Arcireport n 28 2014

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arcireport

settimanale a cura dell’Arci | anno XII | n. 28 | 11 settembre 2014 | www.arci.it | report@arci.it

C’è bisogno dell’Arci di Francesca Chiavacci presidente nazionale Arci

Se c’è qualcosa che le cronache di questa estate piena di notizie brutte ci ha confermato e che c’è bisogno di noi. C’è bisogno dell’Arci. Ce lo eravamo detti nel Congresso, nella prima riunione del Consiglio Nazionale, nel gruppo dirigente diffuso nei Comitati territoriali e regionali. E, a cominciare dai territori e nei territori, ce lo hanno chiesto tante compagne e tanti compagni, tanti tra coloro che sono impegnati in reti e organizzazioni della società civile. Se guardiamo le questioni che la ripresa del lavoro ci pone davanti, il compito che abbiamo è allo stesso tempo difficile ed ‘entusiasmante’. L’Arci ha il dovere di giocare un ruolo da protagonista, perché il nostro contributo, la nostra visione di come bisogna costruire il mondo deve stare dentro il dibattito della politica e della società. Sono sfide che per noi sono legate l’una all’altra. La prima è il passo di pace che compiremo assieme domenica 21 settembre a Firenze. Lo scenario mondiale estivo e quello di questi giorni ha visto la guerra ingiusta e devastante che ha attraversato la Palestina, gli avvenimenti inquietanti dell’Ucraina, la decisione del nostro Governo di inviare armi in Kurdistan per risolvere una controversia internazionale, il ritorno del terrore (stavolta più spetta-

colarizzato, nel mondo dell’informazione globale) da parte dei guerrieri di Isis e le tante guerre ‘dimenticate’ dai media. Da troppo tempo le ragioni della pace, della nonviolenza, del disarmo sono rimaste nell’angolo, come se nulla potessero di fronte al ‘potere’ e alla ‘efficacia’ della guerra. Sta di fatto che a più di dieci anni dal trionfo delle dottrine sull’esportazione della democrazia e dello scontro di civiltà il mondo è sempre più ‘incendiato’ dalle guerre e meno democratico. L’appello per la manifestazione del 21 parla di un passo di pace, difficile e ambizioso, ma, giustamente, aggiunge: necessario. Stiamo lavorando affinché l’Arci sia presente e ben visibile, ma sappiamo che anche dopo non si dovrà fermare il nostro lavoro di costruzione di un nuovo vocabolario della politica sul fronte della risoluzione delle controversie internazionali. È stata l’estate del conteggio quotidiano del numero dei morti in mare, con lo sfondo di un dibattito quasi surreale (se non fosse che si parla di una tragedia) sulle attribuzioni di ‘responsabilità’ sul recupero di vite umane tra il nostro Governo e il resto dell’Europa. E nel frattempo, la nostra associazione, insieme a tante altre, si sta occupando con fatica ed energia di queste persone, nell’emergenza e nell’accoglienza, in

tutta l’Italia, a supporto e spesso in sostituzione degli Enti Locali. Tra poche settimane sarà trascorso un anno dalla strage di Lampedusa e ci siamo assunti il compito di ricordare quella data come ‘simbolo’ a tutto il Paese, organizzando il Festival Sabir, e facendo incontrare e discutere tra loro tutte le realtà che vogliono restituire al Mediterraneo quella identità fondata sul dialogo e sull’incontro tra culture e civiltà diverse. Lo faremo non solo a Lampedusa, ma in tutto il Paese, ricordando il 3 ottobre come una data ‘di vergogna e consapevolezza’ per tutti gli italiani e le italiane. Abbiamo di fronte mesi in cui dovremo ricordare alla politica che quello dei diritti dei migranti rappresenta uno dei temi fondamentali per ri-costruire una società antirazzista e una nuova e moderna cultura politica di sinistra. Nel frattempo, comincerà alla Camera la discussione sul DDL sul Terzo Settore presentato dal Governo. È presto per dire quali ripercussioni potrà avere sulla vita della nostra associazione, ma in quel disegno abbiamo già visto qualche segnale preoccupante di una visione ‘diversa’ da quella che condividiamo con tanti altri del no-profit, dell’imprenditoria sociale e di un sistema di welfare partecipato. continua a pagina 2


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pace&disarmo

segue dalla prima pagina

E soprattutto non abbiamo visto risorse economiche per la realizzazione concreta di ciò che in quel disegno è previsto. Per questo incontreremo i parlamentari dell’Intergruppo sul Terzo Settore alla Camera il 16 settembre, e successivamente nei territori, ponendo questioni che riguardano la nostra vita di Arci, ma anche di politica generale, prima tra tutte quella della possibile ricostruzione di un’etica civica, di un progetto di riqualificazione della vita dei cittadini fatto di inclusione sociale, accoglienza, cultura diffusa e socialità. E forse proprio questo è l’aspetto più ambiguo delle notizie di questa estate... un grande attivismo e tanti proclami in nome del cambiamento, tanti appelli alla «velocità» (le riforme istituzionali, le leggi sui diritti dei lavoratori, l’idea

facciamo insieme un passo di pace! Fermiamo le stragi di civili indifesi

manifestazione nazionale Firenze 21 settembre 2014 piazzale Michelangelo ore 11/16 Per aderire: passodipace@gmail.com Twitter @passodipace #passodipace #21settembre Fb Un passo di pace - Firenze 21 settembre 2014

di Europa), ma al tempo stesso ancora tanti numeri (quello dei femminicidi e degli stupri, quello della dispersione scolastica e dell’analfabetismo di ritorno, insieme a quelli crescenti dei ‘nuovi poveri’) e ancora tante parole ‘ritornate’ nel linguaggio politico (una per tutte: «vucumprà») che ci fanno pensare che il lavoro politico da fare per cambiare questo nostro paese da sinistra debba ripartire con un’altra agenda politica. Insomma.... c’è bisogno di noi, dell’Arci e dobbiamo trovare tempi e modalità giuste perché il necessario percorso di cambiamento della nostra associazione ci renda adeguati a rispondere a questo bisogno. Noi, il nostro primo passo lo faremo il 21 settembre a Firenze.

Gravi minacce in Colombia a operatori che lavorano per la pace e i diritti umani La solidarietà di Arci e Arcs Arci e Arcs esprimono la loro solidarietà e vicinanza alle persone minacciate, alla Corporación Viva la Ciudadanía (partner dei progetti Arcs in Colombia) e a tutte le persone e le organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti umani e nella costruzione della pace in Colombia. Fanno propri il comunicato della Corporación Viva la Ciudadanía e l’appello alle autorità competenti colombiane affinché venga garantito lo svolgimento delle attività delle organizzazioni che difendono i diritti umani e la pace in Colombia e sia assicurata la necessaria protezione alle persone cui sono indirizzate le minacce. Auspicano che il nostro Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, congiuntamente alla sede diplomatica italiana a Bogotà, promuovano azioni - anche in coordinamento con le altre sedi diplomatiche europee presenti in Colombia - al fine di esprimere forte solidarietà alle persone minacciate e alle loro organizzazioni e di sostenere il loro lavoro. Arci e Arcs, infine, promuoveranno azioni, sia a livello nazionale che internazionale, affinché si intervenga in maniera rapida, efficace e concreta per proteggere le vittime delle minacce e ribadiscono il loro impegno e sostegno alla promozione dei diritti umani e alla costruzione della pace in Colombia. Di seguito il comunicato della Corporación Viva la Ciudadanía, rete di ong colombiane che lavora in varie parti del Paese

per la democrazia, la pace e la difesa dei diritti umani. Minacce di morte a 91 lavoratori e lavoratrici per la pace e i diritti umani La Corporación Viva la Ciudadanía denuncia agli organismi internazionali, ai difensori dei diritti umani e alla comunità tutta che lo scorso 8 settembre sono state minacciate, attraverso posta elettronica ed in forma anonima, 91 persone dichiarate ‘obiettivo militare’; la minaccia è stata reiterata dopo nemmeno 24 ore, il 9 settembre, con tono ancora più aggressivo dalle Aguilas Negras (organizzazioni criminali paramilitari di estrema destra) ed infine, sempre nella giornata del 9, è arrivata una terza minaccia che include i nomi di Ana Prada, Karen Borrero e Virgelina Charà. Queste minacce sono dirette a persone che portano avanti attività a favore della pace e la difesa dei diritti umani in Colombia. Nella lista si trovano operatori che fanno parte di Corporación Viva la Ciudadanía, tra le quali il suo direttore Antonio Madariaga, ed ex membri dell’organizzazione, più di 36 persone che appartengono o hanno partecipato alla Mesa Nacional de Victimas (Tavolo Nazionale delle Vittime) di cui Viva la Ciudadanía svolge il ruolo di segreteria tecnica, così come altri operatori e operatrici di organizzazioni che lavorano per la difesa dei diritti umani e la costruzione della pace, in rete con le organizzazioni internazionali.

