arcireport
settimanale a cura dell’Arci | anno XIII | n. 27 | 23 luglio 2015 | www.arci.it | report @arci.it
Contro i rifugiati crescono la paura e l’odio alimentati dalla disinformazione e dalle destre di Francesca Chiavacci Presidente nazionale Arci
Dal Veneto a Roma, le forze razziste e xenofobe si tendono la mano. Quando non è la Lega a soffiare sul fuoco è Casa Pound o Forza Nuova. Sarà bene non sottovalutare quanto è accaduto in questi giorni, soprattutto perché il fatto che si tratti di avvenimenti contemporanei indica che vi è ormai non più un semplice collegamento ma una vera e propria organizzazione che si muove su scala nazionale. Un salto di qualità in negativo non da poco. A Quinto i residenti hanno addirittura scelto di dormire nel prato antistante pur di non ‘contaminarsi’ con i giovani africani, mentre i militanti di Forza Nuova davano fuoco agli oggetti assemblati in un magazzino per l’arredamento delle abitazioni destinate ai rifugiati. Siamo ormai alla cultura e alla pratica dei pogrom! Parola tristemente famosa, che in russo infatti significa “devastazione”. Nella capitale, intanto, Casapound organizzava blocchi stradali per impedire l’accesso dei richiedenti asilo nel quartiere, naturalmente cantando l’inno nazionale. Tornano in mente i tempi più bui della nostra storia.
Il veleno della propaganda razzista, che in questi anni ha scavato a fondo in un’opinione pubblica sempre più disorientata, sta dando i suoi perfidi frutti. Il razzismo e la xenofobia a volte si manifestano con una sorda ostilità, altre volte nella forma più esplicita e clamorosa di manifestazioni e disordini di piazza. Nell’opinione pubblica si è fatta strada l’idea che l’Italia sarebbe oggetto di un’invasione. Un mantra per certa stampa. Una bugia clamorosa, dati alla mano, visto che la presenza di stranieri nel nostro paese è costantemente inferiore di quella in altri paesi europei. L’immigrazione, che potrebbe essere gestita come una risorsa per la nostra società, sia dal punto di vista culturale che economico, diventa invece il pericolo da agitare da parte del populismo di destra in cerca di voti e consensi. C’è allora bisogno innanzitutto di un grande lavoro culturale, che deve partire da un’operazione di verità e di conoscenza. Quindi di controinformazione, si sarebbe detto una volta. Verità sui numeri, sui motivi dei flussi migratori, conoscenza di queste persone, delle loro
storie, della vita che sono state costrette a condurre. Guai a rassegnarci a vivere in un paese che oggi appare imbarbarito, dimentico della sua storia, che è stata in larga parte storia di emigrazioni, e delle conquiste civili che l’hanno contrassegnata. Ci aspetta un impegno gravoso, ma abbiamo gli strumenti e la determinazione necessaria per portarlo avanti. Alla ripresa delle attività, dopo le vacanze estive, promuoveremo in tutto il Paese una campagna per l’informazione e la verità, contro l’ignoranza e le manipolazioni del fenomeno, contro i pregiudizi e le discriminazioni. Vogliamo rivolgerci soprattutto ai giovani, ma anche a quanti frequentano le nostre basi associative per rafforzare la loro capacità di intervenire nel territorio, per parlare con i cittadini, per sconfiggere sul nascere la diffusione della paura e dell’odio razziali. Chiederemo con più forza ai media di ospitare le opinioni di chi sostiene le ragioni dei diritti, e non di privilegiare, come spesso accade oggi, le posizioni di chi urla più forte con un linguaggio intriso di violenza e volgarità.
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migranti
arcireport n. 27 | 23 luglio 2015
Cittadinanza, la legge slitta ancora: in aula in autunno tra le polemiche di Filippo Miraglia vicepresidente nazionale Arci
La riforma della legge sulla cittadinanza slitta ancora: ora si dice che arriverà in aula in autunno, con un testo già approvato in commissione. L’ennesimo rinvio che non ci piace, perchè da un lato conferma lo scarso interesse di questo governo per questa materia e dall’altro fa temere che si arrivi ad una legge ‘contentino’ anziché a una riforma seria. L’iter in Commissione è ripreso con le ultime audizioni. Poi si comincerà ad esaminare il testo, che contiene la sintesi delle 22 proposte di legge di riforma depositate alla Camera. Si procederà poi con gli emendamenti, per arrivare a un testo unificato che a settembre possa approdare in aula. Nelle proposte di legge depositate si va dalla richiesta di uno ius soli temperato al c.d. ius culturae. Quello che è certo è che la riforma riguarderà almeno i minori, nati in Italia da cittadini stranieri o arrivati da piccoli. Su questo aspetto c’è accordo unanime: la discussione in questo caso si concentrerà su come ‘temperare’ lo ius soli, cioè in che modo permettere ai bambini nati in Italia di diventare italiani, se legarlo al tempo di permanenza legale dei genitori, o alla frequenza della scuola
da parte dei bambini (ma in questo caso si tratterebbe di un’insopportabile esame di italianità). Più difficile sarà riformare la parte della legge che riguarda la naturalizzazione, cioè la possibilità per gli adulti regolarmente residenti di diventare cittadini. Secondo la legge attuale servono dieci anni di residenza stabile (quattro per i cittadini di uno stato dell’Ue), ma a causa delle lungaggini burocratiche dal momento della richiesta al riconoscimento effettivo ne passano oramai almeno altri 3. Alcune delle proposte chiedono dunque di semplificare le procedure e di accorciare i tempi di permanenza legale. Secondo altri (il centrodestra) questa parte del testo non va toccata e su questo è in atto un vero e proprio braccio di ferro, che potrebbe portare a sacrificare One night in Candoni Nell’ambito dell’iniziativa Corviale a costo zero, appuntamento il 23 luglio a partire dalle 20 al campo di via Luigi Candoni 91, a Roma, con l’iniziativa One night in Candoni: live music, danze e sapori della tradizione romnì a cura di Arci Solidarietà onlus. Ingresso libero.
questa parte della riforma per arrivare a un accordo più rapido sui minorenni. La proposta finora circolata, prodotta in primo luogo dal PD, è quella dello ius soli temperato, da legare cioè al soggiorno regolare di cinque anni di almeno uno dei genitori. Nel centrodestra continua invece a prevalere l’idea di condizionare la cittadinanza ad una prova di italianità chiamata ius culturae. Si diventa italiani non alla nascita ma solo dopo aver frequentato un corso di studi nel nostro paese. Qui, però, si va da chi chiede la frequenza di un solo corso fino a chi propone, oltre a tutto il ciclo di scuola, anche il superamento dell’esame di terza media. Ipotesi tutte punitive, che guardano solo agli interessi elettorali di questo o quel soggetto e non alla necessità di governare un fenomeno che riguarda il futuro dell’Italia. Non è più sopportabile che decine di migliaia di bambini e bambine continuino a nascere stranieri e a crescere con regole diverse e discriminatorie rispetto ai loro coetanei italiani. L’Italia deve riformare con urgenza la legislazione per evitare di diventare, fra pochi decenni, un paese di stranieri.
