Arcireport n 27 2014

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arcireport

settimanale a cura dell’Arci | anno XII | n. 27 | 4 settembre 2014 | www.arci.it | report @arci.it

Facciamo insieme UN PASSO DI PACE!

Basta guerre! Mai più vittime! Fermiamo le stragi di civili indifesi, a Gaza, in Palestina e Israele, in Siria, Iraq, Libia, Afghanistan, Ucraina, Congo ... Per Libertà, Diritti, Dignità, Giustizia, Democrazia

Restiamo umani, facciamo sentire la nostra voce, mobilitiamo la società civile in Europa e in Medio Oriente contro le guerre, contro le stragi di civili e contro i mercanti di armi, contro le politiche che quelle guerre hanno favorito, legittimato e a volte promosso. Diamo voce a chi resiste e si oppone in modo nonviolento alle guerre, alle pulizie etniche, alle politiche di guerra, ai regimi dittatoriali, al razzismo, all’apartheid. Costruiamo insieme una nuova storia di pace, di libertà, di diritti, di democrazia e di giustizia, diamo vita a un’alleanza civica in Europa e nel Mediterraneo contro le guerre e per il disarmo. Lanciamo da Firenze una piattaforma di richieste e di campagne per un cambio di passo delle politiche dei governi e delle istituzioni internazionali. Il passo di pace che dobbiamo fare è tanto

Manifestazione Nazionale Firenze, 21 settembre 2014 Piazzale Michelangelo Ore 11.00 - 16.00 Promossa da: Rete della Pace, Rete Italiana Disarmo, Sbilanciamoci, Tavolo Interventi Civili di Pace urgente quanto ambizioso e difficile. Perché fermare le guerre e le stragi significa dare finalmente il primato del governo globale del pianeta e delle relazioni tra Stati alla politica multilaterale, ad un sistema delle Nazioni Unite da riformare e da potenziare; significa cambiare il modello di sviluppo, non più orientato

al consumo del pianeta per il benessere di pochi ma alla sostenibilità futura ed al benessere di tutti; significa applicazione e rispetto da parte di tutti gli Stati degli accordi, delle convenzioni internazionali e dei diritti umani con meccanismi sanzionatori e con un sistema di polizia e di giustizia internazionale operativo; significa riconoscere il diritto d’asilo e dare accoglienza ai profughi di guerra; significa investire nella ricerca, nell’educazione, nell’ambiente, nell’economia e nel lavoro, nella giustizia sociale, nella democrazia, nella cultura, nel dialogo, nella difesa civile, nella cooperazione, in funzione della pacifica e plurale convivenza e del governo democratico globale, convertendo qui le enormi risorse spese per armamenti e guerre decennali. continua a pagina 2


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pace&disarmo

segue dalla prima pagina

Se questo cambio di passo delle politiche non si realizzasse in queste direzioni sappiamo bene cosa ci aspetta, è sotto gli occhi di tutti: sono i 2000 morti di Gaza, il carcere a cielo aperto per 1,8 milioni di palestinesi, i 47 anni di colonizzazione e occupazione israeliana della Palestina, una vita sotto minaccia per il popolo israeliano, le 200mila vittime del conflitto siriano e le circa 2000 vittime che il conflitto iracheno sta mietendo ogni mese, la guerra, i prodromi della pulizia etnica, la violazione dell’autodeterminazione dei popoli in Ucraina, come in Palestina e nel Sahara Occidentale; le infiltrazioni mafiose e criminali in ogni conflitto, l’uso del terrorismo anche da parte degli Stati, la tortura, la detenzione illegittima, gli scomparsi, il fondamentalismo, il sostegno a dittatori e monarchie medioevali per difendere potenti interessi di parte e i nostri approvvigionamenti energetici; sono le esecuzioni di massa, la proliferazione degli armamenti e dell’economia di guerra, i milioni di profughi e di disperati in fuga, la finanza speculativa, il fallimento degli Stati, il saccheggio dei beni comuni e la crisi delle democrazie, la propaganda e le informazioni strumentalmente distorte dai poteri forti che influenzano e condizionano l’opinione pubblica… un elenco infinito di drammatici eventi che si ripetono sistematicamente, diven-

Per donazioni e contributi per la realizzazione della manifestazione: C.T.Acli Perugia

IT27U0501803000000000163157 Causale: Un passo di pace presso: Banca Popolare Etica - Perugia

tando parte del nostro quotidiano come fossero disastri inevitabili per proseguire il corso della civiltà, la nostra. Questo è il bivio che abbiamo di fronte: continuare a denunciare in modo generico questa realtà o lavorare con determinazione e strategia per mutare le politiche responsabili della proliferazione delle guerre, per costruire un’alternativa a questo corso della storia? Puntare l’indice solo sugli effetti o denunciare e sradicare le cause della violenza diretta, culturale e strutturale che permea il nostro sistema, di cui siamo in parte tutti complici? Alla viltà, al cinismo ed alla violenza, vogliamo sostituire l’alternativa del coraggio, della nonviolenza, della disobbedienza civile. A Firenze, in continuità con l’Arena di Pace e Disarmo, ascolteremo testimonianze provenienti dai teatri di guerra e le voci di chi si oppone in Europa e nel

mondo alle politiche di guerra, per fare assieme questo passo di pace. Raccoglieremo e lanceremo concrete richieste alla politica, campagne che segnano un cambio di passo nelle proposte per la soluzione politica dei conflitti, per la pace, per i diritti, per la giustizia, per il disarmo e la difesa civile non armata e nonviolenta. Invitiamo quindi ad aderire a questo appello partecipando alla manifestazione di Firenze ed organizzando mobilitazioni in altre città europee e centri martoriati dai conflitti. Vi chiediamo di inviare fin d’ora alla Segreteria dell’evento, oltre all’adesione, le proposte e campagne concrete, già strutturate, che vorreste rilanciare durante la manifestazione e inserire nella piattaforma finale. Prime adesioni: Tavola della Pace Bergamo, Associazione Reggiana per la Costituzione, Casa della pace Milano, Rete Antirazzista Firenze, Noi siamo chiesa, Associazione Diecieventicinque Bologna, Radiocora, Partito Rifondazione Comunista, Arci Servizio Civile Toscana, Associazione Tilt, Restiamo umani con Vik, Assopace Palestina Venezia. Inviare adesioni e proposte a Segreteria Un Passo di Pace: @mail: passodipace@gmail.com


