Arcireport n 25 2014

Page 1

arcireport

settimanale a cura dell’Arci | anno XII | n. 25 | 17 luglio 2014 | www.arci.it | report @arci.it

Basta vittime! Pace e giustizia in Medio Oriente di Francesca Chiavacci Presidente nazionale Arci

Apriremo il Consiglio Nazionale, sabato prossimo, ospitando l’ambasciatrice palestinese in Italia Mai Al- Kaila. Una donna che per 17 anni ha lavorato per l’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione (Unrwa) assistendo i rifugiati palestinesi in Giordania, Libano, Siria, Cisgiordania e della Striscia di Gaza. E che nel 1986 è stata prigioniera politica nelle carceri israeliane. Siamo orgogliosi che abbia accettato il nostro invito in questo nuovo momento drammatico per il suo popolo, sarà per noi un incontro importante. Per manifestarle la nostra vicinanza. Per ribadire quanto sia fondamentale per la giustizia e per la pace in Medio Oriente la prospettiva dei ‘due Popoli e due Stati’. Ascolteremo le sue parole e cercheremo di capire come possiamo, nella nostra azione politica quotidiana, continuare a tenere viva l’attenzione su questo tragico conflitto e contribuire ad arginare i rischi di disinformazione. Lo abbiamo fatto, aderendo all’invito della Rete della Pace di cui facciamo parte, mercoledì 16 luglio in decine di presidi, fiaccolate, iniziative in cui come Arci siamo stati protagonisti. Mentre chiudiamo il

numero di Arcireport, il bilancio delle vittime a Gaza dell’operazione ‘Margine Protettivo’ conta 225 morti e oltre 1500 feriti, di cui un quarto bambini. Assistiamo alle parole ‘di scusa’ di Shimon Peres per il bombardamento su una spiaggia che ha causato la morte di 4 bambini, ad una tregua che durerà poche ore. Ma, soprattutto, ci troviamo di fronte ad un tentativo di mediazione al Cairo tra il governo israeliano e Hamas. E i media ci dicono che, ma quasi sullo sfondo, è in programma l’incontro tra il leader dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmoud Abbas, e il presidente egiziano, Abdel-Fattah al-Sisi. Ecco, tutto questo è uno schema che ci preoccupa ancora di più. Non solo una comunità internazionale quasi assente e una voce debole delle Nazioni Unite. Ma anche e ancora una volta un confronto impostato quasi come se si disconoscesse il principio di ‘due Popoli due Stati’. Un confronto tra un governo e una fazione politica di matrice estremista religiosa. È vero che a Gaza «c’è Hamas» ed è altrettanto vero che la leadership istituzionale palestinese, in questi anni, ha

perso per tanti motivi credibilità di fronte alla popolazione civile. Ma siamo convinti che per ristabilire la pace in Medio Oriente, per lavorare efficacemente alla fine dell’occupazione israeliana, e per garantire la stessa sicurezza di Israele, non si possa proseguire in questo modo. E la convinzione diventa più solida se pensiamo alle novità che presenta lo scenario di Gaza, dove purtroppo sono ormai presenti i gruppi jihadisti dell’Isis (ovvero quelli che hanno proclamato il loro califfato tra Siria e Iraq), che contribuiscono a rendere ancora più intricata la situazione. Abbiamo sempre guardato alla società e alla leadership palestinesi come realtà laiche e progressiste. Siamo certi che non sarà il ‘confronto’ con Hamas a porre fine a quelle che Adriano Sofri chiama ‘le Biennali dell’orrore’ e a ‘liberare’ la popolazione che oggi vive a Gaza. Con questo spirito, con queste convinzioni continueremo la nostra azione e il nostro impegno perché i governi (il nostro prima di tutto) si muovano per una pace giusta in quelle terre, per la fine dell’occupazione israeliana, per la liberazione dei prigionieri politici palestinesi.


2

solidarietàinternazionale

arcireport n. 25 | 17 luglio 2014

Restiamo umani di Alessandra Magda volontaria Arci Servizio civile in Palestina

Restiamo umani. Ripeterselo è d’obbligo in questo periodo, realizzarlo è difficile. Difficile rimanere umani quando, dopo la scomparsa di tre giovani coloni israeliani, il 12 giugno, Israele ha accusato Hamas, che non ha mai rivendicato la paternità dell’accaduto, e ha fatto scattare una massiccia e violenta operazione militare nella Cisgiordania e nella striscia di Gaza. L’esercito israeliano ha così bombardato la Striscia di Gaza e realizzato incursioni nella Cisgiordania, perquisendo e devastando abitazioni e terreni e arrestando centinaia di persone, causando la morte di un totale di 17 persone e il ferimento di altre 226. Difficile restare umani quando, dopo il ritrovamento dei corpi dei tre scomparsi, il 30 giugno, le belligeranti dichiarazioni di buona parte del governo israeliano hanno spinto la popolazione in una caccia all’uomo che ha visto il susseguirsi di attacchi contro i palestinesi in un’escalation che è culminata nel brutale assassinio di un giovane palestinese per mano di estremisti israeliani.

Difficile restare umani quando della morte dei tre coloni è stata incolpata l’intera popolazione di Gaza che, a partire dalla notte fra il 6 e il 7 luglio, è stata punita collettivamente con un vero e proprio massacro: il conteggio è arrivato a 230 vittime e oltre 1600 feriti, numeri che continuano a crescere. Sono stati bombardati moschee, edifici pubblici, centri educativi, strutture sanitarie e abitazioni. Tento di ripercorrere le tappe di questo mese, ma è difficile rendere umani i numeri, i dati, le parole. Eppure, dietro ognuno di questi numeri, c’è una storia, che si somma ad altre migliaia di storie. Per cominciare c’è la storia di Fatma. Quando i soldati israeliani hanno fatto irruzione in casa sua, a Hebron, la donna è stata colta da un attacco di cuore, ma i soldati hanno permesso alla Croce Rossa di soccorrerla solo un’ora più tardi, quando era ormai morta. C’è poi la storia di Suha, madre di Mohamed Abu Khdeir, il sedicenne gerusalemita che è stato rapito, torturato e

arso vivo per vendicare la morte dei tre giovani israeliani. L’ho incontrata per porgerle le mie condoglianze, ho visto e sentito con lei la sua stanchezza, il suo amore e il suo dolore per una morte così insensata. Infine c’è la storia di Yasser, di Gaza, che ha ricevuto una chiamata dall’esercito israeliano: «Stiamo per bombardare casa tua». Ma lui a casa non c’era, ha provato a contattare qualcuno della famiglia, ma nessuno ha risposto. Una corsa contro il tempo, ma era già troppo tardi: la casa rasa al suolo, tutta la sua famiglia sterminata. Sono queste le tappe di una storia cominciata molto prima, storie di una Storia più grande che parla di un sistema di occupazione di un paese, di oppressione di un popolo, di violazione sistematica dei diritti umani. Rimangano umani i dati, raccontando di persone, rimanga umana la storia, insegnando la verità, rimaniamo umani noi, continuando a credere e a lottare per un mondo più giusto.

Israele e il cristallo di massa di Manuela Ecate volontaria Arci Servizio civile in Palestina

Gazawi feriti, mutilati, umiliati e uccisi; ospedali al collasso; abitazioni, acquedotti, scuole e orfanotrofi rasi al suolo sotto tonnellate di piombo. Queste sono le immagini che si stagliano di fronte lo sguardo di un’umanità assuefatta e di una società civile, quella israeliana, cieca e complice. Gaza è una striscia di terra che si stende tra Egitto e Israele lunga 40 km e larga 10. Nonostante la sua estensione territoriale equivalga a non più di un terzo della città di Roma, al suo interno abitano circa un milione e settecentomila persone rendendola una delle regioni più densamente popolate del pianeta. Dal 7 luglio l’intera area è sotto attacco e la sua popolazione senza via di fuga. Israele sta dispiegando il suo potente assetto militare con truppe di aria e mare e non intende arrestare il massacro. I razzi, lanciati in risposta da Gaza, solo di rado riescono a oltrepassare il lungo muro che la cinge poiché vengono immediatamente intercettati e disinnescati dall’Iron Dome. Ciò nonostante, gli israeliani vivono in uno stato di terrore perpetuo. La paura è il cibo con il quale Israele nutre i suoi figli, instillando in loro l’ansia dell’annullamento e presentando

un’immagine del popolo palestinese che, nella migliore delle ipotesi, risulta essere distorta. L’uso politico della paura, brandita come arma, attraverso l’opera di mistificazione della verità e di contraffazione della realtà racchiude in sé l’intento di allertare e dissuadere la gente da scelte personali, incompatibili con le strategie perverse del potere. La creazione dell’israeliano esemplare inizia sin dall’infanzia attraverso un sistema educativo che soffoca ogni possibilità di sviluppo del pensiero critico. Nurit Peled-Elhanan, ricercatrice e docente israeliana presso l’Università Ebraica di Gerusalemme, ha condotto per cinque anni uno studio che analizza

alcuni libri di testo scolastici utilizzati nelle scuole elementari. «Il primo principio da rispettare - spiega Nurit - è quello storico del diritto alla terra, il secondo quello del sionismo e il terzo quello dell’antisemitismo: ciascun essere umano non ebreo può essere potenzialmente un nuovo Hitler». Nonostante il serrato indottrinamento, si sono sviluppati negli anni movimenti israeliani antisionisti che collaborano congiuntamente ad alcune associazioni palestinesi, ma costituiscono solo una ristretta e inascoltata minoranza. La maggioranza dell’opinione pubblica israeliana è immobilizzata in un ‘cristallo di massa’ che la induce a condividere il pensiero per assuefazione, emulazione e deresponsabilizzazione, raggiungendo il suo culmine nella legittimazione di un massacro. Il risveglio delle coscienze e una ritrovata umanità dentro e fuori i confini di quest’area martoriata restano dunque passaggio imprescindibile affinché da azioni di terrore indiscriminato, come quelle che la popolazione di Gaza sta subendo da giorni, scaturiscano sdegno e una ferma opposizione.