Il Consiglio europeo delude sull’accoglienza e rilancia sulle esternalizzazioni di Sara Prestianni ufficio Immigrazione Arci nazionale
Il 20 luglio si sono riuniti i ministri dell’Interno e della Giustizia europei per giungere all’accordo, proposto dalla Commissione nell’ambito dell’Agenda europea, di ricollocare in due anni 40mila richiedenti asilo eritrei e siriani, arrivati in Italia ed in Grecia, negli altri Stati membri. Di fronte a questa proposta, ci sono state violente reazioni di rigetto, dall’Inghilterra che si è detta disponibile ad intervenire in mare a patto che nessun migrante arrivi sul suo territorio, al rifiuto categorico di Austria e Ungheria. Sebbene la cifra fosse bassa, anche in questo Consiglio 28 paesi non sono riusciti ad accordarsi per accogliere 40mila richiedenti asilo già presenti in Europa. Si sono fermati a 32. 256. Il governo sembra minimizzare la gravità dell’immobilismo europeo, e sottostima l’effetto boomerang per Italia e Grecia della ricollocazione, poiché in cambio viene imposta la presa delle impronte
digitali di tutti coloro che arrivano e l’apertura di hotspot in cui, oltre alle autorità italiane, saranno presenti le varie agenzie europee. Se il Consiglio ha fallito sull’accoglienza, nel documento conclusivo sembra confermato il principio già ribadito della «politica attiva, globale e geograficamente equilibrata dell’UE in materia di migrazione esterna». Un eufemismo per parlare di collaborazione con i paesi di origine dei migranti per bloccarne le partenze, con quelli di transito per impedirne l’accesso al territorio europeo. Si fa infatti riferimento esplicito alla strumentalizzazione dei fondi allo sviluppo che saranno erogati solo in caso di collaborazione nell’ambito della migrazione. L’Italia non ha aspettato le direttive europee per procedere in questo senso, riproponendo il modello di accordi bilaterali sperimentato con la Libia di Gheddafi. Dal 2014 terreno privilegia-
to delle relazioni sembra diventato il Corno d’Africa, come se le politiche di esternalizzazione seguissero le antiche logiche della storia coloniale. Pericolosissima anche la relazione che si sta aprendo con la dittatura eritrea, nonostante proprio gli eritrei rappresentino uno dei gruppi di rifugiati più numeroso in Italia. In un articolo del Guardian si cita una visita di funzionari italiani nel paese governato da Afewerky, condannato recentemente in un rapporto ONU per crimini contro l’umanità, con l’annuncio di un fondo allo sviluppo di 2,5 milioni di euro per la dittatura eritrea. Le relazioni con i Paesi del Corno d’Africa in generale e in particolare con il Sudan si sono intensificate, in preparazione delle riunioni del Processo di Khartoum, un piano di cooperazione tra paesi dell’Unione europea e del Corno d’Africa per prevenire la tratta di esseri umani, proposto dalla presidenza italiana dell’UE.
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Un nuovo regolamento e nuovi strumenti per il tesseramento di Gabriele Moroni responsabile nazionale Arci Sviluppo Associativo
Lo scorso Consiglio nazionale ha approvato un nuovo regolamento per il tesseramento, un regolamento frutto di un lavoro che ha coinvolto l’esecutivo e la Presidenza nazionale ed i nostri partner (UnipolSai e Banca Etica), e che ci restituisce un documento nuovo nella forma e nei contenuti. È di fatto il primo regolamento di questo mandato congressuale e, come per il bilancio preventivo, la scelta è stata quella di ragionare non sul singolo anno, ma con una prospettiva più ampia. Il lavoro è partito da alcune priorità che la Presidenza ha individuato: tutelare maggiormente il gruppo dirigente diffuso; legare in modo più efficace la campagna tesseramento alla nuova stagione associativa e politica, incentivare nuove adesioni, e raccogliere dati su soci e circoli per conoscere maggiormente il nostro corpo sociale. La prima e più grande novità riguarda la periodicità del nostro tesseramento: ci siamo dati come obiettivo che quello 2016 sia l’ultimo anno in cui la validità della tessera sia dal 1 gennaio al 31 dicembre, immaginando per l’anno di attività successivo una periodicità che vada dal 1 ottobre 2016 al 30 settembre 2017. Crediamo sia opportuno legare la
stagionalità del tesseramento non all’inizio dell’anno solare, ma a quello della ripresa dell’attività, che coincide di solito con l’autunno. Fatti salvi i dovuti ulteriori approfondimenti su tutti gli aspetti connessi alla modifica della validità della tessera in relazione alla dimensione istituzionale nonché a quella economico-finanziaria, la nuova annualità 2016-2017 - come spiega un ordine del giorno approvato dallo stesso Consiglio nazionale di sabato 11 luglio - «rappresenta il traguardo di una nuova stagione di rilancio dell’iniziativa politica, dei servizi e dei supporti che la Direzione nazionale intende sviluppare e mettere a disposizione dei comitati». Abbiamo deciso che ogni presidente di circolo avrà le tutele previste dalla nostra tessera dirigenti, abbiamo provveduto a riordinare diverse prassi di prelievo dei materiali, proponendo ai comitati opportunità che in precedenza i regolamenti non prevedevano, ed abbiamo rilanciato gli strumenti, introdotti a febbraio di quest’anno, che incentivano nuovi soci e nuove adesioni di circoli ed associazioni. Proprio sulle nuove adesioni intendiamo fare un lavoro particolarmente articolato, il regolamento prevede la possibilità di
La tessera Arci 2016 Il concept Dal rosso e dal nero, dai colori di Arci, nasce una proposta creativa che si rifà apertamente, ma anche in modo libero e giocoso, alla grande tradizione artistica e culturale di alcune avanguardie storiche, come il dada, il costruttivismo e l’esperienza del Bauhaus. Questa proposta vuole valorizzare due aspetti centrali di quella stagione intellettuale: 1) l’aspetto creativo, dato da un modo innovativo di intendere la tipografia, con caratteri e segni liberi, capaci di formare nuove figure e nuovi significati; 2) l’aspetto sociale, dato dall’agire dentro la società, tra le persone, per discutere idee e stimolare azioni: una prassi che è alla base dell’attività quotidiana di Arci. Il pay off In un contesto nazionale e internazionale difficile come quello odierno, diventa fondamentale ribadire che i diritti dell’uomo sono alla base di ogni forma di convivenza civile e culturale. Per questa ragione abbiamo ideato un pay off che è una chiara dichiarazione di intenti, capace di esprimere il senso
dell’azione di Arci e di attirare le persone verso questo messaggio.
Felicità è partecipazione La libertà non consiste banalmente nel fare ciò che si vuole, ma nasce dall’aggregazione tra gli individui, sorge quando ci si sente soggetti attivi nelle decisioni. In questo senso l’azione di Arci, attraverso l’aggregazione e la partecipazione, si traduce nel dare a tutti la possibilità di esprimere se stessi, di ricercare e di sperimentare, di essere più liberi e felici. Felicità è partecipazione ci dice che Arci fornisce alle persone gli strumenti per incidere concretamente sul quotidiano: quello della propria comunità, ma anche quello del Paese.
prelevare gratuitamente la prima adesione per una molteplicità di situazioni e forme associative, individuando così alcuni degli indirizzi che ci siamo dati per lo sviluppo di nuovo associazionismo: nuovi circoli in comuni e circoscrizioni dove l’Arci non è ancora presente, associazioni di volontariato (ex L.266/91), circoli di cultura cinematografica (UCCA), associazioni di animazione e produzione culturale e creativa. Oltre a questo: lavoreremo con l’Osservatorio Legislativo alla realizzazione di momenti formativi e di kit informativi utili ad accompagnare i comitati nella promozione e nel sostegno di nuovo associazionismo; ragioneremo nella prossima Assemblea nazionale del comitati territoriali (che potrebbe tenersi il 10 e l’11 ottobre prossimi) della costruzione di un concorso di idee che metta a disposizione risorse economiche (ad esempio tramite l’attivazione di un fondo rotativo) per progetti di sviluppo di nuovo associazionismo Arci. Partirà quest’anno, con il progetto Arci 2.0, anche il rinnovamento degli strumenti informatici di supporto alle nostre politiche di tesseramento, legati ai nostri strumenti di comunicazione. Questo deve servirci a raccogliere dati utili a conoscere e far conoscere meglio la nostra associazione, perché - come diceva nella relazione introduttiva la presidente Francesca Chiavacci - «Se non sappiamo chi siamo, faremo sempre fatica a capire quali sono i bisogni delle nostre basi associative e dei nostri soci e faremo anche fatica a comunicare al mondo esterno cosa siamo davvero». Già a partire dal tesseramento 2016, con il rinnovo delle adesioni, chiederemo a circoli e comitati qualche informazione in più, è solo il primo passo verso la costruzione - attraverso un percorso che coinvolgerà i territori - di un software gestionale che fornisca a circoli e comitati strumenti utili per la gestione della vita associativa, sia da punto di vista istituzionale e amministrativo, sia dal punto di vista della comunicazione; in questo modo il conferimento dei dati sul software non verrà più vissuto come un onere, ma avrà una funzione precisa nella quotidianità delle nostre basi associative. Si apre insomma per l’Arci una stagione importante di crescita, un percorso sicuramente complesso, che ci porterà a stare al passo coi tempi, sia rispetto all’evoluzione del quadro normativo, sia rispetto agli strumenti di comunicazione che le nuove tecnologie ci offrono.