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esteri

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La società civile irachena non chiede armi, ma aiuti, diritti, protezione umanitaria Mentre il Governo italiano faceva approvare dal Parlamento l’invio di armi ai combattenti kurdi, ben altre sono le richieste di coloro che in Iraq sono più attenti alla salvaguardia dei diritti umani: beni alimentari, acqua, interventi internazionali focalizzati alla protezione di popolazioni a rischio di genocidio, e ponti aerei per portare in zone sicure le minoranze ancora assediate nelle montagne di Sinjar e in altre zone del governatorato di Mosul. Questa scelta non chiarisce chi svolgerà il lavoro diplomatico per sostenere il dialogo nazionale con i politici iracheni e kurdi, che coinvolga tutti gli attori regionali a partire dall’Iran, e il lavoro di polizia internazionale per fermare traffico di armi e finanziamenti allo Stato Islamico. Né è chiaro chi si adopererà per costruire una forza di interposizione Onu all’altezza dello slogan “Responsabilità di Proteggere”, che finora è stato usato dalla Nato come paravento di operazioni di guerra. Le associazioni del Kurdistan iracheno si stanno prodigando per alleviare le sofferenze degli 800mila rifugiati interni giunti dal Nord dell’Iraq, che si aggiungono ai 200mila curdi scappati dalla guerra in Siria. Le ONG che rappresentano le minoranze si affannano per dare anche sostegno

morale e politico ad un popolo che sta subendo un vero e proprio genocidio. I volontari delle chiese cristiane, caldei e siriaci, offrono migliaia di pasti al giorno alle famiglie fuggite dalle enclave cristiane della piana di Ninive. Le associazioni di donne denunciano i crimini di schiavitù e stupro dello Stato Islamico e sostengono le vittime. Il fondamentalismo e i crimini delle bande armate, che poco o nulla hanno di islamico, sono cresciuti nel paese nell’ultimo decennio in entrambi i fronti: quello sciita con esplicito sostegno del governo di al-Maliki, quello sunnita con un ampio spettro di gruppi di opposizione. Crimini contro i civili sono stati registrati da entrambe le parti, e non possiamo dimenticare che il governo iracheno è stato ripetutamente accusato di crimini di guerra per i propri bombardamenti indiscriminati su quartieri delle città in rivolta, o per l’uccisione extra-giudiziale di prigionieri. Non ha fatto nemmeno notizia, il 12 luglio, l’uccisione in pieno centro di Baghdad di quasi 30 prostitute irachene da parte di una banda armata sciita coperta da al-Maliki. I corpi si accumulavano sulla strada, e la polizia non è intervenuta. In questo clima, era prevedibile che frange della

popolazione irachena avrebbero lasciato permeare l’estremismo di segno opposto. È quindi ora necessario lavorare con la massima energia a sostegno del processo politico iracheno e del dialogo nazionale, perché il nuovo Primo Ministro al-Abadi cambi corso, ascoltando non solo le opposizioni ma anche la società civile irachena. Ci stanno provando gli attivisti dell’Iraqi Social Forum, composto da decine di associazioni, sindacati e reti di tutto il paese, che stanno impostando un piano strategico di partecipazione della società civile al dialogo nazionale, e di lotta alla discriminazione tra tutte le comunità linguistiche e religiose. Hanno lanciato in questi giorni campagne come Ministri senza quote contro la pianificazione della politica su basi etniche. Chiedono che almeno quattro ministri vengano scelti in base a merito e competenze, non su basi settarie. È il primo tentativo di mettere in discussione il sistema di quote non scritto ma varato e consolidato dalle autorità USA dell’occupazione, che gravano ancora sulla politica irachena. Seguiamo con attenzione e sosteniamo queste iniziative, perché solo da qui può nascere un altro Iraq. www.unponteper.it

Rete Disarmo: sbagliata la scelta di inviare armi in Iraq Il voto delle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato favorevole all’invio di armi dall’Italia alla milizia curda è valutato negativamente da Rete Italiana per il Disarmo. Evidentemente per il Governo la politica estera, nei confronti di una situazione drammatica, si fa solo con invio di armi e non con azioni forti umanitarie a difesa delle popolazioni. La Rete conferma la posizione già espressa verso un no all’invio di armi in Iraq, in particolare se derivanti da depositi segreti. ll fatto che siano avvenuti in Parlamento i passaggi formali di copertura politica con una consultazione delle Camere, rende ancor più grave e preoccupante la decisione assunta: per la prima volta in trent’anni l’Italia decide di inviare armi ad un paese in conflitto e lo giustifica sulla base della richiesta del governo

locale e del via libera da parte dell’UE. Si tratta - come spiegato dal Ministro Pinotti - in gran parte di armi in disuso o sequestrate a trafficanti, che avrebbero dovuto essere distrutte. Si immettono così sulla piazza armi facili da smerciare, che possono alimentare il mercato illegale: e questo in una regione dove già la gran parte delle armi proviene da traffici illeciti. Alcune delle armi che verranno inviate derivano da un sequestro della magistratura, che ha poi portato ad un ordine di distruzione mai reso operativo: chiediamo perciò che venga subito aperta un’inchiesta parlamentare, considerato che una parte di quelle armi pare sia stata inviata nel 2011 agli insorti di Bengasi apponendo da parte dell’allora governo in carica (Berlusconi IV) il segreto di stato. La Rete chiede formalmente al Governo

un incontro per valutare nella massima trasparenza l’intera operazione, per allinearla allo spirito della legge 185/90 e del Trattato Internazionale sul Commercio di Armi che il nostro Paese ha ratificato lo scorso anno. Questa decisione induce poi a reiterare la richiesta di un incontro con il Governo sulla legge 185/90 che regola l’export di armi. Da anni la Rete denuncia una sempre minore trasparenza - per come i dati sono esposti - confermata anche nella recente pubblicazione della Relazione relativa all’anno 2013. È gravissimo inoltre che il Parlamento da sei anni non discuta questo documento, che dovrebbe invece fornire elementi fondamentali per la politica estera. Tutte queste richieste e prese di posizioni verranno rilanciate dalla Rete nel corso della manifestazione Un passo di Pace che si terrà a Firenze il 21 settembre.


