arcireport
settimanale a cura dell’Arci | anno XIII | n. 32 | 24 settembre 2015 | www.arci.it | report @arci.it
Una nuova Europa fondata sulla lotta alle disuguaglianze di Francesca Chiavacci presidente nazionale Arci
Le elezioni che si sono svolte domenica scorsa in Grecia hanno visto la vittoria di Tsipras, la scelta del leader di Syriza è stata ancora una volta coraggiosa, quella di un capo di Governo che ha deciso di dimettersi per sottoporsi di nuovo al giudizio del suo popolo, una scelta di responsabilità. È a partire da questo straordinario esempio che vogliamo compiere alcune riflessioni. Proprio alla vigilia di quelle elezioni come Arci abbiamo voluto rappresentare la solidarietà di tanti cittadini e cittadine italiane che avevano raccolto il nostro invito a stare «Dalla parte giusta, quella dell’Europa dei popoli», offrendo un proprio sostegno economico a coloro che in quel paese, come Solidarity4all, organizzano, attraverso il volontariato e il mutuo soccorso, momenti e azioni di solidarietà sociale: supporto a chi non ha i soldi nemmeno per i quaderni necessari per l’inizio della scuola, a chi ha bisogno di generi alimentari di prima necessità, sostegno ai tanti profughi che scappano dai paesi in guerra e approdano sulle coste delle isole greche. Questo brevissimo viaggio, dove la
nostra delegazione tutta femminile (la Presidente, Greta Barbolini e Raffaella Bolini) ha incontrato due donne diverse e importanti (Theano Fotiou, ministra del primo Governo Tsipras e Myrtos Bolota, che coordina le attività dei centri di Solidarity4all) ha rappresentato, simbolicamente e concretamente, sia la caratteristica del nostro associazionismo sia una pratica di solidarietà e di relazioni internazionali, fondata su valori e parole di sinistra, che contribuisce fattivamente a quanto serve al nostro paese e all’Europa per contrastare il pensiero unico che domina nelle nostre società ormai da troppo tempo: la creazione di azioni e iniziative finalizzate alla ricostruzione di un’etica civica collettiva, impegnata nella lotta alle disuguaglianze. Abbiamo realizzato un’iniziativa importante, in linea con i nostri compiti, tra i quali c’è sicuramente anche quello di partecipare al confronto sulla costruzione di una nuova idea di Europa, davvero fondata sulla democrazia e sulla solidarietà. Nel frattempo, tra l’altro, al di là dei commenti della stampa nostrana che non perde mai occasione di mostrare il suo
provincialismo, qualcosa si sta muovendo. Certo, abbiamo di fronte lo spettacolo indecente di una spaccatura tra Est e Ovest dell’Unione su come affrontare l’epocale emergenza umanitaria dei profughi che scappano da guerre e povertà, così come a una discussione su ripartizioni, identificazioni e numeri che sembra non considerare il diritto all’asilo. Né ci pare edificante assistere alle sospensioni di Schengen e alla rimozione quasi assoluta della riflessione sulle cause delle guerre e delle economie fondate su disuguaglianza e sfruttamento da parte dell’Occidente che hanno causato questa crisi umanitaria. Ma la nuova vittoria elettorale di Tsipras in Grecia e l’affermazione di una personalità come Corbyn nelle primarie del Labour ci dicono che lo spazio per una forte carica ideale della sinistra, un’idea di politica non fondata sull’interesse personale e non esclusivamente sulla leadership esiste ancora, trova consenso e va saputa coltivare. Certamente il tema delle disuguaglianze, a cominciare dal nostro Paese che si pone al terzo posto (solo dopo Usa e Gran Bretagna) nella classifica dei Paesi dove è più profondo il gap tra poveri e ricchi, inizia a emergere con tutta la sua forza. E quanto si sta muovendo in alcuni Paesi europei ci deve spingere a pensare che attorno alla battaglia contro le disuguaglianze potrà rifondarsi un fronte comune delle idee progressiste a livello europeo e la stessa idea di una nuova Europa.
