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Legge elettorale e riforma della politica + La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibili i due referendum sulla legge elettorale, tanto quello sull'abrogazione totale del ‘Porcellum’ quanto quello che ne chiedeva la cancellazione parziale. Non è una buona notizia, perché il referendum poteva essere lo strumento per scardinare quella legge voluta dal centrodestra nel 2005, oscena al punto tale da essere definita ‘porcata’ dal suo stesso estensore. Una norma di cui sono evidenti a tutti gli aspetti problematici e su cui la stessa Consulta aveva avanzato fin dal 2008 sospetti di incostituzionalità. Ora è chiaro che, indipendentemente dalle ragioni giuridiche che hanno motivato la sentenza di inammissibilità, la decisione della Corte riapre il tema di una riforma elettorale per via parlamentare. È un nodo su cui il Parlamento si gioca quel che gli resta di credibilità nei confronti di un'opinione pubblica sempre più lontana e insofferente verso la politica. Non c'è dubbio che il Paese chieda la riforma elettorale e che questa sia un passaggio necessario a ricostruire fiducia e consenso intorno alle istituzioni. Ma c'è il rischio che tutto venga rimandato aggravando una pericolosa deriva antidemocratica. A parole nessuno è disposto a difendere il porcellum, ma nei fatti molti possono essere tentati a non rinunciarvi. Quale altra legge potrebbe mai consentire ai partiti altrettanto potere discrezionale nella formazione dei gruppi parlamentari, garantendo un'assemblea di nominati ricattabili e ubbidienti? Il confronto fra le forze politiche è aperto: tutti dicono che la riforma è necessaria, ma su come farla ciascuno immagina soluzioni diverse a seconda delle convenienze di bottega. Non a caso il Pdl mette già le mani avanti sul premio di maggioranza e sull'indicazione del premier, forzatura populistica incompatibile col modello di democrazia parlamentare descritto in Costituzione. Non si farà una buona legge elettorale se al tempo stesso non si rinnova davvero la politica; se i partiti non hanno la forza di andare oltre il leaderismo e aprirsi alla partecipazione, se i cittadini non tornano protagonisti della discussione pubblica anche esercitando il diritto di scegliere i propri rappresentanti. Ma serve una spinta dal basso, perché i partiti non si autoriformano da soli. Anche le associazioni che ogni giorno operano per promuovere partecipazione e responsabilità civica possono svolgere un'azione di stimolo importante su temi così decisivi per la qualità della democrazia.
L’Italia sono anch’io: serve uno scatto finale
Haiti 2 anni dopo: tra mezze verità e prese di posizione ono passati due anni dal terremoto che ha colpito Haiti (era il 12 gennaio del 2010) e purtroppo si assiste alla tentazione di fare bilanci a volte superficiali. È di pochi giorni fa l’inchiesta di un grande quotidiano che puntava il dito sul fallimento della Cooperazione Internazionale, generalizzando una situazione che va valutata con più attenzione. Le Ong Italiane, con il Consorzio Agire ma non solo, hanno portato avanti interventi con fondi propri e senza il supporto dei finanziamenti istituzionali, che sono stati prevalentemente gestiti dagli organismi internazionali. La rete Arci e dei Sindacati (CGIL, CISL, UIL) ha scelto interventi non diretti alla ricostruzione materiale, ma a quella sociale: con il coinvolgimento dei propri soci con campagne di raccolta fondi e con le risorse messe a dispo-
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sizione dalla rete Solidar si sono occupate del miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori. Se è vero che il terremoto ha provocato notevoli distruzioni, è altrettanto vero che le condizioni dell’isola erano drammatiche già da prima. Alcuni alti esponenti di organizzazioni internazionali (OCHA) hanno ammesso che molti degli sfollati presenti nelle baraccopoli della capitale non sono persone che hanno perso la casa a causa del terremoto, ma si tratta di uomini e donne che hanno visto negli aiuti umanitari l’opportunità di un miglioramento delle loro condizioni. Le cause alla base dei problemi della povertà ad Haiti sono molto più profonde e radicate nel tempo e vanno affrontate non solo nell’ottica dell’emergenza, ma soprattutto come priorità di intervento di cooperazione internazionale.
ACQUA I PAGINA 3 Un articolo di Corrado Oddi sulla mancata applicazione dell’esito referendario e l’appello del Forum dei movimenti per l’acqua
RAPPORTO CEDAW I PAGINA 5 Articoli sulla presentazione in Parlamento del Rapporto Ombra del Cedaw sulle discriminazioni di genere
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L'Italia sono anch'io: è iniziata la fase decisiva er la campagna sulla cittadinanza è iniziata la fase decisiva. I tanti comitati locali nati in questi mesi e le migliaia di iniziative fatte per raccogliere le firme e sensibilizzare il territorio ci dicono che avevamo visto giusto sia sull'argomento, che sulle alleanze messe in campo, che sui tempi e le modalità scelte. Il fatto di aver puntato sulla cittadinanza e sul tema dei diritti più in generale, mettendoli all'ordine del giorno anche in un periodo di crisi, poteva sembrare un azzardo. Si è rivelata invece una scelta giusta e opportuna. Provare a modificare il terreno di battaglia politica e culturale, superando l'approccio emergenziale e difensivo, basato sulla rincorsa a interventi dal chiaro intento discriminatorio, ha consentito ai territori di costruire alleanze ampie, con cui affrontare
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VERONA Il Comitato provinciale de L’Italia sono anch’io promuove il 25 gennaio alle 17, presso il polo didattico Giorgio Zanotto, la proiezione del film 18 ius soli. Sarà presente il regista Fred Kuwornu
anche altre questioni, comprese le emergenze. Questo metodo può rappresentare un punto di riferimento importante per il futuro del movimento antirazzista e per il nostro tessuto associativo. Partire dall'affermazione del principio dell'uguaglianza, fulcro della nostra democrazia, e da un aggiornamento dei contenuti della Costituzione, si è dimostrata modalità utile ed efficace per contrastare le campagne di comunicazione razziste e sopperire all'assenza di proposte alternative che ha caratterizzato gli ultimi anni di dibattito pubblico sull'immigrazione. Anche gli enti locali e il mondo della politica sembra averlo compreso e adesso c'è da compiere un ultimo sforzo, anche attraverso una campagna di comunicazione che dia la massima visibilità alla nostra iniziativa. Nei prossimi giorni partirà un progetto che prevede la realizzazione di un grande album fotografico dell'Italia dei nostri giorni, con le facce, i racconti e le parole delle persone di origine straniera. In tutte le città verranno affissi manifesti con le immagini e le storie di persone che sostengono la nostra campagna e affermano la propria appartenenza a questo Paese: L'Italia sono anch'io, appunto, sarà la frase che accompagnerà le immagi-
L’Arci Basilicata e l’accoglienza diffusa Dall'agosto del 2011 a oggi il comitato regionale dell'Arci Basilicata è stato impegnato nell'accoglienza di 18 richiedenti asilo nigeriani, arrivati a Lampedusa dalla Libia, e di 8 cittadini palestinesi provenienti dalla Svezia, inseriti nella rete Sprar - Posti Straordinari. Gli ospiti vivono attualmente in appartamenti siti in tre comuni della Provincia di Potenza e partecipano a un progetto sperimentale che realizza un sistema di accoglienza alternativa al concentramento di persone in grandi strutture o in Cai e Cara. Per l'emergenza NordAfrica, l'Arci di Basilicata ha aderito a una convenzione sottoscritta dalla Provincia di Potenza e dai soggetti attuatori regionali, il Dipartimento della Protezione Civile e la Prefettura di Potenza. Il raccordo fra i vari soggetti ha permesso di ospitare i beneficiari nei centri abitati dei comuni di Bella, Avigliano e Rionero in Vulture, con l'obiettivo di proporre una via sperimentale all'accoglienza diffusa come primo passo verso la realizzazione di un sistema territoriale integrato di intervento a favore degli immigrati, che punti al rispetto dei diritti degli stessi, oltre che al miglioramento dei servizi e degli interventi sull'immigrazione in un territorio accogliente.
L'Arci Basilicata collabora alla realizzazione delle attività dei progetti, che prevedono l'organizzazione di corsi di italiano, la partecipazione dei beneficiari alle iniziative dei circoli e a specifici progetti di inserimento lavorativo, attraverso tre mediatori culturali e un avvocato. Gli ospiti ricevono assistenza generale e specifica dagli operatori Arci, soprattutto per ciò che riguarda il complesso procedimento per il riconoscimento della protezione internazionale. L'idea di una valorizzazione dell'accoglienza nasce dall'opportunità che la presenza di immigrati rappresenta per il territorio della Basilicata, dal punto di vista economico ma soprattutto dal punto di vista culturale. Una regione fortemente interessata dallo spopolamento, costituita da piccoli comuni e in cui l'emigrazione verso altri luoghi è un processo in costante crescita, l'arrivo di nuovi 'abitanti' può rappresentare la risorsa più importante per lo sviluppo del territorio e della società. L'Arci continuerà ad impegnarsi nella costruzione di un sistema di intervento, che consenta di rispondere in maniera solidale alle emergenze, ma anche di cogliere un'opportunità storica di sviluppo per la Basilicata. Info: donatodisanzo@libero.it
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ni dei tanti nuovi italiani. Proveremo a coinvolgere anche il mondo della scuola, i giovani e le organizzazioni di migranti in questa operazione di visibilità di una Italia invisibile. C'è però adesso la necessità di portare a buon fine l'impegno assunto con la Campagna, raggiungendo e superando l'obbiettivo minimo delle 50mila firme depositate. Siamo sicuri che le firme raccolte sono già più di questa cifra, e tuttavia serve ora uno sforzo particolare per riunire i tanti moduli sparsi sui territori e inviarli al centro nazionale di raccolta, in modo che possano essere controllati in ogni loro parte e verificata la validità delle firme. Si tratta di un passaggio 'tecnico', che però è necessario quanto la raccolta e richiede tempi lunghi. Per questo l'invio dei moduli deve avvenire con la massima urgenza. È cominciata l'ultima parte della campagna, che si concluderà ufficialmente con la consegna delle firme al Presidente della Camera. Per raccoglierle c'è ancora del tempo, ma contestualmente vanno iniziate una serie di operazioni (non solo la verifica, ma anche, per esempio, la programmazione della consegna) per il cui buon esito serve un ulteriore impegno di tutti. Info: miraglia@arci.it
I giovani stranieri e il servizio civile I giovani stranieri possono svolgere il servizio civile in Italia. È quanto ha stabilito nei giorni scorsi il giudice Carla Bianchini del Tribunale di Milano, secondo cui «Chiunque ha il dovere fondamentale di solidarietà sociale al quale secondo l’articolo 2 della Costituzione sono chiamati coloro che vivono sul territorio nazionale avendo scelto liberamente di porvi la loro stabile resistenza». La sentenza ha così dato ragione a Syed Shahzad Tanwir, 26enne nato in Pakistan ma residente a Milano da 1993, che ha denunciato per discriminazione il Governo italiano perchè nel bando del 20 settembre 2011 per il servizio civile chiedeva come requisito quello della cittadinanza italiana. Il giudice ha stabilito che l’Ufficio nazionale per il servizio civile della Presidenza del Consiglio sospenda le procedure di selezione, modifichi il bando «consentendo l’accesso anche agli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia» e fissi un nuovo termine per la presentazione delle domande. Anche se, come afferma Syed, «non penso che ripresenterò la domanda. Certo sono soddisfatto, ma più che altro perchè abbiamo abbattuto un’altra barriera discriminante».
