Arcireport n 2 2017

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arcireport

settimanale a cura dell’Arci | anno XV | n. 2 | 19 gennaio 2017 | www.arci.it | report@arci.it

Un anno senza Giulio di Francesca Chiavacci presidente nazionale Arci

Lo striscione giallo da un anno appeso alle finestre della nostra sede nazionale - così come in molti circoli Arci e molte sedi pubbliche di associazioni, Comuni, Regioni - che chiede Verità per Giulio Regeni, ci ricorda ogni giorno che quell’obiettivo non è stato ancora raggiunto. Il prossimo 25 gennaio sarà l’anniversario della scomparsa del giovane ricercatore friulano, sulla quale non si riesce a far luce, nonostante l’ampia mobilitazione dell’opinione pubblica e la tenacia dei familiari, che nel dolore sono riusciti a non far vincere la rassegnazione. In quella data si terrà a Roma, all’Università La Sapienza, a partire dalle 12.30, una manifestazione indetta da Amnesty International, alla quale la nostra associazione ha aderito. Il buio che grava sulla drammatica vicenda di Giulio dipende in gran parte dall’opportunismo del governo, che antepone gli interessi non solo economici che lo legano a quel paese a una determinata ricerca della verità e alla denuncia delle violazioni dei diritti umani che lì si compiono, compreso l’uso abituale della tortura. Bisognerebbe invece che i governi e le istituzioni democratiche gestissero i loro rapporti inter-

nazionali prendendo in considerazione le atrocità, la repressione violenta che caratterizzano alcuni paesi e agissero di conseguenza. E invece succede che, proprio recentemente, la Commissione Europea abbia confermato un programma di 11.5 milioni di euro per sostenere l’Egitto nella gestione delle migrazioni, mentre il Parlamento Europeo, sollecitato più volte, non è riuscito ad approvare una risoluzione urgente sulla violazioni dei diritti umani che lì vengono compiute. In quella sede è stata sollevata la questione di Ramy El-Sayed, attivista del Movimento democratico egiziano 6 aprile, che è stato torturato la scorsa settimana durante il suo trasferimento in prigione. Gli organizzatori del Premio Nobel Alternativo hanno deciso di inviare in Egitto una delegazione di alto livello, per consegnare a Mozn Hassan, la femminista a cui sono stati congelati i beni nei giorni scorsi, il Premio 2016 a lei assegnato. Esiste una rete internazionale e nazionale composta da associazioni e organizzazioni della società civile che quotidianamente, anche in nome di Giulio, denuncia la gravità della situazione in cui si trova l’Egitto. Anche noi, come Arci, in questi mesi, a

partire da quella vicenda, ci siamo impegnati per dar voce a chi, in quel Paese, combatte quotidianamente per l’affermazione della libertà, pubblicando mensilmente la newsletter Voci dall’Egitto. Con la delicatezza che questa missione richiedeva, abbiamo fatto incontrare una parte importante di quella coraggiosa società civile con i Presidenti delle Commissioni per i diritti umani di Camera e Senato, con la Presidente della Camera, e, grazie alla tecnologia, a metterli in contatto con il blogger e attivista dei diritti umani egiziano Hossam Bahgat, a cui abbiamo consegnato un premio, alla presenza dei genitori di Giulio, durante il festival di Internazionale. Abbiamo più volte mandato appelli, informazioni e richieste di intervento urgente ai Parlamentari Europei, al Parlamento nazionale e al Governo. Abbiamo sperato che finalmente si stabilisse una effettiva collaborazione tra la magistratura italiana e le autorità egiziane. Ma nessun passo in avanti è stato fatto. Non ci stancheremo di chiedere Verità e Giustizia per Giulio. Lo dobbiamo a lui, ai suoi familiari, a tutti noi.


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terremotocentroitalia

Dentro l’emergenza: l’attività dell’Arci nel terremoto del centro Italia di Massimiliano Bianchini presidente Arci Marche

Mentre scrivo questo report, come sapete, siamo dentro un dramma senza fine. Gli eventi sismici di agosto e ottobre erano già di portata straordinaria: pensate solo che nelle Marche sono dichiarati terremotati 120 comuni distribuiti in 4 provincie su 5. È altresì noto come il terremoto del 24 agosto aveva sconvolto le comunità ascolana e reatina. Il 18 gennaio, altre quattro scosse di un’entità altissima hanno fatto ripiombare le comunità nella paura, mettendone a dura prova la tenuta psicologica. Come è noto, la nostra associazione stava reagendo a questa situazione tramite le molte iniziative proposte nei vari territori, fra cui spicca l’attività per bambini Giocare per ricostruire: https://www.facebook.com/arciprovincialemacerata/. Intanto, per la prima volta a mia memoria, tre comitati regionali - Marche, Lazio e Umbria - sulla giusta spinta della presidente nazionale Chiavacci e di Greta Barbolini, hanno progettato azioni comuni che sono state inserite nella candidatura per il bando della ex legge 383. La particolarità della proposta nasceva dopo aver contattato direttamente le comunità, tanto che nella provincia di Macerata abbiamo tenuto due assemblee per costruire con i cittadini e i soci una progettazione veramente partecipata. Nel Piceno fin da subito i ragazzi del comitato hanno aiutato le popolazioni tramite il Bibliobus del comitato Arci Aquila e le molte iniziative cinematografiche per gli sfollati che stanno in gran parte a San Benedetto del Tronto. Inoltre abbiamo partecipato con il presidente Arci Lazio Giustini e la presidente Arci Rieti Patacchiola, alla presenza della Chiavacci, a un incontro molto im-

portante con la comunità montana del Velino, mentre con gli amici perugini Calzini, presidente di Arci Umbria, e Tamiazzo abbiamo costruito una progettualità che guardasse al dopo (agricolo, turistico...). Voglio quindi testimoniare come abbiamo costruito una rete Arci che subito, tramite anche i volontari del servizio civile nazionale, è servita per l’emergenza, ma ora sta lavorando a una progettualità di lungo periodo che coinvolge non solo il mondo della cultura, ma anche quello della produzione agricola e del turismo. Il paradosso è che le istituzioni spesso e volentieri discutono sulla ricostruzione, che come sapete è totalmente centralizzata (vorrei ricordare a tutti che il terremoto di Umbria e Marche del 1997 è stato ben gestito anche e grazie

alle Regioni) ed è evidente che è eccessivamente burocratizzata e lenta, soprattutto nei confronti degli allevatori, mentre noi, associazione di promozione sociale, stiamo tematizzando le questioni chiave per il futuro dei nostri territori. È impossibile non rendersi conto come qui sia in gioco una civiltà che accomuna l’entroterra e che tendenzialmente è stata già abbandonata da prima da una insana forma di governo che pensava di premiare solo le città metropolitane, mentre in Europa ci invitano a tutelare proprio le aree interne: vedesi la strategia europea che in Italia ha trovato in Fabrizio Barca il suo punto di riferimento, con cui faremo un convegno insieme all’Università di Camerino. Voglio chiudere con due riflessioni ad alta voce per l’Arci: primo, siamo consapevoli che stiamo dentro un evento di proporzioni epocali? Due, la nostra associazione è pronta ad accettare altre sfide oltre le sue consuete attività e cioè siamo consapevoli che possiamo essere l’attore sociale che movimenta i territori dal basso e facilita comitati di partecipazione che altrimenti solo alcune forze populiste sembrerebbero in grado di movimentare? Questa è la sfida che ci poniamo.


