Arcireport n 29 2014

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arcireport

settimanale a cura dell’Arci | anno XII | n. 29 | 18 settembre 2014 | www.arci.it | report@arci.it

Facciamo insieme un passo di pace Manifestazione nazionale a Firenze il 21 settembre di Francesco Vignarca Coordinatore nazionale Rete Italiana per il Disarmo

Una giornata di condivisione, di confronto, di impegno per il futuro. È questo che vuole essere - secondo le reti promotrici - il passo di Pace in programma la prossima domenica 21 settembre a Firenze. Un appuntamento deciso sull’onda delle problematiche e drammatiche situazioni di conflitto vissute durante l’estate appena terminata, ma che in realtà coagula l’impegno quotidiano da tempo in corso da parte di numerose organizzazioni attive in Italia su temi della Pace del Disarmo. Già il titolo dell’iniziativa intende dare un segno diverso e più completo, comunque a partire da campagne e analoghe manifestazioni in passato già realizzate. Ma sulle quali ora occorre costruire una nuova prospettiva. L’idea è quella del movimento positivo, di un passo in più da compiere in continuità con quanto già realizzato, di poter pensare di ritrovarsi con diverse storie e specificità per esplicitare proposte concrete per il futuro. Senza limitarsi a dover purtroppo sostanziare e dettagliare la critica e la contestazione verso le scelte politiche ed economiche che portano oggi ad una

situazione di guerra e conflitto diffusi. È forse questo il tratto più rilevante dell’iniziativa, che continua in particolare un percorso di lavoro comune già concretizzato in una prima tappa all’Arena di Pace e Disarmo di Verona dello scorso 25 aprile. Significativo rimane anche l’ampio fronte che ha rilanciato questa proposta: sono infatti le quattro maggiori reti italiane pacifiste e disarmiste ad aver organizzato il passo di Pace di Firenze: Sbilanciamoci, Tavolo Interventi Civili di Pace, Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo. Per quanto riguarda i contenuti è ovviamente ben chiaro che ci si è concentrati, come primo approccio, sulle conflittualità più aperte ed estreme che oggi attraversano il mondo ma senza dimenticare le dinamiche profonde che favoriscono e soprattutto determinano questi conflitti. Con l’ottica di proporre delle soluzioni in collegamento con chi vive tali drammatiche situazioni e cerca di trasformarle in maniera nonviolenta. E per realizzare questa nuova storia di Pace non è più sufficiente un lavoro di decostruzione. In pratica è un bivio

che si pone innanzi alle nostre reti pacifiste: continuare a denunciare in modo generico questa realtà o lavorare con determinazione e strategia per mutare le politiche responsabili della proliferazione delle guerre, per costruire un’alternativa a questo corso della storia? Puntare l’indice solo sugli effetti o denunciare e sradicare le cause della violenza diretta, culturale e strutturale che permea il nostro sistema, di cui siamo in parte tutti complici? In pratica serve davvero un Passo di Pace, con una richiesta forte di cambio di rotta alla politica (nazionale ed internazionale) che deve assumersi una diversa responsabilità e soprattutto imparare ad ascoltare le società civili di tutto il mondo, senza affidare fintamente alle armi i tentativi di soluzione dei conflitti. «Alla viltà, al cinismo ed alla violenza, vogliamo sostituire l’alternativa del coraggio, della nonviolenza, della disobbedienza civile» è il messaggio chiaro di impegno in questo senso che verrà lanciato a Firenze dalle organizzazioni promotrici e dalle testimonianze che piazzale Michelangelo ospiterà dalle 11 alle 16.


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21settembre

Un passo di pace, disarmo, nonviolenza! Testimonianze da Afghanistan, Palestina, Israele, Siria, Iraq, Libia, Congo. Oltre 30 interventi, tra cui quelli di Alex Zanotelli, Enrico Rossi, Mai Al Kaila (Ambasciatrice Palestinese in Italia), Goffredo Fofi, Cecilia Strada. La musica de Il Ciclista, Maran Ensemble e un duo tutto speciale composto da Luca Lanzi della Casa del Vento e Francesco Moneti dei Modena City Ramblers. La conduzione sul palco a cura dell’attrice Daniela Morozzi. Si presenta così Facciamo insieme un passo di pace, la manifestazione-evento nazionale in programma domenica prossima 21 settembre promossa da quattro reti della società civile: Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo, Sbilanciamoci, Tavolo Interventi Civili di Pace. Secondo i promotori, le guerre hanno fallito e generato conflitti ormai fuori controllo. Non sarà una nuova operazione militare a sconfiggere l’Isis e a portare pace e democrazia in quell’area. Non è il ricorso alle armi lo strumento per la soluzione del conflitto israelopalestinese. Per questo, un passo di pace, per quanto difficile e ambizioso, è necessario. «Non siamo anime belle, ma siamo preoccupati dalla crescita della violenza e vogliamo

che il mondo politico ci ascolti» - ha affermato a nome delle reti promotrici Sergio Bassoli, che, assieme a Francesca Chiavacci (presidente nazionale Arci) e Stefano Maruca (ufficio internazionali Fiom), ha partecipato alla conferenza stampa tenutasi a Firenze. L’appuntamento di domenica prossima 21 settembre coincide con la Giornata Internazionale per la Pace istituita dalle Nazioni Unite come momento di riflessione e di richiamo verso la necessità di agire concretamente per la costruzione di un mondo privo di conflitti.

L’Arci alla manifestazione La manifestazione Facciamo insieme un passo di pace sarà organizzata come un grande presidio caratterizzato da testimonianze video provenienti dalle zone di conflitto, interventi politici, letture, momenti musicali in un orario che andrà dalle 11 alle 16 a Piazzale Michelangelo. Il Piazzale è raggiungibile in autobus e/o a piedi dalla Stazione Santa Maria Novella e con il pullman. I comitati territoriali Arci che intendono essere presenti possono scrivere a Valentina Roversi (roversi@arci.it) per comunicare la propria partecipazione. In questi giorni stanno arrivando molte adesioni, oltre che a livello nazionale, anche a livello locale. Le adesioni possono essere inviate all’indirizzo mail passodipace@ gmail.com L’Arci sarà presente con uno proprio stand con materiali prodotti per la manifestazione. Per informazioni è possibile telefonare allo 06 41609274; 345 5495153 o al 389 0053021 (organizzazione Firenze).

In quella giornata saranno diffuse le proposte concrete e innovative di pace, disarmo e nonviolenza (già anticipate all’intergruppo Parlamentari per la Pace come ulteriore momento di un confronto aperto da qualche mese) elaborate dalla galassia di organizzazioni e associazioni che hanno promosso e aderito all’evento e dalla società civile internazionale che opera nei luoghi di conflitto. Inoltre, in questi giorni, le quattro reti promotrici hanno scritto una lettera di invito al Presidente del Consiglio. Un invito a partecipare alla giornata di mobilitazione, a non sottostimare la ricchezza del movimento pacifista e nonviolento italiano e a esercitare quell’idea di ‘ascolto democratico’ così rilevante e utile, secondo il fondatore della nonviolenza politica italiana Aldo Capitini. «Negli ultimi tempi su vari temi (anche quelli che caratterizzano la nostra azione) - si legge nella lettera inviata nelle scorse ore - Lei ha interagito con molti organismi, internazionali in particolare con un confronto serrato con Unione Europea e Alleanza Atlantica. Perché dunque non prevedere anche un momento di confronto con la società civile italiana, che è in contatto e rappresenta anche quella europea? Perché non ascoltare anche le nostre indicazioni su come è possibile trasformare e risolvere i conflitti, senza limitarsi alle considerazioni di natura ‘strategica e militare’ che avranno sicuramente portato alla Sua attenzione?». Associazioni, reti e organizzazioni legate all’evento di Firenze sono quindi pronte a fare un nuovo passo di pace, primo di una lunga serie necessaria. E proprio a Firenze, in vista dell’appuntamento di domenica prossima, gli studenti dell’Udu-Sinistra Universitaria e Rete Studenti Medi invitano a partecipare ad un flash-mob alle ore 17 di venerdì 19 settembre sul ponte Santa Trinità per sventolare bandiere e colori di pace. Facciamo insieme un passo di pace ha ricevuto il patrocinio della Regione Toscana e del Comune di Firenze e continuano a giungere le adesioni di numerose amministrazioni comunali. twitter: @passodipace #passodipace - #21settembre facebook: www.facebook/passodipace


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esteri

Siria, una tragedia lunga tre anni di Domenico Chirico Un Ponte per...

