arcireport
settimanale a cura dell’Arci | anno XIII | n. 17 | 7 maggio 2015 | www.arci.it | report @arci.it
Aule vuote, piazze piene di Massimo Cortesi coordinatore Sistema educativo, infanzia e adolescenza
Lo sciopero della scuola dello scorso 5 maggio è stato un grande successo. Secondo gli organizzatori, più di 500mila persone sono scese in piazza per dire No alla Buona Scuola di Renzi, da Aosta a Catania, passando per Roma, Milano, Bari, Cagliari e Palermo, le città delle manifestazioni principali, ma sit-in e cortei si sono tenuti a decine in ogni parte d’Italia. Una partecipazione quale non si vedeva da anni, una protesta generale dei tanti che fanno la scuola: studenti, docenti, personale ATA, precari e di ruolo, genitori, cittadini, associazioni. La riforma del Governo è riuscita a mettere insieme tutti, per una volta senza distinzioni né tra le varie sigle sindacali, né tra docenti, lavoratori e ragazzi. Per un giorno si sono lasciate le scuole vuote per avere una scuola giusta per tutto il resto dell’anno. Ma lo sciopero generale è andato bene anche perché ha aperto qualche crepa nel muro blindato che aveva costruito il governo. Il giorno dopo, il Presidente del Consiglio si è visto costretto a richiamare parlamentari del Pd e il ministro Giannini per capire! Forse gli hanno dato fastidio anche le parole - per una volta condi-
visibili - del ministro dell’Interno Alfano riportate da La Repubblica: «Sulla scuola oggi ci sono proteste della sinistra perché si fanno cose di centrodestra - ha detto aprendo la direzione di Area Popolare - e lo stesso vale per il Jobs Act e per la responsabilità civile dei magistrati». O più semplicemente il Governo si è trovato di fronte una protesta di proporzioni inaspettate, visto che le contestazioni dei giorni precedenti erano state derubricate a protesta di pochi di fronte all’ignavia di tanti. Ma i dati veri certificano un’altra realtà: l’80% di adesione del personale della scuola; l’adesione massiccia e programmatica degli studenti, il sostegno impensabile, dal punto di vista numerico, dei genitori e della società civile. Una protesta ricca di contenuti che non si può oscurare con due tweet e qualche slogan. Ora l’azione deve continuare perché la crepa diventi un varco e davvero si arrivi a realizzare la scuola di tutti e tutte, e che sia una scuola buona. Non basteranno piccoli ritocchi estetici, e nemmeno il ricatto dello scambio fra i 100mila assunti in cambio di innovazioni che tali non sono e che rischiano di produrre le ‘buone scuole’ per
alcuni e le ‘cattive scuole’ per tanti altri: il preside manager che potrà premiare a sua assoluta discrezione, e non sulla base di criteri certi, alcuni docenti e non altri; la non volontà del Governo di trovare risorse aggiuntive per finanziare l’istruzione pubblica certificando così la non volontà di agire per garantire quella che negli altri Paesi è considerata la leva principale per la crescita (mentre nel contempo si aumentano le possibilità di finanziamento per le scuole paritarie); un forte appiattimento della scuola sulle esigenze degli imprenditori privati, con una crescita smisurata delle ore per l’alternanza scuola lavoro, senza prevedere un salto qualitativo di questo percorso. Tante e diverse proposte un Buon Governo avrebbe potuto invece far sue, trovandole già scritte nella Lip (legge d’iniziativa popolare), un lavoro di tanti che avrebbe potuto essere il cuore di una riforma davvero efficace e per tutti, una riforma capace di disegnare il futuro e non da rimettere in discussione con l’avvento del prossimo Ministro all’Istruzione. Dunque non fermiamoci, continuiamo la nostra battaglia, con la certezza di avere un progetto migliore da offrire.
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migranti/diritti
Le proposte dell’Arci per migliorare il sistema d’accoglienza Il 7 maggio al ministero dell’Interno è previsto un nuovo vertice tra il Ministro Alfano e i rappresentanti della Conferenza delle Regioni e dell’Anci per fare il punto sull’accoglienza delle persone che stanno arrivando in Italia in cerca di protezione. Nonostante a luglio dello scorso anno sia stato approvato con grande clamore un Piano Nazionale di Accoglienza, frutto di un accordo tra gli stessi soggetti, ancora oggi il sistema d’accoglienza è al collasso e permane un approccio emergenziale, nonostante il numero degli arrivi fosse del tutto prevedibile. Purtroppo i nodi sui quali il sistema si è inceppato sono sempre gli stessi. Le presenze nuove, conseguenza dei nuovi arrivi, si sommano a quella vecchie che non riescono a uscire dai centri d’accoglienza. Come avevamo ampiamente previsto, i tempi delle procedure non si sono accorciati, tutt’altro. Le questure in molti casi impiegano dai 4 ai 6 mesi per fissare un appuntamento al richiedente che vuole presentare la domanda. Le commissioni, a loro volta, danno
appuntamenti anche dopo un anno dalla presentazione della domanda. Il tempo totale della procedura è quindi, nella maggior parte dei casi, superiore all’anno (fanno eccezione alcune questure delle province più piccole). Inoltre nel sistema viene data centralità per la prima accoglienza ai cosiddetti hub, nei quali teoricamente i richiedenti asilo dovrebbero fermarsi per tempi brevi. Una scelta che rischia di moltiplicare le contraddizioni e gli errori dei CARA, soprattutto se non viene preliminarmente implementato il lavoro delle commissioni - sia dal punto di vista delle risorse che da quello delle competenze - con la possibilità ancora una volta di provocare un ulteriore ingolfamento del sistema più che rappresentare una soluzione, oltre che contribuire a produrre una percezione negativa dell’accoglienza, favorendo reazioni razziste e di chiusura delle comunità locali. Facciamo appello quindi al Governo, alle Regioni e all’Anci affinché mettano in campo con urgenza interventi concreti per migliorare le condizioni di accoglienza delle persone che vengono
a chiedere asilo in Italia. In particolare l’Arci chiede di: ● prevedere un bando Sprar straordinario per permettere di aumentare il numero di comuni coinvolti nella rete e di conseguenza il numero dei posti disponibili; ● convertire i centri delle Prefetture che rispettano standard adeguati in centri Sprar e chiudere quelli, e sono la maggioranza, che non li rispettano, portando il sistema Sprar ad almeno 60mila posti; ● prevedere un aumento del numero delle commissioni e una riforma urgente affinché siano composte da persone competenti in materia di diritto d’asilo, indipendenti e che abbiano un incarico esclusivo; ● organizzare gli hub attraverso l’accoglienza diffusa all’interno del sistema Sprar, con una categoria di centri Sprar dedicati e con servizi e personale specifici; ● coinvolgere subito i soggetti del terzo settore nell’individuazione di soluzioni sostenibili e nella programmazione del piano di intervento nazionale.