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I tentativi di aggirare il voto referendario sono uno schiaffo alla democrazia di Corrado Oddi, Fp Cgil e Forum italiano dei movimenti per l'acqua
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referendario, torna ad applicarsi, nella sostanza, il decreto Ronchi abrogato. Hanno proseguito le Autorità d'Ambito del servizio idrico e i soggetti gestori, che si son ben guardati dal dare applicazione al secondo quesito referendario. Adesso il completamento dell'opera viene affidato al governo Monti. Con l'annunciato decreto legge del prossimo 20 gennaio si intende intervenire esattamente in questa direzione, sotto l'ombrello ideologico delle grandi virtù delle liberalizzazioni. Nonostante le dichiarazioni rassicuranti di esponenti del governo, l'intenzione è proprio quella di mettere in discussione l'esito referendario, la discussione verte semmai sul come. C'è una prima ricetta suggerita dall'Antitrust che, nella sostanza, propone di estendere le norme del decreto Ronchi abrogato, applicate l'estate scorsa al trasporto pubblico locale e al ciclo dei rifiuti, anche al servizio idrico. Gira poi un'altra idea, apparentemente più soft, che è quella di precisare le possibili forme di gestione del servizio idrico, non limitando l'intervento delle Spa a totale capitale pubblico, ma escludendo i soggetti di diritto pubblico, come le Aziende speciali. È un'ipotesi che potremmo definire ‘anti Comune di Napoli’, che recentemente ha trasformato la propria
ROMA Mercoledì 18 gennaio, alle 16.30, presidio davanti a Montecitorio perché venga rispettata la volontà di 26 milioni di italiani/e che hanno votato per la ripubblicizzazione dell’acqua
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l 12 e 13 giugno 2011 la maggioranza assoluta dei cittadini italiani ha detto che la gestione del servizio idrico deve essere pubblica e che su di esso non si possono fare profitti. Il pronunciamento, dal punto di vista politico, è stato molto chiaro e altrettanto chiaro era già stato il pronunciamento della Corte Costituzionale, con le sentenze di ammissibilità dei 2 referendum, sulle conseguenze giuridiche della vittoria dei 2 referendum. La Corte Costituzionale ha affermato che, con l'abrogazione del decreto Ronchi, per l'affidamento dei servizi pubblici di rilevanza economica, compreso quello idrico, vale la normativa comunitaria, che prevede una pluralità di forme di gestione, riaprendo la strada anche all'intervento di soggetti di diritto pubblico, come le Aziende speciali. Inoltre, sempre la Corte ha affermato che, con la vittoria referendaria del quesito che abolisce la remunerazione del capitale investito, tale dispositivo diventava immediatamente applicabile. Subito dopo la vittoria referendaria i guastatori si sono messi all'opera. Ha iniziato il governo Berlusconi con la manovra dell'estate scorsa, in cui si stabiliva che per il trasporto pubblico locale e la gestione dei rifiuti, servizi anch'essi interessati dall'esito
Spa in Azienda speciale, ma che ha anche lo scopo di scoraggiare altri enti locali che volessero fare la stessa scelta. In questi mesi però non siamo stati con le mani in mano. Con la manifestazione del 26 novembre abbiamo ribadito che la volontà popolare va rispettata. Ci siamo preparati per lanciare la campagna di 'obbedienza civile' per il ricalcolo delle tariffe, che sta partendo ora nei territori, e ripubblicizzare realmente il servizio idrico in tutto il Paese. Ora dobbiamo impedire che il governo Monti chiuda il cerchio. Abbiamo promosso un appello che invitiamo tutti a firmare, perché siamo di fronte a una grande questione democratica, che non riguarda solo i promotori dei referendum. È necessario reagire, protestare contro l'ennesimo schiaffo a un sistema democratico che la crisi restringe sempre più.
Firmiamo l'appello ‘Giù le mani dall'acqua e dalla democrazia!’ l Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua ha promosso una raccolta firme - sono già più di 20mila in pochi giorni per la difesa del voto referendario. Di seguito, il testo dell'appello. «Il 12 e 13 giugno scorsi 26 milioni di donne e uomini hanno votato per l'affermazione dell'acqua come bene comune e diritto umano universale e per la sua gestione partecipativa e senza logiche di profitto. Le stesse persone hanno votato anche la difesa dei servizi pubblici locali dalle strategie di privatizzazione: una grande e diffusa partecipazione popolare, che si è espressa in ogni territorio, dimostrando la grande vitalità democratica di una società in movimento e la capacità di attivare un nuovo rapporto tra cittadini e Stato attraverso la politica. Il voto ha posto il nuovo linguaggio dei beni comuni e della partecipazione democratica come base fondamentale di un possibile nuovo modello sociale capace di rispondere alle drammatiche contraddizioni di una crisi economico-finanziaria sociale ed ecologica senza precedenti. A questa straordi-
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naria esperienza di democrazia il precedente Governo Berlusconi ha risposto con un attacco diretto al voto referendario, riproponendo le stesse norme abrogate con l'esclusione solo formale del servizio idrico integrato. Adesso, utilizzando come espediente la precipitazione della crisi economico-finanziaria e del debito, il Governo guidato da Mario Monti si appresta a replicare ed approfondire tale attacco attraverso un decreto quadro sulle strategie di liberalizzazione che vuole intervenire direttamente anche sull'acqua, forse addirittura in parallelo ad un analogo provvedimento a livello di Unione Europea che segua la falsariga di quanto venne proposto anni addietro con la direttiva Bolkestein. In questo modo si vuole mettere all'angolo l'espressione democratica della maggioranza assoluta del popolo italiano, schiacciare ogni voce critica rispetto alla egemonia delle leggi di mercato ed evitare che il "contagio" si estenda fuori Italia. Noi non ci stiamo. L'acqua non è una merce, ma un bene comune che appartiene a tutti gli esseri viventi e a nessuno in
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maniera esclusiva, e tanto meno può essere affidata in gestione al mercato. I beni comuni sono l'humus del legame sociale fra le persone e non merci per la speculazione finanziaria. Ma sorge, a questo punto, una enorme e fondamentale questione che riguarda la democrazia: nessuna ‘esigenza’ di qualsivoglia mercato può impunemente violare l'esito di una consultazione democratica, garantita dalla Costituzione, nella quale si è espressa senza equivoci la maggioranza assoluta del popolo italiano. Chiediamo con determinazione al Governo Monti di interrompere da subito la strada intrapresa. Chiediamo a tutti i partiti, a tutte le forze sociali e sindacali di prendere immediata posizione per il rispetto del voto democratico del popolo italiano. Chiediamo alle donne e agli uomini di questo paese di sottoscrivere questo appello e di prepararsi alla mobilitazione per la difesa del voto referendario. Oggi più che mai, si scrive acqua e si legge democrazia». Per firmare: www.acquabenecomune.org
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ambiente
Nessun cambiamento è possibile senza ricominciare a pensare all’ecosistema, al territorio, al paesaggio iamo un paese conficcato nel Mediterraneo. Abbiamo 7500 chilometri di costa: una grande parte del nostro territorio non è fatto di terra. Dal mare è venuta gran parte della nostra storia, e potrebbe essere scritto un pezzo importante del nostro futuro. E invece andiamo avanti a consentire, senza troppe preoccupazioni, che il nostro mare diventi sempre più un gigantesco cimitero di biodiversità. Ci muoiono a migliaia i migranti, perchè abbiamo trasfromato in muro ciò che dovrebbe essere comunicazione, scambio, cooperazione, società, economia e cultura ricca e condivisa. Ci muoiono a miliardi di miliardi i viventi non umani, animali e vegetali - avvelenati, razziati, devastati dalla ricerca del profitto ad ogni costo, dall'incultura e dall'ignoranza, dai traffici dei poteri criminali, dalla speculazione. Inquinamento, rifiuti, discariche, pesca, edilizia e turismo dissennati: merce anche il mare, da sfruttare e consumare fino a consunzione. E se muoiono le coste, se l'acqua è inquinata, cosa importa? C'è sempre un altro modo per guadagnare. Il mare diventa una autostrada, un parco giochi, una vetrina per sfoggio di ricchezza. Chi ama il mare lo sa: una nazione che potrebbe campare solo di turismo e di natura, ammirata invidiata
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sognata in tutto il mondo, da anni scientificamente uccide il piccolo diporto, la nautica popolare, il turismo dolce e leggero -quello che crea lavoro diffuso, economia locale, cultura del paesaggio e della bellezza, mentre difende e costruisce identità e cultura. Rimane da un lato il turismo massificato e intruppato dei villaggi turistici e delle mega navi da crociera, con le piscine e gli animatori a farci tutti allegri e tutti uguali, e dall'altro il lusso delle marine per mega-yacht e i posti barca che costano più di un appartamento. L'immagine della Costa Concordia sdraiata davanti al faro rosso dell'Isola del Giglio, dentro al più grande parco marino d'Europa, nel Santuario Pelagos dove ancora si trova la foca monaca, è un simbolo di quello che siamo diventati. E anche una indicazione forte per tutti, anche per noi. La crisi ci impone di cambiare, ma se pensiamo di trovare una via di uscita senza ricominciare a pensare all'ecosistema, al territorio, al paesaggio - e dunque anche al mare come a una priorità politica, economica e culturale rimarremo arenati. Non è un tema per gli addetti ai lavori, non è un tema per gli appassionati. Non è questione da delegare agli ambientalisti, o agli operatori. Fa parte del disegno necessario di un altra società, di
un modo diverso di produrre e di consumare, di vivere. Per coincidenza, proprio il giorno del disastro della Concordia, il Consiglio Nazionale dell'Arci ha approvato la realizzazione, nel suo programma per il 2012, di un corso di formazione per formatori Arci di buone pratiche ecologiche che si terrà all'inizio di giugno. Il gruppo di lavoro ‘ambiente, beni comuni e stili di vita’ aveva già deciso di tenere il corso su un’isola italiana, in modo da iniziare anche dentro l'Arci un discorso sul mare e sulle pratiche associative che alla difesa del mare potremmo, in tanti nostri territori, pensare e promuovere. A fine febbraio, a seconda dei soggetti pubblici e privati che ci aiuteranno a sostenerlo, identificheremo la sede del seminario e inizieremo a prepararne il programma e la partecipazione. Tre saranno gli ambiti di lavoro su cui lavoreremo, per saper meglio trasformare i contenuti di una società sostenibile in pratiche concrete per i circoli dell'Arci, per i soci, per i cittadini: acqua cibo ed energia, viaggio turismo e cultura, e naturalmente il mare. Confidando che ciò ci aiuti a saper meglio riconquistare spazio pubblico, difendere beni comuni e affermare democrazia. Info: bolini@arci.it