Esprimiamo la nostra preoccupazione perché le minacce fanno riferimento diretto alla nostra attività a favore della pace e si verificano quando avanza il processo di dialogo tra il Governo Nazionale e le FARC - EP, processo che sia le persone minacciate sia la Corporación hanno sostenuto e continuano ad appoggiare. Il primo messaggio minaccioso, arrivato l’8 settembre dall’indirizzo mail joseperalta1981mas@gmail.com ha come oggetto: Urgente Sapos (Attenzione Spie) e il testo «todos van a morir» (morirete tutti); il testo allegato, chiamato Lista Negra (Lista Nera), contiene la minaccia diretta a 91 persone. Il messaggio non è stato firmato da nessuna organizzazione o persona né ha un’intestazione. Le minacce del 9 settembre sono state inviate da un indirizzo mail che si identifica come Aguilas Negras, Bloque Capital, uno dei gruppi eredi del paramilitarismo. Di fronte a queste intimidazioni, La Corporación ribadisce il suo impegno per la pace, la difesa dei diritti umani e la democrazia, oggi più di prima. Facciamo appello alla comunità internazionale che lavora in Colombia, alle amiche e agli amici della democrazia, della pace, alle organizzazioni che difendono i diritti umani sia dentro che fuori dal Paese e in maniera particolare alle reti, alle istituzioni e alle persone vicine a Viva la Ciudadanía a pronunciarsi e ad esigere allo Stato colombiano che si garantisca l’efficacia delle indagini e si protegga la vita e l’integrità delle persone minacciate.


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pace&disarmo

Gettiamo le basi per gettare le basi La Sardegna si mobilita contro le basi e le esercitazioni militari sul suo territorio di Franco Uda Segretario Arci Sardegna e Portavoce della Tavola Sarda della Pace

Il tema della militarizzazione del territorio, nello specifico delle basi, poligoni e servitù militari, è globale e intrinseco ai nuovi modelli di difesa, di logiche di guerra e controllo del pianeta che, dalle avventure coloniali in poi, caratterizzano le politiche degli stati moderni. Cospicue aree di territorio vengono così sottratte all’economia civile, alla fruizione delle attività umane e sociali, al controllo trasparente e democratico, per essere invece utilizzate, in una logica di occupazione coloniale, da parte dei sistemi di difesa e di guerra del proprio Paese, dalle alleanze militari di cui si fa parte, dagli eserciti ‘amici’. Nel nostro Paese la superficie totale di queste aree è di 40mila ettari, di cui 24mila (il 60%) si trova allocata in un’unica regione, che ricopre solo l’8% della superficie dell’Italia. Questa regione è la Sardegna. A questi 24mila ettari, a fronte dei 16mila nel restante territorio italiano, si devono aggiungere le servitù militari che si concretizzano in occasione delle periodiche esercitazioni. Queste vietano o limitano la navigazione durante le prove a fuoco, area vasta quasi 3 milioni di ettari, estensione maggiore dell’intera Sardegna! Lo spazio aereo delle servitù è invece praticamente indefinibile, restando sulla e intorno alla Sardegna solo dei corridoi liberi per le linee commerciali civili. Dagli anni ‘50 la Nato e gli Usa hanno trasformato l’Isola in una grande area

strategica di servizi bellici essenziali: esercitazioni, addestramento, sperimentazioni di nuovi sistemi d’arma, guerre simulate, depositi di carburanti, armi e munizioni, rete di spionaggio e telecomunicazioni. Al tradizionale ruolo di caserma-scuola di guerra, oggi si sovrappongono compiti direttamente operativi e funzioni di postazione-chiave per il controllo dell’intera area mediterranea, funzioni che potenziano l’importanza strategica dell’Isola come perno del sistema politico-militare dell’alleanza nord-atlantica. Negli ultimi mesi l’emersione mediatica di numerosi teatri di crisi internazionali (Siria, Iraq, Libia, Ucraina, Congo) unitamente all’escalation dell’aggressione militare ai danni della striscia di Gaza ha innescato nell’opinione pubblica della società sarda una maggiore attenzione alla mai sopita mal sopportazione di una presenza militare così sproporzionata sull’Isola. Così la notizia che l’esercito israeliano avrebbe cominciato delle proprie esercitazioni nel mese di settembre è apparsa a tutti una provocazione, prima ancora che una consuetudine di molti anni. L’elemento che si è palesato, e che tutta la popolazione sarda ha percepito con chiarezza, è che le basi militari non sono solo un elemento di vertenza politica territoriale per i tanti danni che producono (inquinamento, tassi tumorali oltre la media, malformazioni prenatali, sottrazione di sovranità, …) ma anche

un elemento che collega indissolubilmente la propria terra con le guerre, le occupazioni, le morti, i genocidi che si consumano tanto a pochi passi da casa quanto a migliaia di chilometri di distanza. Così, in piena stagione balneare, si è cominciato a ‘gettare le basi per gettare le basi...’ Una vera e propria road map di incontri e iniziative a cui, per la prima volta rispetto alla consolidata abitudine divisiva, partecipava pressochè al completo l’intera galassia dei movimenti indipendentisti, pacifisti, ambientalisti, dei beni comuni, aperta da un’affollatissima assemblea a fine agosto a Cagliari, che proseguirà il 13 settembre con una manifestazione di fronte al poligono di Capo Frasca, il 23 dello stesso mese con un presidio all’udienza del Tribunale di Lanusei nel quale, per la prima volta nel nostro Paese, si processeranno dei generali per il dissesto ecologico provocato nel poligono di Quirra, e successivamente il 26 ottobre con la Marcia Sarda per la Pace, organizzata dalla Tavola Sarda della Pace e giunta ormai alla sua tredicesima edizione. Anche la politica e le istituzioni non hanno potuto far finta di niente. Già negli scorsi mesi il Presidente della Regione Francesco Pigliaru non aveva firmato il documento finale al termine della Conferenza nazionale sulle servitù militari convocata dal Governo. Qualche giorno fa una seduta straordinaria del Consiglio regionale ha fatto emergere una contrarietà, generalizzata per tutte le forze politiche, ad un perpetrarsi dell’attuale situazione, con la proposta di una graduale riduzione delle aree sotto il controllo militare. Le richieste della società civile sono più nette e prevedono il cessate il fuoco immediato in tutti i poligoni, lo smantellamento delle basi militari in Sardegna, la bonifica da parte dello Stato dei territori gravati da queste, l’avvio di una inchiesta approfondita sulle conseguenze degli insediamenti sulla salute pubblica, la prosecuzione delle azioni giudiziarie per la ricerca della verità e il raggiungimento della giustizia, che la Pace rappresenti non solo un orizzonte culturale ma delle precise politiche di cui le istituzioni locali devono farsi carico.


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Sabir a Lampedusa, periferia dell’Occidente di Ascanio Celestini autore e attore

Vorrei parlare di un festival. Lo stiamo organizzando a Lampedusa. Saremo lì dal primo al 5 ottobre a fare spettacoli con attori e cantanti e incontri con scrittori. Per parlare di questo progetto devo iniziare dal nome, Sabir, che era una lingua parlata dai marinai nei porti del Mediterraneo. Una lingua comune fatta di parole che provenivano da molte sponde. Non la lingua di una nazione, tutelata dallo stato e codificata dalla grammatica e dal vocabolario. Non un oggetto sacro per accademici, ma un attrezzo come la pialla o la vanga. Me l’ha proposto Filippo Miraglia dell’Arci di pensare questo festival. Per capire come poteva essere siamo andati a Lampedusa. È stato un anno fa. Lì ho conosciuto Giusi Nicolini. Un po’ di tempo prima avevo letto una sua lettera sui giornali. Si presentava come il nuovo Sindaco delle isole di Lampedusa e di Linosa. «Eletta a maggio, al 3 di novembre mi sono stati consegnati già 21 cadaveri di persone annegate (…) Per Lampedusa è un enorme fardello di dolore. Abbiamo dovuto chiedere aiuto attraverso la Prefettura ai Sindaci della provincia per poter dare una dignitosa sepoltura alle ultime 11 salme, perché il Comune non aveva più loculi disponibili. Ne faremo altri, ma rivolgo a tutti una domanda: quanto deve essere grande il cimitero della mia isola?» Io l’ho visto il cimitero di quel paese. Ci sono le croci senza nome, quelle con un’identità recuperata a fatica, ma anche i tanti fantasmi che hanno aspettato nelle celle frigorifere requisite per non far disfare i corpi, e poi quelli disfatti e quelli definitivamente sommersi. Ma di quei morti si parla tanto. Spesso a sproposito, però se ne parla. Chi è interessato a quella storia ha tutti i mezzi per comprenderla. Chi non è interessato non ha bisogno del teatro o della musica che glielo racconti. Allora come dobbiamo pensarlo questo festival? Giusi lo ha detto chiaramente il 20 luglio di quest’anno, nel giorno in cui le veniva assegnato il premio Trabucchi alla Passione Civile. Ha detto che ogni giorno le scoppia una fogna, ogni giorno cerca di risolvere l’emergenza