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pace&disarmo

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Aperta la selezione di 4 volontari/e per il progetto Arci-Arcs dei Corpi Civili di Pace in Libano

Le domande vanno presentate entro il prossimo 10 febbraio Arci e la sua Ong Arcs hanno aperto la selezione di 4 volontarie/i per il Libano nell’ambito del progetto dei Corpi Civili di Pace dal titolo Facilitatori di pace per comunità resilienti nei quartieri suburbani di Beirut. I giovani saranno chiamati a sostenere le attività della Ong in corso a Beirut, parte di un programma triennale che mira a favorire l’empowerment di donne e bambini vulnerabili e a promuovere la salute degli abitanti di Naba’a. Nello specifico si occuperanno di organizzare attività ricreative e socioeducative per bambini e adolescenti rifugiati e migranti, corsi di formazione professionale per donne vulnerabili sui temi della micro-imprenditorialità, della salute riproduttiva e sessuale, della violenza di genere. Le attività quotidiane si realizzeranno presso la sede di Arci a Furn el Cheb-

beck e nel centro comunitario di Arcs e Basmeh & Zeitooneh, partner locale dell’iniziativa, nel quartiere di Nabaa (Burj Hammoud), dunque nel distretto amministrativo di Beirut. Tuttavia, per esigenze legate all’analisi dei bisogni per lo sviluppo di proposte progettuali collaterali e rafforzamento delle reti di partenariato, i volontari potranno essere chiamati a partecipare a missioni giornaliere a Tripoli e nelle valle della Bekaa.

Possono partecipare alla selezione i giovani, senza distinzione di sesso che, alla data di presentazione della domanda, abbiano compiuto il diciottesimo e non superato il ventottesimo anno di età. La domanda di ammissione e la relativa documentazione va presentata entro le ore 14 del giorno 10 febbraio 2017 a mano presso la sede Arci Servizio Civile Nazionale, tramite raccomandata o via posta certificata. www.arcsculturesolidali.org

Libertà per Öcalan e per tutte le prigioniere e i prigionieri politici Pace e Giustizia per il Kurdistan Sabato 11 febbraio - Manifestazione nazionale a Milano La lotta del Movimento di Liberazione Curdo per la democrazia, la coesistenza, l’ecologia e la liberazione delle donne ha raggiunto primi risultati positivi con l’allargamento del modello di autogoverno democratico nei territori liberati dal giogo delle bande ISIS. Ma con l’estensione della situazione di guerra attuale nel Bakur-Turchia, Rojava-Siria e nel Medio Oriente, i curdi e le altre popolazioni della regione affrontano gravi pericoli; lo stesso Movimento di Liberazione subisce nuove e pesanti minacce. Per garantire la sua presidenza, Erdogan si è alleato con i fascisti e i nazionalisti turchi, così da affrontare la questione curda con la violenza e la repressione: tutto ciò che è collegato con i curdi e la loro identità è un obiettivo. Vengono commissariate le municipalità, i co-sindaci sono arrestati e sostituiti con amministratori di nomina governativa. La brutalità della guerra in Kurdistan, con la distruzione di intere città, è già costata la vita a migliaia di civili, arresti di massa di politici, intellettuali, accademici, giornalisti, attivisti,

avvocati e magistrati, fino ad arrivare al piano per l’eliminazione fisica di Öcalan. La tortura psicofisica inflitta al leader curdo Abdullah Öcalan, negli ultimi 18 anni in condizioni di isolamento totale, è stata inasprita con ulteriori limitazioni del suo regime carcerario. Dal 5 aprile 2015, dopo che Erdogan ha messo fine al negoziato “per una soluzione politica e democratica della questione curda”, i contatti con l’isola di Imrali sono praticamente interrotti. In base a recenti informazioni ci sono gravi motivi di preoccupazione per la stessa vita di Ocalan. Intanto il regime di Erdogan si prepara a reintrodurre la pena di morte. Abdullah Öcalan è il rappresentante riconosciuto del popolo curdo, egli svolge un ruolo decisivo per una soluzione duratura e democratica della crisi del Medio Oriente. La storia ha dimostrato che la questione curda non può essere risolta militarmente. Le guerre di logoramento e i genocidi dello stato turco non hanno funzionato. Hanno sempre avuto l’effetto contrario.

La Turchia non deve continuare ad attizzare un fuoco che non può spegnere. I colloqui per una soluzione politica della questione curda devono riprendere in una condizione di parità. L’unico modo per garantirlo è l’immediata liberazione di Abdullah Öcalan. In occasione dell’anniversario del sequestro di Ocalan, in contemporanea con la manifestazione internazionale di Strasburgo, scendiamo in Piazza a Milano l’11 febbraio per: • la libertà per tutti i prigionieri politici e le prigioniere politiche in Turchia! Basta alla tortura e all’isolamento! Chiudere la prigione di Imralı! • una soluzione politica e democratica della questione curda! Revocare il bando contro le organizzazioni curde! • la libertà di Öcalan e la pace in Kurdistan! Ufficio Informazioni del Kurdistan in Italia, Comunità Curda in Italia, Rete Kurdistan Italia Per adesioni: info@uikionlus.com info@retekurdistan.it


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migranti

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Il piano del Ministro dell’Interno sull’immigrazione di Filippo Miraglia vicepresidente nazionale Arci

Del piano Minniti sull’immigrazione sappiamo ancora poco. Solo quello che riportano i giornali. E quel che leggiamo non è chiaro o non ci piace. Intanto è sbagliato aver legato una ipotesi di modifica delle politiche sull’immigrazione a misure contro il terrorismo. L’unico risultato, in un Paese come il nostro che finora non ha subito attacchi, è di alimentare paure e razzismo. Del tutto sbagliato è anche aver avviato una discussione pubblica su un argomento così complesso partendo dalla coda, ossia da come si espellono coloro che non hanno un regolare titolo di soggiorno. Errore aggravato (ma qui in continuità con quel che è successo negli ultimi anni) dal legame che su questo argomento è stato proposto con il diritto d’asilo. I CIE non sono una risposta all’irregolarità in gran parte prodotta dalla legge, che non è attuabile, sia per gli ingressi per motivi di lavoro che per protezione internazionale. Il che significa che non c’è alcuna via d’accesso legale in Italia. I CIE rappresentano un problema

per le ingiustizie che producono, perché hanno un impatto negativo nei territori su cui sono presenti, perché alimentano il razzismo. E tanti anni di esperienza dimostrano che sono anche inutili: lunghi periodi di detenzione e tanti centri (13 per quasi 2000 posti nel 2011) non hanno cambiato il risultato, che è sempre stato, con qualsiasi governo, trascurabile, sul piano dell’efficacia. Tanto da spingere il Viminale a smantellarli progressivamente. Adesso si cerca di rimettere indietro le lancette della storia.