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viaggioincalabria
arcireport n. 27 | 23 luglio 2015
Viaggio nell’Arci calabrese di Filippo Sestito presidente Arci Crotone e Gennaro Di Cello presidente Arci Calabria
Clima torrido quello che ha accolto Francesca Chiavacci appena atterrata all’aeroporto di Lamezia Terme, il 15 luglio scorso, per una due giorni di appuntamenti e incontri con il sistema di Arci Calabria. Per la prima volta, almeno a nostra memoria, un presidente nazionale dell’Arci ha programmato un viaggio esplorativo e conoscitivo dell’Arci in Calabria. Si tratta di un nuovo inizio, di un viaggio teso a comprendere cosa vuol dire ‘Arci’ a queste latitudini. Un viaggio, dunque, dentro la Calabria ma anche dentro i bisogni e le potenzialità della più grande associazione di cultura popolare italiana. Il programma della due giorni non è stato certo quello di un viaggio estivo. Un’agenda serrata ha scandito le ore di lavoro, rincorrendo chilometri e appuntamenti con i compagni di ogni singola provincia. 15 luglio, ore 9.45, in viaggio da Lamezia Terme: in tre (Filippo Sestito, Gennaro Di Cello e Francesca Chiavacci) raggiungiamo Reggio Calabria, dove ci attendono Davide Grilletto, presidente del comitato di Arci Reggio Calabria, Peppe Fanti e tanti altri compagni e compagne. Ci accolgono in un ex bowling confiscato alla ‘ndrangheta, per la precisione a Gioacchino Campolo, un re dei videopoker. Lo spazio, destinato a diventare circolo Arci, è il teatro di un’azione di rigenerazione e coprogettazione grazie al coinvolgimento dei tanti giovani iscritti ad uno dei campi della legalità gestiti dal territoriale di Reggio
Calabria. Dopo un veloce pranzo corriamo a visitare il circolo Il Frantoio delle idee di Cinquefrondi (RC) che rappresenta uno degli spazi di sperimentazione artistica, musicale e di socialità più interessanti e importanti di tutta la Calabria. Nel pomeriggio arriviamo nella bella cornice del Parco Peppino Impastato - significativo progetto di rigenerazione di un bene comune, gestito da Talìa, un’impresa sociale promossa dall’Arci di Lamezia Terme, e selezionato dalla Commissione Europea come uno dei più importanti esempi di modello gestionale innovativo di un’opera realizzata con fondi comunitari nel Sud Italia - dove incontriamo i dirigenti dei comitati territoriali calabresi. La discussione è lunga ed approfondita, molto franca e vera. 16 luglio, ore 7.50: si riparte verso Crotone per inaugurare la nuova sede del comitato territoriale dell’Arci. Dopo un’intervista live a Francesca presso una nota televisione regionale, ci avviamo attraverso splendidi vicoli, nel centro storico di Crotone, presso la sede dell’Arci, dove ad attenderci ci sono decine di compagne e compagni, esponenti di tante organizzazioni sociali e i rappresentanti istituzionali con in testa il sindaco di Crotone Peppino Vallone. L’inaugurazione della nuova sede avviene in modo davvero poco usuale. Dai microfoni di Radio Barrio, uno dei circoli più innovativi del panorama associativo locale, la web radio dell’Arci Crotone,
intervengono in tanti e un ‘presentatore d’eccezione’ (Filippo) si immedesima nei panni dello speaker. Senza più tempo, ci si rimette in auto e si corre verso Paola (Cosenza), dove, nel centro storico, ci attendono Angelo Gallo, presidente di Arci Cosenza e il collettivo del circolo Arci Piera Bruno. L’incontro, molto atteso dal circolo, non consente, a causa della mancanza di tempo, di approfondire tutte le tematiche sollevate e che intrecciano da Sud a Nord i bisogni e le aspettative di tutta l’Arci. Non poca è la delusione sui volti delle compagne e dei compagni del circolo, ci lasciamo, però, con un impegno politico chiaro: prima della fine dell’estate, indipendentemente dalla presenza della nostra presidente nazionale, torneremo ad incontrarci per immaginare possibili percorsi culturali e politici da attivare insieme. Chiudiamo sulle note di un brano di Federico Cimini, intervenuto per un saluto e per un ringraziamento all’Arci dopo la bella esperienza musicale nel circuito Arci. Il primo viaggio nell’Arci calabrese di Francesca Chiavacci da presidente nazionale è oramai terminato, e mentre le scorie dell’ultimo congresso non sono ancora del tutto smaltite, quanto meno l’Arci si è rimessa in movimento. Ed è proprio nel viaggio e nella conoscenza delle nostre reciproche differenze che possiamo trovare le chiavi per aprire le porte dell’Arci che verrà.
L’importanza di fare rete di Enrica Tancioni Radio Barrio
Arci vuol dire tanto. Specialmente a Crotone, dove in 13 anni di attività l’associazione nazionale ha creato un sistema di alleanze «molto potente». Come ha affermato Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci, in occasione dell’inaugurazione della nuova sede del comitato provinciale di Crotone lo scorso 16 luglio. «Se penso alla visione politica dell’Arci - ha proseguito la Chiavacci - penso alla realtà di Crotone. Ho preso parte soltanto a due inaugurazioni di sede, Varese e Crotone. E proprio in queste due realtà ho visto il vero significato sociale e politico dell’Arci». Perché come confermato da Filippo Sestito, presidente Arci Crotone, «in 13 anni abbiamo dato vita a diverse attività che hanno avuto il merito di far lavorare insieme il mondo associativo». Parole
dette ai microfoni di Radio Barrio nella nuova sede dell’Arci provinciale che, da via Cappuccini, si è spostata nel cuore della cittadina, in via Lucifero 5. In pieno centro storico, dove convivono le tradizioni popolari e le esperienze dei migranti, in un mosaico multiculturale fatto di storia, modernità e associazionismo. Lo stesso associazionismo che ha vinto una grande sfida, perché «ha raggiunto un risultato importante in un settore in cui è difficile operare». Il sistema di alleanza pitagorico, tanto per la Chiavacci, quanto per Gennaro Di Cello, presidente regionale dell’Arci, «deve essere esportato in tutto il paese». L’Arci di Crotone ha infatti avuto il merito di fare rete, di creare legami con diverse associazioni del territorio, come Legambiente, Libera, la cooperativa Agorà
Kroton, il consorzio Jobel, le stesse associazioni presenti in via Lucifero. Arrivate per testimoniare la rete promossa dall’Arci, in un’azione mirata alla riappropriazione di spazi e di cultura. «Siamo nati come associazione dedicata al tempo libero - ha detto la Chiavacci - e adesso ci occupiamo di diversi aspetti», come la campagna a sostegno del popolo greco, ricordata proprio ai microfoni di Radio Barrio: «Intendiamo dare vita a gemellaggi, così da sostenere Solidarity4all e dare una risposta sociale». Perché in un periodo di crisi l’unica cosa da fare per la presidente Arci è: «Avviare una fase di rilancio a livello nazionale per ricostruire il tessuto sociale. Crotone - ha proseguito la Chiavacci - è un pezzo importante del percorso che abbiamo intrapreso».
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società
arcireport n. 27 | 23 luglio 2015
L’Italia discrimina le coppie omosessuali
Dopo la condanna della Corte europea, il Parlamento finalmente riconosca le unioni fra persone dello stesso sesso
La Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per la violazione dei diritti di tre coppie omosessuali, stabilendo che «lo Stato italiano deve introdurre il riconoscimento legale per coppie dello stesso sesso» e riconoscendo un risarcimento di 5000 euro per danni morali a ognuno dei ricorrenti. Il caso è stato sollevato da Enrico Oliari, presidente di Gaylib, l’associazione nazionale dei gay liberali e di centrodestra, che ha fatto ricorso a Strasburgo nel 2009 contro l’impossibilità di vedersi riconoscere in patria l’unione. La battaglia di Oliari era iniziata dieci anni fa con la richiesta di procedere alle pubblicazioni relative alle sue nozze nel comune di Trento. Oltre alla coppia Oliari ricorrevano anche due coppie del milanese, Gian Mario Felicetti con Riccardo Zappa e Riccardo Perelli Cippo e Roberto Zaccheo. Questa potrebbe essere solo la prima di una serie di sentenze con cui la Corte europea dei diritti dell’uomo si pronuncerà sulla necessità di introdurre nell’ordinamento nazionale una norma che rico-
nosca le unioni civili. Davanti ai giudici di Strasburgo sono infatti pendenti altri quattro ricorsi riguardanti la registrazione di matrimoni contratti all’estero e uno in cui si chiede di condannare l’Italia perché ha impedito il ricongiungimento familiare di una coppia formata da un cittadino italiano e dal suo compagno neozelandese. La Corte di Strasburgo ha già comunicato al governo i ricorsi presentati da varie coppie che essendosi sposate in Canada e Olanda hanno chiesto alle autorità italiane di registrare l’atto di nozze. Insomma, dopo lo straordinario risultato referendario dell’Irlanda, l’Italia resta ancora una volta indietro, posizionandosi tra i nove paesi europei (insieme a Grecia, Cipro, Lituania, Lettonia, Polonia, Slovacchia, Bulgaria e Romania) che non hanno ancora previsto alcun tipo di tutela per le coppie omosessuali, che si parli di matrimonio o di unioni civili. Un primato imbarazzante, considerato anche che il disegno di legge sulle unioni gay, dopo il primo sì da parte della Com-
missione Giustizia di Palazzo Madama, ora giace in Senato e continua ad essere rimandato. Quando l’Italia deciderà di occuparsi seriamente e soprattutto di legiferare su un tema tanto attuale ed importante per una società che possa definirsi davvero civile? Continueremo a chiedere ad alta voce il pieno riconoscimento dei diritti per tutte le coppie. Continueremo a sostenere la campagna #Lostessosì, in cui chiediamo, insieme ad altre 27 associazioni riunite nella Coalizione per il matrimonio egualitario, che sia eliminata ogni forma di discriminazione nella legislazione italiana sul matrimonio civile, aprendolo anche alle coppie dello stesso sesso, riconoscendo i matrimoni e le unioni celebrate all’estero e assicurando pari diritti ai figli delle persone dello stesso sesso. Non c’è più spazio per discriminazioni odiose come quelle inflitte alle persone omosessuali, alla loro affettività e alle loro unioni, e anche l’Italia dovrà decidersi quanto prima a colmare questa grave lacuna.
