Arcireport n 23 2015

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arcireport

settimanale a cura dell’Arci | anno XIII | n. 23 | 25 giugno 2015 | www.arci.it | report @arci.it

di Gianluca Mengozzi presidente Arci Toscana

Nel solo ultimo mese, su immigrazione, accoglienza, ostilità al diritto di asilo ne abbiamo viste tante. In primo luogo in casa nostra, dove imperversa l’impresa fascioleghista della paura, fatta di odi alle ruspe, blocchi del nord, incitamenti alla ribellione contro i prefetti, e che ha trovato benzina nei fenomeni di corruzione emersi dalle storie di Mafia Capitale. E dove resta assente una visione alternativa alla strumentalizzazione della paura, in grado di andare oltre la misericordia e di presentare finalmente una formula di governo complessiva delle questioni immigrazione e diritto di asilo. In secondo luogo, l’Europa ha dato sfoggio della sua incapacità di essere uno spazio di diritti e di politica, offrendo il peggio di sè: il caso della Francia e di Ventimiglia, i silenzi dei capi di stato membri dell’Ue fino allo sfacciato atteggiamento dell’Ungheria che si spinge senza pudore nell’erezione di un muro su una sua frontiera e per qualche ora minaccia di sospendere Schengen. Ecco. È come se in decenni nulla fosse successo. Nemmeno di fronte alle prove conclamate che il fenomeno dell’immigrazione e le questioni della libertà di movimento, così come

la grande questione del diritto di asilo e della protezione umanitaria, sono ormai un punto strutturale dell’ordine/ disordine geopolitico mondiale. In questo contesto mercoledì prossimo si apriranno a Cecina Mare, con ritorno nella storica location della Cecinella, i lavori e le attività della ventunesima edizione del Meeting Internazionale Antirazzista. Abbiamo voluto intitolarla Mare Aperto. Perchè chiudere il Mediterraneo ha prodotto la trasformazione di esso in una immensa tomba. Perchè in Mare Aperto è l’Europa, che insistendo su barriere e silenzi, perde la sua identità come luogo di pace, democrazia e convivenza. Perchè aperto è il sistema di accoglienza che riteniamo alla prova dei fatti essere quello più efficace, umano e civile. E perchè, crediamo, in Mare Aperto sia anche il movimento antirazzista che oggi non riesce a far fronte ad una controffensiva degli istinti discriminatori e a far sentire le proprie ragioni. Fino a domenica 5 luglio, tra gli altri, saranno con noi Erri De Luca, Giorgio Montanini, Wu Ming, Enrico Rossi, il gruppo dell’Atlante delle guerre e dei conflitti nel mondo. Tra giovedì e sabato le tavole rotonde principali per

approfondire i temi delle nuove identità, del governo dell’accoglienza oltre l’emergenza, della situazione geopolitica mondiale che genera migrazioni di massa. Ma questa volta abbiamo cercato di rafforzare i momenti formativi. Accanto all’università sul diritto d’asilo (Unida), ci saranno i momenti di confronto sulle esperienze degli sportelli informativi per stranieri e degli Sprar. Non mancheranno gli appuntamenti laboratoriali per i più piccoli. Sarà anche il momento per estendere l’esperienza sugli strumenti della didattica per l’insegnamento dell’italiano L2. E soprattutto questo Meeting vedrà alla luce la prima Summer School sull’antirazzismo, che l’Arci promuove con il patrocinio di Anci e Unar. Crediamo sia un’operazione importante per offrire un contributo sia al consolidamento e allo sviluppo del tessuto antirazzista italiano sia per ritrovare una strategia complessiva di contrasto alle subculture discriminatorie che attraversano l’Italia e il nostro continente. Come ogni anno, l’Arci è l’associazione che tiene viva la discussione sull’antirazzismo in Italia. Più che mai ce n’è bisogno, con rinnovata forza e con ottimismo.


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migranti

Una Summer School di riflessione e proposta sull’antirazzismo di Walter Massa responsabile nazionale Arci Immigrazione e Asilo

La XXI edizione del Meeting Internazionale Antirazzista si intitolerà Mare aperto e si presenta ai nastri di partenza con diverse novità di cui essere contenti. La prima è il ritorno nell’area della splendida Marina di Cecina; la seconda, più importante, è il tentativo di rilanciare il Meeting come il luogo principale dell’analisi, dell’elaborazione e dell’aggiornamento del movimento antirazzista nazionale. Mare aperto è un titolo di speranza, in netta contrapposizione a un Mare Chiuso, questo nostro Mediterraneo chiuso e soprattutto luogo di morte per migliaia di uomini, donne e bambini; quelle stessi morti che invece di suscitare umana pietà, hanno scatenato i peggiori istinti del nostro Paese. Istinti alimentati da sempre più lucidi razzisti, abili comunicatori con a disposizione mezzi e strumenti. Ecco dunque che quel «tocca a noi» ci parla direttamente, ci coinvolge come donne e uomini militanti e appartenenti ad una grande associazione antifascista e antirazzista (per questo di sinistra) e ci obbliga politicamente e moralmente a metterci la faccia e a contrastare nel metodo e nel merito questa cultura costruita sulle falsità e sull’odio. Saranno

cinque giorni di incontri, dibattiti, eventi e spettacoli per ribadire con forza il nostro «no al razzismo». Presenteremo la prima edizione della Summer School sull’antirazzismo, fortemente voluta dalla presidenza nazionale e, crediamo, da tutta l’associazione. Si tratta dunque di riprendere in mano analisi e strumenti, aggiornarli, provando a rileggere il contesto in cui ci troviamo in Italia e in Europa. Un contesto di muri e chiusure, oltre che di odio. È più che mai necessario ridefinire una nostra strategia sul tema dell’antirazzismo che è un valore identitario fondante, insieme all’antifascismo, del nostro essere Arci. Una Summer School sull’antirazzismo che s’inserisce coerentemente in un per-

Oltre alla Summer School, all’interno del Meeting Internazionale Antirazzista (dall’1 al 5 luglio presso il parco I Pini, località Cecinella, Cecina mare) sono previsti incontri, spettacoli, laboratori, worskshop: il programma dettagliato è su meeting.arcitoscana.it

corso di rilancio della nostra iniziativa politica su questi temi; basti pensare all’impegno profuso nel promuovere e organizzare la manifestazione di sabato 20 giugno a Roma, la ripresa e il rilancio della campagna L’Italia sono anch’io, o il sempre più significativo impegno nel lavoro concreto di accoglienza di chi scappa dal proprio paese. La Summer School dunque vuole essere un momento di riflessione aperto a tutta l’associazione, in primo luogo al gruppo dirigente diffuso. Vuole diventare l’appuntamento annuale di analisi e proposta a disposizione di tutta l’Arci. Non vuole essere il luogo degli addetti ai lavori ma uno dei cuori pulsanti del nostro essere cittadini attivi e consapevoli. Lavoreremo per individuare gli strumenti per affrontare questa nuova fase. E questa è una battaglia di tutta l’associazione e non solo di chi, da anni e con grandi risultati, si occupa d’immigrazione e asilo. Per questi motivi vi invitiamo a prendere in considerazione una presenza alla Summer School, ampia e diffusa, coinvolgendo soci, dirigenti e circoli e rilanciando con forza un nostro protagonismo civile e democratico. immigrazione@arci.it

Un osservatorio sulle politiche di esternalizzazione Il Consiglio Europeo che comincia oggi a Bruxelles metterà al centro del dibattito l’immigrazione, ufficializzando la linea dura, quella dell’espulsione e della chiusura. In risposta alle proposte delle istituzioni europee e soprattutto italiane che vedono la collaborazione con i paesi di origine e transito come una soluzione per bloccare e rinviare i migranti, l’Arci lancia il progetto Monitoraggio delle politiche di esternalizzazione sull’immigrazione. Il progetto si iscrive nel quadro delle attività svolte con le reti europee e mediterranee di cui fa parte: Migreurop, Euromed Rights e Solidar. Ministero dell’Interno e Farnesina concordano nel volere aprire campi in Niger e Sudan e nel formare le unità navali di Tunisia ed Egitto affinché possano a breve sostituire i mezzi europei nelle operazione di controllo e salvataggio riportando i migranti nei paesi d’origine.

