Arcireport n 26 2014

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arcireport

settimanale a cura dell’Arci | anno XII | n. 26 | 24 luglio 2014 | www.arci.it | report @arci.it

Se questo è un uomo. Racconto di un’umanità che vive a Gaza di Alessandra Magda volontaria Arci Servizio civile in Palestina

«Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case», quando 135mila persone a Gaza hanno perso le loro. Molte sono state rase al suolo dai bombardamenti israeliani. Chi è sopravvissuto ha avuto la ‘fortuna’ di ricevere il preavviso di un missile lanciato sul tetto, che qualche volta ha ammazzato, ogni tanto ha anche salvato. Altri hanno ricevuto la chiamata preventiva da parte di Israele: «Stiamo per bombardare casa vostra». Un minuto, cinque, un quarto d’ora, mai abbastanza per dire addio a una casa e, con essa, a una vita. Poi c’è chi è dovuto fuggire dalla propria abitazione, a partire dal 17 luglio, data in cui ai bombardamenti aerei si è aggiunta l’operazione via terra: colpi sparati a distanza ravvicinata, distruzione di case, scuole e ospedali, un esercito che avanza, uccide e occupa. «Voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e i visi amici», quando a Gaza 1,2 milioni di persone (su 1,8 milioni) sono senza acqua o ne dispongono in modo limitato, sono senza corrente né carburante per azionare i generatori. L’iftar, il pasto con cui si rompe il digiuno durante il mese di Ramadan, a volte può diventare per gli sfollati una scatoletta di tonno da dividere tra tutta una famiglia. Quando qualcuno

a Gaza esce di casa non sa se tornerà e ritroverà i volti delle persone care. Di certo non ritroverà più il loro sorriso, perso sotto le macerie di questo massacro. «Considerate se questo è un uomo, che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per mezzo pane, che muore per un sì o per un no». Lavora nel fango per cercare di recuperare corpi intrappolati sotto le macerie, si nutre della speranza flebile di trovare qualcuno ancora vivo. A Shujahyea, quartiere di Gaza City, il 20 luglio si è svolta la giornata più sanguinaria dall’inizio del conflitto: una strage di uomini, donne e bambini ai quali le ambulanze, sotto l’incessante fuoco israeliano, non hanno potuto prestare soccorso per ore. Il proiettile di un cecchino ha raggiunto quest’uomo, nel tentativo disperato di riportare qualcuno alla vita. «Considerate se questa è una donna senza capelli e senza nome, senza più forza di ricordare, vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d’inverno». Non ha un nome, ma costituisce un numero, senza identità né umanità: l’esercito israeliano attribuisce numeri ai bersagli da colpire. Il grembo è freddo per aver perso i propri figli: 166 bambini sono morti

dall’inizio dell’attacco, con una media di un bambino all’ora, ‘effetti collaterali’ di un conflitto che lascia i suoi occhi di madre asciutti dopo le troppe lacrime. «Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore, stando in casa andando per via, coricandovi, alzandovi; ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi». Ironia della sorte che queste parole parlino di un’altra strage, la shoah. Ricordano che nessuna strage di esseri umani è legittima, nessuna ragione accettabile. Non lo è la paura di nuove shoah, non lo è il diritto di Israele a difendersi, scusa con cui l’esercito continua a colpire civili indifesi. Scolpite queste parole nel vostro cuore, non dimenticate quanto sta accedendo in questa parte del mondo, mai abbastanza lontana perché possiate trascorrere la vostra vita tranquilla, come se niente fosse. Questa a Gaza è una strage ancora in corso: 693 vittime e 4.519 feriti, numeri che continuano a crescere ogni ora. Non possiamo dimenticarcene e non possiamo rimanere in silenzio. Considerate se questi sono esseri umani e se voi siete esseri umani.


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palestina

Siamo tutti gazawi di Manuela Ecate volontaria Arci Servizio civile in Palestina

«M. come stai? Come sta la tua famiglia?» - Una chiamata segue l’altra allo stesso incessante ritmo dettato dal sopraggiungere di notizie. Notizie che riportano numeri. Numeri che erano vite: anziani, donne, uomini e bambini. Centoventuno bambini. C’era una scuola e una piccola aula dove alcuni di quei bambini provavano a costruirsi un’esistenza che, se non spensierata, conservava lo spazio del gioco e un luogo in cui trovare un abbraccio e un sorriso. Boom! La scuola non esiste più e tu, che a lavorare qui non sei certo venuto per la crisi occupazionale del tuo Paese, quell’esplosione la senti fin dentro il cervello. Negli ultimi cinque anni la popolazione di Gaza è stata brutalmente attaccata tre volte. Tre devastanti operazioni militari dai nomi altisonanti che tanto impropriamente utilizzano i termini di ‘difesa’ e ‘protezione’. Ma da chi? E per chi? Oltre alle scuole anche gli ospedali sono stati colpiti: medici, infermieri

e volontari lavorano incessantemente da giorni senza tregua, senza stipendio e senza sonno. Alcuni tra loro rilasciano interviste, lanciano appelli riponendo fiducia in un’umanità che di certo non può restare silente, non può restare immobile perchè nella voce ferma e determinata del Direttore dell’ormai quasi inesistente ospedale Shifa di Gaza trova il coraggio di credere che non tutto sia perduto ma che la sua azione vada supportata. A seguito dell’inizio della operazione Protective Edge, il Ministero della Salute ha dichiarato lo stato di emergenza a Gaza, riferendo dell’assenza di moltissimi materiali necessari alla cura dei feriti. Il Ministero della Salute e l’Organiz-

Dichiarazione di associazioni artistiche palestinesi «Noi lavoratori della cultura che rappresentiamo la maggior parte delle organizzazioni artistiche palestinesi, condanniamo l’attacco e l’aggressione a Gaza di Israele e l’uccisione e mutilazione indiscriminata di civili, tra cui molte donne e bambini. Come artisti l’arma più potente che abbiamo è la nostra capacità di recitare, sognare, immaginare. Le forze dell’oppressione hanno paura di questa arma, perché finché siamo capaci di immaginare un altro tipo di realtà, abbiamo il potere di perseguirla - una Palestina libera e giusta..... » Per oltre sei decenni i palestinesi sono stati sistematicamente privati delle loro terre, acqua, e libertà di movimento. Gli insediamenti continuano, un muro viene eretto sulla terra occupata e Gaza è da più di sei anni stretta da un assedio soffocante. Questi crimini vanno condannati e contro di essi bisogna agire immediatamente. Tra i nostri compagni ci sono istituzioni che continuano a lavorare a Gaza, malgrado tutte le sofferenze, usano la musica, il teatro, il dramma per capire, elaborare, educare

e mobilitare. Noi siamo con loro e vi chiediamo di fare altrettanto. Mentre ancora una volta i Governi voltano le spalle, nel mondo le popolazioni alzano la loro voce, scendono in strada e rifiutano di lasciare a soffrire in silenzio la popolazione di Gaza. Sollecitiamo i nostri colleghi, amici e partners a non tacere e ad unirsi a noi nella protesta. Ci appelliamo al mondo per esercitare su Israele una pressione affinché metta fine al blocco di Gaza. In particolare ci appelliamo ai nostri amici artisti e alle organizzazioni culturali perché condannino l’attuale aggressione contro Gaza e l’occupazione della Palestina con petizioni, proteste, dichiarazioni. Inoltre vi sollecitiamo ad agire, sostenendo il boicottaggio culturale ed accademico di Israele (PACBI), in tal modo rifiutando di essere complici nella attuale occupazione e apartheid. Insieme possiamo trasformare la disperazione in determinazione e le forze di divisione in unità. Questo è in nostro potere. Sottoscrivono i membri fondatori del Palestinian Performing Art Programme (PPAN)

zazione Mondiale della Salute (OMS) hanno quindi attivato una operation room a cui partecipano i principali attori coinvolti nella fornitura di cure mediche nella Striscia di Gaza con il compito di monitorare i bisogni del sistema sanitario relativo a, tra gli altri, medicine e materiali sterili e monouso, produrre ed aggiornare le liste delle priorità, coordinare con le autorità israeliane le spedizioni dalla Cisgiordania a Gaza degli aiuti umanitari, distribuire il materiale raccolto tra le strutture di assistenza sanitaria ancora operative nella Striscia. In risposta alla dichiarazione di stato di emergenza del Ministero della Salute palestinese e alla richiesta di un aiuto urgente e concreto, le ONG firmatarie si sono riunite e hanno deciso di lanciare una raccolta fondi nazionale ed internazionale allo scopo di raccogliere donazioni per l’acquisto di medicinali ed altri materiali sanitari. A dieci giorni dall’avvio della campagna, grazie alle donazioni pervenute, è stato possibile ordinare ventimila euro tra farmaci e prodotti monouso che verranno consegnati tra oggi e domani direttamente all’ospedale Shifa di Gaza City. Lo stato di emergenza però non solo continua ma si aggrava; in due settimane sono stati uccisi 600 palestinesi e, mentre il Ministro della Giustizia israeliano Tzipi Livni dichiara che «un cessate il fuoco non è vicino», medici, giornalisti, volontari e attivisti continuano a restare al fianco della popolazione gazawi. Nelson Mandela diceva «La libertà è una sola: le catene imposte a uno di noi pesano sulle spalle di tutti». Non dimentichiamolo. Non dimentichiamoli. Siamo tutti gazawi.