per l’acqua potabile, che Lampedusa è soprattutto una periferia e che i problemi con i migranti, evidenti nelle cronache, vanno di pari passo con quelli che hanno i cittadini occidentali dell’isola. Problemi che hanno tutti i giorni senza che il telegiornale o i blog di tendenza ne parlino. Che insomma nelle periferie si condivide lo stesso destino, la stessa perifericità, lo stesso mondo che finisce e ricomincia. Allora andiamo a Lampedusa come si va in una borgata. Ci andiamo per capire come funziona e cosa serve, non per raccontare come va il mondo, ma per farci raccontare dai lampedusani com’è il loro mondo. Per questo ci sarà anche un laboratorio dal 21 al 30 settembre. Lo farò io con Veronica Cruciani, Pietro Floridia e la compagnia dei Cantieri Meticci. Faremo interviste su quel grande contenitore di storie quotidiane che contiene anche la tragedia degli immigrati, ma che te la fa comprendere solo se rimetti insieme tutti i pezzi. Faccio un po’ di esempi. Giacomo Sferlazzo del collettivo Askavusa mi racconta che quando era ragazzino Lampedusa non era disegnata sulle carte geografiche appese nelle aule delle scuole italiane. Gli alunni chiedevano alla maestra dove fosse la loro isola e lei indicava un punto sul muro a pochi centimetri dopo la fine della mappa. È entrata a farne parte dopo gli sbarchi e i morti. Gente scappata per speranza e disperazione, spesso affogata col proprio nome ed entrata nella cronaca in forma di numero. Una sera incontro un ragazzo al bar e mi dice che se li ricorda i morti del 3 ottobre scorso «ma non è il primo dei miei pensieri. Le strade sono scassate e

se mi rompo una gamba non c’è manco l’ospedale». Eppure a Lampedusa c’è una natalità più alta rispetto alla media nazionale. Nascono tanti bambini, ma non sull’isola. Le famiglie si organizzano per farli nascere in altre città. A Palermo o a Napoli, ma se hanno parenti in Germania o in Svezia voleranno in quei paesi. Per chi prende un aereo e lascia l’isola qualsiasi posto è più o meno lontano alla stessa maniera. Dunque Lampedusa non è solo una periferia della Sicilia o dell’Italia, ma dell’occidente. Lo è per quelli che la raggiungono coi barconi dai paesi poveri, ma lo è anche per quelli che ci vivono. Ecco! Allora andiamo a Lampedusa con Sabir per rimettere insieme i pezzi che la comunicazione forsennata non può ricomporre. Per raccontare che certe storie sembrano lontane e invece somigliano a quelle che viviamo quotidianamente, che sono impastate con la stessa farina e con lo stesso sangue. Con la stessa miseria e la stessa dignità. E quei disgraziati che leggiamo sul giornale siamo noi perché potremmo esserlo, perché lo siamo in piccolo, perché potremmo diventarlo, perché quelle storie ci appartengono non perché ci vengono raccontate, ma perché in forme appena differenti accadono davanti ai nostri occhi, in casa nostra, fra le nostre braccia. E, dunque, come scrive Giusi «allora io voglio ricevere i telegrammi di condoglianze dopo ogni annegato che mi viene consegnato. Come se avesse la pelle bianca, come se fosse un figlio nostro annegato durante una vacanza». www.festivalsabirlampedusa.it


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scuola

#labuonascuola: un piano che non garantisce il diritto allo studio di Riccardo Laterza Portavoce nazionale Rete della Conoscenza

Per scoprire qual è l’idea del Governo Renzi sul ruolo della formazione nel nostro Paese, bisogna andare più a fondo dei colori pastello e dei caratteri vintage scelti dal Governo per le 136 pagine di presentazione de #labuonascuola. Con la presentazione del piano le carte sono state (almeno in parte) scoperte: il risultato è un progetto con pochi aspetti potenzialmente positivi, molti aspetti negativi, nel complesso fortemente carente, ciononostante espressione di una precisa idea di scuola dentro una più ampia idea di società. Vediamo perché. Innanzitutto il primo grande assente de #labuonascuola è il diritto allo studio. È molto difficile parlare di buona scuola se non se ne permette l’accesso a tutti: in questi anni con il caro generalizzato di libri di testo, trasporti, materiale didattico, pasti e tanto altro, è sempre più intenso il fenomeno della dispersione scolastica, che in Italia è al 17,6%, contro una media europea del 12,8% (ma ci sono Regioni del Sud in cui la percentuale si avvicina al 25). Martedì l’Ocse ha confermato che, se non fosse per i contributi privati – in questo caso si tratta dei contributi delle singole famiglie, a partire dall’ormai famigerato ‘contributo volontario’ –, passati dal 6% del 2001 all’11% del 2011, l’investimento pro capite per studente in Italia sarebbe ancora più basso. È proprio per questo che sosteniamo che già oggi la scuola è, di fatto, privatizzata e non è assolutamente gratuita. Il piano scuola non parla di diritto allo studio perché significherebbe dover promettere almeno due cose: l’approvazione di una legge quadro nazionale sul diritto allo studio, così come chiesto ormai da anni dai movimenti studenteschi, che stabilisca dei livelli minimi essenziali delle prestazioni, portando verso l’alto standard oggi molto diversi tra le varie Regioni; ma soprattutto un investimento cospicuo che garantisca realmente il diritto allo studio. Due misure che paiono non essere all’orizzonte del programma del Governo, il quale a dire il vero dedica un dulcis in fundo alla questione della dispersione scolastica: l’idea, per ora solo abbozzata, che l’abbattimento della dispersione possa essere raggiunto attraverso massicci investimenti privati, che lo Stato

dovrebbe remunerare qualora questo obiettivo venisse raggiunto. Il Social Impact Bond, uno ‘strumento di finanza buona’ (sic), sembrerebbe sancire definitivamente il nuovo ruolo del pubblico che abdica al proprio dovere di garantire i diritti di cittadinanza. L’annuncio - da verificare in sede di bilancio - dell’assunzione di 150mila docenti non può che essere considerato positivo: se attuato farebbe rifiatare un sistema in fortissimo affanno ormai da anni. Quello che allarma è tuttavia il contesto nel quale maturerebbero tali assunzioni. Non c’è un progetto complessivo di revisione dei metodi e dei contenuti della didattica, c’è invece lo stravolgimento di una professione, quella dell’insegnamento, che sarebbe sempre più basata su competizione e premialità, legando gli esigui aumenti salariali a un sistema di valutazione rigido, parallelo a quello dell’Invalsi ap-

plicato agli studenti e agli interi istituti. La competizione prefigurata ne #labuonascuola va a braccetto con l’aumento dell’autoritarismo dei Dirigenti Scolastici, che ad esempio avranno in disponibilità diretta il 10% del Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa per l’assegnazione di premi ai docenti ‘più meritevoli’. Ma il capitolo più spinoso è sicuramente quello del rapporto tra la scuola e il mondo del lavoro. Il documento afferma che esiste un disallineamento tra la domanda di competenze del mercato e ciò che la scuola offre, per cui è necessario un riallineamento nei confronti delle esigenze delle imprese. Da un lato dunque si rafforzano i percorsi di alternanza scuola-lavoro e il ruolo decisionale delle aziende negli stessi; dall’altro, invece che pensare di reintegrare gli 8 miliardi di euro tagliati

dal 2008 al comparto scolastico, si apre al finanziamento privato dei singoli istituti e delle loro attività formative, in particolare quelle laboratoriali. Il rischio è che gli obiettivi formativi delle scuole siano dirottati a piacimento delle aziende non verso l’acquisizione di competenze trasversali, adattabili, potenzialmente innovative, bensì verso conoscenze settoriali, dequalificate ma utili nell’immediato alle imprese, mettendo in discussione il ruolo stesso della scuola nella società. Il mercato del lavoro italiano, infatti, non risulta per nulla ad alta qualificazione professionale, tant’è che sul fronte universitario nonostante il basso numero di laureati (22,4%) il tasso di disoccupazione degli stessi a un anno dalla laurea è molto alto (26,7%); inoltre le politiche di questo Governo hanno continuato a precarizzare il lavoro: la prima parte del Jobs Act (il cosiddetto Decreto Poletti) ha di fatto elevato il contratto a termine a norma generale delle relazioni di lavoro. Il fatto che nella sezione sui finanziamenti esterni alle scuole il Governo abbia previsto non solo la detassazione degli investimenti (School Bonus) ma anche incentivi premiali (School Guarantee) per quegli investimenti che generano ‘successo formativo’ - ovvero l’assunzione nelle aziende che investono - senza alcun criterio relativo al tipo di contratto e quindi alla qualità del lavoro offerto, è un ulteriore dato emblematico. Senza un reale intervento strutturale sulla qualità dell’occupazione e su forme di welfare universale a partire dal reddito di base, dunque, le scuole si trasformeranno in palestre di precarietà e di lavoro gratuito. È questo il disegno de #labuonascuola: la scuola come strumento nelle mani del mercato del lavoro e non come vettore di emancipazione e di costruzione di cittadinanza. È per questo che il 10 ottobre, prima data di mobilitazione dell’autunno, entreremo in scena scendendo in piazza in tutte le città italiane, non solo per dire che siamo i grandi assenti di questo piano scuola che va decisamente cambiato, ma anche per rivendicare la gratuità dell’istruzione, lo stop al Jobs Act e vere forme di welfare universale.