Se delle prime forme di opposizione emergono dalla sponda sud, la maggior parte dei paesi sembrano accettare le pressioni europee, spesso negoziate con fondi allo sviluppo o benefit economici e politici. Presentare inoltre, come viene fatto a livello istituzionale, la collaborazione con i paesi di origine e transito dei migranti come un modo di salvare le vite é profondamente ipocrita, poiché, come dimostra il caso libico, il rischio di subire trattamenti inumani e degradanti in questi paesi é altissimo. Di fronte a questo pericoloso scenario, é quindi sembrato molto importante organizzare un osservatorio, non solo sugli accordi formali e informali a livello multilaterale (UE-Stati terzi) o bilaterali (Italia-Stati Terzi), dei processi internazionali (Khartoum e Rabat), ma anche e soprattutto delle informazioni provenienti dalle società civili dei paesi direttamente interessati - Libia, Egitto,

Tunisia, Sudan e Niger - per denunciare le pericolose conseguenze delle decisioni assunte. In collaborazione con la nostra rete di servizi per i rifugiati e richiedenti asilo daremo voce anche a chi vive in prima linea le conseguenze delle politiche di esternalizzazione attraverso la raccolta di «storie di transito», che saranno diffuse, anonime, con i documenti ufficiali e gli articoli sul tema. Importante sarà anche il rapporto che cercheremo di avere con parlamentari italiani ed europei, affinché sia garantita una trasparenza sulle trattative tra stati, che si caratterizzano invece per opacità ed un’assenza totale di discussione nei parlamenti nazionali. La pagina facebook del progetto è Monitoring of externalization policies on immigration. Il progetto riceve il sostegno di Open Society Foundations.


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migranti

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Il Consiglio UE dei ministri degli Esteri dà il via libera alla missione EuNavFor I ministri degli Esteri UE, all’unanimità, hanno ufficialmente dato il via libera alla prima fase della missione militare contro gli scafisti. Il ministro italiano Gentiloni, commentando la decisione, ha dichiarato solennemente «la solidarietà non è un optional». Ci sarebbe da sorridere di fronte a parole usate così a sproposito, se la situazione non fosse davvero tragica. Perché è difficile capire dove stia la solidarietà verso i migranti nel varo di un’operazione che ne metterà ulteriormente a rischio la vita. Che altro effetto può infatti avere schierare nel Mediterraneo 5 navi militari, 2 sottomarini, 3 aerei da ricognizione, 2 droni e tre elicotteri con un migliaio di militari per «distruggere le barche degli scafisti»? Si eserciteranno, questi militari, nelle tristemente famose ‘operazioni chirurgiche’ che in altri scenari di guerra hanno provocato migliaia di morti fra i civili? E

quante risorse verranno impiegate per un simile dispiegamento di forze - a cui peraltro l’Onu ha interdetto operazioni in acque e sulle coste libiche? Risorse che l’Italia e l’Europa hanno rifiutato di impiegare (e ne sarebbero servite molte meno) per attivare un’operazione di avvistamento e salvataggio in tutta l’area del Mediterraneo, l’unica che avrebbe consentito - come Mare Nostrum ha dimostrato - di salvare vite umane. Lo scopo vero è quello di impedire che profughi e richiedenti asilo raggiungano le nostre coste, altrimenti si sarebbe ricorso - come da tempo e non da soli chiediamo - all’apertura di canali di ingresso umanitari, l’unico strumento che avrebbe consentito di stroncare alla radice il traffico di esseri umani. Ancora una volta, invece, l’UE, con assoluto cinismo, interviene con la forza delle armi per affrontare nel modo peggiore

una grande questione che riguarda la salvaguardia dei diritti umani, a cominciare dal diritto alla sopravvivenza. Una operazione che sa di neocolonialismo, e che spiega meglio di tante parole quale è l’idea di Europa dei governi e dei burocrati europei. Il presidente del consiglio Renzi ne elogia il senso di responsabilità, che è però francamente difficile intravedere sia nella scelta di questa operazione, sia nelle polemiche ancora non risolte sulla distribuzione dei profughi nei vari paesi UE. Una vergogna senza fine. Da parte nostra, continueremo a denunciare questo atteggiamento cinico e miope, insistendo sulle soluzioni proposte sabato scorso a Roma alla manifestazione Fermiamo la strage! e nelle tante città dove si è celebrata la Giornata mondiale del Rifugiato. Proteggere le persone e non i confini. Salvare vite umane e non il proprio consenso elettorale!

I muri della vergogna Non solo barriere naturali (montagne, deserti, mari) rendono impervie le migrazioni; molte sono le barriere costruite dall’uomo, da Ceuta e Melilla a Tijuana: confini artificiali per difendere i paesi ricchi da scomode intrusioni. È conosciuto come ‘il muro della vergogna’ quello che separa il Marocco e la parte dell’exSahara occidentale, occupata nel 1975 dalla popolazione Saharawi: lungo 2.720 chilometri, protetto da 160 mila soldati armati, 240 batterie di artiglieria pesante, più di 20 mila Km di filo spinato, veicoli blindati e mine antipersona proibite dalla convenzione internazionale. Ci sono poi i muri di Ceuta e Melilla, le ultime due enclaves sotto la sovranità spagnola in territorio africano, costituiti da una tripla barriera lungo i confini delle due città con il Marocco, con recinzioni alte 6 metri, sormontate da reticolati di filo spinato e controllate costantemente da agenti della Guardia Civil spagnola. Il muro Tijuana, invece, si estende per oltre 1.000 chilometri sul confine tra il Messico e gli Stati Uniti. E poi c’è il muro israelo-palestinese, il muro tra India e Bangladesh, quello tra Iran e Pakistan e ora quello che si vuole costruire in Ungheria per separarla dalla Serbia: oltre 50 barriere artificiali in tutto il mondo. Migliaia di chilometri, circa 8.000, che hanno lo scopo di separare gli esseri

umani gli uni dagli altri. Ai muri naturali e artificiali si aggiungono poi i muri metaforici che abitano le società dove i migranti giungono: l’indifferenza verso chi soffre, il pregiudizio verso lo straniero, il sentimento di avversione contro profughi e rifugiati. Nuove barriere che spesso le persone migranti trovano alla fine del loro viaggio, quando il peggio sembrava ormai alle spalle.. Secondo l’ultimo Global Trends diffuso dall’Unhcr, alla fine del 2014 erano 59,5 milioni le persone costrette ad emigrare dai luoghi di origine, a causa di conflitti armati, persecuzioni, violenze generalizzate e violazioni dei diritti umani. Un numero impressionante: in media ogni 4 secondi, nel mondo, una persona è costretta a fuggire dalla propria casa. Nel 2014, secondo le stime delle autorità costiere, almeno 348mila persone hanno tentato queste traversate via mare. Sono

più di 207 mila le persone che hanno attraversato il Mediterraneo nel 2014 per raggiungere l’Europa, quasi tre volte in più rispetto al picco di 70mila del 2011, quando la guerra civile libica era in pieno svolgimento. Nel 2014, i richiedenti asilo rappresentano la componente maggioritaria di questo flusso. Il 50 per cento circa degli arrivi è composto infatti da persone provenienti da Paesi di origine dei rifugiati (principalmente Siria ed Eritrea). Oltre al Mediterraneo, ci sono attualmente almeno altre tre rotte marittime utilizzate da migranti e persone in fuga. Nel 2014, nella regione del Corno d’Africa 82.680 persone hanno attraversato il Golfo di Aden e il Mar Rosso per raggiungere, dall’Etiopia e dalla Somalia, lo Yemen o l’Arabia Saudita e i Paesi del Golfo Persico. Nel sud-est asiatico, si stima che siano 54 mila le persone in fuga da Bangladesh e da Myanmar, che hanno attraversato il mare per raggiungere Thailandia, Malesia o Indonesia. Continuano poi le migrazioni attraverso i deserti (in Africa e in America), le steppe dell’Asia centrale, i corsi d’acqua, le montagne e i grandi valichi che la natura ha posto come ostacoli al movimento umano. E prosegue inesorabile il tentativo di varcare i muri, che segnano artificialmente i confini politici segnati dagli uomini, spesso lasciandoci la vita.


