arcireport
settimanale a cura dell’Arci | anno XIII | n. 31 | 17 settembre 2015 | www.arci.it | report @arci.it
Sì alla legge per il Terzo settore, ma non a qualsiasi costo di Francesca Chiavacci presidente nazionale Arci
La pioggia di emendamenti presentati al Senato potrebbe far impantanare definitivamente il percorso di approvazione della nuova legge quadro sul terzo settore. Sarebbe un peccato non cogliere l’opportunità di aggiornare e migliorare un complesso di norme complicato e ormai datato. Eppure non crediamo che si debba raggiungere questo obiettivo ad ogni costo, certamente non al costo di approvare una cattiva legge. Il terzo settore italiano è molto cresciuto in questo ultimo decennio, i dati sono state ampiamente commentati e non serve ripeterli. Numero dei soggetti, cittadini coinvolti, percentuale di Pil, occupazione, sono tutti elementi che ci raccontano una realtà vasta e vitale che si è sempre più affermata nella società e nell’economia del nostro paese. E lo ha fatto nonostante un impianto legislativo, come dicevamo, spesso non adeguato. Quando il legislatore si deve cimentare con i temi di una riforma, anche radicale, non può non tenere conto del quadro di realtà, per rafforzarne gli elementi positivi, che in questo caso tutti dicono essere tanti, e superare limiti e contraddizioni. Il rischio che stiamo correndo in questa vicenda ci sembra proprio questo: una
discussione che sembra a volte prescindere da elementi di realtà per approdare ad uno schema di razionalizzazione astratto. Ci sono almeno due elementi che ricorrono spesso nella discussione sulla nuova legge e che non ci convincono, anzi ci preoccupano. Il primo è che emerge una visione di terzo settore che inquadra gli aspetti economici a scapito degli altri. L’associazionismo, il volontariato, la stessa impresa sociale, non sono solo qualche punto del Pil: le attività sociali e culturali che vengono svolte ogni giorno da questa moltitudine di soggetti sono la supplenza all’iniziativa sempre più carente delle istituzioni pubbliche e anche il tentativo di dare risposte ad un disagio sociale diffuso. Le decine di migliaia di circoli, associazioni e cooperative non sono solo centri di produzione di servizi ma opportunità di socializzazione, occasioni di partecipazione. Senza questi luoghi, la coesione sociale del nostro paese, già messa a dura prova dalla crisi, si indebolirebbe ulteriormente. Per questo non ci piacciono i vincoli e le limitazioni che da più parti vengono posti alla libera iniziativa dei cittadini di dare vita a un progetto di sussidiarietà. Questa loro libera scelta, spesso difficile e impegnativa, non può
essere inquadrata negli stretti parametri di «efficienza ed economicità». Un altro motivo di preoccupazione è la contraddizione tra la tanto proclamata necessità di affrancarsi dal finanziamento pubblico e la mortificazione di chi quella decisione l’ha presa da tempo. La gran parte del terzo settore italiano è composto da associazioni che vivono delle proprie risorse e non percepiscono un solo euro di finanziamento pubblico. Risorse derivate dall’impegno volontario dei propri soci e dalla capacità di autofinanziare le proprie iniziative. Senza alcun lucro personale, ma spesso rimettendoci di tasca propria. Non è possibile, nell’esperienza italiana, separare la finalità sociale dalle attività che vengono, conseguentemente, realizzate. Se si annulla questa connessione non si comprende la vera qualità delle iniziative, potremmo dire la loro ‘utilità sociale’: tutto potrebbe essere erroneamente assimilato ad attività imprenditoriale, a profitto. Ed invece non è così. Ci sono pure altre importanti questioni sulle quali auspichiamo un miglioramento nel testo al Senato e che citiamo solo per titoli: ruolo dell’impresa sociale, ridefinizione del servizio civile nazionale, riorganizzazione dei centri di servizio per il volontariato, creazione di un’authority nazionale. Abbiamo atteso anni per una nuova, buona legge, eppure abbiamo continuato, con fatica, a svolgere la nostra azione. Abbiamo ora bisogno di una legge che ci aiuti a far meglio, non che peggiori la situazione.
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migranti
L’Europa non trova risposte unitarie capaci di garantire diritti e accoglienza di Filippo Miraglia vicepresidente nazionale Arci
L’Europa risponde a chi chiede protezione ‘aprendo il fuoco’, anziché offrire soluzioni concrete e garanti dei diritti umani. Le immagini che arrivano dall’Ungheria con i migranti che si accalcano contro le barriere di filo spinato, le cariche della polizia, la galera per chi riesce a passare la frontiera parlano di un paese che ha perso, insieme alla democrazia, ogni senso di umanità. E le poche voci di condanna che si alzano da qualche governo europeo sono ancora troppo flebili. Del resto, gli esiti fallimentari del Consiglio dei Ministri degli Interni dell’Ue, che si è svolto lunedì, danno esattamente conto della mancanza di una linea univoca non solo nella Ue, ma anche nei singoli paesi. Le proposte che avremmo voluto emergessero dal vertice europeo sono diverse. La più importante riguarda l’introduzione di una via d’acceso legale in Europa, cioè l’apertura di canali umanitari, con il rilascio di lasciapassare europei nelle regioni di transito. Oggi, di fatto, l’unica opportunità di fuga per chi cerca protezione è offerta dai trafficanti.
La seconda proposta riguarda l’applicazione della Direttiva 55/2001 sui flussi straordinari nell’Ue e sull’attivazione della protezione temporanea. Che si sia di fronte a una situazione straordinaria è innegabile, quindi l’attivazione della Direttiva è doverosa e urgente. Consentirebbe una pianificazione condivisa, risorse straordinarie e un titolo di soggiorno europeo, superando così i problemi creati dal regolamento Dublino. Di simili proposte nella riunione di lunedì non si è proprio parlato. L’attenzione si è concentrata, ancora una volta, sulle politiche di controllo e ‘contenimento’. Tra le iniziative confermate c’è l’apertura degli hot spot (5 in Italia), che rappresentano la contropartita alla riallocazione dei profughi già presenti nel Paese. Il governo greco e quello italiano, che dovrebbero usufruire dell’accordo per la riallocazione di 40 mila persone in due anni, si dovranno impegnare, accettando una sorta di commissariamento europeo, a fotosegnalare tutti coloro che arrivano. Ovviamente questo porterà a un aumento delle domande d’asilo. Ma ciò che
più preoccupa è il rischio di violazione dei diritti. Quali sono i criteri in base ai quali verrà deciso chi avrebbe diritto a restare e chi no? Per definire chi ha diritto all’asilo la legge italiana prevede che si valutino caso per caso le domande secondo la procedura. Del tutto arbitraria sarebbe inoltre la previsione di inviare ai centri d’accoglienza coloro che si fanno fotosegnalare, considerandoli richiedenti asilo, e di respingere, inviandoli ai CIE e prima ancora negli hub chiusi collocati al sud, coloro che rifiutano l’identificazione. Preoccupa poi il rafforzamento delle azioni volte ad impedire gli arrivi, esternalizzando le frontiere, e a favorire le espulsioni come deciso dal Consiglio Europeo JAI: dal rafforzamento di Eunavfor Med, alla lista di Paesi ‘sicuri’. Speriamo che l’opinione pubblica percepisca la gravità di queste decisioni e si mobiliti per respingerle. Dopo la grande risposta delle marce dello scorso 11 settembre, dovremo pensare a tornare in piazza, con un grande appuntamento europeo, per fermare decisioni che possono produrre solo altre violazioni dei diritti e nuove morti.