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cinema

Bilancio positivo per Venezia 71 di Roberto Roversi Arci Ferrara

È andata in archivio, lo scorso 6 settembre, un’edizione della Mostra del Cinema di Venezia, che, per quanto non memorabile, ha tuttavia dato segnali precisi sullo stato dell’arte del cinema d’autore e, più in generale, sullo stato di salute dei festival cinematografici. Una prima considerazione riguarda l’assenza dei blockbuster Usa: la mancanza dei nuovi film di Fincher, Nolan e soprattutto dell’attesissimo Inherent Vice di Paul Thomas Anderson, primo adattamento per lo schermo di un romanzo di Pynchon, testimonia un cambiamento della strategia di marketing delle major americane, che evidentemente non ritengono più conveniente, a fini promozionali, il passaggio ad un festival prestigioso (i tre film non compaiono infatti neppure nella line-up di Toronto). Una seconda annotazione riguarda il cinema italiano: per la prima volta tutti e tre i film presentati in concorso hanno riscosso apprezzamento pressoché unanime di critica, nonché calorosi applausi in sala. E se Hungry Hearts, il film di Costanzo, ha convinto anche la Giuria, che gli ha assegnato entrambe le Coppe Volpi per le interpretazioni di Alba Rohrwacher e Adam Driver, sia Anime nere di Munzi che Il giovane favoloso di Martone hanno impressionato per tematiche coraggiose e rigore nella messa in scena. In questo senso è auspicabile che la scelta di Munzi di girare in dialetto calabrese e la durata del film di Martone (137’) non scoraggino il pubblico alla prossima uscita delle opere in sala. Sarebbe un peccato. Non può essere altrettanto lusinghiero il giudizio sugli altri film italiani presenti al Festival: Senza nessuna pietà di Michele Alhaique descrive il riscatto di un muratore costretto a riscuotere crediti dalla malavita senza suscitare particolari emozioni, La vita oscena di Renato De Maria è l’ennesimo racconto di formazione di un ragazzo, risolto stilisticamente in un terribile pasticcio pop, I nostri ragazzi di Ivano De Matteo trae linfa narrativa dal bel romanzo La cena di Herman Koch, ma spreca un cast di tutto rispetto (Alessandro Gassmann, Giovanna Mezzogiorno, Luigi Lo Cascio e Barbora Bobulova) con la scena finale più grottesca di tutto il festival. Detto che La trattativa è il consueto film a tesi di Sabina Guzzanti, in cui viene preso per oro colato qualsiasi atto o testimonian-

za utili a suffragare il patto Stato-Mafia degli anni Novanta (quasi un’appendice filmica della linea editoriale del Fatto Quotidiano) e che Io sto con la sposa non va oltre i buoni propositi della denuncia della tratta umana dal Sud al Nord del mondo, un discorso più complesso merita Belluscone, l’ultima, travagliata opera di Franco Maresco. Appesantito da un titolo in parte fuorviante, il film, che avrebbe dovuto raccontare lo stretto rapporto tra Berlusconi e la Sicilia attraverso le disavventure di un impresario palermitano di cantanti neomelodici e organizzatore di feste di piazza, diventa invece la traccia della crisi esistenziale del regista e della sua evoluzione creativa. La complessa opera di Maresco, intrisa di amarezza cupa eppure ironica e grottesca, si presta dunque a più letture e non a caso si è aggiudicata il Premio Speciale della Giuria della sezione ‘Orizzonti’. Se la caratura di un Festival internazionale si misura dalla qualità dei film in competizione, Venezia 71 può vantare un bilancio positivo. Già il film di apertura, la black comedy Birdman di Alejandro González Iñárritu, capace di coniugare spettacolo e intelligenza, è stato accolto con molto favore dalla stampa (soprattutto internazionale) ed è stato tra i favoriti al Leone d’Oro fino all’ultimo. Una giuria estremamente cinefila, composta tra gli altri da Philip Gröning (La moglie del poliziotto), Jessica Hausner (Lourdes), Elia Suleiman (Il tempo che ci rimane) ha però fatto altre scelte, in gran parte condivisibili. Il massimo riconoscimento è andato così a A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence del veterano svedese Roy Andersson, terzo capitolo di una personalissima Living Trilogy: composto da 39 scene, il film è una raffinata, ed esteticamente elegantissima, riflessione

sull’esistenza, nella quale la comicità dell’assurdo si coniuga allo humour nero, mettendo sotto l’obiettivo l’ipocrisia delle strutture famigliari, la solitudine, la noia e la ripetitività quotidiana, le fragilità umane. Anche il Leone d’Argento è andato ad un film decisamente eccentrico. The Postman’s White Nights di Andrej Končalovskij, amaro ritratto di un mondo morente, di una Russia rurale che sta scomparendo. Con totale semplicità narrativa e una quiete visiva che sfocia talvolta nella mera contemplazione, il regista russo restituisce la rappresentazione di un modo di vivere arcaico fatto di sguardi, leggende lontane, buffi malintesi tra uomini e donne e gli occhi di un bambino che cercano una divinità acquatica tra le fronde. In definitiva i due premi maggiori sono andati a film ostici, il primo dei quali dovrebbe comunque uscire nelle sale italiane (distribuito da Lucky Red). Infine, meritatissimo il Gran Premio della Giuria a The Look of Silence, di Joshua Oppenheimer. Se il precedente, acclamato, The Act of Killing si concentrava sui carnefici delle ‘purghe’ di circa mezzo milione di ‘comunisti’ indonesiani dopo il golpe di Suharto nel ‘65, la prospettiva di The Look of Silence è quella che coinvolge le famiglie dei sopravvissuti ai massacri. Il film racconta il genocidio attraverso gli occhi del fratello minore della vittima più nota, l’unica il cui assassinio ha avuto dei testimoni oculari e non può essere negato. Ma racconta anche il clima che si respira oggi in quella nazione, dove gli aguzzini sono ancora al potere e il negazionismo è ormai un’abitudine. E pone soprattutto un interrogativo inquietante: cosa si prova a vivere circondati dagli assassini del proprio figlio?


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cultura

Rural Indie Camp, l’ultimo festival dell’estate ligure di Alfredo Simone Arci Liguria

Torna anche quest’anno, il decimo consecutivo, l’ultimo festival dell’estate. Il primo ‘a braga lunga’, come amano definirlo i ragazzi di Disorder Drama - associazione approdata lo scorso anno all’Arci - organizzatori di quella che è nata come «una scommessa tra amici per promuovere la creatività giovanile che, negli anni, è diventato un punto di riferimento per i tanti affamati di nuove sonorità e di specialità campestri. I tradizionali panini con la salsiccia o con le verdure grigliate fanno da corroborante al pubblico permettendo di godere delle tante esibizioni, più di un centinaio in questi dieci anni di cui quindici solo

quest’anno». Inserito nel novero degli Arci Fest della Liguria, il festival avrà un’anteprima pomeridiana, dalle 18 con i dj della web radio di Arci Liguria, Radio Gazzarra (www.gazzarra.org), che trasmetteranno in diretta alcune puntate esclusive delle loro trasmissioni. Grazie a Rural Indie Theatre divertimento assicurato anche per i più pic-

Volevamo l’America!

La Presidente dell’Arci Roma, Simona Sinopoli, in una nota sottoscritta dall’intera Segreteria del comitato, deplora fortemente lo sgombero del cinema America occupato ed esprime la massima solidarietà militante agli occupanti, attori di una delle migliori pagine di protagonismo giovanile e di promozione culturale nella nostra città. Un’occupazione con una forte caratterizzazione innovativa nel rapporto col territorio e nelle modalità di gestione, aperta e trasparente, nonché capace di interlocuzioni alte e funzionali. Ne è prova l’importante ottenimento del vincolo storico-artistico sul bene.