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In piazza l’arretratezza e l’inciviltà di Maria Chiara Panesi coordinatrice nazionale Arci Laicità e diritti civili

Family Day: 1 milione di persone in piazza, 400mila per chi verifica la capienza degli spazi. Ma questa diatriba scorre in secondo piano, una presenza massiccia, visibile ed organizzata ha sfilato per le strade di Roma per difendere la famiglia tradizionale contro l’ideologia gender. Questo lo striscione sul retropalco in Piazza San Giovanni:«Difendiamo i nostri figli, stop gender nelle scuole». Gli slogan gridati, gli striscioni che sfilano e i cartelli alzati dai partecipanti ci fanno percepire molto chiaramente che si è trattata di una vera e propria chiamata alle armi per l’intero fronte cattolico, radicale nelle idee e nelle proposte. Molti i temi messi sul tavolo, pericolosamente semplificati e messi in correlazione, dal ddl Cirinnà al matrimonio egualitario, dalle adozioni gay all’utero in affitto, dall’aborto al fantomatico complotto gender. Siamo l’unico paese oltre alla Grecia a non prevedere nei piani didattici un’ora di educazione sentimentale, l’art 14 della Convenzione di Istanbul ci chiede di introdurla riconoscendola uno strumento prezioso per la prevenzione

della violenza sulle donne, dell’omofobia e del bullismo, uno strumento prezioso per veicolare rispetto delle diversità, rispetto per gli altri cittadini. Questi gli intenti. Ed invece il lavoro contro la discriminazione e contro gli stereotipi di genere, viene completamente stravolto in un clima da caccia alle streghe, e così le linee guida dell’OMS vengono ridicolizzate ad un sunto delirante, come se la comunità scientifica fosse improvvisamente impazzita. Tra i molti slogan gridati non sono passate inosservate le parole vergognose pronunciate da Kiko Arguello, che introduce il tema del femminicidio adducendo come una delle cause il fatto che alcune donne non amano più il proprio marito facendolo cadere nel dolore profondo. Parole disgustose, tanto più disgustose se pronunciate dal palco di Piazza San Giovanni di fronte a 400mila persone, che però lanciano ragionevoli dubbi sulle modalità di comunicazione, sulle campagne allarmistiche lanciate da quel palco. La macchina che si è messa in moto sta utilizzando strumenti di gravissima

pericolosità, costruendo vere e proprie campagne di disinformazione e alimentando un clima di allarme generalizzato. Idee e parole d’ordine radicali, che fanno piombare il nostro paese improvvisamente nel Medioevo e che segnano in qualche modo un punto di non ritorno ed uno spartiacque, tra civiltà ed incivilità, tra arretratezza e modernità, tra promozione dei diritti ed esclusione. Lo spartiacque è stato tracciato, adesso sta a noi, alla società civile e ai singoli cittadini, a chiunque si riconosce nei valori dell’uguaglianza, del progressismo e della giustizia sociale costruire una risposta ampia e plurale, diffusa ed articolata nel segno del cambiamento. Lo spartiacque per noi è oggi è difendere la laicità dello stato, di uno stato che riesca a tutelare in egual modo tutti i cittadini e che promuova l’accesso universale ai diritti, la libertà, l’autodeterminazione. Laicità significa oggi sostenere l’indipendenza del pensiero da ogni principio morale ed etico, respingendo la nuova aggressione del fronte cattolico radicale che ha trovato nel Family Day un rinnovato slancio.

L’ideologia che costruisce muri di Don Tonio Dell’Olio Libera

Quando solo da pochi giorni era stata presentata la prima Enciclica del Papa venuto ‘dalla fine del mondo’, una schiera numerosa di cattolici praticanti scende in piazza per protestare, far sentire la propria presenza e pesare nelle scelte politiche del governo e del Parlamento del proprio Paese. A chi fuori dal nostro Paese ricevesse la notizia confezionata in questo modo, apparirebbe consequenzialmente logico che quelle persone manifestino perché governo e Parlamento del proprio Paese pongano mano a scrivere ed approvare leggi in grado di dare concretezza a quella ‘ecologia integrale’ che Papa Bergoglio ha presentato in maniera inedita. E invece no. Quell’Enciclica parla di eco-teologia, ovvero propone un approccio rivoluzionario nella riflessione sulla salvaguardia del creato e quella piazza invece grida slogan contro la ‘cultura gender’, le proposte di legge che minacciano l’esclusività della famiglia tradizionale e l’insegnamento ‘fuorviante’ della sessualità nelle scuole. Come a dire che il Papa detta un’agenda, e una parte di cattolici, tradizionalisti

tendenti al fondamentalismo, ne gridano un’altra. Siamo di fronte a due sguardi diversi sull’umanità, due visioni e valutazioni che, se non sono opposte, sicuramente vedono rischi e pericoli diversi, credono in altre priorità. Dalla parte di Papa Francesco, a più di due anni dall’inizio del suo pontificato, la corruzione, l’accumulazione della ricchezza, l’individualismo galoppante, la guerra, la tratta delle persone sono tra i temi più urgenti che richiedono una testimonianza coraggiosa dei credenti nel mondo, e dall’altra parte questo pezzo di pianeta cattolico che da Alleanza Cattolica ai Pro life, dalle Sentinelle in piedi ai Neocatecumenali, dal Manif por tous ai Buttiglione-Giovanardi-Binetti-AdinolfiQuagliarella si erge a difesa di un solo modello di famiglia, spacciando l’idea che sia l’unica contemplata nelle Scritture e la sola ammissibile nella tradizione cattolica. Esponendo per slogan - peraltro fuorvianti - due disegni di legge (Cirinnà e Fedeli) in quella piazza è andata in onda la fiera del pregiudizio. La strada da scegliere

sarebbe piuttosto quella suggerita da Nuova Proposta, un gruppo storico di omosessuali cristiani, che hanno scelto di far recapitare una lettera dialogante a Piazza San Giovanni: «In questi giorni da una certa parte della Chiesa di cui anche noi ci sentiamo parte integrante e attiva sentiamo arrivare parole durissime che evocano lo spettro di una guerra ideologica, dietro cui ci sarebbe una fantomatica lobby gay che vorrebbe sovvertire l’ordine sociale attraverso la diffusione di questa ‘ideologia del gender’ di cui non si trovano scritti e che è stata inventata solo per dividerci. Hai mai voluto approfondire questo tema? Forse avresti scoperto che non esiste nessuna ideologia del gender, che non c’è alcun testo che si possa citare propriamente a supporto. Incontriamoci, conosciamoci e condividiamo le nostre storie. Costruiamo ponti, non innalziamo muri per separare e per paura del diverso. I muri vengono meno quando si riconosce la bellezza e la verità che c’è nella Vita di ciascuno, che è unica, irripetibile, diversa e ricca».


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memoriaeantifascismo

Fare memoria oggi, un seminario per condividere le buone pratiche di Andrea La Malfa referente Arci su Memoria e Antifascismo

Libertà, partecipazione, dignità, pace e uguaglianza. In questi anni la nostra associazione si è fortemente identificata con i valori della Resistenza, traducendoli in iniziative politiche e sociali specifiche caratterizzate da una grande varietà; le feste popolari, il 25 aprile, i festival musicali, i viaggi della memoria e i linguaggi teatrali. Il lavoro dei comitati e dei circoli ha permesso una vivacità per cui oggi l’Arci è indubbiamente uno dei soggetti più attivi in Italia nel fare memoria e come tale è riconosciuto dalla cittadinanza. Il seminario Tutte le genti che passeranno si pone due obiettivi fondamentali. Il primo è quello di individuare - con una buona approssimazione - le iniziative che oggi la nostra associazione mette in campo sui territori, conoscere le sperimentazioni in atto e capire i possibili sviluppi. Un problema ‘comunicativo’ che ha evidenti ripercussioni organizzative.

Il secondo, a mio parere il più rilevante, è quello di favorire lo scambio di buone pratiche tra comitati e circoli attivi sul tema della memoria in tutta Italia. La sperimentazione acquisisce molto più senso se diventa ispirazione per attivare nuovi processi, tenendo sempre presente le peculiarità di contesto. I gruppi di lavoro tematici in programma domenica mattina servono proprio a far sì che questo incontro agisca da facilitatore a questi processi di scambio. Una prima proposta sul tema della Memoria e della Resistenza che speriamo possa aprire un percorso nazionale che favorisca politiche ed iniziative che ci rafforzino sui territori. In campo ci sono già oggi progetti che se riusciremo a diffondere e a mettere a sistema, potranno rappresentare nei prossimi anni un valore aggiunto. Non solo per la nostra associazione, ma soprattutto per la cittadinanza, che per ricordare ha bisogno di stimoli e di ricordo collettivo.

Tutte le genti che passeranno Il programma del seminario Sabato 27 giugno Museo della Resistenza di Collegno, Piazza Cav. SS. Annunziata 7 h. 11 | Apertura dei lavori Il ruolo di Arci per preservare la memoria Intervento di Andrea La Malfa, Referente nella Presidenza Arci su memoria e antifascismo. h. 12/13 | Intervento storico-culturale: «1945-2015 - 70 anni di ‘memoria’, un bilancio». Intervento del Prof. Bruno Maida, Università degli Studi di Torino. h. 14 /16 | Questo è il fiore del partigiano: strategie ed esperienze per l’attualità della memoria. Introduce e presiede Federico Amico, Coordinatore commissione Buone pratiche e Diritti Culturali, Arci. Intervengono: Claudio Silingardi, Direttore generale Insmli; Daniele Biacchessi, La città dei narratori - Associazione Arci Ponti di Memoria; Lorenzo Siviero, Arci Valle Susa; Luca Basso, Arci Bari; Simone Ferretti, Arci Grosseto; Claudia Carotenuto, Arci Lecco. h. 16/17 | Promemoria_Auschwitz Presentazione del progetto APS DEINA. Intervengono Alessandro Huber, Carlo Greppi, Davide Toso.

h. 22 | STAY FREE FESTIVAL Liberi di AndARCI Villa5, via Torino 9/6, Viale Tom Benetollo | Concerti di Pablo e i suoi neurotrasmettitori, Legend of Mentality, Dandy, Bassa Marea, Invena, Maak, MALECORDE.

h 17 | L’esperienza in Sardegna dei viaggi della memoria Andrea Contu, Arci Sardegna. h. 17.30 | La gestione territoriale del progetto Sergio Bonagura, Arci Bolzano. h. 18/19.30 | Interventi di Paolo Papotti, Segreteria Nazionale ANPI con delega alla formazione; Marzia Luppi, direttrice Istituto Fossoli. h. 19.30 Conclusioni di Francesca Chiavacci, Presidente nazionale Arci.