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migranti

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Accordo su Frontex Plus, ma senza salvataggi di Filippo Miraglia vicepresidente nazionale Arci

L’incontro dei giorni scorsi tra la commissaria europea Malmström e il ministro dell’Interno Alfano è parso più che altro uno spot, ad uso e consumo del leader del Nuovo Centrodestra, in difficoltà su molti fronti, in particolare rispetto al proprio elettorato tradizionale. La sostituzione di Mare Nostrum con Frontex, o con Frontex Plus, sembra infatti più che altro un escamotage per consentire al titolare del Viminale la chiusura di un’attività finalmente all’altezza delle responsabilità che competono a un paese civile. Mare Nostrum infatti è stato istituito sull’onda dell’indignazione generale che ha suscitato la strage del 3 ottobre scorso, ed è servito in questi mesi a salvare decine di migliaia di persone attraverso l’impiego di navi della Marina Italiana. Si tratta quindi di un programma che ha come obiettivo dichiarato quello di salvare vite umane. E l’ha fatto, sia pure con qualche contraddizione, in maniera egregia. Per la prima volta si è agito sulla base del principio che la vita umana vale più della fortuna elettorale di un partito o della retorica razzista alla quale siamo stati abituati in questi anni. Sfortuna ha

voluto però che al Ministero dell’Interno si sia trovato il leader di una forza politica esplicitamente di destra, con un elettorato tutt’altro che interessato a salvare la vita di persone in fuga da guerre e persecuzioni. Per trarsi d’impaccio, è probabile che Alfano abbia pensato che, non potendo continuare a svolgere contemporaneamente il doppio ruolo di chi accoglie e di chi respinge, fosse il momento di ricorrere alla retorica nazionalista antieuropea, cercando di scaricare la responsabilità sull’UE. L’operazione però al momento è solo parzialmente riuscita e Alfano dovrà inventarsi qualcos’altro per riuscire a convincere tutti, il suo elettorato di destra e quello democratico della maggioranza di cui fa parte, che Frontex Plus è lo strumento adatto per salvare vite umane e allo stesso tempo respingere i migranti. Intanto, a un mese dall’anniversario della tragedia di Lampedusa, e dopo che altre hanno insanguinato il Mediterraneo, sarebbe opportuno mettere in pratica alcune azioni concrete volte ad evitare altre morti e contemporaneamente a scardinare il traffico di essere umani, che è aumentato per le condizioni di instabilità della Libia

e per l’assenza di un’alternativa per coloro che fuggono dalle guerre, non certo, come raccontano i razzisti di casa nostra, per le navi di Mare Nostrum. Innanzitutto, con una decisione dal forte valore simbolico, il nostro parlamento potrebbe istituire quella Giornata della memoria e dell’accoglienza che tanti cittadini chiedono dopo la tragedia del 3 ottobre. E lo stesso potrebbe fare il parlamento europeo. Intanto, per consentire a chi è costretto a fuggire di rivolgersi agli stati e non ai trafficanti, bisognerebbe aprire subito canali d’ingresso umanitari. E l’Italia, presidente di turno dell’UE, dovrebbe farsi carico di avanzare con forza questa proposta ai partner europei. Infine, per superare almeno in parte i vincoli imposti dal regolamento Dublino, si potrebbe applicare la direttiva europea sulla protezione temporanea, almeno per quei gruppi che arrivano da paesi in situazioni di instabilità o guerra, e che rappresentano più della metà delle persone che arrivano alle nostre frontiere in questi mesi. Tre scelte che consentirebbero di arrivare al 3 ottobre 2014 con la consapevolezza di aver fatto qualcosa di concreto per fermare le morti di frontiera.

Sistema d’accoglienza: navighiamo a vista e pure male! di Valentina Itri Ufficio Immigrazione e Asilo Arci nazionale

I numeri diffusi dal Viminale lo scorso 16 agosto sono quelli previsti negli ultimi mesi. Al 31 luglio 2014 il sistema di accoglienza italiano conta 53.243 presenze: di queste meno della metà all’interno dello Sprar. Nonostante la disponibilità di posti abbia raggiunto quota 19mila a giugno 2014, il Ministero dell’Interno continua a finanziare e a promuovere percorsi alternativi in centri prefettizi o temporanei. Alternativi e raramente propedeutici a un inserimento nello Sprar, dove intraprendere un percorso di tutela e di integrazione è funzionale sia al buon esito della procedura che alla vita socioeconomica del Comune ospitante. C’è stato grande clamore attorno al Piano Nazionale di Accoglienza frutto di un accordo raggiunto in conferenza unificata tra Governo, Regioni, Comuni e Province lo scorso luglio: soddisfazione nell’essere riusciti a mettere insieme tutti i soggetti interessati e nell’aver prodotto un documento condiviso.

È stato chiesto, a noi del terzo settore, di vedere il bicchiere mezzo pieno. Il bicchiere purtroppo, e nonostante qualche passo avanti, è quasi vuoto: sembra che l’esperienza nefasta dell’emergenza nord Africa non abbia insegnato nulla, che l’importanza del percorso di tutela – soprattutto per coloro che sono richiedenti – sia sconosciuta, che la riduzione drastica dei tempi della procedura sia un risultato raggiungibile nell’immediato, che la priorità non sia la protezione di tutti coloro che scappano dai propri paesi per cercarla in Italia e in Europa bensì la risoluzioni di problemi logistici legati alla presenza oggettiva dei migranti. Le gare per gli affidamenti delle gestioni dei centri d’accoglienza prefettizi continuano a essere al ribasso: chi costa meno vince. Da un lato per presentare un progetto Sprar da quest’anno era stata introdotta l’obbligatorietà di un’esperienza pluriennale e di qualità nell’ambito dell’accoglienza rivolta alla fascia dei migranti forzati,

dall’altra le prefetture siglano convenzioni – quando lo fanno – con soggetti che incontrerebbero difficoltà ad avere il certificato dell’antimafia. L’Arci e le sue articolazioni territoriali continuano a rispondere alle chiamate del territorio laddove è possibile garantire standard minimi di qualità. Numerosi i comitati coinvolti e non sempre gestori di progetti Sprar. Siamo preoccupati dall’introduzione di fatto di tre livelli di intervento: arrivi e primo soccorso e accoglienza; prima accoglienza e seconda accoglienza. Descrivendolo con vecchie sigle: Cpsa, Cara, Sprar. Ingenuo pensarli come pioli della stessa scala. Meglio un sistema unico, un rafforzamento dello Sprar con una categoria di centri specializzati nella prima accoglienza e un coordinamento di questi centri affidato alle regioni. Banca dati unica, standard unico e sistema di monitoraggio e verifica unico. Il bicchiere deve esser riempito, almeno fino alla metà.