Ora la disponibilità e l’interesse dimostrati dal Mibac e da Roma capitale devono concretizzarsi in una trattativa con la proprietà al fine di far rimanere il cinema America un bene culturale per Roma e per valorizzare il lavoro fin qui svolto dagli occupanti cercando, come si sta tentando per il teatro Valle, una soluzione creativa (né burocratica né privatistica) che veda i protagonisti dell’occupazione come collaboratori organici per le future attività culturali. La Presidente Sinopoli ribadisce la massima disponibilità e il sostegno del comitato romano ai ragazzi del cinema America. www.arciroma.it

coli con lo spettacolo teatrale pomeridiano di sabato, ore 17, Barimbambà, con Sara Allevi (Arezzo), direttamente dall’oriente la fiaba delle spezie raccontata ai bambini e a loro esclusivamente riservata. Sempre per il Rural Indie Theatre, giunto al 7° anno, pochi spettacoli, ma scelti accuratamente chiamando a raccolta gli amici più cari «per tanti motivi: il primo è che non si può affidare a chiunque un pubblico fragile e un po’ diffidente che comincia a scoprire e apprezzare il teatro contemporaneo; il secondo è che, con tutta la fatica che si fa, è bello circondarsi di persone fidate. Il terzo, che sono gli spettacoli giusti per San Bartolomeo di Vallecalda». Si inizia giovedì 11 settembre alle 21 unico evento con biglietto d’ingresso (5 €) - con Piccolo mondo alpino, storia grottesca di una famiglia di albergatori in una località sciistica fuori stagione: in scena i Fratelli Dalla Via, compagnia a conduzione familiare proveniente dalle montagne vicentine, vincitrice di prestigiosi premi alla drammaturgia contemporanea come Premio Kantor, Premio Scenario, Premio Hystrio Castel dei Mondi. Venerdì 12 il Gruppo di Teatro Campestre inserisce tra un concerto e l’altro estratti di Amami, baciami, amami, sposami, storia fantascientifica di un concorso per sposarsi. In serata Ginger: rumorosa, fastidiosa, sempre esagerata, una clown interpretata da Anna De Franceschi (Scorzè, VE) si aggirerà in mezzo alla folla. Si chiude poi con Proclami alla Nazione, progetto collettivo di Il GTC, Teatro dell’Ortica e Banda Kurenai, di Genova: Elisabetta Granara, Giancarlo Mariottini, Carlo Strazza e Sara Sorrentino, dalle finestre e in insoliti costumi, con i loro personaggi dicono quello che da un po’ sentono il bisogno di proclamare, a gran voce, all’umanità. La manifestazione si svolge nei locali del ricreatorio parrocchiale e si terrà quindi anche in caso di maltempo. San Bartolomeo Di Valle Calda, frazione di Savignone, è a metà strada tra Busalla (Uscita A7) e Casella. comunicazione@arciliguria.it


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cultura

Ice sul pluralismo dei media, la proposta non arriva all’Unione Europea Con oltre 204mila adesioni registrate, l’Ice Media Initiative - l’iniziativa dei cittadini europei per il pluralismo dei media - non raggiunge il target richiesto dall’iter dell’Ice, un milione di firme, perché l’iniziativa sia sottoposta alla Commissione europea. La raccolta firme, aperta dal 19 agosto 2013 al 19 agosto 2014, si è conclusa con la registrazione di 204.812 adesioni in tutti gli stati membri dell’Ue. Bulgaria, Germania, Italia, Regno Unito e Ungheria sono i paesi dove i cittadini europei hanno manifestato maggiormente il proprio sostegno all’iniziativa, chiedendo al legislatore europeo di adottare con urgenza misure a sostegno di un effettivo pluralismo dei media. Solo in Italia sono state raccolte oltre 25mila firme, la cifra più elevata tra i paesi che hanno aderito all’iniziativa. La campagna - coordinata in Europa dalle associazioni Alternative Europee e Alliance International de

Torna ‘W il live’, appuntamento di Arci Real W il live, appuntamento nazionale della rete Arci Real e degli operatori di musica dal vivo, sarà caratterizzato quest’anno da seminari formativi per rafforzare le capacità di circoli e comitati nell’ambito della progettazione, organizzazione e gestione delle attività associative musicali.

Journalistes - in Italia è stata coordinata dall’Arci. Sul territorio nazionale, alla raccolta firme hanno aderito anche SlcCgil, Articolo 21, L’Unità, la Repubblica e i giovani dell’associazione DaSud, attivi con Lirio Abbate sul fronte dei cronisti antimafia. Sebbene il target previsto dall’Ice - un milione di firme - non sia stato raggiunto, numerosi esponenti politici europei e importanti firme del giornalismo hanno aderito all’iniziativa, dal presidente del Pe, Martin Schulz, a Stefano Rodotà, che si è prestato a fare da testimonial, producendo un video appello a firmare. «Dall’agosto 2013 ad oggi la situazione della libertà di stampa in molti paesi dell’Ue è peggiorata in modo drammatico» ha commentato Giovanni Melogli, portavoce di Alliance International de Journalistes, ricordando che «una lunga crisi economica, la seduzione di regimi politici semi autoritari, spacciati come soluzioni efficaci per

il recupero di salvaguardie nazionali, ecosistemi mediatici travolti dalla rete e incapaci di ritrovare modelli sostenibili e una drammatica precarizzazione della professione giornalistica, con evidenti risvolti sulla qualità dell’informazione, sono solo alcuni degli elementi di una deriva di cui non si vede la fine». Con l’Ice per il pluralismo dei media «abbiamo sottolineato un tema che qualcuno voleva derubricare dall’agenda politica - ha dichiarato Lorenzo Marsili, portavoce di Alternative Europee - Grazie anche alle azioni da noi realizzate, registriamo dei segnali d’apertura da parte della Commissione europea, benché non vi sia ancora nulla di concreto. Da oggi riprendiamo dunque il nostro impegno per non permettere l’erosione di uno dei pilastri della democrazia europea, la libertà di espressione e di informazione, senza il quale l’intero sogno europeo crollerebbe».

Il Mei raggiunge il traguardo dei 20 anni Il 15 settembre alle 11.30 a Milano, presso il Centro Congressi di Eataly Smeraldo, si terrà la conferenza stampa di presentazione del Mei 2.0, che raggiunge quest’anno l’importante traguardo dei 20 anni. Sarà presente Giordano Sangiorgi, organizzatore del Mei. Il Mei 2.0 dei 20 anni si svolgerà dal 26 al 28 settembre a Faenza e sarà dedicato quest’anno a Roberto Freak Antoni, presente praticamente a ogni edizione del Mei in diversi modi e performance. Nel 2007 furono festeggiati i 30 anni degli Skiantos e il Mei lo premiò al Comune di Bologna per i suoi 30 anni di attività. www.audiocoop.it

A Bari dal 30 ottobre al 1 novembre la IV edizione del Medimex The School of Live rappresenta il primo dei moduli formativi di un percorso in cinque tappe, un percorso chiamato ‘Formazione Cultura’ che si snoderà nel corso dei mesi di questo ultimo periodo dell’anno e coinvolgerà i prossimi appuntamenti nazionali legati ai diritti culturali. W il live si svolgerà a Mantova dal 23 al 25 ottobre 2014. Per informazioni e prenotazioni contattare Sabrina Milani milani@arci.it e Carlo Testini testini@arci.it

Dal 30 ottobre al 1 novembre a Bari si terrà la quarta edizione del Medimex, il salone dell’innovazione musicale promosso da Puglia Sounds. Anche quest’anno il salone musicale offrirà panel, mentoring, workshop, picht session, case history e face to face(s) rivolti ad artisti ed operatori musicali di tutti i generi musicali che forniranno strumenti per sviluppare la propria attività nei principali mercati internazionali - con un focus sul mercato del Nord America - e approfondire la conoscenza di molteplici aspetti del music business. Tre giorni di incontri professionali dedicati a temi centrali dell’attività professionale di artisti e operatori: dalla

promozione alle strategie del mercato della musica dal vivo in Italia e all’estero, dall’utilizzo del web alle opportunità fornite da pubblicità e cinema, dal booking internazionale alle esperienze delle più interessanti realtà del mercato musicale internazionale. Per iscriversi agli incontri e per avere ulteriori informazioni consultare il sito www.medimex.it


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legalitàdemocratica

A Isola del Piano (PU) da tre anni si fa antimafia sociale di Giovanni Casanova e Damiano Pantaleoni volontari

Già da tre anni tante ragazze e tanti ragazzi hanno realizzato a Isola del Piano (Pesaro-Urbino) significative esperienze formative attraverso la partecipazione attiva ai campi e ai laboratori della legalità democratica promossi e organizzati a livello nazionale da Arci e Libera, che hanno rappresentato un’importante occasione di diffusione di cultura della legalità e del senso civico. In quest’ottica Arci, Auser, Cgil, SPI-Cgil, e Libera – con l’importante contributo della Rete degli Studenti Medi e dell’Unione degli Universitari - hanno maturato il proposito ambizioso ma concreto di strutturare a livello locale un appuntamento collettivo di formazione e di promozione della cultura della legalità rivolta agli studenti

medi e universitari, con l’intento di recuperare parte del bagaglio di esperienze e buone pratiche maturato negli ultimi