A 3 anni dal deposito delle firme, le leggi sulla cittadinanza e il diritto di voto sono ancora un miraggio Più di 3 anni fa, il 6 marzo 2012, sono state depositate oltre 200mila firme per chiedere al Parlamento la revisione della legge sulla cittadinanza ed il diritto di voto agli stranieri residenti in Italia: la cittadinanza come diritto soggettivo e l’introduzione dello ius soli; la partecipazione alla vita della comunità e il diritto di voto. Le due proposte di legge di iniziativa popolare sostenute dalla campagna L’Italia sono anch’io, da un lato assegnano allo ius soli, cioè al diritto di essere cittadini del nostro Paese partendo dal luogo nel quale si nasce e non solo dalla discendenza di sangue, un ruolo di primario rilievo. La cittadinanza viene inoltre a definirsi come diritto soggettivo e legittima aspirazione delle persone a partecipare a pieno titolo alla vita della comunità e della città, dopo un periodo di soggiorno legale sul territorio, e in tempi ragionevoli. Dall’altro, attraverso il riconoscimento del diritto di voto amministrativo per chi risiede per un periodo congruo (5 anni), si elimina una ingiustizia che
rischia di minare sempre più il principio del suffragio universale a livello territoriale, impedendo a milioni di persone di partecipare pienamente alla vita della comunità dove vivono. Va ricordato che l’articolo 3 della nostra Costituzione stabilisce il principio dell’uguaglianza tra le persone, impegnando la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che ne impediscano il pieno raggiungimento. Nei confronti di milioni di persone di origine straniera questo principio è disatteso. Con oltre un milione di minori stranieri, di cui più di 600mila nati nel nostro Paese
e 5 milioni di cittadini stranieri residenti che producono il 10% della ricchezza del Paese, non è più possibile ignorare i loro legittimi diritti di cittadinanza. Nonostante siano passati oltre 3 anni dal deposito delle nostre proposte di legge di iniziativa popolare questi temi importanti non vengono presi in considerazione nell’agenda politica del Governo, mentre il Parlamento ha dedicato solo poche inconcludenti riunioni della I Commissione della Camera all’esame di oltre 20 proposte presentate in materia da più parti politiche, senza fare nessun passo in avanti. I cittadini stranieri residenti nel nostro paese e gli oltre 100mila cittadini che hanno apposto la loro firma sulle nostre due proposte chiedono l’approvazione di una legge entro la fine della legislatura. Chiediamo al Parlamento di accelerare l’iter legislativo riguardante le proposte di legge cittadinanza e voto, arrivando all’elaborazione di un testo unico condiviso che possa essere portato in tempi ragionevoli al voto dell’Aula.
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informazione
La libertà di stampa è solo un lusso? di Luca Landò ex direttore de L’Unità
Stipendi pignorati, case all’asta e un conto di 600mila euro che sicuramente salirà. Perché il tassametro, mentre scriviamo, continua a girare. Giorno dopo giorno. Causa dopo causa. È il film dell’orrore che da quasi un anno si proietta tutte le sere nelle case dei giornalisti dell’Unità che, oltre al danno di aver perso il giornale che amavano e il lavoro con cui mangiavano, si trovano adesso con l’obbligo di pagare, di tasca propria, quello che gli editori non intendono pagare. È quello che è già successo a Concita De Gregorio e a 25 giornalisti coinvolti in cause per diffamazione negli anni in cui era lei a dirigere il giornale ed è quello che potrebbe presto accadere a Claudio Sardo e a chi sta scrivendo queste righe, quando le cause accumulate durante le loro direzioni andranno a sentenza. Perché la legge parla chiaro: se il giudice stabilisce che un articolo ha provocato un danno, quel danno va pagato dall’editore, dal direttore e da chi ha scritto l’articolo. Di solito all’editore spetta l’80% della sanzione, mentre a direttore e giornalista toccano il 10% a testa. Consuetudine vuole, o almeno voleva, che alla fine
fosse l’editore a farsi carico dell’intera somma, riconoscendo che il lavoro del giornalista è sempre a rischio causa e che senza giornalisti non ci sarebbero giornali e tanto meno editori. Quello che la legge non dice è cosa succede quando i giornali vanno in liquidazione o falliscono. O meglio lo dice, perché di fatto qualcuno deve pagare e se uno dei tre attori scompare dalla scena, tocca agli altri due farsi carico dell’intero copione. Questo è quello che sta accadendo all’Unità, dove la messa in liquidazione della società editrice, la Nie, sta scaricando sulle spalle dei direttori e dei giornalisti il costo della misteriosa scomparsa dell’editore. Già, per quanto riguarda le diffamazioni, l’editore di un giornale fallito o in liquidazione è un fantasma che non c’è, scompare dai radar e tanti saluti. La legge sulla diffamazione è del 1948, quando i mulini erano bianchi, i giornali di piombo e Steve Jobs, figuriamoci internet, non era ancora nato. Non ci voleva molto a capire che si tratta di una norma antiquata e superata. C’è voluta invece l’assurda situazione dei giornalisti dell’Unità per comprendere
che davvero è arrivato il momento di porre rimedio a una situazione insostenibile. Ad esempio, riconoscendo che gli editori devono farsi sempre carico delle pendenze legate ai loro giornali, anche quando questi entrano nei processi di liquidazione o fallimento. Ad esempio creando un fondo con il contributo di tutti gli editori coinvolti e a sostegno dei giornalisti che nel frattempo devono farsi carico per intero delle somme richieste. La verità è che la crisi economica in generale, e quella dell’editoria in particolare, stanno portando a galla tutte le debolezze del nostro sistema informativo. Quello che è accaduto all’Unità non è che il trailer di un film dell’orrore che potrebbe presto essere proiettato in altre sale e in altre redazioni, con conseguenze devastanti per la tanto citata (ma non sempre attuata) libertà di informazione. Quanti sono i giornalisti che, dopo il caso Unità, si sentiranno liberi di raccontare, criticare, denunciare? Lo potranno fare tutti, o solo quelli che sanno di avere alle spalle un editore forte? La libertà di stampa è un diritto universale o un lusso riservato a giornali senza problemi economici?