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migranti
L’Italia sono anch’io incontra parlamentari di Pd e Sel sul ddl di riforma della cittadinanza Una delegazione dei promotori della Campagna L’Italia sono anch’io mercoledì 23 settembre ha incontrato, in due momenti successivi, parlamentari del gruppo di Sel e del Pd. Oggetto degli incontri, le proposte di emendamenti al ddl sulla cittadinanza elaborati dalla Campagna e inviati ai parlamentari. L’onorevole di Sel Celeste Costantino, che fa parte della I Commissione della Camera, dove è iniziato l’iter del ddl, ha fornito un aggiornamento sullo stato dei lavori e sugli emendamenti presentati. La discussione nella I commissione si è conclusa la mattina del 24. Il testo del ddl sarà poi esaminato dalle altre commissioni competenti per passare al vaglio dell’aula probabilmente il 29 settembre. Nell’incontro con il PD, condotto dalla relatrice Fabbri, è emersa un’ulteriore
evoluzione della discussione interna alla maggioranza che avrebbe portato all’accordo che prevede, per il riconoscimento della cittadinanza alla nascita, la condizione che uno dei due genitori abbia il permesso per lungo soggiornanti. In attesa di poter avere il testo definitivo, gli esponenti de L’Italia sono anch’io
hanno espresso a PD e a Sel la loro contrarietà alla condizione del possesso del permesso di lungo soggiornante perchè introduce una discriminazione sulla base del reddito. Hanno poi insistito sul trasferimento di competenze ai sindaci (per quel che riguarda la naturalizzazione degli adulti), sulla necessità di arrivare a una riforma complessiva della cittadinanza e sull’importanza di avere tempi certi per le decisioni. In previsione del passaggio in aula, i promotori della Campagna hanno indetto una conferenza stampa che si terrà martedì 29 settembre alle 10 alla sala stampa della Camera, in via della Missione 4. Alla conferenza stampa, cui hanno già assicurato la presenza la relatrice del provvedimento on. Fabbri e altri parlamentari del Pd e di Sel, saranno invitati tutti i gruppi parlamentari.
Una mappa dell’Europa Solidale a cura dei volontari di Servizio civile Arci Immigrazione progetto Antenne Antirazziste
È stata lanciata a metà settembre la mappa dell’Europa Solidale, voluta da Arci Immigrazione e tuttora in sviluppo. La mappa Interattiva segnalerà molte delle iniziative di solidarietà ai migranti e ai richiedenti asilo che tanti nostri concittadini europei stanno mettendo in moto in questo momento cruciale della loro storia. La partecipazione che vogliamo raccontare svela una solidarietà dalle mille forme, una chiamata all’azione e alla testimonianza a cui hanno risposto tantissime realtà differenti: dai sindacati alle Ong, dalle istituzioni alle realtà autonome dei conflitti sociali, dalle forze politiche alle tifoserie. Nel mese di settembre infatti la partecipazione civile ha riempito centinaia di piazze, a Parigi, a Londra come a Palermo o a Friburgo, ha raccolto fondi consistenti, come nel caso dell‘iniziativa lanciata da SOS Mèditerranèe, che ha raccolto 180mila euro per l’acquisto di una nave destinata al salvataggio dei profughi del Mediterraneo, oppure è esplosa fiera e allegra nelle curve degli stadi a Perugia, ad Amburgo o a Londra. Guardando le iniziative riportate però, è evidente che questa mobilitazione così
plurale e spontanea è portatrice di alcune linee guida comuni a tutti i suoi partecipanti: innanzitutto il concetto di una casa europea, contrastante con quello di fortezza, e poi la convinzione che il fenomeno di migrazione forzata a cui sono costrette migliaia di persone in fuga verso l’Europa non sia una minaccia alla storia e alla cultura del nostro continente, ma ne faccia parte in pieno. Il nostro passato, anche quello recente, è stato segnato da moltitudini che scappavano e moltitudini che accoglievano. Afferma, ad esempio, Justo Rodriguez
Braga, segretario dell’Unión General de Trabajadores delle Asturie, presente alla Marcha Asturiana por l@s refugiad@s: «L’asturiano deve ricambiare la sensibilità che una volta hanno avuto persone di altri paesi con molti rifugiati politici che hanno lasciato la Spagna non così tanti anni fa», così come tanti cittadini tedeschi, austriaci e italiani, presenti alle mobilitazioni di questi giorni, hanno ricordato allo xenofobo presidente ungherese Orban di quando 200mila profughi fuggirono dal suo paese occupato dai sovietici. Oltre al passato però, i popoli europei guardano al loro futuro, e quelli di cui solamente in parte abbiamo raccontato l’impegno per un’Europa più accogliente e solidale, sanno bene che la sfida a cui questa terribile crisi umanitaria li ha messi di fronte riguarda soprattutto i diritti che loro stessi hanno conquistato con le loro lotte e la loro storia. Fuori dai confini dell’interesse e dell’ignoranza c’è un continente che non vuole perdere i propri valori. Siamo in tanti, Siamo l’Europa Solidale. Sulla pagina fb Arci Immigrazione il link alla mappa L’Europa Solidale.