C’è poi la proposta dei lavori socialmente utili. Che vuol dire? Opinione pubblica, giornalisti e politici dibattono da tempo su questo tema con posizioni molto contraddittorie. Da un lato si sostiene che i profughi ospitati dalle strutture d’accoglienza (spesso abbandonati a se stessi) devono lavorare per ‘ripagare’ l’accoglienza fornita dal nostro Paese. Dall’altro si sostiene che, lavorando, rubino il lavoro ai tanti italiani disoccupati. Il vero obiettivo dovrebbe essere quello di rendere le persone straniere autonome e responsabili. I lavori socialmente utili per i richiedenti asilo possono essere una buona proposta, a patto che le persone vengano retribuite per il lavoro che svolgono e che il loro permesso di soggiorno possa essere convertito da richiesta d’asilo in permesso per lavoro. Porre delle condizioni all’esigibilità di un diritto costituzionalmente riconosciuto (art.10) significa di fatto negare l’universalità di quel diritto e dunque lo stesso dettato costituzionale.

Il no di Magistratura democratica alla riapertura dei Cie

Stralci del documento approvato dal comitato esecutivo dell’Associazione La paventata riapertura dei CIE e il rafforzamento delle azioni di allontanamento degli stranieri irregolari rischiano di impegnare risorse pubbliche nel perseguire tali soluzioni, sottraendole a efficaci strategie di integrazione e di contrasto al radicamento del terrorismo. Il fallimento dei trattenimenti nei Cie è sotto gli occhi di tutti, illustrato anche dai rapporti e dalle relazioni delle Commissioni parlamentari - da ultimo, l’aggiornamento 2017 della Commissione per la tutela dei diritti umani del Senato - e testimoniato, ancora una volta, dalle recenti vicende del CPA di Cona dove, in seguito al decesso di una richiedente asilo, sono emerse condizioni di vita incompatibili con la dignità. Ripercorrere la stessa strada, senza che siano cambiate le condizioni di partenza umane, giuridiche, materiali e logistiche, rischierebbe di privare i cittadini stranieri irregolari del godimento dei diritti fondamentali e dello status di persona. In questo clima, inoltre, si amplificherebbe il rischio di contribuire ulteriormente alla creazione di sacche di consenso

per i fenomeni criminali, prima di tutto quello terrorista, e di attivare fenomeni di radicalizzazione. Magistratura democratica, in pieno accordo con l’ASGI e numerose organizzazioni che si occupano dei diritti dei migranti, auspica che si scelga una via diversa. In particolare: 1) limitazione degli strumenti di allontanamento coattivo, compresa la misura estrema del trattenimento nei CIE; 2) sostegno e incentivazione dei rimpatri volontari assistiti; 3) implementazione dei sistemi per anticipare l’identificazione al momento dell’ingresso nelle carceri dei detenuti stranieri condannati; 4) ricollocamento degli strumenti di allontanamento coattivo nella piena legalità costituzionale, attraverso l’attribuzione dei provvedimenti di trattenimento al controllo di giudici professionali; 5) possibilità per i giudici che si occupano di convalide e di proroghe dei trattenimenti nei CIE di effettuare visite periodiche presso tali centri; 6) riduzione del termine massimo di 12

mesi previsto per il trattenimento nei CIE dei richiedenti asilo, a fronte del termine massimo di 90 giorni oggi previsto per il trattenimento ordinario; 7) riesame delle procedure con cui vengono siglati gli accordi bilaterali di riammissione, accordi spesso non coperti dalle garanzie e dalla trasparenza del diritto dei trattati, sottratti al controllo del Parlamento e ridotti al rango di protocolli operativi tra polizie. Sono questi alcuni dei temi che, insieme a quello delle garanzie processuali dei richiedenti asilo, MD pone all’attenzione del dibattito pubblico e della magistratura associata, in particolare dell’Associazione Nazionale Magistrati, che già in passato su questi temi si è autorevolmente distinta per posizioni attente al rispetto dei diritti fondamentali. Non si tratta di eccessi di garantismo, ma di affrontare un vasto fenomeno sociale in modo realistico e civile, perché la democrazia si difende applicando in ogni situazione i principi del rispetto della libertà individuale e della dignità.


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società

Femminicidio, una tragedia che non si ferma di Ornella Pucci Consiglio nazionale Arci

Gessica, Rosanna, Tiziana, Ylenia, sono solo alcuni degli ultimi nomi di donne che la cronaca registra come vittime di femminicidio o tentato femminicidio nelle prime due settimane del 2017. Non solo, ma spesso sul web le vittime sono dileggiate, così come vengono dileggiate e minacciate donne della politica, giornaliste e tante altre. Si parla di misoginia dilagante e di problema culturale, a me sembra piuttosto un odio di genere a volte purtroppo ripetuto anche da soggetti di sesso femminile. Questo massacro non si fermerà con dichiarazioni di principio. Quasi tutte le donne avevano chiesto aiuto, quasi tutte si erano rivolte alla polizia, eppure sono morte lo stesso. Spesso nei tribunali e sulla stampa prevale ancora una mentalità che colpevolizza le donne e si rende complice degli uomini che abusano di loro. I centri antiviolenza che sanno come fare per difendere le donne, sono finanziati a

singhiozzo e raramente hanno il denaro sufficiente per gestire le case rifugio. Nella scuola non si fa prevenzione, non si educano le ragazze a riconoscere il pericolo e a difendersi. Non si educano i ragazzi al rispetto del limite. La violenza sulla donna è un problema strutturale che affonda le sue radici nella disparità trai sessi e nella discriminazione. Queste radici non sono affatto state estirpate nonostante le leggi ci siano. Abbiamo combattuto molto per ottenerle ma non c’è l’impegno sufficiente perchè siano rispettate. La convenzione di Istanbul deve essere applicata in ogni sua parte. La tragedia del femminicidio ha costi altissimi, umani e materiali. In Italia ci sono le competenze per organizzare un lavoro che può salvare molte vite. Che cosa stiamo aspettando? Dopo la straordinaria manifestazione di Roma del 26 novembre 2016 e la partecipatissima giornata del 27, dove

centinaia di migliaia di persone hanno sfilato manifestando la consapevolezza della gravità della situazione e la richiesta di cambiare, non è successo niente. Dopo Roma, le donne si incontreranno ad un terzo appuntamento nazionale, il 4 e il 5 febbraio a Bologna, in cui riprenderanno la stesura del Piano femminista contro la violenza, discuteranno anche delle forme e delle pratiche dello sciopero indetto per l’8 marzo. L’8 marzo è una giornata di lotta, non abbiamo niente da festeggiare, abbiamo tutto da cambiare! Dopo le straordinarie giornate di mobilitazione che hanno visto milioni di donne nelle piazze di tutto il mondo, il prossimo 8 marzo sarà l’occasione per le donne per riprendersi questa giornata di lotta: sarà sciopero globale delle donne. Quel giorno sciopereremo anche in Italia. A cento anni dall’8 marzo 1917, le donne torneranno in strada in tutto il mondo.