Editoria: una riforma quadro del sistema di Vincenzo Vita esperto di comunicazione
Uno dei probabili effetti collaterali dell’Italicum è il rinvio al 12 maggio della riunione del ‘tavolo sull’editoria’ presso il Sottosegretario con delega Lotti. Sono ormai diversi mesi che se ne parla e tutte le categorie interessate - dagli editori, ai sindacati, ai rappresentanti delle edicole, alle associazioni dei giornali cooperativi e non profit, off e on line - intendono capire se sia inesorabile una lenta agonia del settore o, piuttosto, una sua ‘mediamorfosi’, cioè una seconda vita in cui la rete diviene amica e non nemica del prodotto editoriale ‘finito’. Negli Stati Uniti, in Francia o in Germania la discussione pubblica è molto significativa e non si capisce davvero perché la vicenda italiana si stia così amaramente spegnendo, come se non sembrasse essenziale valorizzare i giornali come luogo privilegiato dell’argomentazione e della tutela di uno dei lati profondi dei saperi. E non è vero che internet, tablet e smartphone condannino in modo definitivo la carta stampata all’obsolescenza. Se mai, possono interagire contribuendo ad arricchire la dieta mediatica dell’era digitale. Uno
studio pubblicato da Corriere.it riferiva di un’intesa che il proprietario di Facebook starebbe stipulando con grandi testate come il New York Times per diffondere sul social una selezione delle notizie e degli articoli. Ecco. Qui potrebbe passare un frammento di un potenziale compromesso positivo tra old e new media, a condizione che siano garantiti neutralità e uguaglianza nell’accesso. Per questo è urgente immaginare una Conferenza nazionale in cui mettere le fondamenta non di una ‘leggina’, bensì di una riforma di quadro del sistema: dalle agevolazioni al diritto d’autore, al ‘bonus’ per i giovani e alle interessanti ipotesi delle organizzazioni delle edicole - vera trama sul territorio dell’universo post analogico. Vincenzo Vita è stato eletto presidente della Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico. Il consiglio di amministrazione ha votato il suo nome all’unanimità nella seduta del 27 aprile. A Vincenzo Vita da tutta l’Arci gli auguri di buon lavoro.
I rinvii sono dunque un vero colpo al cuore. Perché non c’è tempo. I bilanci delle testate vanno chiusi entro il 30 aprile e nessuna garanzia è stata data dal Governo. Il ‘Fondo dell’editoria’, già ridotto al lumicino, rischia di svanire, trascinando nel disastro 130 giornali e centinaia di lavoratori. È necessario dare qualche risposta. Altrimenti sarà ovvio fare due+due: Italicum e riforma del Senato restringono gli spazi democratici, la Rai è messa sotto l’egida dell’Esecutivo, molte testate potrebbero chiudere nelle prossime ore. Alleanza delle Cooperative Italiane Comunicazione, Fnsi, File, Fisc, Mediacoop, Anso, Articolo21 e Uspi hanno posto seccamente il problema. E, in un recente convegno si è ricordato che nel 2014 oltre 800mila persone sono uscite dal mercato della lettura dei libri; nel 2013 hanno smesso di leggere abitualmente un quotidiano 1,9 milioni di cittadini e un periodico 3,6 ml; oltre metà della popolazione legge meno di un libro all’anno. E la scuola? Aggiungeremmo che metà degli italiani non usa la rete. «Cultural e digital divide». Da horror.
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cultura
arcireport n. 17 | 7 maggio 2015
Il progetto di film-documentario ‘La mia ascia di guerra’ di Andrea Zambelli Andrea da bambino aveva un eroe: ‘Il Rino’. Rino è stato il mentore di Andrea. Partigiano, comunista: diverso da tutti. Da anni Andrea pensa a un film su Rino partigiano. Ma oggi Rino non ricorda più: ha perso la memoria. A distanza di 70 anni, senza più le testimonianze dirette, come si può raccontare la resistenza oggi? Rino era un signore che, per età, avrebbe potuto essere suo nonno. Abitava con la moglie nell’appartamento accanto a quello della famiglia di Andrea. Rino era stato partigiano, era orgoglioso di essere comunista ed era diverso da tutti. Andrea ascoltava a bocca aperta i suoi racconti di vita partigiana, della banda di giovani ragazzi di cui Rino era il comandante. Storie di guerra, ma anche di azioni folli e avventate, seguendo un ideale altissimo. Rientrato da un viaggio di lavoro, va a trovare il suo vecchio eroe
e lo trova trasformato, completamente assente. Rino ha perso la memoria, ha il morbo di Alzheimer. Per Andrea è un trauma, l’uomo che conosceva, il suo punto di riferimento, non esiste più. Andrea sente il senso di colpa per non aver mai terminato il film promesso da tanto tempo, quello in cui si raccontava della banda partigiana di Rino e per il quale, negli anni, avevano girato tante interviste. È questo il motivo per cui Andrea decide di riprendere in mano il film: non vuole che tutta quella memoria vada persa. Rino non ricorda più nulla, ma lui ha archiviato decine di videocassette. Andrea comincia a rivedere i vecchi materiali filmati. In questo lavoro deve raccontare la storia di Rino e rappresentare la distanza dal mondo che Rino sta vivendo, chiuso in se stesso dal morbo di Alzheimer. Rino non ha più
parole, non si muove, la sua è una vita ferma. Ma quel corpo bloccato nel silenzio, è ancora l’amico, il mentore. Da un punto di vista registico Andrea Zambelli sceglie per la prima volta, inevitabilmente, di essere protagonista del proprio film. La realizzazione del film La mia ascia di guerra è promossa da Arci Metavisioni, in produzione associata con Rossofuoco di Davide Ferrario e con LAB80 Film. Arci Metavisioni ha attivato la campagna di crowdfunding per sostenere le spese del film. Si può contribuire attraverso una donazione da effettuare sul conto corrente intestato a: Ass. Cult. Metavisioni - Banca Etica di Bergamo N° IBAN: IT 11 U 05018 11100 000000286901 Causale: Contributo per film “La mia ascia di guerra” lamiaasciadiguerra.it
Il concorso ‘Bambini in pista che cambiano il mondo’