3

arcireport n. 25 | 17 luglio 2014

pace&diritti

Madiba e Gordimer, indimenticabili e mai vinti Il 18 luglio ricorre il Nelson Mandela International Day, giornata di festa internazionale che l’Onu ha istituito nel 2009 nel giorno della nascita del grande Madiba. Ora siamo a sette mesi dalla sua morte e le ragioni di questa celebrazione sono ancora più forti. Il pensiero corre alle primavere arabe. Il loro esito non ha mantenuto le speranze iniziali, ma non c’è dubbio che esse hanno scosso la parte meridionale del Mediterraneo, hanno visto protagonista una nuova generazione, hanno infiammato di passione per la democrazia e la dignità il mondo intero. Era proprio questo il messaggio più profondo che Madiba ci ha lasciato, con i comportamenti e con le parole che hanno segnato la sua lunga e travagliata esistenza. Quando era in carcere, quando era presidente del Sud Africa. Un paese che oggi è considerato tra i maggiori paesi emergenti del pianeta. Un paese ricco di contraddizioni, di scontri sociali, dove l’ingiustizia non ha smesso di allignare. Ma dove c’è una memoria largamente condivisa che sa dare coraggio: quella della lotta e della vittoria contro l’apartheid. Il messaggio di Mandela non era rivolto solo al proprio popolo ma, in primo luogo, all’Africa intera. Tutto il continente ha bisogno di democrazia e di conquistare la propria dignità dopo secoli di oppressione. In questi giorni, in cui i morti a Gaza non si contano, non possiamo dimenticare che Madiba definì la questione palestinese la più grande questione morale del XXI secolo. C’è una foto bellissima che da sola potrebbe celebrare degnamente questa giornata. Madiba e Nadine Gordimer, scomparsa qualche giorno fa, insieme, con il pugno chiuso alzato. Il grande uomo di rivolta e di governo e la grande scrittrice. Pelle di diverso colore, ma un unico grande desiderio: la pace, la convivenza e la solidarietà tra i popoli e i diversi. Nadine Gordimer non è mai stata tenera con la nuova leadership del Sud Africa. «Lo hanno tradito - disse in un’intervista di un anno fa -, però il suo spirito resterà con noi e ci aiuterà a superare le difficili sfide che ci aspettano». La scrittrice, premio Nobel per la letteratura - spentasi il 14 luglio scorso nella stessa casa che aveva offerto per ospitare gli storici negoziati fra Mandela e DeKlerk sul post-apartheid, subito dopo la liberazione del primo - sapeva esprimere un’analisi cruda e disincantata, antiretorica per eccellenza, quale è stata tutta la sua opera, ma al contempo densa di messaggi

positivi. All’intervistatore che le chiedeva se i problemi del Sud Africa erano quindi risolti, Nadine rispose «Quello della libertà sì. L’apartheid non esiste più e il paese è diventato per la prima volta democratico. Tutto il resto, però, manca. Abbiamo fallito soprattutto nell’obiettivo di garantire a

tutti la possibilità di affermarsi, e avere una vita decente. Le differenze sociali, il gap crescente tra i ricchi e i poveri, resta l’emergenza principale a cui il paese deve necessariamente rispondere». È su quel ‘resto’ che con gli insegnamenti di Madiba bisogna continuare a lavorare.

Marcia della Pace Perugia-Assisi

Per un percorso condiviso

In un documento, il Coordinamento nazionale della Rete della Pace ribadisce che la Marcia per la Pace Perugia - Assisi è un patrimonio collettivo, che non può essere proprietà di nessuno, e che rappresenta un momento di incontro, di espressione plurale e di condivisione per tutto il movimento pacifista italiano. La Rete della Pace prende corpo dall’esperienza della Tavola della Pace, esauritasi per l’impossibilità di rinnovarne lo spirito originario e per l’assenza di regole democratiche. La nascita della Rete della Pace è stata una scelta obbligata, per ricomporre uno spazio comune di confronto e rilanciare l’impegno per la pace, i diritti, il disarmo, per la cultura della difesa civile e nonviolenta. Il Coordinamento prende atto della convocazione unilaterale della Marcia e della costituzione di un Comitato promotore che non ne ha condiviso organizzazione e contenuti con la Rete della Pace, per cui conferma la non adesione a quel Comitato e alla piattaforma. Il Coordinamento comunica quindi che parteciperà alla Marcia con una piattaforma che verrà costruita

riprendendo le conclusioni dell’Arena di Pace di Verona, del 25 aprile scorso, per camminare insieme, riconoscendo le differenze. Propone inoltre di realizzare un incontro a Perugia il 18 ottobre, per approfondire i temi della piattaforma e chiedere impegni alle istituzioni, per poi marciare insieme, il giorno dopo, e concludere con interventi dal Piazzale di Santa Maria degli Angeli ad Assisi. I contenuti della Piattaforma (Europa, Mediterraneo, crisi/guerre, difesa civile, disarmo, educazione) e le iniziative che caratterizzeranno la presenza della Rete saranno discussi con tutti i soggetti che si ritrovano in queste posizioni, per poi essere presentati in due conferenze stampa, a Roma e a Perugia. Infine, il Coordinamento si rivolge a tutti i soggetti aderenti alla Rete della Pace e ad altre reti, comitati e associazioni chiedendo di condividere questo percorso, di collaborare alla costruzione della Piattaforma e organizzare iniziative di mobilitazione e informazione nelle rispettive realtà associative e territoriali. segreteria@retedellapace.it


4

arcireport n. 25 | 17 luglio 2014

povertà

Istat: in Italia una persona su 10 vive in povertà assoluta Il rapporto Istat sulla Povertà in Italia nel 2013 è la conferma di come il capitalismo finanziario e le politiche di austerità abbiano spostato immense ricchezze in direzione del vertice della piramide sociale, sottraendole al lavoro e alle famiglie nelle zone medio-basse. Vediamo i dati: dal 2012 al 2013, l’anno di passaggio dal governo Monti a quello Letta, l’esplosione della povertà assoluta è aumentata colpendo 1 milione e 206mila persone in più. In Italia ci sono 6 milioni e 20mila indigenti, il 9,9% della popolazione, un residente su 10. È un record mai raggiunto da quando esiste la rilevazione di questa stima. Nel 2012 i poveri assoluti erano 4,8 milioni (l’8% della popolazione), raddoppiati dall’inizio della crisi nel 2008. Tutto questo è avvenuto mentre i governi hanno tagliato la spesa sociale da 2,5 miliardi a 964 milioni di euro. Nel dettaglio, la povertà assoluta è aumentata tra le famiglie con tre (dal 6,6 all’8,3%), quattro (dall’8,3 all’11,8%) e cinque o più componenti (dal 17,2 al 22,1%). Ha peggiorato la condizione del-

le coppie con figli in modo esponenziale. La povertà si accanisce su quelle famiglie in cui la persona di riferimento ha un titolo di studio medio-basso, licenza media o, ancora peggio, elementare. In questa cornice viene colpito duramente il ceto medio povero: gli operai, ad esempio (dal 9,4 all’ 11,8%), per non parlare di chi è disoccupato e in cerca di occupazione (dal 23,6 al 28%). E poi c’è la guerra silenziosa che vede tra le principali vittime gli anziani, se in coppia, o le famiglie con almeno due anziani. Tra gli ultrasessantacinquenni i poveri assoluti nel 2013 erano 888mila. Il Sud è la parte del paese più colpita. Ci sono 725 mila poveri in più, complessivamente 3 milioni 72mila persone in stato di grave bisogno. A differenza dell’andamento nazionale, dove la povertà relativa è rimasta stabile, nel Mezzogiorno è aumentata ancora dal 21,4 al 23,5%. In Italia ci sono 10 milioni e 48 mila persone che si trovano in questa condizione, pari al 16,6% della popolazione. Il dato più duro riguarda la povertà assoluta

dei minori. Gli under 18 poverissimi sono aumentati nel 2013 (1 milione 434 mila). Per Coldiretti, 428.587 bambini con meno di cinque anni hanno avuto bisogno di aiuto per bere latte o mangiare. Il 40% di questi bambini vivono in Campania e Sicilia. Lo scenario è quello di una «catastrofe sociale e politica». Lo sostiene Libera che con il gruppo Abele e l’adesione di diverse associazioni, tra cui l’Arci, ha promosso la campagna nazionale Miseria ladra. La povertà ha corrotto le istituzioni fondamentali della democrazia, sostiene la campagna, la politica dovrebbe abbandonare i tatticismi e agire. Le stesse affermazioni che fa la Caritas nel presentare il suo rapporto relativo alle soluzioni adottate dalla politica in questi anni per fronteggiare l’aumento della povertà. Soluzioni frammentate, per nulla incisive, mentre servirebbe una misura strutturale come il reddito minimo di cittadinanza o il sostegno all’inclusione attiva, insieme a un piano nazionale contro la povertà.