Gli ultimi dati delle Nazioni Unite parlano di 6.4 milioni di sfollati interni in Siria e di più di 3 milioni di rifugiati all’estero. Soprattutto nei paesi limitrofi. Una catastrofe umanitaria dalle proporzioni immense ed una catastrofe dimenticata. Come tutte quelle troppo complesse da leggere e da decifrare. Ad oggi la crisi umanitaria e la guerra civile in Siria hanno causato centinaia di migliaia di morti. Malattie rare sono riemerse con violenza a fronte di un sistema sanitario distrutto da anni di conflitto. La Siria oggi è divisa in quattro aree. Una in conflitto con l’altra. Ed in ognuna di queste aree governano spesso delle bande, non autorità centrali di qualsiasi genere. L’area principale, con la capitale Damasco, è controllata dal governo centrale, che estende il suo potere anche in parte del sud e nella costa mediterranea. Il nord è controllato da una variegata costellazione di gruppi di opposizione che presidiano parte della città di Aleppo e i confini con la Turchia. I confini con l’Iraq ed in particolare la città i Raqqa sono controllati dalle milizie islamiste dell’Isis, le tristemente celebri truppe dello Stato Islamico. I kurdi invece controllano le aree dove sono maggioranza, al confine con l’Iraq e la Turchia. Un mosaico di

gruppi e di fazioni che si spartiscono il territorio ed ad oggi spesso si combattono le une contro le altre. I kurdi avevano un patto di non belligeranza con il regime di Assad, ma ultimamente hanno cominciato a combattere l’Isis insieme ad alcuni gruppi di opposizione. Assad non ha attaccato mai per due anni le truppe dell’Isis, salvo farlo di recente. Un caos in cui la gente prova disperatamente a vivere. Prima della guerra c’erano 20 milioni di persone in Siria. Oggi 10 sono sfollate o rifugiate all’estero. Intere città, come Homs, sono state rase al suolo. È morta anche la speranza tra molti siriani. E tantissimi cercano la via per l’Europa o almeno verso gli stati confinanti. In Iraq ne sono fuggiti più di 200mila. In Libano più di un milione. In Giordania sono più di 600mila. Fughe in paesi che non sono

Massacro di Sabra e Chatila, per non dimenticare 32 anni fa il mondo scopriva il massacro di Sabra e Chatila, caduto nel silenzio di un Occidente cieco e sordo quando il carnefice si chiamava Israele. Una spirale che sembra inarrestabile e che si poggia sull’impunità degli assassini. Nessuna giustizia per queste donne e questi uomini. Appunto da questa profonda ingiustizia ha preso vita, oramai quindici anni fa, il Comitato Per non dimenticare Sabra e Chatila, creato dalla lungimiranza di un giornalista del manifesto, Stefano Chiarini e da Kassem Aina, coordinatore delle Ong palestinesi in Libano. Da allora ogni anno a settembre a Beirut

c’è un’iniziativa di commemorazione per non dimenticare, e per chiedere che la legalità internazionale valga anche per

il popolo palestinese. «Finchè non ci sarà giustizia avrà senso ricordare. È un nostro dovere e lo dobbiamo ai nostri martiri e alle loro famiglie - spiega Kassem Aina - ma non vogliamo fermarci al solo ricordo o alla denuncia di qualche ingiustizia. Per noi queste giornate sono l’occasione per ricordare e denunciare le ingiustizie di oggi, a cominciare dall’occupazione israeliana della Palestina fino alla negazione dei diritti ai rifugiati palestinesi che vivono in Libano».

ricchi e che non riescono a contenerli. Nè ad offrirgli una reale soluzione. Ormai la crisi umanitaria è cronica e le risposte di prima emergenza non bastano più. Chi è fuggito da due anni ha bisogno di una casa, di un lavoro, di mandare i figli a scuola. Di un minimo di normalità che paesi come il Libano o l’Iraq - di nuovo in guerra - non possono garantire. Anche le Nazioni Unite hanno comunicato che i finanziamenti stanno per finire. Già i piani di risposta umanitaria erano stati solo finanziati parzialmente negli anni scorsi. Ora con le crisi di Gaza e dell’Iraq i fondi per i siriani sono sempre di meno. Ma rimangono milioni di persone in fuga. È la crisi più drammatica in Medio Oriente dopo quella palestinese del 1948, ma i media non sono mai riusciti a raccontarla. L’Iraq, con le minoranze perseguitate, o Gaza con l’ingiustizia dei bombardamenti israeliani, sono state raccontate molto di più. Una delle prime conseguenze di questo contesto è l’aumento degli sbarchi in Sicilia di rifugiati siriani. In moltissimi tentano la strade pericolosa del mare. Per costruirsi una speranza in Europa. Chi ce la fa già sa che in Italia non bisogna fermarsi e farsi segnalare. Tutti arrivano e dribblano i controlli, cercando di andare a Milano. Lì ci sono i passeur che organizzano i viaggi verso il nord Europa. È un meccanismo collaudato. Chi ha soldi corre questo rischio. Mentre chi è rimasto in Siria si sta ponendo ogni giorno il problema di ricostruire strade di dialogo. Non ci sono alternative ora. Come fu in Bosnia 20 anni fa. La società civile sta cercando di organizzarsi. Ci sono gruppi di attivisti non violenti, radio, associazioni umanitarie o per i diritti umani, religiosi. Tutti nei luoghi dove abitano stanno cercando di riallacciare la trama di una convivenza civile. È nato anche un network di organizzazioni siriane che si è dato un nome pieno di speranza, Tamasuh, tolleranza. Sono questi ultimi i gruppi a cui Un ponte per… da tre anni guarda e con cui cerca di costruire ‘ponti’ anche grazie alla collaborazione con l’Arci e con tutte le realtà della società civile italiana che sanno da tempo che quando la diplomazia è assente è necessario che la società civile intervenga. Sia presente. Costruisca dialogo e presenza. I siriani in questo momento non vogliono solo aiuti, chiedono attenzione e solidarietà con il loro dramma, durato troppo. www.unponteper.it


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terzosettore

L’incontro ‘Le associazioni di promozione sociale nella prospettiva della riforma del terzo settore’ Le proposte dell’Arci Si è svolto martedì scorso alla Camera il previsto incontro Le associazioni di promozione sociale nella prospettiva della riforma del Terzo settore. Le proposte dell’Arci. A introdurlo, di fronte a numerosi parlamentari della Commissione Affari Sociali e dell’Intergruppo parlamentare sul terzo settore, alla presidente nazionale Francesca Chiavacci e a diversi dirigenti dell’Arci, l’onorevole Paolo Beni, già presidente della nostra associazione. Beni, nel sottolineare l’utilità di un confronto costante con le organizzazioni sociali interessate dal DDL delega sul terzo settore, ha fatto presente che molte delle osservazioni avanzate dalle associazioni e dal Forum del terzo settore

nella fase di ‘consultazione’ sulle linee guida del DDL sono state recepite nel testo depositato. Ma ha sollecitato a non dimenticare che si tratta di una legge delega, che enuncia quindi dei principi che poi devono trovare concreta definizione dei decreti attuativi. Ha informato che l’iter del provvedimento inizierà alla Camera nelle prossime settimane, che l’unica commissione referente sarà quella Affari Sociali, mentre tutte le altre dovranno esprimere solo un parere consultivo. L’obiettivo è quello di approvarlo entro novembre, dopodiché ci vorrà un anno per tutti i decreti attuativi. Durante tutto questo periodo è possibile avanzare ulteriori proposte

