Arcireport n 29 2013 (1)

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arcireport

settimanale a cura dell’Arci | anno XI | n. 29 | 23 luglio 2013 | www.arci.it | report @arci.it

La forza della partecipazione per sconfiggere le mafie di Alessandro Cobianchi

Le mafie, nella loro perenne mutazione, adeguano le proprie azioni ai tempi, spesso condizionandoli. Hanno forza, per dirla con un’autorevole voce, «non solo nella struttura gangeristica ma nel sistema di complicità e di connivenze». Per batterle, bisogna essere più veloci e determinati, adeguando le norme e gli strumenti a questa trasformazione. In tal direzione c’è una buona notizia: l’approvazione alla Camera dei Deputati del testo di riforma dell’articolo 416ter del codice penale. Il tema, per i profani, è il voto di scambio politico-mafioso. Secondo la nuova formulazione, si commette reato se il procacciamento di voti avviene in cambio non solo di denaro ma di ‘altra utilità’. Il denaro, figuriamoci. Oggi le organizzazioni criminali ne hanno talmente tanto al punto da poter agevolmente ‘comprare’ senza essere comprate. Il giro di affari è tale che c’è più interesse a riciclare denaro che a farsi pagare i voti. Le continua a pagina 2

Sempre più poveri

Per combattere povertà e disoccupazione ci vuole un’altra politica economica in Italia e in Europa Gianroberto Casaleggio, il famoso guru di Beppe Grillo, ha recentemente rilasciato sul blog di famiglia un’intervista di un qualche interesse. Almeno lo fa senza urlare. Tra le altre cose afferma che in autunno ci saranno in Italia dei disordini sociali - certo non la guerra civile risponde all’intimorito cronista - a causa del peggiorare della situazione economica. Gli fa eco il ministro Del Rio, che sottolinea come il disagio sociale diffuso possa provocare una rabbia incontrollabile. In effetti, se si leggono con attenzione i dati Istat riportati nella scheda in seconda pagina, c’è solo da stupirsi che una sollevazione popolare non ci sia ancora stata. Disoccupazione, precariato e povertà sono gli elementi in maggiore crescita nelle statistiche che fotografano la nostra condizione sociale. È bene inoltre ricordare che le cifre ufficiali sulla disoccupazione sottostimano stabilmente il fenomeno, poiché escludono dalle rilevazioni i cosiddetti scoraggiati, ovvero coloro che non cercano più lavoro attivamente perché hanno totalmente perso la speranza di trovarlo. Di questo folto e crescente

gruppo fanno parte in special modo le donne del sud, cui, visti i miserrimi salari del lavoro precario, conviene tornarsene al lavoro domestico sostituendo per via privata uno stato sociale che non c’è più e che nel Sud è sempre stato piuttosto latente. Nessun provvedimento fin qui assunto dal governo è in grado neppure di tamponare la situazione. Meno che mai il cosiddetto decreto del ‘fare’, sul quale si attende l’immancabile richiesta del voto di fiducia, a dimostrazione che non sono le larghissime maggioranze a dare garanzie per l’approvazione dei provvedimenti governativi. Nello stesso tempo la risoluzione del Parlamento europeo dell’ottobre 2010 a proposito della istituzione di un reddito minimo garantito, quale misura di lotta alla povertà e di stimolo alla buona occupazione, non è mai stata presa in considerazione. Il governo Letta si è semplicemente mosso lungo la linea della ulteriore destabilizzazione dei diritti sul lavoro, al continua a pagina 2


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segue dalla prima pagina

segue dalla prima pagina

organizzazioni criminali dalla politica vogliono altro, ovvero, giusto per fare qualche esempio: affari in edilizia, sanità o ambiente. ‘L’altra utilità’ e l’inasprimento della pena sono un passo importante, anche se tardivo, che modernizza la lotta alle mafie e alla corruzione. Ma c’è un’altra buona notizia, anzi altre due. Innanzitutto scopriamo che ancora ‘si può fare’, che se si scelgono buone campagne (come Riparte il futuro di Libera a cui l’Arci ha aderito) si può vincere. Ciò significa, in altri termini, che la partecipazione, se costante e diretta al punto, è un valore straordinario e l’unico vero agente di cambiamento. Le firme, la pressione sui parlamentari, le tante iniziative realizzate sui territori ribadiscono la via giusta: «il popolo unito non sarà mai vinto». Nessuna nostalgia, ma se ci dimentichiamo ogni tanto di essere ‘gente’, di essere utilizzati come carne da macelleria elettorale e se le rivolte del pensiero nebulizzano quelle armate, possiamo migliorare la qualità delle nostre vite. Infine la buona notizia è che 386 ‘braccialetti bianchi’, i parlamentari (fra cui Paolo Beni e altri compagni di tanta strada associativa) che hanno aderito alla campagna, stanno rispettando l’impegno dei ‘cento giorni’ per la riforma. In tempi in cui assistiamo sgomenti, ma talvolta immobili, a palesi violazioni della democrazia, scopriamo che il Parlamento può ancora essere un luogo credibile quando la ‘società responsabile’ lo affianca e lo stimola. L’approvazione alla Camera ha avuto un seguito immediato: il Presidente Grasso ha affidato poteri deliberanti alla Commissione Giustizia del Senato. La riforma del 416ter quindi non dovrà passare per l’aula, ma diventerà subito legge dopo la prima approvazione. Insomma, «le cose belle accadono ma noi non ce ne accorgiamo». Se pensiamo infatti che tutto ciò sia scontato, non dobbiamo dimenticare che in questi vent’anni abbiamo avuto (solo per fare qualche nome e non il ‘solito’), i Previti e i Cosentino fra gli uomini di Governo. Qualcosa, lentamente, sta cambiando. Ma serve unità, convinzione e coerenza. Perché le mafie sono sempre forti. Ma la partecipazione, quella vera, lo è di più. Come recita un proverbio wolof, «l’uomo è il rimedio per l’uomo». Se vogliamo, possiamo cambiare.

punto da modificare l’unica cosa positiva che aveva fatto la Fornero, ovvero una modesto contenimento dei contratti a termine, e ha così eliminato gli intervalli di tempo fra l’uno e l’altro e le motivazioni causali. In pratica condannando i giovani alla ripetizione infinita del rapporto di lavoro precario. E i dati che l’Istat ci fornisce chiariscono che c’è un rapporto diretto e causale fra precarietà e povertà, individuale e famigliare. D’altro canto, chi appena si occupa di questi temi sa che non sono le regole del mercato del lavoro, anche quando sono buone - e non è il nostro caso - che possono generare occupazione. Questa dipende da una politica economica e industriale che punti a un nuovo tipo di sviluppo ecologicamente e socialmente compatibile. E non

cobianchi@arci.it

povertà

se ne vede l’ombra. L’avere accettato, unico paese in Europa, addirittura la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio oltre che il fiscal compact imposto dalla Ue, taglia le gambe a qualunque possibilità di investimento diretto del pubblico nell’economia. Poiché da anni assistiamo a un declino industriale vero e proprio e all’abbandono da parte del privato dei punti di eccellenza della produzione nella divisione internazionale del lavoro a favore dei facili guadagni - quanto dei repentini crolli - della finanza, non c’è da attendersi una positiva risposta spontanea dell’economia privata. I nodi della lotta alla povertà, al precariato, alla disoccupazione si stringono attorno al radicale cambiamento delle politiche economiche in Italia e in Europa: questo è il tema dei prossimi mesi.