Verso la seconda edizione di Sabir di Walter Massa coordinatore Arci Immigrazione e Asilo
Sono state due giornate utili e importanti per l’Arci quelle passate a Pozzallo la scorsa settimana. Due giornate di incontri, sopralluoghi, visite in vista di una possibile seconda edizione del nostro Festival Sabir. È stata pure l’occasione per capire (e vedere) dove è ubicato il Centro di Primo Soccorso e Accoglienza (CPSA) in procinto di trasformarsi in uno dei cinque Hot Spot che l’Italia deve ospitare secondo i recenti accordi comunitari. Una questione non secondaria per noi, com’è facile intuire. Abbiamo trovato una città e un’amministrazione comunale molto disponibile, onorata di ospitare un evento di questo tipo e desiderosa di poter comunicare positivamente questo lavoro di accoglienza dei ‘più fortunati’ che affrontano il Mediterraneo in cerca di un futuro migliore. Una accoglienza quasi ‘scontata’ per una città di marit-
timi, di uomini e donne che proprio col mare hanno costruito le loro vite. Pozzallo può essere l’occasione per un salto di qualità del festival Sabir, sia nella direzione di rendere più incisiva e visibile una proposta per il Mediterraneo di cui in tanti sentiamo il bisogno, sia per dare un’occasione alla cittadinanza di Pozzallo. Quest’ultimo non è un aspetto da sottovalutare e l’esperienza fatta a Lampedusa, in occasione della prima edizione di Sabir, ce lo ha dimostrato. Parliamo di
intere comunità che improvvisamente si ritrovano catapultate sul piano mediatico, spesso malamente e altrettanto spesso senza nemmeno un reale coinvolgimento. L’Arci, anche su questo piano, può fare un lavoro utile di promozione sociale che in questo caso si deve sposare con la buona accoglienza e con la cultura. Questa può essere la forza di Sabir e, forse, solo da qui può passare quel mondo più giusto che auspichiamo da tempo. Ci siamo ritrovati in sintonia anche su questo tema con l’Amministrazione di Pozzallo, Sindaco Ammatuna in testa. Ci siamo detti a più riprese che questa alleanza del fare e promuovere cultura, tra Enti Locali e associazionismo, può essere lo strumento per arginare la deriva razzista e intollerante che si aggira per il nostro Paese. Appuntamento, quindi, per tutte e tutti a Sabir la prossima primavera!
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paceedisarmo
La Campagna Un’altra difesa è possibile entra nel Palazzo della politica di Mao Valpiana coordinatore Campagna Un’altra difesa è possibile
Grande soddisfazione per l’andamento positivo della Campagna Un’altra difesa è possibile e del relativo progetto di legge di iniziativa popolare sulla difesa civile, non armata e nonviolenta. La prima fase, di raccolta e consegna delle firme necessarie (53.435 depositate il 22 maggio alla Segreteria generale della Camera per il conteggio di validità), si è conclusa ufficialmente con il significativo incontro avvenuto il 10 settembre a Montecitorio tra la delegazione della Campagna e la Presidente della Camera Boldrini che ha dato accoglienza istituzionale, secondo la strada tracciata dalla Costituzione, alla proposta di Legge di iniziativa popolare ‘Istituzioni e modalità di finanziamento del Dipartimento per la Difesa civile, non armata e nonviolenta’. La nostra delegazione era composta da: Mao Valpiana, Coordinamento Campagna; Licio Palazzini, CNESC; Franco Uda, Sbilanciamoci!; Sergio Bassoli, Rete della Pace; Luisa Del Turco, Tavolo Interventi Civili di Pace; Enrico Maria Borrelli, Forum Nazionale Servizio Civile; Francesco
Vignarca, Rete Italiana per il Disarmo. L’incontro è stato molto cordiale e positivo. Abbiamo illustrato i contenuti della nostra proposta di Legge di iniziativa popolare, i nostri obiettivi ed il percorso da noi svolto. La Presidente - che ha ricordato il suo messaggio inviatoci ad Arena di pace e disarmo e il suo incontro del 2 giugno scorso con i giovani del servizio civile - ci ha garantito il suo personale interesse per i temi da noi sollevati e ci ha assicurato la sua attenzione ai prossimi passaggi formali, fino all’assegnazione del testo legislativo ad una Commissione parlamentare. Siamo molto onorati dell’accoglienza ricevuta, perchè il primo nostro obiettivo, raggiunto, era proprio quella di far arrivare dentro il Palazzo la voce dei tantissimi cittadini attivi che chiedono una Legge di attuazione concreta degli articoli 11 e 52 della Costituzione (ripudio della guerra e difesa della patria), con il riconoscimento ed il finanziamento della difesa civile, non armata e nonviolenta. Con questo significativo ed importante
incontro si è conclusa ufficialmente la prima fase legislativa della nostra Campagna (iniziata con l’annuncio dato durante l’assemblea Arena di pace e disarmo del 25 aprile del 2014, il deposito del titolo in Cassazione, e poi la raccolta e la consegna delle firme). Ora la seconda fase politica ci dovrà vedere impegnati nel lavoro di pressione su deputati e gruppi parlamentari per la calendarizzazione della legge e la discussione prima in Commissione e poi in Aula. Naturalmente nel contempo dobbiamo proseguire il lavoro culturale di comunicazione e dibattito sui temi della difesa civile, non armata e nonviolenta. Le notizie drammatiche dai teatri di guerra e di migrazione che, anche in queste settimane, colpiscono l’immaginario collettivo dimostrano ancora una volta la necessità di un approccio nuovo davvero risolutivo ai problemi che attanagliano il mondo. L’Italia potrebbe tracciare una strada innovativa ed importante dotandosi di una struttura permanente di intervento con mezzi nonviolenti e di conciliazione.
Una delegazione dell’Arci, con la presidente nazionale, il 19 settembre in Grecia di Raffaella Bolini relazioni internazionali Arci
Sta ricominciando a darsi una mano la parte buona dei popoli d’Europa, a riconoscersi e aiutarsi l’un l’altro. Finalmente, dopo un lungo periodo, quando la crisi ci è caduta addosso e in tutta Europa ci siamo rinchiusi nei nostri confini, cercando di resistere ciascuno a casa sua. I giovani di Austria e di Germania vanno avanti e indietro a prendersi i richiedenti asilo rinchiusi dietro al muro fascista d’Ungheria o in marcia lungo la rotta balcanica. Le piccole associazioni serbe, macedoni, bulgare e ungheresi fanno quello che possono per dare aiuto. Si preparano le carovane che dalla Spagna e altri paesi arriveranno a Bruxelles dal 15 al 17 ottobre contro l’Europa della vergogna, che prova ad ammazzare la Grecia e non fa niente contro Orban. Anche la nostra campagna di solidarietà con i centri di mutuo soccorso in Grecia sta andando bene.
Sabato prossimo, con la presidente Francesca Chiavacci e Greta Barbolini, entreremo nella seconda fase: consegnati i primi 30mila euro, la raccolta di fondi prosegue e partiranno anche i gemellaggi con strutture del territorio. Incontreremo fra gli altri Theano Fotiou, esponente della società civile, responsabile di Solidarity for All sin dagli esordi, poi ministra per gli affari sociali del governo Tsipras. Incontreremo Myrtos Bolota, che coordina Solidarity for All. E Haris Golemis, della Fondazione Poulanzas, fra gli animatori della rete europea di solidarietà. Saremo in Grecia alla vigilia delle elezioni, così come altri movimenti sociali europei: perché, nella sua autonomia, la società civile democratica europea sa bene quanto contano queste elezioni, per fare più forte l’Europa dei diritti e della dignità contro quella dei muri e dei fascisti.