Il comunicato del Forum del Terzo Settore sul programma dei ‘mille giorni’ presentato dal Presidente del Consiglio Nel discorso del 16 settembre alla Camera dei Deputati, il presidente del Consiglio Matteo Renzi, intervenuto per presentare il programma dei ‘mille giorni’, ha elencato tra le priorità del governo alcune delle riforme già annunciate e necessarie per il Paese, a partire dalla legge elettorale, al fisco, alla giustizia, alla scuola, al lavoro, alla riforma costituzionale e alla pubblica amministrazione. «Nonostante la riforma del Terzo Settore sia stata una delle prime misure che il Governo Renzi ha messo in cantiere, considerata uno dei punti fondamentali della legislatura, nel discorso di ieri ne abbiamo constatato l’assenza, insieme ai temi del welfare e delle politiche

sociali» ha dichiarato il Portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, Pietro Barbieri. «Viviamo in una delicata fase storica che vede crescere la forbice tra poveri e ricchi e aumentare esponenzialmente le forme di povertà con conseguenti manifestazioni di disgregazione e disagio. Garantire la riduzione delle diseguaglianze e quindi la tenuta della coesione sociale diventa un’urgenza non più rinviabile. Il nostro auspicio è quindi che il ruolo centrale che finora ci è stato riservato non venga messo in secondo piano rispetto ad altrettante improrogabili riforme, che non possono tuttavia prescindere da un intervento volto a sostenere e valorizzare le politiche sociali e quindi l’impegno e le potenzialità che il terzo settore e i cittadini organizzati apportano in termini di benessere e miglioramento della qualità della vita per il Paese – come peraltro non ha mancato di sottolineare ieri l’On Dellai». www.forumterzosettore.it

migliorative. Il giudizio di Beni sul DDL è largamente positivo, innanzitutto perchè risponde a una esigenza diffusa di armonizzazione di una materia oggi estremamente frammentata. Francesca Chiavacci ha spiegato che l’incontro con l’intergruppo risponde anche all’esigenza di raccontare una realtà complessa, come quella dell’Arci, che non tutti conoscono, e che presenta delle peculiarità che andrebbero tenute presenti nella definizione del provvedimento legislativo. Se storicamente il nostro insediamento territoriale si basa sull’organizzazione del tempo libero e di momenti di socialità, oggi si caratterizza per una varietà di attività, finalizzate a promuovere partecipazione e cittadinanza attiva. In particolare, la presidente nazionale ha sottolineato la necessità di prestare particolare attenzione a tre temi: quello della fiscalità che, in base a un’interpretazione discutibile dell’attività economica non profit e di ciò che va considerato commerciale, ci ha già fortemente penalizzato; quello dell’impresa sociale, i cui confini vanno definiti con maggiore precisione; e infine il tema delle risorse, nel testo attuale previste in misura assolutamente insufficiente. Dopo Chiavacci, sono intervenuti altri nostri dirigenti, che hanno approfondito alcuni punti, come la definizione di cos’è non profit (che va fatta a partire dalle pratiche che vengono svolte); la necessità di non costringere entro un recinto troppo stretto l’individuazione degli ambiti di attività da considerarsi non profit; la necessità di salvaguardare l’autonomia gestionale, comprese le iniziative di autofinanziamento; il ruolo e le attività delle società di mutuo soccorso, che la nuova legislazione in materia regolamenta in maniera troppo rigida; la revisione della parte che riguarda l’impresa sociale, dove esistono ambiguità rispetto al ruolo dei privati, col rischio di far prevalere criteri puramente economicisti. Negli interventi conclusivi, i parlamentari hanno confermato l’importanza di mantenere una interlocuzione costante durante tutto l’iter del provvedimento, lavorando insieme sui punti critici messi in evidenza nel corso del dibattito.


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festivalsabir

Il 3 ottobre non sia solo memoria di Valerio Cataldi Comitato 3 ottobre

Il corpo si contorceva intorno alle rocce della spiaggia dei conigli. Le onde lo muovevano come una marionetta bianca e nuda. Era l’ultimo ad arrivare e il primo a mostrarsi. Numero 368, catalogato senza volto e senza identità. Quando è approdato, da solo, sull’isola di Lampedusa, i suoi compagni di viaggio e di naufragio erano già partiti, chiusi dentro bare di legno, verso Agrigento. Nell’ottobre 2013 la morte nel Mediterraneo ha preso una forma precisa. L’ostinazione del mare nel restituire

tutti i corpi del naufragio dell’Isola dei conigli ci ha costretti a prendere coscienza. Per me il Comitato 3 ottobre nasce in quel preciso momento, una risposta al mare e a quelle mani bianche che sembravano chiedere aiuto. È l’inizio di un impegno condiviso tra vecchi amici di Lampedusa: cronisti,

Le iniziative del Comitato 3 ottobre in ricordo della strage di un anno fa Ore 8 pittura cubi frangiflutti - i ragazzi del liceo di Lampedusa insieme ai superstiti dipingeranno i cubi frangiflutti del molo Favaloro e, nello stesso momento, verranno dipinti gli stessi cubi dello Scalo Vecchio di Linosa Ore 9 realizzazione murales sul muro di fronte l’attuale sede del Municipio, d’accordo con il Comune, sarà realizzato un murales a più mani. Alla realizzazione di questa opera parteciperà Adal, il fratello di una delle vittime del naufragio, la cui storia è raccontata nel reportage La neve, la prima volta Ore 11 flash mob - verrà realizzato un flash mob al centro del paese, con la regia di Dagmawi Yimer, che coinvolgerà 368 donne, uomini e bambini che utilizzeranno dei drappi bianchi. Lo scopo è quello di restituire a tutte le vittime, individualmente considerate, la dovuta rilevanza e attenzione, trasmettendo a quanti parteciperanno o assisteranno la consapevolezza dell’immensità della tragedia che è costata la vita a 368 persone. Le immagini del flashmob verranno poi montate per realizzare un video da inviare al Parlamento Europeo a sostegno della campagna per l’istituzione della Giornata della Memoria e dell’Accoglienza europea e divulgato in rete Ore 12,30 corona di fiori e lapide

sul relitto - in mare, sul luogo del naufragio verrà lasciata una corona di fiori con la collaborazione di una flottiglia di imbarcazioni, tra cui le motovedette della Capitaneria di porto e della Guardia di finanza, insieme alle barche dei pescatori che hanno soccorso i naufraghi. I sommozzatori della Cp deporranno sul fondo del mare, accanto al relitto, una lapide sulla quale saranno impresse le impronte delle mani dei superstiti e dei soccorritori Ore 17,30 marcia - L’isola sarà attraversata da un corteo, a cui parteciperanno i cittadini di Lampedusa, i superstiti ed i familiari delle vittime, i volontari, gli operatori del soccorso e quelli delle associazioni umanitarie. Partirà da via Roma fino a raggiungere la Porta d’Europa Ore 19 lanterne - I superstiti ed i familiari delle vittime libereranno in cielo 368 lanterne, una per ciascuna vittima del naufragio dell’isola dei Conigli Per consultare tutto il programma www.festivalsabirlampedusa.it

mediatori culturali e uomini di mare. Abbiamo scritto una proposta di legge per fare del 3 ottobre la Giornata della memoria e dell’accoglienza e abbiamo iniziato a costruire una rete attorno a quella giornata, per andare nelle scuole a spiegare che chi sceglie di affrontare una probabile morte in mare fugge da morte certa nel Paese dal quale proviene. Per dire che alla parola accoglienza dobbiamo restituire dignità e significato. Ad altre parole vogliamo ridare senso. La parola ‘emergenza’, inadeguata a descrivere un evento previsto e annunciato con grande anticipo. La parola ‘funerale’ con cui è stata chiamata la cerimonia di Agrigento, che doveva celebrare quei morti ma ha celebrato la dittatura dalla quale stavano scappando. La parola ‘identificazione’, negata ai corpi sepolti sotto un numero, oltre la metà senza essere riconosciuti. I ‘mai più’ pronunciati a Lampedusa, invece, si trasformano oggi nell’annuncio di chiusura di Mare Nostrum, la più grande operazione di salvataggio mai realizzata. Torneremo al passato, quando i morti nel Mediterraneo erano gli stessi di oggi, ma nessuno vedeva barconi capovolti e corpi spinti dalle onde. Mare Nostrum ne ha salvati oltre 100mila e ci ha consentito di contare 2mila morti dall’inizio dell’anno. Di fronte a questi numeri ci sono altre parole che andrebbero gridate ma che pochi pronunciano: corridoi umanitari. II Comitato 3 ottobre vuole affermarle nella prima Giornata della memoria e dell’accoglienza che stiamo organizzando assieme al sindaco di Lampedusa all’interno del festival Sabir. Una giornata dedicata ai superstiti e ai familiari delle vittime, alle loro storie e alle loro domande ancora senza risposta.