Di seguito il testo del bando promosso in occasione del Festival Circomondo 1. Il premio è aperto agli alunni della scuola primaria e secondaria di 1° grado di tutta Italia, ai bambini facenti parte di associazioni e ai gruppi Giovani delle Contrade di Siena. Ogni gruppo potrà inviare un solo elaborato artistico. La partecipazione al premio è gratuita. 2. Si partecipa inviando un elaborato artistico realizzato con tecnica a piacere sui temi dei ‘diritti dell’infanzia’ e della ‘metodologia pedagogica del Circo Sociale’. L’elaborato dovrà pervenire in originale, realizzato con tecnica a piacere, in un plico chiuso. È ammessa la presentazione di un solo elaborato per ciascuna classe / gruppo di ragazzi. 3. All’elaborato deve essere allegata una scheda di adesione, redatta in foglio separato secondo il modello allegato. In essa saranno riportati nome e cognome del partecipante, classe e scuola frequentata oppure associazione o gruppo Giovani di appartenenza, breve descrizione dell’elaborato. La scheda deve essere firmata in calce da un genitore del bambino appartenente alla classe/gruppo che presenta il progetto come dichiarazione che gli elaborati siano autentici e inediti, e vale anche come attestazione di cessione dei
diritti d’autore all’associazione Carretera Central, nei limiti delle iniziative di pubblicazione e pubblicità relative al presente premio o in altri momenti di diffusione che l’associazione Carretera Central si riserva di organizzare. La firma della scheda implica l’accettazione esplicita delle norme del presente bando. Dovrà essere compilata una scheda per ogni membro del gruppo. 4. Gli elaborati non verranno restituiti. I plichi devono giungere (mediante servizio postale o consegna a mano) a: Associazione Carretera Central, via di Città 101, 53100 Siena. La busta o imballaggio dovrà riportare espressamente la dicitura ‘Premio Circomondo 2015’. Gli elaborati dovranno pervenire entro il 18 giugno 2015. Non fa fede il timbro postale. 5. La giuria selezionerà a suo insindacabile giudizio gli elaborati meritevoli, le cui immagini saranno pubblicate sul sito internet dell’associazione Carretera Central e del Festival Circomondo. Altre azioni di diffusione degli elaborati potranno essere intraprese dall’associazione Carretera Central. La giuria si riserva di premiare in modo particolare eventuali elaborati ritenuti particolarmente meritevoli. 6. Non verranno distribuiti premi in de-
naro. Il premio consisterà in attrezzature didattiche del valore di €750,00 e sarà indirizzato alla scuola, associazione o gruppo Giovani delle Contrade di Siena partecipante o di appartenenza del gruppo vincitore del premio. Ci sarà un riconoscimento per i bambini e adolescenti che parteciperanno al concorso. 7. L’esito del premio sarà comunicato a tutti gli istituti scolastici, le associazioni e i gruppi Giovani di appartenenza dei vincitori, e pubblicato sulle pagine web www.circomondofestival.it e www.arcicarreteracentral.org. La premiazione avrà luogo il giorno 27 giugno 2015 all’interno del Festival Internazionale di Circo Sociale che si terrà a San Gimignano (SI) dal 26 al 28 giugno 2015. Non sono previsti rimborsi spese di qualsiasi sorta nemmeno per la partecipazione alla premiazione. 8. Gli elaborati saranno esposti nell’ambito del Festival Internazionale di Circo Sociale che si terrà a San Gimignano (SI) dal 26 al 28 giugno 2015. 9. La partecipazione al premio implica l’accettazione senza condizioni di tutte le clausole del presente regolamento. Dall’11 maggio la scheda di adesione è scaricabile da www.circomondofestival.it
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cultura
Arci e Patamu insieme per la musica dal vivo di Adriano Bonforti fondatore di Patamu.com - Reinventing Creativity
Patamu.com è una giovane startup innovativa fondata per scelta in Italia, tra le pochissime cui sia stata riconosciuta la vocazione sociale, e che ha già ricevuto importanti premi istituzionali ed accademici per la creatività e l’innovazione sociale. Arci e Patamu hanno recentemente avviato un progetto comune a livello nazionale, che ha l’ambizioso obiettivo di promuovere attraverso iniziative concrete il diritto alla creazione, all’accesso ed alla diffusione della cultura, con un approccio totalmente innovativo rispetto al panorama attuale. Patamu.com aiuta gli artisti a tutelare la paternità delle proprie opere d’arte, senza imporre vincoli o chiedere esclusive, costruendo al contempo servizi che incoraggino gli autori a diffondere le opere dopo averle tutelate. L’idea di fondo è quella che una semplificazione nelle modalità di diffusione dell’arte e della cultura possa portare benefici e benessere all’intero tessuto sociale del nostro Paese. I servizi principali offerti al momento da Patamu sono tre: un sistema per tutela dal plagio di qualsiasi opera creativa, un servizio di consulenza sulle tematiche del diritto d’autore, ed il progetto pilota Patamu Live. Quest’ultimo servizio permette a gestori ed artisti di accordarsi per la riscossione del diritto d’autore nei concerti dal vivo, senza dover ricorrere alla SIAE, in piena trasparenza e legalità. Il progetto Patamu Live rovescia totalmente il piano concettuale sul quale hanno lavorato fino ad oggi le collecting tradizionali: mentre queste riscuotono le royalties e ne restituiscono solo in seguito una percentuale più o meno alta all’autore, con Patamu Live gli autori sono messi in condizione di riscuotere il 100% delle royaltes, e sono loro a decidere liberamente se donare a Patamu una quota per sostenere il progetto ed aiutarlo a crescere e migliorare. Trattandosi inoltre di un progetto di autoriscossione, non ci sono vincoli o esclusive né per gli artisti né per i gestori. Patamu Live è stato testato con successo in varie occasioni ed in vari eventi Arci, ad esempio durante l’evento Cyberia con i De Grees ed i So What Jazz Ensemble. A marzo 2015 è stata lanciata ufficialmente la collaborazione tra Arci e Patamu durante la serata La musica in mezzo al guado a Collegno, in cui dopo un interessante incontro (di cui è disponibile la
registrazione integrale) la giovane artista Erica Romeo, iscritta a Patamu Live, ha riscosso le royalties per l’esecuzione dal vivo dei propri brani direttamente alla fine della serata, senza passare per la SIAE o per altre società di intermediazione. Tutti gli artisti ed i gestori interessati possono trovare informazioni su www. patamu.com/patamulive o scrivendo a patamulive@patamu.com Oltre alla collaborazione per la musica
dal vivo, sono in cantiere altre iniziative congiunte a favore della cultura. In Patamu crediamo che la sinergia tra una realtà nuova come la nostra ed una realtà affermata come l’Arci, che negli anni ha saputo mantenere centrali, e se possibile aumentare, le proprie attività a sostegno della biodiversità culturale e della tutela degli artisti e dell’arte, possa davvero essere un passo importante per un nuovo rinascimento culturale in Italia.