Servono politiche efficaci di protezione ecologica del mare n queste ore continuiamo ad assistere increduli al lento naufragio della nave da crociera Concordia in prossimità del porto dell’Isola del Giglio sita nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, dove alle vittime già identificate si sommano una ventiquattro di dispersi. Una vicenda terribile che ci porta a fare molteplici riflessioni sui trasporti marittimi attraverso le zone marine protette, e ci richiama all’altro caso avvenuto il 17 dicembre nel tratto di mare fra Livorno e l’Isola di Gorgona dove una nave cargo perdeva circa 200 fusti di monossido di cobalto e molibdeno. Due episodi a distanza di pochi giorni che ci narrano di imperizie, superficialità e fors’anche dolo e pone interrogativi urgenti su come si può condurre una nave come la Concordia come fosse un giocattolo, o sull’allegra navigazione con mare forza 9/10 del cargo Venezia seminando fusti di sostanze altamente pericolose all’interno del Santuario dei Cetacei, area marina protetta, dall’ecosistema tanto fascinoso quanto delicato e fragile. Il Santuario dei Cetacei, che si dipana fra
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Francia, Italia, Corsica e Sardegna, si configura come uno dei luoghi più suggestivi del Mediterraneo dove gli avvistamenti di balenottere e delfini sono molto frequenti nei circa 25.000 chilometri quadrati e che rappresentano un patrimonio di biodiversità formidabile. L’Italia a questo punto deve accelerare sulle politiche di protezione ecologica del mare, facendo accordi più stringenti con i paesi vicini e assumendo un ruolo guida nel Mediterraneo in materia di conservazione dell’ambiente marino. Dovrà anche dotare di norme attuative tutte quelle aree protette che ancora aspettano una regolamentazione definitiva. È nota la scarsa capacità del Mediterraneo a rigenerarsi causa la poca apertura delle vie d’acqua, e il delicato equilibrio fra le economie delle comunità locali e le acque circostanti; equilibrio messo a dura prova non solo dagli incidenti navali ma anche e soprattutto dagli sversamenti quotidiani degli scarichi fognari, industriali e agricoli che immettono sostanze non biodegradabili e tensio-attive. La quantità di sostanze da
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rifiuti industriali come cadmio, piombo e arsenico, gli idrocarburi sversati durante i lavaggi delle cisterne delle petroliere, i fertilizzanti chimici e i liquami di origine animale che arrivano al mare attraverso le vie d’acqua hanno raggiunto ormai livelli insostenibili. Tutto questo ridisegna in peggio il paesaggio marino, uno degli ultimi beni comuni rimasti dopo lo scippo del paesaggio costiero ad opera di cementificatori e speculatori di ogni risma e patria. In questa situazione diviene urgente una messa in rete più forte delle associazioni che hanno nelle loro finalità la difesa dell’ambiente, del paesaggio e degli ambienti marini e costieri. L’Arci e le sue basi associative dispiegate lungo tutta la costa italiana possono assumere un ruolo importante nella promozione della tutela ambientale e marina, nell’elaborazione di esempi di micro-economie locali legate al mare, nel raccogliere e dare voce alle innumerevoli vertenze che quotidianamente si presentano, e nella costruzione di nuovi orizzonti di senso. Info: viareggio@arci.it
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Uguaglianza di genere in Italia? I lavori sono ancora in ‘corsa’ a sala Mappamondo di Palazzo Montecitorio questa mattina era gremita di donne, soprattutto, ma c'era anche qualche uomo. Bassa l'affluenza di giornalisti, ma si sa, il tema dei diritti delle donne attira maggiormente l'attenzione dei media quando può essere trattato dall'angolazione della cronaca nera, quando per l'ennesima volta la donna diventa tra le righe vittima debole del fidanzato in preda alla follia. Che di folle il gesto non abbia nulla, perché conseguenza di una cultura machista, violenta e patriarcale, non importa. L'importante è che con l'inchiostro si perpetui lo stereotipo dei ruoli. Peccato la bassa affluenza dei giornalisti dunque, perché alla sala Mappamondo oggi avrebbero potuto sapere, con dati alla mano, di chi è in parte la responsabilità delle
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tante discriminazioni a cui vanno incontro le donne italiane nella loro vita, a cominciare dagli stereotipi di genere. La Piattaforma Lavori in corsa: 30 anni CEDAW, di cui fa parte ARCS, ha infatti presentato pubblicamente la sintesi del Rapporto Ombra CEDAW (Convenzione Onu per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne), sottoposto lo scorso luglio al Comitato CEDAW, e le raccomandazioni che lo stesso Comitato CEDAW ha rivolto all'Italia, accogliendo molti dei rilievi e preoccupazioni della Piattaforma. Così, il Comitato ha evidenziato preoccupazione per la rappresentazione della donna come oggetto sessuale e per gli stereotipi sul ruolo della donna e dell'uomo nella famiglia e nella società. Resposabili di ciò sono certamente tanti, dai mass media alla classe politica, che perpetuano, invece di debellare, la cultura della disuguaglianza di genere. Per questo appare necessario, secondo il Comitato, mettere in atto una politica completa contro gli stereotipi, che includa misure legali, amministrative e di sensibilizzazione e che coinvolga i pubblici funzionari e l'intera popolazione. Come non affrontare poi il problema della violenza sulle donne, tra le
Ampia diffusione alla Convenzione! Tra le raccomandazioni espresse dal Comitato CEDAW quella di intraprendere azioni concrete al fine di accrescere la conoscenza della Convenzione e del Protocollo opzionale a livello nazionale, regionale, provinciale e municipale, e in particolare tra i magistrati, gli operatori legali, i partiti politici, il Parlamento, i funzionari governativi e l'opinione pubblica affinché la Convenzione diventi davvero uno strumento utile e utilizzabile per promuovere l'uguaglianza tra uomo e donna. Adempiere a quanto è previsto nella Convenzione solo a livello legislativo, non prevedendo una reale applicazione e diffusione della Convenzione stessa significa negare alle persone la possibilità di far valere i propri diritti e impedire uno sviluppo del Paese più equilibrato. Come sottolineato da Violeta Neubauer Membro Comitato ONU CEDAW, presente oggi alla presentazione del rapporto ombra - le donne non sono un problema, semmai una risorsa: per questo la scorsa estate il Comitato ha espresso preoccupazione per il fatto che la Convenzione e le raccomandazioni del Comitato non
erano state tradotte in italiano e sufficientemente diffuse tra le amministrazioni locali, la società civile e le donne stesse. Il fatto che la Convenzione non abbia ricevuto lo stesso grado di visibilità e di importanza riservato agli strumenti giuridici regionali, in particolare alle Direttive UE, non essendo quindi usata come strumento giuridico per le misure volte all'eliminazione della discriminazione nei confronti delle donne, è stata giudicato negativamente. Se le istituzioni non attuano le misure adeguate, e le persone non conoscono la CEDAW e non ne mettono in pratica le raccomandazioni, le conseguenze sfavorevoli non ricadono solo sulle donne ma su tutta la popolazione. Il Comitato ha richiesto inoltre che l'Italia assicuri un'ampia partecipazione di tutti i ministeri ed enti pubblici nella preparazione del prossimo Rapporto, così come la consultazione con organizzazioni di donne e organizzazioni per i diritti umani. Il prossimo esame dell'implementazione della CEDAW da parte del governo italiano avverrà a luglio 2015. Info: desilvestri@arci.it
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prime cause di morte in Italia come nel resto del mondo? Un tema davvero complesso, che tocca tanti aspetti, tra cui la necessità di avere un'appropriata raccolta dati sulle varie forme di violenza, di assicurare particolare protezione alle donne Rom e Sinte, le migranti, le anziane e le donne con disabilità, così come di garantire rifugi sicuri e ben finanziati su tutto il territorio nazionale: a tal proposito la Piattaforma Lavori in Corsa ha evidenziato come nelle case rifugio dovrebbero esserci 5700 posti letto. Quanti sono invece in tutto? 500. Impossibile non parlare della scandalosa mancanza di rappresentanza femminile nei ruoli di leadership negli organismi pubblici e privati, per cui si suggerisce, tra le altre misure, la possibilità di adottare le quote di genere. Per quel che riguarda la situazione della donna nel mercato del lavoro si chiede al Governo di agire abolendo le dimissioni in bianco, di assicurare forme di conciliazione vita-lavoro. Davvero così tanti e puntuali i rilievi e i suggerimenti del Comitato CEDAW e della Piattaforma che vale la pena di approfondire per non rischiare banalizzazioni. Qui un link per ulteriori informazioni. Info: lavorincorsa30annicedaw.blogspot.com
I meccanismi di monitoraggio Cedaw La Convenzione per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (CEDAW) è stata adottata dall'Assemblea Generale dell'ONU nel 1979 e ratificata dall'Italia nel 1985. Gli Stati che ratificano la Convenzione si impegnano a adottare misure adeguate per garantire uguaglianza e pari opportunità a donne e uomini. Ogni 4 anni gli Stati devono presentare un rapporto governativo sull'implementazione della Convenzione. La società civile può contemporaneamente redigere un proprio Rapporto Ombra per presentare la propria analisi sulla condizione delle donne nel proprio Paese. Il Comitato CEDAW monitora lo stato di attuazione della Convenzione e esamina i rapporti governativo e ombra formulando infine proprie raccomandazioni che lo Stato deve mettere in atto, dandone conto negli anni successivi attraverso un nuovo rapporto. Lo scorso 11 luglio presso le Nazioni Unite è stato esaminatoli 6° rapporto periodico del governo italiano e diversi rapporti ombra presentati dalla società civile. Il 31 agosto il Comitato CEDAW ha pubblicato le sue valutazioni sull'impegno del governo italiano accogliendo alcune delle preoccupazioni espresse dalla Piattaforma CEDAW.