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festivalsabir

Sabir, per raccontare un’altra Lampedusa Dal 1 al 5 ottobre, si terrà a Lampedusa Sabir, il Festival diffuso delle culture mediterranee, promosso da Arci, Comitato 3 ottobre e Comune di Lampedusa, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e della Rai. Sabir, che dà il titolo al festival, era un idioma parlato in tutti i porti del Mediterraneo dal Medioevo fino a tutto il XIX secolo. Uno strumento di comunicazione in cui confluivano parole di molte lingue del Mediterraneo e che consentiva ai marinai e ai mercanti dell’area di comunicare fra loro. Il titolo ha l’intento di evocare la vocazione storica dell’isola di Lampedusa, che le deriva dalla sua collocazione geografica e che ha visto, nel corso dei secoli, il passaggio delle grandi civiltà mediterranee. Lampedusa, dunque, come luogo di incontro e di scambio di culture, tradizioni e saperi. Oggi Lampedusa, nell’immaginario collettivo, è soprattutto legata ai grandi flussi di migranti, alle tragedie che nel canale di Sicilia si cono consumate, a un’accoglienza quasi sempre fornita in condizioni di emergenza, nonostante la solidarietà di cui spesso hanno dato prova, in condizioni difficili, i suoi abitanti. L’intento del Festival è quello di restituire all’isola un’immagine diversa, di valorizzarne il potenziale sociale, economico e culturale, di rafforzarne il ruolo di ponte tra le due sponde del Mediterraneo, per la costruzione di uno spazio aperto e solidale tra i paesi che vi si affacciano. Una forte comunità mediterranea può offrire una vera prospettiva di benessere alle popolazioni dell’Europa del Sud, del Maghreb e del Mashrek e segnare la via di uscita dalla crisi che, sulle due rive, oggi esse vivono. Perché ciò si realizzi, questa deve essere fondata su una relazione paritaria fra le regioni europee, africane e asiatiche che sulle rive dello stesso mare si affacciano, deve essere saldamente ancorata alla dignità, ai diritti e alla democrazia, e ripudiare ogni approccio neo-coloniale. L’evento di Lampedusa vuole indicare la strada al cambiamento possibile nelle relazioni fra Europa e Africa e dare basi solide all’idea di cittadinanza mediterranea. Durante i 5 giorni del festival si alterneranno dibattiti con ospiti italiani e internazionali, laboratori per adulti e

bambini, spazi dedicati alla letteratura in cui scrittori italiani dialogheranno con scrittori magrebini ed europei, eventi teatrali e musicali, tra cui il 4 ottobre il grande concerto finale. Il Festival impregnerà e occuperà tutte le strade dell’isola con varie performance artistiche. Oltre al palco centrale saranno installate altre due strutture nel centro della città. In una di queste gli attori della compagnia di Pietro Florida si esibiranno con le produzioni realizzate attraverso i laboratori. Le immagini con le voci degli abitanti di Lampedusa, raccolte nei giorni precedenti al Festival, saranno trasmesse da postazioni video in punti chiave della città dal tramonto fino alla fine di tutti gli spettacoli. Il 3 ottobre ci saranno varie iniziative in ricordo del tragico naufragio in cui persero la vita 368 migranti, iniziative di cui saranno protagonisti i familiari delle vittime e i superstiti. Il 5 ottobre, ultimo giorno del Festival,

si muoverà da Lampedusa la Carovana Antimafie per l’ultimo tratto del suo viaggio, iniziato il 7 aprile con le tappe italiane. Da Lampedusa attraverserà la Sicilia, per poi raggiungere Trieste, Novi Sad, Belgrado e Bucarest. La direzione artistica degli eventi teatrali è affidata ad Ascanio Celestini, mentre per gli eventi musicali la direzione artistica sarà di Fiorella Mannoia. Lo spot promozionale del Festival è stato prodotto e diretto da Ascanio Celestini ed è visionabile sul canale Youtube ‘Sabir Lampedusa’ all’indirizzo http://www.youtube.com/channel/ UC24VPd33xipjiWWDRWIueWA Il Festival è realizzato con il contributo della Commissione Europea - Programma ‘Europa per i cittadini’, Unar e Open Society Foundations. www.festivalsabirlampedusa.it Facebook: @SabirLampedusa


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legalitàdemocraica

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Oltre 900 beni confiscati da destinare Destinazioni dei beni confiscati alla criminalità organizzata ferme a gennaio 2014: da allora sono oltre 900 i beni che aspettano di essere destinati, ma manca un decreto del presidente del Consiglio che nomini il consiglio direttivo dell’agenzia, senza il quale non possono essere destinati altri beni. Dopo il richiamo di don Ciotti sull’urgenza di intaccare il patrimonio economico delle mafie rispondendo alle minacce del boss Riina rese pubbliche in questi giorni, torna a far discutere la lentezza burocratica delle istituzioni italiane. A denunciare i ritardi è il responsabile per i beni confiscati di Libera, Davide Pati, che al governo chiede un intervento immediato affinché l’agenzia torni a funzionare. L’agenzia per i beni sequestrati e confiscati è ferma dagli inizi di marzo. A fine febbraio, infatti, l’ex direttore dell’agenzia, il prefetto Giuseppe Caruso, è andato in pensione. Da allora ci sono voluti ben tre mesi e mezzo per nominare il suo successore, il prefetto Umberto Postiglione, durante il Consiglio dei ministri del 13 giugno scorso. Una nomina che rispondeva all’urgenza di rimettere in moto una macchina che riceve costantemente beni da destinare, ma che per farlo ha bisogno di tutto il consiglio direttivo al completo. E così viviamo il paradosso che a distanza di oltre due mesi e mezzo dalla nomina del nuovo direttore, quando tutto sembrava essersi risolto, siamo invece di nuovo al punto di partenza. Infatti oggi l’agenzia non può destinare beni perché manca il decreto del presidente del Consiglio dei ministri che nomina il consiglio direttivo, cioè gli altri quattro membri oltre al direttore. In Commissione antimafia il prefetto Postiglione ha parlato di più di 900 beni pronti per essere destinati, ma fermi in attesa della nomina del consiglio direttivo. Beni che attendono ora un cenno soprattutto dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi. L’agenzia non destina beni da gennaio di quest’anno. A febbraio non c’è stato nessun consiglio direttivo. La nomina del nuovo direttore è arrivata a metà giugno e l’agenzia è ancora senza potere. Le organizzazioni che si battono contro le mafie chiedono con forza al governo che sblocchi questa situazione