Quasi 10 milioni i poveri in Italia La crisi mette in ginocchio l’Italia, lo certifica l’Istat. Vola la disoccupazione (si prevede che raggiungerà il 13%), crolla la produzione industriale (le previsioni per il Pil danno un -1,9%) e aumenta la povertà: lo scorso hanno i ‘poveri relativi’ erano 9 milioni e 563mila pari al 15,8% della popolazione, 4 milioni e 814mila dei quali in povertà assoluta, pari all’8% della popolazione. La soglia di povertà relativa per una famiglia di due componenti è pari a 990,88 euro. La povertà assoluta viene invece misurata sulla base di una lista di beni e servizi, necessari per poter svolgere una vita dignitosa. Quanto alle famiglie, il 12,7% è relativamente povero per un totale di 3 milioni e 232mila, mentre il 6,8% lo è in termini assoluti pari a un milione e 725mila. Tra il 2011 e il 2012 è aumentata sia l’incidenza di povertà relativa che quella di povertà assoluta in tutte e tre le ripartizioni geografiche. Per quanto riguarda la povertà assoluta, si tratta del livello più alto mai registrato dal 2005, inizio della misurazione della povertà assoluta. Ovviamente al peggioramento delle condizioni di vita concorrono sia la perdita di occupazione che i bassi salari. L’incidenza di povertà assoluta aumenta tra le famiglie con tre, quattro e cinque o più componenti (arrivando al 17,2%). Oltre che tra le famiglie di operai e di lavoratori in proprio, la povertà assoluta aumenta anche tra gli impiegati e i dirigenti e tra le famiglie dove i redditi da lavoro si associano a redditi da pensione.

Ovviamente l’incidenza di povertà assoluta è più alta per le famiglie con a capo una persona non occupata. Mentre, per la povertà relativa, si confermano molti dei peggioramenti osservati per la povertà assoluta: famiglie con uno o due figli, soprattutto se minori; famiglie con tutti i componenti occupati, con occupati e ritirati dal lavoro, con persona di riferimento dirigente o impiegato, ma soprattutto in cerca di occupazione(in questo caso arriva al 35,6%). Circa la metà dei poveri assoluti risiedono nel Mezzogiorno e ben un quarto è costituito da minori (i bambini in povertà assoluta sono un milione e 58mila). «Questi dati fotografano un paese gravemente malato - afferma Don Ciotti. È malata la democrazia come forma di governo chiamata a garantire a tutte le persone una vita libera e dignitosa. Al centro deve ritornare la parola uguaglianza. La politica esca dai tatticismi e dalle spartizioni di potere, riduca le distanze sociali e si lasci guidare dai bisogni delle persone, a partire da quelle più in difficoltà». Nelle scorse settimane Gruppo Abele e Libera hanno promosso Miseria Ladra, una Campagna nazionale contro tutte le forme di povertà aperta al contributo di altre organizzazioni sociali, tutte concordi nel denunciare l’assenza di misure di contrasto alla povertà economica, come un reddito minimo o misure di sostegno alle famiglie, e la parziale copertura del rischio della perdita di lavoro con un sistema efficace di ammortizzatori sociali.


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diritti

Quella ‘ragione di governo’ che giustifica qualsiasi orrore e indebolisce la nostra democrazia di Filippo Miraglia

L’affaire Ablyazov/Shalabayeva è la prova più evidente che il sistema politico italiano e la sua classe dirigente, fatte le dovute, poche, eccezioni, non hanno senso delle istituzioni e della responsabilità pubblica, e costituiscono un rischio per la nostra fragile democrazia. I fatti sono noti a tutti e, per quanto si cerchi di fornire ricostruzioni false e fantasiose, è ormai chiaro che ci troviamo di fronte a un evento di gravità inaudita sia sul piano concreto, della lesione di diritti fondamentali riconosciuti dalla legge e dai trattati internazionali, sia sul piano formale della gestione del caso a tutti i livelli. Fa riflettere, perché connesso alla qualità della nostra democrazia, il fatto che venga richiamata una sorta di ‘ragione di governo’, equiparata a ‘ragione di Stato’, in virtù di una permanente emergenza che giustificherebbe qualsiasi orrore. L’interesse generale, nelle spiegazioni di chi ha responsabilità pubbliche, coinciderebbe con quello di una maggioranza che, essendo straordinaria, può far ricorso sempre più spesso a misure eccezionali altrimenti ingiustificabili. La libertà delle persone, la loro stessa vita, la possibilità che vengano usate come strumento di ricatto e magari torturate, sembra non rientrare fra le preoccupazioni di una classe politica che per sopravvivere nonostante i propri limiti e la propria debolezza adduce ragioni che stanno al di sopra della legge stessa. La ‘straordinarietà della situazione’ serve a coprire l’incapacità di dare risposte concrete ai problemi reali e, in casi come quello della signora Shalabayeva e della sua bambina, quasi si trattasse di questioni di nessun interesse, si ricorre a una gestione ordinaria per produrre

straordinari misfatti. In questo momento nel Paese migliaia di persone subiscono le conseguenze nefaste dell’incapacità dello Stato, che è poi l’incapacità di una classe dirigente e di gran parte delle forze politiche, di trovare soluzioni interpretando correttamente il ruolo che la Costituzione e le leggi attribuiscono ai poteri dello Stato. Lampedusa costretta a gestire la rivolta di profughi che non vogliono restare in Italia perché sanno che finiranno quasi certamente per strada e preferiscono chiedere asilo ad un Paese più civile del nostro. Un sindaco, Giusi Nicolini, che si assume con coraggio e in solitudine la responsabilità di pensare all’interesse generale. La Sicilia che non può e non riesce a rispondere all’accoglienza di alcune migliaia di persone - poche se si guarda ai numeri degli altri Paesi europei e alle altre regioni del mondo - perché piena di strutture inadeguate e costose. Un sistema d’accoglienza e una legge sull’asilo che fa acqua da tante parti e produce, tra le altre cose, le ingiustizie conseguenze dell’arbitrio. La signora Shalabayeva è stata espulsa, con la figlia di 6 anni, pur essendo moglie di un noto dissidente riconosciuto come rifugiato in Inghilterra. Ciò in palese violazione delle direttive europee. Inoltre è stato violato il principio di non refoulement - che è legge anche in Italia - riportato all’art. 33 della Convezione di Ginevra, che vieta di rimandare nel Paese d’origine persone che siano a rischio di torture o trattamenti disumani e degradanti. Questo anche in assenza di una domanda d’asilo da parte della persona interessata. La responsabilità delle conseguenze di una espulsione

vietata dall’art. 33 della Convenzione di Ginevra è dello Stato che la attua, non si può attribuire alla persona espulsa. C’è poi il colpevole affidamento della moglie e della figlia del dissidente Ablyazov alle autorità kazake che le hanno imbarcate su un volo privato: ogni operazione di allontanamento coatto dal nostro territorio a seguito di un’espulsione deve essere realizzata dall’Italia e non può essere affidata ad altri Paesi, poiché la responsabilità giuridica, oltre che politica, ricade sulle autorità italiane. In proposito è anche utile ricordare che la nostra Corte Costituzionale ha ribadito più volte che l’espulsione di una persona è un atto di limitazione della libertà personale e che quindi rientra in quella che i giuristi chiamano la ‘riserva costituzionale’ prevista dall’art.13, che impedisce che la libertà di chiunque sia limitata senza l’intervento del giudice. in conclusione si tratta di una brutta pagina per la nostra democrazia, che mostra di essere particolarmente fragile proprio in un ambito sensibile come quello della libertà delle persone (e non solo dei potenti). Un caso che ci indica, in una fase nella quale in nome dell’emergenza e della crisi vengono violati diversi principi democratici, anche la necessità di introdurre norme di garanzia adeguate nella gestione delle frontiere e dei provvedimenti di espulsione, con una presenza qualificata e stabile di organizzazioni indipendenti che potrebbero rappresentare l’unica vera garanzia per chi - e si tratta di decine di migliaia di persone -non ha alcuna possibilità di accedere a una difesa e ad informazioni adeguate.