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La denuncia di Asc: ‘Con un F35 in meno, 35mila giovani potrebbero partecipare al servizio civile’ Un articolo di Licio Palazzini, presidente nazionale di Arci Servizio Civile
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militari volontari e loro famiglie il disaccordo è netto. Anche nelle Forze Armate serve una politica attiva di organizzazione aziendale del personale tagliando ruoli e funzioni sopravvissute alla riforma del 2000. Ma sono le finalità della riforma che ci stanno a cuore e ne segnaliamo due. La prima riguarda la costruzione della pace, che per la nostra Costituzione è l'obiettivo anche per l'impiego delle Forze Armate. Impiego che ha limiti intrinseci e fallisce se non combinato e integrato con la costruzione della società civile, dell'infrastruttura statuale, della rete economica, se si vuole davvero che gli interventi armati siano una parte della costruzione delle condizioni di pace. Chiediamo che il dibattito sulla riforma della componente militare della difesa trovi la sede istituzionale dove il mondo del non profit - a cominciare dalla ONG - delle amministrazioni pubbliche e delle imprese private si confrontino con quelle militari e diano risposte adeguate, motivate in modo trasparente e integrate alle caratteristiche presenti e future della sicurezza. La seconda riguarda l'Europa. Dopo il salvataggio dell'euro, la difesa sarà il nodo successivo e se è chiaro a tutti che più Europa significa anche difesa europea chie-
IL BANDO Al via il nuovo bando di C'entro anch'io, rivolto alle cooperative sociali e alle associazioni di volontariato per progetti a favore della coesione sociale, promosso da Banca Etica e Coop. Adriatica Info: www.adriatica.e-coop.it
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i sono volute tre manovre nel 2011 per un totale di 81,2 miliardi di euro per rompere il tabù sui media delle spese militari. La questione sollevata per anni da poche associazioni e singoli parlamentari meritori adesso è diventata di rilevanza nazionale e le prime risposte dalla Difesa non sono incoraggianti. Si pensi che con un solo F35 in meno, che costa sempre di più, 35mila giovani potrebbero ogni anno partecipare al Servizio civile nazionale. Un SCN che lega le capacità pratiche alla formazione alla pace e alla solidarietà. Un'esperienza però agli sgoccioli dopo gli ultimi tagli del Governo Berlusconi. Confidiamo che il nuovo Governo invertirà questa tendenza. Come organizzazioni sociali operanti per la pace e la cittadinanza attiva, il nostro contributo alla mobilitazione per un nuovo modo di difendere il nostro Paese parte dal cuore della nostra esperienza trentennale. Le persone, civili o militari, sono la principale ricchezza di ogni organizzazione e quindi rispetto alle scelte fatte fino ad oggi di firmare contratti per armi costosissime (e alcune, a giudizio di molti, anche incostituzionali) e seminare illusioni e frustrazioni fra i giovani
diamo che, dando seguito a documenti ufficiali già approvati, essa si fondi su una componente civile e su una militare. Questo sembra essere a giudizio di molti esperti il solo modo di coniugare risparmi ed efficienza duratura. Anche per questo il programma degli F35 (concorrenziale alla difesa europea) va abbandonato, non congelato. In questo quadro avrebbe rinnovato orizzonte anche la riforma culturale e legislativa del Servizio Civile Nazionale nel quarantesimo anno dalla approvazione della legge sull'obiezione di coscienza al servizio militare, avvenuta nel dicembre del 1972, e mentre arriva al dunque la relazione fra ottenimento della cittadinanza italiana e partecipazione al SCN con la recente sentenza del Tribunale di Milano dopo il ricorso di un giovane pakistano a cui era stata rifiutata la domanda di servizio civile.
Un Rapporto incompleto e fatto passare sotto silenzio a pubblicazione della XIII Relazione annuale (riferita al 2010) sul controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari, solleva diversi interrogativi sull'attendibilità dei dati forniti dai governi e sull'impegno dell'Unione europea ad operare un controllo efficace delle esportazioni di armamenti. Questo il parere di reti e associazioni di molti paesi europei. La Relazione è stata infatti pubblicata in sordina, come se si trattasse di una formalità burocratica e non invece di un importante documento degno di ampio dibattito pubblico da parte dei governi degli Stati membri e delle istituzioni dell'Unione. Inoltre, otto paesi (tra cui Germania e Regno Unito, due dei principali esportatori di armamenti al mondo) non hanno fornito dati completi sulle consegne di sistemi militari, rendendo poco significativo il rapporto. «Va poi evidenziata - secondo Giorgio Beretta della Rete Disarmo - l'ampia anomalia dei dati forniti dall'Italia. Mentre la
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Relazione ufficiale della Presidenza del Consiglio sulle esportazioni di armamenti italiani per l'anno 2010 riporta come 'operazioni di esportazione effettuate' un valore di circa 2.754 milioni di euro, il governo italiano ha segnalato all'UE esportazioni effettuate per soli 615 milioni di euro. Si tratta di una differenza inspiegabile, visto che si tratta di consegne già effettuate nel 2010 e quindi con armamenti già passati e registrati dall'Agenzia delle Dogane». Per Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Disarmo, considerate le modifiche che il Governo si appresta a fare sulla legge 185 del 1990 che regolamenta le esportazioni militari italiane, «è venuto il momento di aprire un confronto parlamentare e pubblico su tutta la materia che riguarda direttamente la politica estera e di difesa del nostro paese». L'Europa è ormai diventata il primo esportatore mondiale di armi, contribuendo direttamente alla crescita dell'instabilità internazionale. Riguardo ai dati forniti, va segnalato che il valore totale delle autorizzazioni di espor-
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tazione di armi nel 2010 ammontano a 31,7 miliardi di euro, una cifra vicina a quella del 2008 che rappresenta uno dei valori più alti dall'attuazione nel 1998 di una politica comune europea in materia. In particolare, le esportazioni di armi verso i paesi delle economie emergenti e in via di sviluppo sono salite a 15,5 miliardi di euro, cioè a poco meno della metà del totale. Se il valore delle esportazioni di armi verso i regimi repressivi del Medio Oriente e Nord Africa è sceso rispetto ai livelli record del 2009, resta tuttavia molto alto (8,3 miliardi di euro). Nel 2012 è prevista una revisione della normativa Ue sulle esportazioni di armamenti. Tale revisione, secondo le associazioni e le reti europee che si battono contro il commercio delle armi, può essere efficace solo se si basa su informazioni attendibili e complete. Per questo fanno appello ai parlamentari europei perché chiedano un dibattito sulla Relazione annuale e un'analisi approfondita dei dati riportati e delle sue carenze.
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Sulla Tobin Tax scoppia in Europa l'ambigua guerra delle tasse di Antonio Tricarico, coordinatore Campagna per la riforma della Banca Mondiale on regge la tesi che per funzionare la tassa sulle transazioni finanziarie deve essere globale, altrimenti c'è una fuga di capitali verso i paesi che non la applicano.Che il governo inglese fosse contrario alla sua introduzione non è una novità. Ma la materia rischia di diventare terreno politico di scontro nell'ambito della più ampia battaglia su come salvare l'Euro. La tanto richiesta tassa sulla finanza speculativa, originariamente nota come Tobin Tax, è ormai diventata il cavallo di battaglia del Presidente francese Sarkozy nella sua fronda anti Cameron. A parole sembra fare sul serio, addirittura anticipando che nel 2012 la Francia adotterà la tassa, pur a rischio di farlo da sola. Allo stesso tempo Sarkozy punta sull'alleanza con la cancelliera Merkel, che da tempo sta lavorando per introdurre la tassa in Europa, sulla spinta della lobby produttiva tedesca. Ma la Germania sa bene che la questione è il vero red rationem con il potere finanziario inglese, che ha ancora la possibilità di muovere l'affondo finale scommettendo sul collasso dell'area Euro. L'idea tedesca è quella di una tassa che regoli i rapporti di forza con l'Inghilterra e viene ancora proposta a livello dell'Unione europea. Certamente si potrebbe applicare la
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tassa senza problemi e da subito nell'area Euro. Una volta che anche Monti si è detto d'accordo, le resistenze del governo spagnolo potrebbero essere vinte facilmente. Ma così la City di Londra e Cameron la spunterebbero politicamente, ed è quello che Parigi e Berlino non vogliono. Se poi si guardano i dettagli tecnici della questione, ossia quale tassa attuare e come, regge ben poco l'argomento che per funzionare la tassa debba essere globale, pena una fuga di capitali verso i paesi che non la applicano. I mercati finanziari funzionano principalmente tramite due gigantesche piattaforme telematiche. Anche agendo solamente sulle piazze e gli scambi nell'area Euro e in entrata ed uscita da questa si potrebbero intercettare molte operazioni dirette sulla City e Wall Street. Analogamente anche un tasso molto basso funzionerebbe per frenare la speculazione a brevissimo termine: la società civile valuta che basterebbe uno 0,05, per altri anche meno. Infatti oggi una gran parte delle transazioni finanziarie sono operate da mega-computer che in automatico speculano in millesimi di secondo con guadagni minimi, ma per una miriade di operazioni e muovendo grandi cifre ogni giorno. Il problema è invece cosa si vuole tassare.