L’anteprima dei temi di Left sabato in edicola Da questa settimana inizia la collaborazione tra Arcireport e Left. Sul settimanale che esce il sabato viene pubblicata la rubrica Arcistorie e qui l’anteprima dei temi di Left. Jobs act, Italicum e anche Buona scuola. La politica di Matteo Renzi crea sconquassi e mal di pancia dentro il Pd. Ma è possibile che si crei un’alternativa? Dopo lo strappo di Pippo Civati, Left con Luca Sappino indaga in quest’area mai stata così in movimento come adesso, che va dalla minoranza dem, Sel, i grillini di sinistra alla coalizione sociale di Landini. «Voglio tornare a fare politica dal basso», afferma poi Giuliano Pisapia, sindaco arancione trionfante nel 2011. Ecco cosa dice Pisapia a Giulio Cavalli: «Credo che serva un nuovo soggetto di sinistra che riesca a governare con il Pd. È necessario sia al Pd quanto alla sinistra». E per intrecciare un nuovo dialogo tra il Pd e il ‘nuovo soggetto’ Pisapia si offre nel «ruolo di pontiere». Frattura all’interno del popolo Pd l’ha creata anche il ddl della Buona scuola. La manifestazione del 5 maggio, con oltre 500mila insegnanti, studenti e genitori in piazza, ha reso evidente lo scollamento esistente tra il governo e chi vuole
difendere la scuola pubblica da tentazioni privatistiche o aziendalistiche. Left con Donatella Coccoli analizza l’ultimo ‘de profundis’ alla scuola che arriva proprio da un manager, Roger Abravanel, il ‘profeta’ della meritocrazia che sostiene: «Gli studenti sono i clienti della scuola». Si dà la colpa all’istruzione della mancanza di lavoro tra i giovani, senza affrontare il nodo della mancata innovazione delle aziende italiane e dell’assenza totale di politiche industriali. Un altro tema ‘divisivo’ all’interno della sinistra è quello dei migranti. Il governo Renzi si mostra sempre più incapace di far fronte alla tragedia continua che avviene nel mar Mediterraneo. Lo speciale di Left, con servizi di Tiziana Barillà, Umberto De Giovannangeli e Ilaria Giupponi, fa il punto sull’odissea di quanti attendono in Italia lo status di rifugiato politico, sull’assenza di una politica migratoria in Europa e sulle novità dell’Europarlamento. Da segnalare ancora la novità dei circoli di lettura con Filippo La Porta, un’intervista di Simona Maggiorelli ad Alfonso Berardinelli che smaschera l’idolatria per Heidegger da parte di alcuni intellettuali italiani e il punto, per la scienza, di Pietro Greco sul rapporto tra vaccini e autismo. Buona lettura
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cooperazioneinternazionale
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Aperte le iscrizioni per il nuovo workshop fotografico di Giulio Di Meo con Arcs in Brasile Anche quest’estate Arcs va in Brasile dai partner MST, Movimento Sem Terra, organizzando un workshop fotografico di documentazione della realtà della vita contadina negli accampamenti, con la collaborazione e il coordinamento di Giulio Di Meo. Un percorso itinerante all’interno degli accampamenti e assentamentos dell’area prescelta per catturare ‘istantanee’ della vita quotidiana di una comunità che ha deciso di organizzarsi e resistere nella lotta pluriennale per la riforma agraria e il diritto a gestire la Terra come bene comune. Tutte le sere si procederà all’editing del lavoro dei partecipanti, con discussione e confronto sul lavoro prodotto, con una selezione quotidiana delle immagini: il prodotto definitivo vedrà la luce alla fine del workshop e sarà la base di una mostra fotografica che aggiornerà quanto già testimoniato e presentato al pubblico in varie occasioni come risultato dei precedenti workshop. Di fatto, quindi, ad ogni partecipante,
alla fine del corso, sarà data l’occasione di raccontare, con un gruppo d’immagini, la sua esperienza, il suo ‘reportage sociale’ sul Movimento Sem Terra. Il workshop si terrà a Cearà dal 22 luglio al 6 agosto. Il costo di 2.600 euro è comprensivo di: viaggio, vitto e alloggio, assicurazione e spostamenti interni e ogni altro costo relativo alla realizzazione del corso in loco. Inoltre, la quota comprende un sostegno diretto all’SMT e la donazione di una copia del libro fotografico Sem Terra: 30 anni di storia, 30 anni di volti, realizzato da Giulio di Meo e sostenuto da Arcs. La scadenza è il 29 maggio. La relazione di Arcs con il MST data più di venti anni, e negli ultimi dieci ha dato esito ad una progettazione che ha coinvolto vari comitati locali, soprattutto Umbria e Liguria. La lotta di questi agricoltori e braccianti per l’uso comune dei terreni lasciati incolti dai latifondisti, disposti però ad usare la forza per non perdere il loro diritto proprietario, ha segnato in modo inde-
lebile la storia recente del Brasile.I Sem Terra nei terreni occupati creano degli accampamenti e avviano pratiche legali per ottenerne la proprietà. Dopo un iter di pratiche giudiziarie e di continua resistenza alle intimidazioni, trasformano gli accampamenti in ‘assestamenti’ e iniziano la spartizione delle terre. L’MST è oggi il movimento sociale più grande in America Latina. Fin dalla sua nascita nei primi anni ‘80, ha fatto pressioni sui governi brasiliani per far riconoscere queste terre a circa 150mila famiglie. Oggi il movimento sostiene la lotta di oltre 57mila famiglie che hanno occupato terre incolte in 23 stati. Nei loro asettlements ci sono 1000 scuole primarie, con 2000 insegnanti che lavorano con circa 50mila bambini. Dopo lunghi anni, ancora oggi i contadini sono costretti a subire continue violenze da parte della polizia e dei latifondisti, che spesso si trasformano in veri e propri massacri. campidilavoro@arci.it
Verso il Forum Internazionale dell’Expo dei Popoli di Silvia Stilli direttrice Arcs
In un post presente nelle pagine social, pubblicato nel sito del Comitato Expo dei Popoli, si parla di «buco nell’acqua» della Carta di Milano, il documento che vuol rappresentare l’eredità culturale dell’Esposizione Universale del 2015. Il Governo definisce la Carta la sintesi di un lavoro ampiamente condiviso dal sistema-Paese tutto: istituzioni, ‘pubblico’ in generale, privato profit e non, soggettività e istanze sociali, ambientalismo. Eppure, quel lavoro di sintesi, scritto e presentato poco prima dell’apertura delle porte dell’Expo, è pieno di ‘refusi’, come sottolineano vari soggetti e categorie. Ne cito adesso soltanto due. Il ‘buco nell’acqua’ , afferma il Consiglio nazionale dei Geologi, è dato proprio dal non aver affrontato la questione dell’emergenza delle risorse idriche del Pianeta, bene primario per l’umanità. Il World Water Development con chiarezza ci fornisce i dati allarmanti, che rendono ancora più colpevole la dimenticanza: di fronte all’oggettivo punto
che oggi oltre un miliardo e mezzo di persone non ha accesso all’acqua, non si ragiona sulle soluzioni, quindi non si pone attenzione a quanto avverrà nel 2030, con un’ulteriore riduzione del 40% delle risorse globali. Seconda cancellazione nella Carta è il riferimento al tema del rapporto ‘cibo-finanza’. È evidente che questi due argomenti sono particolarmente scottanti, ma stento a credere che la ‘società civile’ coinvolta nella stesura della Carta abbia accettato i ‘refusi’. È sfuggito qualcosa. Certamente, invece di questo ed altro si parlerà a giugno sempre a Milano: come nutrire il Pianeta in maniera socio-sostenibile, in termini di diritti e di lotta allo spreco alimentare, presentando le buone prassi e le proposte dei movimenti globali e le istanze locali, nel Forum Internazionale promosso dal Comitato Expo dei Popoli e di cui Arcs è tra le realtà promotrici. Alla Fabbrica del Vapore e nella città iniziative e incontri metteranno in rete le idee e le vertenze importanti, a partire