Siamo solidali con don Luigi Ciotti e continueremo senza se e senza ma la nostra battaglia sui beni confiscati Le minacce di Totò Riina al Presidente di Libera Don Luigi Ciotti rivelate nelle intercettazioni delle conversazioni del capomafia con Lorusso non sono solo lo sfogo di un boss in gabbia. A Don Ciotti va tutta la nostra solidarietà per le parole vili e volgari pronunciate da Riina - dichiarano i presidenti dell’Arci nazionale e siciliana Francesca Chiavacci e Salvo Lipari. Ma queste parole hanno anche una potenza positiva. Che ci carica e ci convince sempre di più che il lavoro che Don Ciotti, Libera, l’Arci e tutte le associazioni che in questi anni hanno costruito percorsi concreti di legalità e di riutilizzo dei beni confiscati a Cosa Nostra va portato avanti senza se e senza ma. Significa che abbiamo colpito nel segno e che proprio la battaglia sui beni confiscati deve essere continuata per togliere terreno e forze a Cosa Nostra e ai boss come Riina che in un’altra intercettazione parla dei suoi mega investimenti e del suo tesoro.

e che l’agenzia possa tornare ad avere pieni poteri. Il riutilizzo dei beni confiscati coinvolge una fetta importante dell’economia sociale del paese. In Italia sono state censite circa 500 tra associazioni, cooperative, comunità, gruppi e parrocchie che gestiscono beni confiscati dal nord al sud del nostro paese. Una spina dorsale dell’economia sociale e delle politiche di welfare. È necessario che queste realtà, che in questi anni si sono rimboccate le maniche per poter portare avanti percorsi di accoglienza, di inclusione sociale, ma anche di lega-

lità e di contrasto alle mafie, vengano sostenute. Negli ultimi mesi sono state tante le occasioni di confronto con le istituzioni sulla necessità di introdurre modifiche al codice delle leggi antimafia per rendere le norme più efficaci per quel che riguarda il contrasto al patrimonio delle mafie e per rendere effettivo il riutilizzo sociale dei beni confiscati. La prima fumata nera, però, è capitata proprio con la conclusione dell’esecutivo Letta. Nel gennaio scorso, infatti, il governo Letta aveva presentato, grazie al lavoro della Commissione Garofoli, una proposta articolata e ben fatta. Quella proposta sarebbe dovuta andare in consiglio dei ministri, ma questo fu impossibile per le dimissioni di Letta. A quel lavoro seguì, poi, la relazione della Commissione antimafia. Un altro importante contributo all’analisi delle varie forme di criticità che oggi si riscontrano, ma soprattutto soluzioni normative. Infine il consiglio dei ministri dei giorni scorsi, con la presentazione del disegno di legge sul contrasto a criminalità organizzata e ai patrimoni illeciti. L’approvazione, da parte del consiglio dei ministri, di un ddl sulla criminalità economica, con una parte dedicata all’agenzia nazionale e i beni confiscati è senz’altro una notizia positiva. Auspichiamo che contenga le norme da tempo attese sul rafforzamento della fase del sequestro, sull’agenzia nazionale affinché abbia pieni poteri, e sulle aziende confiscate.

Riparte la Carovana Antimafie Il 5 ottobre alle 10 riprenderà il suo viaggio la Carovana Internazionale Antimafie, che dal 7 aprile al 7 giugno ha attraversato numerose regioni italiane. La Carovana ripartirà da Lampedusa, dove si svolge il Festival Sabir, e proseguirà il suo viaggio attraverso la Sicilia per poi spostarsi a Trieste e all’estero a Novi Sad, Belgrado, Bucarest. www.carovanaantimafie.eu


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societàeconomia

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Commercio equo, cresce nel mondo il marchio Fairtrade: +15 per cento in un anno Il commercio equo e solidale di Fairtrade (in cui l’Arci è presente con Pino Di Francesco nel consiglio d’amministrazione) continua a crescere: in un anno il livello di vendite in tutto il mondo ha registrato un +15 per cento, per un totale di 5,5 miliardi di euro di venduto. Il bilancio è contenuto nel report annuale di Fairtrade International presentato oggi. Caffè (+8 per cento), zucchero (+22 per cento), banane (+12 per cento) e fiori (+16 per cento) sono i prodotti che hanno registrato il trend migliore. La Germania consolida il suo secondo posto dopo la Gran Bretagna, con vendite che superano i 650 milioni di euro e un +23 per cento di crescita annuale. Vola il mercato degli Usa dove dal 2012 - anno di introduzione del Marchio Fairtrade - le vendite hanno raggiunto i 300 milioni di euro. Trend positivo anche in Italia con +16,7 per cento, secondo i dati presentati lo scorso giugno. Bene anche l’India, il Kenya e il Sudafrica, già paesi produttori e da qualche tempo diventati

nuovi mercati. Il report mette in evidenza anche il crescente impegno a favore dell’1,4 milioni di agricoltori e lavoratori della filiera, parte di 1.210 organizzazioni in 74 paesi in via di sviluppo. «Nell’ultimo anno abbiamo introdotto dei nuovi parametri di calcolo del salario dignitoso - sottolinea Harriet Lamb, Ceo di Fairtrade International -, avviato progetti pilota nelle comunità per prevenire lo sfruttamento del lavoro minorile e supportato i sindacati nelle negoziazioni con i datori di lavoro. E siamo solo a metà del percorso delineato con la strategia annunciata nel 2013». Grazie al Fairtrade Access Fund sono stati inoltre distribuiti prestiti del valore di 7,5 milioni di euro a 14 organizzazioni di produttori, per un totale di 60mila agricoltori coinvolti. Investimenti sono stati fatti anche per rendere più rigoroso il monitoraggio dell’impatto: «Numerosi studi portati avanti durante l’anno hanno mostrato una serie positiva di benefici - si spiega

Studiare costa troppo Secondo le associazioni dei consumatori, quattro famiglie su dieci non riescono a sostenere le spese per la scuola dei figli. Oggi, in media, una famiglia spende 250 euro l’anno per l’acquisto dei libri per ogni figlio, più l’eventuale corredo e altri materiali, superando anche il tetto dei 400 euro annui. È necessario quindi intervenire subito per ridurre i costi sostenuti dalle famiglie, prevedendo detrazioni fiscali significative sull’acquisto di libri scolastici e materiale didattico, alla pari di quanto previsto per i costi sostenuti per le iscrizioni ai corsi, e almeno fino alla fine della scuola dell’obbligo. Va realizzato un sistema di aiuti e detrazioni che si avvicini al modello scandinavo, dove le spese per i materiali didattici sono completamente a carico dello Stato. Investire sulla scuola, sulla formazione, sulla cultura, è fondamentale e irrinunciabile. Invece, per quel che riguarda la spesa pubblica per l’istruzione, siamo sotto la media europea. L’Italia è infatti penultima in percentuale (8%) per volume di spesa pubblica dedicata all’istruzione rispetto al complesso delle spese pubbliche totali. Dopo di noi, nella graduatoria dei 27 paesi europei, solo la Romania (7,4%).