Oltre le transazioni valutarie, ci sarebbero tutti i titoli finanziari - azioni e obbligazioni. E rimane da vedere se e come si vorranno tassare anche i fatidici prodotti derivati. Oggi molte operazioni speculative avvengono tramite questi e definirne il valore non è immediato - infatti 'derivano' da un altro prodotto finanziario. Inoltre il 90 per cento di questi contratti è scambiato fuori dei mercati borsistici e senza trasparenza. La City di Londra già applica una stamp duty reserve tax dello 0,5%, all'emissione e al passaggio nominativo dei soli titoli azionari. E la proposta francese, in realtà, potrebbe fermarsi in un primo momento a qualcosa di simile, escludendo obbligazioni e derivati, così ottenendo ben poco contro la speculazione. In questo modo, anche Cameron potrebbe dire di sì. In ogni caso, i modelli sviluppati dal governo francese prevedono che su una stima di 150 milioni di milioni di euro totale di tutte le transazioni finanziarie internazionali francesi - azioni, titoli e derivati - anche con un tasso medio dello 0,001 per cento si avrebbero 15 miliardi di Euro di gettito. Assumendo a spanne che il mercato italiano sia un terzo di quello francese, ogni anno in Finanziaria potremmo avere 5 miliardi di Euro. Forse per questo anche il liberista finanziario Monti ha detto che appoggerebbe la tassa.
Banca Etica chiude il 2011 con un aumento significativo dei crediti erogati e del risparmio raccolto a Finanza Etica conferma la sua capacità di tenuta e il suo ruolo anticiclico in questa gravissima crisi economica. Banca Popolare Etica, il primo istituto di credito italiano interamente dedicato alla Finanza Etica, ha chiuso il 2011 registrando - per il terzo anno consecutivo - una crescita a due cifre nei volumi. La raccolta di risparmio ha raggiunto quota 717 milioni di euro, pari all'11,7% in più rispetto al 2010, mentre i crediti erogati sono pari a 540,8 milioni (+ 23,9% sul 2010). Cresce anche il capitale sociale della Banca che registra un aumento del 14%. «Sono risultati che ci rendono orgogliosi - dice il direttore generale di Banca Etica, Mario Crosta - perché in questa fase di credit crunch e di sofferenza per l'economia reale, stiamo riuscendo a far crescere il nostro sostegno alle imprese sociali, grazie anche al numero sempre più consistente di risparmiatori che scelgono Banca Etica. Nel 2011 Banca Etica ha
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finanziato iniziative straordinarie che coniugano efficienza e solidarietà e inclusione sociale, come ad esempio i primi esperimenti in Italia di Workers Buyout: i dipendenti di aziende fallite salvano i loro posti di lavoro costituendosi in cooperativa e rilevando la ditta grazie all'investimento degli ammortizzatori sociali e al nostro finanziamento». «C'è un'economia sana, che tutela l'ambiente, produce energia da fonti rinnovabili, rispetta i diritti umani, aggrega le persone per la difesa dei beni comuni e la promozione di sviluppo umano che ha bisogno di credito - aggiunge il presidente di Banca Etica, Ugo Biggeri Banca Etica permette ai cittadini e imprese di finalizzare il proprio risparmio a sostegno di queste iniziative. È ora che anche il legislatore incoraggi la validità di queste scelte. Chi affida i suoi risparmi a Banca Etica non abbocca agli specchietti per le allodole degli istituti che, a caccia di liquidità, promettono alti rendimenti derivanti
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da attività speculative a scapito del sostegno all'economia reale, ma per esempio sceglie certificati di deposito o carte di credito dedicate a specifiche realtà del proprio territorio o di livello nazionale impegnate per il bene comune. Oggi chi non vuole alimentare il circo della speculazione può dire 'non con i miei soldi'». Per far crescere sempre di più la collaborazione in rete tra le esperienze di economia civile già consolidate nel nostro Paese, Banca Etica lancia in questi giorni un ciclo di laboratori. Il primo appuntamento è per il 27 e 28 gennaio ad Avola (Siracusa), presso lo straordinario Eremo Madonna delle Grazie. Economisti del calibro di Stefano Zamagni, Luigino Bruni e Leonardo Becchetti si confronteranno con gli ideatori e i titolari di imprese sociali innovative per individuare tutti i punti di forza e gli ingredienti necessari per la crescita di questo nuovo modello economico. Info: www.bancaetica.it
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Fermare la diffusione del gioco d’azzardo a scelta di Libera di individuare Genova come sede per l'edizione 2012 della Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie - l'appuntamento è per il 17 marzo offre a tutti noi una grande opportunità per dare una ferma risposta al dilagare del gioco d'azzardo nella nostra regione, con tutte le conseguenze che questo comporta in termini sociali oltre che di ordine pubblico. Il fenomeno Azzardopoli - per usare l'efficace titolo del dossier presentato da Libera nei giorni scorsi - riguarda tutta la Liguria in cui opera il clan Zaza. Genova e la sua provincia, però, sembrano essere particolarmente appetibili, a giudicare - oltre che
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VERONA Il 30 gennaio alle 21 presso Villa Buri si terrà un incontro con lo scrittore Massimo Carlotto sul tema Criminalità organizzata nel nord est: romanzi e realtà
dalla diffusione ormai capillare di 'macchinette mangiasoldi' - dalla quantità di minicasinò e punti di raccolta delle scommesse già aperti o per i quali è stata presentata richiesta. I sintomi di una recrudescenza della microciminalità legata al gioco d'azzardo sono sempre più visibili, tra gli ultimi episodi in ordine di tempo c'è quello del locale di slot machines appena inaugurato e dato alle fiamme in Valpolcevera. Episodio che ha fatto eco al grido d'allarme che proprio il presidente di quel Municipio, Gianni Crivello, aveva lanciato attraverso la stampa. A preoccupare, però, è anche, se non soprattutto, l’enorme diffusione di patologie legate al gioco d’azzardo che interessano un sempre maggiore numero di cittadine e di cittadini, giovani e meno giovani. In una lettera indirizzata alla Sindaco e al Questore di Genova, sempre il presidente del Municipio Valpolcevera si è fatto portavoce della grande preoccupazione della comunità polceverina di fronte al proliferare di questi insediamenti, anche se muniti di regolare autorizzazione: «Nel recente passato ho ricevuto cittadini, genitori, diri-
genti scolastici e tutti mi hanno esternato un forte disagio e la richiesta di porre un limite alla diffusione di tali attività». Proprio in questi giorni anche il cardinale Bagnasco ha aggiunto la sua autorevole voce al coro di chi denuncia il grave pericolo in atto. Al problema della diffusione delle macchinette mangiasoldi non sono purtroppo estranei numerosi circoli della nostra associazione, e proprio su questo fenomeno stiamo riflettendo regionalmente, oltre che nazionalmente. La settimana scorsa la presidenza di Arci Liguria ha dibattuto sugli strumenti da mettere in campo per disincentivare l'utilizzo dei videopoker nelle basi associative, senza atteggiamenti moralistici e senza dimenticare che il problema non è solo ‘nostro’ ma più in generale del Paese. Infatti il primo ‘biscazziere’ d'Italia è proprio lo Stato, attraverso le sue società, tra le altre cose debitrici verso noi cittadini di oltre 92 miliardi di euro; uno Stato che in un modo o nell'altro, attraverso manovre finanziarie o il gioco d'azzardo, continua a colpire i suoi cittadini più in difficoltà. Info: walter.massa@arci.it
Presentato il dossier di Libera La speranza ‘Azzardopoli, il paese del gioco d’azzardo’ non è in vendita Sono due milioni, in Italia, i giocatori a rischio e 800mila quelli che hanno una vera e propria dipendenza; è di 76 miliardi di euro il fatturato del mercato legale del gioco nel 2011, 10 miliardi quello illegale, 1260 euro procapite la spesa per i giochi. 400mila le slot machine in Italia, una ogni 150 abitanti, con un primato per la capitale: 294 sale e più di 50mila slot machine distribuite tra Roma e provincia. Questi alcuni dei dati che emergono dal dossier di Libera Azzardopoli, il paese del gioco d'azzardo curato da Daniele Poto e presentato da don Luigi Ciotti, relativo alla diffusione del gioco d'azzardo, legale e illegale, in Italia. «Sono ben 41 i clan della mafia che gestiscono i giochi in tutto il paese - afferma Poto - praticamente l'undicesimo concessionario, quello 'occulto' che si affianca ai dieci ufficiali». Sono tante, svariate e di vera fantasia criminale i modi e le tipologie per ‘fare bingo’. Infiltrazioni delle società di gestione di punti scommesse, di sale bingo, che si prestano in modo ‘legale’ ad essere le ‘lavanderie’ per riciclaggio di soldi sporchi; imposizione di noleggio di apparecchi di videogiochi,
gestione di bische clandestine, toto nero e clandestino; il grande mondo del calcio scommesse, un mercato che da solo vale oltre 2,5 miliardi di euro; la grande giostra intorno alle scommesse delle corse clandestine dei cavalli e del mondo dell'ippica; sale giochi utilizzate per adescare le persone in difficoltà, bisognose di soldi, che diventano vittime dell'usura; il racket delle slotmachine e, non ultimo, quello dell'acquisto da parte dei clan dei biglietti vincenti di Lotto, Superenalotto, Gratta e vinci. Non solo numeri: dietro ci sono storie, fatiche, speranze che si trasformano per tanti in una trappola psicologica ed economica. A subire le conseguenze della crescente passione dello Stato per il gioco sono i cittadini, con costi umani e sociali che di certo superano i guadagni in termini monetari per le casse pubbliche. «Vogliamo sollecitare una risposta da tutti a cominciare dalle istituzioni e chiediamo un'assunzione di responsabilità da parte delle imprese che gestiscono legalmente questo business - dice don Ciotti - chiediamo leggi giuste e prevenzione. La lotta a questo fenomeno va fatta in Parlamento». Info: www.libera.it
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«In un mondo d'ingiustizie sempre più intollerabili, la speranza rischia di diventare quasi un lusso, un bene alla portata di pochi. Ma una speranza ‘d'elite’, una speranza che esclude, in realtà è una speranza falsa. E per fermare questa compravendita di speranze di seconda mano bisogna trasformare la denuncia dell'ingiustizia in impegno per costruire giustizia». Questa la premessa da cui nasce La speranza non è in vendita, l'ultimo libro di don Luigi Ciotti, un lavoro costruito attraverso 45 anni di faccia a faccia con le persone, di incontri, di strada fatta a fianco degli ultimi, delle esperienze del Gruppo Abele e di Libera accanto agli ‘ultimi della Terra’, tossicodipendenti, migranti, a cui si affianca una nuova categoria, di nuovi poveri e nuovi espropriati dai diritti. Una sorta di decalogo dell’impegno, un approccio attivo e non lamentoso allo stato di cose esistente, un libro costruito dentro la devastante crisi economica che rischia di spezzare legami e percorsi collettivi, valori e socialità, un libro che si rivolge «a chi ha fede (fiducia) nelle persone, credente o laico che sia».