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migranti

Altre centinaia di morti inghiottiti dal più grande cimitero a cielo aperto Una tragedia umanitaria che richiede un intervento immediato da parte dei governi europei e italiano

Aumentano ogni giorno i morti nel Mediterraneo, ormai diventato il più grande cimitero a cielo aperto. Più di 800 solo negli ultimi giorni le vittime di naufragi di barconi al largo della Libia, di Malta e dell’Egitto. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, quello avvenuto la scorsa settimana 300 miglia a sud est di Malta, con quasi 500 morti, sarebbe il naufragio più grave avvenuto negli ultimi anni. In base alle testimonianze di due superstiti – due giovani palestinesi fuggiti dai bombardamenti israeliani su Gaza - a causare l’incidente sarebbero stati gli stessi scafisti: al rifiuto dei migranti di spostarsi su un’altra imbarcazione, più piccola e precaria, gli scafisti, che viaggiavano su un altro natante, avrebbero speronato la barca dei migranti, facendola affondare. Mentre l’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu (Unhcr) stimava nei giorni

scorsi 2500 morti dall’inizio dell’anno, di cui 2200 solo dall’inizio di giugno. E se nel 2013 l’Unhcr registrava 51 milioni di persone in fuga nel mondo, il numero più alto dalla seconda guerra mondiale, nel 2014 questo numero sarà di sicuro superato, con nove milioni di persone in fuga all’interno e verso l’esterno della Siria, in Ucraina e in Iraq. Numeri impressionanti, che sembrano però non essere sufficienti a far cambiare idea ai governanti europei né a quelli italiani, che non sanno fare altro che restare a guardare, incapaci di trovare soluzioni politiche che possano mettere finalmente fine al traffico di esseri umani. Ci chiediamo allora quale debba essere il numero di morti che convincerà l’Unione Europea a assumersi le proprie responsabilità e consentire finalmente ai profughi un accesso sicuro alle nostre frontiere. C’è un limite oltre il quale si accende l’u-

L’Italia sono anch’io: ‘Basta annunci, approvare la riforma’ Alla Camera riparte la discussione sulla riforma della legge «Dopo i ripetuti annunci effettuati da rappresentanti del Governo e del Parlamento nel corso degli ultimi anni, è giunto il momento di approvare una riforma che si ponga come obiettivo prioritario la facilitazione del riconoscimento della cittadinanza ai cittadini stranieri, minori nati e/o cresciuti in Italia e gli adulti che vivono stabilmente nel nostro paese» - lo sottolinea in una nota la campagna L’Italia sono anch’io che è stata audita la scorsa settimana alla Camera. Il 6 marzo 2012 sono state depositate alla Camera due proposte di legge di iniziativa popolare per la riforma della legge sulla cittadinanza e l’introduzione del diritto di voto attivo e passivo alle elezioni amministrative per i cittadini stranieri non comunitari. «L’audizione è avvenuta dopo ben due anni e mezzo dal deposito di una proposta che oltre ad essere sottoscritta da più di 200mila cittadini ha coinvolto oltre 100 comitati locali in una campagna di sensibilizzazione capillare e diffusa su tutto il territorio nazionale sul tema dei

diritti di cittadinanza» spiega la nota. La campagna ha anche rivolto alla I Commissione Affari Costituzionali due richieste: il coinvolgimento della campagna nell’intero iter parlamentare del progetto di riforma e la promozione di iniziative che sollecitino una maggiore trasparenza dei dati relativi alle istanze di cittadinanza pendenti presso il Ministero dell’Interno. L’Italia sono anch’io ha inoltre ricordato che per una piena applicazione dell’art.3 della Costituzione che garantisce il principio di eguaglianza, la riforma della cittadinanza dovrebbe essere accompagnata da una legge che riconosca il diritto di voto attivo e passivo ai cittadini stabilmente presenti nel nostro paese da 5 anni. Ciò consentirebbe di colmare quella distanza tra il paese formale e quello reale (4,9 milioni i cittadini stranieri nel nostro paese) che attualmente priva una significativa parte dei cittadini residenti della possibilità di partecipare alle decisioni che riguardano la comunità di appartenenza. www.litaliasonoanchio.it

manità dei governi e si capisce che bisogna farsi carico di aprire canali d’ingresso sicuri per chi fugge dalle guerre, che si sono moltiplicate negli ultimi mesi? Ce lo chiediamo mentre siamo costretti a guardare immagini di morti che affiorano a due passi dalla nostra porta. E aspettiamo che il silenzio assordante venga interrotto da scelte concrete e giuste e non da lacrime di coccodrillo o parole al vento.

Alunni stranieri, nasce l’Osservatorio nazionale Nasce l’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’intercultura, istituito con apposito decreto dal Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca). L’obiettivo dell’Osservatorio sarà quello di «individuare soluzioni per un effettivo adeguamento delle politiche di integrazione scolastiche alle reali esigenze di una società sempre più multiculturale e in costante trasformazione». Presieduto dal Ministro o dal Sottosegretario con delega all’integrazione, sarà composto da esperti del mondo accademico, dirigenti scolastici, rappresentanti degli istituti di ricerca, associazioni ed enti impegnati nei percorsi finalizzati alla promozione dell’intercultura e dell’inserimento degli alunni stranieri. Il decreto arriva all’indomani del caso di Pratola Peligna, paese di settemila abitanti in provincia de L’Aquila. Nella scuola elementare del paese, le lezioni sono iniziate all’insegna delle divisione: tutti i neo-alunni di cittadinanza non italiana sono stati inseriti in una sola classe prima, lasciando così nell’altra sezione unicamente i bambini italiani. Una situazione inaccettabile per il nuovo preside: «La presenza di bambini stranieri all’interno delle classi deve essere equilibrata, la scuola è il luogo principe dell’educazione e non è tollerabile alcuna forma di razzismo» ha dichiarato, modificando la composizione delle classi. L’episodio di Pratola è solo l’ultimo di una serie e palesa le difficoltà con cui le istituzione scolastiche rispondono alla presenza nelle scuole italiane di alunni di origine straniera e ai cambiamenti che stanno avvenendo nelle classi, così come nell’intera società.


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cultura

Musica, un bilancio tra provvedimenti legislativi e novità in vista dell’autunno di Carlo Testini

Disoccupazione che cresce, percentuali altissime di giovani inoccupati e inattivi, recessione conclamata, un quadro europeo ed internazionale che non aiuta. Il nostro Paese è davvero in grande difficoltà. Le scelte del governo su dove investire risorse e tagliare di meno sono ancora poco chiare. Si sta già lavorando sul documento di programmazione economica che definirà la politica economica del prossimo anno e che dovrà avere necessariamente il lasciapassare della Commissione Europea. In questo quadro si muovono i tanti soggetti del mondo della musica: imprese, organizzatori, no profit culturale, artisti. Se da una parte sembra crescere a buon ritmo l’utenza dello streaming audio e video, dall’altra parte non si riescono a coprire i mancati introiti dovuti alla diminuzione delle vendite dei supporti audio tradizionali. Il settore della musica live

che doveva sopperire alla contrazione degli introiti degli artisti derivanti dalla vendita di cd e affini, sta soffrendo non poco la diminuzione dei consumi delle famiglie, l’aumento dei costi di gestione, l’omologazione della domanda e, per finire, una stagione meteorologica che certo non ha aiutato la partecipazione agli eventi all’aperto. Sul fronte della raccolta dei proventi del diritto d’autore, il bilancio Siae parla chiaro. Continua la forte diminuzione degli ultimi anni che si spera venga compensata da una parte con operazioni finanziarie dell’ente e dall’altra con l’aumento degli introiti da ‘copia privata’ derivanti dai recentissimi provvedimenti del governo. Il 2014 sarà un anno cruciale per capire se Siae è economicamente sostenibile o meno. La buona notizia è che nell’ultimo anno si sono votati alcuni provvedimenti legislativi che fanno sperare che il comparto

