionale con la Regione. È indicativo - sottolinea - che il ricorso non sia stato presentato dalle Autorità militari statu-
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nitensi ma da un Ministero della Repubblica». Secondo la denuncia di Legambiente, tra le richieste avanzate nel ricorso dal ministro Di Paola rientrano il risarcimento per un danno patrimoniale pari a 25mila euro al giorno - da restituire a far data dall'entrata in vigore della revoca e, quindi, a partire dal 29 marzo - e quello per «un danno non patrimoniale da quantificare successivamente, perchè i provvedimenti della Regione incidono negativamente sui rapporti tra Italia e Stati Uniti d'America e Nato». Nel ricorso, l'Avvocatura dello Stato fa anche riferimento ai danni derivanti dal ritardo nel lancio del satellite Muos, che era stato previsto nel 2013 e «il cui programma è stato affidato dagli Stati Uniti a un'azienda appaltatrice mediante un contratto di alcuni milioni di dollari». Questi per la Sicilia sono giorni convulsi, durante i quali le iniziative dirette ad esprimere il dissenso contro il Muos si sono moltiplicate a dismisura, fino a culminare nell'assalto alle antenne Nrtf-8 - le quarantasei antenne che dal 1991 provocano a Niscemi livelli elevatissimi di inquinamento elettromagnetico - da parte di quattro attivisti, due
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donne e due uomini. Stanno anche emergendo nuove contrapposizioni: se prima il conflitto riguarda gli Stati Uniti e la Sicilia, adesso lo scontro è tra lo Stato e la Regione. Del tavolo tecnico istituito a Roma, per Legambiente, non ci si può più fidare. E questo punto di vista è condiviso anche dai Comitati e da molti siciliani che, nel corso degli ultimi mesi, hanno fatto proprie le istanze dei No Muos. «Ci sono già delle valutazione relative all'impatto del Muos sull'ambiente e sulla salute degli esseri umani. E questi dati, che ci dicono che i campi elettromagnetici del nuovo sistema satellitare Usa provocano effetti devastanti, sono contenuti nella relazione tecnica dei professori Zucchetti e Coraddu del Politecnico di Torino. Non occorrono altri studi», sostiene l'avvocato Paola Ottaviano, del Coordinamento regionale dei Comitati di base No Muos. La notizia dell'impugnazione della revoca da parte del ministero della Difesa arriva come una doccia fredda sugli attivisti che stavano festeggiando il rilascio di Turi Vaccaro e Nicola Arboscelli, i due pacifisti arrestati per aver scalato e occupato le antenne in contrada Ulmo.
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A Zagabria il Forum dei Balcani discute sul potenziale politico e utopico della democrazia
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costruendo la partecipazione. Nel Forum sarà presentato e prenderà forma il progetto Sarajevo 2014, un Forum Sociale tematico sulla pace e la nonviolenza che per iniziativa di organizzazioni balcaniche dovrebbe tenersi il prossimo anno. Sostenuto da importanti fondazioni internazionali, di particolare interesse il programma delle conferenze, che cerca di affrontare questioni complesse mettendo a confronto diversi punti di vista dell'alternativa necessaria. Molte le personalità presenti, e fra queste il filofoso e sociologo Slavoj Zizek, il filosofo francese Bernard Stiegler, Oliver Stone, Tarik Ali, Susan George, il leader di Syriza Alexis Tsipras. Quest'anno il tema è la democrazia: «le proteste degli ultimi anni, dal Maghreb agli Usa a tante parti di Europa, hanno avuto l'obiettivo di obbligare le strutture dirigenti a agire in nome dell'interesse pubblico» spiegano gli organizzatori «Al cuore delle rivolte oggi c'è il desiderio di una reale democrazia. E una seria discussione sul potenziale politico e utopico della democrazia è necessaria. Che cosa è oggi il sistema non-democratico che viene chia-