DOMENICA 28 GIUGNO Villa5, Via Torino, 9/6, Viale Tom Benetollo h. 9 | Le radici del futuro Franco Uda, Coordinatore commissione Pace, cooperazione e solidarietà internazionale, Arci. h. 9.30 | Dopo la guerra, riparte Srebrenica - i progetti dell’Arci Intervengono Valerio Antonio Tiberio, Arci Pescara; Graziano Fortunato, Arci Milano; Mario Boccia, fotoreporter e giornalista, autore, tra gli altri, del libro ‘Souvenir from Yugoslavija’. h.11.30 - 12.30 | L’Arci e le politiche di memoria: obiettivi comuni e proposte culturali e progettuali Gruppi di lavoro tematici: - I viaggi della memoria - Gli eventi per ricordare - Gli scambi culturali. h. 12.30/14 | Condivisione dei lavori.


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carovanaantimafie

Diario di bordo: le tappe di Cesenatico e Bologna Continua il viaggio della Carovana Antimafie, partita dalla Calabria il 10 giugno scorso. Di seguito, il diario delle tappe a Cesenatico e Bologna, a cura della carovaniera Marzia Papagna. Tutte le tappe, i diari e gli aggiornamenti sono su www.carovanaantimafie.org 22 giugno, Cesenatico e Bologna Immigrazione e lavoro. La tappa emiliana oggi si divide tra Cesenatico e l’interporto di Bologna, due momenti in cui il valore e l’impegno della rete incontrano il viaggio di noi carovanieri. A Cesenatico, l’appuntamento è con Marisa Zani, referente di Libera Cesena-Forlì. Ad accoglierci davanti al Museo della Marineria, sul Canale del Porto, c’erano anche i volontari di Libera, il presidente dell’Arci Cesena Paolo Brunetti e Mino, rappresentante della cooperativa Cad, che in questo coloratissimo paesino della riviera romagnola gestisce la prima accoglienza dei migranti, all’Hotel Splendor. Le loro storie e la condizione di tutti i migranti, a pochi giorni dalla celebrazione della Giornata mondiale del Rifugiato, sono il punto centrale di questa tappa in cui l’immigrazione non è vista come emergenza, ma come un’occasione affinché, come recita il manifesto esposto all’ingresso del museo, «ad occuparsi di loro non sia la criminalità organizzata». Per questo motivo abbiamo scelto di dare spazio, questa volta, non solo agli scatti sulle periferie catturate da Stefano Pavese, ma anche alla mostra fotografica sul tema della schiavitù protagonista dell’edizione passata, ma che viaggia con noi anche quest’anno. Alla discussione sono intervenuti Gabriella Stramaccioni (responsabile Welfare di Libera), Filippo Miraglia (vice presidente nazionale di Arci), Elisa Fiorani (co-presidente Anolf regionale Cisl), Mirto Bassoli (segretario regionale Cgil), con la moderazione di Maurizio Milandri (segretario confederale Uil Cesena). Salutiamo Cesenatico e impostiamo le nuove coordinate sul navigatore a bordo: direzione Interporto, Bologna. Dalla costa ci vuole circa un’ora e mezzo per raggiungere questo mega centro di distribuzione merci. Noi ci siamo arrivati in tarda serata, verso le 22, e ci è sembrato quasi di entrare in un altro mondo, probabilmente perché si entra attraversando un casello, come in autostrada. Loretta Viani della Filt Cgil Emilia Romagna, insieme a Fiore dell’Arci e agli altri sindacalisti confede-

rali, avevano già allestito un banchetto con tanto di caffé caldo, té e biscotti. Un presidio pensato ad hoc per la pausa delle lavoratrici e dei lavoratori che, un gruppo alla volta, ci hanno raggiunto condividendo con noi questo momento di confronto sui contratti, sulle ore di lavoro, sulle giornate trascorse alla guida di un camion o a smistare fatture. «Qui la mafia è un dato di fatto - ci spiega Roberto dello sportello Uil - pensate al lavoro nero e ai continui errori in busta paga: l’interporto è la terra di nessuno, eppure conta più di 12mila lavoratori che aumenteranno fino al 2018. Non è la prima volta che incontriamo i lavoratori di notte, sosteniamo

presidi di questo tipo almeno una volta alla settimana. Tutti stiamo mettendo in campo dei progetti che hanno l’obiettivo di ripristinare l’etica sul lavoro, ma anche per creare giustizia sociale, per il datore di lavoro come per il lavoratore. Qui c’è gente che lavora più di dieci ore al giorno, la maggior parte dei contratti sono transnazionali (stesse ore, ma con uno stipendio nettamente inferiore): c’è un problema di dumping e noi siamo qui per denunciarlo e provare a trovare soluzioni». Lo sportello Filt-Cgil è intitolato a Pio La Torre, nell’ambito del progetto Infiltrazioni legali, e si trova vicino al centro direzionale dell’Interporto ed è aperto il mercoledì e il giovedì, di notte invece il presidio avviene ogni 15 giorni, di solito il venerdì. L’ufficio della Cisl è aperto tutti i giorni, una delle referenti parla quattro lingue: arabo, inglese, francese, italiano. La Uil all’interporto gira attualmente in camper, in attesa dell’apertura del presidio.

Le prossime tappe 26 giugno | San Gimignano (SI) La Carovana arriva a San Gimignano intorno alle ore 15, per partecipare al dibattito che aprirà Circomondo e dedicato al Circo Sociale come buona pratica e metodologia pedagogica. Il confronto sarà moderato da Stefano Moser (Scuola di Piccolo Circo di Roma), Adriano Scarpelli (presidente di Carretera Central) e Serenella Pallecchi (presidente di Arci Siena) e coinvolgerà i rappresentanti dei circhi sociali ospiti di Circomondo. Insieme a loro ci saranno anche Roberto Flangini, della Federazione nazionale Clown Dottori, Francesca Chiavacci e Gianluca Mengozzi, rispettivamente presidenti di Arci nazionale e Arci Toscana, accanto ad altri rappresentanti delle istituzioni e dei soggetti promotori della Carovana. A partire dalle ore 18 la Carovana stazionerà in Piazza Duomo coinvolgendo adulti e bambini con giochi e animazione dedicati al tema dell’uguaglianza dei diritti per tutti. 27 giugno | Firenze ore 10.30 - L’iniziativa si svolge nel quartiere ‘Le Piagge’ a Firenze. Vicchio del Mugello (FI) ore 16 - Accoglienza della Carovana antimafia presso il circolo Arci Il Cistio.

Ore 16:30 Tavola rotonda Contrasto alle mafie: Riappropriarsi delle periferie; ore 18 Camminata sulla strada che porta a Barbiana. Il percorso è di circa 1,6 km e conduce fino a via della Democrazia. Partenza e arrivo al circolo Arci Il Cistio. Ore 20 cena sociale presso il circolo Arci Il Cistio. A conclusione della serata canti popolari del Mugello con il Coro dei Maggiaioli. 28 giugno | Cecina (LI) ore 11 - Accoglienza della Carovana al circolo Arci Il Risorgimento di Marina di Cecina. Saluti di benvenuto del Sindaco di Cecina Samuele Lippi e dell’Assessore Giovanni Salvini. Presentazione del laboratorio sulla legalità che si svolgerà dal 2 al 4 luglio al Meeting Antirazzista e dei campi di lavoro. Alle ore 13 spaghettata a Villa Guerrazzi. Castelnuovo Val di Cecina (LI) ore 16 - In periferia trovi.... Comunità, Accoglienza, Legalità. ore 16.30 - Accoglienza Carovana in Piazza XX Settembre ore 17 - Incontro con le ‘comunità’ di Castelnuovo Val di Cecina ore 18.30 - Musica e festa in piazza ore 19.30 - Apericena.....e musica


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scuola

Buona Scuola: uno schiaffo alle idee di uguaglianza e democrazia di Danilo Lampis coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti

La riforma della scuola salta la commissione Istruzione e finisce nell’Aula del Senato dove il Governo porrà la questione di fiducia. Giovedì c’è il voto e poi la Buona Scuola dovrebbe fare un ultimo passaggio alla Camera per diventare legge entro fine mese. Dopo la falsa apertura degli scorsi giorni si compie l’ennesima forzatura autoritaria. Le piazze intanto continuano a rivendicare con chiarezza lo stop del

ddl e l’apertura di un vero dibattito democratico nel Paese. Perché? Perché, a dispetto della retorica renziana, la mobilitazione della scuola vuole cambiare radicalmente la scuola italiana, ma in una direzione completamente opposta a quella delineata dai tecnici della maggioranza. E prima si deve certamente disporre un decreto per le assunzioni che, come più volte dimostrato, possono viaggiare autonome dal percorso del ddl.