Casa Chiaravalle ospita il primo campo della legalità Casa Chiaravalle, ha ospitato, nel più grande bene confiscato alla mafia della Lombardia, il primo campo della legalità organizzato da Arci Milano, Uds Lombardia e SPI - Cgil Milano. Casa Chiaravalle è il più grande e prezioso tra i beni confiscati alla criminalità organizzata a Milano: da luogo per uno a luogo per tutti. Il Comune di Milano ha concesso in uso gratuito lo spazio di Via Sant’Arialdo ad un consorzio di cooperative - Consorzio Sis-Sistema imprese sociali, Arci Milano, la Cooperativa La Strada e Chico Mendes Onlus - che ha vinto il bando indetto dall’ente pubblico. Duemila metri quadrati di immobili e otto ettari di terreno: appartenevano ad un trafficante di origini calabresi, adesso sono diventati un ‘condominio sociale’ aperto a tutti i soggetti esclusi dal mercato immobiliare e in condizione di temporanea fragilità. Il progetto valorizzerà inoltre l’orto e il giardino circostanti gli immobili e proporrà campi di lavoro e attività culturali. Nel frattempo, dieci ragazzi provenienti da tutta la Lombardia si sono impegnati per rendere Casa Chiaravalle fruibile alla cittadinanza e ridare vita agli spazi un tempo abbandonati sistemando tutta l’area. Inoltre, ogni giorno hanno incontrato esperti, politici e giornalisti del mondo dell’antimafia, tra cui David Gentili, Presidente della Commissione

antimafia del Consiglio comunale di Milano, Gian Antonio Girelli, Presidente Commissione regionale speciale antimafia, Alessandra Coppola e Ilaria Ramoni, autrici del libro Per il nostro bene - Viaggio nell’Italia dei beni confiscati. In concomitanza si sono svolti i primi incontri per realizzare lo studio di fattibilità di ripristino della struttura e avvio delle attività previste a Casa Chiaravalle, che seguiranno i quattro temi del progetto: agricoltura, accoglienza, aggregazione, turismo. www.arcimilano.it

anni e reinvestirlo sul territorio. Si è quindi scelto di strutturare dal 21 al 27 luglio un fitto calendario di attività formative e laboratoriali - non disgiunte da alcune di carattere manuale riconducibili alle opere di manutenzione e ristrutturazione - per un gruppo complessivo di 25 ragazze e ragazzi ospitati nell’area campeggio appositamente allestita per l’occasione nel Comune di Isola del Piano (PU), dove attualmente si trovano i principali beni confiscati alla criminalità organizzata presenti nella Regione Marche. L’evento - denominato Coltivare i frutti della Legalità - rappresenta un nuovo, ulteriore contributo di Arci per diffondere sul territorio provinciale e regionale una cultura fondata sulla legalità e sulla giustizia sociale, dimostrando così che è possibile contribuire a rafforzare una realtà sociale ed economica fondata sulla pratica della cittadinanza attiva e della solidarietà.

Riparte la Carovana Antimafie Il viaggio della Carovana antimafie attraversa il territorio con un percorso a tappe che si propone di portare solidarietà a coloro che in prima fila operano per la legalità democratica e la giustizia sociale, per dare opportunità di crescita sociale, per sensibilizzare le persone affinché tengano alta la tensione antimafia, per promuovere impegno sociale e progetti concreti. La Carovana si mette in viaggio e percorre migliaia di chilometri per animare il territorio e porre l’accento su questioni che si legano a quelle della democrazia, della legalità, della lotta alle mafie, come uno strumento di contaminazione che

permetta di sperimentare nuove forme di partecipazione, favorire dinamiche di coesione sociale e di produzione di beni relazionali. La Carovana quest’anno, complice un progetto europeo (CARTT) che correrà parallelamente alla Carovana italiana, ha come filo rosso quello della lotta alla tratta degli esseri umani. Dal 7 aprile al 7 giugno ha attraversato quasi tutte le regioni italiane. Dopo la sosta estiva ripartirà da Lampedusa, dove si svolge il Festival Sabir, il 5 ottobre, per poi proseguire il suo viaggio attraverso la Sicilia, Trieste, Novi Sad, Belgrado, Bucarest. www.carovanaantimafie.eu


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società

Rush finale per il referendum ‘Stop austerità’ Il 30 settembre si chiude la raccolta delle firme Si chiuderà il 30 settembre la raccolta delle firme per il referendum ‘Stop austerità’, che anche l’Arci ha deciso di sostenere. Si tratta di quattro quesiti che si propongono di abrogare alcune disposizioni della legge 243 del 2012, attuativa dell’articolo 81 della Costituzione che ha introdotto, sempre nel 2012, l’obbligo del pareggio di bilancio. L’abrogazione delle singole disposizioni, riferite ai quattro quesiti, produrrà le seguenti conseguenze: Quesito 1. Attuando il principio costituzionale dell’equilibrio dei bilanci pubblici, il Governo e il Parlamento non potranno stabilire obiettivi di bilancio più gravosi di quelli definiti in sede europea. Quesito 2. Il principio costituzionale di equilibrio dei bilanci pubblici non sarà più inteso come automatica e meccani-

La campagna #NoProfitNoIva È giusto tassare la solidarietà? Questa domanda è al centro del dibattito portato avanti dalla campagna #NoProfitNoIva, lanciata da Corriere della Sera e Tg La7, a cui hanno aderito in pochi giorni decine di associazioni no profit, tra cui anche l’Arci. Con il 22% d’imposta, l’Italia ha una delle tassazioni su beni e servizi più alte del mondo e la più cara in Europa. Sebbene ci siano delle agevolazioni, anche le associazioni no profit devono fare i conti con l’Iva. Questo vuol dire che se una ong, attraverso le donazioni, riesce a costruire una struttura per i bisognosi o se un ente privato per beneficienza decide di restaurare una scuola o un ospedale, lo Stato chiederà loro di pagare circa il 10% di imposta sul valore aggiunto. «Non si può tassare la solidarietà - ha affermato durante il festival del volontariato di Lucca Edoardo Patriarca, membro della commissione Affari sociali e presidente del Centro nazionale per il volontariato - la riforma del terzo settore prevede la razionalizzazione e la semplificazione del regime di deducibilità e detraibilità delle erogazioni liberali per il no profit. Gli italiani hanno una forte propensione al dono, anche in tempo di crisi. Una buona pratica che dev’essere favorita e sostenuta, non penalizzata. La generosità non può, né deve, essere tassata».

ca applicazione di un obiettivo stabilito dall’Unione europea, fra l’altro con modalità poco trasparenti. Con il referendum si abroga la disposizione che prevede l’esatta ‘corrispondenza’ tra il principio costituzionale di bilancio e il cosiddetto ‘obiettivo a medio termine’ stabilito in sede europea. Le normative europee non impongono infatti questa rigida corrispondenza, si prevedono invece condizioni di flessibilità che, con il referendum abrogativo, si intendono compiutamente ripristinare. Quesito 3. L’Italia potrà ricorrere all’indebitamento per realizzare operazioni relative alle partite finanziarie anche se non si verificano gli specifici eventi di carattere straordinario previsti dalla legge. Con il referendum si intende abrogare la norma che limita il ricorso all’indebitamento per

realizzare operazioni finanziarie ai soli casi eccezionali stabiliti dalla legge, limite che non scaturisce dalla Costituzione, né è imposto da impegni europei. Quesito 4. L’attivazione obbligatoria e automatica del cosiddetto ‘meccanismo di correzione’ delle politiche di finanza pubblica (meccanismo che imporrà nuove tasse o riduzione delle spese pubbliche se non sarà raggiunto l’obiettivo di bilancio) avverrà soltanto quando previsto dall’Unione europea, e non anche quando imposto da trattati internazionali. Con il referendum si intende abrogare quella parte della legge che impone l’attivazione del meccanismo di correzione quando si determina uno scostamento considerato ‘significativo’ anche sulla base di trattati internazionali. www.referendumstopausterita.it

Educare alle differenze Da Siracusa a Bologna passando per Roma. Da nord a sud, tre associazioni - Stonewall, Il Progetto Alice e Scosse - in primavera hanno proposto un incontro nazionale da tenere il 20 e 21 settembre a Roma tra organizzazioni sociali, insegnanti, gruppi istituzionali e genitori. In pochi mesi l’iniziativa è stata adottata e sostenuta da oltre 150 realtà collettive e in diverse città italiane è stata preceduta da assemblee e confronti territoriali. L’appuntamento ha anche ricevuto il patrocinio dell’Assessorato Scuola, Infanzia, Giovani e Pari Opportunità di Roma Capitale. L’obiettivo? Tessere un filo e costruire una rete tra tutte le esperienze del nostro paese che quotidianamente lavorano dentro e fuori le scuole per promuovere libertà e pluralità, a partire dal ragionamento sull’identità di genere. L’incontro si svolgerà presso i locali della scuola multietnica Di Donato, in Via Bixio 83. Educare alle differenze è un appuntamento per stabilire sinergie e connessioni tra chi realizza progetti dedicati alla valorizzazione delle differenze, alla pluralità dei modelli familiari, al contrasto agli stereotipi di genere, alla prevenzione di bullismo, omofobia, transfobia e violenza maschile contro le donne, tra chi intende la scuola come spazio in cui coltivare rispetto e senso critico. L’entrata è libera. La plenaria e i tavoli sono aperti anche a chi non è registrato/a. Promuovono l’incontro l’associazione

Scosse di Roma, l’associazione Stonewall di Siracusa e l’associazione Il Progetto Alice. Per tutte le associazioni e realtà collettive che vogliono diventare co-promotrici dell’evento; per adesioni di singoli e scuole; per il patrocinio e il sostegno di istituzioni; per informazioni: scuoladifferente2014@gmail.com

Le associazioni di promozione sociale nella prospettiva della riforma del terzo settore Le proposte dell’Arci Si terrà martedì 16 settembre a Roma l’incontro Le associazioni di promozione sociale nella prospettiva della riforma del terzo settore. Le proposte dell’Arci. L’appuntamento è per le 13.30 alla Sala Salvadori della Camera dei Deputati, in via Uffici del Vicario 31. Introdurranno i lavori Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci e l’onorevole Paolo Beni dell’Intergruppo terzo settore. Interverranno parlamentari, dirigenti dell’associazione e Paolo Barbieri, portavoce del Forum del terzo settore.