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arciedexpo
L’agricoltura di promozione sociale L’agricoltura e la trasformazione dell’agroalimentare come percorsi e strumenti di inclusione sociale ed emancipazione lavorativa nella rete dell’Arci Il tema dell’agricoltura sociale verrà affrontato giovedì 24 settembre, alle 18.30, in un dibattito organizzato dall’Arci a Cascina Triulza, all’Expo di Milano. Perché la scelta di un tema apparentemente lontano dalle pratiche dell’associazione? In realtà l’agricoltura sociale e la trasformazione dei prodotti della terra stanno diventando, nella rete dei circoli e dei comitati Arci, attività diffuse e importanti, come risulta a una prima mappatura. Il lavoro fatto in questi anni sui temi della sostenibilità, stili di vita e diritti della terra ha portato i suoi frutti e sono diventate decine le esperienze di cittadinanza attiva che Arci raccoglie intorno a questi temi. L’incontro si propone anche di capire se queste esperienze possono diventare una parte importante della politica nazionale dell’associazione, fare rete, crescere nel campo della diffusione dei prodotti. Intanto va detto che per agricoltura sociale
si intende l’insieme di pratiche svolte su un territorio da imprese agricole, cooperative sociali e altre organizzazioni che coniugano l’utilizzo delle risorse agricole con le attività sociali. Le attività dell’agricoltura sociale sono finalizzate a generare inclusione, favorire percorsi terapeutici, riabilitativi e di cura; sostenere l’inserimento lavorativo e sociale delle fasce svantaggiate e a rischio di marginalizzazione; favorire la coesione sociale. Queste attività sono realizzate in collaborazione con i servizi socio-sanitari e gli
Un viaggio attraverso le proposte di turismo sostenibile del mondo Arci. Parole e immagini Il 25 settembre, alle 18.30, sempre alla Cascina Triulza si discuterà delle esperienze di turismo responsabile in Italia e Tunisia, attraverso le esperienze di cooperazione internazionale con: Sondrio Ing. Walter Fumasoni Turismo e barriere architettoniche, l’uso della jolette per persone con disabilità; Marco Doria presenta La scuola per la salute del circolo Arci Il Contatto; Arch. Fabiola Quieti - il progetto Re-st-art, per la valorizzazione della Valchiavenna.
stenibile; Roberto Bruno - Karadrà: agricoltura per il turismo sostenibile.
Lecce Anna Caputo e Marcello Gennaro Arci Turismo Salento per un turismo sostenibile; Fabrizio Ghio - Un progetto pilota: la guida di ArciTurismo Salento; Loris Novelli - Masseria Miele: una struttura al servizio del turismo so-
Tataouine (Tunisia) I.Ossi, Fondazione Alma Mater Università di Bologna Come introdurre il turismo responsabile in una regione vergine: creazione di competenze e di cultura in un percorso complesso tra popolazioni e amministrazioni.