L’Italia non è un paese per rifugiati Che il diritto alla protezione internazionale non significhi solo avere un titolo di soggiorno, l’Arci lo ribadisce da anni. Le centinaia di richiedenti asilo che in questi giorni hanno protestato sull’isola di Lampedusa affinchè non venissero prese loro le impronte digitali lo sanno, sanno che a un rifugiato devono essere garantiti diritti che vanno al di là della regolarità del soggiorno, sanno che godere di protezione significa avere un posto dove stare e una concreta possibilità di integrazione socioeconomica. In Italia il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati ha attualmente la disponibilità di circa 5mila posti: troppo pochi a fronte degli aventi diritto (solo nel 2012 – anno tra l’altro in cui si

è registrata una brusca diminuzione – le domande d’asilo presentate ammontavano a 15.710). La maggior parte dei richiedenti asilo e titolari di una forma di protezione non gode di un’accoglienza di qualità e i migranti che arrivano ne sono sempre più consapevoli. Quindi perché stupirsi? L’Italia, sebbene registri uno dei tassi più alti di riconoscimento, non ha dato sostanza alla protezione che offre sulla carta. L’Italia non è un paese a misura di rifugiato ed è comprensibile che chi è costretto a fuggire dal proprio Paese e a cimentarsi in viaggi fatti di soprusi e violenze, lotti per raggiungere una meta più sicura. I migranti sono riusciti ad ottenere che non venissero prese loro le impronte sull’isola: hanno vinto la

loro piccola battaglia. L’Italia ha perso. Ha perso in partenza. L’Italia perde ogni volta che non garantisce i diritti fondamentali di queste persone. L’Italia perde ogni volta che permette che rifugiati e rifugiate siano costrette a dormire nelle stazioni, sotto i ponti e i sottopassaggi, nelle occupazioni senza luce e senza acqua. L’Italia perde ogni volta che permette che la procedura per il riconoscimento dello status duri anni, ogni volta che si intoppa la macchina dei rinnovi, ogni volta che i comuni negano l’iscrizione anagrafica. L’Italia ha perso perché è un paese da attraversare e non nel quale restare. E perde la nostra democrazia perché nega diritti fondamentali, produce ingiustizie e alimenta il razzismo.


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Ritorno alla Diaz, dodici anni dopo Lorenzo Guadagnucci giornalista, Comitato Verità e Giustizia per Genova

Sono entrato nella scuola Diaz di Genova dodici anni e poche ore dopo esserne uscito in barella, con i piedi in avanti, le braccia steccate alla meglio e due ore di violenza e terrore alle spalle. Era la notte fra il 21 e il 22 luglio 2001. Ho rivisto la palestra nella quale dormivo e che fu lo scenario di una barbarie che qualcuno ha definito «macelleria messicana», ma che io preferisco qualificare come «costituzionicidio», tali e tante furono le violazioni di quegli articoli della Costituzione che tutelano i diritti fondamentali e disciplinano i rapporti fra apparati e poteri dello stato. L’assalto alla scuola Diaz fu un insieme di violenza e di menzogna, di furore belluino e di arroganza del potere. Un’arroganza che si è protratta fino ad oggi e che non si è fermata nemmeno con le clamorose e definitive sentenze della magistratura. Con risultati che ben conosciamo. Da un lato le carriere fatte dai dirigenti della polizia di allora, dall’altro il disastro istituzionale (e umano) che va sotto il nome di caso Shabalayeva: noi che siamo stati a Genova G8, non ci siamo potuti permettere il lusso di stupirci di fronte allo sgretolamento dei principi costituzionali avvenuto fra il Viminale e Casal Palocco. Da anni denunciamo il marcio che alberga ai piani alti della polizia e segnaliamo ai nostri concittadini quanto sia opaca, ambigua, marcia anch’essa, la relazione fra apparati di sicurezza e organi parlamentari e di governo. Perciò non ci stupiamo di fronte ad abusi di potere così marchiani e non ci sorprende nemmeno la disinvoltura con la quale si mente di fronte al parlamento e ai cittadini. Tutto ciò è ormai una prassi.

Stamani, tornando nel luogo che mi ha cambiato la vita, più che un moto d’emozione, ho rivissuto un sentimento che mi ha ferito: l’umiliazione. Nella mia memoria, la palestra era ben più larga di com’è veramente. Ma dodici anni fa non ero un bambino, il mio senso delle proporzioni era sballato per un’altra ragione. Subito dopo il pestaggio fui costretto a passare da un lato all’altro della palestra, lungo il lato corto, per obbedire all’indicazione dei poliziotti, che pretesero di raccogliere tutti insieme, lungo una parete, i numerosi feriti. Dovetti trascinarmi, letteralmente strisciando, da un angolo all’altro: non riuscivo ad alzarmi, ero piegato dai colpi ricevuti, grondavo sangue. Mi è tornata in mente una sensazione di allora: mentre ero impegnato in quel semplice spostamento, mi facevo pena. Ho rivissuto quei momenti provando un senso profondo di ingiustizia. Ho pensato che l’umiliazione fisica è uno strumento di tortura: riduce la persona a nuda vita, la priva della sua dignità. Sappiamo bene che la tortura non è mai rivolta solo alle vittime dirette degli abusi: serve bensì a mandare un messaggio a tutti, a quelli che non c’erano affinché sappiano che il potere non ha riguardi, è forte, privo di scrupoli e che è meglio non mettersi nella condizione di sperimentare quanto sia doloroso finire sotto il suo pugno di ferro. In tutti questi anni, se non fosse stato per il lavoro di alcuni magistrati incorruttibili e per il contributo dato dai testimoni e dai loro avvocati, quel messaggio di intimidazione sarebbe stato pieno e forte, sia verso la cittadinanza, specie quella socialmente e politicamente attiva, sia

verso chi lavora in polizia. Le maggiori forze politiche e il parlamento nel suo insieme hanno mostrato nel corso degli anni la totale incapacità di mettersi dalla parte giusta, quella dei cittadini umiliati e vilipesi, quella dei diritti sanciti dalla Costituzione. Hanno preferito confermare e forse rafforzare il patto stretto coi potenti che controllano gli apparati rispetto all’avvio di un’azione di verità e di giustizia, che avrebbe avuto un costo reputato insopportabile: un ricambio profondo del personale di comando, riforme legislative serie, la messa in discussione di equilibri consolidatisi nel tempo. L’incontro di stamani è stato importante per noi che siamo tornati alla Diaz e per gli altri che lo faranno in futuro, ma il suo senso profondo è probabilmente un altro. Tante volte abbiamo detto e scritto che Genova G8 ha rappresentato un punto di svolta nel percorso (non bello) della nostra democrazia, ma Genova G8 - con tutto ciò che rappresenta - è anche stato un argomento tabù per la politica come per i media. Tant’è che sentenze clamorose come quelle per Diaz e Bolzaneto non hanno avuto alcun effetto pratico sul piano politico e legislativo. Siamo di fronte a una rimozione. Una rimozione che a ben vedere è cominciata proprio alla scuola Diaz. Per dodici anni è rimasta chiusa ai testimoni della «notte dei manganelli» e la «notte dei manganelli» è stata un argomento proibito per chi ha insegnato e studiato in quella scuola. Fino a stamani attribuivo questa chiusura a una scelta perbenista e poco saggia di qualche dirigente scolastico, ora mi dico che il prolungato silenzio osservato all’interno di quella scuola su un episodio tanto grave avvenuto fra le sua mura, è in realtà la metafora di ciò che è avvenuto nel nostro paese. Forse oggi qualcosa sta cambiando. Stamani il preside Aldo Martinis e gli insegnanti presenti al nostro incontro erano i più felici, direi quasi entusiasti, dell’apertura ai testimoni finalmente avvenuta. Si è parlato di prossimi incontri con gli studenti, di assemblee e letture sceniche. Alla fine, mentre uscivo dal cortile, stavolta sulle mie gambe, ho pensato (o forse ho sognato) che la nostra disastrata democrazia sarà salvata - se sarà salvata - dagli studenti e dagli insegnanti di buona volontà, da chi saprà con onestà e con libertà trasmettere conoscenza e fare tesoro da ciò che si può imparare dagli errori del passato.