Il Muro israeliano non si ferma Manifestazioni, proteste e anche le preghiere dei frati salesiani non hanno potuto nulla. Il Muro di cemento armato che corre lungo e dentro la Cisgiordania occupata, taglierà fuori il monastero dalle sue terre coltivate. Decine di famiglie palestinesi di Beit Jala perderanno l'accesso ai loro appezzamenti di terra, vigneti e uliveti. La Commissione israeliana per gli Appelli a metà settimana ha emesso il verdetto: luce verde alla costruzione del Muro lungo un percorso che più o meno è quello già deciso dalle autorità di occupazione. Il progetto originario prevedeva la costruzione della barriera in mezzo all'area del monastero di Cremisan, così da lasciare il convento e le terre agricole sul versante israeliano e la scuola su quello palestinese. Il villaggio di Beit Jala, sostenuto dai frati salesiani di Cremisan, non si era arreso e per mesi ogni venerdì si è riunito nella pineta del monastero per pregare, insieme a delegazioni internazionali. Allo stesso tempo ha portato avanti un percorso legale a cui nel 2010 si sono uniti i frati salesiani. A sostegno della battaglia è intervenuto anche uno degli esponenti più
importanti della Chiesa cattolica locale, monsignor William Shomali. I danni economici saranno pesanti per la comunità palestinese. La costruzione del Muro prevede anche la confisca di terre agricole appartenenti a 58 famiglie, con il fine di collegare le tre colonie israeliane che circondano Beit Jala. La nuova barriera, partendo dalla colonia di Har Gilo, chiuderà il villaggio di Al Walaje e proseguirà verso Cremisan, ricongiungendosi con quella che già circonda Betlemme. La sentenza prevede la creazione di un posto di blocco agricolo come già accade in altri punti della Cisgiordania occupata. Ma i contadini di Beit Jala potranno superarlo soltanto con un permesso dei militari. Il monastero di Cremisan è sorto nel 1885 e sin da allora è stato un punto di riferimento per i palestinesi della zona. I frati producono vino con uve di Betlemme e Hebron, facendo lavorare una ventina di persone. soprattutto Cremisan ha una scuola elementare e un asilo per 400 studenti. Ogni anno assicura borse di studio e sussidi agli studenti migliori. Molte cose cambieranno quando il Muro sarà ultimato.
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mato democrazia, e come costruirne una vera? La democrazia è una utopia realizzabile? È un pre-requisito per ogni lotta emancipatoria?» Di questo si discute a Zagabria, in un tempo importante, quello che segna l'ingresso del paese nella Unione Europea in uno dei suoi momenti più difficili. Dal 1° luglio la Croazia sarà il ventottesimo paese dell'UE, e molte reti sociali terranno i loro eventi annuali in Croazia, nei prossimi mesi. Il Subversive Forum di maggio mette al centro temi attuali e cruciali, anche da noi, soprattutto di questi tempi. Diverse persone dell'Arci, anche di comitati e circoli, parteciperanno alla iniziativa. Info: www.subversivefestival.com
CAMPI ALL’ESTERO Scadono il 3 maggio le iscrizioni per partecipare al campo di lavoro e conoscenza Arcs che si svolgerà a Cuba dal 23 giugno all’8 luglio. Info su www.arciculturaesviluppo.it
Egitto, si lotta ancora per libertà e diritti Decine di migliaia furono i cittadini egiziani lasciati marcire nelle carceri dal regime di Mubarak. Troppi gli abusi perpetrati dal governo militare ad interim di poco successivo. Almeno sulla carta, le cose avrebbero dovuto cambiare con l’elezione di Mohammed Morsi, rappresentante del braccio politico dei Fratelli Musulmani. Così non è stato. A 100 giorni dalla sua nomina, Morsi proclamò un'amnistia per gli arrestati tra il 25 gennaio e il 30 giugno 2011, durante i moti rivoluzionari, la caduta di Mubarak e il successivo governo del Consiglio Supremo delle Forze Armate. La legge di emergenza fu abolita e adesso è illegale incarcerare qualcuno per la sua appartenenza a un movimento o partito politico. Se le cose sono migliorate formalmente, i metodi utilizzati contro gli oppositori sono immutati. Il problema principale è rappresentato dalla polizia, perché i suoi membri sono gli stessi del vecchio regime e i metodi pure: repressione, torture, omicidi e sparizioni. Ma non tutto è rimasto immutato. Nonostante la brutale repressione, la gente non intende più stare zitta e le proteste non si fermano.