enti pubblici competenti del territorio e sottoposte a verifiche periodiche. L’agricoltura sociale è una prassi di sviluppo locale sostenibile socialmente, economicamente ed ecologicamente. Le prime esperienze di agricoltura sociale in Italia possono essere individuate nell’attività che le cooperative agricole sociali sorte negli anni ’70 del secolo scorso hanno svolto nel campo dell’inserimento lavorativo di persone con difficoltà di vario tipo. Secondo le stime, il settore vale oggi circa 200 milioni di euro di fatturato l’anno (con oltre mille esperienze distribuite sul territorio italiano). Da un’indagine Aiab del 2010 è emerso che le categorie più presenti in azienda sono: disabilità mentale 32%, disabilità fisica 19%, detenuti o ex detenuti 12,5%. Le attività più diffuse sono coltivazione o allevamento 38%, ortoterapia 23%, pet therapy 7%, florovivaismo 5%. All’incontro del 24 parteciperanno il ministro all’agricoltura Maurizio Martina, Massimo Cortesi, presidente Arci Lombardia, Andrea Di Stefano, direttore di Valori, Vittorio Rinaldi, presidente di Altromercato, Silvia Stilli, direttrice Arcs. Coordina Emanuele Patti della presidenza nazionale Arci. Introducono le esperienze: Officine del futuro, Arci Mantova; Progetto Terrae, Arci Rieti; cooperativa Lavoro e non solo di Corleone, Arci Sicilia; Arci Miele e Arci club Gallery, Arci Lecce; Progetto Living Land, Arci Lecco; Arci Energia Felice, Arci Milano; Arci La staffetta, Arci Pisa; Arcs: Cuba, Bosnia, Brasile. A seguire, dalle 21, Caffè Bandini in concerto.
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cultura
Ad Asif Mohiuddin il premio Anna Politkovskaja di Pietro Pinna Arci Ferrara
La settima edizione del premio, assegnato quest’anno grazie al supporto di Arci nazionale, apre il Festival di Internazionale. Nato su iniziativa di Internazionale e del Comune di Ferrara, il premio Anna Politkovskaja è un omaggio alla memoria e al lavoro di denuncia della giornalista russa uccisa a Mosca il 7 ottobre 2006.
Il riconoscimento vuole sostenere l’impegno e il coraggio di giovani reporter che nel mondo si sono distinti per le loro inchieste e che mettono in gioco la loro vita per la libertà di stampa. L’Arci, che da anni è impegnata nella difesa dei diritti e della democrazia, supporta questa edizione del premio che andrà ad Asif Mohiuddin, blogger
Il prossimo numero di Left sabato in edicola Un viaggio dentro il cuore nero dell’Europa, quella dei nazionalismi e del filo spinato contro i migranti. Lo compie Left nel numero in uscita sabato dedicando la sua cover alla politica e alla figura del leader ungherese Viktor Orbán. Nato progressista e difensore dei diritti civili, ben presto ha virato a destra, repressore prima della libertà di stampa e adesso uomo dei muri e delle manganellate contro i profughi provenienti dalla Siria, Orbán è il cultore di un’Europa bianca, cristiana e autoritaria. La filosofa ungherese Agnes Heller, che ha vissuto sulla sua pelle la persecuzione del nazismo, spiega a Left come Orbán abbia «scientemente contribuito alla costruzione del nemico», alimentando la campagna d’odio della destra nei confronti dei rifugiati. Ma l’Ungheria non è solo lo Stato dei muri, ci sono tante associazioni e privati cittadini che si oppongono alla politica ufficiale e cercano di aiutare i migranti in fuga. Eva Giovannini e Michela AG Iaccarino raccontano la svolta nazionalista degli ex Paesi sovietici. In Società Left scrive di Napoli, dove la guerra di camorra non ha fine e per le strade si continua a morire. Oppure si può essere uccisi per la propria onestà, come rac-
conta Angela Landa figlia di Michele, un normale cittadino assassinato nel 2006 a Mondragone la cui storia toccante è raccontata nell’ultimo libro di Giulio Cavalli Mio padre in una scatola da scarpe (Rizzoli). E ancora, due questioni ‘calde’: il gasdotto che approda in Puglia e che vede il presidente della regione Emiliano schierato contro il premier Renzi e il Jobs act, i cui ultimi decreti attuativi stanno facendo montare la protesta. Negli Esteri un ampio sfoglio sulla Grecia all’indomani della vittoria di Syriza e di Tsipras, il Libano e i suoi due milioni di profughi siriani e palestinesi. E il business dei passaporti siriani. In Cultura la scrittrice iraniana Azar Nafisi lancia il suo appello: non rinunciate all’immaginazione, l’elemento che rende viva una società. Mentre dal libro in uscita di Federico Tulli Figli rubati (L’asino d’oro) giunge la denuncia di segreti ancora conservati negli archivi vaticani sull’operazione Condor (bimbi rubati e dati in adozione) nell’Argentina dei generali. Per la scienza Pietro Greco fa il punto sulle scoperte sui geni sardi e infine, Monica Guerritore si racconta a 360 gradi, dall’ultimo film alla lotta contro il tumore. Buona lettura.