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solidarietàinternazionale

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Embargo militare verso Israele, appello di 98 premi nobel, artisti e intellettuali di tutto il mondo «All’instaurarsi di un rapporto di oppressione, la violenza ha già avuto inizio. Mai nella storia la violenza è partita dagli oppressi…non ci sarebbero gli oppressi se non ci fosse stata prima una violenza per stabilire la loro sottomissione» (Paulo Freire). Israele ha ancora una volta scatenato tutta la forza del suo esercito contro la popolazione palestinese imprigionata, in particolare nella Striscia di Gaza assediata, in un disumano e illegale atto di aggressione militare. L’assalto in corso di Israele su Gaza ha finora ucciso centinaia di civili palestinesi, ne ha ferito migliaia e ha devastato le infrastrutture civili, comprese quelle del settore sanitario. La possibilità di Israele di lanciare impunemente attacchi così devastanti deriva in gran parte dalla vasta cooperazione militare e compravendita internazionale di armi che Israele intrattiene con governi complici di tutto il mondo. Nel periodo 2008/2019, gli Stati Uniti forniranno a Israele aiuti militari per 30 miliardi di dollari, mentre le esportazioni

militari israeliane verso il mondo hanno raggiunto la cifra di miliardi di dollari all’anno. Negli ultimi anni, i paesi europei hanno esportato in Israele miliardi di euro in armi e l’Unione europea ha concesso alle imprese militari e alle università israeliane fondi per la ricerca militare del valore di centinaia di milioni di euro. Le economie emergenti come India, Brasile e Cile stanno rapidamente aumentando il commercio e la cooperazione militare con Israele, nonostante il loro sostegno dichiarato ai diritti palestinesi. Con l’importazione da e l’esportazione verso Israele di armi, insieme al sostegno allo sviluppo di tecnologie militari israeliane, i governi del mondo stanno concretamente inviando un chiaro messaggio di approvazione per l’aggressione militare di Israele, compresi i suoi crimini di guerra e possibili crimini contro l’umanità. Israele è uno dei principali produttori ed esportatori mondiali di droni militarizzati. La tecnologia militare di Israele, sviluppata per mantenere decenni di oppressione, è commercia-

lizzata come «collaudata sul campo» ed esportata in tutto il mondo. La compravendita di armi e i progetti congiunti di ricerca militare incoraggiano l’impunità israeliana nel commettere gravi violazioni del diritto internazionale e facilitano il radicamento del sistema israeliano di occupazione, colonizzazione e negazione sistematica dei diritti dei palestinesi. Facciamo appello alle Nazioni Unite e ai governi di tutto il mondo ad adottare misure immediate per un embargo militare totale e giuridicamente vincolante verso Israele, simile a quello imposto al Sud Africa durante l’apartheid. I governi che esprimono solidarietà con il popolo palestinese a Gaza devono per prima cosa interrompere tutti i rapporti militari con Israele. I palestinesi hanno bisogno di atti efficaci di solidarietà, non di carità. Tra i firmatari, i premi Nobel per la pace Adolfo Perez Esquivel, Desmond Tutu, Betty Williams, Jody Williams, Mairead Maguire, Rigoberta Menchù.

In Libano e Siria la situazione si fa sempre più calda di Micol Briziobello referente Arcs in Libano

La guerra in Siria si sta seriamente ripercuotendo in tutti i Paesi limitrofi, primo tra tutti il Libano che, con 1 milione e 126.131 rifugiati siriani regolarmente registrati o in attesa di registrazione, è il primo Paese di accoglienza. Data la decisione del governo di non autorizzare l’apertura dei campi profughi, al momento le collettività locali e le municipalità subiscono una pressione sempre crescente, faticando sempre di più a fornire i servizi per la popolazione rifugiata e per quella ospitante. In questa situazione, rispondere all’emergenza è molto difficile anche perché la maggior parte dei rifugiati risiede in quelle che già prima della crisi erano le aree più povere e marginalizzate del Paese, come ad esempio la Valle della Beqaa dove ARCS sta attualmente implementando un progetto di supporto ai rifugiati e agli sfollati nelle scuole primarie pubbliche. La guerra in Siria, inoltre, si sta ripercuotendo in Libano non soltanto da un punto di vista sociale, ma anche sul piano

politico. Dopo qualche mese di tregua, infatti, il 20 giugno scorso un’autobomba è esplosa in un checkpoint nella città di Zahle, nella parte orientale del Paese, proprio lungo l’autostrada che porta nella Valle della Beqaa. Le ostilità si sono poi spostate nella capitale con l’esplosione, il 23 giugno, di un’autobomba a Tayoune, nel sud di Beirut, area prevalentemente sciita, ferendo venti persone che stavano guardando la partita di Coppa del Mondo in un bar e uccidendo l’agente del posto di blocco. Due giorni dopo, durante un controllo di sicurezza al Duroy Hotel situato a Beirut, nella zona costiera che porta alla spiaggia di Raouche, un ragazzo di 20 anni e di nazionalità saudita si è fatto esplodere in una camera d’albergo. E ancora, il 28 giugno scorso, sempre a Zahle, sono esplose altre due bombe, volte a colpire un convoglio di Hezbollah diretto in Siria. Questi atti terroristici sono certamente collegati a quanto sta accadendo in Siria, dove Hezbollah continua a combattere

al fianco del Presidente Bashar al-Assad, e a quello che sta succedendo in Iraq con la milizia sunnita ISIS che avanza e che ha già dichiarato guerra al Libano, annunciando un’intensificazione degli attentati nei prossimi mesi. Già dopo la prima autobomba esplosa a Zahle, le forze di sicurezza libanesi hanno intensificato i controlli, aumentando il numero di checkpoint ed effettuando irruzioni e arresti nei quartieri sunniti di Beirut. Negli ultimi giorni, a seguito dell’offensiva israeliana su Gaza, la situazione si sta complicando anche nel sud del Libano, da dove sono partiti alcuni razzi diretti verso Israele, nonostante la presenza della forza di interposizione UNIFIL. Da parte sua, Israele ha risposto colpendo l’area vicina al campo palestinese di Rashidiyeh, a Tyro. Non è ancora chiaro chi ci sia dietro ai missili lanciati nei giorni scorsi e, per il momento, non sembrerebbe niente più che una dimostrazione simbolica. Non ci resta che aspettare…


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consiglionazionalearci

Il 19 e 20 luglio la prima riunione del nuovo Consiglio nazionale Arci di Francesca Chiavacci presidente nazionale Arci