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Il Cartello ‘Sovraffollamento: che fare’ a confronto con il ministro Severino sulle carceri italiane
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carceri, nonché di ridurre l'uso della custodia cautelare e di potenziare le misure alternative, vera sfida di civiltà di uno stato di diritto e potente leva nella direzione della responsabilizzazione delle persone. Quanto alle condizioni di vita negli istituti di pena, oggi poco rispettose della dignità delle persone detenute e del personale che vi lavora, il Cartello ha proposto tra l'altro di intervenire aumentando le ore dei colloqui, il numero delle telefonate e in generale rendere effettive tutte le misure, come ad esempio quella della territorialità della pena, che consentano ai detenuti il diritto all'affettività e una maggior vicinanza ai propri cari, perché il rafforzamento dei legami famigliari costituisce anche una delle poche forme di prevenzione dei suicidi. Attenzione è anche stata posta alla persistenza degli Opg, gli ospedali psichiatrici giudiziari, vero vulnus dei diritti umani che vedono ancora oggi 1.421 persone internate e per i quali è stato più volte richiesto lo smantellamento. In generale la trasparenza e la garanzia dei diritti come pure l'applicazione del Regolamento penitenziario del 2000 sembrano ancora oggi richieste ragionevoli ma non praticate.
Il Ministro, che nel corso dell'incontro era accompagnata da Simonetta Matone, magistrato e Vice Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ha apprezzato le proposte formulate, segnalando la possibilità che alcune di queste siano recepite nel decreto legge sulle carceri in discussione al Senato, e ha condiviso la necessità di un confronto permanente con le associazioni e tutte le altre realtà che si occupano da anni del carcere e dei diritti delle persone detenute mettendo a disposizione le loro competenze.
ROMA Il 22 gennaio l’iniziativa La corsa di Miguel 2012: una domenica speciale per tutti gli appassionati di podismo, che potranno cimentarsi sui tradizionali 10 chilometri lungo le sponde del Tevere, ma anche per mantenere vivo il ricordo di Miguel Sanchez e per non dimenticare il dramma dei desaparecidos. Sul sito www.lacorsadimiguel.it è possibile iscriversi per partecipare alla gara
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na delegazione, composta da Stefano Anastasia, Franco Corleone, Ornella Favero, Patrizio Gonnella, Franco Uda, in rappresentanza del Cartello ‘Sovraffollamento: che fare’ (composto dalle organizzazioni A buon diritto, Acli, Antigone, Arci, Beati i costruttori di pace, Conferenza Nazionale del Volontariato della Giustizia, Cgil, Coordinamento dei garanti dei diritti delle persone private della libertà personale, Funzione pubblica-Cgil, Forum per il diritto alla salute delle persone detenute, Forum droghe, Giuristi democratici, Jesuit Social Network, Ristretti Orizzonti, Unione Camere penali italiane, Magistratura democratica, VIC volontari in carcere-Caritas), ha incontrato lo scorso 12 gennaio il Ministro della Giustizia Paola Severino. Nel corso dell'incontro, lungo e cordiale, sono stati posti all'attenzione del Ministro i temi relativi alle cause che producono la drammatica condizione di sovraffollamento e le proposte del Cartello in materia. È stata in particolare sottolineata la necessità di modificare la legge Fini-Giovanardi sulle droghe, la ex Cirielli sulla recidiva e la Bossi-Fini sull'immigrazione, che più hanno contribuito al flusso in ingresso nelle
Arcigay: al via la Campagna nazionale ‘Diversamente uguali’ per raccontare una serena quotidianità invisibile anda, Valeria, Marco e Mariella: sono i testimonial di Storie - racconti di ordinaria diversità, campagna nata dall'incontro di Arcigay e Draft Fcb per sensibilizzare sul tema della diversità e della serenità di vivere visibilmente l'essere gay o lesbica oggi in Italia. Due mamme, una ragazza lesbica e un professionista gay sono i volti e le voci scelte tra decine di racconti e contributi video sul tema arrivati ad Arcigay nel corso degli ultimi mesi. Dai loro racconti emerge il fil rouge, comune a molte delle storie ricevute, ovvero il messaggio che essere omosessuali non significa essere diversi. Significa, al contrario, avere una vita uguale a molte altre, una vita fatta di famiglia, affetti, lavoro e amici. Significa forse raccogliere una sfida in più: quella di dover in qualche caso dire a gran voce che si è uguali, diversamente uguali. «Il silenzio uccide l'identità sia come madre che come figlio» dice infatti Vanda, una delle due mamme protagoniste dei videoracconti. O ancora, «la condizione di omo-
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sessuale se vissuta in modo tranquillo, corretto, non comporta - contrariamente a quello che molti possono sostenere - un limite o un problema in quella che può essere la vita professionale»: è Marco a parlare, gay e affermato professionista. C'è poi Valeria, una ragazza lesbica che vive e lavora a Parma e che racconta: «Ho fatto finta di niente, mia mamma mi ha ripetuto la domanda, Valeria me lo diresti? Sì. Ma lo sei? Ed io: sì». Infine Mariella, una mamma di Roma, racconta cosa significa essere madre di una ragazza che ama le ragazze: «Per me mia figlia non è cambiata, la amo davvero tanto, soprattutto adesso, perché so chi è. Essere lesbica, essere omosessuale è un fatto naturale…l'essere non cambia». «È finalmente una campagna che va direttamente al cuore degli eterosessuali e che narra, fuori dallo stereotipo, la serenità che molti di noi vivono oggi - spiega Paolo Patanè, presidente nazionale di Arcigay Sono sicuro che la campagna, che crea
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immediata identificazione, risolverà molti dei dubbi di coloro che faticano a confrontarsi con noi. Di più, aiuterà molti gay e lesbiche che hanno ancora il terrore di raccontarsi a farlo. Sognavamo da tempo di poter parlare al ventre del paese e di aprire un canale di dialogo sul web». Gli annunci dei quattro testimonial prendono forma infatti in una campagna che raffigura i loro volti in primo piano con una frase lasciata incompleta: sulle loro bocche il QR code per visualizzare - collegandosi al sito - la video testimonianza di ciascuno di loro. Sul sito della Campagna vi è inoltre uno spazio per commentare ed inviare le proprie video-storie, un modo per alimentare la discussione intorno ai temi più comuni che riguardano il mondo omosessuale, dal coming out in famiglia agli affetti al lavoro. Uno spazio dove visibilità e partecipazione danno voce a gay e lesbiche per ascoltare e ascoltarsi e riconoscersi in storie ordinarie e straordinarie di vita di tutti i giorni. Info: www.diversamenteuguali.org
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Nasce a Massa il circolo Arci La CasaMatta, spazio in cui ospitare iniziative culturali diverse l circolo Arci CasaMatta di Massa fonda le sue ragioni in radici diverse rispetto ai soci facenti parte del direttivo. Tali ragioni però, convergono in un obiettivo comune: quello di regalare uno spazio dove sia possibile fondere la cultura nei suoi diversi aspetti. L'esigenza di un modo alternativo di fare cultura è all'origine una motivazione personale, (crescere, imparare e divertirsi insieme ad altri). In un secondo momento diventa fondamentale aprire questo modo
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VIGNOLA (MO) Prossimi appuntamenti al circolo Arci Ribalta: il 18 gennaio per la rassegna Altrevisioni si discute di surrealismo, arte e cinema con la proiezione del film Un chien Andalou di Louis Bunuel. Il 24 gennaio incontro con Emergency e proiezione di Life in Italy is ok, protagonisti i pazienti dei poliambulatori di Palermo, Marghera e degli ambulatori mobili
di pensare e vivere anche ad altri, che abbiano voglia di approfittare di uno spazio dove sia loro concesso di esprimersi ed imparare, obiettivo condiviso da tutti i soci fondatori. Rispetto a qualsiasi attività commerciale, un circolo Arci offre l'occasione ai gestori di non doversi sottomettere a quelle logiche di mercato che compromettono o, nel peggiore dei casi, eliminano i concetti di qualità, rispetto, scambio e condivisione tra gli individui. Giancarlo Mottini, Michele Babbini, Manuele Casu e Daniela De Mattia provengono da esperienze di vita diverse, ma che messe insieme possono dare maggiore respiro all'idea di base. Le proposte culturali e ricreative si declinano in diverse aree: innanzitutto quella artistica, in cui saranno esposte mostre fotografiche, arti pittoriche e plastiche, laboratori e mini corsi artistici vari, mini stage e performance teatrali per bambini e adulti, esibizione di cantanti in versione acustica; ci sarà poi spazio per iniziative culturali come presentazioni di libri, cineforum (cui seguiranno dei piccoli dibattiti sui temi proposti), letture a tema, incontri a sfondo storico e politico; l’area educa-
tiva sarà sviluppata con attività di doposcuola e aiuto nell’esecuzione dei compiti. Il tutto tenendo presente l’area gastronomica, con degustazioni e cene, con prodotti prevalentemente locali o provenienti da commercio equo e solidale e da terreni confiscati alla mafia. Importante per il circolo è infatti anche il progetto di educazione al gusto e al mangiar sano. I tempi e le modalità di tali progetti saranno decisi in base alle risorse e allo spazio disponibile. Tra i primissimi appuntamenti in programma, il 19 gennaio si esibirà Giuseppe Boy, attore ‘acrobata tra le poesie’ (recitandole, cantandole ed altro..). Il tutto è basato sull'improvvisazione, infatti molti testi vengono suggeriti direttamente dal pubblico. Le date delle prossime iniziative saranno comunicate all'interno della pagina facebook ‘la casamatta’, appositamente creata e tramite mail. Chi fosse interessato ad entrare in contatto con La CasaMatta per proporre idee, iniziative o progetti può scrivere all'indirizzo mail indicato di seguito. Info: casamattams@gmail.com