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cultura
Dal primo al 3 ottobre a Mantova W il live di Federico Amico coordinatore Commissione Buone pratiche e Diritti Culturali Arci
Dal 1 al 3 ottobre l’Arci si ritrova ancora una volta a Mantova per far incontrare le tante, straordinarie esperienze che si occupano di musica dal vivo: continuiamo infatti a credere che sia fondamentale per il sistema culturale del nostro Paese investire nella Musica. Senza distinzione di generi. Con la Musica si sta insieme, con la Musica si conoscono altre culture, con la Musica si cresce e si diventa buoni cittadini, con la Musica si esprimono desideri e passioni, con la Musica si può lavorare! Abbiamo bisogno di ripartire e siamo convinti che sostenere il mondo della Musica, quella Live in particolare, contribuirà a migliorare il nostro Paese e a dare un futuro a tanti giovani. È tempo di individuare percorsi e strumenti innovativi per aggiornare e mi-
gliorare i tanti progetti per la musica del sistema associativo Arci. Il progetto nazionale Arci Real (rete dei circoli Arci di musica dal vivo) organizzerà a Mantova appuntamenti formativi che riguardano il sostegno alla progettazione di eventi, la gestione dei rapporti con la Siae e altre società di collecting, l’innovazione dei circoli e festival di musica live e il suo quinto Meeting Nazionale per rafforzare le centinaia di circoli e rassegne indipendenti che portano la musica in tutta Italia. Ma come saprete il mondo della musica sta attraversando un periodo di grandi trasformazioni e di grande difficoltà e crisi. Gli stessi circoli e i nostri festival stanno a fatica cercando di riconfigurarsi per rispondere alle nuove domande e allo scenario musicale in profonda trasfor-
Accordo nazionale Arci – Soundreef In occasione della prima edizione del Soundreef Festival al Monk Club, circolo Arci di via Mirri a Roma, sabato 26 settembre prenderà il via ufficialmente all’accordo nazionale tra Arci e Soundreef. Dalle ore 19.30 Carlo Testini (Arci) e Davide D’Atri (Soundreef) illustreranno in un pitch i termini dell’accordo riguardante tutta la rete di circoli Arci sul territorio nazionale. Seguiranno testimonianze di artisti che stanno utilizzando Soundreef per raccogliere le proprie royalty live ed uno spazio aperto per domande e approfondimenti. Soundreef è un ente di gestione indipendente di diritti d’autore (IME, in conformità con la direttiva 2014/26 / UE) che compete con società nazionali di gestione collettiva (CMOs) in 20 paesi nel mondo. L’obiettivo di Soundreef è quello di rinnovare il settore del diritto d’autore e, attraverso l’utilizzo della tecnologia, di dare una nuova possibilità di scelta agli autori. Grazie ad i servizi online di Soundreef oggi gli autori possono ottenere le
loro royalty in modo semplice, veloce e trasparente. Sono oltre 600 le band in Italia che stanno suonando dal vivo con licenza Soundreef Live! (servizio lanciato in Italia a Maggio 2014) anzichè SIAE, raccogliendo le proprie royalty in tempi record ed in modo analitico (ciò che viene suonato, viene pagato). Quella di Soundreef è una piccola grande rivoluzione che sta dando nuova linfa alla musica dal vivo e creando nuove prospettive per le band indipendenti. Dopo il pitch, a partire dalle 21, sui due palchi del MONK si succederanno: The Reggae Circus di Adriano Bono, Indian Wells, Dead Shrimp, Di Oach, Le Sigarette!!, 1st Class Passengers. Saranno inoltre presenti con degli spazi espositivi alcune interessanti giovani realtà in crescita del settore musicale italiano: Exitwell, Remix Me, Bandbackers, Radio Kaos, Sostanze Records, etc. Ingresso gratuito con tessera Arci. Per saperne di più: info@soundreef.com
mazione, non senza difficoltà. Per questo al fine di accompagnare i processi di trasformazione o upgrade delle nostre basi associative abbiamo arricchito gli argomenti di discussione prevedendo di affrontare anche i temi del finanziamento di massa (altrimenti noto come crowdfunding) per la realizzazione di progetti musicali. Così come ci è apparso necessario approfondire quanto sia possibile progettare uno spazio per la musica sostenibile, anche attraverso modalità che apparentemente possono avere poco a che fare con lo spettacolo dal vivo, ma che possono rappresentare una risposta alle necessità evidenti di rendere vivo e vitale lo spazio del circolo a 360°, ben oltre le canoniche serate dedicate al concerto. Senza volerne fare delle parole magiche, co-working o fab lab possono rappresentare implementazioni significative per promuovere nuove modalità di aggregazione e produzione, e quindi contribuire a riprogettare spazi e attività. Se poi abbiamo intitolato la Festa della Musica dell’Arci di questo anno Suonare la città, sia idealmente che materialmente l’appuntamento di W il Live! prosegue e approfondisce questo percorso che deve essere accompagnato da proposte concrete. Così a Mantova continueremo a porre l’accento su almeno cinque ambiti, cinque vertenze che possono avere ricadute importanti sul mondo della musica: 1. Una riforma della Siae e il superamento del monopolio per il settore di raccolta dei proventi del diritto d’autore; 2. fare in modo che i proventi dell’equo compenso per la ‘copia privata’ calcolato su tutti i dispositivi dotati di memorie di dati siano utilizzati almeno per il 50% per il sostegno a progetti di giovani autori; 3. che possano essere previste detrazioni fiscali per la frequenza a corsi di formazione in campo musicale per i minori di 18 anni e per l’acquisto di uno strumento musicale; 4. che si preveda l’inserimento della pratica dello strumento musicale in tutte le scuole di ogni ordine e grado; 5. che siano destinati maggiori investimenti a sostegno della pratica, della promozione e della produzione di ogni genere musicale utilizzando il Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS) anche per progetti a rete per il sostegno alla giovane creatività.
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ambiente
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Il territorio in briciole di Stefano Carmassi Commissione Ambiente e difesa del territorio
Piogge torrenziali, periodi di siccità, ondate di calore che si alternano in modo irrazionale e fuori dalle stagionalità, ci riconsegnano un paese alla prova dei cambiamenti climatici, con delle criticità in più rispetto agli altri paesi europei legate alla situazione idrogeologica e morfologica tutt’altro che semplice. L’Italia, infatti, per le caratteristiche geologiche, morfologiche e per la significativa antropizzazione del suo territorio, è un paese ad elevato rischio idrogeologico, sia per fenomeni franosi che alluvionali. Le frane sono estremamente diffuse, anche tenuto conto che il 75% del territorio nazionale è montano-collinare. L’Ispra ci racconta che delle 700mila frane in Europa, 500mila sono state censite nell’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (Progetto IFFI). Le frane interessano un’area complessiva di 21mila chilometri quadrati, pari al 7% del territorio nazionale. Per quanto riguarda le alluvioni, l’Ispra ha censito le aree a pericolosità idraulica, redatte da
Autorità di Bacino, Regioni e Province Autonome. La superficie delle aree a pericolosità idraulica elevata in Italia è pari a dodicimila chilometri quadrati (4% del territorio nazionale). Secondo l’Istituto nazionale di Urbanistica, ogni anno vengono consumati circa 500 Kmq di suolo in Italia, in più al quadro critico si aggiungono le mancate manutenzioni dei versanti montani dovute agli abbandoni delle comunità locali, la negligenza nella manutenzione dei versanti in corrispondenza dei tratti viari e infrastrutturali, la mancata cura dei terrazzamenti, l’abusivismo edilizio e l’impermeabilità dei suoli. A partire dal condono del 1985 si hanno nel paese diversi effetti, e non solo la devastazione ambientale e paesaggistica ma anche l’adesione definitiva ad un modello economico fondato sulla speculazione edilizia e immobiliare. La cancellazione delle regole urbanistiche, il rientro dei capitali illegalmente esportati, l’abolizione del reato di falso in
Parigi 2015 sul clima/Cop 21 di Lino Salvatorelli Ambiente e difesa del territorio
La Francia è stata ufficialmente nominata paese ospitante della ventunesima Conferenza Parigi 2015 sul clima in occasione della diciannovesima Conferenza della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico di Varsavia (COP 19). La Cop 21, chiamata anche Parigi 2015, sarà una delle più importanti conferenze internazionali sui cambiamenti climatici. Questa conferenza è di cruciale importanza poiché deve condurre ad un accordo internazionale sul clima che limiti il riscaldamento globale sotto i 2° C. Sulla base del lavoro di Cop 20 a Lima, si arriverà a raggiungere una serie di decisioni nel dicembre 2015. In primo luogo, un accordo ambizioso e vincolante per la sfida del cambiamento climatico, che si applicherebbe a tutti i paesi. La società civile mondiale si sta organizzando in modo da far sentire il più possibile la propria voce nell’ambito delle decisioni, per il 12 dicembre è stata già programmata una marcia globale dei movimenti a Parigi. In Italia si è costituita la Coalizione Clima 2015, a cui aderisce anche l’Arci insieme a Legambiente, Wwf, Slow Food, Cgil, Oxfam, Greenpeace, Avaaz, Enostra, Italian Climate, Rete Conoscenza, Foreste per sempre, Mdc, Focsiv, Uisp, Udu, Banca Etica. Nell’assemblea dell’8 settembre si sono decise le seguenti azioni: manifestazione il 29 novembre a Roma, in concomitanza con le altre piazze internazionali in cui si svolgerà la Global Climate March. Dal 23 al 25 ottobre, giornate nazionali in cui promuovere iniziative territoriali per sensibilizzare sui cambiamenti climatici in vista della Cop di Parigi e invitare a partecipare alla manifestazione del 29 novembre.