In due giornate di lavoro intenso il Consiglio nazionale ha assolto ai suoi compiti statutari di approvazione del bilancio consuntivo 2013, del Regolamento per il tesseramento 2015, e della nomina di una Presidenza nazionale, come primo passo di un percorso di definizione della governance nazionale. Alcune riflessioni sui lavori di questo nostro organismo (che è definito nel nostro Statuto come ‘massimo organo di indirizzo e rappresentanza tra un Congresso e l’altro’) da sviluppare nel futuro: dobbiamo provare a riorganizzare le sue modalità di lavoro, restituirgli anche il ruolo di momento di partecipazione, conoscenza, scambio di idee e ascolto reciproco. Dovremo, come ci siamo detti nel documento unitario approvato alla fine del Congresso, dotarlo di un Regolamento e di forme di organizzazione interna, ma dobbiamo sapere che anche la migliore forma organizzativa possibile non riuscirà ad esaurire quel bisogno di autorevolezza e visibilità che questa

nostra comunità ha espresso. Oggi più che mai serve un’azione politica concreta che della crisi faccia l’analisi giusta e che nella crisi si muova nel giusto modo, che smonti con la propria azione quell’idea di politica che anche a sinistra cresce, un’idea solo individualista, che si realizza attraverso gestione di consenso e di potere. Dobbiamo provare a far sì che i lavori del Consiglio diventino invece un laboratorio di buona politica, che ci facciano capire da dove dobbiamo ripartire per operare scelte, stabilire priorità, ridefinire un orizzonte generale strategico di grande respiro, e

L’esposto del Controsservatorio Valsusa Al consiglio nazionale Arci è stato presentato anche l’esposto che il Controsservatorio Valsusa ha fatto pervenire al Tribunale Permanente dei Popoli, firmato tra gli altri dal presidente e dal vicepresidente della Comunità Montana Valle Susa e Val Sangone e da numerosi sindaci e amministratori. L’iniziativa è stata condivisa da numerose personalità del mondo della cultura e della scienza di diversi paesi: fra questi, Noam Chomsky, Dario Fo, Luciano Gallino, Serge Latouche, Ugo Mattei, Luca Mercalli, Paolo Rumiz, Alex Zanotelli; tante adesioni importanti stanno arrivando anche dal mondo Arci, a partire da Francesca Chiavacci, Raffaella Bolini e Giancarlo Pizzardi. L’esposto parte dall’idea che nei 25 anni trascorsi da quando si è iniziato a parlare del progetto di una nuova linea Torino-Lyon, siano stati sistematicamente violati alcuni diritti fondamentali dei cittadini: il diritto alla salute, all’ambiente, a condizioni di vita dignitose, a una informazione corretta e trasparente, il diritto di partecipare alle decisioni che riguardano la propria vita. In questi anni i cittadini hanno ripetutamente denunciato le violazioni documentando ampiamente l’inutilità dell’opera, i danni per l’ambiente e i rischi per la salute, lo sperpero di danaro pubblico. Tecnici, esperti e scienziati di fama internazionale hanno supportato le loro ragioni presentando studi e analisi di innegabile validità scientifica. Ad oggi hanno aderito oltre 4000 persone. Per firmare www.controsservatoriovalsusa.org

con quello sulle spalle e nella testa provare a tradurlo nei nostri circoli, nelle associazioni, nei progetti che facciamo, forti della nostra identità nazionale che si traduce in buone pratiche nei territori e in produzione di associazionismo. Proveremo a far sì che le riunioni del Consiglio non si svolgano solo a Roma, a rendere una parte dei lavori momento di approfondimento e formazione. Durante il Consiglio abbiamo ascoltato dalla Palestina la voce del rappresentante di Defence for children, abbiamo deciso di raccogliere le firme nei territori dove sia possibile per il referendum contro l’austerità, ci sono state comunicazioni importanti sul lavoro che i comitati fanno nei territori. Speriamo che davvero le riunioni di questo organismo possano essere luogo di agio e di confronto produttivo. Alla fine dei lavori è stata definita una nuova Presidenza, quasi la metà dei suoi componenti è ‘di nuova nomina’.... si aprono insomma pagine bianche su cui scrivere parole nuove con un alfabeto comune.

Fermiamo l’austerità La raccolta firme L’Arci aderisce alla raccolta firme dei quattro quesiti referendari Stop all’austerità per l’abrogazione parziale di alcuni articoli della legge attuativa del Fiscal Compact L.243/2012. Approvato con un trattato internazionale il 2 marzo 2012 da 25 paesi dei 27 stati membri dell’Ue (con l’eccezione del Regno Unito e della Repubblica Ceca) ed entrato in vigore il 1° gennaio 2013, è un accordo che prevede una serie di norme comuni e vincoli di natura economica che hanno come obbiettivo il contenimento del debito pubblico nazionale di ciascun paese. In particolare, tra i vincoli imposti dal Fiscal Compact spicca l’obbligo di ridurre al 60% l’incidenza del debito pubblico sul Pil lungo un arco di vent’anni a partire dal 2015; un impegno particolarmente oneroso. Composto da economisti, giuristi e sindacalisti di diverso orientamento culturale e politico, dall’ex viceministro Pdl dell’Economia, Mario Baldassarri, al sindacalista Cgil Danilo Barbi, dagli economisti Riccardo Realfonzo e Gustavo Piga, a Cesare Salvi, Laura Pennacchi e Paolo De Ioanna, il comitato promotore dei quattro referendum. L’obiettivo di 500mila firme da depositare in Cassazione per ciascun quesito referendario deve necessariamente essere raggiunto entro il 30 settembre. Per informazioni e per scaricare materiale utile per organizzare iniziative di raccolta firme: referendumstopausterita.it


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consiglionazionalearci

Una riforma con luci e ombre di Maurizio Mumolo Consiglio nazionale Arci

Il Consiglio nazionale dell’Arci della scorsa settimana ha trattato del disegno di legge sulla riforma del Terzo settore. Una discussione per ora basata solo sulle bozze circolate nei giorni scorsi, mancando ancora il testo definitivo. L’iniziativa del governo si propone di intervenire su un gran numero di leggi (tutte quelle che riguardano direttamente il Terzo settore più libro I del c.c., servizio civile, 5x1000) e ha il merito di dare finalmente una risposta alle richieste di adeguamento di una legislazione complessa e spesso contraddittoria, senza però cancellarla o stravolgerla. Sarà un percorso che si svilupperà nell’arco di 15/18 mesi, con l’approvazione dei decreti attuativi. Nel testo circolato ci sono diversi aspetti positivi, a partire da una descrizione corretta di terzo settore come promotore di cittadinanza, coesione sociale, partecipazione, attraverso la libera iniziativa dei cittadini associati: un cambio di impostazione significativo rispetto alla linea tenuta dai precedenti governi. In sintesi: è ribadito il principio di libertà di associazione e di autonomia statutaria; viene proposta una procedura semplifi-

cata per l’ottenimento della personalità giuridica; è superata l’obbligatorietà di adozione della forma di impresa sociale contenuta nelle precedenti linee guida. Inoltre, si propone il riordino delle misure agevolative; si introduce la definizione di ente non commerciale legata alle finalità di interesse generale dell’ente; si stabilizza il 5xmille; si prevede una semplificazione nell’affidamento dei beni pubblici inutilizzati. Il servizio civile universale è finalizzato alla difesa non armata della patria e non assimilato al rapporto di lavoro. Esistono tuttavia importanti elementi di preoccupazione, a partire da una definizione di impresa sociale con caratteristiche molto diverse dall’attuale. Vengono infatti incluse una vasta area di imprese profit che abbiano come scopo il «raggiungimento di impatti positivi misurabili». Viene pure prevista una parziale distribuzione degli utili e la possibilità di nominare amministratori da parte di imprese profit e amministrazioni pubbliche. Il rischio è quello di snaturare non solo l’identità dell’impresa sociale ma di tutto il terzo settore. Nel

contempo vi è un’eccessiva attenzione agli aspetti di controllo per gli enti di natura associativa che limita l’esercizio della dichiarata libertà di associazione. Insomma il giudizio non può essere univoco. Vi sono contenuti positivi che se recepiti dai decreti applicativi potranno aiutare a far crescere le organizzazioni sociali. Permane però un’ambiguità: da un lato sopravvive una diffidenza nei confronti dell’associazionismo di cui si teme una sorta di ‘concorrenza sleale’ nei confronti del mercato, dall’altro si avverte il tentativo di utilizzare questa legge per ridisegnare il sistema pubblico dei servizi sociali e l’attenzione all’impresa sociale lo testimonia. Gli interventi in Consiglio nazionale hanno sostenuto la necessità di continuare ad avere un atteggiamento attivo e propositivo nel futuro percorso legislativo e di proseguire le relazioni con tutto il mondo del terzo settore e dell’associazionismo in particolare, sia APS che Volontariato. Al Forum del terzo settore, che è il soggetto di rappresentanza deputato ad attuare questa strategia, non faremo mancare il nostro contributo.