Una proposta di legge per legalizzare la cannabis di Andrea Oleandri Cild
Come l’Uruguay, alcuni stati Americani (Colorado, Washington, Oregon, Alaska, Distretto di Columbia) e ancora altri Paesi in giro per il mondo, anche il Parlamento Italiano prova a superare la guerra alla droga e lo fa con un disegno di legge di iniziativa parlamentare per legalizzare la cannabis. La proposta è stata presentata alcuni giorni fa e sottoscritta da un intergruppo di cui, finora, fanno parte 218 tra deputati e senatori - un numero rilevante, se si tiene conto che i parlamentari italiani sono 945. Si tratta di una proposta che rappresenta un cambio epocale rispetto alle politiche degli ultimi venticinque anni, fortemente repressive nei confronti dei consumatori - in particolare con la legge Fini-Giovanardi poi abrogata dalla Consulta per incostituzionalità - e che trova un largo consenso da parte dell’opinione pubblica. Da un sondaggio che l’intergruppo ha affidato all’Ipsos, risulta che il 73% degli italiani è favorevole alla legalizzazione della cannabis, compresi - anche se con percentuali di poco superiori al 50% -
gli elettori di centrodestra. Il disegno di legge è il punto di partenza per una legge organica che si basi su tre pilastri: consumo e autoproduzione, commerciale, terapeutico. Eccone i punti principali. Possesso | Ogni persona maggiorenne potrà detenere fino a 15 grammi a casa e avere con sé fino a 5 grammi, anche a scopo ricreativo. Resta il divieto assoluto per i minorenni, così come continuerà ad essere punito lo spaccio. Sarà poi concessa l’autocoltivazione: ognuno potrà possedere fino a 5 piante previa autorizzazione all’agenzia dei monopoli. Verrà a tal proposito modificata anche la legge sulla privacy, affinché questa fattispecie di comunicazione sia compresa tra quelle a maggior protezione. Novità anche per i Cannabis Social Club di cui potranno far parte fino a 50 persone (tutte maggiorenni) che potranno coltivare marijuana in forma associata, senza fini di lucro, per un totale di 250 piante. Vendita | Si potrà coltivare, lavorare e vendere la cannabis al dettaglio. Per tutte
queste possibilità servirà un’apposita licenza fornita dai monopoli. Sarà invece vietata l’importazione e l’esportazione. Consumo terapeutico | Sarà concessa l’autoproduzione e saranno facilitate le procedure per il reperimento di farmaci a base di cannabis. Altro aspetto rilevante della legge è il divieto di fumare nei luoghi pubblici o anche solo aperti al pubblico (es. nei parchi) e il fatto che il 5% dei proventi derivanti dalla legalizzazione confluirà nel fondo per la lotta alla droga così da incentivare le campagne di prevenzione. L’obiettivo della legge è di superare il sistema di criminalizzazione del consumatore, ma anche quello di togliere soldi alla criminalità organizzata, facendoli invece confluire nel bilancio statale e, al contempo, aiutare l’economia del paese, dando vigore a diversi settori (agricoltura, commercio, ecc.) legati alla filiera della produzione, della lavorazione e del consumo. «Contiamo - hanno ribadito i parlamentari - di approvare la legge in questa legislatura».
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arcireport n. 27 | 23 luglio 2015
ambiente
L’incredibile storia di una centrale a carbone tra le case di Giovanni Durante portavoce Rete savonese Fermiamo il carbone
La centrale di Vado Ligure-Quiliano funziona da oltre quarant’anni in un contesto densamente abitato, vicinissima a Savona, su un tratto di costa con insediamenti abitati ininterrotti. Nonostante sia un complesso di notevole potenza (due gruppi a carbone da 330 MW ciascuno ed un gruppo a gas da 760 MW) situato in pieno centro abitato, nel 2007 la centrale chiese un potenziamento: ancora altro carbone (460 MW). Trovò l’opposizione di associazioni, di medici, comitati, partiti e cittadini e di ben 18 comuni del territorio. La regione Liguria, cambiando il motivato diniego precedente, che l’aveva portata a ricorrere al Tar contro il potenziamento, nel 2011 concedette l’intesa per il potenziamento con un altro grande gruppo a carbone. Nel frattempo, nonostante la richiesta di AIA presentata dalla azienda nel 2007, la centrale ha continuato a funzionare per anni priva di quella autorizzazione. La situazione generale dell’inquinamento è stata riassunta dalla stessa Regione Liguria nel ‘Piano di risanamento e tutela della qualità dell’aria’ a pag. 126: «La Regione Liguria decise di rilasciare comunque l’intesa per il nuovo gruppo a carbone da 460 MW e questo nonostante le ferme prese di posizione dell’Ordine dei Medici, di importanti associazioni e comitati, e nonostante le molte evidenze di seguito riportate». Quindi nel marzo 2012 il Ministero dello Sviluppo Economico ha emesso il decreto autorizzativo, contro il quale sono stati depositati ricorsi amministrativi da parte di associazioni e movimenti. Per questo si è costituita la Rete savonese Fermiamo il carbone, proprio per collegare tra loro le associazioni, rafforzando i movimenti che da anni si battono per la salute e la verità: numerose organizzazioni locali con il fondamentale sostegno di associazioni nazionali, come Arci, Greenpeace, WWF, Legambiente. Con molto impegno e grande fatica è stata acquisita un’imponente documentazione, approfondito studi, consultato medici, scienziati, tecnici, legali, docenti universitari in Italia e all’estero, sono state organizzate decine di iniziative pubbliche con interventi di personalità mediche e scientifiche, sono stati presentati numerosi ricorsi amministrativi ed esposti, facendosi carico, in piena
libertà ed autonomia, degli ingenti costi con l’autofinanziamento, svolgendo un ruolo di informazione e tutela della comunità. Si è giunti comunque alla emissione del decreto AIA del Ministro dell’Ambiente 227 del 14 .12. 2012 a firma Corrado Clini. Secondo quanto prescritto dal D.lgs.152/2006 principio cardine dell’istituto dell’autorizzazione integrata ambientale (AIA) è quello di perseguire la prevenzione e riduzione integrata dell’inquinamento attraverso l’applicazione delle Migliori Tecnologie Disponibili (MTD) previste dai BREF. Le numerose discrepanze nel decreto AIA relativamente alla applicazione delle MTD su diversi punti e altre rilevanti questioni hanno indotto associazioni del territorio e i vertici nazionali di associazioni quali Greenpeace, Legambiente, WWF e Arci a presentare ricorso al TAR del Lazio avverso al quel decreto AIA. Da tempo si erano avute notizie sulle indagini della Magistratura: si sono lette con sgomento le notizie sui morti e gli ammalati del nostro territorio. Notizie così gravi ed inquietanti da essere riprese per giorni dai principali media nazionali: «Quei morti sono da attribuire alle emissioni degli impianti», «Tra i 1.700 e i 2000 ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiovascolari e 450 bambini ricoverati per patologie respiratorie e attacchi d’asma, tra il 2005 e il 2012», «Senza la centrale a carbone di Vado tanti decessi non ci sarebbero stati... 400 morti dal 2000 al 2007». E queste dichiarazioni erano attribuite
ad una fonte autorevolissima: la Procura della Repubblica che indaga sulla centrale a carbone su due filoni d’inchiesta, uno per disastro ambientale e una per omicidio colposo. L’11 marzo 2014 il Giudice per le indagini preliminari di Savona Fiorenza Giorgi ha disposto il sequestro dei gruppi a carbone della centrale. Nelle 45 pagine del documento tra l’altro si legge «È stato ampiamente evidenziato nei paragrafi che precedono, che la condotta tenuta dalle società che si sono succedute nella gestione della centrale di Vado Ligure (Interpower S.p.A. e Tirreno Power S.p.A.) è stata costantemente e sistematicamente caratterizzata da reiterate inottemperanze alle prescrizioni, sia negli anni antecedenti al rilascio dell’AIA, sia nel periodo successivo al rilascio della stessa». In altre parole, appare dimostrato che il gestore, in tutti questi anni e fino alla data odierna, ha sempre fatto quello che gli tornava più vantaggioso, il tutto nella neghittosità degli organi pubblici chiamati a svolgere attività di controllo, e che, lungi dal sanzionare le dette inottemperanze, hanno ritardato in modo abnorme l’emissione dei dovuti provvedimenti ed emesso alla fine una AIA estremamente vantaggiosa e frutto di un sostanziale compromesso in vista della costruzione di un nuovo gruppo a carbone che si presenta come meramente ipotetica, non preoccupandosi da ultimo di imporre l’adempimento delle prescrizioni in ordine alla collocazione dello SME. Non si può poi dimenticare - e anzi è l’elemento di maggior rilievo - che il reato contestato prevede, come sua ipotesi sicuramente più grave, l’ingente danno alla salute provocato dal dimostrato aumento dei ricoveri ospedalieri e del numero dei decessi riconducibile direttamente alla presenza della centrale. Oggi gli aspetti penali riguardano ben 86 imputati, dirigenti e soci di capitale della azienda, amministratori pubblici come l’ex presidente della Regione Liguria Claudio Burlando, i sindaci che si sono avvicendati negli ultimi 15 anni, l’ex presidente della Provincia Angelo Vaccarezza, funzionari dei vari enti. Una pagina ‘sporca’ che coinvolge politica, istituzioni, azienda e purtroppo anche le organizzazioni sindacali, non sul piano penale, ma di certo su quello etico e morale.