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er due settimane, dal 4 al 18 maggio, Zagabria ospiterà, coordinate nello stesso programma, grandi iniziative culturali fra cui una importante rassegna cinematografica, conferenze di alto livello con la partecipazione di personalità e intellettuali, seminari internazionali sui principali temi e campagne dell'agenda internazionale. Si tratta dell'edizione annuale del Subversive Festival e del Balkan Forum, che già l'anno scorso ha visto la partecipazione di moltissimi attivisti delle organizzazioni sociali di tutta la regione balcanica, insieme a parecchi partecipanti di tutta Europa e del mondo. Per tutti coloro che sono interessati alla nuova dinamica sociale e culturale dei Balcani e vogliono estendere e rafforzare i loro contatti, si tratta di una occasione da non perdere. Le due settimane di Zagabria saranno anche una tappa importante della simbolica Carovana Internazionale che ci porterà verso l'Altersummit di Atene del 7 e 8 giugno, il grande evento di convergenza contro le politiche di austerità e per un'altra Europa per la quale anche in Italia si sta
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Iniziativa Cittadina Europea: il diritto di sapere della giornalista Tana De Zulueta, portavoce italiana dell’Iniziativa europea per il pluralismo dell’informazione informazione occupino alte cariche politiche; sistemi di monitoraggio europei più chiari per verificare con regolarità lo stato di salute e l’indipendenza dei media negli Stati Membri. Come italiani dovremmo essere in prima fila in questa battaglia. Abbiamo una serie di primati negativi in questo campo che ci hanno fatto precipitare al 57° posto nell’ultima graduatoria di Reporters sans Frontières, molto al di sotto di quasi tutti i paesi europei. Uno scenario che la crisi economica che attanaglia quasi tutta l’Europa rischia di peggiorare e non solo in Italia. La discesa agli inferi della Grecia, arrivata ormai al terzo anno, ha avuto un impatto durissimo anche sui media, con la chiusura di molti giornali e addirittura l’arresto di un giornalista, reo di avere divulgato un elenco di sospetti evasori. Quest’anno è stato dichiarato ‘anno della cittadinanza europea’. Con la nostra iniziativa chiediamo un’Europa che sanzioni non solo i deficit di bilancio, ma anche e soprattutto i deficit di democrazia e libertà. Per firmare: www.mediainitiative.eu/it
è un tema che in questa fase rischia di scomparire, quello del pluralismo e della libertà dei media. Per questo motivo abbiamo lanciato un’iniziativa (cittadina ed europea) che ci consente di agire per riportare il tema dei media, e della loro occupazione impropria da parte dei potenti, al centro del dibattito politico, in Italia e in Europa. Sembrano ormai lontane le promesse fatte in campagna elettorale, quando la soluzione del conflitto d’interessi doveva essere la madre di tutte le riforme. Le larghe intese ne impongono il congelamento. Purtroppo l’Italia di Berlusconi ha fatto scuola, anche in Europa. Basta pensare alle scandalose censure del premier Viktor Orbàn in Ungheria. In Gran Bretagna, anche se le inchieste in corso sul gruppo Murdoch stanno dimostrando come sia la democrazia a soffrire in situazioni di concentrazione eccessiva dei media, gli scandali non hanno fermato il progetto di dominio televisivo del magnate australiano, che si fa scudo dell’assenza di norme europee sul pluralismo dei media. Per fare fronte a quello che si sta confer-
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mando come un problema europeo, l’anno scorso una coalizione di organizzazioni sociali di nove paesi europei, tra cui l’Italia, lanciò la prima Iniziativa Cittadina Europea sul pluralismo dell’informazione. L’obiettivo è quello di raccogliere un milione di firme per salvaguardare con norme comuni e vincolanti il diritto ad un’informazione indipendente e pluralista, come sancito dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea. La notizia purtroppo non bucò e fu un peccato perché l’Iniziativa Cittadina Europea (ICE) è un nuovo strumento di democrazia partecipativa europea in cui sono finalmente i cittadini a farsi promotori di proposte legislative. Il silenzio dei grandi media non ha fermato però la campagna che è partita quest’anno con la raccolta delle firme in 10 paesi. Questi i punti cardine dell’Iniziativa: una legislazione efficace per evitare la concentrazione della proprietà dei media e della pubblicità; una garanzia di indipendenza degli organi di controllo rispetto al potere politico; la definizione del conflitto di interessi per evitare che i magnati dei mezzi di