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legalitàdemocratica

I campi a Torchiarolo e Cerignola Piero Ferrante Arci Puglia

Sabato 13 luglio. Torchiarolo, Brindisi, Puglia. Il campo antimafia dedicato a Hiso Telaray, bracciante albanese ucciso nelle campagne di Cerignola, nel foggiano, è al suo quarto giorno. È il primo campo, in ordine di tempo, aperto in Puglia. Ed è una giornata faticosa, quella del 13 luglio. È un sabato particolare, quello di chi ha scelto di dedicare all’impegno la sua estate. Una mattinata in cui i ragazzi, giunti in Puglia martedì 9, hanno ripulito dai sassi i terreni di Villa Santa Barbara, un tempo feudo di Tonino Screti, tesoriere potentissimo della Scu, oggi laboratorio di partecipazione. Come sempre, il sole del Salento non concede pause. Fa molto caldo e c’è da tirare su una serie di muretti a secco, da sempre emblema antropico per eccellenza della campagna pugliese. Ascoltano le storie di giustizia ed ingiustizia raccontate loro da magistrati, scrittori, gior-

nalisti. Il mondo attraverso le parole di chi lo vive ogni giorno, ciascuno a suo modo. Alla fine di quel sabato, scrivono che «la soddisfazione di sapere qual è il nostro reale potere ripaga la fatica». È la potenza dei campi dell’Arci (e della Cgil, dello Spi, di Libera). Pio la Torre ne sorriderebbe, fiero, a guardarli. E ad ascoltarli. Mani nella terra, voci allegre, sorrisi. I cento passi dei Modena City Ramblers la colonna sonora dell’estate di questo manipolo di ragazzi che, ai tempi

Al via i laboratori della legalità di Ventimiglia Per il secondo anno consecutivo anche la Spes di Ventimiglia, associazione di volontariato di familiari e amici di portatori di handicap, ospita tra il 18 ed il 28 luglio i laboratori presso le serre di Varase in Val Roya. Otto i volontari provenienti da varie località del nord Italia (Pavia, Mestre, Torino, Milano e Genova), a cui si sono aggiunti tre volontari del posto, che hanno raggiunto la Spes per cominciare la nuova esperienza. L’obiettivo principale dei laboratori a Ventimiglia, presso gli orti ed i laboratori di cucina della Spes, è quello di diffondere una cultura fondata sulla legalità e sul senso civico che possa efficacemente contrapporsi alla cultura della violenza e dell’oppressione, indicando anche nell’accettazione delle differenze un valore aggiunto di convivenza civile. Previste sessioni di lavoro mattutine negli orti gestiti dai ragazzi disabili e formazione nel pomeriggio. Il campo, promosso da Arci, Libera e

Cgil, è gestito in collaborazione con l’associazione Spes Auser Onlus e la Società Cooperativa Sociale Spes di Ventimiglia, due realtà associative impegnate nell’inserimento lavorativo di ragazzi con disabilità fisica e psichica. In apertura della seconda edizione dei laboratori della legalità, il 18 luglio c’è stato il seminario formativo promosso dal Centro di Servizi al Volontariato di Imperia e dalla Spes La sfida dell’agricoltura sociale in tempo di crisi: volontariato ed inclusione a chilometro zero. lupi@arciliguria.it

notizieflash Campidilavoro Su www.arci.it nella sezione campi di lavoro e conoscenza è possibile scaricare le schede dei campi e laboratori ancora aperti e la brochure sui campi. Per informazioni campidellalegalita@arci.it

dell’approvazione della legge 106, delle stragi di mafia, dei crateri sulle autostrade, dei primi viaggi della Carovana Antimafie, se non erano ancora nati, al massimo giravano il mondo in carrozzino. Hanno negli occhi la voglia di giustizia e negli occhi il desiderio di futuro. Sono la parte dell’antimafia che non si dichiara, ma che è. Questo primo campo, realizzato sui terreni gestiti dalla Cooperativa Libera Terra Puglia si è chiuso da pochi giorni, venerdì scorso (19 luglio). A Torchiarolo è in corso un secondo campo che si concluderà il 30 (martedì prossimo), se ne svolgerà un terzo a cavallo tra agosto (26) e settembre (5), prima della chiusura con quello tra il 10 ed il 20 di settembre. Oltre a Torchiarolo, un campo si terrà anche a Cerignola (sui terreni gestiti dalle cooperative sociali Pietra di Scarto e AlterEco), dall’1 all’11 di agosto.

Per un futuro libero dalla corruzione Anche la campagna Riparte il futuro, promossa da Libera e Gruppo Abele e sostenuta da molte associazioni fra cui l’Arci, esprime soddisfazione per l’approvazione alla Camera della Legge di riforma sul voto di scambio. Un cambiamento che fa ben sperare in un salto di qualità nella lotta alla criminalità organizzata. Sul sito www.riparteilfuturo. it, stralci della dichiarazione ufficiale di Paolo Beni, presidente nazionale Arci e ‘braccialetto bianco’ alla Camera, e di Alessandro Cobianchi, responsabile legalità democratica Arci: «Come Arci, abbiamo creduto nel ‘futuro’ libero dalla corruzione fin da principio. Non soltanto aderendo, come associazione, alla campagna ma, in concreto, portando il messaggio in giro per i territori in occasione della Carovana Internazionale Antimafie. [...] Questa vittoria – una volta tanto – della buona politica fa ben sperare in un salto di qualità nell’impegno delle istituzioni contro la criminalità organizzata per avviare quella rivoluzione culturale che liberi, una volta per tutte, il Paese dei suoi peggiori coni d’ombra”.


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festivalarci

I Festival estivi targati Arci A SESTO IL CARROPONTE Prosegue la programmazione del Carroponte, rassegna di concerti con grandissimi nomi della musica italiana e mondiale, in programma dal 30 maggio al 14 settembre a Sesto San Giovanni (MI), gestita, per il terzo anno consecutivo, da Arci Milano. Ricca la settimana in arrivo: si comincia mercoledì 24 luglio alle 21.30 con Indietro popolo!, il nuovo tour indoor di Stefano ‘Cisco’ Bellotti, voce e frontman dei Modena City Ramblers per quattordici anni e dal 2005 una delle voci più incisive del nostrano combat rock (ingresso gratuito). Giovedì 25 luglio è il giorno di un’autentica icona del rock mondiale: a Sesto arriva Patti Smith con il suo Horses, uno dei migliori album rock della storia. I Toasters sono riconosciuti universalmente come una delle realtà musicali più caratteristiche di New York, tanto da essere nominati tra i

10 artisti simbolo del ‘Sound of NYC’ dal Billboard Magazine. Progenitori della Third Wave Ska, sono l’autentica Two Tone Band Americana! Saranno protagonisti sul palco del Carroponte venerdì 26 luglio alle 21.30 (ingresso gratuito). Sabato 27 luglio arriva Devendra Banhart, nome mistico, fascino new age e la marcia in più di essere un artista a tutto tondo, che si muove tra musica e visual art. Presenta il suo nuovo album Mala, uscito lo scorso marzo e che vede il cantautore in coppia con il chitarrista Noah Georgeson. Con l’album di debutto, dal titolo Un meraviglioso declino ha vinto la Targa Tenco 2012 come ‘migliore opera prima’: domenica 28 luglio è il turno di Lorenzo Urciullo, alias Colapesce, già leader del gruppo Albanopower. L’ingresso è ad offerta libera. www.carroponte.org

GIOVINAZZO ROCK FESTIVAL Ha inizio il 27 luglio la XIV edizione del Giovinazzo Rock Festival in programma fino al 29 luglio all’Area mercatale di Giovinazzo (BA). Prima novità in programma per quest’anno sarà la nuovissima App per smartphone messa a punto dagli organizzatori per dare un tocco di innovazione e freschezza in più al Festival. Un giochino come Space invaders da scaricare sul proprio cellulare per divertirsi a suon di musicisti robot. Ma non solo, attraverso l’App ‘Rock Invaders’, infatti, si vuole anche provare a sensibilizzare gli amanti del festival su temi e problematiche purtroppo troppo spesso trascurate. L’applicazione, già presente sul market Android, sarà scaricabile anche dai possessori di I-phone e I-pad. Il costo è di 1,79 e il 55% del ricavato sarà devoluto alla Lega del Filo d’oro (www.legadelfilodoro.it), che si occupa di assistere, educare, riabilitare e reinserire nella famiglia e nella società persone sordo cieche e pluriminorate psicosensoriali. La restante parte andrà direttamente al Giovinazzo Rock Festival per consentire agli organizzatori di offrire un servizio sempre migliore al loro pubblico. Ad aprire la tre giorni di buona musica e divertimento ci

sarà il 27 luglio una delle voci storiche dei 99 Posse, Meg, con il suo live travolgente e intenso, una full immersion di musica elettronica, pop e ricerca. La serata del 28 luglio è dominata da I Ministri, band milanese che meglio interpreta il rock dei nostri tempi. Lunedì 29 luglio si chiude con i Motel Connection, progetto musicale del frontman dei Subsonica Samuel, insieme a Pisti, dj house, e Pierfunk, ex-bassista degli stessi Subsonica. Il Giovinazzo Rock Festival ha ospitato in 13 edizioni circa 150 artisti di calibro nazionale e internazionale, arrivando anche a medie di 10mila spettatori a serata, in un bel progetto di musica totalmente gratuita e accessibile. www.giovinazzorockfestival.com