Dal 3 al 5 ottobre Internazionale a Ferrara Dal 3 al 5 ottobre torna Internazionale a Ferrara, il festival di giornalismo organizzato dal settimanale Internazionale, promosso tra gli altri anche da Arci Ferrara e giunto alla sua ottava edizione. Un weekend di incontri, dibattiti, spettacoli e proiezioni con grandi ospiti da tutto il mondo. Filo conduttore di questa edizione l’informazione: giornalismo d’inchiesta, giornalismo economico e giornalismo narrativo saranno analizzati sotto diversi punti di vista. A Internazionale a Ferrara si parla anche di diritti e diversità: omosessualità, aborto e violenza sulle donne, e verrà affrontato anche il tema dei diritti degli immigrati. Non mancherà l’attualità italiana, ma soprattutto quella internazionale. E ancora: economia, lavoro, cultura, letteratura e cibo. Nel 2014 il premio Anna Politkovskaja per il giornalismo d’inchiesta sarà consegnato alla giornalista e attivista siriana Maisa Saleh, che ha preso parte alle proteste pacifiche contro il governo siriano. Nel 2013 è stata arrestata dalle forze del regime. Tornano i grandi documentari inediti

di Mondovisioni a cura di CineAgenzia e la rassegna di audiodocumentari Mondoascolti a cura di Jonathan Zenti e Audiodoc. Appuntamento con Mondocinema, la nuova rassegna di cinema d’autore, a cura di Francesco Boille. Anche quest’anno si rinnova l’appuntamento con i workshop, le presentazioni di libri e gli spazi dedicati ai più piccoli a cura di Teresa Sdralevich. Alcuni degli incontri saranno tradotti nella lingua dei segni italiana (lis), per integrare e migliorare i servizi offerti alle persone diversamente abili. Internazionale a Ferrara è un festival accessibile a tutti, senza barriere architettoniche. www.internazionale.it/festival

della musica sia finalmente tra i settori che Parlamento e governo vogliono sostenere per tentare di rilanciare il settore della Cultura e farne uno dei settori cardine per il rilancio del Paese. Si è finalmente messo mano ai regolamenti del FUS, il fondo unico dello spettacolo, che hanno introdotto alcune (a nostro avviso, piccole) utili innovazioni, si sta lavorando anche insieme all’Anci (i comuni) sulla semplificazione amministrativa per gli eventi di musica dal vivo, c’è la volontà di rafforzare la formazione musicale nelle scuole anche con il supporto di soggetti esterni al mondo dell’istruzione. Diverse sono le proposte di legge che cercano di proporre innovazioni nell’ambito della gestione del diritto d’autore che ha un ruolo determinante proprio nei periodi di ‘vacche magre’. Senza dimenticare che proprio in questi mesi si sta mettendo mano al contratto di servizio tra Rai e Stato che potrebbe prevedere vincoli più stringenti per la promozione di musica emergente e prodotta in Italia. Ma è evidente che c’è bisogno anche di altro: dare gambe a provvedimenti che aiutano a rigenerare spazi urbani da destinare ad esperienze culturali associative e d’impresa, la diminuzione dell’iva sulle spese accessorie del live, defiscalizzazione di spese che i cittadini sostengono per la formazione musicale dei giovani e per il sostegno di progetti musicali tramite le piattaforme di crowdfunding. Come tenere insieme tutte queste proposte in un disegno organico? Come non disperdere le energie su troppi fronti e scegliere i provvedimenti più urgenti? Due ci sembrano le strade da seguire. La prima è quella che abbiamo da sempre seguito: un costante confronto con tutti gli attori di questo vasto mondo costruendo un’alleanza forte su obiettivi concreti. La seconda è l’interlocuzione con l’intergruppo dei parlamentari per la Musica che si è costituito il 21 giugno di quest’anno e che si sta muovendo con determinazione per portare a casa risultati. Due i prossimi importanti appuntamenti pubblici di confronto con senatori e deputati: il 27 settembre al MEI di Faenza e il 25 ottobre al nostro Viva il Live a Mantova. Ci vediamo lì.


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scuola

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#sbloccacontratto

La raccolta firme promossa dai sindacati della scuola per chiedere il rinnovo dei contratti

Rinnovo del contratto, continuità per gli scatti di anzianità e investimenti in istruzione sono i temi alla base della campagna promossa da Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda e lanciata attraverso la petizione #sbloccacontratto. La valorizzazione dei lavoratori - questa la denuncia che la raccolta firme si propone di fare emergere - si fa con risorse aggiuntive e logiche diverse rispetto a quelle del piano governativo che vorrebbe togliere gli scatti al 34% della categoria per ridistribuirlo, fra tre anni, solo al 66%. Una scelta quest’ultima che divide e che comporta un taglio complessivo degli stipendi, altro che riconoscimento del valore del lavoro di chi ogni giorno fa funzionare la scuola. Una situazione che aggraverà la situazione economica non certo rosea dei docenti che guadagnano in media il 30% in meno rispetto ai loro colleghi europei e metà di quelli tedeschi. A dimostrazione della

rinnovata centralità politica del salario degli insegnanti - sul quale il governo Renzi intende realizzare il suo progetto di austerità e spending review - si può citare anche una previsione della Gilda. Un docente che, a settembre 2016, entrerà nella classe di anzianità ‘21’, dovrà attendere il 2018 per ottenere di avere il miniscatto da 60 euro promesso da Renzi in base al suo merito. E il 2021 per ottenerne altri 60. Ma sempre che rientri nella quota prestabilita in maniera arbitraria del 66% dei docenti meritevoli. Nel frattempo avrà perso oltre 5mila euro tra il 2016 e il 2021 (120 euro al mese dal 2016 al 2018 e 60 euro al mese dal 2018 al 2021). Se, invece, non avrà maturato gli ‘scatti di competenza’ perderà una cifra ancora superiore. Il risparmio così realizzato dal governo sul suo salario verrà giustificato in base alla meritocrazia, intesa come una forma di giustizia trascendentale inappellabile, e non per quello che è

concretamente: l’esproprio del valore del lavoro di un insegnante da parte dello Stato. La campagna dei lavoratori della scuola è partita con la raccolta di migliaia di firme che saranno consegnate alla Presidenza del Consiglio. La consultazione non sarà online ma con centinaia di assemblee nei luoghi di lavoro e iniziative con associazioni, movimenti, istituzioni. Seguiranno altre forme di mobilitazione, sia unitarie sia congiunte con le altre categorie del pubblico impiego, tra cui una grande manifestazione in piazza. I sindacati fanno appello alle lavoratrici e ai lavoratori della scuola perché li sostengano in questo percorso di mobilitazione, per dare una risposta forte e corale all’altezza della situazione. Per informazioni: www.flcgil.it/scuola Per inviare le firme raccolte: organizzazione@flcgil.it

Scuola, con i tagli alla spesa pubblica studenti sempre meno preparati Il rapporto Ocse ‘Uno sguardo sull’istruzione’ In Italia si investe poco (e male), e si vede: maglia nera tra i Paesi industrializzati per la spesa per la scuola, a cui dedica appena il 4,7% del Prodotto interno lordo, mentre la percentuale dei senza diploma (28%) è la terza più alta dell’Ocse, dopo Portogallo e Spagna. È quanto rivela lo studio dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) Uno sguardo sull’istruzione, un’analisi che impietosamente dimostra come aver tagliato drasticamente negli ultimi dieci anni la spesa pubblica per l’istruzione - soprattutto quella universitaria abbia prodotto risultati devastanti nell’accrescimento culturale delle nuove generazioni. Se nell’insieme la spesa per studenti della scuola dell’infanzia e primaria è in linea con la media Ocse (8.448 dollari contro 8.296), quella per studente della secondaria è inferiore del 7% (8.585 dollari contro 9.280), e per gli studenti universitari è addirittura del 28% più bassa (9.990 dollari contro i 13.958 della media dei Paesi indu-

strializzati). La situazione economica delle famiglie, poi, ha dato la batosta finale: solo il 47% dei 18enni si avvia ad iscriversi a un ateneo, contro il 51% del 2008, allargando quindi le distanze sia rispetto alla media Ocse che ai 20 Paesi del G20, dove il tasso di iscrizione è del 58%. E se si vanno a prendere in considerazione le competenze, più che i titoli, la conclusione è più o meno la stessa: i 25-34enni italiani hanno il livello più basso dell’Ocse nella comprensione di un testo scritto e sono al penultimo posto per le competenze matematiche.