Una politica per i poveri di Chiara Saraceno sociologa

Negli anni della crisi il numero di coloro che si trovano in condizione di povertà assoluta, cioè impossibilitati a sostenere le spese necessarie alla sussistenza materiale, è raddoppiato. L’aumento si è concentrato soprattutto tra minori e giovani, e tra le famiglie più giovani e con due o più figli. A differenza degli anni passati, infatti, anche un secondo (e non solo un terzo) figlio fa aumentare di molto il rischio di povertà, stante l’erosione, quando non la perdita tout court, dei redditi da lavoro di molti genitori. Viceversa, nonostante vi sia stato un aumento di povertà anche tra i più anziani, esso è stato contenuto, segnalando l’effetto protettivo della pensione (più sicura di un reddito da lavoro) e l’efficacia del mantenimento dell’indicizzazione per le pensioni più basse, di fatto l’unica politica di contrasto alla povertà effettuata in modo sistematico in questi anni. Le altre sono state e sono invece occasionali, frammentate, mal disegnate e perciò inefficaci: dalla social card introdotta dall’ultimo governo Berlusconi, alla nuo-

va social card di importo più consistente dedicata alle famiglie con figli minori con stringenti requisiti sia di reddito sia di status occupazionale, destinata dapprima (con il governo Monti) alla sperimentazione in 12 città, allargata poi con gli stessi criteri, con i fondi europei, a tutti i Comuni del mezzogiorno e successivamente, con gli scarsi fondi messi a disposizione dal Governo Letta, a tutti gli ambiti territoriali. Un allargamento, per altro, che è stato bloccato dal cambio di governo. Quanto al bonus di 80 euro introdotto dal governo Renzi, il suo disegno esclude i poveri assoluti, dato che è destinato ai lavoratori a basso reddito. Il Rapporto sulle politiche contro la povertà in Italia negli anni della crisi, curato dalla Caritas insieme a diverse associazioni, dimostra che tutte queste misure hanno scalfito poco o nulla l’iceberg della povertà assoluta, tanto più che contestualmente sono diminuite le risorse per le politiche locali. Manca la volontà politica di fare del sostegno a chi si trova in povertà una priorità dell’agenda politica. Lo insegna

la vicenda del Sostegno di Inclusione Attiva, una misura di reddito minimo integrato da servizi rivolta a tutti i poveri, fortemente sostenuta da alcuni esponenti del governo Letta, ma mai adottata. Anche la Caritas sostiene la necessità di introdurre finalmente in Italia (l’unico paese della Ue, insieme alla Grecia, a non averla) una misura di questo genere al posto di misure frammentate e casuali. È una questione di equità, di solidarietà sociale, ma anche di lungimiranza, per contrastare i processi in atto di marginalizzazione e la loro riproduzione da una generazione all’altra. Insieme agli estensori del Rapporto anch’io mi chiedo se il contrasto alla povertà assoluta faccia parte dell’agenda del governo Renzi, in parallelo alla crescita dell’occupazione. Quando, e se, questa avverrà, infatti, è difficile che i primi a beneficiarne saranno i più vulnerabili e più poveri. Tanto più che molti tra loro hanno sì un lavoro, ma il reddito che ne traggono non è sufficiente a far fronte ai bisogni delle loro famiglie, neppure se ricevessero gli 80 euro.


5

arcireport n. 25 | 17 luglio 2014

musica

ArcinFestival A Contursi Terme (SA) torna Intercettazioni, il festival di arte e musica del circolo Arci Bandiera Bianca, che apre l’estate dal numero perfetto: l’edizione è la terza,il giorno è il 30 luglio, 3 i progetti musicali presentati, considerati tra i più interessanti degli ultimi tempi, 3 le forme d’espressione artistica. A questi elementi si aggiungano: la fermata in sosta autorizzata in piazza San Vito, la cappella settecentesca incastonata in una suggestiva installazione artistica, l’arte di Federico Fernicola, la creatività degli artigiani, la birra fresca, le tipicità da gustare. Ma soprattutto grande protagonista sarà la musica: con la sperimentazione vintage de la Rappresentante di Lista, la classe e le atmosfere blues di Ilaria Graziano & Francesco Forni, il rock intimo e spinto di Giovanni Truppi. pagina facebook Intercettazioni Fino al 30 agosto, a Villa Guerrazzi alla Cinquantina, Cecina (LI), in programma 19 serate di spettacoli musicali: è la nuova edizione di Cecina Music Park, la manifestazione estiva di musica organizzata da Arci Bassa Val di Cecina.

Tra gli artisti che si esibiranno, Brecker Brothers Band Reunion, Marlene Kuntz, Avion Travel. Dal 20 al 22 agosto spazio alle band emergenti con la Festa della Musica. www.cecinamusicpark.it A Viterbo torna Estasiarci: il 23 e 24 luglio due serate promosse da Arci Viterbo e Arci Solidarietà Viterbo in collaborazione con circolo Arci Il cosmonauta e Allimprovviso. Un segnale importante per far emergere le alternative al panorama omologante, con delle proposte originali e indipendenti. Tra i nomi certi, ci saranno Ninos du Brasil, Geoff Farina (Karate), Palm Wine e i Monsieur Malaussene. arciviterbo.blogspot.it Anche quest’anno va in scena a Villa Bombrini (Cornigliano, Genova) il doppio appuntamento estivo a cura del comitato Arci provinciale. Due eventi di successo dell’estate musicale genovese, il Pop Festival e la Sagra Urbana, si incontrano per dar vita ad una vera e propria festa dell’Arci e dei sui circoli. Nasce così Pop-Sagra Urbana: una festa popolare che unisce la qualità del cartellone musicale a quella degli ingredienti della sua

cucina. Musica e piatti per tutti i gusti: dal jazz al reggae, passando per il folk e i ritmi balcanici. Dopo la conclusione della prima parte del Festival (che si è svolto dal 10 al 12 luglio), si riprende dal 30 luglio al 2 agosto. Tutti gli spettacoli sono a ingresso gratuito, l’inizio degli spettacoli è fissato intorno alle 21.30. Pop-Sagra Urbana fa parte di Arci Fest, la rete regionale dei festival Arci in Liguria. www.arcigenova.org L’Arci Officina creativa Libera-mente Ricigliano (SA) presenta la quinta edizione del Live Art, progetto rivolto a tutte le band emergenti presenti nella provincia di Salerno. La gara si svolge in tre giorni, dal 16 al 18 agosto; gli artisti saranno valutati da una giuria di qualità e anche attraverso un applausometro. Finalità del progetto è di far scoprire il paese, i prodotti tipici, le tradizioni secolari come ad esempio la tarantella riciglianese e la turniata di San Vito. L’evento si svolge con la partecipazione del circolo Arci Mumble Rumble, di Arci Real, del Comune di Ricigliano, della proloco il Platano Ricigliano (SA). alessandroserritella@hotmail.it

L’iniquo compenso di Walter Massa Presidente Arci Liguria

Il Ministro Franceschini, attuale reggente del dicastero della Cultura, ha deciso di introdurre una nuova tassa e di denominarla ‘equo compenso’. Ora, chi da tantissimi anni prova ad organizzare eventi ed iniziative, chi prova a far circolare la Cultura, quella con la C maiuscola, accessibile un po’ a tutti, sa bene di che cosa stiamo parlando: il cosiddetto ‘equo compenso’ alla Siae assomiglia più ad una presa per i fondelli che ad altro. E credo lo sappia bene anche il Ministro Franceschini da cui, francamente, ci saremmo aspettati altre priorità in termini di cultura. Questo ‘compenso’ verrà pagato indirettamente da tutti i cittadini che acquisteranno un prodotto che può memorizzare un contenuto digitale: quasi 5 euro all’acquisto di uno smartphone o di un tablet da 32 Gb, 5,20 per un PC, 0,36 centesimi di euro all’acquisto di una pendrive usb da 4 Gb e tanto di più se maggiore ne sarà la capacità di memorizzazione. Poco importa al ministro, evidentemente, se da una ricerca commissionata dal suo predecessore, Bray, si evince che solo

il 13% dei consumatori fa effettivamente copie private e di questi solo un terzo usa smartphone e tablet per archiviarle. La Siae, presieduta da Gino Paoli, ricaverà così ogni anno almeno altri 100 milioni di euro, circa, la cui ripartizione agli aventi diritto, autori ed editori – come ha opportunamente fatto notare il responsabile nazionale cultura dell’Arci, Carlo Testini – è praticamente impossibile e lascia così alla stessa Siae la possibilità di confermare i collaudati metodi di calcolo che, storicamente, sostengono gli autori più noti. Detratto qualche milione, a copertura di presunti ‘costi di gestione’. Davvero non bastano i soldi che, a mio modesto avviso ingiustamente, dobbiamo versare ogni giorno alla Siae per la presunta tutela del diritto d’autore? Per questo molte organizzazioni musicali e culturali, compresa l’Arci,hanno chiesto che il 50% di questi introiti venga usata dalla Siae per sostenere progetti di giovani autori e festival che promuovono la giovane creatività. Il Ministro Franceschini e Gino Paoli hanno assicurato che ciò verrà fatto.