Chi mette la fiducia sulla scuola non ha fiducia nella scuola La fiducia posta per far passare il DDL sulla scuola evidenzia tutta la debolezza della proposta del governo e tutta la forza della protesta che il mondo della scuola ha messo in campo. La scelta della fiducia, dopo mesi di messaggi pubblicitari sul dialogo e il confronto, è grave e irresponsabile, aumenta le distanze con il mondo dell’istruzione e il Paese, e determina una forzatura istituzionale. Il voto parlamentare di fiducia non ha alcuna legittimazione d’urgenza in quanto le assunzioni - su cui c’era accordo - vengono in gran parte rinviate di un anno, e i provvedimenti sui temi che invece richiedono di aprire un’ampia discussione vengono applicati subito. Le 32 associazioni che hanno condiviso l’appello La scuola che cambia il paese hanno proposto modifiche costruttive senza pregiudiziali, ma non vi è stato reale ascolto e l’aver scavalcato il dibattito in commissione ha impedito qualunque cambiamento condiviso. Lo stesso governo aveva riconosciuto la necessità di ridiscutere il provvedimento insieme al mondo della scuola. Riteniamo sbagliato questo passo indietro dal momento che il maxiemendamento non valorizza le proposte della scuola. Abbiamo discusso da subito il merito delle proposte contenute nella legge, distanti da bisogni reali del mondo dell’istruzione e dai diritti di tutti coloro che nella scuola lavorano,

studiano e partecipano. La Buona Scuola, al posto di occuparsi della lotta alle disuguaglianze, riduce le possibilità di vivere in una scuola partecipativa, limita gli spazi di una reale partecipazione, mette a rischio la libertà d’insegnamento e condiziona la libertà di apprendimento degli studenti. Questo provvedimento apre all’istituzione di un modello di governo vecchio e autoritario nella scuola pubblica, la nostra azione quindi non può fermarsi. Proseguirà nei prossimi mesi per sostenere la validità di una scuola cooperativa e democratica, vicina alle reali problematiche educative di studenti e famiglie, in prima linea nella lotta alle diseguaglianze sociali che la crisi ha aumentato nel corso degli ultimi anni. Associazioni firmatarie dell’appello La scuola che cambia il paese: Agenquadri, AIMC, ARCI, AUSER, CGD, CGIL, CIDI, CISL, CISL Scuola, Edaforum, EXODUS ONLUS, FNISM, FLC CGIL, Forum Terzo Settore, IRASE, IRSEF-IRFED, Legambiente, Legambiente Scuola e Formazione, Libera, Link - Coordinamento Universitario, MCE, Movimento Studenti di Azione Cattolica, Movimento di Impegno Educativo di Azione Cattolica, Proteo Fare Sapere, Rete della Conoscenza, Rete degli Studenti Medi, Rete29Aprile, UCIIM, UDU, Unione degli Studenti, UIL, UIL Scuola

Invece il Governo è sempre più sordo e testardo. Si risponde alle scuole dilaniate dalle riforme degli ultimi anni lasciando le scuole a se stesse, chiedendo loro di diventare ‘imprenditrici’ per autopromuoversi, di recepire fondi dal territorio e dai privati, di chiedere alle famiglie contributi volontari senza investimenti sul diritto allo studio. Il risultato è solo quello di inasprire le disuguaglianze già oggi ben visibili e di piegare le scuole alle esigenze del sistema produttivo in maniera acritica, con un rapporto tra scuola e mercato del lavoro schiacciato sulle esigenze di quest’ultimo senza chiedersi quali siano le sue distorsioni. Nel mentre si accontentano ancora una volta le scuole private. Eppure le priorità alternative ci sono e sono contenute ne l’Altra Scuola, la grande proposta studentesca maturata negli ultimi anni di mobilitazioni e discussioni: finanziamenti, diritto allo studio, alternanza scuola lavoro di qualità, edilizia scolastica, una radicale riforma della valutazione, una nuova idea di autonomia scolastica e una revisione dei cicli formativi, della didattica e dei programmi. Cambiando la scuola si cambia la società: tutti sappiamo che non vi è nulla di più vero. E se oggi la scuola continua ad essere imperniata su un principio di eguaglianza forse è un problema per qualcuno. Non è in gioco una semplice accozzaglia di articoli denominati ‘riforma’, quanto l’idea generale di scuola e di Paese. Per questo c’è in campo uno scontro ideologico e culturale: da un lato chi difende e promuove una scuola di qualità per tutti, dall’altro chi la considera come un servizio da far fruttare. E il servizio non sarà più per tutti: dipenderà dal contesto sociale ed economico di partenza, in barba alla concezione di diritto maturata con le lotte degli ultimi decenni. La privatizzazione pertanto non sarà formale ma sostanziale e l’azienda sarà il paradigma dal quale partire per ristrutturare la scuola al suo interno e la sua relazione col territorio circostante. Per questi e per tanti altri motivi il movimento della e per la scuola pubblica non si arresterà, fiducia o non fiducia. È in gioco un modello sociale, culturale e di lavoro: è necessario proseguire questa battaglia di tutti e per tutti.


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palestina

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La musica come arte di resistenza A Roma il 27 giugno concerto di Giovanna Marini a sostegno del progetto ‘Liutai a Gaza. La musica al lavoro contro la distruzione’

La musica come arte di resistenza è una definizione della Scuola di Musica palestinese ‘Al Kamandjati’, presa dal film Just Play di Dimitri Chimenti, perfetta anche per il gran concerto di Giovanna Marini con il coro e la banda della scuola di Testaccio. Il concerto si svolgerà sabato 27 giugno nel bellissimo parco di Roma dentro cui si trova Villa Osio, bene confiscato alla mafia, oggi sede della Casa del Jazz. Il concerto è organizzato dall’associazione Cultura è Libertà che coordina l’omonima campagna per la Palestina, in collaborazione con la Casa del Jazz e con Libera. Le generosità della cantante e dei musicisti, che si esibiranno gratuitamente, consentendo così l’ingresso libero con sottoscrizione, contribuirà a sostenere il progetto Liutai a Gaza, la musica al lavoro contro la distruzione, e in particolare l’acquisto degli strumenti da lavoro per un laboratorio di riparazione e costruzione di strumenti musicali a Gaza. La storia del progetto e del suo perché la racconta Ramzi Aburedwan, il direttore della scuola di musica palestinese Al Kamandjati. «La Palestina era molto conosciuta negli

anni ‘40 per il suo ensemble musicale Here is Jerusalem, composto da grandi poeti, compositori e musicisti che ne arricchivano la vita musicale. Purtroppo con l’occupazione l’attività musicale cominciò a scomparire dalla società. Poi, lentamente, negli anni ’90, con gli Accordi di Oslo, sono riprese alcune iniziative. Ma la musica era ancora considerata un lusso…. Per questo l’associazione Al Kamandjati ha cominciato a lavorare per renderla ‘bene comune’ e in questo modo una larga parte della società palestinese, soprattutto quella più marginalizzata, dei campi profughi e dei villaggi, ha potuto avere accesso alla musica. Questo gran lavoro dal basso ha contribuito a cambiare il punto di vista della società palestinese sull’importanza della musica e della cultura. Sono nate istituzioni e gruppi musicali, ma mancavano le professionalità per costruire e riparare strumenti musicali. Così Al Kamandjati dal 2006 ha cominciato, anche rivolgendosi a musicisti e tecnici di altri paesi, un’attività di formazione di giovani per costruire e riparare strumenti musicali ad archi, fiato e pianoforte». Gaza è rimasta però tagliata fuori da

questa formazione. Quando lo scorso novembre abbiamo incontrato Ramzi a Ramallah, dove ci ha parlato della necessità di portare Al Kamandjati anche a Gaza, abbiamo deciso di promuovere come campagna Cultura è Libertà un progetto preparato da Al Kamandjati per creare anche lì un laboratorio di formazione lavoro volto a costruire le professionalità necessarie, attraverso l’insegnamento di chi già si era formato in Cisgiordania. L’idea che, in una terra tanto tormentata, la musica potesse svilupparsi contro la distruzione, ci è sembrata molto importante. Il laboratorio all’inizio impiegherà 6 apprendisti e sarà a disposizione di tutte le persone e le istituzioni musicali che ne abbiano bisogno. Poi, grazie al progetto Liutai a Gaza, potrà diventare punto di riferimento in tutto il territorio. Il progetto è stato presentato a Roma in marzo alla Casa del Jazz con la proiezione del film Just Play, prodotto da Al Kamandjati e diretto dal regista Chimenti, che ci conduce attraverso La musica come arte di resistenza, dalla porta di Damasco in Gerusalemme, ai checkpoint israeliani!