da quelle dei movimenti contadini e delle popolazioni indigene. L’Arcs porterà a Milano, in quella prima settimana di giugno, i giovani delle scuole del casertano, di Oristano e Sassari che nel mese di aprile hanno incontrato produttori, pescatori ed esperienze-pilota di lotta allo spreco alimentare e sostenibilità in dimensione locale, enti di promozione del turismo sostenibile, l’Arci e altre ong impegnate sul tema della tutela dei beni comuni e della lotta alle povertà. Sarà l’occasione per andar oltre la lettura di libri di testo, la navigazione in internet o la visione dell’Amara verità di Al Gore, in contatto diretto con i temi della giustizia globale a partire dal cibo per tutti, dall’accesso alle terre e dal diritto all’acqua. Il percorso non si fermerà a Milano in quei giorni: impegno dell’Expo dei Popoli, quindi di Arcs, è quello di tenere viva l’attenzione su queste vertenze globali e sulle risposte sostenibili alla fame per tutto il periodo dell’Esposizione. In tutto il Paese. arcs@arci.it
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Piero Nesi, il ricordo della sua intelligenza politica e della sua curiosità di Francesca Chiavacci presidente nazionale Arci
Pochi giorni fa ci ha lasciato Piero Nesi, per molti anni dirigente Arci di Firenze, presidente del circolo Arci Isolotto, e soprattutto una bellissima persona. Piero possedeva alcune doti fondamentali per un dirigente politico: l’intelligenza e la capacità di pensiero, che una storia politica della sinistra ha coltivato, ha stimolato e che sembra in questi tempi aver perso. La curiosità verso le ‘cose nuove’, il cambiamento e il rinnovamento, insieme però a una memoria preziosa, un’esperienza politica che veniva da lontano. Basti pensare alle tante iniziative ‘innovative’ (il GAS, il Mercatino dei libri usati, la solidarietà internazionale, la musica) in un circolo di ‘frontiera’, in un quartiere di periferia famoso per la sua storia di comunità ma anche tanto cambiato negli anni. L’ironia (ho in casa la biciclettina che mi regalò quando fui eletta presidente di Firenze con un bigliettino con scritto «l’hai voluta la bicicletta?...ora pedala») talvolta sferzante, ma sempre piena di intelligenza e di bontà. La generosità, appunto: il tempo, quasi tutto quello libero, dedicato all’Arci, alla Casa del popolo, alle riunioni. La storia di Piero è una storia che deve rendere orgogliosi tutti noi: quella di un
compagno per tanti anni militante nel PCI, impegnato nel territorio, e che ha deciso, a un certo punto della sua vita, che era nel circolo e poi nell’Arci che poteva fare politica, che poteva realizzare il suo sogno di costruire un’idea di sinistra della società. Ha svolto un ruolo fondamentale nella segreteria del comitato di Firenze in una delle fasi più difficili (forse la più difficile), e lo ha potuto fare grazie anche alla sua capacità di convincere, di motivare circoli e soci della funzione dell’Arci. Si è posto e ci ha posto con veemenza e coerenza in ogni sede di discussione la centralità delle Case del popolo e dei circoli, ma anche la necessità di adeguarsi ai tempi cambiati, pur non perdendo mai la «funzione politica», come avrebbe detto lui. A Piero non si poteva non volere bene, anche per la sua simpatia e l’affetto che ci ha dimostrato, sempre. Mancherà il suo sorriso a tanti di noi, mancheranno questi suoi interventi nelle discussioni, ci mancherai tanto, Piero.
La rassegna sul lavoro Il circolo Arci Colori e Sapori e la Cgil di Brescia presentano il ciclo di incontri Lavoro: quello che era e che avvelena, quello che c’è e quello che manca, un insieme di appuntamenti che si terranno nel mese di maggio alla Casa del Popolo Euplo Natali. Si comincia l’8 maggio alle 20.15 con l’inaugurazione della mostra fotografica La nave e la burrasca a cura di Giovanna Pedroni, con la presentazione della curatrice e di Mauro Abati. A seguire, alle 20.45, ci sarà la presentazione di Amianto. Una storia operaia con l’autore Alberto Prunetti, Franco Berteni aka Mr Mill, Graziano Fracassi e Gino Barbieri. Amianto racconta, attraverso una vicenda umana, un mondo e la sua fine, quella comunità operaia fatta di uomini e donne che dentro le fabbriche ci hanno passato una vita respirando fibre di amianto e particelle di metalli pesanti. Una storia
del passato – nel nostro paese – ma che non è passata, che continua a fare vittime, anche se da decenni si cerca di epurarla dalle nostri menti. Sabato 16 maggio alle ore 20,30 il coro Le Rocce Roche si esibirà con Parole e canti di emigranti. Direttore è Gianbattista Tura, mentre le letture saranno eseguite da Giusy Turra (attrice). Infine venerdì 29 maggio alle ore 20,30 ci sarà il terzo e ultimo appuntamento: Crisi di ieri, crisi di oggi. Partendo dal volume La nave e la burrasca che racconta l’occupazione del 1981-82 della fabbrica Fenotti Comini di Nave (Brescia) e con le relative immagini fotografiche, Graziano Fracassi dialogherà con Mauro Abati (curatore del volume), Francesco Bertoli (Segretario generale FIOM Brescia) e Carlo Simoni (storico). colorisapori@gmail.com
daiterritori
in più cinema con arci movie NAPOLI Proseguono gli appun-
tamenti con il cinema documentario presso il Cinema Astra a cura di Arci Movie, Parallelo 41, Coinor e Università degli Studi di Napoli Federico II. Prossimo appuntamento lunedì 11 maggio alle 19.30 con Sacro Gra di Gianfranco Rosi, opera simbolo per la sua vittoria del Leone d’Oro alla 70ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. A seguire, alle 21, The stone river di Giovanni Donfrancesco, vincitore di numerosi premi tra cui il Globo d’Oro al miglior documentario. www.arcimovie.it
PEPPINO FESTIVAL BOLOGNA Al circolo Arci Akkatà,
dall’8 al 10 maggio, ci sarà la quinta edizione del Peppino Festival, tre giorni di impegno, non solo nella memoria, ma nella resistenza e nella lotta alla mafia. Il 9 maggio alle 10.30 si parte dalle Budrie in via Giuseppe Impastato per la camminata della legalità: passi di memoria e resistenza contro tutti i soprusi, contro tutte le mafie. fb Akkatà
londa in uno scatto LONDA (FI) Si intitola Londa in
uno scatto il concorso promosso da Arci, Auser, Rif O’, Ecotondo, Vivere Londa, Comitato Presepe Vivente, La casa del sole e della luna. Chi fosse interessato a partecipare dovrà inviare le foto entro venerdì 5 giugno. Le foto in concorso saranno esposte al circolo Arci di Londa per due settimane a partire dal 7 giugno e verranno premiate nella festa Il fusigno d’estate che si celebrerà domenica 21 giugno. I primi 12 scatti selezionati da una giuria qualificata allieteranno i mesi del calendario 2016 dedicato a Londa insieme alla foto che ha riscosso il maggior gradimento da parte dei visitatori della mostra. www.comune.londa.fi.it
sportello migranti ISERNIA Il circolo Arci presente sul
territorio ha aperto, nei locali dell’ex pozzo, uno sportello immigrazione. Qui i migranti saranno aiutati gratuitamente e assistiti legalmente per ottenere i permessi di soggiorno in Italia. Lo sportello resterà aperto tre giorni a settimana: lunedì, martedì e giovedì dalle 9 alle 12.