C’è da sperare che l’intergruppo dei Parlamentari per la musica, costituitosi il 21 giugno scorso, vigili perché questo avvenga. Sia chiaro, qui non si tratta di essere a favore o contro il diritto d’autore, anche se noi, detto per inciso, da tempo stiamo promuovendo le Creative Commons, ossia le licenze libere e accessibili. Quello che (ci) chiediamo è se davvero uno strumento privato come la SIAE sia utile alla causa che dovrebbe tutelare. Chiariti questi aspetti, ben vengano le tasse per una politica seria e all’avanguardia per la promozione della musica, magari partendo dai più giovani. Perché per noi la cultura è anche questa cosa. Caro Presidente Renzi e caro Ministro Franceschini, smettiamola quindi con gli annunci mirabolanti che nascondono i colpi bassi. Non è ritornando a chiamare le feste del Partito democratico ‘Feste dell’Unità’ che rimettiamo in moto una politica nuova, attenta, progressista e di sinistra. Servono azioni concrete e positive, l’esatto contrario di quello che avete fatto con questo ‘iniquo compenso’.


6

migranti/diritti

arcireport n. 25 | 17 luglio 2014

L’appello ‘Giustizia per i nuovi desaparecidos’ Il comitato Giustizia per i nuovi desaparecidos ha rivolto, in occasione del semestre italiano di presidenza dell’Unione Europea, un appello ai governi, all’Unione Europea, agli organismi internazionali, ai movimenti, alle organizzazioni non governative e a tutti coloro che hanno a cuore la dignità e i diritti delle persone. Nell’appello, si chiede di riaffermare e difendere il rispetto e la tutela dei diritti umani nei confronti dei ‘nuovi desaparecidos’, migranti stipati in barconi in condizioni disumane, spesso costretti a naufragi, morte e disperazione. Di seguito il testo integrale. È una tragica routine che si ripete ormai da anni. Immagini di barconi pieni di persone stipate in condizioni disumane, naufragi, morte e disperazione. Per chi riesce ad arrivare sulle coste italiane c’è solo la detenzione in campi di ogni sorta, la difficoltà nell’accedere al diritto all’asilo e lo stato di abbandono in cui di fatto si ritrovano quei profughi che hanno ottenuto una qualche forma di protezione internazionale. È una triste sequela di fronte alla quale si rischia l’assuefazione, il facile ricorso a capri espiatori, o a scorciatoie securitarie. Dietro quelle notizie, quei nomi, quei numeri ci sono bambini, donne, uomini con la loro dignità e i loro diritti umani inalienabili. Dignità e diritti che sono loro sottratti quando diventano oggetto di diatriba politica, carne da macello per campagne elettorali, immagini sbiadite di un video che li ritrae abbracciati in fondo al mare. Dinanzi al dolore degli altri dobbiamo prendere posizione. I morti di oggi sono un anello della lunghissima catena segnata ai suoi inizi, per quanto ci riguarda direttamente, dallo speronamento di un barcone pieno di albanesi da parte di una nave della nostra Marina Militare nel 1997. Sono, queste morti, gli effetti collaterali di un contesto mondiale in cui l’accaparramento delle risorse della terra da parte di una esigua minoranza della popolazione mondiale produce nel resto del pianeta miseria, disastri ecologici, guerre, proliferazione nucleare e degli armamenti. La migrazione dei tanti che da mille rotte arrivano alle sponde del Mediterraneo ne è conseguenza diretta. Ma quei tanti sono una parte, soltanto, dei tantissimi costretti a lasciare i loro paesi e però ostacolati da politiche europee e dalla proliferazione di accordi con governi

non sempre democratici della sponda sud. Altri ancora verranno decimati dai respingimenti o semplicemente lasciati in mare a morire di fame e di sete, perché questo è quanto ciclicamente avviene: impossibile credere che non vengano segnalati da satelliti, navi, elicotteri e aerei che continuamente solcano, sorvolano e controllano il Mediterraneo e il deserto del Sahara, anche nell’ambito d’azione di Frontex. La stessa operazione Mare Nostrum, pur garantendo il soccorso a migliaia di persone, denuncia limiti evidenti: spesso comincia proprio da qui il percorso che condanna rifugiati e migranti alla invisibilità e alla sparizione. Sono ormai decine e decine di migliaia le vittime di questa spirale perversa di violenza di fronte alla quale non basta più l’indignazione, né gli strumenti messi a disposizione dal diritto hanno finora permesso di rendere verità e giustizia alle loro famiglie, identificando e sanzionando le responsabilità dei singoli, dei governi e delle istituzioni. È l’esistenza di una visione politica propria degli Stati, dell’Europa e della NATO, che condanna alla sparizione i tanti che attraversano il deserto e il Mediterraneo. È difficile ormai nasconderselo: questa frontiera è una grande muraglia che contiene ma allo stesso tempo filtra la mobilità umana, violando così i diritti fondamentali e producendo gerarchie e sfruttamento. Insomma il Mediterraneo è il buco nero di un’Europa che non sa o non vuole essere solidale, presa dall’ossessione del controllo delle sue frontiere e attraversata da rigurgiti nazionalisti, xenofobi e razzisti. Ossessione securitaria e razzismo sono due facce della stessa medaglia e vanno sconfitte attraverso gli strumenti del diritto e della politica. Noi, attivisti, rappresentanti di associazioni di migranti, famiglie dei nuovi desaparecidos, giuristi ed esponenti della società civile riteniamo intollerabile tutto ciò. Per questo ci rivolgiamo ai governi, all’Unione Europea, agli organismi internazionali, ai movimenti, alle organizzazioni non-governative e a tutti coloro che hanno a cuore la dignità e i diritti delle persone. Lo facciamo all’apertura del semestre italiano di Presidenza dell’Unione Europea perché crediamo che il rispetto e la tutela dei diritti umani, che dovrebbero essere il fondamento del progetto europeo, debbano essere costantemente riaffermati e difesi. Le responsabilità vanno chiarite. A tal fine proponiamo la convocazione di un tribu-

nale internazionale di opinione, sulla scia del Tribunale Russell e del Tribunale Permanente dei Popoli, che offra alle famiglie dei migranti scomparsi un’opportunità di testimonianza e rappresentanza; contribuisca ad accertare le responsabilità e le omissioni di individui, governi e organismi internazionali; e fornisca uno strumento per l’avvio delle azioni avanti agli organi giurisdizionali nazionali, comunitari, europei e internazionali. Vogliamo ricostruire la verità, sanzionare i responsabili e rendere giustizia a vittime e famigliari. Rivendichiamo il diritto ad essere informati sul contenuto degli accordi stipulati dagli Stati europei in materia di controllo delle frontiere dei paesi attraversati dalle persone dirette verso l’Unione europea; sulle forme di cooperazione militare e di polizia instaurate tra gli Stati europei e i paesi di origine e transito dei migranti; sulle regole di ingaggio delle forze impiegate nell’attività di ‘contrasto all’immigrazione clandestina’; sui comportamenti effettivamente tenuti da queste forze in occasione delle tragedie avvenute lungo i percorsi dei migranti; sui campi di contenimento e detenzione dislocati nei paesi di passaggio. Dobbiamo interrompere il ciclo di disinformazione che si fa indifferenza e impotenza. Occorre mettere insieme una molteplicità di attori ascoltando, in primo luogo, la voce dei diretti interessati, gli esuli e i migranti, le vittime e i testimoni. Chiediamo che l’Unione Europea adotti tutti gli strumenti necessari per arrestare questo massacro, prevedendo una politica comune di asilo e accoglienza, l’apertura di canali umanitari, laddove sussistano situazioni di conflitto o gravi violazioni del diritto, essenziali per sottrarre le migliaia di migranti all’arbitrio e allo sfruttamento da parte di trafficanti di esseri umani. Chiediamo all’Unione Europea, al Parlamento Europeo e agli Stati Membri l’istituzione di commissioni d’inchiesta sui nuovi desaparecidos, la ratifica della Convenzione ONU sui Diritti dei Lavoratori Migranti e delle loro Famiglie e l’abolizione della cosiddetta direttiva rimpatri del 2008, detta ‘della vergogna’ per il suo contenuto fortemente repressivo. Chiediamo che le istituzioni si impegnino a garantire con tutti gli strumenti disponibili il riconoscimento dell’identità delle vittime e offrano ai loro famigliari un luogo di raccoglimento e cordoglio che restituisca dignità alle persone scomparse. Info e adesioni: nuovidesaparecidos@gmail.com