bilancio, danno il via libera a spericolate azioni di ogni tipo che hanno l’effetto ultimo di provocare disastri nei territori. Proprio in questi giorni osserviamo l’ennesima esondazione, questa volta in provincia di Piacenza, in Valtrebbia e in Valnure, un mare di fango che ha ucciso e ha devastato strade e terreni agricoli. E allora per quanto tempo ancora possiamo contare sulla resilienza delle comunità di fronte alle avversità più dure, quando ancora la legge sul consumo del suolo rimane incagliata nelle secche del Parlamento, ferma in Commissione Ambiente e Agricoltura, facendoci sospettare che per molti la crescita di questo Paese deve passare attraverso un’altra ondata di cemento. Purtroppo anche nel recente testo Madia il silenzio assenso in materia di tutela ambientale e culturale indebolirà fortemente tutti gli enti preposti alla tutela e le soprintendenze che si dovranno esprimere entro i 90 giorni pena l’assenso a costruire.
Storica vittoria dei movimenti per l’acqua e i beni comuni di Filippo Sestito coordinatore Ambiente e difesa del territorio
L’Europa dei popoli è riuscita a far sentire la sua voce grazie all’azione svolta dai movimenti, dalle associazioni e dalle forze politiche di sinistra che, costruendo relazioni, legami sociali e prospettive comuni che vanno al di là dei singoli confini nazionali, hanno obbligato le Istituzioni europee ad impegnarsi formalmente per la tutela di diritti fondamentali come quello all’acqua pubblica. È storica, infatti, la vittoria dei movimenti che da anni si battono per il diritto all’acqua in tutta Europa che, grazie alla campagna Right2water e tramite una ECI (European Citizens’ Initiative), con la quale sono state raccolte oltre un milione e 800mila firme, hanno ottenuto un risultato straordinario. Lo scorso 8 settembre, infatti, il Parlamento Europeo di Strasburgo ha approvato una relazione improntata proprio sul tema del diritto umano all’acqua presentata dalla parlamentare irlandese del GUE, Lynn Boylan. La risoluzione approvata, oltre a mettere in chiaro che l’acqua è un bene pubblico fondamentale per la dignità umana e che quindi non può essere trattata come merce, chiede di contrastare la privatizzazione dei servizi idrici e di escluderli dai negoziati sul TISA e sul TTIP, il trattato di libero scambio fra Stati Uniti e Unione europea. L’acqua è un bene comune universale, fuori dalle logiche del mercato. Aspettiamo adesso di capire in che termini la Commissione Europea terrà conto di questo pronunciamento, sperando anche che la politica italiana e gli amministratori locali diano un contributo concreto per la gestione pubblica e partecipata di un bene comune come l’acqua.
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carovanaantimafie
Il viaggio della Carovana Antimafie in Piemonte Diari a cura dei carovanieri Valeria Schiavi e Giovanni Bellini
11 settembre Grugliasco, Alba, Moncalieri (TO) Con la giornata di oggi hanno inizio le tappe piemontesi della Carovana Internazionale Antimafie, che si presenta con un programma denso di eventi, incontri e di beni liberati da visitare, periferie riportate al centro. Giornata parecchio lunga, iniziata alle 6 del mattino a Grugliasco, per finire ‘in musica’ a Moncalieri all’1:30 circa di notte. Il primo appuntamento è stato in un orario abbastanza insolito, ma non per noi carovanieri, e soprattutto normale per i lavoratori del luogo visitato: il CAAT, Centro Agro Alimentare di Torino a Grugliasco. Il CAAT è un centro di smistamento di prodotti agricoli ma, a dispetto del loro nome, questi luoghi sono troppo spesso ‘periferie’, essendo chiusi ed inaccessibili al pubblico. In luoghi di questo tipo, sappiamo che si consumano spesso ingiustizie nei confronti dei lavoratori, i quali raramente denunciano i soprusi subiti. Si respira anche qui l’esigenza di una maggiore tutela, anche se ascoltiamo versioni contrastanti circa le responsabilità. Per questi motivi l’apertura delle porte del CAAT alla Carovana e alle istituzioni rappresenta un ‘numero zero’: nonostante i troppi vigilantes all’ingresso, che sorvegliano la linea oltre la quale non possiamo passare, siamo entrati nella struttura, tutti insieme. Chissà se il segnale sarà stato colto. Ripartiamo fra tanti dubbi, speranzosi che l’entrata delle forze che organizzano Carovana sia stata come un soffio d’aria nuova. Abbiamo proseguito poi il nostro viaggio per Alba, dove ci ha accolto Valentina, referente di Libera Cuneo. Qui arriviamo in ZONA H, uno spazio autogestito dai giovani albesi, per partecipare al convegno dal titolo Metti in tavola la legalità. Alla fine del convegno abbiamo ripreso il nostro viaggio, questa volta in direzione Moncalieri. Qui abbiamo visitato il centro polifunzionale Santa Maria, situato in un quartiere periferico della città, dove i giovani di ‘Moncalieri Giovane’ con grande entusiasmo portano avanti alcune attività per i ragazzi del quartiere, tra cui la scuola di danza J.D.S. e la squadra di rugby Under 16 A.S.D. Moncalieri Rugby. A Moncalieri abbiamo anche incontrato Diego Sarno e Marta Guarando, assessori ‘combattenti’ del comune di Nichelino che ci hanno guidato nella piazza della loro
città per un saluto alla cittadinanza nel giorno della festa patronale, con lo scopo di dare un messaggio forte a tutta la città. Per concludere questa giornata siamo tornati a Moncalieri dove la Carovana ha concluso la sua tappa portando il furgone al concerto di Enzo Avitabile e i Bottari.