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Socialità, aggregazione e partecipazione nei circoli della provincia di Foggia di Domenico Rizzi presidente Arci Foggia

Supportare un territorio, essere presenza viva, lievito madre del buon vivere con le persone e tra le persone: questo è il percorso dell’Arci di Capitanata. Foggia con la sua provincia è un territorio difficile, lo sappiamo, ma l’Arci è presente, supporta, lavora….dal circolo piccolissimo a quelli più grandi, tutti - con le loro diversità - operano nel tessuto sociale e creano opportunità di aggregazione e partecipazione. Voglio raccontare come riusciamo nei nostri circoli a creare momenti intensi di sostegno e socialità. E come ogni volta questa buona prassi assume il carattere di una sempre nuova ‘scoperta’, ma anche di una riconferma. A titolo esemplificativo, vorrei spiegare come una semplice cena sociale possa divenire un momento di socializzazione ed arricchimento culturale.

Comincia così: un gruppo di ‘diversamente giovani’ partecipano agli incontri con i ragazzi ospiti dei progetti Sprar gestiti dall’Arci di Foggia. La prima fase è quella della reciproca conoscenza. E, di colpo, ci si ritrova ad essere curiosi l’uno dell’altro e a scoprire una certa convergenza nelle reciproche tradizioni culinarie. Parte la bat, la sfida, che per noi significa interazione culturale. La spesa comune per la cena, le tradizioni, i sapori si confondono armoniosamente in tavola. Ma la cosa che ci ha divertito è stato aprire questa tavola alla gente, tanta, mischiata agli odori forti dell’Africa e della nostra cucina con ritmi di tamburi e taranta garganica: nasce Anima mondi, il primo degli appuntamenti di interazione tra culture che sposteremo anche nei quartieri più disagiati. Altro esempio di interazione è il circolo Arci Gaetano Scirea di Orsara di Puglia. Esiste da più di 10 anni. Piccolissimo! Gli anziani del paese vi si riuniscono

per discutere, giocare, chiacchierare… visitarlo è un vero e proprio salto indietro nel tempo, la scoperta di una tradizione di familiarità e di relazionarsi intergenerazionale che si credeva scomparsa. Ad Orsara da anni si rinnova la Notte dei falò che si celebra il 1° novembre: è il più grande evento della tradizione orsarese. Il circolo decide di partecipare, sceglie una piazza ampia ed il suo fuoco è stato uno dei più frequentati. E poi il circolo Arci Travel di Stornara, paesino di 4739 abitanti che in età federiciana era uno dei tanti insediamenti che punteggiavano la via traiana. Direttivo rinnovato, facce giovani…i ragazzi decidono di mantenere forte il legame con la loro terra e di partecipare attivamente alla lotta contro il caporalato, alla promozione del lavoro etico e dell’integrazione: incontri pubblici, promozione culturale, corsi di fumetto, animazione… e la festa della Taranta da raggiungere con pullman organizzati dal circolo. Definito uno dei paesi a più alto tasso turistico, a Monte Sant’Angelo opera da decenni il circolo Arci Nuova Gestione. Sempre pronto a scendere in piazza con i cittadini: cultura, impegno sociale, solidarietà internazionale e… musica! Ogni anno il circolo contribuisce a organizzare la rassegna musicale Torre dei giganti. Infine il circolo Pablo Neruda di San Marco in Lamis che fa parte del Parco nazionale del Gargano. San Marco in Lamis è stato fortemente interessato dal fenomeno del brigantaggio postunitario. I nostri ‘briganti buoni’ da tanto gestiscono, con altre associazioni, il cinema comunale, un laboratorio urbano, e riescono a coinvolgere tutto il paese in una lunga notte estiva (Chiù fa notte chiù fa forte) dedicata ad eventi artigianali, laboratori musicali con giovani band e il concertino in piazza. Tutto questo è Arci. www.arcifoggia.it

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in più SOUL vs mind CASALE MONFERRATO (AL) Dal 13 settembre al 12 ottobre

presso il circolo Arci Malastrana di via Piccaroli 10 sarà possibile visionare la mostra fotografica di Angelica Guida e Silvia Vipiana dal titolo Soul vs Mind. Un reportage che strizza l’occhio a una precisa estetica cinematografica collocando una attrice in un contesto peculiare (l’ex ospedale psichiatrico di Mombello) e all’interno di due percorsi fotografici, bianco e nero per Vipiana, e il colore per Guida, che raccontano storie, sofferenze e incontri con l’ ‘altro’ in un luogo che, di per sè, ben si addice alla tematica dell’occulto e del gothic. fb Circolo Arci Malastrana

CYBERIA TORINO Cyberia. Una giorna-

ta per le libertà digitali è il titolo dell’iniziativa che si svolgerà il 14 settembre a partire dalle 15 ai Murazzi del Po presso ArciPelago Beach. Sarà un evento ricco di iniziative e ospiti mirato ad incuriosire, informare e discutere delle numerose sfaccettature e possibilità di offerte, dall’approccio ‘libero ed aperto’. L’iniziativa è promossa dai Volontari per il software libero e le libertà digitali: Arci Torino, NetStudent, GlugTO, Officina Informatica Libera, Prometeo, con il sostegno di Italian Linux Society. www.arcitorino.it

DIVERSITy on the job CATANIA Diversity on the Job è

il nome del progetto con cui si realizzeranno, in provincia di Messina, azioni di supporto all’inclusione socio lavorativa per 15 soggetti vittime di marginalizzazione sociale e lavorativa (immigrati, minoranze etniche, persone discriminate per motivi di orientamento sessuale ed identità di genere, disabili). L’iniziativa è realizzata da Italia Lavoro spa, agenzia tecnica del Ministero del lavoro, ed attuata dall’agenzia per il lavoro Promimprese, in partenariato con il circolo Arci Thomas Sankara di Messina, storicamente impegnato nella promozione dei diritti e della parità di trattamento delle persone e nella prevenzione e contrasto dei fenomeni di discriminazione nei confronti di rom, migranti e richiedenti asilo. circolosankara@hotmail.com


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‘Cosa succede in città’, il concorso su città, migranti e stereotipi L’Arci e Cittalia, in collaborazione con Unar, presentano Cosa succede in città, un concorso per la realizzazione di prodotti culturali aventi ad oggetto il tema ‘città, migranti e stereotipi’. Il concorso si inserisce all’interno delle attività italiane del Progetto europeo BEAMS - Abbattere atteggiamenti europei verso stereotipi sui migranti, finanziato dal Programma Diritti fondamentali e cittadinanza dell’Unione europea, ed intende proseguire il percorso di coinvolgimento e confronto con le comunità locali di Roma e del resto d’Italia attraverso la realizzazione di produzioni artistiche e culturali che diffondano la promozione dell’inclusione sociale e del contrasto agli stereotipi. L’analisi delle città, intese come laboratori in cui studiare la natura umana e i processi sociali, diviene pertanto fondamentale per cogliere gli aspetti critici legati alla presenza degli stranieri nelle metropoli, come la loro collocazione spaziale, i processi di integrazione, la partecipazione alle attività economico-produttive che determinano il loro impatto all’interno dei fenomeni di aggregazione sociale della vita urbana. Il concorso si propone di affrontare il tema ‘città, migranti e stereotipi’ attraverso l’utilizzo di differenti strumenti di comunicazione multimediale, raccogliendo gli sguardi e le voci di chi osserva la realtà, convinti da un lato che è nella quotidianità, nella vita di tutti i giorni, che si può capire cosa succede nelle nostre città, e dall’altro che è proprio attraverso la creatività che si contribuisce a costruire le città del futuro. Proprio per questo s’intende promuovere l’utilizzo di linguaggi artistici e creativi che siano espressioni della realtà e delle problematiche concrete legate ad un determinato territorio. Il concorso è rivolto ad associazioni, Ong, comunità di stranieri, scuole medie e superiori, università ed enti pubblici locali, e a tutti i cittadini residenti sul territorio italiano, aventi un’età compresa tra i 16 e i 38 anni. Ogni partecipante potrà inviare una sola opera che rientri in una delle quattro categorie di concorso: fotoreportage, video reportage, disegno/fumetto, ideazione di un manifesto ( immagine grafica o fotografia accompagnata da un claim). I lavori possono essere inviati fino al 6 ottobre, data entro la quale i partecipanti potranno caricare i propri lavori e invitare personalmente, attraverso l’utilizzo dei social network, a votare le proprie opere all’interno del sito www.coseincittà.it Per maggiori informazioni sul concorso: www.facebook.com/storiedicitta www.twitter.com/arci_roma