e attivista bangladese già vincitore del premio Bobs 2012, il più importante riconoscimento mondiale per gli attivisti digitali. Asif si è battuto lungamente per la parità di genere, scrivendo articoli contro il maschilismo, la pena di morte per apostasia nell’Islam e denunciando le violenze domestiche di cui migliaia di donne sono vittime nel suo paese. Il Bangladesh ufficialmente è un Paese laico, anche se oltre il 90% dei suoi 160 milioni di abitanti è musulmano. Nel 2013 Mohiuddin è stato aggredito e accoltellato all’esterno della sua abitazione da quattro giovani fondamentalisti, ispirati dal leader di Al-Qaeda Anwar Al-Awlaki. Il suo blog è stato chiuso dalle autorità di Dhaka ed è stato arrestato con l’accusa di blasfemia. Il suo processo è ancora in corso e, a causa della legislazione del paese, Asif rischia dieci anni di carcere. Amnesty International, Reporter senza frontiere, un gruppo bengalese di Bielefeld e la Fondazione di Amburgo per i perseguitati politici hanno fatto il possibile per dar voce al suo caso e garantirgli protezione lontano dal Bangladesh: oggi è rifugiato in Germania. Il nome di Mohiuddin è stato incluso - insieme a quello di altri 83 persone considerate ‘nemiche dell’Islam’ - in una lista inviata al ministro dell’interno del Paese da un gruppo di islamisti radicali, l’Ansarullah Bangla Team. Il gruppo chiedeva che gli scrittori della lista fossero puniti per le loro affermazioni offensive nei confronti dell’Islam e di Maometto. Da allora, almeno 9 persone di quella lista sono state barbaramente uccise. La storia di Mohiuddin, le sue battaglie e le dolorose conseguenze cui è andato coraggiosamente incontro, rappresentano quelli che sono i limiti alla libertà di stampa in moltissimi paesi mediorientali dove le critiche al fondamentalismo religioso non sono ammesse. Il numero delle violazioni perpetrate da parte di alcuni rappresentanti del governo è in continuo incremento e il tasso di impunità è altissimo anche perché risulta ancora marginale il ruolo delle istituzioni e della magistratura. Il premio Politkovskaja di quest’anno rappresenta dunque al meglio le battaglie dell’Arci per la laicità, la parità dei diritti di genere, la lotta contro i fondamentalismi e per la democrazia.
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solidarietàinternazionale
L’Arci Toscana in Iraq, un progetto che è una piccola rivoluzione di Carla Cocilova Internazionali Arci Toscana
Quando nel 2013 Arci Toscana, insieme a Un ponte per e a una rete di enti locali dell’area pisana, decise di presentare un progetto sull’inclusione dei giovani appartenenti alle minoranze in Iraq, sembrava essere uno dei tanti progetti di cooperazione internazionale dell’associazione. L’Unione Europea lo finanziò, individuando nella realizzazione di centri giovanili aperti a tutti la volontà di affrontare il principale nodo non risolto: la separazione e i conflitti tra i diversi gruppi etnici e religiosi. Per facilitare l’interazione fra gruppi e regioni diverse il progetto doveva avere luogo in 5 località, alcune città del Kurdistan curdo, ma anche importanti centri come Mossul e Sinjar. Il progetto inizia ufficialmente nel gennaio 2014 e subito vengono organizzati scambi tra ragazzi e ragazze per individuare i bisogni e programmare alcune attività nei centri. Sono sunniti e sciiti, yazidi, cristiani e ka’ak e parlano di promozione culturale, non violenza, peace building, attività sportive («anche per le donne mi raccomando!»). A noi per cui l’Iraq è sinonimo di guerra e conflitto, quei report sembrano dire
che le cose stanno cambiando davvero. Arriva però il terribile agosto 2014 e tutto sembra finito. Il Daesh, l’esercito islamico, occupa Mossul, Sinjar e altre città, i nostri partner stanno bene, i ragazzi anche, ma sono dovuti fuggire e hanno visto cose terribili, hanno perso tutto. Molte delle persone coinvolte non vogliono più avere a che fare con gli altri gruppi, devono pensare «ai loro», molti non hanno un rifugio e il trauma è troppo grande. Siamo tornati indietro di anni, tutto il lavoro fatto per il dialogo ha subito un duro colpo. Dobbiamo decidere cosa fare del progetto. La maggior parte degli sfollati interni si è rifugiata nel Kurdistan iracheno, per cui decidiamo di far base ad Erbil, dove si trovano anche i partner yazidi e cristiani e l’associazione che faceva da riferimento a Mossul: lavoriamo con gli stessi principi e con le stesse persone, ma in un posto diverso. Proviamo a cercare luoghi in cui i ragazzi possano organizzare attività ricreative e culturali, partecipare, fare formazione, perché, se un giorno torneranno a casa, si portino comunque dietro un bagaglio speciale. La nostra prima attività è una formazione specifica