Portare le nostre buone pratiche in Expo 2015 di Emanuele Patti presidente Arci Milano

Il 31 marzo 2008, la Città di Milano si è aggiudicata l’Expo 2015, con un dossier di candidatura dal titolo Nutrire il pianeta, energie per la vita. Da subito a molte organizzazioni del terzo settore è sembrato che quel titolo evocativo le riguardasse molto da vicino. Quei temi erano i loro: ambiente, sostenibilità, sovranità alimentare, acqua, energie rinnovabili, solidarietà e cooperazione internazionale, diritti, beni comuni. In questi temi c’è il futuro, ci sono i diritti della Terra. E quindi è sembrato da subito necessario capire come non lasciare quegli argomenti, le riflessioni su di essi e le proposte soltanto alle nazioni, alle multinazionali, alla finanza mondiale. Era necessario capire come poter far sentire anche le altre voci, le nostre voci. Il dossier di candidatura conteneva un non piccolo cavallo di Troia per ‘entrare’ in Expo: la previsione, per la prima volta nella storia delle Esposizioni Universali, del Padiglione della Società Civile. Serviva quindi partire da un’idea e un manifesto che potessero mettere insieme

le tante voci, idee e pratiche di ‘un altro mondo possibile’. Ecco, allora, che prima l’idea di Expo dei Popoli, di una grande assemblea dei popoli della terra che presenti la voce e le proposte dal basso, dei movimenti di cittadinanza attiva, trova molte realtà della società civile impegnate a stilarne manifesto e progetto. Poi, ancora insieme per costituire la Fondazione Triulza, che concorre e si aggiudica il bando di assegnazione della Cascina Triulza, sede del padiglione della società civile. L’intento è dunque quello di dare voce a chi voce non avrebbe potuto avere, in un contesto come L’Esposizione Universale che comunque suscita, fra le stesse realtà promotrici, perplessità sui rischi di un evento che, soprattutto in Italia, potrebbe essere ricordato più per le polemiche, i ritardi, le inchieste per corruzione e i progetti fatti più di cemento che di contenuti. È per questo che Arci ha deciso di essere protagonista assieme alle altre organizzazioni (vedi i siti Expo dei popoli e Triulza) di questa sfida.

Adesso, a meno di un anno dall’inizio (1 Maggio 2015), serve che Arci e Arcs lavorino per costruire il nostro contributo di idee e pratiche, per promuovere le nostre buone prassi, la forza dei nostri circoli, con la loro capacità di essere attori del cambiamento sociale e del cambiamento anche degli stili di vita. Abbiamo l’opportunità di scrivere il nostro manifesto, di elaborare le nostre proposte, di contribuire con esse al dibattito. Abbiamo l’opportunità di diffondere nei nostri territori questi contenuti e confrontarli nelle nostre reti; abbiamo l’opportunità di esser noi la porta d’accesso al Padiglione della Società Civile per i nostri territori, gli enti locali, le imprese virtuose, le pratiche di cittadinanza attiva, e quindi di portare le buone pratiche dentro l’EXPO. Sicuramente un lavoro difficile e complesso, ma che porterà, ne sono sicuro, ai nostri comitati e ai nostri circoli, se coinvolti, il giusto riconoscimento e ne rivelerà competenze e passione.


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cooperazioneinternazionale

La Camera approva la legge di riforma della Cooperazione internazionale La Camera ha approvato nei giorni scorsi il DDL governativo per la riforma della cooperazione internazionale, proposto durante il governo Letta e il cui iter è ripreso con l’attuale governo. Si sono attesi alcuni decenni per aggiornare contesto, contenuti e strumenti dell’azione del ‘sistema Italia’, pubblico e privato, nel quadro globale della solidarietà, del volontariato, dell’aiuto umanitario e della costruzione di relazioni tra popoli e comunità. Finalmente questi obiettivi e pratiche sono riconosciuti come parte integrante della politica estera, tanto che la denominazione del dicastero della Farnesina diventerà ‘Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale’. Il DDL raccoglie le istanze delle organizzazioni sociali che lavorano perché tutte le scelte politiche del nostro Paese siano coerentemente indirizzate a garantire un mondo di pace, giustizia e diritti globali. Il testo, se non subirà modifiche sostanziali in sede di approvazione definitiva al Senato, segnerà un cambio di orizzonte della mission della cooperazione internazionale, con una inevitabile ridefinizione delle politiche diplomatiche dell’Italia. Non si potrà infatti non

tener conto, al momento del rinnovo dei trattati commerciali, degli accordi sulla sicurezza e sui flussi migratori con gli altri Paesi del Mediterraneo, delle scelte compiute con la nuova legge in materia di relazioni di cooperazione e sostegno alla pace e alla democrazia, pratiche che, oltre ai Governi, impegnano Comuni, Regioni e il mondo del non profit. Positiva anche la previsione della nomina di un viceministro con delega alla Cooperazione e la creazione di un’Agenzia pubblica indipendente. Adesso è necessario che siano stanziate risorse certe, utilizzate nella massima trasparenza, da destinare alla lotta alla povertà e alle discriminazioni, tenendo finalmente fede agli impegni presi in sede internazionale e per troppi anni non rispettati. L’Arci promuove e pratica la cooperazione dei territori, con una visione della cooperazione internazionale che mette al centro le relazioni tra cittadine e cittadini, associazioni e comunità per un’idea di crescita condivisa, nella convinzione che solidarietà, dialogo, inclusione siano le fondamenta culturali per sconfiggere gli integralismi e dare forza ai processi democratici. In quest’ottica, ha appoggiato il processo di ridefinizione proposto dal

DDL, sottolineando l’esigenza che nel testo fosse chiaro il ruolo degli attori sociali e delle istituzioni locali. Valuta quindi positivamente il riconoscimento che viene dato alle tante istanze sociali attive su questi temi: dalle ong, alle onlus e associazioni di promozione sociale e volontariato, alle comunità di immigrati. L’Arci si impegnerà inoltre perchè venga mantenuta una relazione stretta tra solidarietà, volontariato internazionale e promozione dei corpi civili di pace, per legare sempre più le politiche di cooperazione con l’impegno per la pace e i diritti. Oggi la sfida é quella di un approccio in cui ogni attore, pubblico e privato, profit e no profit, sia messo in grado di agire all’interno di una visione e di una programmazione condivise, nel rispetto delle proprie mission e dei diversi ruoli, all’interno di un quadro eticamente sostenibile. Le realtà sociali dovranno essere presenti in tutti gli ambiti politici di programmazione, consultazione e rappresentanza che la legge prevede, costruendo alleanze con Enti Locali e Regioni: su questo presidio e questa azione civile si misurerà nei fatti la forza della riforma e del cambiamento di orizzonte culturale.