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Arci Lecco presenta il progetto ‘ITACA...raccontare casa nell’Expo diffuso’ di Simona Piazza e Claudia Carotenuto Arci Lecco
Molte sono le critiche e le contrarietà che accompagnano l’edizione 2015 dell’esposizione universale: noi sappiamo che Arci vivrà Expo 2015 come una straordinaria occasione per poter promuovere e rilanciare il dibattito pubblico sul diritto al cibo, sulla necessità di sostenere i principi di sovranità alimentare, tutela del territorio e biodiversità, come è espresso nel documento Arci for Rights. In provincia di Lecco abbiamo reso concreto Arci for Rights realizzando il progetto I.T.A.C.A ….raccontare casa nell’Expo diffuso. Identità territoriale, attività produttive, autoproduzioni culturali. Cantiere per la promozione della cultura socio-produttiva locale che è patrocinato dalla Provincia di Lecco e che consiste nella realizzazione, all’interno dei circoli, di un ciclo (da maggio ad ottobre 2015) di iniziative culturali sia di riflessione sull’Esposizione Universale che di conoscenza e valorizzazione del territorio. Abbiamo scelto di concentrare la nostra attenzione su due particolari zone del lecchese: la prima è la Brianza, area che per secoli ha mantenuto una fortissima tradizione agricola ma in cui, in seguito al boom economico del secondo dopoguerra, si è assistito al progressivo abbandono dei campi a favore della nascita di micro attività produttive metalmeccaniche artigianali a conduzione familiare ed al conseguente stravolgimento di paesaggio e substrato socio-culturale; la seconda, la Città di Lecco, singolare nucleo urbano posto fra lago e montagna sotto la cui corazza borghese convivono sia la cultura della montagna che quella operaia, eredità di un forte passato fatto di grandi alpinisti e di industrie del ferro in cui lavoravano centinaia di operai provenienti da tutta la provincia. Si è parlato di agricoltura, altroconsumo e diritti in Brianza, al circolo Arci La Lo.Co. di Osnago sabato 2 e domenica 3 maggio con Degu-Station, mercatino-degustazione-spazio dibattito dei produttori locali a Km0 e del vino bilogico, realizzato in collaborazione con l’appuntamento di Arci Como LarioCriticalWine ed occasione per dibattere di tematiche di attualità quali TTIP e nuove schiavitù in agricoltura. Sempre al circolo, a partire da sabato 9 Maggio, un seminario di educazione popolare dal titolo Dal terreno alla tavola –che cura con cura in cui si tratteranno tematiche riguardanti le produzioni a filiera corta, l’acqua come riserva idrica preziosa, il benessere animale, il benessere e l’alimentazione: intolleranze e sprechi alimentari. Parliamo di lavoro a Lecco, con l’inaugurazione, prevista per venerdì 5 giugno presso il circolo Arci Promessi Sposi, della mostra fotografica sulle grandi acciaierie cittadine 1936: Acciaieria e Ferriera del Caleotto e Arlenico nelle foto di Umberto Paramatti. Concluderemo la rassegna domenica 4 ottobre, presso il circolo Arci La Lo.Co. di Osnago, con un evento dedicato alla figura del lavoratore dell’industria del ferro con la proiezione del film Pelle Viva (Giuseppe Fina, 1962, 98′, Italia), ambientato nel contesto proletario della Lecco del boom economico. Opera del regista lecchese Giuseppe Fina, restaurata e presentata alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia nel 2008, è una delle rare opere cinematografiche realizzate da un autore del territorio e rappresenta una delle poche pellicole di ambientazione proletaria del periodo, testimoniando, sull’onda di un neorealismo di impianto civile, il periodo della industrializzazione. L’impegno di Arci Lecco su Expo 2015 non si estingue, però, con la promozione del progetto ITACA: sono previste, infatti, alcune visite guidate ad Expo 2015 per i soci Arci, in cui il comitato curerà, oltre al servizio autobus a/r, un momento di introduzione storico-sociale all’Esposizione Universale 2015. Diffonderemo, inoltre, la mappa dei circoli accoglienti, ossia degli spazi Arci che hanno le caratteristiche idonee ad accogliere, con servizi ed attività, i visitatori crititci di Expo che vogliono fare una gita fuori porta o che necessitino di un approdo che sia al di fuori dei circuiti commerciali. www.arcilecco.it
daiterritori
No rogo, sì logos Arci Book Lombardia e Arci Lombardia promuovono la campagna No rogo: il 10 maggio 2015 in varie città della Lombardia si svolgeranno letture collettive, presentazioni, dibattiti e animazioni. Un’iniziativa diffusa per tenere alto il valore anche simbolico del libro, inteso come libertà e possibilità di espressione di idee e di pensiero, contro ogni censura. fb Arci Book
La rossa Primavera Il circolo Arci Pontenovo di San Polo d’Enza (RE) presenta La Rossa Primavera - raccontare la Resistenza: due giovedì al circolo, due presentazioni di libri ‘speciali’, testimonianze importanti ed uniche della Resistenza sul territorio. Gli appuntamenti sono realizzati in collaborazione con Anpi di San Polo d’Enza, nell’ambito del comitato comunale ‘Oltre il 70° - Io ci sono’ dedicato alle celebrazioni per il settantesimo anniversario della Liberazione e per il centenario della Prima Guerra Mondiale. Si comincia giovedì 14 maggio, alle ore 21, con la presentazione del volume Storia della Resistenza Reggiana di Guerrino Franzini. Il volume dell’indimenticato partigiano ‘Frigio’, per molti anni vicepresidente dell’Istoreco, è tornato da poco sugli scaffali dopo anni di assenza, grazie alla ristampa curata dall’Anpi provinciale. Il libro sarà presentato insieme ad Antonio Zambonelli, segretario provinciale Anpi. Secondo appuntamento giovedì 21 maggio alle ore 21, con un altro documento di grande valore, artistico oltre che storico. Sarà presentato infatti il libro L’arvisèria- Atlante delle lettere dal carcere di Serena Pergetti. Se ne parla con l’autore Pierluigi Tedeschi e con il curatore editoriale Emanuele Ferrari. fb CircoloPontenovo