sulla gestione del conflitto, la rabbia e il senso di vendetta, il peace building. È una formazione molto partecipata, serve a creare due gruppi, uno ad Erbil e uno nella città di Dohuk. Si chiamano ‘Circoli della pace’ e iniziano subito a fare attività nei campi degli sfollati. La scorsa settimana una delegazione di Arci Toscana e Unione dei Comuni della Valdera, altro partner del progetto, si è recata in Iraq per inaugurare i due centri. Il governo del Kurdistan ha messo a disposizione due centri giovanili governativi. Abbiamo partecipato a due feste organizzate in contesti molto complessi, uno dei due centri si trova proprio al centro di un accampamento di sfollati, in questo caso siriani. Ci diciamo più volte con i ragazzi quanto vorremmo che i centri diventassero luoghi aperti, in cui ognuno si sentisse partecipe di un progetto comune, che parli un linguaggio diverso da quello della guerra e della violenza, che sia una speranza per la costruzione di un nuovo Iraq e di un nuovo Medio Oriente. Questo pensano i giovani iracheni che abbiamo conosciuto, sono coraggiosi e rivoluzionari ed è dovere di un’associazione come l’Arci stare al loro fianco.
Sul Medio Oriente un assordante silenzio di Grazia Moschetti Arci Puglia
24 settembre, Mosca. Recep Erdogan e Mahmoud Abbas siedono uno di fianco all’altro alla cerimonia inaugurale della moschea più grande della Russia. Alla vigilia del Eid al-Adha, Vladimir Putin incorona Mosca luogo del dialogo interreligioso e della tolleranza, culla dell’islam illuminato che rifiuta il terrorismo. Solo poche ore prima il premier israeliano Nethanyau delineava accordi di cooperazione militare con Putin. Un gran via vai insomma: verrebbe da chiedersi se le influenze moscovite sulle questioni mediorientali stiano prendendo profilo di fronte al silenzio europeo e alla suo eco statunitense, o se come scriveva quest’estate Sayed Kashua, «valga la pena di prendersi una pausa fino all’arrivo della pace». Di sicuro più d’uno in Europa se l’è concessa: di
fronte alla violenza degli ultimi mesi a Gerusalemme Est ad opera di gruppi organizzati di ebrei ultranazionalisti, la narrazione degli scontri iniziati la notte del 12 settembre è ferma al dialogo tra religioni. Una lettura imbarazzante, che non tiene conto delle strategie della destra oltranzista israeliana, che ha sempre più voce nelle scelte politiche attraverso membri eletti nelle fila del Likud: dalla proposta di revisione delle leggi da parte delle autorità religiose ebraiche prima della loro approvazione alla proposta del ‘Ministro degli esteri delle Colonie’ Dani Dayan ad Ambasciatore in Brasile, solo per citare gli ultimi esempi. Quando lo scorso 8 settembre il Ministro della difesa Moshe Ya’alon ha firmato il decreto con cui si bandivano i Murabitoun e le Mourabitat a difesa della
sacralità della moschea Al Aqsa, era già nota l’evoluzione dell’ennesima misura di sicurezza ‘straordinaria’: chiamata di riservisti e dispiegamento di cecchini autorizzati ad aprire il fuoco, inasprimento delle leggi contro lanciatori di pietre e molotov, provvedimenti contro i genitori di minori che partecipano a manifestazioni di protesta. A fronte di un’ulteriore limitazione della libertà personale per i palestinesi e all’auto-isolamento degli israeliani, con i negoziati bloccati da un terzo elemento in causa di cui Abu Mazen parla senza rivelarne l’identità durante la visita a Parigi, mi chiedo se dovremmo concentrarci su questi presunti segreti o se possiamo vedere la forza del possibile nel sì alla bandiera palestinese a Washington. A patto, però, che non ci si strugga a farla diventare una bella cartolina per nipoti.