Onu: a Gaza crimini di guerra

Reso pubblico il rapporto della Commissione incaricata di indagare sui 51 giorni di conflitto tra Israele e Hamas nel 2014 È molto importante il Rapporto della Commissione nominata dal Consiglio dell’Onu per i Diritti Umani per indagare sull’offensiva israeliana Margine Protettivo e il conflitto a Gaza della scorsa estate. Un’inchiesta che sarà la base di possibili iniziative della Corte penale internazionale. Tuttavia vi si scorgono i riflessi delle pressioni esercitate da Israele che, peraltro, una decina di giorni fa si è autoassolto con un rapporto in cui addossava ogni responsabilità ad Hamas. Rapporto preceduto da una dichiarazione di ‘non colpevolezza’ di Israele firmata da ex capi di governo, ministri e comandanti militari occidentali, tra i quali due italiani, l’ex capo di stato maggiore Camporini e l’ex ministro degli esteri Giulio Terzi. Se da un lato si riferiscono le conseguenze delle ampie operazioni militari israeliane, dall’altro di fatto si mettono sullo stesso piano gli attacchi contro Israele lanciati da Hamas e da altre fazioni palestinesi. La Commissione ha sottolineato che la sofferenza umana a Gaza è stata sen-

za precedenti e «avrà un impatto sulle generazioni future». Ha quindi parlato di un uso sproporzionato della forza da parte di Israele, avendo accertato che in 51 giorni di operazioni militari «sono stati uccisi 1462 civili palestinesi, un terzo dei quali erano bambini». «Il conflitto - inoltre - ha visto un enorme aumento del fuoco usato a Gaza, con oltre 6000 raid aerei e circa 50mila colpi da terra…il fatto che Israele non rivide la pratica dei raid aerei neanche dopo che i loro effetti sui civili divennero evidenti, interroga sull’eventuale tacito accordo dei più alti livelli del governo israeliano». Il rapporto però non avvalora in modo esplicito la denuncia palestinese sul fuoco indiscriminato contro i centri abitati. Al contrario la Commissione sembra accusare di intenzionalità soprattutto i gruppi armati palestinesi, che lanciando migliaia di razzi e colpi di mortaio avrebbero avuto «l’obiettivo di diffondere il terrore tra i civili israeliani». Pur essendo poco credibile la spiegazione data dai dirigenti

di Hamas di scarsa precisione dei loro armamenti, il Rapporto sopravvaluta l’intenzionalità palestinese e ridimensiona quella israeliana. Eppure molte testimonianze raccolte dall’Ong israeliana Breaking the Silence tra ufficiali e soldati che hanno partecipato a Margine Protettivo dicono il contrario. La Commissione non sembra aver dato il giusto peso all’immensa differenza di potenza di fuoco tra le due parti, che pure è confermata dalle distruzioni e dal numero delle vittime civili: 1462 palestinesi e sei israeliane. Per Israele in ogni caso il rapporto è sbilanciato. Netanyahu ha negato che il suo Paese abbia commesso crimini di guerra perché «Israele si difende dal terrorismo». L’Anp di Abu Mazen, da parte sua, sostiene che il Rapporto debba essere sottoposto alla Corte penale internazionale. Anche Hamas nega di aver commesso crimini di guerra ma un suo portavoce assicura che esperti del movimento valuteranno in dettaglio i risultati dell’inchiesta.


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informazione

Diffamazione a mezzo stampa: la legge torna alla Camera con qualche miglioramento e ancora molte criticità Viene confermata l’abolizione del carcere. Scompare la possibilità di chiedere la cancellazione da Internet degli articoli ritenuti diffamatori. Vengono inasprite le sanzioni per le querele e le azioni civili ‘temerarie’. E viene finalmente prevista una norma per i giornalisti che devono affrontare processi civili e penali dopo il fallimento dell’editore. Sono queste le novità principali della riforma della diffamazione a mezzo stampa, che torna a Montecitorio. «Abbiamo fatto un lavoro serio – dice Walter Verini, Pd, relatore del provvedimento – confermando la cancellazione del carcere per il reato di diffamazione. E la clausola di non punibilità, se il giornale pubblica la rettifica richiesta, tutela il diritto dei cittadini a non essere diffamati e la libertà dei giornali». Ma proprio sulle multe e sulla rettifica obbligatoria si concentrano le critiche: le sanzioni penali potranno arrivare fino a 50mila euro, mentre le rettifi-

che potranno essere chieste al giornale da chiunque ritenga leso «il proprio onore o la propria reputazione» da un articolo, e dovranno essere pubblicate «gratuitamente, senza commento, senza risposta e senza titolo». Secondo Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei giornalisti «queste multe non tengono conto della potenzialità economica del condannato, e le rettifiche senza limiti rischiano di trasformare i giornali in buche delle lettere». Sulla stessa linea il segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso, che contesta l’assegnazione dei processi per diffamazione contro i siti internet al giudice della città del querelante («Costringere una piccola testata a difendersi in cento tribunali diversi diventa una forma indiretta di intimidazione») e avverte: «L’abolizione del carcere non può diventare un paravento per una resa dei conti contro i giornalisti». La Commissione Giustizia ha introdotto una novità importante: «Si è pensato

– dice Verini - ai casi di fallimento delle proprietà dei giornali, nei quali direttori e giornalisti vengono lasciati soli a risarcire il danneggiato per diffamazione». È quel che è successo a molti giornalisti a cominciare dagli ex direttori dell’Unità (De Gregorio, Sardo e Landò) chiamati ad affrontare oltre 50 processi, pagando di tasca loro anche centinaia di migliaia di euro, e dagli ex direttori di E-Polis, Enzo Cirillo e i fratelli Antonio e Gianni Cipriani, coinvolti in 92 processi penali e in 44 cause civili. La nuova norma – che non riguarderà i processi già arrivati a sentenza – consentirà ai giornalisti che pagheranno i risarcimenti di essere inseriti tra i creditori privilegiati dell’editore fallito (o della società in liquidazione). In pratica, dovranno continuare a pagare di tasca loro, ma poi potranno chiedere all’editore ‘sparito’ di versare la sua parte. Per la prima volta, passa un principio: l’editore non può abbandonare i giornalisti al loro destino giudiziario.

Come sta Roma? L’anteprima di Left Roma in crisi è una delle grane più grosse nel Pd di Matteo Renzi. Il sindaco Marino, che rappresenta per molti un simbolo di onestà, è solo, abbandonato da un partito cittadino che deve fare i conti con vicende giudiziarie e un passato pieno di ombre. Come emerge anche dall’indagine effettuata da Fabrizio Barca sui circoli romani del Pd. Left ha deciso di indagare lo stato di salute di Roma. Cosa è successo in questi primi due anni di amministrazione del ‘marziano’ (come si definiva lo stesso Marino durante la campagna elettorale)? Nella storia di copertina abbiamo chiesto a sei esperti un giudizio su Roma e la sua amministrazione. Ne viene fuori un lucido ritratto della Capitale attraverso le analisi di Pietro Spirito (trasporti), Paolo Berdini (urbanistica), Massimo Piras (rifiuti), Sandro Medici (diritti) e Adriano la Regina (cultura) e con un’anticipazione del nuovo libro Roma coloniale di Walter Tocci. Left affronta anche un disegno di legge che sta per arrivare in aula al Senato, dopo la Buona Scuola, a luglio tocca alla Rai. Il copione è più o meno lo stesso: un consiglio di amministrazione e un amministratore delegato con super poteri. Secondo il senatore Corradino Mineo,

intervistato da Left, il vero nodo è quello costituito da due deleghe in bianco che concedono al governo il potere di ridisegnare tutto il sistema radiotelevisivo, pubblico e privato. Left non abbandona la questione dei migranti: un reportage di Giulio Cavalli racconta il suo viaggio con loro da Termini fino a Bolzano, tra volontari, mediatori e loro, i rifugiati in attesa di una nuova vita, oltre confine. E ancora, il ritratto - a cura di Stefano

Santachiara - di Claudio Costamagna, il nuovo presidente di Cassa depositi e prestiti, ex uomo di Goldman Sachs. Negli esteri Left racconta l’Europa ‘matrigna’ con un ampio servizio dall’Ungheria dove Orbàn ha deciso di costruire un muro al confine con la Serbia, contro l’arrivo dei migranti. Carlotta Sami, portavoce italiana dell’Unhcr, sprona gli Stati: «Bisogna rendersi conto che non è possibile, oltre che ingiusto chiudere le frontiere e innalzare muri davanti a una crisi umanitaria così grave». E ancora: un approfondimento sulle forze conservatrici e centriste che in Grecia strizzano l’occhio alla Troika e il racconto della vita del dissidente ucraino, Andrej Mironov, attivista per i diritti umani in Russia, che un anno fa moriva ucciso da un colpo di mortaio. In Cultura si va da Achille Bonito Oliva che approfondisce il significato del tempo nell’arte a Mannarino che parla della sua esigenza di trovare un linguaggio nuovo per raccontare. E ancora: la festa della musica a Parigi e il fumetto di Pat Carra. Infine, per la scienza, Pietro Greco parla del nuovo libro di Gino Strada, su Ebola e l’egoismo dell’Occidente.