Unioni civili, approvati i decreti attuativi Arcigay: Un passo storico, la società si trasforma «L’approvazione dei tre decreti attuativi della legge sulle unioni civili sancisce definitivamente l’ingresso di questo istituto nel nostro ordinamento»: lo dichiara Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay. Che prosegue: «La notizia ci rallegra: rappresenta un momento importante della storia del nostro Paese. Già nel semestre trascorso dall’approvazione della legge, abbiamo osservato i segnali di un cambiamento da tanti anni atteso: le persone gay e lesbiche, in ogni parte del Paese, hanno portato le loro storie e le loro relazioni sul piano del riconoscimento pubblico. Attraverso la visibilità di tutte queste coppie si afferma una cultura nuova, contraria a quella che legittima crimini e parole d’odio e che di quest’ultima è il vero antidoto. Inoltre, non possiamo non sottolineare il sollievo di veder risolta nei decreti attuativi approvati la questione delle persone gay e lesbiche provenien-

ti da Paesi che non riconoscono o che peggio ancora perseguitano e puniscono l’omosessualità. Queste persone non dovranno più chiedere il ‘via libera’ del Paese d’origine per unirsi civilmente in Italia e sono perciò libere finalmente dall’influenza dei tiranni omofobi». «L’entusiasmo - dichiara ancora Piazzoni - non deve però farci dimenticare che il bicchiere è pieno solo per metà. Anzi: gli stessi decreti attuativi in alcuni aspetti ci ricordano che l’uguaglianza non è ancora raggiunta. Lo fanno ad esempio quando istituiscono per le unioni civili registri diversi e distinti da quelli utilizzati per il matrimonio. E lo fanno anche quando fanno riferimento allo scioglimento del matrimonio nel caso in cui in una coppia eterosessuale uno dei partner decida di intraprendere una transizione per la riattribuzione del sesso. Un passaggio particolarmente odioso, non solo perché insiste su storie reali ma anche perché ci ricorda una battaglia particolare, quella di Alessandra Bernaroli e di sua moglie, che sono arrivate fino alla Corte Costituzionale per rivendicare il diritto a rimanere sposate nonostante la transizione di Alessandra. L’Alta Corte aveva

riconosciuto loro quel diritto, sollecitando il legislatore a dirimere la materia. Quella sentenza è stata importante a determinare il percorso legislativo ed è amaro pensare che proprio chi si fece carico di quella battaglia oggi si veda togliere simbolicamente quello per cui aveva lottato. Infine c’è la questione dei bambini, dei figli e delle figlie delle persone lgbt, esclusi dalla legge nell’ultimo miglio della discussione parlamentare. Quello stralcio fu accompagnato da promesse che attendono di essere mantenute: perciò richiamiamo i parlamentari a sbloccare l’iter di riforma della legge sulle adozioni, per dare giustizia a bambini e bambine che lo Stato sceglie oggi di trattare come mezzi orfani. Aver escluso i bambini dalla legge è una responsabilità di cui occorre farsi carico concretamente e in tempi brevi. Nell’indicare quanto ancora manca - conclude Piazzoni - non vogliamo però dimenticarci di esprimere gratitudine a tutte le persone che, nelle diverse generazioni che si sono susseguite, nella società e nelle aule parlamentari hanno lottato per raggiungere questo risultato. A loro dedichiamo il nostro abbraccio e il nostro grazie».


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diritti

Plan Condor: il processo in Italia La sentenza fa solo parzialmente giustizia di Ugo Zamburru Consiglio nazionale Arci

Venti di libertà attraversavano il mondo negli anni sessanta: la contestazione studentesca, l’ambientalismo, il femminismo, il pacifismo, il movimento hippy e le grandi riunioni musicali come a Woodstock. L’America Latina fu coinvolta da questa ondata, sotto l’influenza in particolare dei movimenti guevaristi che si rifacevano alla rivoluzione cubana e all’esempio del Che Guevara e dei Comitati Ecclesiastici di Base legati alla Teologia della Liberazione. Tale ondata aveva trasformato il continente in un grande laboratorio di esperienze che lottavano per l’uguaglianza e l’autodeterminazione dei popoli. Tutto ciò era inaccettabile per le multinazionali e i governi che più traevano benefici dallo sfruttamento del terzo mondo, Usa in testa che considerava l’America Latina «il proprio cortile di casa». Per questo i successivi colpi di stato sono definiti militari, ma anche economici e clericali (per la connivenza delle alte gerarchie ecclesiastiche, nonostante la morte e tortura di molti preti della teologia della liberazione) Iniziavano così i colpi di stato militare

ritorno delle democrazie, peraltro fragili e ancora condizionate dal processo neoliberista. Solo nel 2006 l’esempio argentino, con l’inizio dei processi ai militari che continuano tutt’ora, seppe scuotere le coscienze. Fino a quell’anno le associazioni dei diritti umani, prime le Madres de plaza de Mayo, resistettero vedendo che altre nazioni avevano iniziato i processi per i desaparecidos con la doppia nazionalità, tra cui nel 1999 l’Italia che avviò un processo per la scomparsa di cittadini argentini che avevano anche la nazionalità italiana. Ora questi processi continuano: il 17 gennaio 2017 nell’aula bunker di Rebibbia a Roma è stata emessa la sentenza

per ripristinare l’ordine costituito: in Brasile nel 1964, in Bolivia nel 1970, in Cile e Uruguay nel 1973, in Argentina nel 1976. Colpi di stato militari che, come scrisse lo scrittore argentino Rodolfo Walsh nella sua famosa Carta aperta alla dittatura altro non erano se non il modo per lanciare un processo economico liberista (Walsh fu ucciso durante la dittatura dopo essere entrato in clandestinità). Sotto la supervisione della C.I.A. fu lanciato il Plan Condor, una collaborazione tra queste nazioni per catturare e restituire al paese di origine i dissidenti che riuscivano a raggiungere una nazione limitrofa con l’illusione di essere in salvo. L’impunità regnò sovrana anche con il

del ‘Processo Condor’ per il sequestro e l’omicidio di 42 giovani, tra cui 20 italiani, avvenuti in Cile, Argentina, Bolivia, Brasile e Uruguay tra il 1973 e il 1978. Gran parte di loro sono ancora oggi desaparecidos, i corpi non sono mai stati ritrovati. Dopo quasi due anni di dibattimento, 60 udienze e con l’audizione di decine di testimoni, esperti, familiari e compagni di prigionia delle vittime, si conclude il procedimento su 34 imputati appartenenti alle più alte gerarchie dei regimi militari che, tra gli anni ‘70 e gli anni ‘80, hanno governato i paesi dell’America Latina. Il sistema Condor, ordito per eliminare qualunque forma di opposizione e dissidenza di natura politica presente all’interno dei singoli stati, o