nel report -. Nel caso della ricerca condotta da Coder sulle banane in Colombia, tutti i lavoratori dipendenti hanno dichiarato che la loro qualità della vita è migliorata dopo che le piantagioni sono entrate a far parte del circuito Fairtrade, mentre il 96 per cento dei piccoli proprietari terrieri ha affermato che la loro situazione economica è migliorata, in media del 34 per cento, partecipando a Fairtrade». Infine, sono stati attivati tre nuovi programmi di adattamento ai cambiamenti climatici in America Latina e Africa Orientale, che saranno gestiti insieme ad organizzazioni partner. Per Marike de Peña, presidente del cda di Fairtrade International e direttore di una cooperativa di banane in Repubblica Dominicana, «Fairtrade significa empowerment e sviluppo. Noi possiamo e vogliamo cambiare le regole del commercio e permettere a produttori e lavoratori di inventare il loro futuro». www.fairtradeitalia.it

Ocse: allarme disoccupazione in Italia Allarme Ocse sulla disoccupazione in Italia, che a fine anno salirà fino al 12,9%. A preoccupare, però, è soprattutto la situazione dei giovani tra finte partite Iva e lavoro precario. Secondo l’Employment outlook, sul 2013, il 52,5% degli under 25 ha un lavoro precario. Nel complesso, la disoccupazione degli under 25 nel 2013 ha toccato quota 40%, quasi il doppio del livello pre-crisi (20,3% nel 2007). E il 70% dei lavoratori vivono una ‘sfasatura’ tra la loro occupazione e il loro percorso formativo, ovvero, hanno qualifiche troppo basse per il lavoro che svolgono o svolgono una professione che non ha nulla a che vedere con l’università frequentata. Tra l’altro, l’Italia è il quarto paese dell’area Ocse per diffusione di ‘false partite Iva’, cioè lavoratori che sulla carta sono liberi professionisti ma di fatto offrono prestazioni subordinate. Secondo il rapporto, costituiscono il 3,2% circa dei lavoratori dipendenti nei settori dell’industria e dei servizi, una percentuale superata (di pochi decimi di punto) solo da Repubblica Ceca, Slovacchia e Grecia. All’interno dell’area Ocse sono circa 45 milioni le persone senza lavoro, quasi 12 milioni in più del periodo pre-crisi. La persistenza di alti livelli di disoccupazione si è tradotta in un aumento della disoccupazione strutturale in alcuni paesi, che potrebbe non essere riassorbita automaticamente in caso di ritorno alla crescita economica. In Italia i disoccupati di lungo periodo sono più del 35% del totale, con un picco del 61,5% tra gli over 55.


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arcireport n. 27 | 4 settembre 2014

Il 5 e 6 settembre c’è Rockin’ Cura Festival

A organizzare l’iniziativa a Vetralla il circolo ImaginAction Eventi Giunge quest’anno alla quarta edizione il Festival Rockin’ Cura, appuntamento musicale nel settembre della Tuscia. Le precedenti edizioni del Festival hanno visto sul palco artisti emergenti a livello locale e nomi noti nel panorama della musica indipendente italiana, quali i Fast Animals and Slow Kids e Il Pan del Diavolo Luminal, Management del dolore post operatorio, Venus in furs, Gazebo Penguins. Rockin’ Cura vuole inoltre dare spazio a varie espressioni artistiche e per farlo affianca alla musica spazi espositivi di pittura e fotografia, mercatini vintage, artisti di strada, proiezioni e iniziative di solidarietà. L’edizione 2014 del Festival era fortemente a rischio per un buco nella cassa dell’associazione ImaginAction Eventi, ideatrice e promotrice dell’evento, causato dalle promesse non mantenute del comune di Viterbo. L’associazione ImaginAction Eventi nasce con l’obiettivo di promuovere eventi e festival, soprattutto a livello musicale, che diano impulso a un movimento culturale che si ponga come una valida alternativa per i giovani della provincia. L’associazione è inoltre circolo Arci e si inserisce all’interno delle manifestazioni EstasiArci e Frammenti. L’attività di ImaginAction si sviluppa anche in collaborazione con associazioni culturali affini e varie realtà giovanili nell’ottica di creare un ambiente culturale e musicale diverso e vitale. Per il concerto de Lo Stato Sociale, evento collaterale a Rockin’Cura 2013, organizzato a Viterbo nell’agosto 2013

il Comune di Viterbo si era impegnato a restituire la cifra di 2.500 euro anticipata da ImaginAction: a quasi un anno di distanza sono rientrati nelle casse dell’associazione appena 493 euro. Queste le condizioni in cui l’associazione si apprestava a organizzare Rockin’Cura 2014. Nonostante queste difficoltà e grazie all’aiuto di realtà vicine al festival – quali Backstage Academy, Mvm Concerti e il Glitter Café – che hanno permesso l’organizzazione di un concerto di raccolta fondi e a quello di un pubblico ormai affezionato alla manifestazione, si è comunque riusciti a far partire l’edizione 2014 del festival, che si svolgerà ai Giardini pubblici di Cura di Vetralla (VT). Il 5 e il 6 settembre 2014 sul palco di Rockin’Cura si esibiranno Il Movimento, Majakovich, The Cyborgs, Progetto Panico, Bamboo e The Zen Circus. arciviterbo.blogspot.it

in più UNA MANO PER LA SCUOLA IMPERIA Sabato 6 settembre pres-

so il supermercato Coop di Imperia dalle ore 9 alle 12,30 e dalle 16 alle 19 i volontari di Arci Guernica aderiscono all’iniziativa Una mano per la scuola. In collaborazione con i volontari della sezione Coop, effettueranno una raccolta di materiale didattico da donare alle famiglie in difficoltà e da utilizzare per promuovere attività di sostegno. www.guernica.imperia.it

appuntamento AL circolo l’alba PISA Al circolo L’Alba appunta-

mento il 5 settembre a partire dalle 17.30 con il laboratorio di narrazione e scrittura creativa di fiabe Ti racconto una fiaba a cura di Associazione Tutti giù per terra con Cristina Serafini e Elena Bendinelli. Dalle 20, cena di raccolta fondi, in collaborazione con l’associazione Amici per l’Africa Onlus e il Gruppo Missionario Ansa dell’Arno, per Progetto Maternità, per il completamento del reparto ospedaliero nel villaggio di Tandagtenga in Burkina Faso. www.lalbassociazione.com