13 settembre - Cuorgnè (TO) Sotto una pioggia battente ci aspetta a Cuorgnè un evento molto importante: oggi il primo bene confiscato nel territorio canavese è stato restituito alla società civile, nella fattispecie si tratta della villa di un esponente di spicco della ‘ndrangheta. Al nostro arrivo tantissimi volontari di
diverse età ed etnie aprivano un varco nella vegetazione che ostruiva la via di ingresso e noi, stretti in un caloroso abbraccio, abbiamo portato il saluto della Carovana Internazionale Antimafie, felici di rispondere alle domande sulla nostra esperienza di carovanieri. A seguire due pensionati dello SPI CGIL ci hanno parlato delle loro esperienze nei campi di lavoro organizzati dal sindacato in Calabria, nelle terre sottratte alla ‘ndrangheta. Ci hanno parlato del lavoro, delle carenze organizzative e del coraggio con cui i giovani calabresi lottano per costruire un futuro migliore. La gestione dei beni confiscati e delle relative pratiche burocratiche non è semplice, sia dal punto di vista tecnico che da quello umano, proprio per questo motivo quello celebrato oggi è stato un evento molto speciale ed atteso. Finalmente la porta della villa viene aperta: tre piani in cui molti dei beni personali degli ex proprietari, per loro scelta o disinteresse, sono rimasti in un fermo immagine di quella che doveva essere la loro vita quotidiana. Le perquisizioni delle forze dell’ordine ed alcuni furti hanno lasciato tracce evidenti. La villa è enorme: piano terra, mansarda e, nel piano interrato, molte stanze da letto, un open space ed una tavernetta.
Davide dell’associazione Mastropietro, a cui il bene è affidato, ci parla del progetto di cohousing abitativo che hanno in mente e che vorrebbero gestire in collaborazione con i servizi sociali locali. La loro sfida inizia adesso. Nel frattempo ha smesso (quasi) di piovere ed i più giovani, impazienti, riprendono a lavorare all’estirpazione delle erbacce. Partiamo con un pezzo del camino (distrutto dai ladri) come ricordo e diamo i nostri migliori auguri agli amici di Cuorgnè per questa bella nuova sfida!
14 settembre - Nichelino (TO) A Nichelino oggi inizia l’anno scolastico e questo nuovo inizio coincide con la consegna al comune da parte di Roberto Bellasia (dell’Agenzia dei beni confiscati) di un bene confiscato alla mafia. Gli studenti dei due istituti superiori (il Maxwell e l’Erasmo da Rotterdam) sono chiamati a essere in prima linea non solo durante la consegna del bene, ma anche poi a gestire questo nuovo progetto: una casa dei diritti come sede per le associazioni che sarà gestita dai ragazzi stessi. Gli studenti sono invitati a porre la firma dinanzi al bene per rendersi attori consapevoli di questo progetto. Sarà proprio la parola consapevolezza ad accompagnarci durante il confronto che vede protagonisti esponenti del comune di Nichelino e Moncalieri, esponenti parlamentari, i presidi delle scuole, esponenti della giunta regionale e varie associazioni e studenti. Gli studenti a Nichelino oggi iniziano con la consapevolezza che lo Stato sono anche loro e che le mafie vivono e si radicano dove ci si volta dall’altra parte. Attraverso i quaderni e i libri a Nichelino si lotta, parafrasando Falcone «la mafia sarà uccisa da un esercito d’insegnanti» e questo è l’inizio della scuola. Diego Sarno (assessore di Nichelino) ci saluta incoraggiandoci a non mollare e noi lasciamo le sue parole anche a quegli studenti: «narrare per resistere».
Diari, tappe e aggiornamenti su www.carovanaantimafie.org
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arcireport n. 31 | 17 settembre 2015
Il meglio e il peggio di Venezia 72 A Festival concluso, riflessione semiseria su cosa ha funzionato (e cosa no) al Lido di Roberto Roversi presidente nazionale Ucca
Il meglio - Le giurie In mancanza di film capaci di convincere tutti, si sono orientate su film di qualità, senza privilegiare le cinematografie più forti. Per cui il Leone d’Oro al venezuelano From Afar, al netto dei gusti personali, è giustificato da un intreccio forte, da un devastante spaccato della vita di strada dei giovani di Caracas e dall’interpretazione magistrale di Alfredo Castro, attorefeticcio di Pablo Larrain. Ma la giuria ha avuto anche il coraggio di assegnare il Gran Premio della Giuria ad Anomalisa, la kafkiana e cerebrale animazione in stopmotion di Charlie Kaufman. E se il premio alla regia è andato a Pablo Trapero per un film notevole, ma più convenzionale (El Clan), ineccepibili mi sono sembrate le due Coppe Volpi assegnate a Fabrice Luchini e Valeria Golino. Ma anche la giuria di Orizzonti ha scovato un film coraggioso e ben poco consolatorio in Free In Deed di Jake Mahaffy e quella del Leone del Futuro ha privilegiato un film imperfetto ma ambizioso e visionario, The Childhood of a Leader, esordio alla regia del giovane attore Brady Corbet,
impreziosito dal lancinante score di un musicista di culto quale Scott Walker. I Film - Niente capolavori, si è detto, ma molti buoni film. Oltre a quelli citati, non si possono non menzionare i ‘saggi per immagini’ di Alexandr Sokurov e Laurie Anderson, il miglior lavoro di Amos Gitai da molti anni a questa parte, il potentissimo Behemoth di Zhao Liang, l’ennesimo fluviale e bellissimo documentario di Frederick Wiseman. E il miglior film italiano al festival, Non essere cattivo di Claudio Caligari, crudo e doloroso, il vero e proprio testamento estetico ed esistenziale di un grande irregolare del nostro cinema. Il peggio - La desertificazione del Lido Al netto delle roboanti dichiarazioni ufficiali, l’impressione è che Venezia perda
appeal anno dopo anno. Sale spesso semivuote, la voragine di quello che avrebbe dovuto diventare il nuovo Palazzo del Cinema aperta da anni, l’impressione palpabile che la stampa internazionale si stia trasferendo in massa, anno dopo anno, a Toronto e Telluride. E la presentazione di un inutile doc su Vasco Rossi è sembrato davvero un espediente provinciale e di bassa lega per inondare il Lido di fan adoranti. I Film - Se il livello medio della selezione ufficiale può ritenersi accettabile, non è mancata qualche vistosa eccezione. Deludente l’atteso sci-fi Equals di Drake Doremus, improponibile in un concorso internazionale il melò sudafricano The Endless River. Nè ha convinto l’unica vera presenza hollywoodiana in competizione, The Danish Girl, e tanto meno la stucchevole interpretazione di Eddie Redmayne. Infine, dispiace dirlo, Sangue del mio sangue è il film più debole di Bellocchio da molti anni a questa parte. L’ha girato nel suo paese natale, Bobbio, è interpretato dai familiari e, purtroppo, si nota.
Panoramica veneziana di Roberto D’Avascio presidente Arci Movie Ponticelli
Venezia 72 è stata un’edizione con poche grandi meraviglie cinematografiche, ma con tanti spunti carichi di curiosità cinefila. Non sono passati tanti grandi maestri del cinema, ma tutte le sezioni della Mostra 2015 hanno seminato il proprio terreno, con diversi buoni film da rivedere e riconsiderare. Innanzitutto, ha attirato l’attenzione del pubblico un gruppo di produzioni americane di valore: si segnala il film di Cary Fukunaga (Beasts of No Nation), opera che racconta con dettaglio crudele e con inquadrature di spietata freddezza la formazione alla guerra di un bambino africano, che diventa soldato per sopravvivere alla violenza che improvvisamente ha annientato la sua famiglia e il suo villaggio. Dalle guerre civili africane si passa alla storia sociale della Boston degli ultimi trent’anni, attraverso il racconto delle pericolose collusioni tra mafia irlandese e F.B.I. (Black Mass) e lo scandalo della copertura degli abusi sessuali su tanti bambini, compiuta da preti cattolici, denunciata dal Boston Globe (Spotlight),
arrivando infine al grande affresco che Wiseman ha dedicato alle problematiche sociali e ai prossimi tentativi di speculazione edilizia del più multiculturale quartiere di New York (In Jackson Heights), che attraverso una camera, che fa parlare tanti personaggi, restituisce una grande capacità narrativa. Importante è stato anche il passaggio sul grande schermo della laguna veneziana dell’ultimo film di Aleksander Sokurov (Francofonia), sofisticato e potente flusso di immagini che ha trasportato gli spettatori non solo nelle sale del Louvre della Parigi occupata dai nazisti, ma dentro un’amicizia pericolosa e necessariamente sfuggente tra due uomini - un tedesco e un francese - che si sono occupati di salvare opere d’arte, per suggerire i complicati rapporti tra arte e potere. Ad ogni modo, le opere che sono apparse nel complesso più interessanti e stimolanti sono state quelle che hanno provato a rimescolare le carte dell’estetica cinematografica contemporanea, senza tuttavia proporre violente fratture o facili sperimentalismi.