Uscire dal guscio-Paese per un’idea di giustizia universale di Silvia Stilli direttrice Arcs

È evidente che di fronte alle discussioni sulle riforme importanti (Senato), i cambiamenti nel settore della cooperazione internazionale poco contano e non interessano i più. Il problema è di ordine culturale: non è chiaro e immediato il nesso tra la lotta alle povertà mondiali e i disastri della crisi nel contesto sociale del proprio Paese, manca una visione globale dell’essere cittadino di una comunità oltre i confini territoriali e di quanto ciò che nelle mie azioni quotidiane faccio abbia ripercussioni o sia collegato a quel che succede ad un mio omologo in un’altra parte, lontana o vicina, dell’emisfero. La povertà per molti di noi è un concetto ancora percepito come problema individuale, oppure di una collettività circoscritta in un tempo definito per cause contingenti. Fa fatica ad affermarsi appieno la visione e la concretezza di ciò che è diritto per tutti e

bene comune. Acqua, cibo, salute,crescita, educazione, formazione, lavoro dignitoso, tutela culturale e ambientale, democrazia sono rivendicazioni spesso locali, i movimenti che le affermano come elementi di giustizia universale vedono una lenta diffusione di questa consapevolezza. Eppur si muove: sì, tra le giovani generazioni soprattutto, la tendenza ad uscire dal guscio-Paese e a misurarsi in spazi aperti del confronto con storie, sfide e relazioni vere sta prendendo sempre più campo. Il volontariato internazionale, la scelta di investire uno spicchio più o meno ampio della propria vita in progetti ed azioni di solidarietà e cooperazione tra i tanti Nord e Sud del mondo non sono orizzonti limitati a pochi eletti. Alla gente solidale va data una risposta fattiva, come attori riconosciuti (e sostenuti) di cambiamento. La nuova legge ora in finale discussione

nel secondo passaggio in Senato, dopo l’approvazione alla Camera, a mio parere dà risposte importanti in questa direzione, sia impegnandosi a sostenere le azioni di cooperazione internazionale dei tanti protagonisti associativi italiani, comprese finalmente anche le comunità degli immigrati, sia riconoscendo l’esperienza dei corpi civili di pace. Ci sono però dei punti di evidente criticità, come l’enfasi sul ruolo del profit nella cooperazione internazionale, i cui ‘paletti’ di intervento di rispondenza ‘etica’ non sono sufficienti a garanzia della responsabilità sociale d’impresa. L’Agenzia è strumento di trasparenza nella gestione dei fondi se la sua autonomia è chiara e regolata in tal senso. Su questo, come sul ruolo della futura Banca di Sviluppo (Cassa Depositi e Prestiti) occorre un’attenzione ‘vigile’ del nostro mondo.


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migranti

Presentazione alla stampa di Sabir, Festival diffuso delle culture mediterranee A Lampedusa dal 1 al 5 ottobre

Dal 1 al 5 ottobre, si terrà a Lampedusa Sabir, il Festival diffuso delle culture mediterranee, promosso da Arci, Comitato 3 ottobre e Comune di Lampedusa, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio e della Rai. Sabir, che dà il titolo al festival, era un idioma parlato in tutti i porti del Mediterraneo dal Medioevo fino a tutto il XIX secolo. Uno strumento di comunicazione in cui confluivano parole di molte lingue del Mediterraneo e che consentiva ai marinai e ai mercanti dell’area di comunicare fra loro. Il titolo ha l’intento di evocare la vocazione storica dell’isola di Lampedusa, che le deriva dalla sua collocazione geografica e che ha visto, nel corso dei secoli, il passaggio delle grandi civiltà

mediterranee. Lampedusa, dunque, come luogo di incontro e di scambio di culture, tradizioni e saperi. Oggi Lampedusa, nell’immaginario collettivo, è soprattutto legata ai grandi flussi di migranti, alle tragedie che nel canale di Sicilia si cono consumate, a un’accoglienza quasi sempre fornita in condizioni di emergenza, nonostante la solidarietà di cui spesso hanno dato prova, in condizioni difficili, i suoi abitanti. L’intento del Festival è quello di restituire all’isola un’immagine diversa, di valorizzarne il potenziale sociale, economico e culturale, di rafforzarne il ruolo di ponte tra le due sponde del Mediterraneo, per la costruzione di uno spazio aperto e solidale tra i paesi che vi si affacciano. Durante i 5 giorni del festival si alterneranno dibattiti con ospiti internazionali, laboratori, eventi teatrali e musicali, spazi dedicati alla letteratura. Il 3 ottobre ci saranno varie iniziative in ricordo del

tragico naufragio in cui persero la vita 368 migranti, iniziative di cui saranno protagonisti i familiari delle vittime e i superstiti. La direzione artistica degli eventi teatrali è affidata ad Ascanio Celestini, mentre per gli eventi musicali la direzione artistica sarà di Fiorella Mannoia. Le finalità e il programma completo del festival verranno illustrate in una conferenza stampa che si terrà a Roma il 25 luglio e a cui parteciperanno Fiorella Mannoia, Ascanio Celestini, Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, Adriano Coni, Segretariato sociale Rai, Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci, Laura Biffi e Tareke Bhrane del Comitato 3 ottobre. Introdurrà Filippo Miraglia, vicepresidente Arci. Nel corso della conferenza stampa verrà proiettato lo spot promozionale del Festival prodotto e diretto da Ascanio Celestini.

L’Italia ponga fine all’eccessivo ricorso alla detenzione e tuteli i diritti dei migranti Il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria ha esortato il governo italiano ad adottare misure straordinarie, alternative alla detenzione, al fine di eliminarne l’uso eccessivo e proteggere i diritti dei migranti. «Quando gli standard minimi non possono essere altrimenti rispettati, il rimedio è la scarcerazione», ha affermato il Presidente del Gruppo di lavoro, al termine della visita in Italia tesa a valutare lo stato di attuazione delle raccomandazioni formulate dopo la missione del 2008. Viene richiesta all’Italia un’azione rapida, perché si rispettino i diritti umani, le raccomandazioni del Gruppo di lavoro e la sentenza Torregiani della Corte Europea dei diritti umani relativamente al ricorso eccessivo alla detenzione. «Prediamo atto con favore delle misure adottate dal Governo per dare seguito alle nostre raccomandazioni. Il dialogo intrapreso nel ramo legislativo, esecutivo e giudiziario sui temi connessi alla detenzione arbitraria, basato sull’apertura e improntato ai diritti umani rappresenta un ulteriore segnale incoraggiante» ha aggiunto. Il Presidente del gruppo ha osservato che molte delle raccomandazioni contenute

nel messaggio alle Camere di Giorgio Napolitano sulla questione carceraria del 2013, incluse le proposte in materia di amnistia e indulto, e nella Relazione sull’amministrazione della giustizia del Primo Presidente della Corte di Cassazione sono quanto mai urgenti per garantire la conformità al diritto internazionale. Ha inoltre accolto con favore le recenti riforme tese a ridurre la durata delle pene detentive, il sovraffollamento carcerario e il ricorso alla custodia cautelare. Restano tuttavia alcune preoccupazioni per l’alto numero di detenuti in custodia cautelare; va poi ovviato al ricorso sproporzionato alla custodia cautelare per gli stranieri e i Rom, minori compresi. Il Gruppo di lavoro valuta positivamente che sia stato recentemente soppresso il reato di immigrazione clandestina, che però resta un illecito amministrativo. E si dice preoccupato per la durata della detenzione amministrativa e per le condizioni detentive nei CIE. La detenzione legata all’immigrazione dovrebbe infatti essere prevista solo come ultima ratio e per il più breve periodo di tempo possibile. Si esorta quindi il governo a ridurne la durata al periodo strettamente necessa-

rio all’identificazione. Si esorta inoltre il governo a evitare il trasferimento nei CIE di migranti che hanno già scontato un eventuale condanna penale, la cui identificazione dovrebbe pertanto essere avvenuta in carcere. Il Gruppo di lavoro si dice inoltre preoccupato per i rimpatri sommari nel contesto degli accordi bilaterali di riammissione, in alcuni casi anche di minori non accompagnati e richiedenti asilo di maggiore età, principalmente a causa di controlli inadeguati o addirittura inesistenti che non consentono di determinare l’età dei migranti o di informarli dei loro diritti. Questi rimpatri sommari violano gli obblighi assunti dall’Italia ai sensi del diritto nazionale, europeo ed internazionale, che impongono invece di assicurare l’accesso a una procedura d’asilo equa e alla tutela contro il respingimento e che sanciscono il divieto di espulsione di minori non accompagnati. Il Gruppo di lavoro continuerà a monitorare le misure adottate per valutare che si dia seguito alle raccomandazioni e presenterà una relazione di follow-up al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite che conterrà osservazioni e raccomandazioni più dettagliate.