tra gli esuli negli stati vicini, nato nel 1974 ad opera di Contreras e formalizzato a Montevideo nel 1975 dalle dittature delle varie nazioni latinoamericane ha causato la scomparsa e l’uccisione di decine di migliaia di persone, molte delle quali erano di origine o cittadinanza italiana. Alle ore 9,30 presso l’Aula Bunker i Rebibbia, la Presidente della III sezione della Corte d’Assise di Roma, dottoressa Evelina Canale, ha dato l’avvio all’Udienza. Il dibattimento è iniziato il 12 febbraio 2015 in seguito al rinvio a giudizio chiesto e ottenuto dal PM Giancarlo Capaldo nei confronti di 34 imputati tra capi di Stato, ufficiali, agenti di polizia e dei servizi segreti cileni, uruguaiani, boliviani e peruviani. Tra questi Manuel Contreras, capo della polizia segreta cilena del dittatore Pinochet, e di Sergio Arellano Stark, comandante della famigerata Carovana della morte, entrambi deceduti durante le udienze. Tra gli imputati c’è molto interesse sulla sorte che toccherà un cittadino italouruguaiano Jorge Troccoli, accusato del sequestro e omicidio di 25 uruguaiani sequestrati in Argentina tra il 1977 ed il 1978. Troccoli è arrivato in Italia per sfuggire alla Giustizia uruguaiana. Il 14 ottobre 2016 la Pm Tiziana Cugini, che ha condotto la maggior parte delle udienze, al termine della sua requisitoria ha chiesto 27 condanne all’ergastolo e un’assoluzione (5 imputati nel frattempo sono deceduti). La sentenza vede 8 condanne all’ergastolo, 19 assoluzioni e 6 proscioglimenti. Troccoli ha ammesso di aver praticato tortura, senza uccidere nessuno ed è stato incredibilmente assolto. Una giustizia parziale, ma come dicono le Madres de Plaza de Mayo «Ni un paso atras». Non un passo indietro di chi reclama giustizia.


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crowdfundingarci

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A Varese ‘Peter Pan guarda sotto le gonne’

Il crowdfunding per portare in scena lo spettacolo Peter Pan guarda sotto le gonne è il primo capitolo della Trilogia sulla transessualità, un percorso a tappe che racconta il percorso intimo della formazione di un’identità e l’esperienza della dicotomia fra corpo e mente in fatto di identità di genere. Raramente si riflette sul fatto che le persone transgender non sono sempre state degli adulti e che il disagio di avere un corpo che non rispecchia la percezione di sé è una condizione che si origina fin dai primi anni di vita. La storia prende spunto da episodi dell’infanzia di persone FtM (Female to Male), ovvero coloro che hanno fatto il percorso di transazione da donne a uomini. Alcuni cenni dalla sceneggiatura dello spettacolo: il periodo è la fine degli anni ‘90. Peter ha 11 anni e mezzo e lunghi capelli biondi. Wendy ne ha 13 ed è mora. Tinker Bell, la rattoppa campane, è una fata senza bacchetta magica. Crescere. Scoprire i primi impulsi sessuali, gestire il primo innamoramento e gli scontri con i genitori per affermare la propria identità. Peter «non è esattamente una femmina, ma precisamente un maschio» e nessuno sembra accorgersene. Il disagio che vive è raccontato attraverso il parallelismo con i personaggi dei celebre romanzo di James Matthew Barrie Peter Pan nei giardini di Kensington. Per i bambini e gli adolescenti transgender il momento dello sviluppo rappresenta un punto di non ritorno e, similmente alla figura classica di Peter Pan, si trovano a desiderare di non voler crescere. Perchè Peter Pan a Varese Varese è una città dove la riflessione e il dibattito sui diritti civili sono iniziati con ritardo e non coinvolgono facilmente il grande pubblico. La promozione di questo evento vuole rappresentare un cambiamento di tendenza. Attraverso il potente mezzo della comunicazione teatrale si propone al pubblico, oltre ad una serata di intrattenimento ed uno spettacolo di alto livello, l’occasione di cimentarsi con una riflessione su temi più ampi e complessi, come quello appunto dell’identità di genere e della transessualità. Il Cineteatro Nuovo, che ospita diverse rassegne teatrali riconosciute ed apprezzate in ambito cittadino

appare il contesto più adatto per ospitare Peter Pan. Varese c’è - Chi siamo Il comitato Varese C’è nasce dalla collaborazione di quattro diverse realtà varesine che si occupano della trasmissione sul territorio di valori come la libertà individuale e la valorizzazione dell’umanità in ogni sua sfaccettatura: Arci, Dispari Circolo LGBT Varese, I Lati Oscuri e I Sentinelli di Varese. Siamo una rete di persone che si dedica alla tutela e al rispetto dei diritti umani indipendentemente dal sesso, genere ed orientamento sessuale dell’individuo e si batte contro ogni forma di discriminazione. Varese C’è è un comitato laico ed apartitico che si propone come portavoce del cambiamento in una città che è rimasta per troppo tempo silenziosa sul tema dei diritti civili. In particolare, ci occupiamo di: • riconoscimento di pari diritti ai membri della comunità LGBTQIA (Lesbica, gay, bisessuale, transgender, queer, intersessuale, asessuale, ecc.); • attività di sensibilizzazione della comunità circa le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale, il sesso e l’identità di genere; • tutela dei diritti delle coppie di fatto a prescindere dal loro orientamento sessuale; • riconoscimento di altre forme di famiglia diverse da quella tradizionale eterosessuale e patriarcale; • promozione di una sessualità libera,

sicura, sana e consensuale e riconoscimento della sfera sessuale di un individuo come qualcosa di fluido e personale; • abbattimento degli stereotipi di genere. La compagnia The Baby Walk La compagnia The Baby Walk nasce intorno al progetto Trilogia sulla transessualità. I tre spettacoli della Trilogia non sono legati da un filo narrativo, ma mettono il fuoco su diversi aspetti del disagio di vivere in un corpo che non è percepito come proprio. Il primo capitolo, semifinalista al Premio Scenario e tra i vincitori del Premio Giovani Realtà del Teatro, affronta il delicato tema dell’infanzia transgender. I membri della compagnia si sono formati in anni e corsi diversi della Scuola d’Arte Drammatica ‘Paolo Grassi’ di Milano. La campagna di crowdfunding Il comitato Varese C’è chiede un contributo per portare in scena lo spettacolo il prossimo 27 marzo e prevede per i sostenitori una serie di ricompense che vanno dal biglietto sostenitore per assistere allo spettacolo all’acquisto di più biglietti a prezzo scontato, sino a prevedere un pacchetto riservato alle associazioni che include 20 biglietti. È possibile contribuire al finanziamento del progetto, ospitato dal network Arci, facendo una donazione sulla piattaforma Produzioni Dal Basso al link: https://www.produzionidalbasso.com/ project/peter-pan-guarda-sotto-le-gonne-al-cinema-teatro-nuovo-di-varese/