Notizie Brevi Uno stato di cose MARUGGIO (TA) - Al circolo Arci Paisà il 22 gennaio si tiene l’iniziativa Uno stato di cose, con la mostra fotografica a cura di Rumore collettivo, la proiezione alle 19 del documentario Uno stato di cose: ovvero uno stato di diritto di meno di Domenico de Ceglia, alla presenza dell'autore e a seguire la presentazione del libro La normale eccezione. Lotte di migranti in Italia, a cui partecipa Gianni De Giglio, uno degli autori. Durante l'iniziativa sarà promossa una raccolta fondi per l'assistenza legale agli arrestati in seguito alla rivolta del 1 agosto al Cara di BariPalese. Info: www.arcimaruggio.net
Workshop di fotografia sociale BOLOGNA - Parte a gennaio il workshop di fotografia sociale condotto da Giulio Di Meo, realizzato in collaborazione con Arci Bologna e il circolo SpazioIndue. L’obiettivo dei fotografi si poserà sull’arcipelago dei circoli Arci, spazi di socialità e di condivisione che hanno radici profonde nel tessuto della città, proponendo quotidianamente attività culturali, di animazione e intratteni-
mento per ogni età e interesse. Il corso, riservato ai soci Arci, avrà come base logistica la sede del circolo SpazioIndue in vicolo Broglio 1/F. Info: info@giuliodimeo.it
Stato d’Italia MATERA - Il tour di presentazione del libro Stato d’Italia fa tappa a Matera, al cinema comunale di via Vittorio Veneto a partire dalle 17,30 di venerdì 20 gennaio. L’evento, organizzato dall’Arci Basilicata con il patrocinio del comune, sarà moderato dal direttore de Il quotidiano della Basilicata Paride Leporace, e, oltre agli autori del libro Emiliano Mancuso (fotografo) ed Angela Mauro (giornalista), vedrà la partecipazione di Nichi Vendola, presidente di Sel e governatore della Puglia, Paolo Beni, presidente nazionale dell’Arci e del sindaco di Matera Salvatore Adduce. Info: basilicata@arci.it
La furia dei cervelli VITERBO - Al Biancovolta Spazio Arci il 21 gennaio alle 17 sarà presentato La furia dei cervelli. Nato come network politico e sociale, nella sua manifestazione cartacea è un libro che
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affronta direttamente e senza mediazioni la questione del momento: è possibile una politica contro la crisi? Nella sua forma virtuale, la furia è una comunità in divenire che cerca alleanze e oggi si esprime nelle coalizioni dentro strati, classi e ceti sociali, sperimentando i linguaggi e la vita del ‘Quinto Stato’. Partecipano all’incontro Roberto Ciccarelli e Giuseppe Allegri, autori del libro, Carlo Testini, responsabile diritti culturali dell’Arci, Enrico Parisio di Aiap Lazio, Angelo Salvi di Acta Roma, modera il ricercatore Manuel Anselmi. Info: viterbo@arci.it
Teatro allo Spazio 72 GROSSETO - Il 22 gennaio alle 18 presso Spazio 72 prosegue la rassegna teatrale di Libero Circuito organizzata da Teatro Studio Arci di Grosseto e circolo Arci Khorakhané, con lo spettacolo La curiosa storia di Gregor Samsa tratto da La metamorfosi di Kafka, a cura della Compagnia Professionista del Teatro Studio di Grosseto. Lo spettacolo è diretto da Mario Fraschetti e interpretato da Daniela Marretti, Luca Pierini, Enrica
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Pistolesi e Mirio Tozzini. Info: arci.khorakhane@libero.it
La festa di Sant’Antonio GIOVINAZZO - Grande attesa anche quest’anno per la secolare celebrazione della festa popolare in onore di Sant’Antonio Abate, celebrata domenica 22 gennaio e organizzata dal Comune di Giovinazzo, in collaborazione con il circolo Arci Tressett e con l’associazione Panino della nonna. La città sarà animata da esibizioni, e celebrazioni, le Chiese del centro storico resteranno aperte e saranno visitabili, il 21 gennaio sarà inaugurata la mostra fotografica Quattro artisti per quattro elementi: fuoco, terra, aria, acqua organizzata dall’associazione MagentArt. Info: arci.tressett@virgilio.it
Musica con i Briganti CARUGATE (MI) - Il 21 gennaio alle 22 presso l’Arci Area una serata con i Briganti per tutti gli amanti delle danze popolari, delle pizziche, delle tammurriate e delle tarantelle, per tutti i vecchi e nuovi amanti del divertimento, ricordando le nostre radici Info: www.simmbriganti.it
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A Iglesias dal 25 gennaio al 15 febbraio il Festival ‘Le giornate del cinema del Mediterraneo’
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Da gennaio ‘L’Italia che non si vede’ Giunta alla terza edizione L’Italia che non si vede, rassegna itinerante di film promossa e organizzata dai circoli cinematografici dell’Arci che sarà realizzata, tra gennaio e maggio 2012, in più di venti città, tra le quali Torino, Firenze, Napoli, Catania, Pisa, Roma, Aosta, Modena, Bari, Iglesias, Rieti, Carpi, Orvieto, Ferrara, Legnago. Si tratta di una rosa di dodici film che raccontano il Paese reale, con i suoi problemi e i suoi disagi, ma anche con la sua voglia di cambiare e affrontare i probemi dell’immigrazione, della mancanza di lavoro, dell’economia, della mafia. Ogni circolo potrà scegliere almeno cinque titoli da proporre nella propria rassegna, in modo da dare la massima visibilità possibile all’iniziativa e cercare di costruire così un circuito di distribuzione diverso da quello commerciale. Gli autori dei film sono disponibili ad essere presenti alle proiezioni, a portare la propria testimonianza e approfondire il tema affrontato. L’Ucca mette a disposizione gratuitamente, oltre agli accordi per la circuitazione, i manifesti, le locandine, il catalogo con le schede illustrative per ogni film. Info: ucca@arci.it
esclusi, coloro che la storia e la geografia tengono ai margini da secoli. Ad aprire la manifestazione - che terminerà il 15 febbraio - sarà il documentario di Fiorella Infascelli Pugni chiusi, già presentato alla 68° Mostra del Cinema di Venezia. Il film racconta la difficile esperienza degli operai della Vinyls di Porto Torres, operai che producevano PVC, che ogni giorno si recavano regolarmente in fabbrica a lavorare e che, un giorno all'improvviso, si sono ritrovati in cassa integrazione senza una motivazione valida. E per protestare contro tutto ciò, alcuni di loro, si sono ‘incarcerati’ nell'ex penitenziario dell'Asinara. Il lavoro della regista ci racconta proprio questa esperienza; esperienza che fa riflettere sulla drammatica situazione lavorativa ed economica in cui si trova attualmente la Sardegna. Tra i tanti film che saranno proiettati in questi venti giorni di rassegna, va segnalato Venti sigarette di Aureliano Amadei, tratto dal romanzo Venti sigarette a Nassirya, scritto dallo stesso Amadei con Francesco Trento. Il film narra la vicenda autobiografica dello scrittore-regista, coinvolto nell'attentato del 12 novembre
2003 contro la base militare italiana di Nassirya. Amadei parteciperà in prima persona alla rassegna e racconterà al pubblico la drammatica esperienza da lui vissuta. Un altro evento che merita una particolare menzione sarà la performance dei Sikitikis, gruppo musicale emergente, che, con le loro composizioni musicali, accompagneranno le immagini del film L'uomo con la macchina da presa di Dziga Vertov, film del 1929 che riprende per lo più scene di vita quotidiana per le strade di Odessa. Al termine dell'esibizione, il gruppo dialogherà con il pubblico sulle tematiche proposte dall'evento. La partecipazione ai vari eventi della rassegna è completamente gratuita. Info: www.arciiglesias.it
GUAGNANO (LE) Il 18 gennaio a partire dalle 20.30 aperitivo letterario al circolo Arci Rubik con la presentazione del romanzo Fino alla fine del giorno di Osvaldo Piliego e a seguire Above the three in concerto
notizieflash
l prossimo 25 gennaio si aprirà la settima edizione della manifestazione internazionale di cultura cinematografica Le giornate del cinema del Mediterraneo, organizzata dal C.I.C. Arci Iglesias. Lo scopo principale della rassegna è quello di essere un punto d'incontro tra i popoli del bacino del Mediterraneo, attraverso la proiezione di lungometraggi e corti provenienti dalle cineteche nazionali di paesi come Albania, BosniaHerzegovina, Francia, Slovenia, Serbia, Spagna, Tunisia, Turchia e, naturalmente, Italia. Le storie raccontate dai film presenti in rassegna costituiscono un viaggio ideale verso paesi vicinissimi a noi delle cui realtà, molto spesso, non si parla a sufficienza. La visione di molti film ci aiuterà a comprendere meglio gli importanti avvenimenti accaduti nel corso del 2011 in paesi come Egitto, Tunisia, Libia e Siria ed anche i cambiamenti sociali e politici verificatisi in stati a noi più vicini culturalmente, come, ad esempio, la Spagna. Verrà proposta una riflessione su una nuova idea di confine - cambiata dalla globalizzazione - visto come un ingresso ideale al quale bussano finalmente tutti gli
Un ricordo del partigiano Guido Carbi, socio onorario di Arci Valle Susa Ci sono notizie difficili da ricevere. Ci ha lasciati sabato notte Guido Carbi. Guido, partigiano combattente della 17^ Brigata Garibaldi, era al Colle del Lys quel terribile 2 luglio 1944, quando i nazisti trucidarono 26 suoi compagni. Con questa immagine impressa nella mente Guido ha passato la sua vita in mezzo alla gente, ai giovani soprattutto, per raccontare, essere testimone, per non dimenticare mai e continuare a resistere. Solo pochi mesi fa davamo conto proprio su queste pagine di un suo 'dialogo musicato' con Luca Morino (Mau Mau), ma dal dividere il palco con Assalti
Frontali e Cisco al confronto con Nicolai Lilin, dalla partecipazione al movimento No Tav all'intensa attività nelle scuole, Guido ci ha insegnato, oggi come ieri, il significato più profondo di (R)esistenza. Guido, dal 2006 socio onorario di Arci Valle Susa, è stato un amico, oltre che un grande esempio, uno di quei compagni di strada che il più delle volte, come fanno in montagna i camminatori più esperti, ci hanno guidato a trovare il sentiero giusto. Ciao Guido, forse un giorno potremo incontrarci di nuovo lungo la strada. Info: siviero@arci.it