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società/diritti

Assolti gli scopi per cui era nato, il Comitato verità e giustizia per Genova decide di sciogliersi Il 20 luglio del 2002, un anno dopo i fatti di Genova, alcune delle vittime, testimoni e parenti diedero vita al Comitato verità e giustizia per Genova. Uno degli scopi principali è stato quello di raccogliere fondi per la segreteria legale che per molti anni ha supportato tutti i processi, quelli per i fatti di strada, per le violenze e le torture alla Diaz e a Bolzaneto, quelli contro i manifestanti accusati di devastazione e saccheggio. Il Comitato ha fatto tutto quello che è stato possibile, considerato il silenzio dei media, il silenzio assenso della maggior parte dei parlamentari, ministri, organi istituzionali, perché quei giorni non fossero dimenticati, perché verità e giustizia

In piazza Alimonda per non dimenticare Chi è stato almeno una volta in piazza Alimonda per l’anniversario dell’uccisione di Carlo Giuliani sa che non è mai un’occasione rituale: la forza che gli interventi dal palco, musicali e non, trasmettono trova sempre nei presenti una risposta sincera ed altrettanto forte. Questo perché indubbiamente i fatti del G8 2001 hanno aperto una ferita che non si rimarginerà completamente finché giustizia, quella vera, non sarà fatta. E con grande sensibilità umana e politica Francesca Chiavacci, nel presiedere il suo primo Consiglio Nazionale, ha voluto trovare uno spazio per un ricordo di quei tragici accadimenti affidandolo al presidente di Arci Liguria, Walter Massa. In piazza Alimonda, quest’anno, si è anche concluso il cammino del Comitato Verità e Giustizia per Genova, nato il 20 luglio 2002 ad opera di alcune delle vittime, testimoni e parenti. La decisione, ha detto la presidente Enrica Bartesaghi, nasce dalla «persuasione di avere fatto del nostro meglio, pur essendo coscienti di non avere raggiunto per intero i nostri obiettivi». E nella consapevolezza che il Comitato Piazza Carlo Giuliani continuerà nella «tutela della memoria di Carlo Giuliani e di quanto avvenuto al G8 di Genova». comunicazione@arciliguria.it

emergessero. Nel frattempo si sono svolti i principali processi. Abbiamo avuto le clamorose condanne di decine di agenti, funzionari e alti dirigenti per i fatti della Diaz e di Bolzaneto: un grande risultato oscurato dalla prescrizione. Tutti hanno potuto sapere che in Italia si pratica la tortura, e molti episodi successivi al G8 di Genova hanno mostrato quanto fossimo nel giusto quando invocavamo la sospensione di tutti gli indagati e un ricambio ai vertici delle forze dell’ordine, che in questi anni hanno coperto i responsabili e minimizzato quanto avvenuto. La maggior parte dei condannati non farà nemmeno un giorno di carcere e molti sono ancora al loro posto. In carcere rimangono solo alcuni manifestanti, condannati per il reato di devastazione e saccheggio, che è stato utilizzato solo nel dopoguerra. Sono condanne abnormi e ingiuste, che rendono amare queste giornate. Restano aperti i ricorsi alla Commissione Europea dei Diritti Umani per i fatti della Diaz e Bolzaneto e le cause civili. Dopo 13 anni da quei giorni, il Comitato ha deciso di sciogliersi. Riteniamo di aver assolto agli scopi prefissi: testimoniare, documentare i fatti, sostenere le parti civili nei processi Diaz e Bolzaneto, gli imputati nel processo ai 25 manifestanti, gli avvocati che si sono impegnati per tutelarli. Questo scioglimento è per noi quasi un privilegio, se pensiamo a quanti Comitati formati dai familiari delle vittime di stragi e attentati, di morti a causa delle forze di polizia, continuano ad esistere a decenni dai fatti, per via di processi interminabili, di lotte sfibranti contro depistaggi e insabbiamenti. Ci sciogliamo sapendo di non lasciare un vuoto nella tutela della memoria di Carlo Giuliani e di quanto avvenuto al G8 di Genova: il Comitato Piazza Carlo Giuliani continuerà a svolgere questa funzione e avrà il nostro pieno sostegno. Ci sciogliamo persuasi di aver fatto del nostro meglio, pur essendo coscienti di non avere raggiunto per intero i nostri obiettivi. Un po’ di giustizia è stata fatta, ma troppe ombre restano. Oltre alle pesanti condanne inflitte ad alcuni manifestanti, pesa il mancato processo per l’omicidio di Carlo. Del quale tuttavia sappiamo molte cose, grazie al lavoro della famiglia Giuliani, del Comitato che hanno fondato, degli attivisti e degli avvocati che non si sono mai rassegnati alle tesi liquidatorie del giudice delle indagine preliminari.

Grazie ai genovesi, grazie a Piazza Carlo Giuliani, a supporto legale, alla segreteria legale, agli avvocati, a Reti invisibili e all’Osservatorio sulla repressione, alle centinaia di cittadini che hanno continuato a chiedere insieme a noi verità e giustizia, a tutti quelli che in questi lunghi anni ci hanno sostenuto e accompagnato. Concludiamo con un appello, alla società civile, a tutti quelli che hanno a cuore la democrazia e la tutela dei diritti civili nel nostro paese: nel 2003 abbiamo lanciato, insieme all’Arci e al Comitato Piazza Carlo Giuliani, l’appello Mai più come al G8, abbiamo raccolto migliaia di firme e presentato questo appello al Senato. Sono passati 11 anni, ma le nostre richieste non hanno avuto ancora risposta. Riteniamo tuttora urgenti le istanze da noi promosse allora. Mai più come al G8: - istituire una Commissione di inchiesta parlamentare che faccia luce sulla gestione dell’ordine pubblico durante il Vertice G8 di Genova e del Global Forum di Napoli; - consentire l’identificazione del personale delle forze dell’ordine in servizio, stabilendo l’obbligo di utilizzare codici identificativi sulle uniformi; - programmare un costante aggiornamento professionale delle forze dell’ordine con didattiche finalizzate a promuovere i principi della nonviolenza, una coscienza civica e una deontologia professionale conformi alle loro funzioni difensive e nonviolente; - escludere l’utilizzo, nei servizi di ordine pubblico e dalla dotazione del personale delle forze dell’ordine, di sostanze chimiche ed incapacitanti; - adeguare il nostro ordinamento alle convenzioni internazionali sui diritti umani introducendo il reato di tortura. Sono parole di undici anni fa e sembrano scritte oggi. Perché niente è cambiato. Perché le istituzioni hanno girato lo sguardo altrove in modo irresponsabile. Perché le forze politiche parlamentari hanno fallito, rendendosi responsabili dell’arretramento della democrazia. La stessa legge sulla tortura, approvata in prima lettura al Senato, è una legge sbagliata nei suoi fondamenti, lontana dai parametri fissati in sede Onu, frutto di una mediazione al ribasso con i vertici delle forze dell’ordine. Ci sciogliamo, ma non demordiamo: continueremo, come singoli individui, a fare del nostro meglio, facendo tesoro delle tante cose imparate in questi anni.


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Raccolti 8mila euro per i circoli di Senigallia

Continua la campagna 5000 circoli per 30 euro con un nuovo video di sostegno É di circa 8mila euro la cifra raccolta tra i circoli e i comitati Arci per sostenere i due circoli Arci Borgo Bicchia e Borgo Molino, frazioni di Senigallia, duramente colpiti dall’alluvione dello scorso 3 maggio. Oltre al contributo di 1.000 euro offerto dal comitato di Senigallia e a quello della direzione nazionale di circa 3mila euro, il resto arriva in parte dalla raccolta effettuata al Congresso nazionale di giugno a Bologna (1.180 euro), cioè dai delegati presenti che hanno versato a titolo personale o a nome del proprio circolo; e in parte da circoli che hanno risposto all’appello, per lo più piccole realtà del Nord-Est e del Sud e da due comitati per i loro circoli, Lecce e Lucca - il più piccolo comitato della Toscana, come ha scritto il suo Presidente in un toccante messaggio inviato ai due circoli danneggiati. Un contributo considerevole è arrivato con la raccolta dell’Asta di Libera del CaterRaduno destinata ai tre luoghi di aggregazione di Borgo Molino: l’oratorio, l’area verde giochi e il circolo Arci. Un totale di circa 14mila euro, di cui circa un terzo sarà destinato al circolo colpito. Il resto della somma andrà all’area verde giochi, aperta a tutti i giovani del quartiere, di proprietà comunale ma gestita dal circolo Arci. Il circolo Borgo Bicchia è rimasto perlopiù sempre operativo, oltre che durante l’alluvione, anche dopo: dal 13 al 15 giugno ha come da tradizione allestito la Festa di quartiere, consuetudine decennale a cui si è deciso di non rinunciare anche per dare un segnale di ottimismo