7

arcireport n. 25 | 17 luglio 2014

migranti/diritti

Piano nazionale accoglienza: luci, ombre e terzo settore dimenticato Luci e ombre nel nuovo Piano Nazionale di Accoglienza approvato giovedì scorso in conferenza unificata. É il commento che arriva dall’Arci, nella giornata di chiusura della ventesima edizione del Meeting Internazionale Antirazzista svoltosi a Cecina Mare (Li). L’Arci apprezza la volontà di programmare gli interventi in materia di accoglienza dei profughi. Si tratta, infatti, di una grande novità. Ma il piano e la copertura economica arrivano in ritardo. Inoltre è un errore politico e strategico continuare a dare centralità alle Prefetture nei coordinamenti regionali. Sebbene sia giusto che il Ministero dell’Interno gestisca gli ingressi alle frontiere e gli invii ai centri di accoglienza sul territorio, sarebbe più corretto ed efficace prevedere sul fronte dei piani locali e

della gestione della prima accoglienza un maggiore protagonismo delle Regioni e degli enti locali, evitando un coinvolgimento delle Prefetture nella gestione diretta e nel coordinamento stesso. Se l’obiettivo è quello di rendere più efficace ed efficiente tutto il sistema, il Piano non riesce ad arginare quanto sta avvenendo con i bandi che le Prefetture stanno espletando per assegnare i posti dei Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS): comportamenti differenziati, gare al massimo ribasso senza alcuna garanzia su standard dei servizi, competenza e affidabilità dei soggetti gestori. Si rischiano, come nel 2011, sprechi di denaro pubblico e conseguenze negative sui territori per i prossimi anni. A tutto ciò si aggiunge l’introduzione di fatto nel nuovo Piano nazionale di 3 livelli (arrivi - primo soccorso; pri-

Unida continua il viaggio di Valentina Itri Ufficio Immigrazione e Asilo Arci Nazionale

Unida Itinerante continua il suo viaggio con successo. La seconda tappa a Caltanissetta ha vantato la presenza di 40 partecipanti, espressione di quasi tutto il territorio siciliano e la terza tappa a Cecina (Li) – in occasione del XX Meeting Internazionale Antirazzista – ha registrato la partecipazione di 30 operatori e operatrici provenienti sia dalla Toscana che dalle regioni del nord (Liguria, Veneto e Lombardia). La prima giornata di formazione ha introdotto i partecipanti alla normativa antidiscriminazione e li ha aggiornati su quella relativa al diritto d’asilo. L’avvocato Carmen Cordaro in Sicilia e l’avvocato Luigi Tessitore in Toscana hanno con passione proposto esempi di discriminazione di cui i richiedenti e titolari di una forma di protezione sono oggi vittime in Italia e descritto quali sono i modi per intraprendere un’azione civile in merito. Il secondo giorno i rappresentanti dell’Unar, la dottoressa Cristiana Russo a Caltanissetta e il dottor Edoardo Fonti a Cecina, hanno introdotto lo strumento della mediazione civile come soluzione alternativa all’azione legale e hanno presentato i lavori dell’Unar per poi lasciare la parola al dottor Paolo Ferrari che attraverso l’uso di slides ha interrogato i presenti sulla difficoltà di discernere una discriminazione da una non discriminazione, abituando e invitando la platea ad abbandonare i pregiudizi. Appuntamento in autunno per le tappe in Puglia e Calabria!

ma accoglienza; seconda accoglienza attraverso Sprar) che, secondo l’Arci, porterà frammentazione, confusione, sprechi ulteriori rispetto alla situazione esistente: si complicano i passaggi alimentando problemi e sovrapposizione tra le diverse amministrazioni. Sarebbe invece auspicabile un sistema unico, attraverso un rafforzamento dello Sprar caratterizzato dalla creazione di una categoria di centri specializzati nella prima accoglienza e un coordinamento da parte delle Regioni di tali centri, assieme a una banca dati unica e sistemi di monitoraggio e verifica unici. Infine, desta sconcerto che il Terzo Settore e le organizzazioni di tutela dei rifugiati non vengono mai citate, nonostante a livello territoriale molto spesso rappresentino le uniche realtà a farsi carico delle risposte concrete.

Fermiamo le stragi! Un appello di Arci, Cgil, Servizio Rifugiati e Migranti FCEI, Lunaria, Medu, Progetto diritti, Senza confine Il Mediterraneo continua ad essere un cimitero. Il luogo nel quale muoiono le speranze di migliaia di persone in cerca di protezione. I governi europei non mostrano alcun interesse, se non attraverso parole di circostanza a seguito di tragedie collettive, nei riguardi della sorte di chi in fuga da conflitti ai quali la comunità internazionale non riesce a dare risposte (la Siria e il Corno d’Africa in primo luogo) intraprende lunghi e rischiosi viaggi alla ricerca di sicurezza per sé e la propria famiglia. L’operazione Mare Nostrum, che è riuscita a salvare migliaia di vita umane in questi mesi, non è certamente lo strumento più adeguato per assumersi le responsabilità che spettano ai Paesi dell’Unione Europea. Anche il nostro Paese, che con questa operazione ha impedito maggiori perdite di vite umane e ha provato a mettere in campo una risposta dopo la strage dello scorso 3 ottobre a Lampedusa, non ha dato finora risposte adeguate alla gravità della situazione, in particolare sul piano dell’accoglienza che rimane confusa, parziale e frammentata. Chiediamo al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, in qualità di Presidente di turno dell’UE, di proporre: 1. l’apertura immediata di canali umanitari con il coinvolgimento delle Nazioni Unite: 2. l’applicazione della Direttiva Europea sulla Protezione Temporanea (2001/55/CE). Chiediamo altresì al Governo italiano di implementare subito un Piano Nazionale per l’Accoglienza, attraverso un coinvolgimento non solo degli enti locali e delle regioni, ma anche delle associazioni e degli enti di tutela.


8

cuba

arcireport n. 25 | 17 luglio 2014

Mappa per Mappa. Cuba a cura di Giuditta Nelli Arci Liguria

Mapas2 è un progetto partecipato composto da due azioni artistiche: Right Here - Proprio qui di Anna Positano e Widespread stares di Impossible sites dans la rue, realizzato dalla sottoscritta. Le prime attività hanno avuto luogo in giugno, a Santa Fe, un quartiere costiero periferico de L’Avana, all’interno del progetto internazionale Santa Fe: Rafforzamento dei servizi socio-culturali per lo sviluppo comunitario. Entrambi i lavori hanno coinvolto abitanti, artisti e istituzioni locali, portando a compimento due interventi site specific. Mapas è promosso da Arci Liguria, Arci e Arcs, con Associazione Hermanos Saìz,

Associazione di cooperazione internazionale Carretera Central e la collaborazione di Istituto Cubano di Arte e Industria Cinematografica - ICAIC, associazione di promozione dociale A-POIS, Associazione Culturale DisorderDrama, Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce. Di seguito due brani che descrivono quanto accaduto. Lascio la parola ad uno dei miei allievi-collaboratori, giornalista, blogger e, fino a un paio d’anni fa, abitante di Santa Fe. Info: mapas2.wordpress.com - www.arciculturaesviluppo.it/blog/2014/06/20/mapas%C2%B2-lavori-in-corso/

Oasis stenopeico di Claudio Pelaez Sordo

Un bambino con una scatola di latta in mano chiede ad una signora di poterla ritrarre: «Sembra impossibile, però è così che facevano le foto tanto tempo fa», incalza il ragazzino. La donna, di un’ottantina d’anni, piuttosto incredula, cede al capriccio del piccolo per compiacerlo, ma dall’espressione del suo volto si capisce che non è convinta, che pensa si tratti solo di un gioco da bambini. Momenti come questo si sono ripetuti varie volte nella borgata di Santa Fe, situata nell’oriente periferico dell’Avana, capitale di Cuba. I bambini ed alcuni adulti coinvolti hanno percorso parte del proprio quartiere, cercando ‘luoghi impossibili’ da registrare utilizzando la fotografia stenopeica, all’interno del progetto proposto dall’artista italiana Giuditta Nelli. Gli stessi protagonisti del laboratorio urbano all’inizio quasi faticarono a credere che una scatola di latta con un huequito (piccolo foro) potesse catturare un’immagine. Ci fu un momento nel quale i più giovani, attenti e incuriositi, dissero:«Naaa! É una bugia. Credono che, siccome siamo piccoli, possono venire qui a prenderci in giro». Quando cominciarono a caricare le proprie, rustiche macchine, però, furono presi dal desiderio ansioso di fare foto.