A COMO c’è arcifest BULGAROGRASSO (CO)

A Nago si parla di diritti ambientali Il 5 settembre alle 20 a Nago (TN), al Teatro Sala della Comunità, si terrà il penultimo appuntamento della rassegna Diritti contati promossa dall’Arci Alto Garda. La rassegna, che si è riproposta quest’anno un’altra ricerca di diritti declinati ancora più nettamente verso la pace, ha voluto uscire dagli schemi della rievocazione della Grande Guerra, per mettere in chiaroscuro il concetto di guerra e virare sui colori di ciò che tutte le guerre fanno perdere. La serata sarà dedicata ai conflitti ambientali: infatti, malgrado negli ultimi decenni i conflitti ambientali siano divenuti

daiterritori

fenomeno di interesse crescente in ambito politico, economico e sociale, si tratta di un’espressione non ancora abbastanza diffusa. Eppure l’Italia offre migliaia di esempi utili a comprendere. E tra questi esempi, anche il Trentino. Serve una democrazia della Terra per una giustizia ambientale, una pace della terra che protegga dalla violenza devastatrice delle continue guerre ambientali. Se ne parlerà con chi si occupa in prima persona di conflitti e di ambiente: Marica Di Pierri, Beatrice Taddei Saltini e Andrea Tomasi. fb Arci Alto Garda

Anche quest’anno i circoli Arci della provincia di Como avranno modo di confrontarsi e ritrovarsi in un clima conviviale nella consueta Arcifest. L’edizione 2014 si terrà a Bulgarograsso, presso l’area feste in via Cavallina, dal 4 al 7 settembre. Intenso il programma della manifestazione che prevede film, musica live e buon cibo. Da segnalare un omaggio a Enzo Jannacci e Giorgio Gaber e un omaggio a Rino Gaetano. Tutti i concerti si terranno al coperto con inizio alle ore 21. www.arcicomo.it

UN CALCIO AL RAZZISMO TRIESTE Anche quest’anno, per la

settima edizione, Arci Trieste organizza il Torneo di calcio a 7 - squadre miste Un calcio al razzismo, lanciando un concorso per la creazione del logo. La proposta va inviata entro il 5 settembre a comunicazione@arcitrieste.org. Il progetto prescelto rappresenterà il torneo di quest’anno e riceverà un premio. www.arcitrieste.org


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arcireport n. 27 | 4 settembre 2014

#areyouMed? La campagna di raccolta fondi per Gaza promossa da Arci Puglia Si chiama #areyouMed? la campagna di raccolta fondi per Gaza promossa da Arci Puglia con il coinvolgimento dei circoli Arci della regione. Il denaro raccolto servirà a creare azioni di supporto psicologico ai bambini e alle famiglie del Governatorato Nord della Striscia di Gaza. Il progetto è realizzato in collaborazione con il REC (Remedial Education Center), ong palestinese di Jabalyia da anni impegnata per il riconoscimento e il rispetto dei diritti umani in Palestina. Il REC è un’ong laica che opera nel campo dell’educazione: nelle scuole governative e dell’Unrwa agisce promuovendo la capacità di risposta positiva dei bambini in contesti marginalizzati, dentro e fuori l’aggressione militare. Con il REC, l’Arci Puglia condivide una forte sintonia politica e culturale ed ha realizzato, negli anni, numerosi progetti di cooperazione. Il tipo di intervento emergenziale da realizzare grazie ai fondi raccolti è stato proposto direttamente dal REC. L’operazione militare Protective Edge e la nuova assurda sequenza di crimini di guerra commessi dal governo israeliano ha impressionato l’opinione pubblica soprattutto per la straordinaria violenza con cui ha colpito i civili e i bambini. E tuttavia è importante ricordare come il trauma del conflitto non inizia e non finisce con l’operazione militare Protective Edge, ma si sviluppa quotidianamente con episodi altrettanto gravi se pure meno visibili agli occhi dei media. A fronte degli intollerabili soprusi israeliani, la società civile palestinese prova a rispondere potenziando il processo educativo e lavorando per la tutela del diritto a un’infanzia dignitosa. La Campagna #areyouMed? intende sostenere proprio questa forma di resistenza civile e vuole chiamare i cittadini mediterranei a un sentire e a un impegno comuni di fronte a un’aggressione folle e criminale. Le donazioni dovranno pervenire all’IBAN IT90E0501804000000000122123 (Banca Etica) intestato ad Arci Comitato regionale Puglia Causale: REC GAZA fb Arci Puglia

‘Revocate la mozione che discrimina’ Arci Articolo Tre Palermo promuove l’appello Revocate la mozione che discrimina, chiedendo al Consiglio comunale di Palermo di revocare la mozione - da questo approvata - per l’istituzione della Festa della famiglia naturale. Il testo in questione infatti dichiara la volontà politica di discriminare tutte le relazioni affettive e tutti i nuclei familiari su di esse fondate, che non siano basati sul matrimonio tra uomo e donna. L’Associazione chiede alla conferenza dei capi gruppo del Consiglio comunale di Palermo un incontro in cui il movimento LGBT cittadino possa illustrare la sua posizione in merito alla mozione. Articolo Tre chiede alle cittadine e ai cittadini in tutta Italia di sostenere questa battaglia di civiltà, che non riguarda solo la revoca della mozione palermitana, ma in generale i diritti di tutte le persone LGBT. In tutta Italia si stanno presentando altre mozioni di questo genere, e la revoca della mozione palermitana non guarda solo agli effetti sul territorio cittadino, ma ad una battaglia a livello nazionale da vincere a breve. Per firmare: www.buonacausa.org/cause/revocatelamozionechediscrimina

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LED a Bologna Si parlerà di migrazioni nel primo incontro promosso da Arci Bologna e CandidaMente nell’ambito del progetto europeo LED Italia Laboratori di democrazia europea. L’incontro si terrà mercoledì 10 settembre alle ore 19 al circolo Arci Ippodromo in via Corticella 61 e sarà il primo di una serie di appuntamenti a cui tutti coloro che sono interessati a discutere e confrontarsi sul tema possono liberamente partecipare. www.arcibologna.it