Il Premio dedicato a Ilaria Alpi
A Perugia il 3 maggio la VI Giornata della memoria dei giornalisti uccisi dalle mafie
Al via la diciannovesima edizione del Premio Ilaria Alpi 2013. C’è tempo fino al 31 maggio per presentare i servizi e le inchieste televisive; la premiazione si terrà a Riccione dal 5 al 7 settembre. Tra le novità, una giuria internazionale, che valuterà le opere proposte da giornalisti stranieri e un nuovo presidente di giuria, Luca Ajroldi, che sostituisce Italo Moretti. «Potremmo definire quest’edizione quella del rinnovamento nella continuità - spiega Ajroldi - Una continuità che è dettata dalla ferma volontà di essere sempre uno stimolo per la ricerca della piena luce sull’uccisione di Ilaria e Miran in Somalia. Ma anche dalla voglia di continuare a essere un punto di riferimento per il giornalismo televisivo d’inchiesta». È stato inoltre istituito quest’anno, in collaborazione con la Coop, il premio Coop Ambiente, rivolto alle inchieste giornalistiche televisive dedicate alle tematiche ambientali. Tra i servizi giornalistici inviati verrà selezionata una rosa di concorrenti; i servizi scelti saranno poi valutati da una giuria composta da giornalisti specializzati. Sul sito www.premioilariaalpi.it sono disponibili il bando e il regolamento del concorso.
Ricordare l'esempio di chi ha pagato con la vita il desiderio di informare, di raccontare anche e soprattutto quello che è scomodo, quello che non si deve dire. Uomini e donne morti ‘sul campo’, quello dell'informazione. Uccisi perché scomodi, perché hanno voluto raccontare con immagini e parole quello che andava taciuto. È a loro che l'Unione nazionale cronisti italiani dedica il 3 maggio, Giornata della memoria dei giornalisti uccisi da mafie e terrorismo. Un appuntamento itinerante che quest'anno, in occasione della sesta edizione, fa tappa a Perugia. L'iniziativa, realizzata con Associazione stampa umbra, Ordine dei giornalisti dell'Umbria e Libera Umbria, si svolge nella sala del consiglio della Provincia di Perugia, in piazza Italia, venerdì prossimo, a partire dalle 10, in concomitanza con la Giornata per la libertà d’informazione voluta dalle Nazioni Unite. All'iniziativa prenderanno parte Alberto Spampinato, direttore di Ossigeno per l'informazione, fratello di Giovanni Spampinato, ucciso nel 1972; le giornaliste Marilù Mastrogiovanni ed Ester Castano, entrambe oggetto di minacce in seguito ai loro arti-
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coli su affari, politica e legami con la criminalità organizzata. Interverranno, dopo il saluto del presidente della Provincia di Perugia, anche Guido Columba, presidente dell’Unci; Marta Cicci, presidente dell'Associazione stampa umbra; Dante Ciliani, presidente dell'Ordine dei giornalisti dell'Umbria, Giulio Anselmi, presidente della Federazione italiana editori di giornali. Le conclusioni della Giornata saranno affidate a Giancarlo Ghirra, segretario nazionale dell'Ordine dei giornalisti, e a Giovanni Rossi, presidente della Federazione nazionale stampa italiana. All'iniziativa partecipano gli studenti del liceo scientifico Galileo Galilei di Perugia che hanno aderito al progetto Lotta per la legalità. Lotta alla criminalità organizzata, promosso dal collettivo studentesco Nuntius. Un altro appuntamento importante ci sarà il 14 maggio, quando l’Unci e l’Anm ricorderanno il sacrificio del cronista Mauro De Mauro, del medico legale Paolo Giaccone e del magistrato Rosario Livatino con una cerimonia che si svolgerà al Giardino della Memoria di via Ciaculli, a Palermo, dove saranno piantati tre alberi a ricordo delle tre vittime di mafia.