Tre film. Il primo è stato El Clan del regista argentino Pablo Trapero, poi premiato giustamente con il Leone d’argento alla miglior regia, che trasferisce una torbida vicenda di sequestri di persona e di feroci ricatti durante la terribile dittatura della fine degli anni ’70 in immagini da quasi commedia, scandita da una ritmica colonna sonora, per raccontare una estrema banalità del male alla Miss Violence. Il secondo è Rabin, the Last Day di Amos Gitai, che mescola sapientemente materiali d’archivio, interviste recenti e ricostruzioni di finzione per rinarrare, girando continuamente attorno al giorno della sua morte, il senso politico e umano della figura di Yitzhak Rabin. Infine, Interruption del regista greco Yorgos Zoi, che punta la propria macchina da presa sulla messa in scena dell’Orestea di Eschilo, opera interrotta forse da terroristi forse da una aggressiva riscrittura scenica, per mettere cittadini/ spettatori al centro del palcoscenico di una forte crisi sociale da affrontare con tutta la fisicità della propria persona.
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versol’assembleadeicomitati
Verso l’assemblea nazionale dei comitati territoriali Continuiamo ad ospitare su Arcireport, in vista dell’Assemblea dei presidenti dei comitati territoriali Arci che si terrà a Roma il 10 e 11 ottobre, i loro contributi, che pensiamo possano rappresentare un momento di confronto, di scambio e di conoscenza delle attività, delle buone pratiche, e anche delle difficoltà che incontrano. Questa settimana interviene Anna Lisa Lamazzi, presidente di Arci Modena di Anna Lisa Lamazzi presidente Arci Modena
Arci Modena è una realtà aggregativa fortemente radicata nel territorio, ha una lunga storia che nasce nel dopoguerra ed è quindi legata alla Resistenza e all’antifascismo, valori che sono rimasti importanti pilastri della nostra identità, che ci impegniamo a rinnovare ogni giorno con lo sguardo rivolto al futuro. Ci piace definirci una rete di soci, socie, di circoli e polivalenti che lavorano insieme per costruire progetti culturali, di socialità, intercultura, per favorire la partecipazione attiva e la promozione dei diritti civili.
Siamo convinti che uno dei grandi pregi dell’Arci sia proprio questa capacità di saper condividere e rendere partecipate le scelte, una caratteristica che non tante altre organizzazioni possono vantare, soprattutto in questi anni dove è innegabile una forte spinta individualistica nel modo di esercitare la rappresentanza pubblica e anche politica. Proprio l’essere una rete grande e articolata ci ha sempre dato la forza e l’autorevolezza in tutte quelle occasioni di scambio e discussione pubblica con le istituzioni, con altri attori del territorio e con i rappresentanti del terzo settore. L’Arci è fatta dai circoli, e il ruolo che come comitato provinciale ci siamo costruiti è quello di sostenere, valorizzare, stimolare incontri e partecipazione, dare supporto, voce ed evidenza al lavoro delle realtà che ci riempiono di contenuti e lavorare insieme per definire le prospettive e costruire insieme l’Arci dei prossimi anni.
Partire dalla nostra identità, avere ben chiaro in testa chi siamo, per costruire il nostro futuro, raccogliendo le sfide che giorno dopo giorno si presentano. Oggi, tra le più urgenti, c’è sicuramente l’immigrazione e la deriva razzista che purtroppo l’ha accompagnata. Arci Modena è un’associazione grande e radicata e questo è motivo di grande orgoglio ma anche di responsabilità perché ci rende un soggetto centrale e attivo nell’intera comunità. Negli anni abbiamo costruito relazioni importanti con istituzioni e altre realtà del territorio, grazie al lavoro dei circoli più ‘anziani’ e all’innovazione di quelli più ‘giovani’. Forti di questo patrimonio di idee, valori e persone crediamo di poter dare un importante contributo sia sul piano culturale, promuovendo nuovi linguaggi tra cinema, teatro musica, letteratura e prestando attenzione alle diversità e alle opportunità di contaminazione, sia su quello delle campagne per i diritti civili e della promozione sociale. Crediamo importante saper leggere i
I numeri di Arci Modena Nel territorio modenese ci sono 180 circoli Arci, e 50mila soci. Il comitato territoriale ha una sede provinciale di proprietà ed esercita un ruolo di coordinamento e sostegno verso i circoli. Ci sono dei coordinamenti tematici tra gruppi di circoli che lavorano sulle stesse aree di attività (promozione culturale, giovani, musica, terza età attiva, corsi e formazione permanente, intercultura, sociale) e coordinamenti per territorio nei 4 distretti della nostra provincia, nei quali settimanalmente ospiti delle nostre basi associative decentriamo una permanenza per territorio, volta a favorire l’incontro, lo scambio e il supporto ai circoli.
segnali di profondo cambiamento sociale ed economico e stabilire piste di lavoro che ci aiutino a sviluppare nuovo associazionismo, riuscendo a rinnovarci tenendo conto dei nuovi bisogni e interessi dei soci, aprirci a idee, progetti, stimoli senza mai avere paura. Offrendo alle nostre basi associative consulenze, sostegno, servizi e formazione per poter affrontare in modo consapevole i mille problemi con cui dirigenti o presidenti dei circoli vengono a contatto quotidianamente. Oggi esercitare volontariato all’interno delle nostre realtà significa non solo mettere a disposizione il proprio impegno volontario ma anche avere competenze e strumenti. In questo crediamo sia fondamentale sentirsi accompagnati dalla propria associazione, che a partire dal livello nazionale, può contribuire ad accrescere il numero di strumenti nella cassetta degli attrezzi di un presidente o di un socio attivo, di un volontario Arci. Inoltre sono convinta che l’essere una grande associazione nazionale, rappresenti quel valore aggiunto che ci consente di esercitare un peso importante per promuovere il cambiamento. Se non fossimo questo grande insieme di realtà democratiche e rappresentative l’Arci non sarebbe riuscita a fare passare idee, campagne e ad esercitare quel ruolo di pungolo critico che contraddistingue la storia della nostra associazione in relazione alle istituzioni, alla politica, all’impegno civico nel nostro paese.