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culturascontata i tanti vantaggi della tessera Arci
w w w. a r c i / a s s o c i a r s i . i t a cura di Enzo Di Rienzo
Aquae Venezia 2015 Venezia - Venezia Marghera,
via Ferraris 5, fino al 31 ottobre. Aquae Venezia 2015 è il grande spettacolo dell’acqua, esposizione collaterale e con il patrocinio di Expo Milano, in programma dal 3 maggio al 31 ottobre 2015 a Venezia. La manifestazione è costituita da esposizioni multimediali ed interattive, momenti di spettacolo, esperienziali e ludici. Inoltre, Aquae ospita Venice Tastes the World un articolato percorso degustativo tra le eccellenze culinarie venete, italiane e internazionali. Ingresso a tariffa privilegiata per i soci Arci. www.aquae2015.org
Giardino delle muse danzanti. Le dannunziane Roma - Casina delle Civette, fino
al 28 giugno. L’artista di respiro internazionale, Maria Cristina Crespo fa rivivere un’atmosfera romana d’altri tempi alla Casina delle Civette, scrigno dello stile floreale, attraverso le protagoniste della Belle Epoque, sospese tra mito e oblio, considerate spesso più adatte alla cronaca mondana che alla Storia. www.museivillatorlonia.it
Andy Warhol sul comò Genova - Museo di Arte Con-
temporanea di Villa Croce, fino al 5 luglio. La mostra Andy Warhol sul comò riunisce settanta artisti italiani e internazionali, da Andy Warhol a Carl Andre, da Donald Judd a Cy Twombly, da Dan Flavin a Robert Morris per raccontare la storia dell’arte contemporanea attraverso lavori eccezionali. L’esposizione vuole anche evidenziare come già negli anni ‘60 e ‘70 la città fosse il centro di un collezionismo illuminato e d’avanguardia che trovava nelle ricerche del Minimalismo americano il fulcro della contemporaneità. www.civita.it
Feste barocche ‘per inciso’ Roma - Museo di Roma, fino al
26 luglio. Una selezione di cinquanta incisioni del Museo di Roma per documentare lo scenario di Roma ‘Gran Teatro del Mondo’, sfondo per l’ambientazione di feste e cerimonie laiche e religiose in occasione delle quali, soprattutto nel XVII secolo, furono realizzati grandi apparati effimeri nelle strade, piazze, chiese dai più noti architetti del tempo. www.museodiroma.it
società
Molto di più e peggio di una legge elettorale A Matteo Renzi è dunque riuscito il colpo grosso di portare a casa, tra voti di fiducia, ricatti politici, minacce di fine anticipata della legislatura, la legge elettorale cui ha legato le sorti del proprio governo. Una cosa impropria, come ha fatto notare Rosi Bindi, che un governo ritenga indispensabile per la sopravvivenza un progetto su una materia di squisita pertinenza parlamentare, come la legge elettorale. Ma non si tratta di una stravaganza o semplicemente di un atto di arroganza. L’Italicum è infatti molto di più e peggio di una legge elettorale, anche se, in quanto tale, fa già rimpiangere i tempi della legge truffa di Alcide De Gasperi, dove il premio di maggioranza veniva almeno assegnato a chi già maggioranza lo era per volontà elettorale. In realtà con l’Italicum si vuole cambiare nel profondo la natura dello stato italiano, modificandone la struttura istituzionale, i rapporti tra i poteri e i loro ruoli, senza passare attraverso un’esplicita modifica del dettato costituzionale. È quanto emerge dalle parole del suo stesso ‘inventore’, Roberto D’Alimonte, che nello stesso articolo riesce a contraddire palesemente se stesso. Sul Sole 24 Ore prima afferma che sarebbe una pura sciocchezza considerare l’Italicum il cavallo di Troia che introduce il presidenzialismo nel nostro ordinamento, dal momento che le norme costituzionali relative ai poteri del Presidente del Consiglio e del Capo dello Stato non vengono toccate. Tutti sanno però - e lo stesso D’Alimonte non lo nasconde - che ben difficilmente un partito o una lista potrebbero superare al primo colpo la soglia del 40% che farebbe scattare il premio di maggioranza (o meglio di minoranza). Per questo la legge prevede il ballottaggio tra due schieramenti, in modo da far scegliere ‘direttamente’ ai cittadini chi li governerà. E infatti D’Alimonte dichiara che se nel ballottaggio «la scelta è tra due leader e due partiti, sarà il leader del partito vincente a diventare capo del governo». E il ruolo del Capo dello Stato? Tranquilli, la nomina spetterebbe formalmente a lui, ma sarà una scelta ‘obbligata’ dice D’Alimonte. E continua «Dunque è vero: il meccanismo previsto dall’Italicum introduce l’elezione diretta del capo
del governo» e questo al di là della forma perché «in politica la sostanza conta quanto la forma, Se non di più» e quindi «un sistema elettorale potente come l’Italicum influirà…. sul funzionamento concreto delle istituzioni della Repubblica, in particolare Parlamento e Presidenza». Difficile leggere un disprezzo maggiore per le norme costituzionali, che verrebbero aggirate e profondamente modificate da una legge ordinaria quale è la legge elettorale. Il presidenzialismo verrebbe imposto per via di fatto. Ancora una volta la volontà dei cittadini, democraticamente espressa nel referendum del 2006, è messa sotto i piedi. Un referendum partecipato, e che bocciò la riforma costituzionale votata dalla maggioranza berlusconiana che prevedeva per l’appunto il premierato, cioè il rafforzamento dei poteri del Presidente del Consiglio e la conseguente diminuzione di quelli del Capo dello stato, fra cui la prerogativa di nominare il primo ministro.
arcireport n. 17 | 7 maggio 2015 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 17.30 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia
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