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Con l’Arci Matidia ‘Periferia dell’impero’, Festival internazionale del cortometraggio iunto alla quarta edizione il Festival internazionale del cortometraggio Periferia dell’impero. Si tratta di una manifestazione culturale senza scopo di lucro organizzata dall’ Arci Matidia di Sessa Aurunca con il patrocinio del Comune di Sessa Aurunca (CE) e in collaborazione con il Film Commission Regione Campania, il cui fine è quello di valorizzare l’opera cinematografica breve realizzata da autori indipendenti, amatoriali e professionisti. Possono partecipare al concorso opere di finzione di qualsiasi genere, realizzate da autori di qualsiasi nazionalità, preferibilmente in lingua italiana o in caso contrario sottotitolate in italiano. La partecipazione al concorso è gratuita. Al concorso potranno partecipare corti con durata massima di 20 minuti, di qualsiasi genere (esclusi videoclip musicali e documentari) a tema libero. Una giuria di esperti, che saranno resi noti sul sito dell’associazione, visionerà le opere pervenute e selezionerà quelle ammesse alle serate finali. Durante la manifestazione finale le opere selezionate saranno proietta-
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te al pubblico nella prima decade di agosto nella splendida cornice del giardino vanvitelliano del Convitto nazionale e una nuova giuria di esperti assegnerà il premio alla miglior opera. Il pubblico presente a tutte le serate sarà fornito di un modello cartaceo con l’elenco di tutti i corti finalisti e potrà votare l’opera
ritenuta migliore. Quello che avrà ottenuto il maggior numero di voti riceverà il premio del pubblico quale ‘miglior corto’. Le opere
ammesse alle serate finali, le date di proiezione e la composizione della giuria saranno rese note almeno 10 giorni prima sul sito dell’ associazione. La direzione del Festival potrà utilizzare le opere per la divulgazione promozionale e pubblicitaria del concorso, inoltre potrà utilizzarle per realizzare e promuovere eventi culturali analoghi come rassegne e proiezioni pubbliche o private, senza scopo di lucro,attraverso mezzi audiovisivi analoghi anche dopo la chiusura del festival. La scadenza per l’invio delle opere è il 30 giugno. Alla precedente edizione del Festival hanno partecipato sessantadue opere, provenienti sia dal territorio nazionale che dal resto dell’Europa. Pistoia, Roma, Piacenza, Tortona, Rivoli, Prato, Copertino, Brusciano, Busto Arsizio, Conversano, Sassuolo sono alcune delle città di provenienza degli autori che lo scorso anno hanno partecipato al concorso. Per informazioni, scheda di partecipazione e regolamento consultare il sito dell’Arci Matidia. Info: http://arcisessa.webnode.com
Weekend antimafia Difendere i valori dell’antifascismo è un con il circolo Akkatà dovere civico: la solidarietà all’Arci Monopoli Il circolo Arci Akkatà, il presidio di Libera Terre d'Acqua e i Giovani Democratici presentano la terza edizione del Peppino Festival, un weekend all’insegna dell’antimafia e della legalità, dell’impegno sociale, della musica e dell'informazione, senza dimenticare il buon cibo. L'appuntamento è per il 4 e il 5 maggio, presso la sede del circolo a San Giovanni in Persiceto. Il Peppino Festival nasce come occasione per non dimenticare la morte di Peppino Impastato, avvenuta il 9 maggio del 1978, per ricordare assieme a lui tutte le vittime di mafia e dare un contributo concreto nella lotta alla criminalità organizzata. Quest'anno a testimoniare la vita e l'impegno di Peppino ci sarà la nipote, Maria Luisa Impastato. Ma saranno tanti gli ospiti che si alterneranno sul palco: dalle band emergenti del territorio (tra cui le quattro finaliste di Cindierella 2.0, il concorso musicale promosso dall'Akkatà per gruppi emergenti) ai volontari di Libera, dagli studenti ai familiari di vittime di mafia, dai ragazzi che hanno partecipato ai campi di lavoro sui terreni confiscati alle mafie agli esperti in materia di antimafia. Info: fb Peppino Festival