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arcireport n. 2 | 19 gennaio 2017

società

Le cave private non esistono

La campagna di comunicazione di Arci Massa Carrara

Gianluca Costantini, artista, attivista e autore di graphic journalism che vanta al suo attivo decine di collaborazioni internazionali ci ha donato questo disegno: Le cave private non esistono. Abbiamo deciso, così, come Arci Massa-Carrara di rilanciare su questo una campagna di comunicazione anche in vista delle prossime udienze previste al Tribunale di Massa. «Le cave private non esistono» è una affermazione che indica un obiettivo chiaro e una strada perseguibile dalle Istituzioni: realizzare quell’intervento normativo e di regolamentazione «in ragione degli interessi pubblici che il legislatore regionale ha inteso tutelare» secondo «le competenze che possiede» come ha detto la Corte Costituzionale nel censurare la legge 35/2015. Una strada perseguibile - purché lo si voglia - sia da parte della Regione Toscana come hanno fatto altre regioni quali la Calabria, che ha legiferato scri-

vendo «I materiali di miniera e di cava… presenti nel territorio in superficie o in sotterraneo, in quanto risorse naturali non rinnovabili ed economicamente utilizzabili, sono di pubblico interesse», sia da parte del Comune di Carrara nel suo regolamento comunale. La vittoria del No al Referendum, come sappiamo, ha lasciato alla Regione la possibilità di legiferare in materia ed è necessario che questo venga fatto velocemente. Lasciare, invece, alle aule dei tribunali civili la disputa sulla natura delle cave

delle Apuane senza neppure predisporre un’adeguata difesa - che fine ha fatto la ricognizione del patrimonio pubblico? vuol dire favorire gli interessi del profitto privato a discapito della collettività e dei suoi interessi. Per questo motivo come Arci chiediamo che la Regione Toscana ed il Comune di Carrara escano dal colpevole silenzio e dalla colpevole inerzia a cui hanno deciso di condannarsi dopo la sentenza della Corte Costituzionale sui beni estimati. FB Arci MassaCarrara

21 gennaio 2017: Giornata europea Stop CETA La Campagna Stop TTIP Italia rilancia la giornata europea di mobilitazione decentrata Stop CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) del 21 gennaio prossimo, per aumentare la pressione sugli europarlamentari in vista della ratifica dell’accordo di libero scambio con il Canada prevista per il 14 febbraio a Strasburgo. Per contribuire a fermare l’accordo tossico Canada - Unione Europea saranno organizzati volantinaggi, presidi, invio di tweet e messaggi agli europarlamentari. Negli ultimi mesi migliaia tra cittadini, associazioni e organizzazioni sociali e sindacali hanno inviato ai loro rappresentanti all’Europarlamento una richiesta di chiarimento circostanziata sui rischi del CETA. Poche sono state le risposte ricevute, nonostante la forte preoccupazione espressa per la politica economica e commerciale messa in campo dalla Commissione Europea.

Il TTIP prima e adesso il CETA, per una serie di questioni già evidenti nei testi ufficiali, disegnano una prospettiva di sviluppo che rischia di impattare negativamente sulla filiera agroalimentare

italiana, sulla tutela ambientale e persino sulle prerogative degli organismi democraticamente eletti nel nostro Paese, attraverso l’istituzione di un sistema per la risoluzione delle controversie potenzialmente lesivo delle prerogative costituzionali. Il tutto senza offrire garanzie esigibili per le condizioni e i diritti dei lavoratori, come ricordato dai sindacati europei e canadesi e come sottolineato dalla Commissione EMPL poco più di un mese fa. Il Parlamento Europeo sarà chiamato a breve a ratificare il CETA, un accordo da molti considerato rischioso proprio avendone analizzato i testi e le possibili ripercussioni. Per questo la ratifica del CETA non può passare sotto silenzio e per questo viene chiesto a tutti/e gli /le europarlamentari di prendere in seria considerazione le preoccupazioni dei cittadini e delle cittadine, facendole proprie e d esprimendo una netta posizione contraria alla ratifica del CETA.


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ucca

arcireport n. 2 | 19 gennaio 2017

‘Obiettivi sul lavoro’ puntati sulla creatività Si chiuderà il prossimo 31 gennaio il bando di Obiettivi sul lavoro, lo storico concorso cinematografico e audiovisivo promosso da Ucca (Unione dei Circoli Cinematografici Arci) insieme ad Arci, con il sostegno della Direzione Generale per il Cinema del MiBACT. Il concorso si propone di cercare, selezionare e diffondere film e opere audiovisive in grado di affrontare le questioni legate al tema del lavoro, in un tempo di crisi come quello contemporaneo, nel quale diritti e tutele dei lavoratori sono minacciati e rischiano di essere eliminati. Giunto alla sesta edizione, il concorso prosegue il lavoro di indagine delle storie di coloro che si sono trovati costretti a creare una nuova professionalità, partendo da esperienze lavorative pregresse poco gratificanti o terminate improvvisamente, spesso mal pagate e che avevano poco a che fare con i loro interessi, riuscendo anche a far coincidere passione e guadagni. Il focus di quest’anno è infatti centrato su uno degli ambiti più complessi che si è affermato negli ultimi anni, quello dei co-working, dei fablab e, in generale, della sharing economy, in un frangente nel quale la creatività sta diventando una capacità sempre meno accessoria e acquisendo un ruolo fondamentale nella produzione di servizi, così come le forme collaborative e di condivisione di pratiche e saperi. In particolare, proprio la sharing economy, con le sue molteplici declinazioni,

si sta sviluppando rapidamente con effetti dirompenti sul sistema produttivo e sulle dinamiche lavorative. Con questa edizione vogliamo indagare le trasformazioni del lavoro in questi ambiti provando a mettere in evidenza opportunità e pericoli per la qualità della vita delle persone. Sia che si tratti di utenti che di attori/lavoratori in questi processi. La partecipazione al concorso è gratuita. Possono partecipare film di fiction, animazione e documentari di durata massima di 60 minuti e videoclip della durata massima di 3 minuti, realizzati a partire dall’anno 2016 su qualsiasi supporto analogico e digitale, in lingua italiana (o in versione con sottotitoli italiani). Per la prima volta il concorso sarà ospitato integralmente su una piattaforma web, che consentirà la visione in streaming del lavori selezionati e la possibilità per il pubblico di esprimere il proprio apprezzamento con un voto. Oltre al Premio del Pubblico, sono previsti due ulteriori riconoscimenti, assegnati rispettivamente da una qualificata giuria di professionisti del cinema e da Smart.it, l’impresa sociale che tutela i professionisti del lavoro culturale e creativo. Dei film selezionati sarà approntato un catalogo digitale scaricabile in un’apposita sezione del sito, che sarà reso disponibile anche in formato cartaceo,