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arcireport n. 27 | 23 luglio 2015
La Conferenza internazionale di Addis Abeba Un appuntamento mancato per la lotta alla povertà di Silvia Stilli direttrice Arcs
Una delegazione delle ong italiane ha partecipato alla Conferenza di Addis Abeba dei donors internazionali per la finanza per lo sviluppo, che si è tenuta nella settimana dal 13 al 16 luglio. Le ong aderenti al Cini, Network italiano delle famiglie internazionali, e quelle socie dell’Aoi, la rappresentanza maggiore, hanno espresso delusione per gli esiti. Nel 2002 a Monterrey e nel 2008 a Doha i governi mondiali avevano firmato l’impegno per centrare gli obiettivi del Millennio per la riduzione della povertà globale. Come è evidente in questo 2015, tappa di valutazione dei risultati raggiunti, marchiamo un ritardo che addirittura negli ultimi anni di guerre,crisi finanziaria globale e nuove emergenze ha aggravato la situazione complessiva. Ad Addis Abeba la regolamentazione nel quadro istituzionale globale degli interessi della finanza privata è stata di fatto ignorata e non è stato approvato e condiviso nessuno standard fiscale internazionale per limitare i fenomeni evasione ed elusione fiscale, alla base del degrado dei Paesi in estrema povertà, che vedono così sottratte risorse a loro destinate, illegalmente trattenute dalle lobbies finanziarie dei Paesi industrializzati e ricchi e dei paradisi fiscali. La pressante richiesta della società civile di costituire un Comitato intergovernativo per la cooperazione
sulle questioni fiscali di fatto non è stata accolta: si è previsto nell’eredità finale di Addis Abeba semplicemente un «invito alla maggiore frequenza delle riunioni degli esperti fiscali». Certamente sono da registrare come positive le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Renzi che durante il Summit si è impegnato per un aumento di risorse che permettano all’Italia di diventare quarto donatore tra i Paesi del G7 nel 2017, l’anno a Presidenza italiana del vertice, passando in due anni dall’attuale 0,16% allo 0,25%, se vengono mantenute invariate le risorse messe in campo dagli altri sei Paesi. Ci aspetta al ritorno dalla pausa estiva una Legge di Stabilità che dovrà da subito rispecchiare questo impegno: ci auguriamo come società civile che ciò avvenga e saremo assai vigili sull’esito finale. Ma ancora una volta non si è voluto individuare e sostenere una misura innovativa di finanziamento per l’Italia che destini allo sviluppo parte del gettito della Tassa europea sulle Transazioni Finanziarie (in via di definizione). Questa sarebbe stata la vera novità per un percorso forte de autorevole dell’Italia nella lotta ad ogni forma di povertà. Il nostro paese un anno fa si è dotato di una normativa di riforma del sistema della cooperazione internazionale, la L.125/2014, che chiama tutti gli attori,
pubblici e privati, alla corresponsabilizzazione per la lotta alle disuguaglianze, l’affermazione dei diritti globali, primo di tutti quello ad una vita dignitosa e giusta. Per raggiungere questo obiettivo occorre dare dignità effettiva e fornire strumenti adeguati, dotati di risorse tangibili, al lavoro di enti pubblici, ong e soggetti sociali e metterli nelle condizioni di interagire con le disponibilità del privato profit in un percorso di massima efficacia ed eticità nei risultati. I risultati della Conferenza di Addis Abeba, così come il dibattito attuale per l’applicazione della L.125 e l’avvio dell’Agenzia per la cooperazione internazionale, non stanno costruendo questo ‘sistema’ di interazione tra pubblico e privato, privato no profit e profit nelle sfide per il post 2015 nella lotta a tutte le forme di povertà. Si tende a mantenere ‘steccati’ tra gli attori facendo prevedere un dialogo tra Farnesina e privati privilegiato, così come di fatto avviene a livello europeo e mondiale. Il fallimento degli Obiettivi del Millennio, la situazione europea con al centro la Grecia non insegnano ai governi mondiali che dichiarazioni e documenti verso un futuro ‘radioso’ senza adeguate strategie e revisione dei sistemi fiscali sono del tutto inefficaci e mantengono le contraddizioni e ingiustizie di ieri e di oggi.