Murgiafest con l’Arci Stand By Prenderà il via il prossimo 5 settembre la quinta edizione del Murgiafest – Ecofestival dell’Alta Murgia, organizzato dall’Arci Stand By di Santeramo con il contributo e patrocinio di Comune di Santeramo in Colle, Gal Terre di Murgia, Parco dell’Alta Murgia, Regione Puglia e con la collaborazione di Legambiente Santeramo, Libera Santeramo, Arci, Arci Real, Radio Swingset, Radio CimediradioWeb. Come nella precedente edizione, saranno tre giorni pieni di musica dal vivo, teatro, danza, attività per bambini, degustazioni di prodotti locali e artigianali, escursioni, laboratori, mostre artistiche ed estemporanee, bookcrossing e molto altro ancora. Tra le proposte, la mostra fotografica Finestre sul territorio a cura di Legambiente Santeramo, esposizione di rifiuti recuperati e trasformati a cura di LAB, mostra ed estemporanea d’arte a cura di Valerié e Licia Montemurro. L’iniziativa si terrà fino al 7 settembre in Piazza Berlinguer. www.arcistandby.it


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azionisolidali le notizie di arcs

a cura di Francesco Verdolino

Agenda post 2015

Il 9 settembre, dalle 9.30 alle 16.30, a Roma, presso la Sala delle Bandiere, Ufficio di Informazione in Italia del Parlamento Europeo,
via IV Novembre 149 si svolgerà l’incontro Agenda Post 2015: il dibattito sugli SDGs e il ruolo dell’Europa e dell’Italia per un futuro di Sviluppo EC(QU) Osostenibile promosso da CONCORD Italia e GCAP, la coalizione italiana contro la povertà. L’evento è inserito nell’ambito del progetto More and Better Europe, cofinanziato dalla Commissione Europea e dal Ministero degli Affari Esteri. Questa giornata di consultazione nazionale si pone l’obiettivo di elaborare proposte concrete per la definizione dei nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) per il periodo 2015-2030, che l’ONU approverà nel settembre 2015. Un percorso che deve vedere protagonisti non solo i governi, ma anche la società civile nelle sue varie articolazioni. L’Italia, con la presidenza del semestre europeo, ha una responsabilità cruciale nell’orientare questo processo, influenzando la posizione dell’Europa per catalizzare azioni condivise e davvero foriere di cambiamento positivo verso uno sviluppo equo e sostenibile.

Cooperative e cooperazione

L’Alleanza delle Cooperative Italiane, in partnership con la Direzione generale della cooperazione allo sviluppo (DGCS) del Ministero Affari Esteri, promuove il seminario Il ruolo delle cooperative, strumenti e indicatori per coniugare crescita e sviluppo sostenibile che si terrà a Roma, Palazzo della Cooperazione in via Torino 146 dalle ore 9 alle ore 13. Silvia Stilli interverrà a nome delle reti AOI, CINI e LINK2007. Durante l’evento verranno esaminati i nuovi strumenti di finanziamento messi a disposizione dall’Unione Europea e dal Ministero degli Affari esteri italiano per la cooperazione internazionale. Inoltre si discuteranno quali indicatori sono più adatti per misurare la qualità dell’impatto sociale che i progetti di sviluppo sono in grado di generare sulle comunità locali. Si tratta del primo di una serie di incontri che discutono l’importanza del ruolo delle cooperative nella cooperazione internazionale allo sviluppo. Ruolo riconosciuto a livello internazionale dalle Nazioni Unite con il 2012 - Anno Internazionale delle Cooperative e più recentemente da numerosi documenti della Fao, dell’ILO e della Commissione Europea. www.arciculturaesviluppo.it

società

Io sto con la sposa: una storia vera diventata un film grazie al crowdfunding Io sto con la sposa, di Antonio Augugliaro, Gabriele del Grande e Khaled Soliman Al Nassiry, sarà proiettato alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti - Fuori concorso. Il film racconta la storia vera del finto corteo nuziale organizzato da tre registi visionari per aiutare cinque palestinesi e siriani, scappati dalla guerra e sbarcati a Lampedusa, a proseguire il loro viaggio senza documenti attraverso mezza Europa. Dall’Italia alla Svezia, attraverso un’Europa solidale e goliardica che beffa i controlli frontalieri con una mascherata che ha dell’incredibile, ma che altro non è che il racconto di una storia realmente accaduta sulla strada da Milano a Stoccolma tra il 14 e il 18 novembre 2013. Una storia per la quale i registi, in caso di denuncia, rischiano una condanna fino a 15 anni di carcere per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Perché Io sto con la sposa non è soltanto un documentario, ma anche un atto di disobbedienza civile. «Siamo stanchi di dividere gli esseri umani in legali e illegali. E siamo stanchi di contare i morti in mare. Non sono vittime della burrasca, ma di leggi europee alle quali è arrivato il momento di disobbedire per riaffermare il principio della libertà di circolazione», dichiara Gabriele Del Grande. «Quando vedi arrivare gente del tuo paese e sai che stanno scappando da una guerra... - aggiunge Khaled Soliman Al Nassiry - Senti che stai facendo una cosa giusta. Aiutare anche una sola persona ad uscire da quel mare di sangue, ti fa sentire dalla parte del giusto». Il risultato è un film che non parla degli altri, ma di un noi, di una storia di amicizia mediterranea che finisce per raccontare la frontiera con un linguaggio completamente diverso. «Abbiamo cercato uno sguardo nuovo dice Antonio Augugliaro - scevro da ogni vittimismo e commiserazione. Nel film, raccontiamo prima di tutto una storia che ha il gusto dell’avventura, la dimensione del sogno e la forma di una maschera». E forse è proprio per questo che Io sto con la sposa è diventato un film manifesto prima ancora di uscire. Sulla rete se

ne parla da mesi, da quando il 19 maggio scorso è stata lanciata una compagna di crowdfunding da record. In soli 60 giorni sono stati raccolti 100mila euro donati da 2.617 produttori dal basso. Senza dubbio il più grande crowdfunding nella storia del cinema italiano e uno dei più importanti a livello internazionale sul fronte del documentario. Adesso non resta che vedere quale sarà la reazione del pubblico! In molti hanno già annunciato che si presenteranno alla prima in abito bianco e cravatta. L’appuntamento è al Lido di Venezia per il 4 Settembre, con replica il 5 settembre alle 17,30. Per chi non può essere a Venezia, il festival mette a disposizione 400 streaming on demand su Mymovies per l’Italia, e altrettanti per l’estero su Festival Scope . E dal 9 ottobre Io sto con la sposa sarà distribuito nelle sale.

arcireport n. 27 | 4 settembre 2014 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Carlo Testini Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 17 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/


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