Dopo la denuncia-querela inoltrata dall’ex consigliere ed assessore del Comune di Monopoli Antonio Rossani ai danni dell’Arci di Monopoli, che fa seguito all’iniziativa organizzata il 25 aprile dai compagni del comune barese, quando sulla targa della via intitolata ad Araldo di Crollalanza, è stato affisso un foglio con i nomi dei due partigiani Giordano Cavestro e Giacomo Ulivi, il comitato regionale dell’Arci Puglia ha diffuso il seguente comunicato: «Le equiparazioni tra fascismo ed antifascismo, specie se perpetuate falsamente nel nome dell'unità nazionale, oltre ad essere antistoriche, sono pericolose deviazio-
ni dalla strada della democrazia, conquistata con il sangue dalla lotta dei partigiani. L'Italia, la sua Storia, la sua cultura, non possono prescindere dalla Resistenza. Difenderla, difendere coloro che l'hanno combattuta, difendere l'antifascismo, vuol dire difendere quegli ideali di giustizia, libertà, di riscatto sociale propri della lotta partigiana e, poi, marchiati a fuoco all'interno della nostra Carta Costituzionale. Perpetuare la memoria dei partigiani, è dunque un dovere civile e civico. Ed è quello che hanno fatto i compagni dell'Arci a Monopoli, attraverso un'azione nonviolenta ma egualmente significativa».
A Catania l’iniziativa ‘Alzando la voce’ Il 3 maggio alle 20 presso la sede dell’Arci Catania si terrà l’assemblea Immigrazione del comitato territoriale con l’iniziativa Alzando la voce, con mostra audiovisiva sull'attivismo dei migranti da tutto il mondo e aperitivo interculturale. Alzando la voce raccoglie esempi contemporanei dell'attivismo dei migranti, tra cui le lotte dei rifugiati in Tunisia, cerchi di silenzio in Spagna, gite in bicicletta dei migranti clandestini in America,
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nonché l'azione diretta dei migranti in Italia oggi. Tutti questi esempi saranno messsi insieme in una serata di ispirazione, per informare e per capire come le lotte dei migranti possono andare avanti. L'assemblea mira infatti a sviluppare una voce politica più forte e più coerente in materia di migrazione in generale e riguardo questioni o problemi di gruppi più ristretti. fb Assemblea Immigrazione Arci Catania
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Abbiamo bisogno anche della tua firma Arci negli anni scorsi, per la sua campagna per il 5xrmille, decise di rifarsi a una celebre massima di Groucho Marx: «Naturalmente nella vita ci sono un mucchio di cose molto più importanti del denaro, ma costano un mucchio di soldi». È così? Lo chiediamo a Walter Massa, responsabile nazionale dell'organizzazione della rete territoriale e dal 2010 responsabile nazionale della campagna 5x1000. Certo, ci sono un mucchio di cose molto più importanti del denaro. E noi dell'Arci, i nostri circoli e i nostri soci, lo sappiamo bene ma, nonostante questo, non possiamo che fare nostra la frase di Groucho Marx. Per questo anche quest'anno lanciamo una campagna nazionale per la raccolta del 5x1000 di soci e cittadini a favore dell’Arci, con l’indicazione del codice fiscale della direzione nazionale. La questione delle risorse, da sempre centrale per qualsiasi organizzazione indipendente, è diventata ancor più pressante nella situazione di difficoltà del paese? Certo, pressante ma non per la sopravvivenza. La nostra associazione infatti, fortunatamente, ha bisogno di rafforzare a tutti i livelli la sua capacità di reperire risorse eco-