Raccolti 20mila euro per l’alluvione in Liguria C’è una nota positiva nell’immane tragedia che ha colpito la Liguria: la solidarietà diffusa che, come per magia, scatta nei momenti peggiori di una comunità. La magia delle tante braccia, giovani e meno giovani, tante dell’Arci e della Prociv Arci, che si sono ritrovate nel fango di Monterosso, di Borghetto Vara, di Genova e di tanti altri posti per aiutare concittadini spesso sconosciuti. Una solidarietà che ha
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17 gennaio 2012
consentito la raccolta di oltre 20mila euro (i dati si riferiscono al 31 dicembre) in favore dei circoli danneggiati dall’alluvione: il circolo Arci Pontecarrega, tradizionale ritrovo della Val Bisagno e l’Arci Follo, attivo dal 1932 nella realtà spezzina. È possibile ancora inviare fondi sul conto corrente dedicato all’emergenza aperto presso Banca Etica e intestato ad Arci Liguria: IT16B0501801400000000140234
arci
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società
Appello a Monti per salvare il pluralismo nell’informazione i troviamo costretti ad appellarci a Lei per segnalare la necessità di risposte urgenti per l'emergenza di un settore dell'editoria rappresentativa del pluralismo dell'informazione. Circa cento aziende non sono infatti in grado di programmare la propria attività, rischiano di dover sospendere le pubblicazioni entro gennaio e alcune già l'hanno fatto. Si tratta dei giornali gestiti in cooperative di idee, di filoni culturali politici, di minoranze linguistiche, di comunità italiane all'estero, no profit, per i quali esiste il sostegno previsto dalla legge per le testate non commerciali, ma a cui ancora oggi non sono state fornite garanzie sulle risorse effettivamente disponibili per il 2012. C'è inoltre un'urgenza nell'urgenza: la definizione delle pratiche ancora aperte per la liquidazione dei contributi relativi al 2010 che riguarda una trentina di testate. In assenza di atti certi su questi due punti, è diventato impossibile andare avanti, mancando persino gli elementi per l'accesso al credito bancario. Già avevamo avanzato a esponenti del suo Governo richieste di garanzie per il pluralismo dell'informazione, anche nella fase di transizione verso il
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nuovo quadro di interventi previsto dal 2014. Siamo decisamente impegnati a sostenere una riforma. Con il Sottosegretario Malinconico era stato avviato un percorso di valutazione delle possibili iniziative. È indispensabile riprendere questo dossier al più presto. Il nostro è un vero Sos che riguarda sia le procedure amministrative in corso, da sbloccare, sia la dotazione definitiva per l'editoria durante il 2012. Il Governo ha già preso atto dell'insufficienza dello stanziamento previsto da precedenti manovre e ha perciò condiviso una norma, approvata dal Parlamento, che include l'editoria tra i soggetti beneficiari del cosiddetto 'Fondo Letta' della Presidenza del Consiglio per l'integrazione di questa somma. Riteniamo che il decreto 'Proroghe' debba contenere le misure per stabilire l'impegno finanziario dello Stato durante il 2012. Siamo convinti che la somma da prelevare da tale Fondo debba essere di almeno 100 milioni di euro, per assicurare alle testate in crisi le condizioni minime di sopravvivenza. Si tratterebbe di operare in una linea di equità, analogamente a quanto già fatto dal Governo per Radio Radicale, verso l'indispensabile costruzione
Azioni solidali / Le notizie di Arcs Focus sulla violenza contro le donne
invece presentate alla ventesima sessione del Consiglio per i diritti umani del prossimo giugno. Info: www.ohchr.org
Oltre la crescita Libertà e Giustizia (circolo di Roma) e La Rete Internazionale delle Donne per la Pace, di cui Arcs fa parte, promuovono la Scuola di formazione Oltre la Crescita. Una scuola su questo tema serve perché una società democratica non può durare basandosi sulla crescita economica illimitata come obiettivo. Bisogna capire e valutare che le nostre esistenze quotidiane premono sull'ambiente globale e che non è possibile ignorare quanto le nostre scelte incidono sulla vita di altre persone e su altre economie, società e risorse. Con l'aiuto di docenti, associazioni, esperti, persone del mondo dell'informazione e con una prospettiva di genere, alla fine del percorso formativo verrà redatto dai e dalle partecipanti un appello rivolto alle istituzioni locali e ai media per creare un nuovo modello di benessere. La Scuola inizierà il 27 gennaio. Info: scuolaoltrelacrescita@gmail.com
Hanno collaborato a questo numero Chiara Bannella, Raffaella Bolini, Stefano Carmassi, Silvia De Silvestri, Donato Di Sanzo, Walter Massa, Federico Mei, Corrado Oddi, Licio Palazzini, Paola Scarnati, Lorenzo Siviero, Roberta Tocco, Antonio Tricarico In redazione Andreina Albano, Maria Ortensia Ferrara, Carlo Testini
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Dal 15 al 26 gennaio sarà in visita in Italia Rashida Manjoo, Special Rapporteur ONU sulla violenza contro le donne. Una visita molto importante in quanto fornirà al Consiglio ONU per i Diritti Umani dati relativi alle politiche e ai programmi adottati dall'Italia per contrastare la violenza di genere. Il mandato della Special Rapporteur sulla violenza contro le donne include la violenza domestica, all'interno della società, la violenza perpetrata o tollerata dallo Stato e quella contro le rifugiate, le richiedenti asilo e le donne migranti. La Special Rapporteur incontrerà a Roma, Milano, Bologna e Napoli non solo esponenti del governo ma anche rappresentanti della società civile che si occupano dei diritti delle donne e del contrasto alla violenza. La Rapporteur visiterà, tra gli altri, centri di detenzione e vittime di violenza ed esaminerà la situazione delle donne migranti rom e sinti. Infine il 26 gennaio alle 13, presso la Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale (SIOI) a Roma, si terrà una conferenza stampa sui primi risultati della visita. Le conclusioni e le raccomandazioni finali saranno
di un nuovo e più chiaro modello di intervento. Condividiamo l'idea che i contributi debbano essere commisurati all'impiego dei giornalisti e all'effettiva diffusione delle testate e che sia davvero «impensabile eliminare completamente i contributi che sono il lievito di quella informazione pluralistica che è vitale per il Paese», come Ella ha recentemente dichiarato in sintonia con una risposta che il Capo dello Stato diede tre mesi fa a un appello dei direttori dei giornali. Grati per l'attenzione, vogliamo aver fiducia che una tempestiva risposta eviti la chiusura di molte testate e la perdita di migliaia di posti di lavoro. Se i nostri cento giornali dovessero chiudere nessuna riforma dell'editoria avrebbe, ovviamente, più senso. Fnsi, Comitato per la Libertà d'informazione, Sindacati dei lavoratori, Associazioni di Cooperative del settore, giornali di idee, no profit, degli italiani all'estero, delle minoranze linguistiche, Articolo21.
Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Paolo Beni Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Progetto grafico Sectio - Roma Cristina Addonizio Editore Associazione Arci Redazione Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005
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specialearci
DICHIARAZIONE DI MISSIONE SIAMO una grande associazione popolare: cinquemila circoli, più di un milione di soci. Donne e uomini che hanno liberamente scelto di impegnarsi per promuovere emancipazione attraverso l'autorganizzazione e la partecipazione. Siamo eredi di un'antica tradizione mutualistica e di una lunga storia associativa, quella dei movimenti popolari che hanno contribuito a costruire e consolidare la democrazia italiana fondata sulla Costituzione.
Entro il 2012 l’associazione si doterà di una Carta dei principi e delle buone pratiche dei Circoli Arci. Nei prossimi mesi la bozza elaborata dalla Presidenza sarà sottoposta ad un’ampia consultazione delle strutture territoriali. Pubblichiamo intanto la Dichiarazione di missione che della Carta costituisce la premessa
risorse, vincolare l'economia al rispetto dei beni comuni, dell'ambiente, dei diritti sociali e del lavoro. I NOSTRI CIRCOLI operano per l'animazione sociale e culturale delle comunità locali, immersi nei mutamenti che le attraversano; sono un laboratorio di idee e di pratiche per il cambiamento. Promuovono ricreazione e cultura, buona socialità, qualità delle relazioni umane e degli stili di vita, cultura e pratica dei diritti, responsabilità e cittadinanza attiva.
e che il Consiglio Nazionale CREDIAMO nella libertà e nella dignità di ogni ha definitivamente FACCIAMO ASSOCIAessere umano, nell'uguaapprovato ZIONISMO per promuoglianza dei diritti e nella nell’ottobre scorso vere e favorire l'azione colgiustizia sociale, nel lettiva dei cittadini nell'inrispetto delle differenze, teresse generale. nei diritti della Terra, nella Operiamo per promuovere il diritto al libero convivenza e nell'uguaglianza fra i popoli. Crediamo nel valore della conoscenza e delle associazionismo, il volontariato, lo sviluppo del culture, nella libertà di pensiero e di espressio- terzo settore e dell'economia civile, la sussidiarietà e la piena realizzazione della democrazia ne. Crediamo in una società nonviolenta, acco- partecipativa. gliente e solidale, laica e pluralista, capace di Abbiamo fiducia nelle persone, nella loro capacità di contribuire a un futuro migliore, realizzare convivenza e coesione sociale. Crediamo che sia possibile assicurare a tutti e dove non ci sia più spazio per l'ingiustizia di cui tutte benessere, distribuire in modo equo le oggi è pieno il mondo.
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