‘Diritti contati’ con Arci Alto Garda Si terrà il 12 settembre l’appuntamento conclusivo della rassegna Diritti contati promossa dall’Arci Alto Garda. Si comincia alle 19.30 con 1914-2014 L’urlo della rovina. Atto unico per coro, gruppo rock e voce sola, un’alternanza di canti di guerra, brani rock e letture. A seguire, dopo l’intervento live di Milo Brugnara e la sua band, l’emozione di Niente di nuovo sul fronte occidentale, con i Modena City Ramblers. Realtà della musica italiana capace di coniugare un impegno sociale e politico con il rock e la musica irlandese, che nel 2009 ha ricevuto da Amnesty International il premio Arte e Diritti umani per il proprio impegno nella promozione dei diritti umani e nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica, il gruppo dei Modena City Ramblers è la perfetta conclusione della rassegna Diritti contati, che si è mossa lungo un percorso di democrazia fatto di appuntamenti sui diritti. Inoltre, l’evento conclusivo della rassegna ha ricevuto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri la concessione del logo ufficiale delle Commemorazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale. diritticontati.blogspot.it

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MaratonArci con Arci Bergamo L’Arci di Bergamo, in collaborazione con l’Anpi Val Calepio – Val Cavallina, lancia il progetto MaratonArci, che permetterà di sviluppare l’azione di promozione sociale, continuando a coltivare la memoria per mantenere il presente e costruire il futuro. Il progetto MaratonArci è infatti finalizzato a raccogliere fondi che verranno utilizzati al 45% per l’acquisto della nuova sede Arci Bergamo, al 45% per la ristrutturazione della Casa La Resistenza gestita dall’Anpi Val Calepio e Val Cavallina sui colli di San Fermo, e il 10% per il fondo solidaristico nei confronti dei circoli in difficoltà. La Casa La Resistenza è il luogo dedicato ai ricordi dei caduti partigiani e civili della Valle Calepio-valle Cavallina. Non un normale rifugio di montagna, un punto d’incontro tra ex partigiani, ma una casa aperta anche a tutti coloro che intendono stare insieme e vogliono rievocare la storia della Resistenza, al contatto con le bellezze naturali della montagna. L’obiettivo è raccogliere 21.097,50 euro (al netto delle spese che non potranno superare il 15% dei fondi raccolti) da

oggi al 30 luglio 2015. Per raggiungere questo obiettivo l’Arci Bergamo ha scelto di mettere in campo come primo testimonial, in attesa che se ne aggiungano altri, il suo presidente Massimo Cortesi, che si impegna a prepararsi a correre una maratona ufficiale entro il 30 luglio 2015. Per sostenere la sua maratona, l’Arci Bergamo chiede ai suoi soci, amici, aziende, di adottare alcuni dei 42.195 metri che Massimo Cortesi percorrerà. Il contributo per l’adozione di un metro è di 0,50 euro e ognuno potrà adottare quanti metri desidera. Per il progetto verrà attivata una apposita pagina internet http://maratonarci.wordpress.com Per informazioni e adesioni bergamo@arci.it


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società

Wmo, effetto serra mai così alto negli ultimi trent’anni: «Sta scadendo il tempo» Nel 2013 la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera è cresciuta al ritmo più rapido da quando sono iniziate rilevazioni globali affidabili. Lo ha reso noto l’Organizzazione meteorologica mondiale: «Le emissioni di CO2 passate, presenti e future avranno un impatto cumulativo sia sul riscaldamento globale che sull’acidificazione degli oceani. Le leggi della fisica non sono negoziabili» È stato l’anno più inquinato degli ultimi trent’anni. Il 2013 ha fatto registrare un nuovo record nella presenza di anidride carbonica e altri gas effetto serra nell’atmosfera terrestre mentre, denunciano le Nazioni Unite, si sta verificando un’acidificazione senza precedenti degli oceani e quindi della loro capacità di assorbire la stessa CO2. I dati Onu sono stati presentati nel rapporto annuale della World Meteorological Organization (Wmo). «Sappiamo senza alcun dubbio che il nostro clima sta cambiando, sta diventando sempre più estremo e la causa sono le attività umane, come la combustione di carbone fossile» ha detto il segretario generale del Wmo, Michel Jarraud, nel comunicato che accompagna il rapporto annuale ‘Greenhouse Gas’. «Le emissioni

di CO2 del passato, quelle di oggi e del futuro si accumuleranno e avranno un impatto globale sia sul surriscaldamento che sull’acidificazione degli oceani. Le leggi della fisica non sono negoziabili - ha detto Jarraud - sta scadendo il tempo». Quello a nostra disposizione si sta esaurendo. Il volume di anidride carbonica, il principale gas a effetto serra emesso dalle attività umane, presente nell’atmosfera terrestre, nel 2013 è stato pari a 396 parti per milione (Ppm), 2,9 Ppm in più rispetto al 2012. Si tratta del più grande aumento dal 1984, ovvero da quando la situazione mondiale è monitorata in maniera affidabile. Il secondo gas serra più importante, il metano (meno diffuso, ma molto più potente) ha continuato

il libro

Campioni d’Italia? Le seconde generazioni e lo sport di Mohamed Abdalla Tailmoun, Mauro Valeri, Isaac Tesfaye Sinnos editrice 2014

Pagine 159 - euro 10,20

Tutte le discipline sportive riscontrano il problema di ragazzi e atleti cresciuti in Italia ma che, almeno per la burocrazia, ancora italiani non sono. Partire dallo sport, che nel nostro paese ha un peso sociale enorme, per arrivare ad affrontare il tema attuale e scottante della cittadinanza, è questo l’obiettivo di Campioni d’Italia? Le secondi generazioni e lo sport (Sinnos, 2014) che tratta dell’ingiustizia vissuta da molti giovani di seconda generazione, ovvero figli di immigrati che sono nati in Italia, che hanno frequentato le nostre scuole e che nella maggior parte dei casi non conoscono neppure la lingua dei propri genitori, ma che ancora non sono riconosciuti a tutti gli effetti italiani. Le seconde generazioni sono doppiamente discriminate perché, da un lato, non sono considerate ‘soggetti sportivi’ degni di una politica di integrazione e, dall’altro, sono sottoposte a procedure burocratiche che, almeno negli sport principali, ne compromettono l’attività e la carriera sportiva. La consapevolezza che lo sport sia un fondamentale strumento di integrazione ha fatto sì che, più volte, siano state prodotte proposte di riforma sulla legge della cittadinanza prevedendo una maggiore apertura nei confronti dei talenti sportivi stranieri. La questione va affrontata, non solo in ambito sportivo, ma soprattutto sul piano legislativo dato che l’ultima riforma della legge sulla cittadinanza risale al 1992. C’è anche un’Italia giovane, piena di energia, ma non bisogna fermarla ai blocchi di partenza, per questo è necessario un lavoro di abbattimento del pregiudizio e delle norme che intralciano il percorso di integrazione. Lo sport deve continuare ad essere una frontiera di realizzazione di sogni, non di esclusione e la legge sui diritti di cittadinanza deve adeguarsi ai tempi che l’Italia sta vivendo.

a crescere ad un ritmo simile a quello degli ultimi cinque anni, raggiungendo una media mondiale di 1.824 parti per miliardo (Ppb). L’altro principale gas dannoso, il protossido di azoto, ha raggiunto 325,9 Ppb, ma la sua crescita è rimasta stabile e nella media negli ultimi dieci anni. L’uomo può ancora cambiare le cose. Secondo Jarraud: «Il mondo ha gli strumenti per mantenere il riscaldamento globale entro i 2 gradi Celsius (3,6 gradi Fahrenheit), come stabilito dalle Nazioni Unite nel 2010. C’è ancora una possibilità per il nostro pianeta e un futuro per i nostri figli e nipoti. Ma - ha avvertito non sapere, non rendersi conto di quello che sta accadendo, non può più essere una scusa per non agire».

arcireport n. 28 | 11 settembre 2014 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Carlo Testini Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 18.30 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

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