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ucca

Cinema intorno al Vesuvio di Roberto D’Avascio presidente Arci Movie

Si inaugura giovedì 25 giugno la XXII edizione di Cinema intorno al Vesuvio, storica rassegna estiva a cura di Arci Movie nel parco urbano di San Sebastiano al Vesuvio. Dalla fine di giugno ai primi di settembre sono previste 71 serate consecutive di cinema, che accompagneranno tutta l’estate del numeroso e appassionato pubblico vesuviano. Da sempre, la prima ad aprire la stagione di cinema all’aperto in Campania, l’ultima a chiudere alla fine della stagione estiva, quest’anno la rassegna si presenta come l’unica arena cinematografica a resistere, sopravvivere e rilanciare la sua missione culturale in un panorama regionale devastato da un complicato e oneroso passaggio al DCP (Digital Cinema Package) che ha sostituito le vecchie pellicole. Dal 1994, anno della prima edizione del Pierrot sotto le stelle - dal nome della storica sala di Ponticelli, periferia est di Napoli, salvata e difesa negli anni dall’associazione - le arene all’aperto di Cinema intorno al Vesuvio hanno caratterizzato fortemente la storia di Arci Movie, che conferma fortemente il suo impegno verso la promozione del cinema e della cultura per un pubblico ampio e

diversificato, con un’offerta culturale e sociale capace di miscelare qualità dei film e gusto popolare. L’arena di San Sebastiano al Vesuvio, che conta oltre 20mila presenze durante tutta l’estate e che si propone di soddisfare il piacere del fresco e il gusto del cinema di tantissime famiglie in uno scenario mozzafiato alle pendici del Vesuvio, si è caratterizzata negli anni quale presidio di legalità in un territorio difficile sul versante della criminalità, e come momento di riappropriazione di spazi pubblici per i giovani e le famiglie. Si parte con la proiezione di Noi e la Giulia di Edoardo Leo, passando per gli ultimi capolavori del cinema italiano – Mia madre di Nanni Moretti, Il racconto dei racconti di Matteo Garrone, Youth - La giovinezza di Paolo Sorrentino

– per il meglio del cinema americano dell’ultima annata - La teoria del tutto, Birdman, The imitation game, Selma, Interstellar, American sniper - arrivando alle migliori commedie nazionali e internazionali - Se Dio vuole, Si accettano miracoli, Samba, La famiglia Belier, Torno indietro e cambio vita - e ai migliori prodotti di animazione della stagione - Big Hero 6, Home e Doraemon. Tra gli eventi speciali della rassegna merita una segnalazione di riguardo l’appuntamento di lunedì 6 luglio, a ingresso gratuito, con il Il Gabinetto del Dottor Caligari, storico film espressionista di Robert Wiene, la cui proiezione sarà accompagnata dalla sonorizzazione dal vivo dell’ensemble Dissonanzen (Enzo Salomone voce recitante, Tommaso Rossi flauti, Marco Sannini tromba, Francesco D’Errico sintetizzatori, Ciro Longobardi, pianoforte digitale e campioni). Una lunga rassegna di cinema, capace di aggregare un vasto territorio e tante persone, non solo appassionate di cinema, che resiste alla crisi, che prova a rilanciare la sua missione sociale e culturale nelle prossime fresche sere d’estate cinematografica sotto la bocca del Vesuvio. www.arcimovie.it

In Sardegna il cielo brilla con il Cinema sotto le stelle di Andrea Contu presidenza Ucca

Tra le varie iniziative organizzate dai circoli sardi dell’Arci per l’estate 2015, sarà presente, con un ruolo di primo piano, anche il Cinema. Alle tante proiezioni estemporanee, che andranno ad arricchire la programmazione estiva dei circoli, si andranno ad aggiungere quest’anno le Arene Estive promosse o direttamente organizzate da due circoli sardi affiliati ad Ucca: Arci C.I.C. di Iglesias e La gabbianella fortunata di Carbonia. Queste due importanti rassegne, che, come sempre avviene nei contesti estivi, cercano di combinare felicemente il cinema d’essai con titoli che si prestano a una fruizione più ampia, per generi ed età, rappresentano la volontà di aggregare socialmente le proprie comunità di appartenenza intorno allo spettacolo cinematografico e costituiscono al contempo anche un

presidio culturale necessario in un territorio, quello del Sulcis-Iglesiente, che, al momento, può vantare la presenza di una sola sala dopo la chiusura dell’altro unico esercizio, un multisala, riuscendo così a rispondere in qualche modo alle richieste di un’area storicamente ‘affamata di Cinema’. In questo senso appaiono ancora più importanti gli sforzi e gli interventi proposti dall’associazionismo cinematografico dell’Arci-Ucca che da sempre ha promosso cultura e socialità mettendo al centro dei propri obiettivi gli spettatori e le spettatrici, anche attraverso specifici momenti di formazione che si sono sempre tenuti a margine delle rassegne, spesso in collaborazione e alleanza con le altre associazioni di cultura cinematografica e con i centri culturali quali biblioteche, mediateche, i centro di servizi culturali,

già presenti sul territorio, nonché con gli Enti Locali di riferimento. Una felice e sana rete culturale che è sempre stata il tratto caratteristico del modus operandi dell’Arci e dell’Ucca sul territorio e che, questa estate, si propone di rendere belle, socializzanti ed arricchenti anche le ‘meteorologicamente roventi’ notti estive sarde. Le arene inaugureranno la propria attività martedì 30 giugno a Carbonia con la proiezione di Selma - La strada per la libertà e il giorno successivo, mercoledì 1 luglio, ad Iglesias con il film evento Faber in Sardegna e l’ultimo concerto di Fabrizio De Andrè del regista sardo Gianfranco Cabiddu. La chiusura di entrambe le rassegne è prevista per la prima settimana di agosto, la politica dei prezzi sarà come sempre popolare.


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Mediterraneo senza confini Mediterraneo senza confini è il titolo della rassegna d’arte non competitiva che si terrà in Sicilia nei mesi di agosto e settembre, per poi spostarsi a novembre a Milano. A promuoverla, per la sua seconda edizione, è il circolo Arci di Acquedolci, piccolo comune del messinese, in un percorso che vuole creare ponti e aprire gli orizzonti culturali. Il tema della rassegna vuole mettere al centro dell’attenzione della società civile, di fronte ai drammi che questo mare ci manda tutti giorni, con migliaia di vittime, la natura millenaria degli spostamenti di popolazioni, di contaminazioni, di nascita e scomparsa di civiltà sulle sue sponde. Alla rassegna hanno dato la loro adesione, oltre ad artisti siciliani e italiani, molti artisti dei paesi del Mediterraneo: Libia, Egitto, Palestina, Spagna. La rassegna, che ha già ottenuto il patrocinio del Comune di Milano, si realizzerà in tre tappe: sarà ad Acquedolci presso la Casa delle Culture dall’8 al 20 agosto 2015; a Frazzanò presso il Monastero di Fragalà dal 23 agosto al 7 settembre 2015; infine a Milano, presso l’EX-Fornace (zona Navigli), dal 4 al 20 novembre 2015. Le iscrizioni degli artisti sono aperte fino al 19 luglio 2015. Per maggiori informazioni: www.alchimiadellabellezza.blogspot.it