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informazione
Intercettazioni: arriva in Aula la legge bavaglio C’è l’emergenza corruzione, ma il governo insiste per una stretta sulle intercettazioni. Sia contro i magistrati, che contro i giornalisti. E non solo: bisognerà stare attenti a registrare una conversazione e renderla pubblica, perché si rischiano
da 6 mesi a 4 anni di carcere. I pm avranno tre mesi di tempo per chiudere le indagini altrimenti potrebbe scattare un’avocazione. Nuovi possibili ostacoli anche per i giudici perché non saranno liberi come
Le anticipazioni del prossimo numero di Left Ma quale partito della Nazione, quello di Matteo Renzi è il partito “destrinistra” in cui si mischia destra e sinistra, in un vortice di tattiche astute, pur di ottenere voti, come dimostra l’annuncio dell’abolizione della tassa sulla casa. A questo nuovo corso impresso al Pd Left dedica la sua storia di copertina partendo da un saggio della politologa Nadia Urbinati che scrive: «Come in una chiesa senza più fede e fedeli, il partito-totale di oggi assomiglia a un involucro vuoto (anche di iscritti) riempito da un partito che è solo e soltanto un Partito-pigliatutto». E così si dimostra la scelta ideologica di togliere l’Imu, nell’ottica di una politica fiscale «che potrebbe essere fatta da un partito di destra». Left ha voluto approfondire il tema della politica fiscale con una lunga intervista a Vincenzo Visco. Quella del premier «è una linea sbagliata», afferma l’ex ministro delle Finanze del governo Prodi, D’Alema e Amato che fin dall’inizio si è detto contrario alla proposta di Renzi. «La cosa che più mi preoccupa del premier è l’assoluta inconsapevolezza della complessità del sistema fiscale», conclude l’ex ministro che concorda con Urbinati: «Io penso che Renzi sia uno che cerca in ogni modo di ottenere consensi, l’anno prossimo ci sono le amministrative e per quelle vuole dare un segnale». In Società Left indaga sui fermenti e maldipancia tra i partiti. Ncd sempre più nel guado, tra la trattativa sull’Italicum, il tema delle alleanze e il voto al Senato; Sel in cui Elettra
Deiana non risparmia critiche a Vendola, il Movimento cinque stelle dove nonostante quello che dichiara Alessandro Di Battista è in atto una metamorfosi. Infine, Stefano Fassina racconta dell’incontro della sinistra europea a Parigi con Varoufakis, Mélenchon e Lafontaine, e spiega cosa sia e a cosa serva il piano B che contempla una possibile uscita dall’euro. In primo luogo ad evitare ricatti. E ancora: un reportage da una fabbrica chiusa (la Rimaflow) che è passata dalla produzione di tubi al limoncello, l’abbazia di Trivulzi (Frosinone) in stato di abbandono e l’odissea delle piste ciclabili a Roma grazie alle uscite del nuovo assessore Pd Esposito. Negli Esteri Umberto De Giovannangeli analizza lo scenario del regime eritreo, protagonista, insieme a quello siriano, delle ondate di profughi in Europa. Ha appena vinto le primarie del Labour in Gran Bretagna, e Left non può non approfondire il personaggio Jeremy Corbyn. E ancora: il punto sulle elezioni in Catalogna dove Podemos spera in un nuovo colpaccio e due reportage: dal Kosovo, Paese ancora diviso tra due popoli e dall’isola di Giava dove nelle miniere di zolfo il lavoro è disumano. Apre la Cultura un’ampia intervista allo scrittore argentino Marcelo Figueras che ha appena pubblicato per L’Asino d’oro il romanzo Aquarium, una storia d’amore «insensata» che si svolge in Palestina. Infine, i diari della Grande Guerra che riscrivono la storia e per la scienza, le ultime novità della ricerca sugli effetti della cannabis.
adesso nel contestare le richieste dei pm. C’è poi un’altra mina vagante sulle toghe perché Ncd, per le ingiuste detenzioni sancite dalla Cassazione, vorrebbe, oltre al pagamento dell’ammenda, un’automatica trasmissione ai titolari dell’azione disciplinare. Tutto questo in un disegno di legge di ben 34 articoli che sarà votato in queste ore dalla Camera in prima lettura. L’Anm è in allarme e parla di «una politica che crede di compiacere il populismo penale dandogli in pasto qualche inutile aumento delle pene». Un riferimento a scippi, furti e rapine che saranno puniti un po’ più severamente. Il confronto in aula si preannuncia caldo, anche se i tempi sono ‘contingentati’ nonostante i molti emendamenti presentati. L’articolo 29 del ddl, che riguarda il tema caldo delle intercettazioni, sarà tra gli ultimi ad andare in discussione, ma sarà anche il più sofferto.
Il testo, estremamente vago, propone una delega di 10 righe al governo per stabilire «prescrizioni che incidano sulle modalità di utilizzazione cautelare dei risultati delle captazioni», che «diano una precisa scansione all’udienza di selezione del materiale intercettativo», con riguardo «alla tutela della riservatezza delle comunicazioni e conversazioni di persone occasionalmente coinvolte». Il presidente dell’Anm Sabelli parla di «delega generica e in bianco» e teme che vi si nasconda «un pregiudizio di fondo contro le intercettazioni». Ma di sicuro il testo non cambierà. Anzi Orlando già preannuncia che costituirà subito una commissione per scrivere il decreto legislativo e ascolterà ancora i direttori dei giornali. Nei fatti, proprio grazie alla delega, è come se il governo riformasse le intercettazioni per decreto. Forza Italia intanto si prepara a chiedere che sulle intercettazioni siano già indicate le pene per chi le pubblica.
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daiterritori
Attualità dei valori antifascisti: Arci Bari lo dice con l’arte a cura dell’ufficio stampa Arci Bari
La storia antifascista di Bari è tanto straordinaria quanto sconosciuta: una catena di eventi mitici e incredibili, decisivi per la storia d’Italia e d’Europa, che tuttavia non compaiono nei libri di storia né nelle sceneggiature di grandi film di guerra. Una storia ingiustamente invisibile, di partigiani bambini, di combattimenti fatti anche con pentole e ferri da calza, di tantissimo sangue innocente versato; un capitolo importantissimo dell’antifascismo italiano occultato in maniera premeditata da una spessa coltre di oblio, che dall’anno scorso Arci Bari si è riproposta di riportare alla luce con una serie di azioni culturali e politiche, allo scopo riaffermare l’attualità dei valori della Resistenza e rendere giustizia alla storia democratica e antifascista di una città che della Resistenza è medaglia d’oro al valore civile. Il calendario delle ricorrenze antifasciste baresi è assai lungo; ad aprirlo è certamente la data del 26 luglio 1943, con la strage di via Dell’Arca, ma una data forse ancor più simbolica è quella del 9 settembre 1943, quando gli abitanti di Bari vecchia cacciarono i militari tedeschi dalla città
con l’insurrezione popolare che fece di Bari la prima città liberata d’Italia. Ed è proprio il 9 settembre, data che segna simbolicamente l’inizio della Liberazione (che si compirà definitivamente il 25 aprile del 1945), la ricorrenza scelta da Arci Bari per presentare e inaugurare un’istallazione pubblica itinerante a tema. Dopo Trama Resistente realizzata l’anno scorso dal collettivo Yes we knit e dedicata al coraggio delle donne di Bari vecchia, quest’anno è la volta di Partigiani silenziosi, istallazione realizzata dal maestro Antonio Prima. L’opera, che declina il tema della ‘scelta partigiana’, rappresenta una finestra - punto simbolico da cui guardare il mondo, prospettiva
particolare di chi decide per la scelta partigiana - con un drappo bianco e un velo rosso a rappresentare la bellezza e il sacrificio. Chi vorrà guardare da quella finestra compiendo la scelta partigiana, lascerà poi una traccia scrivendo cosa ha visto affacciandosi. «Quello della scelta partigiana - ha detto il presidente di Arci Bari, Luca Basso - è un tema fondamentale per l’Arci. Cosa trasforma una persona in partigiano se non il punto di vista da cui sceglie di guardare il mondo? Essere partigiani significa entrare in sintonia con la parte più fragile dell’umanità, trovare intollerabile ogni ingiustizia e insostenibili l’indifferenza e l’inazione. Ringrazio di cuore il maestro Antonio Prima per avere accolto l’invito di Arci Bari e di averci regalato un’opera semplice e potente al tempo stesso». L’istallazione verrà esposta nelle prossime commemorazioni antifasciste baresi; sarà possibile vederla il prossimo 28 novembre in occasione della commemorazione dell’assassinio di Benedetto Petrone, giovane militante comunista ucciso nel 1977 da una squadraccia di esponenti del MSI.