CONTURBIA FESTIVAL

Dirockato a monopoli

Dal 2 al 6 agosto a Novara c’è il Conturbia Festival, organizzato dall’Arci territoriale. Si comincia il 2 agosto con la country live band Lake e con Riff Raff, tribute to AC DC. Il 3 agosto Dead ringer, cover hard rock’n roll e Quinto elemento show band. Domenica 4 agosto c’è Salom, con esibizione di danza del ventre e la pop dance di Sonik. Lunedì 5 è la volta di Shary band, live tributo italiano alla musica disco. Si conclude il 6 agosto con lo spettacolo Tavolo 69, il trailer del nuovo musical Hera e pièce musicali teatrali. www.arciconturbia.it

Si svolgerà dal 3 al 5 agosto a Monopoli (BA) presso l’Area Pagano (nella zona sud della città) la quarta edizione del Dirockato Festival, il festival musicale dell’innovazione, della contaminazione e dei nuovi linguaggi musicali, organizzato dall’Arci ForMentis. Il tema dell’edizione 2013 è legato al numero XIII, a cui spesso viene data una connotazione negativa, in quanto nella simbologia moderna richiama il concetto di sfortuna e, persino, di morte, ma che rappresenta nel linguaggio dei tarocchi il concetto di ‘passaggio’, la ‘transizione’ verso una nuova era. La formula del festival è ormai consolidata: tre giorni a ingresso libero, con la creazione di un vero e proprio villaggio musicale, con musica e divertimento, in cui si esibiranno i vincitori delle ‘selezioni dirockate’ e alcune tra le band più affermate della scena nazionale, tra cui gli Auchan e i Tre allegri ragazzi morti. fb Dirockato Monopoli


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cinema

arcireport n. 29 | 23 luglio 2013

ViaEmiliaDocFest 2013: online il bando di concorso Sono aperte le iscrizioni per partecipare alla terza edizione di ViaEmiliaDocFest, il primo Festival Italiano online del cinema documentario, ideato da Pulsemedia, da quest’anno organizzato da Kaleidoscope Factory, Ucca e Arci Modena, in collaborazione con Regione Emilia Romagna, Emilia Romagna Film Commission e Assessorato alla Cultura del Comune di Modena. Sul portale www.viaemiliadocfest.tv sono reperibili la scheda di partecipazione e il regolamento del concorso. Il Festival è aperto a tutte le opere completate dopo il 1 gennaio 2011, senza limiti di durata, genere e formato, non ancora distribuite in sala o in tv. La partecipazione è gratuita. Basta inviare entro il 31 agosto 2013 il film via mail attraverso WeTransfer o programmi di upload simili.

Saranno venti le opere scelte dal comitato di selezione che entreranno in concorso a partire dal 26 settembre 2013, giorno di apertura ufficiale di ViaEmiliaDocFest. Previa iscrizione al sito www.viaemiliadocfest.tv, il pubblico potrà vedere in alta definizione online, e votare le trenta opere in concorso dal 26 settembre 2013 al 3 novembre 2013. Il titolo più votato dagli utenti del portale, sarà il vincitore del ‘Premio del pubblico web 2013’. Le stesse venti opere saranno sottoposte al vaglio di una giuria qualificata del settore cinematografico che designerà

il vincitore assegnandogli il ‘Premio della giuria ViaEmiliaDocFest 2013’. Grazie alla rete, le scorse edizioni di ViaEmiliaDocFest hanno ottenuto ottimi risultati: per due mesi il portale www.viaemiliadocfest.tv ha permesso la visione integrale e ad alta definizione dei trenta film in concorso, registrando 25mila utenti unici che hanno espresso circa 10mila voti validi con quasi 200mila pagine visitate. Quest’anno, per chi volesse, le opere potranno essere lasciate on line sul canale dedicato di youtube di ViaEmiliaDocfest anche dopo la chiusura del festival. ViaEmiliaDocFest anche quest’anno affiancherà al concorso altre interessanti offerte tra sezioni parallele, momenti live e incontri, con l’intento di favorire lo scambio di contatti e informazioni fra i filmmaker presenti e i professionisti del mondo audiovisivo. www.arcimodena.org

Il Premio ‘Nickelodeon per il cortometraggio sociale’ La cooperativa sociale Il Cerchio e il circolo Arci L’uovo di Colombo di Spoleto, insieme ai centri Giovani dei Comuni di Spoleto, Campello sul Clitunno, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria, promuovono il Premio Nickelodeon per il cortometraggio sociale, giunto quest’anno alla XVIII edizione. Nato nel 1995 da un’idea dei cinefili Marcello Monaco e Luca Valentino Pauello, il Premio vuole favorire la produzione di opere cinematografiche che riescano a illustrare temi sociali e, allo stesso tempo, promuovere attraverso il mezzo cinematografico la riflessione e la discussione fra i giovani sui temi del sociale. Uno dei tre premi è infatti assegnato proprio da una giuria di giovanissimi, costituita da circa 800 studenti delle scuole medie inferiori e superiori della provincia di Spoleto; oltre a questo, c’è il premio della critica e il premio ‘Corti d’evasione’, assegnato dai detenuti della Casa di reclusione di

Spoleto con cui la cooperativa Il cerchio gestisce da alcuni anni un progetto. Proprio da un gruppo di soci della cooperativa appassionati di cinema nasce e si sviluppa l’idea di portare avanti questo Premio, coinvolgendo varie realtà associative: l’associazione culturale Arci L’uovo di Colombo, circolo Ucca impegnato, tra le altre cose, nell’accoglienza e gestione di profughi provenienti dal Nord Africa, che ha preso il posto del circolo Archimede tra i primi partner del progetto; ma anche i centri giovanili di quattro Comuni della provincia. I mondi sociale, culturale e giovanile della provincia si mescolano insieme, quindi, per un progetto che negli anni ha attratto numerosi videomaker da tutta Italia. Tra i 60 e i 90 partecipanti ogni anno, molto spesso anche italiani residenti all’estero che inviano le proprie opere da Belgio, Spagna, Stati Uniti, Francia. Mondo giovanile, immigrazione, disabilità, anziani sono alcuni dei temi più

apprezzati e diffusi: a vincere il premio lo scorso anno è stato Smile, cortometraggio che racconta, in maniera leggera e delicata, la storia di un bambino muto. Le opere possono essere di qualsiasi genere (fiction, documentario, animazione, spot, videoclip), non più lunghe di 15 minuti, in lingua italiana o sottotitolate in italiano. Verrà assegnato un montepremi complessivo pari a € 3.000 lordi per i video finalisti e i video vincitori del premio miglior cortometraggio e premio della critica a titolo di rimborso spese per la partecipazione alla cerimonia di premiazione. Le opere saranno giudicate in base al tema sociale scelto e al suo svolgimento, all’originalità e capacità narrativa dell’opera, all’innovazione e creatività del linguaggio video, alla tecnica utilizzata. Il cortometraggio con titolo, durata e cognome e nome dell’autore corredato dall’apposita scheda di iscrizione dovrà essere spedito all’indirizzo mail cooperativa@ilcerchio.net entro il 1 settembre 2013. A dicembre si svolgerà la cerimonia di premiazione. www.ilcerchio.net/nickelodeon


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ambiente

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Il perimetro dell’accoglienza