Nel cinema Oasis si installò la camera oscura, che servì da base delle operazioni necessarie a mettere la carta sensibile nella scatola e - dopo lo scatto - realizzare la stampa dell’immagine. Quasi tutti scattarono la prima foto di fronte al cinema, per tornare di corsa in camera oscura e ‘rivelare’ l’immagine. Fu a quel punto che arrivò il momento del ‘bagliore’. Quando i ragazzi videro l’immagine emergere sulla carta bianca, l’incredulità scomparve e tutti esultarono. Davanti a coloro che li guardavano con le lattine nelle mani potevano anche sembrare matti, ma, forti dell’apparizione dell’immagine, si convincevano d’essere fotografi ‘all’antica’. Vivere la magia stenopeica li spinse a caricare di nuovo la propria scatola fotografica, per cercare un ‘luogo impossibile’. In dieci giorni di atelier è difficile pensare un luogo impossibile o può essere impossibile sentire di volerlo condividere. La cosa certa è che a Santa Fe, villaggio di pescatori al quale la fotografia stenopeica trucca la sua ruggine, molti ragazzi sono rimasti a sognare con la fotografia, sentendosi fotografi. Altri se ne sono andati, con la propria scatola ancora carica, continuando a cercare questo loro sito impossibile.

Una mattina di lavoro a Santa Fé di Anna Positano

Un cane si stiracchia pigramente in cima al tetto di una villetta anni cinquanta, prima che faccia troppo caldo. Un contadino vende i suoi manghi a voce alta lungo la strada, seduto sopra il suo carretto di legno, la pelle bruciata dal sole. Un cavallo esce dalla porta di casa, aiutato da un paio di uomini che lo guidano verso la strada principale del quartiere, a un passo dal mare. Il vicino di casa appena sveglio dà da mangiare al suo piccione con una cura tutta particolare. Questa è l’immagine quotidiana di una mattina a Santa Fé. Col mio zaino gigante, sotto un sole che in un paio d’ore sarà insopportabile, cerco un mezzo che mi porti a destinazione. Un bici-taxi passa flemmatico lungo l’isolato vicino a casa mia: mi aggiudico una corsa fino al terreno di Benvenido, un frutteto meraviglioso che si trova a sud di Santa Fé. È un posto fresco e silenzioso, ombreggiato dalle foglie di banano; perfetto per realizzare i video del mio progetto, in cui sei abitanti di Santa Fé raccontano la loro città. Ricardo, uno dei partecipanti, mi attende all’angolo della strada vicino al frutteto: oggi è il suo turno di fronte all’obiettivo. Sembra che

sia nato per fare questo. In realtà è un ballerino professionista e un poeta che lavora alla Casa de la Cultura di Santa Fé. Nel video gli chiedo di raccontare qualcosa dei luoghi che mi ha portato a visitare durante la prima fase del lavoro, quella in cui ho tracciato la mappa della città e i percorsi effettuati con gli abitanti. Ricardo parla della guarderia, l’asilo, grazie al quale donne e uomini della comunità possono andare a lavorare mentre i figli ricevono un’educazione; sempre in tema di educazione fa riferimento alla scuola elementare Fé del Valle, abbandonata perché a rischio crollo, che spera che un giorno diventi un centro culturale e ricreativo. Infatti cultura e divertimento non sono concetti antitetici a Cuba. Non è edutainment, beninteso; è che, in uno dei Paesi più alfabetizzati del mondo, la cultura alta è anche popolare e diffusa. Ciò che emerge dalle sue parole è un fortissimo attaccamento alla terra e alla comunità, un ragionamento su ‘noi’ e non su ‘io’. Anzi, ‘noi’ e ‘io’ sono equivalenti. È un concetto più che quotidiano, qui, come il cavallo che esce dalla porta di casa o i cani sul tetto. Finisco di mettere a posto l’equipaggiamento, mentre Ricardo fuma una sigaretta senza filtro.


9

arcireport n. 25 | 17 luglio 2014

economia/europa

Ecofin: tassa sulle transazioni finanziarie, la Coppa del Mondo che l’Italia può ancora vincere

La campagna ZeroZeroCinque: ‘L’italia sia leader in Europa nella lotta alla speculazione e alla povertà’ Alla vigilia del primo Ecofin del semestre di Presidenza italiana, oltre 50 organizzazioni della società civile italiana aderenti alla campagna ZeroZeroCinque, assieme a molte altre realtà afferenti alle RobinHoodTax Campaigns di tutta Europa, hanno chiesto al Premier Renzi e al Ministro Padoan un impegno dell’Italia volto a raggiungere un accordo per l’adozione di un’efficace tassa sulle transazioni finanziarie (TTF), detta anche RobinHoodTax. La campagna ZeroZeroCinque ha scelto un modo originale per far pervenire la richiesta: il 7 luglio in piazza Montecitorio, a Roma, è stato realizzato un flash mob che ha messo in scena un allenamento del ‘capitano’ Padoan alla presenza del suo coach Robin Hood e di una rappresentanza degli oltre 780mila ‘tifosi’ del RobinHoodTax Team: i cittadini di tutto il mondo che hanno sottoscritto un appello in favore della TTF europea. L’Italia è infatti oggi alla guida di una squadra composta da altri 10 paesi europei che hanno già espresso la loro volontà di definire una versione condivisa della TTF. Secondo le associazioni che aderiscono alla campagna, questa tassa, che va concepita in modo da colpire gli abusi della finanza, può essere in grado di recuperare risorse da investire in Europa e nel mondo per la lotta alla povertà e ai cambiamenti climatici, e rappresentare un importante passo in avanti per garantire ai Paesi europei che la adotteranno un ruolo da campione nella lotta alla speculazione e alla povertà.

«Nella partita che si giocherà sul campo delle riforme economico-finanziarie nei prossimi sei mesi, l’Italia e la squadra degli 11 Paesi europei pro Robin Hood Tax può davvero raggiungere un traguardo di portata storica per una maggiore giustizia sociale e fiscale - afferma Andrea Baranes, tra i promotori della Campagna presenti in piazza Montecitorio - è però necessario che la TTF sia concepita in modo da avere un reale impatto sulla speculazione finanziaria. Per questo chiediamo che la tassa si applichi alle azioni e già dalla sua prima fase a un ampio spettro di strumenti derivati, con principi di tassazione che garantiscano un solido assetto anti-evasione. Inoltre è importante che sin dall’inizio venga prevista l’estensione graduale dell’imposta a tutte le classi di strumenti finanziari, tramite una road map chiara e legalmente vincolante» conclude Baranes. «La TTF non è l’ennesima tassa che va a gravare sulle tasche dei cittadini o piccoli risparmiatori -

aggiunge Leonardo Becchetti, portavoce della campagna ZeroZeroCinque - ma un’imposta che rende svantaggiose pratiche altamente speculative sui mercati, e quindi colpisce le operazioni ad alta frequenza sconnesse dall’economia reale e con ricadute sociali negative. La finanza ha potenzialità enormi e può fare di più, molto di più. Deve essere al servizio dell’economia reale e non autoreferenziale. Un euro può finire nella slot machine del trading ad alta frequenza o alimentare fondi di garanzia per investimenti di microfinanza o a piccole e medie imprese moltiplicando la creazione di valore economico e finanziando programmi per la sostenibilità ambientale e la lotta alla povertà qui in Italia e nel mondo. L’inversione di tendenza inizia dalla tassa sulle transazioni finanziarie. Il fine dei mercati finanziari non è aumentare all’infinito la loro velocità ma il servizio all’economia reale». Nella lettera al Premier Renzi e al Ministro Padoan la campagna ZeroZeroCinque e le altre RobinHoodTax Campaigns chiedono infatti all’Italia e agli altri stati europei di assumere l’impegno politico di destinare i proventi della TTF per la lotta alla povertà e per il contrasto ai cambiamenti climatici in Europa e nei Paesi in via di sviluppo maggiormente colpiti dalla crisi. www.zerozerocinque.it