Arcs e i giovani: le proposte per l’estate Arci e Arcs organizzano ogni anno campi di lavoro e progetti di volontariato internazionale allo scopo di promuovere le relazioni tra i partecipanti italiani e i beneficiari dei progetti all’estero. Gli obiettivi sono la promozione della solidarietà e della cooperazione internazionale e lo sviluppo di valori quali il dialogo interculturale, la collaborazione e la pace. Tra pochi giorni sette ragazzi e ragazze partiranno per il Brasile per un workshop fotografico, grazie al quale documenteranno la realtà della vita contadina negli accampamenti del Movimento Sem Terra, con la collaborazione e il coordinamento del fotografo professionista Giulio Di Meo. Un percorso itinerante all’interno degli accampamenti e assentamentos per catturare ‘istantanee’ della vita quotidiana di una comunità che ha deciso di orga-
nizzarsi e resistere nella lotta pluriennale per la riforma agraria e il diritto a gestire la Terra come bene comune. Il 22 agosto inizierà il workshop video in Libano. I volontari parteciperanno a una vera e propria formazione sulle basi del documentario video: scelta del soggetto, progettare la realizzazione, riprese, lavoro di troupe e montaggio con la possibilità di realizzare anche un breve corto su una tematica di interesse individuata dal gruppo nel corso del campo. Sarà l’occasione per interrogarsi sul ruolo della società civile libanese nel promuovere cambiamenti positivi nel paese, in particolare quelli relativi ai processi di democratizzazione e al superamento delle logiche politiche e confessionali. Le iscrizioni scadono il 27 luglio. Infine, sempre per quest’estate, Arcs propone l’organizzazione di due scam-
bi giovanili, uno in Palestina e uno in Italia, rivolti a 15 giovani italiani e 15 giovani palestinesi, allo scopo di offrire loro l’occasione di conoscersi a vicenda e di conoscere i reciproci contesti di provenienza in un percorso di crescita e arricchimento reciproco. Il progetto Youth MEDIocracy Makers è finanziato dal Programma Erasmus Plus, dell’Unione Europea. I giovani italiani e palestinesi trascorreranno insieme una settimana in Palestina e una in Italia per lavorare e condividere punti di vista differenti sulle tematiche dei diritti umani, della cittadinanza attiva e dell’utilizzo dei nuovi media attraverso gli strumenti dell’educazione non formale, workshop e training, nonché attraverso un confronto continuo e la promozione del dialogo interculturale. www.arciculturaesviluppo.it
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arcireport n. 27 | 23 luglio 2015
Il cinema di una volta: espressionismo sul Vesuvio di Roberto D’Avascio presidente Arci Movie
Il cinema come si faceva una volta, il cinema delle origini, quello muto con accompagnamento musicale dal vivo, a volte ritorna e sorprende il pubblico. L’arena estiva Cinema intorno al Vesuvio, l’unica arena della provincia napoletana che al momento ha aperto quest’anno e che Arci Movie sostiene da ventidue anni di intensa attività di promozione del cinema, ha presentato lo scorso 6 luglio un evento molto particolare e suggestivo, che ha messo in comunicazione trecento spettatori con una modalità antica di fare spettacolo attraverso il cinema, lo scorrere continuo di una ‘pellicola’ del cinema muto con una sonorizzazione dal vivo di un bravo e coraggioso gruppo musicale. La serata è stata dedicata al concerto dell’ensemble Dissonanzen, un gruppo di importanti musicisti napoletani, che ha presentato una originale sonorizzazione dal vivo del film Il Gabinetto del dottor Caligari, il capolavoro dell’espressionismo tedesco, diretto da Robert Wiene, grazie all’intervento dell’attore Enzo Salomone, che ha dato voce alla traduzione italiana delle didascalie originali del film. La serata, a ingresso gratuito, è stata una vera e propria festa di cinema e musica con note e immagini che hanno interagito tra di loro con grande forza. L’ensemble
è partita da alcuni temi musicali, che ha sviluppato attraverso l’improvvisazione, andando a caratterizzare i vari personaggi del film. Nell’organico che l’ensemble ha utilizzato per Caligari è stata molto forte la presenza dei suoni campionati e dell’elettronica curata da Francesco d’Errico e Ciro Longobardi, con la presenza dei due fiati, la tromba di Marco Sannini e i flauti di Tommaso Rossi, e la chitarra elettrica di Marco Cappelli. Le musiche dell’ensemble Dissonanzen hanno esaltato il clima fortemente visionario, che attraversa tutta la pellicola del 1920, peraltro profetico di quelli che saranno, di lì a poco, le tragedie del nazismo e della seconda guerra mondiale. Il dottor Caligari custodisce in una cassa un uomo-automa, Cesare, di cui è in grado di controllare la volontà. Mentre lo strano dottore circola con palandrana e bastone per una piccola cittadina del primo Ottocento alla ricerca del permesso di esibire la propria rarità in una fiera, l’automa viene utilizzato per fini delittuosi e personali. Il film, vero manifesto dell’espressionismo, fu la profezia del nazismo. Fu la denuncia dell’autoritarismo prussiano che riduceva gli uomini ad automi, fu la rivoluzione del cinema. Wiene aveva realizzato il film in appena tre settimane ed il successo della
prima fu straordinario. Restò celebre lo slogan voluto da Erich Pommer - il produttore - «du musst Caligari werden» (tu diventerai Caligari). L’opera tende ad assumere l’intento profetico del prossimo avvento del nazismo come sarà testimoniato dall’ormai celebre affermazione di Siegfried Kracauer che vide in Caligari «l’origine di una corrente che portò da Caligari ad Hitler attraverso un corteo di mostri e tiranni». In effetti il film fu proibito dal regime e i protagonisti del successo furono costretti ad emigrare negli Stati Uniti d’America. Lo sceneggiatore del film Carl Mayer, il vero artefice del successo del film, aveva tratto la vicenda da un poeta praghese di nome Hans Janowitz, e entrambi avevano vissuto al fronte l’olocausto bellico. Nonostante tutto il messaggio ribellistico del film sia parzialmente ridimensionato dal finale semi-onirico, l’opera conserva comunque la forza esplosiva di una pietra miliare della cinematografia. La cosa più interessante della serata è stata la grande attenzione che il pubblico ha rivolto alla proiezione. Il cinema come si faceva una volta può avere ancora un senso rispetto alla curiosità di un pubblico che ha lungamente applaudito i musicisti. www.arcimovie.it
Kino Summer al Monk
Cinema d’autore sotto le stelle di Roma Mercoledì 22 luglio è cominciata la stagione estiva del Kino, il cinema-bistrot del Pigneto, che anche quest’anno raccoglie la sua comunità di amanti del cinema d’autore, del biliardino, del ping pong e del buonumore. Il Kino ha preso posto in un’ala del Monk, a Portonaccio, a Roma, allestendo un’arena all’aperto da cento posti, che promette film di qualità ogni giorno, fino a fine settembre. Nello spazio adiacente c’è un bar-bistrot, con tavoli e sedie a sdraio per mangiare i piatti forniti da Ciao Checca, street food gourmet romano. Quest’anno il Kino ha realizzato, in collaborazione con Augustus Color, una sala cinematografica all’aperto di Roma con sistema di proiezione in DCP (Digital Cinema Package). Il programma prevede il meglio del cinema d’autore
moderno, in lingua originale e sottotitolato, con incursioni nei grandi classici del passato. Tra i film in programma ci sono quelli dei grandi autori italiani, come Matteo Garrone, Paolo Sorrentino e Saverio Costanzo. Film che hanno caratterizzato la stagione, come Forza Maggiore, Leviathan, Nightcrawler, The Tribe, Citizenfour Anime nere, Turner, Ritorno all’Avana, Eisenstein in Messico, Fino a qui tutto bene. Ci saranno i film degli esordienti italiani, come Laura Bispuri
(Vergine giurata), Lorenzo Sportiello (Index Zero) e Duccio Chiarini (Short Skin). E grande cinema senza tempo, con classici indimenticabili come Jesus Christ Superstar, American Graffiti, Scarface, Splendore nell’erba, Intrigo internazionale. Ma il Kino, nell’area bistrot, offrirà anche presentazioni di libri, incontri con registi e autori, live acustici, dj set. Tra gli eventi in programma, il reading poetico esilarante di Guido Catalano (27 agosto), di ritorno al Kino dopo i successi degli anni scorsi. In programma presentazioni di libri, tra i quali Questioni di campo di Simone Moraldi ( 24 luglio), Roma underground di Laura Mancini (27 luglio) e Ascoltare il cinema. Studi sul suono nel film a cura di Mauro Di Donato e Valentina Valente (28 agosto). www.ilkino.it
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arcireport n. 27 | 23 luglio 2015
informazione
Rai, una riforma pericolosa di Renato Parascandolo giornalista, ex direttore Rai Educational e Rai Trade
Entro il 6 maggio 2016 deve essere rinnovata per legge la Concessione alla Rai del servizio pubblico. Se entro quella data la Concessione non fosse rinnovata, la Rai non sarebbe più autorizzata a trasmettere, né tanto meno a percepire il canone. Decadrebbero inoltre gli obiettivi che ora è obbligata a perseguire. Pertanto, la logica dovrebbe suggerire di procedere in quest’ordine: 1) rinnovo della Concessione in esclusiva alla Rai e definizione della mission per i prossimi anni; 2) ridisegno della governance in funzione di quest’ultima e dei criteri che la ispirano; 3) riforma del canone per garantire indipendenza economica e risorse certe per almeno un quinquennio. Al contrario, il disegno di legge governativo, attualmente in discussione al Senato, sovverte questo schema logico. In particolare: trascura del tutto missione e compiti essenziali del servizio pubblico che pure erano elencati nella vituperata legge Gasparri. Al tempo stesso si concentra sulla governance e sul canone; ma in mancanza della missione (l’obiettivo), questi mezzi diventano fine a se stessi (controllo da parte dell’esecutivo
e ripartizione delle poltrone). Sopprime poi la Concessione sostituendola con un contratto di servizio di cinque anni. E la Rai non è più la ‘concessionaria’ ma il ‘gestore’ del servizio pubblico senza alcuna garanzia dell’esclusiva. Si apre così il varco allo ‘spacchettamento’ del canone tra la Rai e gli altri operatori, sia nazionali che locali. Di fatto, l’erogazione di quote del canone a emittenti locali delegittima le sedi e le redazioni regionali della Rai, predisponendole allo smantellamento. Per assicurare l’indipendenza editoriale della Rai, il canone dovrebbe essere confermato come ‘tassa di scopo’ e rappresentare una risorsa certa. Stando all’attuale ddl il canone potrebbe invece confluire nella fiscalità generale; in tal modo il governo godrebbe di una discrezionalità economica che inciderebbe di fatto sull’autonomia editoriale e sulle prospettive industriali dell’azienda. Inoltre, il servizio pubblico svolto dalla Rai è un servizio pubblico ‘soggettivo’, simile a quello della scuola pubblica, che è tale per la natura pubblica del ‘soggetto’ che le eroga. Nel ddl governativo questa ‘soggettività’ svanisce: il servizio pubblico diventa
‘oggettivo’, cioè determinato dal genere dei programmi trasmessi e dai servizi forniti. Questo rovesciamento rafforza la prospettiva della ripartizione del canone fra tutti i soggetti in grado di erogarli: il servizio pubblico, tratto peculiare del welfare europeo, viene rimpiazzato da un generico ‘pubblico servizio’ gestibile da aziende pubbliche o private. E ancora: i criteri di nomina del CdA e dell’Ad sono in netto contrasto con le sentenze della Corte Costituzionale che alla metà degli anni ’70, in nome del pluralismo, sancirono il passaggio dalla ‘Televisione di Stato’, controllata dall’Esecutivo, alla ‘Televisione pubblica’ d’indirizzo parlamentare. In un paese che è al 73° posto nella classifica sulla libertà d’informazione, dove l’88% dei cittadini si informa prevalentemente grazie alla tv generalista, le forze politiche democratiche dovrebbero affrontare il tema della rifondazione della Rai, come istituzione e come impresa, con maggiore riguardo ai diritti costituzionali ma anche con una buona dose di audacia e di inventiva, tratti che mancano del tutto nel disegno di legge approdato al Senato.