Intervista ai promotori del progetto a cura di Valeria Patacchiola A settembre una Vespa 150, che ha compiuto 40 anni, partirà da Roma alla volta «dell’Italia che lotta e che spera tutti giorni. Gente speciale che fa cose speciali fuori da percorsi istituzionali». Cosí Eleonora, romana, 30 anni, una laurea in filosofia, descrive quello che andrà a cercare con Gianluca, anche lui trentenne, laureato in storia, a partire da settembre e per due mesi, in giro per l’Italia. «Il Perimetro è un progetto nato dai nostri viaggi in Vespa all’estero - ci racconta Eleonora - il viaggio in Vespa è un’esperienza molto fisica, simile al viaggio in bicicletta, lascia la possibilità di osservare con attenzione i luoghi che si attraversano. Ci siamo resi conto che fuori dall’Italia c’ è una grande capacità di valorizzare il paesaggio, la cultura,

la storia...e ci siamo chiesti perchè nel nostro paese, con tutte le potenzialità che ha, non sia cosí. Allora abbiamo deciso di partire per andare a vedere cosa c’è di bello nel nostro paese, e dov’è». Grazie alla collaborazione con Viaggi e Miraggi, una cooperativa sociale che si occupa di turismo responsabile e sostenibile, Eleonora e Gianluca hanno organizzato un percorso a tappe, alla scoperta dell’Italia migliore, quella che ogni giorno lavora per il rispetto dell’ambiente e per la valorizzazione del territorio. «Quando abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto non avevamo ben chiaro cosa avremmo fatto. Abbiamo iniziato a contattare le realtà che volevamo visitare e abbiamo ricevuto risposte entusiaste! Le persone ci raccontano via mail le loro storie e noi ci prepariamo ad incontrarle. Stiamo scoprendo la vera ricchezza del nostro popolo, pur con le sue di contraddizioni e differenze: l’accoglienza». La scommessa dei due viaggiatori è la costa. Andranno alla ricerca di espe-

Decreto del fare, saltano le norme salva inquinatori

Una vittoria dei cittadini, ma attenti ai colpi di coda La mobilitazione dei cittadini promossa dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua per modificare il testo del ‘Decreto del Fare’ ha iniziato a dare i suoi frutti. La prima versione avrebbe infatti introdotto un vergognoso sistema di deroghe premianti per gli inquinatori più incalliti. Grazie alla mobilitazione dei movimenti, alle pressioni sui parlamentari, all’iniziativa di diversi gruppi che hanno compreso i gravissimi rischi per l’ambiente e all’apertura a modifiche al testo proposto dal Ministro Orlando nelle Commissioni, è stato svolto un intenso lavoro per eliminare le parti più critiche del provvedimento nella versione approvata dal Governo. Sono stati presentati emendamenti che hanno per ora eliminato il passaggio in cui si subordinava l’eliminazione delle fonti di contaminazione al profitto degli inquinatori anche in presenza di rischio sanitario conclamato. Inoltre è stato affrontato anche il problema dei limiti da rispettare: nella versione governativa si richiedeva genericamente solo un’at-

tenuazione della contaminazione e non il rientro in precisi limiti. Partendo da un testo che costituiva un vero e proprio regalo agli inquinatori si è giunti ad un compromesso per ora accettabile. È doveroso per il Parlamento andare avanti su questa strada senza colpi di coda. Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua continuerà in queste ore ad esercitare un’ attenta analisi dell’attività parlamentare e denuncerà eventuali tentativi di sabotaggio alle bonifiche. Un eventuale esito favorevole rappresenterà comunque solo un salvataggio all’ultimo minuto di una situazione che avrebbe fatto cadere in un pozzo inquinato i diritti dei cittadini ad un ambiente salubre. È necessario che il tema delle bonifiche sia messo al centro dell’agenda politica poichè riguarda presente e futuro di milioni di cittadini e un’occasione per un territorio nazionale degradato che, se risanato, potrà costituire la base per un’economia durevole. Questo sarebbe il ‘fare’ che i cittadini si aspettano.

rienze virtuose lungo le nostre coste, le più colpite dalla speculazione. «Stiamo studiando molto - continua Gianluca - stiamo approfondendo alcune tematiche anche da un punto di vista tecnico, grazie alla collaborazione con Altreconomia. Saremo però attenti a guardare i luoghi che visiteremo senza filtri precostituiti». Il viaggio di Gianluca ed Eleonora, che vuole essere un contenitore e fornire il punto di vista della loro generazione sull’Italia che lotta e che spera, potrà essere seguito su un sito internet già attivo. Lì verranno pubblicati il foto racconto del viaggio, un diario con le interviste ai protagonisti, gli approfondimenti tematici. Ci sarà poi una parte più personale. (www.donostia. it/ilperimetro). E il rapporto con Arci? Eleonora ci dice che promette bene! Hanno ricevuto molti inviti dai nostri circoli e saranno felici di incontrarli lungo il percorso. E poi...con il Gruppo Ambiente avranno molto da fare! www.rievoluzione2011.blogspot.it

‘Premio Impatto Zero’, scadenza il 30 settembre Dopo il successo delle prime due edizioni, si annuncia ricco di novità il Premio Impatto Zero, concorso promosso da Arci, Camera di Commercio di Padova, AcegasAps-Gruppo Hera, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e del Comune di Padova, per diffondere la cultura della sostenibilità, l’attenzione all’ambiente e scelte di vita ecosostenibili. Due le macrocategorie in concorso, suddivise per provenienza: candidature provenienti da tutta Italia e candidature provenienti dal Veneto. Per ogni categoria verranno premiati: miglior cittadino, migliore cooperativa, migliore associazione. Sono inoltre previsti due premi speciali: miglior video ‘Eco courts’ e Premio Città di Padova. L’edizione 2013 introduce inoltre, nuove aree tematiche in concorso: servizi e progetti finalizzati alla riduzione dello spreco di cibo, azioni mirate a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla cultura ambientale attraverso l’utilizzo di mezzi tecnologici, progetti volti a ottimizzare e condividere energie e beni comuni, comportamenti utili per il singolo e per l’ambiente e ricchissimi premi in palio. La partecipazione è gratuita, la scadenza per iscriversi è il 30 settembre. www.premioimpattozero.it


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giovani

Spasiba

Il viaggio della delegazione di giovani dell’Arci a Krasnojarsk in Siberia di Valentina La Terza Arci Milano

7 giorni di Siberia e pare che nessuno sia stato punto dalla zecca che da mesi terrorizza la popolazione locale. L’avventura di cinque arcisti a Krasnojarsk è finita alle 5 in aeroporto, dove siamo arrivati in orario grazie a un’inversione a U sull’erba in autostrada, in una macchina che ha sparato due canzoni di Celentano e Toto Cotugno in loop per una quarantina di minuti. E noi a cantare. Krasnojarsk è stata una lunghissima camminata da una parte all’altra della città. Per poi accorgerci di aver girato intorno alle stesse due vie per ore. Neanche a dirlo, via Carlo Marx. In Siberia non abbiamo visto orsi. 
E ci siamo pure scottati. In compenso, c’è davvero un museo dedicato a Lenin, che racconta la storia della città. E lo fa attraverso una straordinaria narrazione collettiva, in cui i leader massimi assumono il ruolo di espedienti, di rappresentazione di sorti più ampie della propria individuale.
Il traduttore ha risposto quasi con curiosità alla mia ossessiva domanda su chi fosse la donna accanto a Lenin nella grande statua che accoglie i visitatori. «Una donna, una donna russa».
Una tensione evidentemente culturaleesociale,popolaredirei, non solo una scelta artistica o politica. Che si coglie nell’installazione dedicata ai caduti e alla guerra in Afghanistan. Che si ripete