Allo stesso tempo, in media, i tassi di disoccupazione e di inattività dei giovani adulti sono aumentati: nel 2012, quasi un giovane (20-24 anni) su tre non lavorava e non era iscritto a nessun corso di studi. In confronto, nello stesso anno nei Paesi Bassi solo il 7% dei giovani 20-24enni non studiava e non lavorava, in Austria e Germania l’11%. «Tutto lascia pensare che l’università e la scuola non siano viste dai ragazzi e dalle loro famiglie come un aiuto per migliorare la posizione sul mercato del lavoro, ma come parte del problema», spiega Francesco Avvisati, autore della nota sulla parte del rapporto dedicata all’Italia. Colpa anche di una classe di insegnanti attempati, mal pagati e mal utilizzati? Forse. Nonostante infatti il nostro Paese spenda ben l’80% delle risorse per gli stipendi dei docenti e del resto dello staff scolastico, la retribuzione degli insegnanti in termini reali è calata del 2% tra il 2008 e il 2012 (+0,9% media Ocse) e l’Italia è al 22esimo posto su 34 Paesi.


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economia/società

Siamo in fondo alla classifica per l’indice di giustizia sociale In Italia le misure d’austerità imposte dagli imperativi di risanamento dei conti sovrani e di salvataggio dell’euro hanno pesantemente aggravato le disuguaglianze sociali e le ingiustizie e raddoppiato il numero dei poveri: il 12,4% del totale della popolazione. E quanto a inclusione sociale, cioè alla capacità di inserire le persone nella vita sociale e lavorativa normale, il nostro paese è sceso al 24esimo posto sui 28 paesi dell’Unione europea. Soltanto l’Ungheria dell’autoritarismo nazionalista del premier Viktor Orbàn, la Romania, la Bulgaria (cioè il più povero dei paesi dell’Unione europea) e la Grecia stremata dall’iperindebitamento e dalle draconiane misure di rigore imposte dalla Troika, stanno peggio di noi. Lo afferma la fondazione Bertelsmann, l’influente centro studi legato alla grande azienda editoriale tedesca, nel suo rapporto pubblicato nei giorni scorsi. Gli italiani poveri, cioè «costretti a pesanti

Bertelsmann sottolinea che la situazione è in peggioramento nell’intero vecchio continente: «Le rigide politiche di austerità portate avanti durante la crisi, e le riforme strutturali miranti alla stabilizzazione economica e dei conti pubblici, hanno avuto nella maggior parte dei casi effetti negativi sulla giustizia sociale».

privazioni materiali », scrive il rapporto, sono quasi raddoppiati dall’inizio della crisi economica, passando dal 6,8% della popolazione nel 2007 al 12,4 nel 2013. Lo studio pone l’Italia, appunto, al poco invidiabile 24esimo posto per inclusione sociale. Ai vertici della classifica sono invece paesi del Nord Europa, cioè Svezia, Finlandia e Danimarca. L’Italia è al penultimo posto per giustizia intergenerazionale e al primo posto per quota di neet, ossia i giovani che non lavorano e non studiano. Il rapporto della fondazione

Raddoppiato il numero di bambini poveri Crescono, vivono al nord come a sud, formano un esercito senza nome di cui poco si sa. Sono i bambini poveri e l’unica cosa certa è che in due anni sono raddoppiati: su un totale di circa 10 milioni (erano 723mila nel 2011) sono saliti a 1 milione 434mila nel 2013. E dal 2012 al 2013 sono cresciuti di oltre il 30%. Le cifre dell’ultima rilevazione Istat indicano quelli che si trovano in uno stato di ‘povertà assoluta’, ovvero che si trovano nella «incapacità di acquisire i beni e i servizi necessari a raggiungere uno standard di vita minimo accettabile nel contesto di appartenenza», come mangiare carne o pesce tutti i giorni, possedere libri o giochi adatti alla loro età o avere uno spazio adeguato per fare i compiti. Le loro storie sono tutte diverse e tutte uguali: chi è finito in una casa famiglia dopo uno sfratto, chi lascia gli studi, chi sta tutto il giorno in casa davanti alla tv e mangia solo pizza e patatine. Ma ce ne sono molti altri, a cui la crisi ha tolto molte cose che è difficile definire superflue: la possibilità di fare sport, di andare in vacanza, di fare una gita scolastica o peggio, di proseguire gli

studi. Sono i poveri della porta accanto, svantaggiati ma non in modo vistoso, a cui la famiglia continua a dare una vita apparentemente dignitosa ma che nasconde molti vuoti, ragazzi a cui può bastare poco per passare il confine della povertà definitiva. Ma chi sono i bambini poveri? Sono i figli delle famiglie numerose che non arrivano a fine mese, i bambini degli immigrati senza lavoro e spesso senza casa, delle madri single che si arrangiano, dei genitori separati. O sono i figli delle coppie giovani, con lavori precari, famiglie dove l’arrivo di un bambino mette in crisi il bilancio familiare. La maggior parte ha difficoltà a scuola, scarsa socializzazione, non va in vacanza o solo con le organizzazioni religiose. Tra i desideri che elencano c’è «andare allo stadio», «poter fare tardi la sera», «un cellulare nuovo», «una casa». Microdesideri. «Per conquistare un futuro bisogna prima sognarlo», scrive la poetessa Marge Piercy, ma per molti bambini sognare è un lusso, c’è solo da vivere il presente, il quotidiano, giorno per giorno.

Le buone pratiche di Banca Etica nel rapporto sugli investimenti ad alto impatto sociale Banca Etica ha partecipato ai lavori della taskforce italiana sugli investimenti ad alto impatto sociale. Gruppi di lavoro analoghi sono stati creati in tutti i Paesi del G8 su impulso del premier britannico David Cameron che ha lanciato la proposta durante il summit del 2013. Lunedì 15 settembre è stato presentato in tutti i Paesi membri il rapporto internazionale e i singoli rapporti nazionali che aspirano a conoscere e comprendere le esperienze di finanza al servizio del bene comune anche al fine di elaborare strategie per il sostegno alla crescita di queste iniziative. «Per noi che abbiamo costruito Banca Etica a partire dai primi anni ’90 è una soddisfazione vedere che i temi dell’utilizzo a scopo sociale della finanza sono entrati nelle agende di politica economica dei Governi e degli organismi sovranazionali, come il G8 – dice Ugo Biggeri, presidente di Banca Etica ed Etica sgr -auspichiamo che a questo primo lavoro di ricognizione delle esperienze in corso si aggiungano quanto prima scelte politiche precise: come l’introduzione di una seria tassa sulle transazioni finanziarie speculative; una regolamentazione chiara che semplifichi il microcredito; la modifiche di alcune delle norme internazionali che regolano l’attività bancaria e che attualmente penalizzano proprio chi vuole dare credito alle imprese sociali e orientate al bene comune». www.bancaetica.it


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‘Premio Impatto Zero’ Iscrizioni fino al 30 settembre

Il concorso premia le buone pratiche green di cittadini, associazioni e cooperative C’è tempo fino a martedì 30 settembre per iscriversi alla quarta edizione del Premio Impatto Zero, iniziativa di Arci che promuove e valorizza le buone pratiche sostenibili di cittadini, associazioni e cooperative: scelte di vita e comportamenti ecologicamente virtuosi che riducono lo sfruttamento di risorse, le emissioni, i rifiuti e contribuiscono a diffondere la cultura della sostenibilità, migliorando così anche la qualità della vita della comunità. Nato a Padova nel 2011 e cresciuto fino a raggiungere il livello nazionale, il Premio