Il mare giusto secondo Left Tempo di vacanze, sì, ma anche di mare giusto, questo il titolo della copertina di Left in uscita il 25 luglio. Un viaggio tra le mille spiagge della penisola, dal Friuli alla sperduta isola di Linosa, per cercare relax e natura incontaminata. Una guida che comprende spiagge riservate agli animali, riserve naturali, luoghi dove praticare sport e mare davvero sicuro. Perché uno dei problemi dell’Italia, così ricca di coste - ottomila chilometri - e anche di opportunità per lo sviluppo turistico, è la balneabilità a rischio. Impianti di depurazione e opere fognarie scarse: ecco l’amara verità di un Paese che tra il 2007 e il 2013 aveva a disposizione 4,3 miliardi e ne ha spesi invece solo 47 milioni. E per la terza volta viene condannata e multata dalla Ue proprio per le carenze del nostro sistema
di depurazione. E per i lettori in cerca di ‘buone’ vacanze Left consiglia app e travel blogger per consigli preziosi e il nostro viaggio del cuore. In Grecia, ovviamente! Nell’estate in cui un intero popolo lotta per far valere la propria dignità, ecco la nostra guida alle isole greche più belle e appartate. Uno dei temi più ‘caldi’ del momento, il futuro della Sicilia, è il tema di due interviste a grandi personaggi della società civile dell’isola: il magistrato Nino Di Matteo che torna sulla Trattativa e sull’isolamento a cui è stato condannato, e Rita Borsellino. La sorella del giudice assassinato dalla mafia 23 anni fa, parla delle dimissioni della nipote Lucia e dell’atmosfera carica di tensione che si respira nella politica siciliana. «Guardo ai più giovani e mi chiedo quali punti di riferimento abbiano», dice Rita Borsellino a Left. Sempre Sud, stavolta all’insegna di un’utopia che potrebbe diventare realtà: la Città dello Stretto, ovvero un’idea di comunità metropolitana innovativa che
unisca Messina e Reggio Calabria. Ne parlano i due sindaci: Renato Accorinti e Giuseppe Falcomatà, protagonisti tra l’altro dell’incontro di Leftintour del 24 luglio. Non poteva mancare l’economista Ernesto Longobardi che fa le pulci all’idea lanciata da Matteo Renzi di tagliare la tassa sulla prima casa. Mentre negli Esteri i retroscena dello storico accordo sul nucleare e il racconto di quanto sta accadendo in Grecia: la delicata partita di Tsipras e lo scontro con i dissidenti di Syriza. In Cultura l’archeologo Paolo Matthiae, lo scopritore di Ebla, lancia l’allarme sui tesori della Mesopotamia minacciati dall’Isis: «Aiutiamo gli archeologici siriani e iracheni che rischiano la vita per difendere il loro patrimonio culturale». Pietro Greco racconta poi la storia dello scienziato ‘truffatore’ che ha falsificato i dati su un vaccino anti Hiv e che è stato condannato a cinque anni di carcere. Infine il cibo, ma su binari diversi: il boom di una dieta a base di insetti e lo show di Donpasta, tra cucina popolare e musica.
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arcireport n. 27 | 23 luglio 2015
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Dal 26 luglio al 2 agosto torna Mama Africa Mama Africa è una iniziativa nata dieci anni fa in un piccolo circolo Arci della Lunigiana - circolo Arci Torrano Cultura e Solidarietà - e successivamente allargatasi al comitato Arci Massa Carrara, con l’obiettivo di avvicinare i giovani ai temi dell’intercultura e dell’antirazzismo. Progressivamente, nell’organizzazione dell’evento, si sono uniti altri circoli Arci, realtà associative e molti volontari che hanno apportato nuove proposte, iniziative e pratiche. È accaduto pure che alcuni dei temi che erano presenti fin dall’inizio, dimostrazioni, conferenze e soprattutto corsi relativi alla conoscenza e alla pratica di tecniche e stili di musica e danza dell’Africa dell’ovest, abbiano assunto un carattere di grande rilevanza ed eccellenza. La decima edizione del Meeting si svolgerà dal 26 luglio al 2 agosto è sarà dedicata al ‘cambiamento’. Il cambiamento che è avvenuto all’interno del Meeting in questi anni, ma anche il cambiamento che è avvenuto attorno a MAM, nei fenomeni delle migrazioni, nella cultura dell’accoglienza (e della non accoglienza) nel nostro paese, nella situazione politica e culturale africana. Mama Africa vede la partecipazione
di decine di volontari che permettono il corretto svolgimento del meeting, è un appuntamento e un progetto mosso e arricchito da innumerevoli contributi di idee e proposte che provengono sia dagli organizzatori, che dai collaboratori e frequentatori. Ciò lo rende in continua evoluzione e ‘costringe’, di anno in anno, ad aggiornarne ed adeguarne l’identità e la programmazione. La proposta pedagogica di Mama Africa Meeting vuole tendere a valorizzare non solo gli aspetti strettamente legati alla disciplina affrontata (qualità della didattica), ma anche e soprattutto il valore dell’incontro tra culture che si pone in essere, stimolando il rapporto biunivoco piuttosto che frontale delle tre parti in causa (insegnante, musicisti e allievi). Mama Africa si pone, quindi, come ponte tra le culture cercando il più possibile
di mettere in relazione collaborativa e creativa tutte le sue anime. Seguendo la logica dell’incontro collaborativo, propone anche momenti di approfondimento che tendono a sviluppare tematiche sociali, culturali e politiche affrontandole da un punto di vista interculturale, cercando di indagare prima di tutto il proprio microcosmo (artisti volontari e partecipanti al festival), andando ad individuarne le criticità e le contraddizioni e cercando altresì di portare riflessioni apparentemente estranee al contesto specifico ma estremamente importanti nel contesto generale in cui ci si trova. Il meeting si svolge presso il complesso de Il Nido a Filetto, nel comune di Villafranca Lunigiana (MS). I corsi sono rivolti esclusivamente ai soci Arci che possono iscriversi agli stessi versando il loro contributo alle spese del Meeting - differenziato in base ai corsi che si frequentano - e che hanno diritto in quel caso a particolari condizioni per quanto riguarda il cibo ed altri servizi. Nella fascia serale ci sono poi gli incontri di parola e gli spettacoli aperti a tutti, che sono ad ingresso gratuito. Il programma completo su www.mamaafrica.it
Arci Festa a Cremona, undici giorni di pace, cultura e solidarietà Giunta alla ventunesima edizione, Arci Festa 2015 si terrà da venerdì 24 luglio a lunedì 3 agosto presso il Parco delle Colonie Padane, a Cremona, a ingresso libero. Saranno 11 giorni di pace, cultura e solidarietà, per una nuova società civile in movimento. Arci Festa è un progetto di cultura popolare: ogni sera incontri, dibattiti, musica, poesia, cultura e cucina. La festa raccoglie e valorizza i percorsi culturali e associativi del comitato territoriale di Arci Cremona e dei circoli che lo compongono. Arci Cremona ha sempre posto grande attenzione alla qualità delle proposte culturali e alle buone prassi per la realizzazione della festa: dai temi proposti durante gli incontri, alla scelta degli spettacoli e dei concerti, dall’utilizzo di materiale riutilizzabile e/o riciclabile alla condivisione del percorso di organizzazione con gli ormai quasi 200 volontari che lavorano insieme in una produzione corale. Gli incontri (definiti ‘con/vers/azioni’) che si terranno durante Arci Festa disegnano