10

arcireport n. 25 | 17 luglio 2014

daiterritori

‘Dai valore al tuo circolo’ Una campagna di mutualità interna dei circoli Arci in Liguria In questi anni si è discusso spesso della tutela e dello sviluppo delle nostre basi associative. Anche in occasione dell’ultima campagna congressuale nazionale il tema è stato richiamato più e più volte. Dal 2013, il consiglio regionale di Arci Liguria ha avviato una riflessione importante per individuare le priorità per uno sviluppo credibile e fattibile del nostro associazionismo, giungendo alla proposta di creare un fondo di garanzia per l’accesso al credito da parte delle basi associative. Si tratta, per certi versi, della ‘scoperta dell’acqua calda’: ogni circolo versa in un apposito conto corrente una quota di adesione. Queste quote vengono moltiplicate per tre da parte di Banca Etica e nel 2015 Arci Liguria disporrà di una importante somma da destinare ai circoli per il loro sviluppo e il loro consolidamento. Ma, cosa ancora più importante, ci sarà la possibilità di utilizzare queste risorse per la nascita di nuove realtà associative. Di questi tempi, almeno in Liguria, nessun soggetto istituzionale e/o del privato mette a disposizione risorse importanti per tale scopo. C’è poi un ulteriore valore aggiunto: con questo fondo andiamo a facilitare l’annoso problema delle garanzie personali dei dirigenti e/o dei soci. In sostanza si porta alla banca una cospicua somma che, al tempo stesso, permette l’effetto moltiplicatore e una parte della garanzia. Il meccanismo è molto semplice: ogni circolo può versare nel fondo quote del valore di € 200. Queste rimangono formalmente di proprietà del circolo che però deve mantenerle nel fondo

per un periodo minimo di tre anni. La partecipazione al fondo è quindi la condizione necessaria per accedere ai finanziamenti che potranno essere richiesti ogni anno entro il 31 gennaio. Dopo una prima istruttoria del comitato territoriale e una seconda, definitiva, del comitato regionale, la pratica verrà formalmente comunicata alla Banca a cui spetterà l’ultimo giudizio. Stiamo parlando di cifre importanti: € 200 a circolo (in Liguria sono circa 350) potrebbe significare una raccolta di circa € 70mila che moltiplicato per tre porterebbe ad una disponibilità di circa € 210mila. Il consiglio regionale di Arci Liguria è poi intenzionato a proporre al Consiglio nazionale di concorrere al fondo regionale con le stesse modalità richieste al circolo, ossia versare una quota che rimane di proprietà del nazionale ma vincolata per almeno tre anni. Perché? Perché l’Arci Liguria la ritiene una azione significativa che va a ‘premiare’ una buona prassi territoriale e che, al contempo, può considerarsi una buona azione in termini federalisti. Con la creazione del fondo sono state date gambe concrete, senza tanti fronzoli e discussioni talvolta inutili, a tre principi fondanti della nostra associazione: la mutualità, il federalismo e la replicabilità (o disseminazione). L’augurio ora è che il nuovo gruppo dirigente nazionale voglia recepire questa innovazione e sostenerla per il bene dei circoli. Nei prossimi giorni sul sito www. arciliguria.it sarà possibile trovare tutte le informazioni dettagliate. presidenza@arciliguria.it

Saperi&Sapori con l’ArciPelago Sabato 19 luglio dalle ore 20 il centro storico di Valenzano (BA) sarà teatro della quarta edizione di Saperi&Sapori, la manifestazione organizzata dal circolo l’ArciPelago, con il patrocinio del Comune di Valenzano e dell’Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo della Regione Puglia. Il consumo critico è il tema centrale della quarta edizione dell’evento: Co.Co.Co., la Coscienza del Consumo Consapevole parte da una riflessione sullo spreco delle risorse, soprattutto in campo alimentare. Il centro storico di Valenzano vedrà l’alternarsi di stand dedicati alle realtà che sul territorio pugliese già lavorano verso la

formazione di un nuovo pensiero consapevole. Il borgo si trasforma in cassa di risonanza per tutte le piccole realtà - sociali e produttive - che parevano marginali rispetto alla vita quotidiana e che oggi traggono nuova linfa dalla conclamata insostenibilità dell’attuale sistema economico-finanziario. Spazio anche agli eventi culturali, con numerosi artisti che allieteranno la passeggiata fra le vie del centro storico e una mostra a cura dalla bottega d’arte Atelier12. Accanto ai saperi, spazio ai sapori ereditati dalla ‘cultura contadina’ valenzanese e dalla tradizione italiana. www.arcivalenzano.it

in più DIRITTI CONTATI RIVA DEL GARDA (TN) Quar-

to appuntamento con Diritti contati di Arci Alto Garda: il 18 luglio alle 20.30 nella Sala della Comunità si dà il via a Sulla scena del Diritto, incontro in tre atti che permetterà di fare un sopralluogo e un’analisi del crimine, raccogliendo prove e ascoltando testimonianze. Con la collaborazione di Grenzland – Terra di confine sarà presentato Dove sono Jim e Rodrigo? storia di due bambini nel dramma della dittatura cilena. Sarà possibile ascoltare la testimonianza di Patricia Christie, sorella di Jim, che ha raccontato questa storia di coraggio e tenacia in un regime sanguinario. Ingresso libero. fb ARCI Alto Garda

reCyprocity CATANIA L’Arci Melquiades pro-

muove, in occasione del 40° anniversario dell’invasione turca a Cipro, la mostra fotografica ReCyproCity. Il progetto ha visto la collaborazione di quattro giovani volontari dell’Arci Melquiades di Catania e altrettanti attivisti ciprioti dell’associazione Politistiko Ergastiri, che hanno scattato numerose fotografie che documentano la situazione in cui vive da quarant’anni l’isola a metà tra il Mediterraneo e il Medio Oriente e la popolazione, divisa tra turchi e greci. La mostra sarà visitabile presso la Libreria Vicolo Stretto fino al 22 luglio. fb Arci Melquiades

CINEMA INTORNO AL VESUVIO NAPOLI Torna la rassegna estiva

Cinema intorno al Vesuvio, l’attesa manifestazione cinematografica organizzata dall’Arci Movie che ogni anno si svolge nello scenario del parco urbano di San Sebastiano al Vesuvio. Una vera e propria arena cinematografica all’aperto, fin dalle prime edizioni caratterizzatasi come luogo di socializzazione e di intrattenimento, ma anche come autentico presidio culturale sul territorio vesuviano, grazie ad una programmazione che coniuga titoli di impatto spettacolare con altri più ricercati e meritevoli di essere riscoperti sotto le stelle. Prossimo appuntamento in programma con La gente che sta bene di Francesco Patierno. La rassegna andrà avanti fino agli inizi di settembre. www.arcimovie.it


11

arcireport n. 25 | 17 luglio 2014

Tirana-Modena, Cinema & Memories Una settimana di incontri con registi prima di imbarcarsi di Yvette Nina Enomana associazione Voice Off

La prima settimana del progetto Tirana-Modena, Cinema & Memories promossa dalle associazioni MoXa (Modena per gli altri) e VoiceOff con la collaborazione di Arci Modena, si è conclusa la mattina del 15 luglio all’alba, sulla banchina della stazione di Modena, dove i 12 ragazzi partecipanti (albanesi e italiani) hanno preso il treno che li condurrà verso la parte più ‘dinamica’ del progetto: quella in cui dovranno imbarcarsi su una nave e girare un film documentario, senza aver potuto pianificare nulla, perché ciò che succederà in mare o chi sarà lì pronto ad attraversarlo, nessuno può saperlo. Questa settimana è stata fonte inesauribile di stimoli e suggestioni per quel che riguarda i rapporti tra i due paesi in questione, i quali, da sempre l’uno di fronte all’altro, talvolta si son guardati, a volte hanno preferito chiudere gli occhi, e altre volte hanno preteso di distorcere la realtà ora dell’uno ora dell’altro. I ragazzi hanno avuto l’irripetibile possibilità di ascoltare le testimonianze di persone come Fatos Lubonja, che ha passato gran parte della propria esistenza tra le mura di una prigione comunista e di osservare i meravigliosi ed emozionanti frammenti di un film documentario come Anja - la nave, hanno inoltre potuto parlarne, analizzarli grazie alla preziosa partecipazione del regista Roland Sejko. I partecipanti hanno inoltre scoperto il mondo degli Italiesi grazie a testimonianze dirette e al monologo teatrale scritto e interpretato da Saverio La Ruina; il giornalista Antonio Caiazza, giornalista Rai del Friuli Venezia Giulia, ha presentato loro il suo ultimo romanzo La notte dei vinti, dopo essersi intrattenuto con i ragazzi sulle vicende storiche che legano i due paesi. Il docente e ricercatore universitario presso l’università di Modena e Reggio Emilia e selezionatore per il Festival del Cinema dei Popoli Vittorio Iervese ha per primo introdotto il discorso sul cinema del reale, portato avanti da relatori d’eccezione parallelamente a quello storico-culturale. Daniele Gaglianone, il regista che affiancherà i partecipanti durante le riprese sul traghetto, ha regalato ai ragazzi, attraverso la visione e l’analisi del suo ultimo film La mia classe, un’importante riflessione sull’emigrazione, sulla nostalgia di casa, sul sentirsi stranieri, ma anche e soprattutto una riflessione sul cinema stesso, un cinema che può guardarsi e includersi nel processo narrativo. E ancora, hanno fornito spunti molto interessanti il regista casertano Pietro Marcello, il critico cinematografico Goffredo Fofi e lo sceneggiatore napoletano Maurizio Braucci. La seconda parte dello scambio si svolgerà a Tirana a fine settembre, e consisterà nel montaggio del materiale girato in questi tre giorni in alto mare, coordinata dal regista Kujtim Casku, e un’anteprima dei lavori sarà diffuso l’ultimo giorno dell’Human Rights Festival. www.arcimodena.org