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nomiche per sostenere sempre meglio le sue attività sociali e culturali e lo sviluppo e consolidamento del suo insediamento associativo. E poi quando si parla di autonomia associativa si parla, in definitiva, di autonomia dal punto di vista delle risorse economiche. Ed è bene non dimenticarlo. Come è andata negli anni passati? In questi anni, nonostante un maggiore coordinamento nazionale, la nostra raccolta non ha avuto i risultati sperati. Ad oggi, infatti, conosciamo gli importi (complessivi) solo per gli anni sino al 2010 incluso. Ai comitati, dedotti i costi di produzione della campagna e l'accantonamento di € 50mila per il Fondo di Sviluppo - come deciso dal Consiglio Nazionale - sono andati € 35.893 nel 2008, € 14.184 nel 2009 e € 3.724 nel 2010. Si può dire che queste cifre evidenzino la grande difficoltà a far decollare la campagna? Sì. Su questo terreno misuriamo in maniera significativa la nostra ‘anarchia associativa’. A volte questo è un bene, a volte, come in questo caso, può rappresentare una vera difficoltà. Sappiamo poi che da una parte questo può essere considerato un messaggio ‘difficile’ da far recepire all'esterno. Dovrebbe invece essere un messaggio
IL LIBRO / Clandestini. Viaggio nel vocabolario della paura
‘facile’ e importante per i tanti soci e dirigenti che ogni giorno misurano sul territorio la fatica e la bellezza di stare nella nostra grande associazione. La raccolta del 5x1000 è oggi, nonostante tutto, il primo strumento di found raising per il non profit italiano. Come la affronta quest'anno l'associazione? In particolare quest'anno, d'intesa con il settore comunicazione, abbiamo deciso di produrre strumenti per la promozione su web (banner da inserire in tutti i siti dei comitati e/o dei circoli, pagine promozionali sui social network, utilizzo dell'applicazione Arci per smartphone, spedizioni via email, eventualmente spot per le nostre web radio e un piccolo depliant di facile distribuzione stampato in quantità congrua. Ovviamente siamo a completa disposizione per ogni informazione sul materiale disponibile e/o per concordare tutte le iniziative che i dirigenti Arci riterranno utili a promuovere la raccolta nella loro realtà. E naturalmente confidiamo nella collaborazione di tutte e tutti.
Hanno collaborato a questo numero Annalisa Ausilio, Andrea Baranes, Marco Bersani, Raffaella Bolini, Mattia Ciampicacigli, Michele De Palma, Tana De Zulueta, Alfonso Gianni, Walter Massa, Antonio Mazzeo In redazione Andreina Albano, Maria Ortensia Ferrara, Carlo Testini
di Giulio Di Luzio - Ediesse
IL LIBRO
Un viaggio tra le parole che fissano nellÊopinione pubblica lo stigma del clandestino, dellÊextracomunitario, dellÊinvasore. LÊautore svela una rappresentazione infarcita di stereotipi e luoghi comuni che, tuttavia, finisce per coincidere con la percezione reale del fenomeno. Un manuale di ÂautodifesaÊ - dalla A alla Z - contro quelle semplificazioni che individuano nel migrante il nemico simbolico a cui addebitare i mali della società. Un libro pensato per chi si trova a stretto contatto con un fenomeno che va maneggiato, nei prossimi anni, senza scorciatoie, senza allarmismi e paura. Dal libro: ÿCÊè stato negli anni un lento lavorìo sulle parole e sulla realtà che i media pretendevano di rappresentare, che ha cambiato le carte in tavola e capovolto la vicenda storica contemporanea, dimenticando che solo qualche secolo fa gli invasori eravamo noi. Il senso della minaccia è diventato lÊunica chiave di lettura delle migrazioni, perché le altre culture parevano a tanti incompatibili e ÂdiverseÊ dalla nostra [⁄] Senza neanche accorgercene, abbiamo alimentato il lessico della paura, cresciuto come parassita e pronto a spuntare come lame affilate tra i nostri discorsi [⁄]. ˚ la televisione, ancora una volta, ad attizzare gli istinti più bassi, ad alimentare la paura, ad insinuare la cupa prospettiva della restrizione dei nostri spazi vitali ed evocare lÊindividuazione del nemico. Nulla di strano se poi lÊextracomunitario diventi terreno di caccia e la caccia al clandestino fuoco di artiglieria mediatica. ˚ come se avvertissimo qualcuno che bussa alla porta di casa, per sottrarci le nostre certezzeŸ.
Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Paolo Beni Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione il 30 aprile alle 17
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