nella mostra collettiva di fotografie relative a Krasnojarsk, al secondo piano, che accosta immagini della vita quotidiana a ritratti di personaggi più o meno famosi originari della città. D’altra parte, Krasnojarsk ha un milione di abitanti. Ed è un infinitesimo di Siberia, che è solo una parte di Russia. Solo così, solo con l’orario dei treni definito dal fuso di Mosca, si può tenere insieme e dare identità a un Paese così grande. La nostra settimana è stata anche una lunga ipocrisia: spiegazioni richieste e mai ottenute, sorrisi erassicurazioni tradotte puntualmente in disattese conseguenze. Divieti violati anzitutto dai controllori, come quello dell’alcool al campeggio.
Consapevolmente o meno, unanimemente o meno, complice lo schermo linguistico, abbiamo scelto di stare al gioco. Fino all’ultimo momento ci siamo fatti trascinare. 
Abbiamo goduto del nonluogo locale, un ipermercato dove i ragazzi hanno regalato il meglio della loro arte del litigio per racimolare gli ingredienti per una cena italiana, poi consumata su un tappeto.
All’una di notte abbiamo seguito le nostre ospiti su due taxi, siamo finiti su una montagna che ospita un faro votivo (simbolo di Krasnojarsk) e poi a cercare un disco pub, dove siamo entrati poco prima delle tre. Un’altra ora e mezza di follia, in un clima surreale di maschilismo, abusi

e disagio. Michele si è fatto quasi alzare di peso dal buttafuori, perché su invito di Ilona, insieme a me, era salito sul bancone a ballare. «To logos dokei oti» in un disco pub russo gli uomini possono fare le peggio cose: una striscia di coca sul tavolino, importunare pesantemente le ragazze, ballare sui tavolini credendosi Fonzie anche se sono scoordinati. Ma non possono permettersi di salire sul bancone. Sapevatelo. La Siberia è anzitutto Russia. E io questo non l’avevo capito. Non è Europa, non è Asia, non rivendica autonomia culturale. Non c’è stato un momento, nelle tante chiacchierate, in cui abbiamo percepito anche solo una punta di localismo, in questi ragazzi che raramente hanno fatto più di un viaggio a San Pietroburgo e molto spesso non hanno mai messo piede fuori dalla Siberia. Certo, la Siberia è molto grande. Sono russi, un’identità che conoscono e calzano. Non c’è malinconia nella diversità con l’Europa. Non c’è malinconia né rimozione della connessione con la storia. 
Sembrano incredibilmente stabili, solidi, forti.
Forse per questo, noi che in cinque spesso avremmo fatto cinque scelte differenti, ci siamo fatti trascinare. Andateci. Anche d’inverno. Pare che il freddo sia secco. 
Io, la prossima volta, ci vado in treno. 
Spasiba. laterza@arci.it

La testimonianza di uno dei partecipanti al campo di Fabio Vicini Arci Reggio Emilia

«Dovete mettere in ordine la tenda, le valigie sotto il letto o lungo le pareti e niente fuori posto, che tra poco viene l’ispezione». Avevamo sospettato che ci fosse qualcosa di strano quando Michele aveva notato che le latrine della prima guerra mondiale installate nel campo erano state ‘pulite’; l’annunciata ispezione e la frenesia degli organizzatori del campo provavano che non ci eravamo sbagliati. «Oggi il governatore della regione verrà al campeggio - ci informa Kira, la nostra traduttrice e badante - Tutto dev’essere perfetto». Normalmente, al campeggio tutti rispettavano scrupolosamente il regolamento e seguivano in modo altrettanto rigoroso il programma. Quel giorno la visita del governatore si capiva anche dal fatto che non c’era nessuno in giro al di fuori dell’area

dove si tenevano i workshop. Impossibilitati a partecipare all’incontro con il governatore per mancanza di spazio, io e Michele raggiungiamo Fabio che stava colpevolmente riposando nel-

foto: grazia bucca

la tenda. Marina - una delle nostre due traduttrici - ci accompagna verso l’accampamento. «Guardate quanto si

danno da fare per far vedere ai politici come sono bravi. Qui da noi la politica è tutta un teatro, o meglio, un circo». Visto che su quest’ultimo punto non era difficile capirci, chiacchierando delle rispettive disgrazie siamo tornati alla nostra tenda, graziosamente ribattezzata da Grazia Stalag-17, per riposare un po’. Purtroppo il giovane organizzatore e il poliziotto che vegliavano affinché ciascuno desse mostra della massima operosità non erano molto d’accordo e non apprezzavano la nostra aria rilassata, insensibili a qualsiasi spiegazione che le nostre traduttrici tentavano di fornire, e anche per le docce, che quel giorno aprivano un’ora più tardi per evitare che qualcuno si facesse vedere in mutande e asciugamano dal governatore, non erano previste eccezioni.


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A Sferracavallo l’assemblea dei circoli di Arci Sicilia Tanti gli spunti di riflessione sui temi della partecipazione, della leadership, della prospettiva di Anna Bucca presidente Arci Sicilia

Lo scorso fine settimana si è svolta a Sferracavallo, Palermo, l’assemblea dei circoli Arci Sicilia. L’incontro oltre a essere stato occasione per ritrovarsi collettivamente, ha costituito di fatto il momento di avvio, seppure informale, del percorso congressuale che si concluderà entro la primavera 2014, con la celebrazione del congresso regionale e del congresso nazionale. I lavori si sono svolti in sessioni plenarie e di gruppo, ed è stato possibile approfondire con i rappresentanti dei circoli argomenti di interesse per le attività nei territori, tra i quali la nuova programmazione dei fondi strutturali europei 2014-2020, il Piano Giovani inserito all’interno del Piano di coesione territoriale, il riavvio della legge 328/2000, le nuove linee guida per la programmazione triennale e i piani di zona, oppure temi più generali relativi al consumo critico e turismo responsabile, alle politiche di accoglienza e intercultura, agli strumenti di comunicazione in Arci. Sabato pomeriggio è stata organizzata una sessione specifica di approfondimento e confronto a partire dalla presentazione del libro Costruire visioni. Fare il mondo come dovrebbe essere, di Emilio Vergani, formatore e consulente delle PP. AA.: presentazione condivisa con Maria Lucia Serio, coordinatrice per la Sicilia del progetto FQTS - Formazione Quadri Terzo Settore nel Meridione, che ha fornito diversi spunti di riflessione sui temi della partecipazione, della leadership, della prospettiva, delle strade che stiamo percorrendo, della crisi della politica e della

democrazia, sul ruolo del terzo settore e sulle difficoltà che tanti soggetti collettivi attraversano in questo momento in Italia. Costruire visioni ci ha dato anche l’occasione di ripercorrere la strada e il cammino del Forum sociale mondiale, da Porto Alegre all’ultima edizione a Tunisi nel marzo 2013, e soprattutto per ricordare Carlo Giuliani, nel 12° anniversario del suo assassinio a piazza Alimonda. Anche per questa coincidenza è stata particolarmente significativa e gradita la presenza all’intera durata dei lavori dell’assemblea – oltre che il contributo al dibattito - di Walter Massa, presidente Arci Liguria e responsabile organizzazione Arci nazionale, che insieme a Peppe Cannella, dei comitati regionali No muos, ci hanno aiutato a riflettere la domenica mattina sia sul piano delle vertenze territoriali, sia sulle questioni relative all’organizzazione di un sistema complesso come l’Arci, che è argomento tra i principali in discussione in vista del congresso nazionale. Probabilmente anche il mare a due passi, la sensazione di familiarità spesso presente nelle nostre assemblee di circolo e il buon cibo hanno aiutato lo svolgersi dei lavori e la ‘condivione di visioni’ per continuare con un tormentone che ci siamo portati dietro tutta la serata di sabato e la domenica dopo. Prossimo appuntamento a fine settembre per discutere insieme regionalmente i documenti congressuali e poi agli inizi di ottobre, in un incontro seminariale, per parlare di Mediterraneo.