verrà prodotto un dvd e saranno stampati materiali promozionali (locandine, manifesti, inviti). I film selezionati e premiati saranno presentati in una nutrita serie di programmazioni in tutt’Italia coinvolgendo circoli Ucca, sedi sindacali e di altre organizzazioni partner. Il progetto è ideato e coordinato da UCCA, con il sostegno di NIdiL-CGIL, l’adesione di Millepiani (una delle esperienze di co-working più interessanti in Italia) e il patrocinio di ANAC - Associazione Nazionale Autori Cinematografici - e di RENA - rete di giovani operatori ed imprenditori legati all’innovazione sociale e culturale. Main sponsor dell’intera iniziativa sarà Poste Italiane. Per scaricare il bando e per ulteriori informazioni è possibile consultare la pagina web: http://www.uccaarci.it/obiettivi-sullavoro/


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‘Xmas Invasion’, si chiude

la quinta edizione

Anche la quinta edizione di XmasInvasion a Crotone è giunta al termine. La rassegna culturale legata alle festività, targata Arci Crotone, continua ogni anno a crescere in termini di numeri. Anche quest’anno, si è riusciti ad ‘invadere’ la città grazie ai concerti, alle mostre e tanto altro. L’obiettivo era quello di creare un’interazione importante fra il pubblico e l’opera d’arte che fosse in grado di aumentare la curiosità nei visitatori, ecco perché si è scelto il leitmotiv ‘Lasciamoci sorprendere’. Rimane ancora nelle orecchie la psichedelia dei Telephatic Dreambox, così come la musica del concerto lirico ‘regalato’ ai pazienti e ai lavoratori dell’Ospedale cittadino, il S. Giovanni di Dio di Crotone. E poi l’ingegno e il gusto dei visitatori di Last Shot, la mostra fotografica a cura di Gregorio Patanè ed Elenia Megna, da completare con una propria composizione, il micro teatro sotto il tavolo per uno spettatore alla volta alle CentoCittà, la sperimentazione attiva a cura di Numero Cromatico. Da non dimenticare neppure i concerti, i dj set e i momenti di intrattenimento puro a cura di Radio Barrio, le mostre collettive, la collaborazione con Da Tricoli d’inverno e il concerto di Marco Corrao: insomma è stato un mese lungo e pieno di stimoli. «Siamo contenti e soddisfatti perché ciò in cui crediamo sono le idee - spiegano gli organizzatori - l’arte è espressione estetica dell’interiorità umana, ma è anche e soprattutto opinione di ambito morale, sociale e culturale. Ecco perché scegliamo sempre la cultura, l’arte per ‘invadere’ la città. Rifiutiamo la logica di un assistenzialismo culturale che produce sempre e solo piazze vuote, oppure intrattenimento scambiato per cultura, che è la cosa più triste in assoluto per una città che ha delle origini così importanti». fb Arci Crotone

A Maglie la presentazione del libro ‘Il Salento uccide’ Continua il percorso Autori.territori che Arci Biblioteca di Sarajevo ha avviato nel 2016 e che vedrà quest’anno una collaborazione con altre associazioni ed istituzioni cittadine tesa a promuovere la riscoperta e la valorizzazione di autori e poeti magliesi. Il 20 gennaio alle ore 19 presso l’ex-conceria Lamarque di Maglie (LE), Giovanni De Francesco presenta Il Salento uccide, libro che offre uno spaccato della ‘salentinità’ diverso dall’immagine di cartolina con cui si veicola questa realtà in Italia e nel mondo, solo a fini turistici. L’autore spazia dalle sempre critiche situazioni del lavoro e dei lavoratori alle mancate ricadute socioculturali della presenza di Istituzioni come l’Università del Salento; un’altra emergenza trattata nel testo è la questione ambientale, legata principalmente ad uno sfruttamento irrazionale del territorio nel corso dell’ultimo cinquantennio. Non poteva mancare da parte di Arci Biblioteca di Sarajevo, da sempre impegnata in battaglie a difesa del paesaggio, un’attenzione particolare su questo tema. Se ne parlerà con l’autore anche grazie agli interventi di Roberto Aloisio, sulle questioni attinenti al territorio e all’ambiente, e di Giovanni Giangreco, sulle questioni storiche e culturali, con il coordinamento di Gianluigi Lazzari. www.bibliotecadisarajevo.it

daiterritori

in più il mese delle memorie SETTIGNANO (FI) Si intitola

Il mese delle memorie - Genocidi e dittature del ‘900 la rassegna promossa da CinemAnemico presso la Casa del popolo di Settignano. Prossimo appuntamento il 21 gennaio alle 21.30 con La historia oficial di Luis Puenzo. Il film sarà preceduto dall’introduzione del giornalista Federico Tulli sul tema dei figli rubati appena nati alle loro madri internate nei centri di tortura e affidati a famiglie contigue ai regimi dittatoriali. Ingresso riservato ai soci Arci. www.cinemanemico.net

PLAYTIME PALERMO Il 20 gennaio alle 19:30

al circolo Arci Porco Rosso verrà inaugurata la mostra di Ketevan Jorjoliani Playtime, tavole tratte dall’ultimo omonimo progetto editoriale di Corrimano Edizioni: un libro-agenda con 24 illustrazioni ispirate a grandi classici della letteratura. La mostra rimarrà visitabile fino a domenica 29 gennaio 2017, dal giovedì alla domenica, dalle ore 20 alle 24. www.arcipalermo.it

ASTRADOC NAPOLI Al Cinema Astra di Napoli

continua AstraDoc – Viaggio nel cinema del reale, rassegna organizzata da Arci Movie, Parallelo 41 Produzioni, Coinor e l’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’. Verranno trasmessi alcuni dei più bei documentari realizzati negli ultimi tempi, ci saranno anteprime, testimonianze ed incontri con gli autori. Il 20 gennaio alle 20.30 suoneranno le note di Yo-Yo Ma e i musicisti della via della seta – The Music of Strangers di Morgan Neville, già premio Oscar tre anni fa e con questo film in concorso ufficiale a Toronto e a Berlino. www.arcimovie.it