Associ-Arci: la volontà di fare rete con la città, nella città di Silvio Cilento Arci Cosenza
Guidati dalla più grande associazione italiana di promozione sociale impegnata sui temi della cultura e della formazione, della pace, dei diritti, del welfare, della legalità e del tempo liberato, Arci Cosenza parte con nuove idee progettuali e percorsi da condividere con il resto della cittadina calabrese. Iniziative che nascono proprio dalla volontà di creare rete con le associazioni, organizzazioni, forum, coordinamenti e tavoli di confronto. Arci è un’associazione che oramai opera da anni su tutto il territorio nazionale, diramata in ogni regione e provincia con circoli e comitati territoriali, i quali, con pazienza e tenacia, sostengono, attraverso azioni culturali e ricreative, tutti quei principi e quei valori che tutelano il benessere di una società che sembra essere sempre più confusa e disorientata, quella che è la nostra società. Settembre, dopo la pausa estiva e le vacanze, risulta il mese dove parole come ‘innovazione’ e ‘cambiamento’ volano
in cielo come le rondini a primavera, potrebbe essere quindi il giusto tempo per incontrArci e associArci nel migliore di modi e, con entusiasmo ed energia, rendere questo incontro anche propizio e continuativo. Da circa un ventennio Arci opera nel cosentino, con i suoi alti e bassi, silenziosamente attiva anche attraverso i suoi circoli sparsi in buona parte della provincia. Oggi la voglia di instituire una ‘rete’ con la città e le altre realtà, associative e non, che la popolano, è ancora più forte di ieri. Nasce, pertanto, l’idea di aprire le porte a incontri conoscitivi e formativi, in cui si chiacchiera per conoscersi, confrontarsi e formarsi
su quei temi spesso troppo teorici, ma poco praticati, quali l’associazionismo, l’orientamento al lavoro, la rete sociale. Parleremo in particolar modo della più grande realtà associativa culturale e ricreativa italiana, l’Arci, proprio per far conoscere questa opportunità che è riuscita a creare delle reti sociali e culturali molto forti e stabili su tutto il territorio nazionale. Racconteremo la storia di Arci dagli inizi ad oggi, come aderire e quindi come aprire un circolo, come diventare socio e cosa comporta essere socio Arci, illustreremo tutti i servizi e le attività che con ‘pugno fermo’ l’associazione ha portato avanti nel tempo. E proprio in vista del nuovo anno lavorativo e associativo che sta oramai alle porte si avvieranno lunedì 28 settembre i primi incontri tra Arci Cosenza e la città. Gli incontri aperti a tutti si svolgeranno nella sede di Arci Cosenza.
arcicosenza@gmail.com Fb: Arci Cosenza
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culturascontata i tanti vantaggi della tessera Arci
w w w. a r c i / a s s o c i a r s i . i t a cura di Enzo Di Rienzo
Crali. Testimonianze futuriste Rovereto (TN) - Casa d’Arte
Futurista Depero, fino al 25 ottobre. Conosciuto soprattutto come futurista e aeropittore, Tullio Crali è stato uno sperimentatore totale e un artista eclettico che consacrò la propria vita alle arti. Dai bozzetti esposti in mostra, organizzati in preziosi leporelli, deriva una visione puntuale del mondo degli anni Trenta, con la crisi economica e il fantasma della guerra da un lato e le istanze di forza e rinascita dall’altro.
Una campagna contro le durissime leggi sui migranti in Ungheria In Ungheria sono entrate in vigore durissime leggi contro i migranti. CILD, la Coalizione Italiana Laicità e Diritti civili, si unisce alla campagna di Hungarian Civil Liberties Union e di altre ONG ungheresi. Di seguito il testo dell’appello, firmato anche dall’Arci.
www.mart.trento.it
Sguardo di donna. da Diane Arbus a Letizia Battaglia Venezia - Venezia Tre Oci, fino
all’8 dicembre. Sguardo di Donna è una mostra curata da Francesca Alfano Miglietti che ha scelto 25 autrici, 25 storie, 25 sguardi singolari sul mondo, sull’altro, sulla relazione, selezionando circa 250 lavori che affrontano i temi profondi dell’esistenza umana: la vita, la morte, la violenza, il corpo, la spiritualità, l’identità e la differenza. www.treoci.org
#collezionemart Rovereto (TN) - Mart, fino
all’8 novembre. Il Mart presenta un viaggio nella storia dell’arte del ‘900. Come un unico grande spazio, le due gallerie al primo piano accolgono il visitatore per accompagnarlo, attraverso le Collezioni del Museo, in un lungo e appassionato racconto per immagini. Un viaggio lungo un secolo, per ritrovare i capolavori e i protagonisti del XX secolo e arrivare con loro ai giorni nostri. www.mart.trento.it
Cibo come rito - Riti del cibo Genova - Castello D’Albertis, fino al 15 novembre. Un viaggio nell’anima più profonda dell’Asia, alla scoperta dei riti e rituali del cibo. Opere, immagini, installazioni, testi. L’arte della composizione del cibo nelle offerte rituali, la cerimonia del tè, il cibo come nutrimento spirituale, la simbologia dei colori e delle forme, il cibo come espressione della dimensione filosofica, il cibo per le divinità, la parola e la preghiera come nutrimento, riti e rituali nelle preparazione e nel consumo del cibo, gli interscambi tra le culture. www.museidigenova.it
società
«L’Hungarian Civil Liberties Union, Menedék - associazione ungherese per i migranti, Artemisszió Foundation, Migration Aid, Migrant Solidarity Group e l’Hungarian Helsinki Committee invitano tutti i cittadini europei a chiedere al governo ungherese l’immediato ritiro delle leggi appena approvate che consentono l’espulsione immediata dei richiedenti asilo in Serbia e la condanna al carcere per l’attraversamento dei confini. Chiediamo alle autorità ungheresi di adottare leggi in linea con la normativa europea e di fornire un’adeguata accoglienza, nel rispetto dell’umanità e della dignità di coloro che sono in difficoltà. Le nuove severe leggi sono entrate in vigore il 15 settembre. Da questa data i migranti che entrano irregolarmente in Ungheria subiranno rimpatri sommari verso il paese da cui sono entrati, in primo luogo la Serbia. Il che significa il ritorno in un paese che non offre un sistema sicuro di asilo. Le leggi che prescrivono l’espulsione automatica dei migranti e che trasformano in reato l’attraversamento illegale dei confini punendolo con il carcere servono soltanto a perseguire un obiettivo del governo ungherese: sbarazzarsi dei suoi doveri e obblighi umanitari. L’attuale crisi dei rifugiati non è colpa del governo ungherese – è una responsabilità comune europea trovare una soluzione. Tuttavia, la risposta del governo ungherese alla crisi non è soltanto una disgrazia per l’Ungheria, ma è anche una perdita di credibilità dell’Unione Europea. Nessuno stato membro dovrebbe trattare i rifugiati come nemici pubblici e attuare
misure così repressive. Chiediamo quindi a tutti i cittadini europei di unirsi alla nostra causa e sollevarsi contro gli interventi inumani e antidemocratici del governo ungherese. Chiediamo alle autorità ungheresi condizioni di vita umane per tutti i migranti irregolari e un corretto esame e una giusta considerazione di tutte le richieste di asilo presentate dai rifugiati che entrano in Unione Europea tramite l’Ungheria. L’Ungheria deve tornare a rispettare i diritti umani e i suoi obblighi come previsto dalle leggi internazionali e dai trattati dell’Unione Europea. L’umiliazione dei rifugiati e dei cittadini ungheresi deve finire ora. Chiediamo al governo ungherese di impegnarsi con gli altri paesi europei nei negoziati per trovare una soluzione congiunta e di lunga durata». Per firmare:
www.cilditalia.org/blog/campagnacontro-leggi-migranti-ungheria/
arcireport n. 31 | 17 settembre 2015 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 19 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia
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