‘Io sogno in Italia’ Giornata mondiale del rifugiato ad Arezzo Il 25, 27 e 28 giugno si terrà ad Arezzo la Giornata mondiale del rifugiato dal titolo Io sogno in Italia, una iniziativa realizzata da Arci comitato regionale Toscana, Sprar Arezzo, Arci Arezzo, Oxfam, associazione Baobab, associazione Pronto Donna, associazione Segni Concreti, Libreria La Casa sull’Albero e Eden Lab. Giovedì 25 giugno a partire dalle 14.30 alla Casa delle Culture due momenti di formazione sui temi ‘Accoglienza Integrata’, rivolto agli operatori sociali e degli enti locali, e ‘Comunicare l’accoglienza’, in compagnia della dott.ssa Anna Meli dell’Associazione Carta di Roma. Dalle 17 un gioco di ruolo sulle discriminazioni e i pregiudizi, dal titolo Processo alle Migrazioni. Sabato 27 ci saranno, in piazza Sant’Agostino, installazioni, laboratori creativi, letture per vedere la realtà come quella di un rifugiato e infine una camminata per la città. Ultima giornata domenica 28 giugno, quando, dopo i tanti momenti di riflessione e di formazione, ci sarà spazio per la festa: sarà la volta dell’Aperitivo di chiusura, all’Eden Lab. A partire dalle 19,00: musica, testimonianze e video, in compagnia dei ragazzi ospitati dallo Sprar di Arezzo. www.arciarezzo.it

A Cremona torna Arci Festa Undici giorni (dal 24 luglio al 3 agosto) di concerti, conversazioni, aggregazione, buona cucina a prezzi popolari: torna Arci Festa, la festa estiva di Arci Cremona, che nel 2015 giunge alla 21esima edizione, con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Cremona. Confermata la cornice della festa, che per il secondo anno consecutivo sarà il Parco delle ex Colonie Padane di via del Sale. Programma degli incontri e dei concerti, in costante aggiornamento, su www.arcicremona.org

daiterritori

A Torino il CadregaFest Anche quest’anno torna, per la nona edizione, il CadregaFest a Torino. Tre giorni di musica, dal 26 al 28 giugno, 30 gruppi che si avvicenderanno sul palco del Caffè Liber (corso Vercelli 2, Torino) per un grande evento a ingresso libero che vede coinvolti gruppi emergenti i cui membri (almeno uno) sono soci del circolo La Cadrega. Una grande festa che, ogni anno, coinvolge moltissimi soci e amici del circolo. E le sonorità saranno per tutti i gusti: dal black metal allo scanzonato pop rock, dall’immancabile indie al folk. Ingresso libero con tessera Arci. www.lacadrega.it

Proiezione al circolo Arci Pontenovo Il circolo Arci Pontenovo di San Polo D’Enza (RE) ha partecipato, con un contributo economico, alla realizzazione del documentario Il sole contro - 7 Luglio 1960 Reggio Emilia. Nella giornata del 7 luglio 1960, Reggio Emilia fu teatro di una dura repressione delle forze dell’ordine in cui persero la vita cinque lavoratori. Fra i testimoni diretti di quella giornata, in piazza con Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri, Afro Tondelli e tanti altri giovani, c’era anche uno dei volontari del circolo Arci, Enrico Codeluppi, che è stato uno degli intervistati durante la produzione del documentario. Il prodotto culturale finale sarà costituito dal libro di Matteo Pioppi, edito da Bébert Edizioni, e dal documentario realizzato dal regista Giuliano Bugani. La realizzazione del documentario è quasi ultimata, ma un ulteriore contributo economico è benvenuto, visti i costi di produzione e realizzazione del dvd. A questo scopo, un piccolo estratto del documentario sarà presentato in una serata speciale di finanziamento al circolo Pontenovo in programma per sabato 27 giugno, dalle ore 20. Per info e prenotazioni: arcipontenovo@gmail.com


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azionisolidali le notizie di arcs

a cura di Francesco Verdolino

I campi di lavoro e di conoscenza all’estero

Torna il programma dei campi di lavoro e conoscenza all’estero per il 2015, un’esperienza di volontariato internazionale Arci nata nel 2005, che ha visto in questi anni la mobilitazione di oltre 700 volontarie e volontari, con più di 15 Paesi interessati dai programmi. La novità di quest’anno è che all’esperienza di scambio di conoscenze con i partner locali, verrà affiancato per ogni campo un’attività di workshop fotografico o video con tutor professionisti del settore. Le destinazioni prescelte sono diverse e le partenze distribuite in tutto l’anno. Al momento tre campi sono pronti a partire e aperti alle iscrizioni. Le mete previste sono Libano, Georgia e Territori Palestinesi. In Libano (partenza dal 22 al 31 agosto - quota 1480 euro) i partecipanti, accompagnati dal reporter Paolo Martino, entreranno in contatto con alcune organizzazioni della società civile libanese con l’obiettivo di costruire un video-reportage sul tema dei diritti umani. In Georgia (partenza dal 1 al 10 agosto - quota 1650 euro), si cercherà di cogliere, attraverso gli obiettivi delle macchine fotografiche, la complessità e la ricchezza del rapporto tra la maggioranza culturale georgiana e le minoranze azere e armene, grazie al supporto del fotografo Felipe Goycoolea. Nei Territori Palestinesi (partenza dal 19 al 30 agosto - quota 1650 euro) ci si confronterà con la realtà delle organizzazioni locali che quotidianamente lavorano nei campi dell’informazione, della sensibilizzazione e della promozione dei diritti dell’infanzia e dei giovani. La fotografia in questo caso sarà strumento di documentazione e denuncia nelle mani dei partecipanti, sotto la guida esperta del fotografo Felipe Goycoolea, e oggetto di auto-espressione e dialogo interculturale nelle mani di giovani palestinesi e italiani. Per partecipare alle attività dei campi di lavoro bisogna essere maggiorenni. Le iscrizioni scadono il 26 giugno. Per informazioni o domande campidilavoro@arci.it www.arciculturaesviluppo.it

società

26 giugno: Giornata mondiale contro la tortura. Italia ancora inadempiente di Patrizio Gonnella presidente Antigone

Tortura in Italia: anche i primi sei mesi del 2015 sono trascorsi nel segno della impunità. «L’inadempienza dell’Italia nell’adeguarsi agli obblighi della Convenzione Onu crea una situazione paradossale in cui un reato come la tortura che a determinate condizioni può configurare anche un crimine contro l’umanità, per l’ordinamento italiano non è un reato specifico…è quindi necessaria una legge che traduca il divieto internazionale di tortura in una fattispecie di reato, definendone i contenuti e stabilendo la pena, che potrà determinare anche il regime temporale della prescrizione. Pertanto, nella attuale situazione normativa non può invocarsi, così come fa parte ricorrente, l’imprescrittibilità della tortura, cioè di un reato che non c’è». Così ha scritto nero su bianco la Corte di Cassazione in una sentenza del 17 luglio del 2014 resa pubblica qualche mese fa. Nella sentenza si certifica l’impossibilità di estradare in Argentina il sacerdote Franco Reverberi, accusato dai magistrati sudamericani di avere partecipato nella sua veste di cappellano militare ai ‘tormenti’ dei torturati ai tempi di Videla. In assenza del delitto di tortura nei confronti del sacerdote possono essere previste ipotesi di reato che hanno tempi di prescrizione ben più brevi. Invece la tortura, crimine contro l’umanità al pari del genocidio, dovrebbe essere imprescrittibile o quanto meno avere tempi molto lunghi di prescrizione. Il 17 luglio del 1998, ovvero sedici anni prima rispetto alla sentenza della Cassazione nel caso Reverberi, l’Italia aveva organizzato solennemente a Roma in Campidoglio la conferenza istitutiva della Corte Penale Internazionale competente in materia di crimini contro l’umanità. La Corte è nata, seppur stentatamente. L’Italia non si è mai adeguata fino in fondo allo Statuto della Corte voluta dall’Onu. Tra i crimini che la Corte è deputata a giudicare vi è la tortura. Non essendovi il delitto nel nostro codice penale sarà ben difficile arrestare quel militare o dittatore che si è macchiato di questo crimine all’estero e viene a trovare rifugio in Italia. I torturatori di tutto il mondo possono scegliere di venire in Italia come se fosse un paradiso criminale. Il 7 aprile di quest’anno la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per la macelleria commessa nella scuola Diaz. Ha

anche chiesto al nostro Paese di attivarsi per colmare la lacuna normativa. Pochi giorni dopo la Camera ha approvato un testo non conforme a quanto previsto nella Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura: si configura il delitto come delitto generico ovvero non tipico di chi ha obblighi legali di custodia. La palla è al Senato che sta ragionando intorno a possibili ulteriori peggioramenti. Il Nuovo centrodestra fa le barricate. I capi delle forze dell’ordine in un’audizione informale si sono opposti al testo approvato a Montecitorio ritenuto troppo penalizzante per le Polizie. Alfano li sorregge. Dunque ci rivolgiamo a tutti i parlamentari del campo democratico, liberale, cattolico, progressista: se siete contro la codificazione del delitto di tortura abbiate il coraggio di dirlo pubblicamente (alle Nazioni Unite, ai nostri lettori e alle nostre associazioni); se invece siete favorevoli scrivete la migliore legge possibile a approvatela definitivamente nel giro di un mese.

arcireport n. 23 | 25 giugno 2015 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 20 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/


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