A Crotone il corso di bioenergetica Il circolo Gli spalatori di nuvole di Crotone promuove Il piacere di essere vitali e in salute, corso di bioenergetica che nasce allo scopo di insegnare a recuperare la propria salute, sostenere quella della propria famiglia e incidere su quella sociale e ambientale. Il corso si basa sul metodo ‘Harmonia’, nato con lo scopo di permettere il raggiungimento della salute e della longevità avvalendosi di una pratica concreta di lavoro costante nel campo energetico umano, con particolare attenzione alle funzioni cellulari. Il metodo si applica all’individuo, al gruppo

e alla famiglia, in coerenza con i principi statutari di Arci, in primis la promozione del benessere delle persone e il diritto alla felicità. Il metodo ‘Harmonia’, attraverso una notevole quantità di esercizi bioenergetici, scioglie lo stress e stimola l’organismo a riappropriarsi della sensibilità interna sopita, facilitando le relazioni interne e esterne. Il corso, a cura di Marco Francesco Doria, terapeuta per la salute, si terrà il 27 e 28 luglio presso il centro discipline olistiche ‘Parvati’ a Crotone.

daiterritori

in più 70 anni dalla caduta del fascismo BOLOGNA Il 25 luglio ricorre il 70°

anniversario della caduta del fascismo. Il circolo Arci Accatà insieme a Cgil Terre d’Acqua, Spi-Cgil, Coop Adriatica e Libera aderiscono alla commemorazione organizzata dall’Anpi di Terre d’Acqua. La manifestazione avrà inizio alle 18.30 con gli interventi di Renato Mazzuca, sindaco di Persiceto, Adelmo Franceschini dell’Anpi di Anzola Emilia, Giuseppe Giulietti di Articolo 21 e Claudio Broglia ex sindaco di Crevalcore. A seguire, la musica della Banda di Quartiere di Reggio Emilia e dei Drunk Butchers. www.arcibologna.it

la Rassegna estiva SORRENTO Dopo il recente

successo di Comicsville, l’Arci di Piano di Sorrento, con il patrocinio del Comune, organizza la rassegna cinematografica estiva di Villa Fondi. Da un lato un percorso a ritroso, una ricerca delle origini del cinema italiano; dall’altro, la produzione cinematografica internazionale degli ultimi anni. Tutti i film sono ad ingresso gratuito, prossimo appuntamento il 24 luglio con Maledetto il giorno che t’ho incontrato di Carlo Verdone. fb Arci piano di sorrento

CASA per casa strada per strada ROMA Appuntamento il 24 luglio

alle 18.30 presso il circolo Arci Concetto Marchesi con Casa per casa strada per strada, libro curato da Pierpaolo Farina sulla figura di Enrico Berlinguer. All’incontro, a cui partecipa l’autore, seguirà il dibattito con autorità politiche e collaboratori di Berlinguer, modera Emilio Fuccillo. Presso il circolo si tiene anche la mostra fotografica su Enrico Berlinguer.

fb Circolo Arci Concetto Marchesi

Cronache iglesienti IGLESIAS Il Centro Iniziative Culturali Arci di Iglesias, la Società Operaia Industriale di Mutuo Soccorso e l’Università iglesiente della terza età promuovono la presentazione del libro Cronache iglesienti. Persone luoghi e cose della città di Roberto Cherchi. Appuntamento il 25 luglio alle 18.30 presso la sede Società Operaia Industriale di Mutuo Soccorso. arciiglesias@hotmail.it


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arcireport n. 29 | 23 luglio 2013

società

Un terzo settore dinamico e in crescita di Maurizio Mumolo

I dati sul non profit emersi dal IX censimento Istat si prestano a letture contrastanti. Non c’è dubbio che questo comparto, il terzo settore, è quello che ha mostrato la maggiore dinamicità e, confrontato con le amministrazioni pubbliche e le imprese, è l’unico che riporta degli indicatori positivi. A distanza di 12 anni dal precedente censimento (troppi, speriamo che l’Istat incrementi la frequenza delle sue analisi), questa branca della società ma anche dell’economia rappresenta oltre il 6% delle unità economiche del paese con il 3,4% degli occupati. In forte crescita i lavoratori ma anche i volontari che diventano 4,7 milioni. Un dato che fa riflettere e smentisce la tanto annunciata ‘crisi di vocazione’ del volontariato. E non si tratta di volontariato border line, magari di giovani con un’occupazione precaria: il forte divario tra nord e sud ci dimostra, anche in questo caso, che il benessere economico si accompagna al benessere sociale. Altra questione: il non profit non è solo assistenza sociale, come da molte parti si vorrebbe far credere, anzi il settore della

cultura, dello sport e della ricreazione è di gran lunga quello più numeroso e anche con la maggiore presenza di volontari. Senza il non profit non ci sarebbero più l’assistenza sociale o le attività culturali e sportive, settori nei quali rappresenta la principale realtà produttiva del paese. Fa riflettere il dato dell’aumento degli occupati nel comparto dell’assistenza, dell’istruzione e della sanità a fronte di una pari diminuzione nella stessa area del settore pubblico. Qualcuno, commentando questi dati, ha vantato un rafforzamento dei soggetti della sussidiarietà orizzontale. Si direbbe piuttosto che stiamo assistendo ad una esternalizzazione rapida e non regolata di importanti servizi di pubblica utilità. Si potrebbe parlare di vera sussidiarietà, e cioè di ampliamento del protagonismo sociale dei cittadini organizzati, se fosse in atto una sperimentazione guidata alla trasformazione del nostro sistema di welfare, magari sostenuta da una buona dose di finanziamenti pubblici. Invece abbiamo una riduzione violenta delle risorse pubbliche investite in questo settore

il libro

parlare civile

Comunicare senza discriminare di Redattore Sociale / Bruno Mondadori Le parole possono essere muri o ponti. Possono creare distanza o aiutare la comprensione dei problemi. Le stesse parole usate in contesti diversi possono essere appropriate, confondere o addirittura offendere. Quando si comunica occorrono dunque precisione e consapevolezza del significato, del peso delle parole. Non è facile, ma è necessario per ‘parlare civile’. Questo libro mette insieme inchiesta giornalistica, sociale e linguistica, con lo scopo di approfondire i principali temi a rischio discriminazione (disabilità, genere, immigrazione, povertà, emarginazione, prostituzione, religioni, minoranza, salute mentale), e il linguaggio per parlarne. Parlare civile - Comunicare senza discriminare, curato da Redattore sociale in collaborazione con l’associazione Parsec e sostenuto da Open Society Foundations, è il primo libro edito in Italia (Bruno Mondadori, aprile 2013) dedicato ai principali temi a rischio discriminazione e al linguaggio per parlarne. Un mini dizionario di 25 parole chiave, a cui se ne legano quasi 350. Per la presidente della Camera Laura Boldrini Parlare civile «va nella stessa direzione della Carta di Roma e rappresenta un lavoro prezioso per far sì che il linguaggio non sia vittima del pregiudizio. Parlare civile è necessario tutti i giorni, perché la parole fanno più male delle botte». Anna Meli, coordinatrice dell’associazione Carta di Roma, nel presentarlo, ha sottolineato come i meriti del volume siano quelli di «recuperare la memoria della parola, analizzarla e andare alla sua origine. Senza intenti censori o di predica, ma di servizio alla professione giornalistica». Per la Meli il libro «rappresenta anche una sfida a colmare il divario con gli altri paesi europei, molto più avanti di noi nel dibattito su questo tema. Non si tratta né di buonismo né di politically correct, ma di un modo per riappropriarci del lavoro giornalistico con responsabilità e correttezza». Il Direttore di Redattore Sociale, Stefano Trasatti, ha annunciato che a settembre il libro si trasformerà in sito, per consentirne la massima diffusione sul web.

(meno 78% in sei anni), e addirittura molte associazioni ed imprese sociali rischiano di chiudere perché la PA non paga (i crediti vantati dal terzo settore ammontano a ca. 7 miliardi!). La verità è che a fronte di una grande vitalità delle organizzazioni non profit ed anche ad una indubbia maggiore qualità dei loro servizi rispetto a quelli resi dal pubblico o dal privato (basti vedere la percezione di benessere dei cittadini/utenti pubblici nelle regioni dove il non profit è più presente nella gestione dei servizi pubblici) abbiamo una amministrazioni pubblica nazionale e locale che guarda al terzo settore come ad uno strumento per risparmiare risorse, negandogli, nei fatti, quel ruolo che le statistiche gli assegnano. Stiamo ancor aspettando una interlocuzione istituzionale che al di là delle petizioni di principio entri nel merito delle questioni: strumenti di promozione, tavoli di partenariato, stabilizzazione del 5x1000, ridefinizione dell’IMU, fiscalità premiante, ecc. L’Istat ci ha restituito il quadro della situazione, quando se ne accorgerà la politica?

arcireport n. 29 | 23 luglio 2013 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Carlo Testini Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Paolo Beni Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione il 23 luglio alle 19

Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

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