è promosso e organizzato da Arci, con il contributo di AcegasApsAmga-Società del Gruppo Hera, in collaborazione con Legambiente nazionale, Coordinamento Agende 21 Locali Italiane, Progetto Life+Eco Courts, Legacoop Veneto, Centri Servizi Volontariato di Padova, Verona, Vicenza, Rovigo, Treviso e Belluno, Confcooperative Padova, e con il patrocinio di Expo Milano 2015, Ministero dell’Ambiente e Comune di Padova. È possibile candidarsi raccontando la propria buona pratica e iscrivendosi al sito www.premioimpattozero.it. Un focus specifico sarà dedicato quest’anno alle pratiche di consumo collaborativo e condiviso che vedono sempre maggiore adesione e diffusione anche in Italia, come

il car e bike sharing, il car pooling, lo swapping, i gruppi di acquisto solidale. Sono quattro le categorie in concorso: ‘sharing economy’, appunto (condivisione di beni e servizi nella vita quotidiana: acquisti di prodotti materiali; esperienze aggregative per le risorse energetiche e beni comuni, scambio/baratto; ideazione, creazione e utilizzo di servizi per la mobilità, il lavoro, la finanza, il tempo libero; l’utilizzo di spazi e beni immobili); ‘tecno_green’ (ideazione e gestione di media e nuovi strumenti comunicativi per diffondere la cultura della sostenibilità come blog e siti, app, social network….); ‘savethefood’ (last minute market, progetti per il recupero e la ridistribuzione di eccedenze alimentari e di solidarietà sociale…); ‘vivo verde’ (pratiche quotidiane e scelte di vita ecocompatibili come autoproduzione, acquisto di alimenti da filiera corta, turismo e mobilità sostenibili, riciclo e riuso, mercato dell’usato…). Il concorso suddivide i premi, e quindi le candidature, tra le categorie Veneto e Italia; i riconoscimenti saranno assegnati da un’apposita commissione composta da esperti e rappresentanti istituzionali e dai promotori del Premio. Saranno decisivi nella scelta: l’originalità e la creatività, il minor impatto ambientale, l’efficacia della promozione della sostenibilità, l’esportabilità delle prassi ad altre realtà del territorio, il miglioramento della vita sociale e gli apprezzamenti ottenuti tramite le votazioni online. In palio, buoni sconto per l’acquisto di bici elettriche, forniture di prodotti biologici, cena al ristorante, selle eco friendly per bicicletta, e molto altro ancora… padova@arci.it

Esperimento di quartiere con il Fuzzy Simulazione, gioco, laboratorio dei sogni: un esperimento di ‘rigenerazione urbana partecipata’, proposto dal circolo Arci Fuzzy, dall’1 al 5 ottobre nel quartiere Valletta Valsecchi a Mantova. Già candidato al concorso di idee lanciato da Provincia, Camera di commercio e Fondazione Cariplo, il progetto ha meritato una menzione e, successivamente, è stato condiviso con alcune tra le altre associazioni in gara, ottenendo un finanziamento. «L’intento è quello di creare un teatro nella piazza di via Ariosto che ha questa sembianza

di abbandono, offrendo una possibilità di riscatto flessibile» spiega Antonia Araldi, architetto e presidente del circolo Fuzzy. L’esperimento prevede anche un ‘laboratorio di scambio di conoscenza’, con un gran finale in programma per domenica 5 ottobre, con la pennellata di colore del mercatino del broccante. Chi volesse farsi avanti, mettendo a disposizione braccia o idee, può scrivere a info@arcifuzzy.it oppure presentarsi direttamente all’incontro in agenda il 19 settembre, ore 19, nella sede del Fuzzy (in via Goldoni 2).

daiterritori

in più Torneo antirazzista CATANIA Arci Catania, in collabora-

zione con Aleph, Centro Astalli di Catania, Catania Bene Comune e Mediterraneo Antirazzista di Palermo, organizza il torneo antirazzista di calcio a 5 per giovani e adulti in piazza Carlo Alberto. Obiettivo della manifestazione è la promozione delle relazioni interculturali tra le diverse componenti che abitano nella città metropolitana, provando a mettere in discussione le dicotomie centro/periferia ed inclusione/esclusione. Per iscriversi rivolgersi ad ArciCatania entro lunedì 22 settembre. catania@arci.it

FESTA DELLA MULTICULTURA CIVITAVECCHIA Arci Civitavec-

chia promuove, dal 20 al 24 settembre, la Festa della Multicultura, manifestazione che ha lo scopo di far conoscere le varie culture del mondo per far capire che ogni diversità è anche una ricchezza. Si alterneranno sul palco nomi importanti, quali Badara Seck, Giobbe Covatta, ma anche tanti altri che hanno voluto dare un contributo alla manifestazione. Ci saranno testimonianze di ragazzi del progetto Sprar, laboratori artistici, dibattiti, videoproiezioni, degustazione di cibi etnici, teatrino delle marionette e laboratorio creativo di costruzione di giochi e strumenti etnici per i più piccoli. fb Arci Civitavecchia

tavola rotonda al carroponte MILANO Il 21 settembre alle 19.45

al Carroponte si terrà la tavola rotonda Le donne nella musica di oggi tra emancipazione e mercificazione. Un incontro che verterà sul tema delle donne come produttrici o prodotto del mercato musicale di oggi, sull’immagine e rappresentazione dei nuovi ‘idoli’ musicali femminili, sulla ricezione degli stereotipi femminili da parte delle nuove generazioni e sulle loro conseguenze sociali. Ne discuteranno con il pubblico la professoressa Carmen Leccardi che farà una relazione sugli stereotipi di genere, il professor Claudio Sottocornola con un intervento dal titolo Per una ermeneutica diacronica del femminile nella canzone popolare italiana dagli anni ‘50 ad oggi, la dottoressa Maria Sara Cetraro che farà un intervento sull’immagine delle donne nei videoclip musicali. Modera Sabrina Astolfi. fb Carroponte


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daiterritori

‘Una disperata vitalità’ la rassegna di Arci Xanadù dedicata a Pier Paolo Pasolini Una disperata vitalità. Sulle tracce di Pier Paolo Pasolini tra cinema, musica e poesia è il titolo della rassegna promossa dall’Arci Xanadù di Como dedicata all’arte e al pensiero di Pier Paolo Pasolini. Per la prima volta a Como una rassegna pasoliniana, un grande omaggio ad un grande intellettuale il cui messaggio rimane, a distanza di quasi quarant’anni dalla sua tragica morte, ancora attualissimo. Una mostra al Broletto, una serie di proiezioni e incontri e un reading con Moni Ovadia proporranno al pubblico un ritratto del Pasolini pensatore e artista eclettico, del Pasolini regista e scrittore, del Pasolini provocatore e ‘immorale’, del Pasolini critico e poeta. La rassegna vuole ridare voce ad un personaggio scomodo e controcorrente che seppe mettere in luce con ‘disperata vitalità’ le contraddizioni e i conflitti del suo tempo - che è anche, ancora, il nostro tempo - e che seppe descrivere e interpretare le bellezze e gli orrori di un’Italia in trasformazione. La mostra L’Oriente di Pasolini, Il fiore delle mille e una notte nelle fotografie di Roberto Villa aprirà la rassegna venerdì 19 settembre alle 18:30 al Broletto di Como in piazza del Duomo. Sarà presente Roberto Villa, che racconterà la propria esperienza sul set del film e guiderà il pubblico alla scoperta delle fotografie esposte. La mostra sarà visitabile fino al 12 ottobre dal martedì al venerdì dalle 15 alle 20, sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 21; ingresso 3 euro. Tra gli altri eventi, in programma fino al 30 ottobre, ci saranno le proiezioni di alcuni dei film più importanti di Pasolini: mercoledì 8 ottobre allo Spazio Gloria proiezione per le scuole di Comizi d’amore, film inchiesta su argomenti considerati tabù , come il significato del sesso, il divorzio, la prostituzione; il 30 ottobre quella di Uccellacci e uccellini, a cui parteciperà Ninetto Davoli, grande amico di Pasolini e interprete di molti dei suoi film. Il 10 ottobre ci sarà il reading a cura di Moni Ovadia, che leggerà gli Scritti Corsari che Pasolini aveva pubblicato sui principali quotidiani italiani, con le musiche di Maurizio Dehò e Nadio Marenco. La rassegna è organizzata dal Circolo Arci Xanadù, con il patrocinio ed il contributo del Comune di Como, il patrocinio del comune di Roma ed il contributo di Regione Lombardia. La rassegna è parte del progetto L’Albero del cinema di Arci Xanadù, Ecoinformazioni e associazione I Lunedì del cinema, realizzato con il contributo di Regione Lombardia. www.spaziogloria.it

Una sala dedicata a Giorgio Garrè Il 26 settembre alle 17.30 al Cinema-Teatro Albatros, a Genova, si terrà la cerimonia di intitolazione della sala intitolata a Giorgio Garrè, appassionato cinefilo e grande operatore culturale genovese, nonché figura di spicco dell’associazionismo cittadino. Mancato nel gennaio 2010, scopre l’amore per il cinema negli anni della Compagnia Unica dove lavorava come contabile. Questo amore lo porta a diventare uno dei protagonisti della vita culturale genovese, con coraggio, intuito e soprattutto quel talento per «capire cosa piace al pubblico» in anticipo sui tempi. Le tappe sono il teatro politico alla Chiamata del Porto, i gloriosi anni del Cinema nel Roseto, l’instancabile lavoro nell’Arci e del Decentramento Culturale, il Premio Germi. L’iniziativa è promossa da Arci Genova e Arci Liguria, in collaborazione con il Dopolavoro Ferroviario di Genova e con il patrocinio del Municipio V Val Polcevera. Partecipano Ugo Sposetti, presidente dell’Associazione Enrico Berlinguer; Massimo Degrandi, già presidente nazionale Ucca; Iole Muruni, presidente del Municipio V Val Polcevera. Introduce Sandra Bettio, Arci Genova. Dopo una breve cerimonia di ricordo, verrà proiettato il film di Walter Veltroni dedicato alla figura di Enrico Berlinguer Quando c’era Berlinguer.