ai residenti e non del quartiere. Mentre nella sala ricreativa si tenevano le riunioni del comitato dei residenti, sono stati realizzati alcuni lavori nella sala ingresso-bar e ai servizi igienici; a settembre si riprenderanno i lavori sul resto della struttura, in base ai fondi raccolti, considerato che la stima dei danni si aggira intorno ai 30mila euro. Le attività del circolo Borgo Molino sono invece ferme dal giorno dell’alluvione: la stima dei danni si aggira intorno ai 60mila euro; al momento sono stati ripristinati i muri e gli impianti ma mancano tutte le attrezzature e gli arredi. L’obiettivo è ripristinare la zona ristoro entro Ferragosto, per non lasciare il quartiere completamente abbandonato in uno dei periodi dell’anno in assoluto più difficili per gli anziani, le famiglie che non possono permettersi vacanze, i soci e residenti che hanno subito danni alle abitazioni o hanno perso il posto di lavoro. Nel frattempo, continua la campagna di raccolta fondi lanciata dall’Arci 5000 circoli per 30 euro; al momento ha risposto, in percentuale, circa il 5% dei circoli Arci. C’è ancora tanto lavoro da fare! Al fine di facilitare il compito dei comitati nel sensibilizzare i loro circoli nei confronti della campagna di raccolta fondi, il comitato di Senigallia ha realizzato un breve video, visibile sul canale youtube Arci nazionale e sul sito dell’Arci nella notizia dedicata. Sul sito è possibile anche trovare i dati del conto corrente bancario dedicato, dove far confluire le donazioni. senigallia@arci.it

A Milano ‘Ospitalità solidale’ Mini appartamenti a canoni agevolati ai giovani a Milano che si rendano disponibili per servizi di vicinato: è l’iniziativa di Palazzo Marino che con il progetto Ospitalità solidale selezionerà nelle prossime settimane 24 giovani tra i 18 e i 30 anni (reddito non superiore ai 1.500 euro, purché non assunti a tempo indeterminato) cui assegnare altrettanti alloggi sottosoglia nei quartieri di edilizia popolare Ponti e Cà Granda-Monterotondo. Il progetto di coordinamento delle attività di vicinato sociale sarà coordinato da Arci Milano, Dar

Casa e Coop sociale Comunità Progetto. Il bando resterà aperto fino al 7 agosto, termine dopo il quale verrà stilata una graduatoria pubblica e trasparente. I giovani assegnatari pagheranno una retta di 300 euro al mese e potranno usufruire di un percorso di orientamento all’autonomia abitativa e lavorativa. In cambio si chiederà loro di dedicare almeno 10 ore al mese come volontari alle attività e agli interventi sociali che verranno realizzati nel quartiere sotto il coordinamento delle associazioni. www.arcimilano.it

in più GUSTO DEL CINEMA SOMMA VESUVIANA (NA)

5 ricette per 5 film: questa è la sintesi dell’evento Gusto del Cinema, una manifestazione da non perdere che associa un film ad una serata in cui si potranno mangiare, a prezzi popolari, piatti preparati da grandi chef. Gusto del Cinema è un’originale rassegna cinematografica e di arte culinaria organizzata dall’Arci di Somma Vesuviana, che si svolgerà nel suggestivo Borgo Casamale di Somma Vesuviana dal 17 luglio al 7 agosto 2014. Prossimo appuntamento il 20 luglio alle 20.30 con Allacciate le cinture di Ferzan Özpetek. fb Il Gusto del Cinema

i laboratori della memoria SAVONA Arcisolidarietà Savona,

in partenariato con Arci Savona e la SMS Cantagalletto, organizza i Laboratori della memoria: corsi per la riscoperta degli antichi mestieri, con interventi di esperti del settore e testimonianza di volontari. I moduli proposti riguardano l’agricoltura e la panificazione. I corsi sono riservati a inoccupati e disoccupati dai 18 ai 29 anni. Il progetto è stato realizzato con il contributo del bando della progettazione sociale della Festa del volontariato. savona@arci.it

CINEMA ALL’APERTO PIACENZA Continuano gli ap-

puntamenti con la rassegna estiva di cinema all’aperto all’Arena Daturi, promossa dall’Arci Piacenza insieme all’associazione culturale Cinemaniaci. Lunedì 28 luglio sarà proiettato The butler di Lee Daniels. Cecil Gaines, da domestico di una piantagione di cotone a maggiordomo della Casa Bianca, presta servizio a 7 presidenti. Il film ripercorre le tappe della conquista dei diritti civili da parte della popolazione di colore statunitense attraverso gli occhi del protagonista. Inizio proiezioni alle 21.30. www.arcipc.it

Appunti di viaggio NISCEMI (CL) Il circolo Arci

Liberamente promuove la seconda edizione del concorso fotografico a premi Appunti di viaggio. Aperto a

tutti, scadenza per la consegna il 30 luglio. Regolamento completo sul sito. www.arciliberamente.net


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daiterritori

Dai soci e circoli Arci 10.300 euro per la ricostruzione della Polivalente Forum Bastiglia Il 19 gennaio si è rotto un argine del fiume Secchia, uno dei due corsi d’acqua che delimitano i confini della provincia di Modena. In poche ore un muro d’acqua che ha superato i due metri ha travolto i Comuni di Bastiglia, Bomporto, Camposanto e Modena. Oltre 200 sfollati e danni ingenti a case e attività commerciali, il risultato di un disastro idrogeologico le cui cause sono ancora in fase di accertamento. Anche la polivalente Forum Bastiglia è stata duramente colpita dalla terribile esondazione. «Dopo l’alluvione la Polivalente Forum Bastiglia si è ritrovata con il piano terra seriamente danneggiato con pareti e impianti da rimettere in sesto, così come le attrezzature del bar, giudicate irrecuperabili - commenta Greta Barbolini, presidente di Arci Modena – durante il sopralluogo con il presidente Paolo Cestari, ci siamo trovati davanti una scena desolante. Nonostante i danni, il piano superiore ancora agibile è stato utilizzato come luogo dove svolgere le attività della scuola dell’infanzia del Comune di Bastiglia. Il nostro obiettivo è quello di dare una mano affinché uno dei centri della vita sociale della cittadina di Bastiglia possa al più presto riaprire, per dare opportunità di incontro e socialità ai suoi abitanti. Abbiamo ricevuto l’interessamento di altri comitati e circoli in Italia. Come è già successo per il sisma del 2012, la rete Arci sul territorio nazionale si è subito messa in moto per sostenerci». Dal 6 febbraio al 30 giugno infatti i soci e i circoli Arci si sono attivati per organizzare iniziative di raccolta fondi con feste danzanti, cene di solidarietà e concerti. Il totale complessivo raccolto è di 10.300 euro che saranno versati il 21 luglio sul conto della Polivalente. Hanno donato: circolo Giliberti di Carpi; circolo giovanile Cerveza-Fermata 23 di Camposanto; Polivalente San Damaso di Modena; circolo Vivinatura di Modena; Arci San Pancrazio, Arci Soliera; circolo anziani Vivere Insieme di Modena; Arci Savignano; circolo Rinascita San Vito; circolo Al Parco Goldoni di Campogalliano. Oltre a questi, la somma è stata raccolta grazie al contributo di due soci singoli e del circolo Arci Pelago di Cremona. «Ogni volta non possiamo che essere sorpresi positivamente dalla solidarietà del mondo Arci - spiega Greta Barbolini - oltre a queste attività di raccolta fondi passate attraverso il conto che abbiamo attivato con Banca Etica, la Polivalente è stata contattata direttamente da altri circoli che hanno voluto dare un contributo. Sono tempi difficili e tanti circoli faticano a mantenere in ordine i bilanci e a sviluppare al meglio le attività sociali. Questa solidarietà concreta è quindi per noi ancora più preziosa e piena di significato». www.arcimodena.org