‘La guerriera dagli occhi verdi’ Il circolo Arci Pontenovo comincia il suo 2017 nel segno della continuità in un impegno che da più di un anno vede protagonisti i suoi soci: il sostegno alla lotta dei curdi del Rojava siriano per la loro autodeterminazione in un contesto geopolitico sempre più drammaticamente intricato. Appuntamento quindi domenica 22 gennaio alle 18 presso il circolo in via Pontenovo 1 a San Polo d’Enza (RE), in una serata con un protagonista d’eccezione, che quei luoghi ha conosciuto di persona: lo scrit-

tore e cantautore Marco Rovelli, autore del libro La guerriera dagli occhi verdi. L’autore racconta la storia di Filiz e di Avesta, descrivendo la breve vita di una donna e l’immortale lotta per la difesa degli ideali di libertà e indipendenza. Dopo la presentazione del libro, cena a buffet e concerto di Marco Rovelli con Rocco Marchi. L’evento è organizzato con il patrocinio del Comune di San Polo d’Enza. Ingresso ad offerta libera. fb Circolo Ricreativo Culturale Pontenovo

scuola di italiano per stranieri VITERBO Giovedì 26 gennaio alle

18, a via del Teatro Nuovo 20, sarà presentata ai cittadini la nuova scuola di italiano per stranieri di Arci Solidarietà Viterbo e le sue attività. La scuola si rivolge a richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale, persone che sono in attesa o che hanno ottenuto un provvedimento di tutela e che sono presenti regolarmente nel nostro paese. www.arciviterbo.it


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arcireport n. 2 | 19 gennaio 2017

culturascontata i tanti vantaggi della tessera Arci

w w w. a r c i / a s s o c i a r s i . i t a cura di Enzo Di Rienzo

Orlando furioso 500 anni Ferrara - Palazzo dei Diamanti, prorogata al 29 gennaio. Quali immagini affollavano la mente di Ludovico Ariosto mentre componeva il poema che ha segnato il Rinascimento italiano? Più che una ricostruzione documentaria, l’esposizione è una straordinaria narrazione per immagini tra i capolavori dei più grandi artisti del periodo - da Mantegna a Leonardo, da Raffaello a Botticelli e Tiziano - oltre a sculture antiche e rinascimentali, incisioni, arazzi, armi, libri e manufatti. www.palazzodiamanti.it

Equilibrio Festival 2017 Germania Roma - Auditorium Parco della Musica. Dal 3 al 24 febbraio. Il programma di danza della Fondazione Musica per Roma nasce con nuovi obiettivi, tra cui l’ampliamento del Festival Equilibrio che vedrà la partecipazione dei vertici del balletto e della danza contemporanei - accompagnati da una serie di manifestazioni collegate, mostre, proiezioni di film, incontri e conferenze. Il progetto prevede la realizzazione a febbraio di un primo festival dedicato alla Germania per il valore stesso della cultura tedesca della danza. www.auditorium.com

Francesco Del Drago. Parlare con il colore Roma - Museo Carlo Bilotti, Aranciera di Villa Borghese. Dal 19 gennaio al 26 marzo. Prima retrospettiva dedicata all’artista romano dopo la sua morte, avvenuta nel 2011. Seguendo un percorso a ritroso, la mostra all’Aranciera comincia con le ultime opere realizzate dall’artista, contraddistinte dallo sforzo di ampliare ulteriormente la gamma cromatica, per poi concentrarsi sugli imponenti polittici astratti, summa dell’intera ricerca di Del Drago. www.museocarlobilotti.it

Rafael Y. Herman. The Night Illuminates The Night Roma - Macro Testaccio, dal 25 gennaio al 26 marzo. Mostra personale di Rafael Y. Herman, che si presenta come una grande installazione ambientale in cui dallo spazio buio emergono le opere che si rivelano come epifanie. Nella dialettica fra tenebre e luce, infatti, si sviluppa la poetica del grande fotografo. www.museomacro.org

società

25 marzo: riuniamo le forze contro austerità e muri di Raffaella Bolini Relazioni internazionali Arci

Comincia male l’anno nuovo in Europa: con le migliaia di migranti all’addiaccio sotto la neve davanti ai fili spinati e il maggior rigore richiesto ancora una volta dalla Commissione Europea all’Italia e ad altri paesi. Perseverare dovrebbe essere diabolico, ma pare sia l’unica cosa che la leadership dell’Unione riesca a fare: alimentare il circolo vizioso fra diseguaglianza, insicurezza e paura, che è manna dal cielo per i movimenti reazionari. Intanto la Presidenza del Parlamento Europeo finisce nelle mani dei conservatori, le elezioni in Olanda potrebbero portare alla vittoria un movimento ultra anti-europeista e anti-islamico, Marine Le Pen si giocherà la Francia ad aprile, e a luglio il G20 ad Amburgo vedrà in campo la nuova santa alleanza democricida fra Trump e Putin. In questo scenario a rischio di implosione e di derive oscure, il 25 marzo i capi di stato e di governo europeo celebreranno a Roma il sessantesimo anniversario del Trattato che istituì la Comunità Economica Europea. Si vedranno in Campidoglio, andranno al Quirinale, banchetteranno in una villa romana e firmeranno una Dichiarazione di Roma. Sicuramente non diranno le sole parole che dovrebbero dire: stiamo suicidando il progetto europeo con l’austerità e il rigore, dando fiato al peggio che il nostro continente ha nel suo codice genetico - cambiamo tutto. E il rischio è che la voce dell’Europa giusta sia flebile e balbettante. Eppure non siamo costretti a scegliere fra l’Europa reale dell’austerità e l’Europa dei mostri, dei muri e delle frontiere. Un’altra opzione esiste: l’Europa della democrazia, dei diritti, della dignità, dell’accoglienza, della pace, della giustizia ambientale, del lavoro, del reddito, del welfare, dell’uguaglianza, della solidarietà, della partecipazione non è un sogno, è un progetto possibile. È anche un campo di forze che produce pensiero, proposte, resistenze, lotte, cultura, laboratori di alternativa. Potrebbe, e talvolta riesce, a porsi come punto di riferimento per il disagio, la sofferenza, il rancore, traducendoli in energie di trasformazione positiva. Dovrebbe farlo molto di più, in questo tempo drammatico e pericoloso, in cui non si può aspettare

che il cambiamento cada dal cielo. Tanti sono i limiti e le difficoltà. E paghiamo soprattutto il prezzo di una grande frammentazione, che ci toglie forza, visibilità e capacità di attrazione. Ma abbiamo una responsabilità, a cui non possiamo sottrarci. Ed è per questo che abbiamo proposto a un fronte largo di attori sociali - associazioni, sindacati, movimenti - di costruire una convergenza unitaria nei giorni intorno al 25 marzo, intrecciando temi e soggetti diversi in una mobilitazione comune per l’alternativa europea. Hanno risposto in molti, e diversi. La proposta è di costruire un ombrello comune dove possano riconoscersi le iniziative già in programma, e di dare vita insieme a incontri e azioni comuni. Non sarà facile. Ma non si può neppure rimanere a guardare, mentre i muri e i fili spinati ingabbiano vite e futuro. Serve un campo comune, dove darsi forza e coraggio a vicenda, e offrire un punto di riferimento a tante coscienze smarrite. Il 25 marzo a Roma non sarà certo la soluzione, può però essere un nuovo inizio.

arcireport n. 2 | 19 gennaio 2017 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Direttore responsabile Giuseppe Luca Basso Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 19 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/



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