A Torino c’è Moving TTF Prende il via lunedì 22 settembre la terza edizione di Moving TFF. La manifestazione, ideata e coordinata da Altera e Centro di Cooperazione Culturale, realizzata in collaborazione con Ucca, Arci Torino, Museo Nazionale del Cinema e Torino Film Festival, si propone di offrire al pubblico torinese una anticipazione della prossima edizione del Torino Film Festival (21-29 novembre). Da lunedì 22 settembre fino a lunedì 17 novembre, nei circoli Arci Torino e in altri luoghi della città, si terranno più di 20 proiezioni di film e documentari. I temi principali trattati nelle opere in programma sono: carceri, con la collaborazione del Campus Luigi Einaudi dell’Università degli studi di Torino per la rassegna e-visione; Torino, con proiezioni e dibattiti nelle circoscrizioni 6 e 10 sul tema dello sviluppo urbano e delle trasformazioni sociali; ambiente, cui verrà dedicata una giornata al PAV (Parco d’Arte Vivente) con i fratelli Massimiliano e Gianluca De Serio. Si conferma quindi, dopo il successo delle passate edizioni, l’idea di promuovere e presentare la storia del Torino Film Festival in giro per la città. L’interesse delle 10 circoscrizioni cittadine è unanime, a testimonianza dell’attenzione, della vitalità e della volontà di fare rete. E, infatti, anche quest’anno sono state organizzate proiezioni, presentazioni, dibattiti ed eventi in tanti luoghi diversi di Torino: biblioteche, circoli, musei, librerie, università, piazze e cortili. L’ingresso alle proiezioni è gratuito con tessera Arci. www.arcipiemonte.it/torino


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culturascontata i tanti vantaggi della tessera Arci

w w w. a r c i / a s s o c i a r s i . i t a cura di Enzo Di Rienzo

Picasso e la modernità spagnola Firenze - Palazzo Strozzi, dal 20

settembre 2014 al 25 gennaio 2015.

La mostra accoglie circa 90 opere della produzione di Picasso e di altri artisti tra dipinti, sculture, disegni, incisioni e una ripresa cinematografica. Tra le opere esposte sono presenti celebri capolavori come il Ritratto di Dora Maar, la Testa di cavallo e Il pittore e la modella di Picasso, Siurana, il sentiero di Miró e inoltre i disegni, le incisioni e i dipinti preparatori di Picasso per il grande capolavoro Guernica, mai esposti in numero così elevato fuori dalla Spagna. www.palazzostrozzi.org

Henri Cartier Bresson Roma - Museo dell’Ara Pacis, dal 26

settembre 2014 al 6 gennaio 2015. La

mostra propone una nuova lettura dell’immenso corpus di immagini che CartierBresson ci ha lasciato coprendo l’intero percorso professionale del grande fotografo. Saranno esposte oltre 500 tra fotografie, disegni, dipinti, film e documenti, riunendo le più importanti icone ma anche le immagini meno conosciute del grande maestro. www.museiincomuneroma.it

Le chiavi di Roma. La città di Augusto Roma - Mercati di Traiano, dal 24

settembre 2014 al 12 aprile 2015. Il 23 settembre 2014, per il Bimillenario della morte del princeps, il mondo festeggerà Augusto con una mostra internazionale itinerane che toccherà le città di Roma, Sarajevo, Amsterdam e Alessandria d’Egitto. Al centro dell’esperienza museale, un percorso fatto di filmati, di sistemi di interazione naturale e applicazioni mobili, guiderà il visitatore a ripercorrere la storia romana. www.museiincomuneroma.it

Frida Kahlo e Diego Rivera Genova - Palazzo Ducale - Apparta-

mento del Doge, dal 20 settembre 2014 all’8 febbraio 2015. Nelle prestigiose sale

di Palazzo Ducale una grande mostra per presentare al pubblico il percorso artistico e biografico di una delle coppie più celebri dell’arte del Novecento. Una mostra che presenta oltre 120 opere con l’obiettivo di raccontare i legami segreti che unirono due artisti così profondamente differenti e quanto diversamente sia stata valutata la loro espressione artistica nel tempo. www.fridakahlogenova.it

società

Movimenti e organizzazioni sociali denunciano l’occupazione del Summit Onu sul clima di New York Movimenti e organizzazioni sociali come La Via Campesina, OilWatch International, Migrants Rights International, Attac France, Fairwatch e più di 330 organizzazioni in rappresentanza di oltre 200 milioni di persone in tutto il mondo, compresi piccoli produttori, popolazioni indigene, migranti, donne, attivisti per la giustizia climatica e ambientale, attivisti per l’acqua bene comune hanno pubblicamente denunciato l’occupazione da parte delle multinazionali del prossimo summit sul Clima ospitato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon che si terrà a New York il 23 settembre prossimo. In un documento unitario diffuso il 16 settembre, i promotori chiedono urgentemente un cambio radicale del sistema economico piuttosto che gli impegni volontari e basati sul mercato e i preoccupanti partenariati pubblico-privato che caratterizzano l’agenda del vertice, come il REDD+, la Climate-Smart Agriculture e la Sustainable energy for all initiative. Il documento indica 10 azioni concrete necessarie per prevenire il caos climatico che includono impegni vincolanti e immediati per tenere l’aumento della temperatura media al di sotto di 1.5°C. I movimenti sociali indicano come «false soluzioni» e azioni dannose le ricette proposte dalle grandi imprese invitate al Summit di New York dal Segretario Generale Ban Ki-Moon. «L’invadente presenza delle grandi imprese al summit di New York - spiega Alberto Zoratti, presidente dell’organizzazione italiana Fairwatch - sta diventando oramai uno scenario consueto nei negoziati Onu. Un’invadenza del privato che difende i propri interessi a svantaggio dei diritti delle comunità e dell’ambiente, come si evidenzia anche all’interno di negoziati come il TTIP dove la tutela degli investitori viene messa davanti persino alla sovranità legislativa dei Parlamenti nazionali». I promotori chiariscono che fermare il cambiamento climatico significa bloccare il regime di libero commercio neoliberista che promuove il principio di crescita infinita e di profitti infiniti per le grandi imprese transnazionali. I movimenti sociali chiedono uno stop ai negoziati segreti su libero commercio

e investimenti alla World Trade Organization (WTO), al TransAtlantic Trade and Investment Partnership Agreement (TTIP) in via di negoziato tra Unione Europea e Stati Uniti, al TransPacific Partnership Agreement (TPP), e agli altri accordi bilaterali, regionali e plurilaterali che cercano di mercificare tutti gli aspetti della vita e della natura. Il summit di New York è considerato una pietra miliare nel percorso verso la 21esima Conferenza delle Parti dell’Onu sul Cambiamento Climatico che si terrà a Parigi nel 2015, ma i movimenti sociali che promuovono il documento sottolineano che questo dovrà richiedere impegni legalmente vincolanti e un cambio profondo di sistema, piuttosto che lo scenario business as usual attualmente proposto. Il documento completo è su http://climatespace2013.wordpress.com

arcireport n. 29 | 18 settembre 2014 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Carlo Testini Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 21 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/


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