‘L’importanza di essere piccoli’ Dal 5 al 9 agosto, nei borghi dell’Appennino tosco-emiliano, arriva la quarta edizione de L’importanza di essere piccoli, il festival organizzato dall’associazione culturale Arci SassiScritti, in cui musicisti e poeti si incontrano riabitando i borghi, i cortili, i sentieri e le radure dei boschi. La bellezza ruvida dei paesaggi che fanno da sfondo agli incontri e ai concerti è la materia viva del festival che da alcuni anni rende possibile, insieme agli artisti e agli abitanti dei paesi, la parabola della poesia. L’importanza di essere piccoli, con la direzione artistica di Azzurra D’Agostino e Daria Balducelli, è organizzata con il sostegno di Regione Emilia Romagna, Provincia di Bologna, Comune di Castel di Casio, Comune di Granaglione, Comune di Pistoia, Comune di Porretta Terme, Comune di Vergato, Arci Bologna, Pro Helvetia Fondazione svizzera per la cultura. Tutti gli eventi sono ad ingresso libero. Dettagli sul programma su www.sassiscritti.wordpress.com

Arci Verona sulle panchine anti-bivacco Sulla rimozione delle panchine antibivacco a Verona interviene l’Arci. La presidente del comitato territoriale Michela Faccioli osserva: «La notizia della rimozione delle cosiddette panchine anti-bivacco e delle aree pic-nic svela il triplice fallimento della politica sociale e turistica dell’amministrazione comunale. Le panchine anti-bivacco con i braccioli divisori erano state originariamente installate per disincentivare le ‘cattive frequentazioni’, quelle dei senza fissa dimora, e ora saranno tolte proprio perché le avrebbero incentivate. Di più: le aree pic-nic erano state pensate per fornire ai turisti un luogo di ristoro e ora, nel bel mezzo dell’estate e del flusso turistico, verranno smontate, con il risultato che i turisti, sia italiani sia stranieri, oltre a non poter più usufruire di spazi in cui sostare, non potranno nemmeno consumare un panino in libertà perché permane il divieto comunale introdotto alcuni anni fa. E infine la realizzazione delle panchine e delle aeree pic-nic aveva costituito una voce di spesa, come ora costituisce un danno rinunciarvi. La Giunta comunale, che ha fin qui condotto una politica di nascondimento delle problematiche cittadine, farebbe bene ad affrontare con più serietà le questioni sociali e di sviluppo, aiutando e non cacciando le persone in difficoltà, e accogliendo i turisti non con i divieti, ma con servizi all’altezza di una città patrimonio dell’umanità per la sua struttura urbana e per la sua architettura».


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società

Il 28 luglio a Villa Literno l’iniziativa per ricordare Jerry Essan Masslo di Francesca Coleti Arci Campania

L’appuntamento promosso dall’Arci Campania per ricordare I’anniversario dalla morte di Jerry Essan Masslo è lunedì prossimo a Villa Literno. Un momento di riflessione, memoria, impegno per fare il punto su questi 25 anni di pratiche, politica e cultura antirazzista in Italia. Nell’agosto del 1989 nelle campagne di Villa Literno veniva ucciso in un tentativo di rapina in una baracca Jerry Essan Masslo. Jerry era un cittadino sudafricano fuggito dall’Apartheid, che arrivato in Italia, sperava di essere accolto nella civilissima Europa. Finì per lavorare come bracciante agricolo nelle campagne di Villa Literno in uno dei periodi di maggior produzione del pomodoro, ‘l’oro rosso’. Il suo assassinio, la partecipazione popolare, i funerali di stato, la prima legge sull’immigrazione che all’articolo 1 faceva cadere la riserva geografica al diritto di asilo, sono l’inizio del movimento antirazzista italiano. Un anno dopo l’assassinio, giovani provenienti da tutta Italia diedero vita ad un Villaggio della solidarietà, organizzato da Fgci, Cgil e altri, per accogliere centinaia di lavoratori agricoli immigrati

in ricordo di Jerry Masslo a Villa Literno. Fu una delle prime esperienze di volontariato espressione di una cultura laica e di sinistra. Quell’esperienza diede vita all’associazione Nero e non solo! che è diventata anni dopo parte dell’Arci. In questi 25 anni quell’esperienza di volontariato si è trasformata in una modalità di agire quotidiano volto al cambiamento sociale attraverso l’allargamento dei diritti e la promozione della partecipazione delle persone. L’esperienza dei progetti Sprar, l’accoglienza e il riscatto delle vittime di tratta, i campi di volontariato antimafia e il recupero dei beni confiscati, il nuovo protagonismo civico e culturale di tante associazioni di immigrati, rappresentano la continuazione ideale e materiale di quell’esperienza. Per celebrare i 25 anni dalla morte di Masslo senza dimenticare, ma per rinvigorire un impegno comune, all’iniziativa Da Jerry Essan Masslo a Mare Nostrum, 25 anni di antirazzismo in Italia parteciperanno i testimoni di quegli anni ed esponenti delle istituzioni nazionali, della società civile, del mondo del lavoro, ma

il libro

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Non si archivia un omicidio di Giuliano Giuliani Edizioni Nuova ATA, libro +Dvd

anche tanti operatori, militanti, rifugiati e leader delle comunità straniere della Campania. Dal dibattito sulla dignità del lavoro e l’agricoltura all’urgenza di una legge nazionale sul diritto d’asilo, la giornata prevede interventi, filmati, testimonianze ma anche momenti di festa di cui saranno protagonisti i progetti Sprar dell’Arci di Napoli, Caserta e Salerno, i volontari dei campi antimafia sui terreni confiscati, i circoli della regione che hanno aderito all’iniziativa. All’evento saranno presenti, tra gli altri, il sottosegretario agli Interni Domenico Manzione, Mario Morcone, Capo Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione, Gianni Cerchia, storico contemporaneo, l’on. Livia Turco, la presidente nazionale Francesca Chiavacci, Aly Baba Faye, Filippo Miraglia e la direttrice del Servizio centrale Sprar Daniela Di Capua. Nel corso della giornata sarà anche presentato il Quaderno di viaggio realizzato da Arci Campania Da Jerry Essan Masslo a Mare Nostrum, che ripercorre fatti, eventi, questioni che hanno caratterizzato questi 25 anni di antirazzismo in Italia.

Pagine 126 - euro 10,00

In questo libro appena uscito, Giuliano Giuliani, il padre di Carlo, ricostruisce le ultime ore di suo figlio, ucciso da un colpo di pistola alle 17.22 del 20 luglio 2001 in piazza Alimonda a Genova, durante le manifestazioni contro il G8. Dopo 13 anni Giuliani chiede l’apertura di un procedimento - mai istruito - per la morte di suo figlio, procedimento che venne subito archiviato sulla base delle perizie dei carabinieri e delle decisioni di due frettolosi magistrati. La documentazione portata da Giuliani è puntuale: circostanze, nomi, responsabilità, filmati, testimonianze dei capi delle forze dell’ordine, rese nel processo contro i 25 attivisti incriminati per devastazione e saccheggio. I fatti di Piazza Alimonda del 20 luglio 2001 riemergono dall’oblio istituzionale in cui si è cercato invano di insabbiarli. Grande è la determinazione di questo padre nell’affrontare ancora una volta lo strazio del dolore e delle ingiustizie subite. Ma la sua azione va ben oltre la memoria, diventa denuncia attuale del perpetuarsi dell’auto-assolversi dello Stato e consegna ai giovani di oggi un monito di vigilanza, di indignazione e di mobilitazione ogni qual volta lo Stato abusa delle vite di uomini e donne. Ma Giuliano Giuliani è uomo che non vuole perdere fiducia nel suo senso della ‘Giustizia’, che intende distinguere le responsabilità, che vuole evitare generalizzazioni, perché ha uno scopo ben preciso: mettere le istituzioni di fronte all’orrore di Piazza Alimonda, di fronte alla morte di suo figlio, di fronte alle false ricostruzioni ed ai depistaggi di singoli carabinieri e singoli magistrati, di fronte all’arroganza di singoli comandanti delle varie forze di stato presenti sul campo quel giorno. Ed in questo ha bisogno ancora oggi di tutto l’aiuto dei tanti attivisti e cittadini democratici che continuano a lottare perché Genova 2001 e Piazza Alimonda non siano archiviate.

In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Carlo Testini Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 19.30 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/



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