un percorso che attraversa i temi su cui Arci Cremona lavora tutto l’anno. Il primo giorno della festa è dedicato ai 70 anni della Liberazione: Daniele Biacchessi, giornalista e scrittore, presenterà il libro I carnefici. Sabato 25 luglio si parla di storie popolari con Francesca Chiavacci, Presidente Arci nazionale, e con Antonio Fanelli, ricercatore dell’Istituto de Martino e autore del libro A casa del popolo; la serata è in collaborazione con la Lega di Cultura di Piadena. A mezzanotte, pastasciutta antifascista in ricordo dei sette fratelli Cervi. Un altro ospite di rilievo nazionale per la serata di lunedì 27 luglio: Maurizio Landini presenterà il suo progetto di Coalizione Sociale. La serata di mercoledì 29 luglio è dedicata alle questioni di genere: l’incontro con la scrittrice Serena Marchi, autrice del libro Madri, comunque, è organizzato in collaborazione con Rete Donne Se Non Ora Quando? Cremona. A mezzanotte, State comodi!, maratona di letture di sessualità varia in collaborazione con il Circolo
Arcigay La Rocca. In collaborazione con il Circolo Arcicomics è la serata di sabato 1 agosto, quando Massimo Galletti dialogherà con Paolo Interdonato, autore del libro Linus. Storia di una rivoluzione nata per gioco. A mezzanotte, un ricordo di Pier Paolo Pasolini, di cui ricorrono i quarant’anni dall’omicidio, con la proiezione del cortometraggio Le mura di Sana’a. Ci sarà tanto spazio per la musica, ma anche per la poesia, con l’appuntamento fisso (alle ore 20) ¼ d’ora. Poesia, poeti, tautogrammi e rime, a cura di Giovanni Uggeri. Come di consueto, all’Arci Festa troveranno spazio le associazioni della città che da anni collaborano con Arci Cremona e con i circoli Arci del territorio nella realizzazione di iniziative e progetti; avranno spazio anche gli hobbisti, con autoproduzioni, vinili e usato; presso la libreria della festa sarà esposta la mostra Dalla Resistenza alla cittadinanza attiva. Il programma completo è su: www.arcicremona.org e sulla pagina www.facebook.com/arci.cremona.
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arcireport n. 27 | 23 luglio 2015
culturascontata i tanti vantaggi della tessera Arci
w w w. a r c i / a s s o c i a r s i . i t a cura di Enzo Di Rienzo
Arte e vino Verona - Palazzo della Gran
Guardia, fino al 16 agosto. A Verona i grandi Maestri dell’Arte: da Tiziano a Rubens, da Carracci a Picasso celebrano un’eccellenza italiana: il vino! Un viaggio affascinante che nasce dall’incrocio di due punte di diamante della nostra storia, due simboli dell’Italia nel mondo: l’Arte e il Vino. Un progetto espositivo di grande suggestione che presenta opere dal Cinquecento al Novecento, 184 capolavori da oltre 90 tra grandi musei e collezioni italiane e straniere. www.mostraarteevino.it
Sergio Staino. Satira e sogni Roma - La Pelanda - Centro di
Produzione Culturale, fino al 23 agosto. Antologica che ripercorre i passaggi decisivi del lavoro artistico di Sergio Staino, esponendo circa 300 opere, tra disegni, acquerelli e lavori digitali, in un percorso affascinante che permette di cogliere le diverse sfaccettature e le diverse fasi dell’intensa attività creativa di uno dei nostri massimi disegnatori e vignettisti, nonché attento narratore e arguto critico del costume nazionale. www.museomacro.org
Liguria: un ritratto dal cielo. 40 anni in volo Genova - Loggia degli Abati -
Palazzo Ducale, fino al 4 ottobre. Liguria, terra ‘verticale’, di bellezza sfrontata e selvaggia che ha stregato molti e tra questi il fotografo genovese Roberto Merlo, specializzato in fotografia aerea. Saranno esposte un centinaio di foto di grande fascino e impatto emozionale, accompagnate dallo slideshow degli scatti più curiosi e salienti della lunga sua carriera. www.palazzoducale.genova.it
Viaggi nell’Antica Roma Roma - Fori Imperiali - Foro di
Augusto - Foro di Cesare, fino al 1 novembre. Dopo il grande successo ottenuto lo scorso anno il Foro di Augusto torna, e si amplia il progetto di valorizzazione dei Fori Imperiali con una nuova emozionante tappa nel Foro di Cesare a cura di Piero Angela e Paco Lanciano. Un’insolita passeggiata notturna nel cuore dei Fori Imperiali proseguirà il viaggio nella storia dell’antica Roma attraverso l’uso di teconologie all’avanguardia. www.museiincomuneroma.it
società
BRISA! Bologna Riunisce I Suoi Artisti
Un’occasione per le compagnie teatrali emergenti Sono aperte le iscrizioni al bando di concorso legato a BRISA! Bologna Riunisce i Suoi Artisti, la Festa del Teatro che la rete di associazioni affiliate ad Arci Bologna che si occupano di teatro organizza dal 2011, in collaborazione con diverse realtà già affermate sul territorio. La festa è diventata negli anni anche un appuntamento fisso per Arci Teatro, la rete nazionale che unisce i circoli Arci che fanno teatro in tutta Italia, per confrontarsi e partecipare a incontri di formazione, per scambiarsi saperi e buone pratiche e mettere in connessione realtà distanti geograficamente ma accomunate dalle medesime fatiche e aspirazioni in tempi di crisi. Arrivata alla sua quinta edizione, BRISA!
spettacolo senza discrimine di fascia d’utenza o di tipologia di ricerca, in qualunque fase di lavorazione, anche prodotti in maniera definitiva, purché non abbiano debuttato in stagioni precedenti a quella 2014/2015. Per partecipare è necessario compilare il modulo d’iscrizione on line e inviare via e-mail all’indirizzo brisa@ arcibologna.it, tutti i documenti indicati nel bando di concorso, entro e non oltre il 7 settembre (compreso). La scheda tecnica dello spazio che ospiterà gli spettacoli finalisti sarà disponibile a breve. BRISA! è promossa da Arci Bologna e Associazione Teatro Corame in collaborazione con Arci Emilia-Romagna e Arci Teatro, con il patrocinio del Comune di Bologna e la Città Metropolitana di Bologna, e con il contributo di Fondazione del Monte. Le associazioni teatrali Arci interessate a qualsiasi forma di collaborazione possono contattare gli organizzatori all’indirizzo: brisa@arcibologna.it Per maggiori informazioni e per scaricare il bando: www.arcibologna.it
arcireport n. 27 | 23 luglio 2015 cambia formula e invita gli artisti e le compagnie (affiliate e non all’Arci) a mettersi in gioco partecipando a un concorso che premierà i lavori più innovativi nati sul territorio dell’Emilia Romagna. I progetti selezionati da una giuria qualificata avranno l’opportunità di andare in scena dal 28 al 30 ottobre al Parco della Montagnola a Bologna. Le opere vincitrici, selezionate da una giuria popolare e da una giuria qualificata, avranno la possibilità di rappresentare i loro lavori in teatri e spazi teatrali non convenzionali dell’Emilia-Romagna (in via di definizione). La prima tappa sarà all’ITC Teatro di San Lazzaro di Savena (Bologna) dove la Compagnia Teatro dell’Argine fornirà ai primi classificati, oltre a un prestigioso palcoscenico, un percorso di tutoraggio artistico e organizzativo. Un’occasione per le compagnie teatrali emergenti, che spesso faticano a trovare spazi e risorse, di dare visibilità al proprio lavoro; ma anche un’opportunità di dialogo tra pubblici, operatori e artisti, con un grande patrimonio di idee ed esperienze da condividere. Saranno ammessi al bando: progetti di
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