CIneBO: racconti sul cibo al cinema Sarà il cibo l’ospite d’onore della quarta edizione di Filmando a Figuralia - CIneBO: racconti sul cibo al cinema, il festival nazionale di cortometraggi promosso da Arci Bologna che sfida la creatività e la visionarietà dei giovani videomaker ogni anno su un tema diverso. Sono svariati i temi cui i videomaker potranno ispirarsi per realizzare la loro opera. Il concorso è organizzato in collaborazione con Circuito 051 (il network dei circoli giovanili Arci della provincia di Bologna) e con il contributo della regione Emilia-Romagna, e si rivolge ai videomaker, in erba o più esperti, dai 14 ai 35 anni. Gli autori potranno utilizzare ogni forma d’espressione per raccontare la propria idea di cibo: dal reportage allo spot, dalle interviste al corto di finzione. Le opere dovranno avere una durata minima di 3 minuti e una massima di venti minuti e ogni partecipante potrà presentare massimo tre video, anche già proiettati in altri concorsi. I partecipanti dovranno caricare le opere sul sito festival.movibeta.com entro lunedì 17 novembre 2014. La serata di premiazione si terrà a dicembre 2014 al circolo Arci Kino di Pieve di Cento. Info e regolamento su www.arcibologna.it

daiterritori

Le iniziative per don Gallo e Carlo Giuliani Il 20 luglio dello scorso anno è stata la prima volta in Piazza Alimonda senza don Gallo. Ma quest’anno genovesi e non potranno sentirsi vicini all’indimenticabile ‘Gallo’ venerdì 18 luglio, dalle 17 fino a tarda sera, ai festeggiamenti con la Comunità di San Benedetto per l’inaugurazione di piazza don Andrea Gallo, nel cuore del ghetto a lui tanto caro. Di seguito invece il programma delle iniziative per il tredicesimo anniversario dell’uccisione di Carlo Giuliani. Sabato 19 ore 10, all’Impianto Sportivo Cà de Rissi di Genova-Molassana, torneo ‘Carlo Giuliani 2014’ per squadre di calcio a 5, la cui premiazione avverrà in serata. Organizza il Centro Sociale Pinelli. Nel pomeriggio – ore 15.30 nella Sala della Regione, in piazza De Ferrari – dibattito dal titolo La Fortezza Europa, repressione e criminalizzazione delle lotte sociali: che fare?, organizzano Comitato Piazza Carlo Giuliani, Osservatorio sulla Repressione e Legal Team Italia. Introduce Francesco Barilli, coordinatore di www.reti-invisibili.net, interverranno Alessandra Ballerini, avvocato di strada; Charlie Barnao sociologo, Università di Catanzaro; Italo Di Sabato coordinatore Osservatorio sulla Repressione; Nicoletta Dosio insegnante No Tav; Lorenzo Guadagnucci, giornalista, Comitato Verità e Giustizia per Genova; Gilberto Pagani avvocato, Presidente Legal Team Italiam e Salvatore Palidda sociologo, Università di Genova. Domenica 20 luglio, ore 14.30, piazza Alimonda, Per non dimentiCarlo con musica – sul palco si alterneranno Luca Lanzi, Alessio Lega, Marco Rovelli con Jovica Jovic, Renato Franchi e l’Orchestrina del suonatore Jones, Malasuerte FI SUD, LRB Liberdade, Kaosforcause, Pierugo&Marika – intervallata da alcuni interventi. Organizza, come sempre, il Comitato Piazza Carlo Giuliani con il sostegno di Arci Liguria. Seguirà una cena presso il Centro Sociale Pinelli, via Fossato Cicala. www.arciliguria.it


12

arcireport n. 25 | 17 luglio 2014

culturascontata i tanti vantaggi della tessera Arci

w w w. a r c i / a s s o c i a r s i . i t a cura di Enzo Di Rienzo

Visite al Palazzo Ducale e alla Torre Grmaldina Genova Palazzo Ducale, fino al 31 agosto. Tra arte, storia e curiosità,un percorso dal Medioevo all’Età Moderna per scoprire gli ambienti storici del Palazzo dei Dogie le due installazioni di arte contemporanea: Iridescent Planet di Tomás Saraceno nel Cortile Maggiore; Transformer No. M208 di Andrei Molodkin nel Salone del Maggior Consiglio e nella Cappella del Doge. www.palazzoducale.genova.it

Dreamings. L’Arte aborigena incontra de Chirico Roma Museo Carlo Bilotti, fino

al 2 novembre. Sensibilizzare il pubblico europeo nei confronti dell’arte indigena australiana, una delle più brillanti espressioni dell’arte attuale, contrastando la tendenza a interpretarla in termini puramente etnografici; collegare la pittura aborigena australiana Western Desert all’arte contemporanea, in particolare al contenuto metafisico dell’arte di de Chirico e alla sua concezione del mondo e della natura dell’essere: questi i messaggi più significativi e originali di Dreamings. L’Arte Aborigena Australiana incontra de Chirico. www.museocarlobilotti.it

Arrigo Musti - Impop Roma Musei di Villa Torlonia

- Casina delle Civette, fino al 28 settembre. Una prospettiva artistica contemporanea che fonde il classico e il moderno, attraverso una provocatoria serie di opere, istallazioni, maioliche e oggetti di design. Il lavoro di Arrigo Musti ha un fil rouge che lo ha sempre contraddistinto, dato dalla visione in chiave sociale dell’arte e del design. www.museivillatorlonia.it

Parallelo 10. dodici artisti venezuelani contemporanei Roma Museo Pietro Canonica,

fino al 22 luglio. Il nome della mostra si ispira alla linea immaginaria che interseca il meridiano 70 su territorio venezuelano e che identifica la regione degli artisti espositori, lo Stato di Lara. Ognuno di questi ha sviluppato un personale linguaggio artistico pittorico che racconta la poliedricità del Venezuela di oggi. www.museocanonica.it

società

Nutrire il Pianeta, rispettare i diritti Il progetto ‘Qualità del lavoro’ di Sergio Giovagnoli Arci

Secondo i dati forniti dall’Istat, per un salario che può arrivare anche alla soglia minima di due euro e mezzo lavorano in Italia circa 400.000 immigrati in agricoltura. Dovrebbero riceverne almeno 8,60 per una giornata di 8 ore e non dovrebbero essere taglieggiati per raggiungere i campi o per avere una bottiglia d’acqua. Per cercare risposte nuove, in collaborazione con chi si impegna per i diritti dei lavoratori migranti e anche con le imprese sane che applicano i contratti, l’Arci ha avviato il progetto Qualità del lavoro, in partenariato con AIAB e CGIL (con il sostegno di OSF e l’adesione dell’ANCI), al fine di sperimentare un sistema di certificazione partecipata delle imprese che impiegano regolarmente lavoratori italiani e stranieri, in particolare nel settore agro alimentare. L’obiettivo è quello di contrastare il supersfruttamento e i fenomeni di caporalato che colpiscono i lavoratori agricoli migranti e non solo. Non vuol essere l’ennesimo bollino da aggiungere alle etichette dei prodotti agro alimentari quanto una opportunità concreta per sostenere la commercializzazione di prodotti provenienti da imprese oneste che rispettano i diritti dei lavoratori, l’ambiente e i diritti dei consumatori. La scommessa di questa iniziativa sta nel tentativo di andare oltre le tradizionali forme di certificazione per le imprese proposte da professionisti impegnati a valutare carte e procedure standardizzate. L’idea di qualità lavoro si fonda sul processo partecipativo attivato dagli attori delle comunità locali impegnati sulla catena agricoltura-cibo-lavoro-diritti. Per motivare e sostenere le imprese sane non bastano le parole e i bollini sui prodotti. Occorrono canali di commercializzazione etica dedicati da attivare attraverso la costruzione di relazioni con la pluralità dei soggetti che vanno dalla grande distribuzione organizzata ai gruppi di acquisto solidale, ai mercati rionali fino alle mense pubbliche e private. Accanto e a sostegno di ciò ci sara’ bisogno di una lunga campagna di sensibilizzazione dei consumatori affinché siano loro stessi a pretendere prodotti sani e socialmente giusti. In questo momento di crisi e di impoverimento dei ceti popolari potrebbe sembrare fuori luogo predicare un mangiare sano e giusto per chi non arriva alla

fine del mese. Ma proprio qui sta la sfida, nel rilanciare un settore agricolo e la distribuzione dei suoi prodotti come volano di una nuova economia sostenibile e solidale che colpisca le intermediazioni speculative, combatta gli sprechi e sia in sintonia con l’innovazione che non coincide con il combinato di chimica e caporalato. La prima fase di sperimentazione è stata avviata in Calabria, nei territori dei comuni di Rosarno e Gioia Tauro. I risultati sono confortanti in termini di interesse da parte di una platea di soggetti che vanno dalle imprese, alle istituzioni locali interpellate, fino ai rappresentanti dei migranti, delle loro associazioni e dei sindacati. Dopo questa prima limitata sperimentazione il progetto intende procedere verso un allargamento della base delle imprese investite dalla certificazione al fine di accumulare una consistente quantità di conoscenze da mettere a disposizione della stesura finale del protocollo di certificazione. Di tutto ciò si discuterà a Roma, in un incontro pubblico, il prossimo 24 luglio.

arcireport n. 25 | 17 luglio 2014 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Carlo Testini Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 18 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.