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carovanaantimafie
Sfruttamento e illegalità nel lavoro agricolo in Piemonte di Dalia Moretto Arci Asti
Il passaggio della Carovana Antimafie in provincia di Asti ha rappresentato l’occasione per un incontro necessario per il territorio, nato dall’impegno e dalla collaborazione di Cgil, Cisl e Uil insieme ai gruppi locali di Libera e Arci: un momento importante che ha puntato la luce su un fenomeno che da tempo riguarda le colline dell’astigiano, il suo vino, il lavoro, e prima di tutto gli esseri umani e i lavoratori. Si tratta di meccanismi che coinvolgono altre parti del Piemonte nel settore agricolo (il pensiero va alla raccolta delle albicocche nel saluzzese, a quella dei pomodori in Valle Scrivia, a quella dei peperoni a Carmagnola), in forme a volte differenti ma con alla base la stessa logica, quella dello sfruttamento. Nell’area di Canelli (AT), zona di produzione del Moscato, da alcuni anni in tempo di vendemmia lavoratori provenienti principalmente dall’Est Europa lavorano tra ricatti e prevaricazioni per pochi euro l’ora, con contratti da brac-
cianti firmati con alcune cooperative, con modalità di reclutamento del tutto simili al caporalato, e chi non trova una sistemazione adeguata è costretto a vivere in condizioni di disagio in accampamenti improvvisati o in ruderi abbandonati che diventano dormitori: sfruttamento, lavoro sporco, illegalità e nessun rispetto per la persona, in quei paesaggi vitivinicoli a cui è stato riconosciuto il valore di Patrimonio Mondiale dall’Unesco. Una contraddizione violenta e dolorosa, su cui inizialmente soltanto l’impegno di associazioni attive sul territorio aveva suscitato attenzione. Le cooperative sono state così al centro delle inchieste di un giornalista locale, Riccardo Coletti, che ha moderato l’incontro svoltosi nella sala consigliare del Comune ad Asti in un momento estremamente significativo per la città e il suo territorio: quello della Douja, il festival delle eccellenze del vino, e delle Sagre, la manifestazione gastronomica che riunisce i piatti della cultura locale
in una grande festa di piazza. Dalle sue indagini è emerso come alcune di queste cooperative si muovano all’interno di una zona grigia in cui giocano tra legalità e illegalità. Nel frattempo, è notizia del giorno prima dell’incontro ad Asti la realizzazione di un vademecum realizzato dalla Regione Piemonte e destinato alle aziende agricole, in cui vengono spiegate le leggi e le diverse tipologie contrattuali possibili in agricoltura, insieme ai diritti e doveri del datore di lavoro e del dipendente: si spera possa essere solo un primo passo verso una lotta strutturata e decisa contro chi si muove nell’irregolarità e nello sfruttamento. Ad Asti si sono chiamate le cose con il loro nome, sottolineando quanto la denuncia sia necessaria e quanto sia fondamentale agire sul mercato del lavoro agricolo, sulle modalità di incrocio di domanda e offerta di lavoro, dove molto spesso è l’intermediazione illecita a farla da padrone.
Cascina Graziella, bene confiscato, sarà casa dell’accoglienza di Isabella Sorgon Libera Asti
Tappa importante per il territorio piemontese è stato il passaggio a Cascina Graziella, bene confiscato a Santa Maria, frazione di Moncalvo, in provincia di Asti. Il bene è dedicato alla memoria di Graziella Campagna, vittima innocente di mafia, uccisa a 17 anni a Villafranca Tirrena (ME) nel 1985. La storia del bene confiscato e il suo divenire sono collegati alla presenza delle mafie al Nord, a leggi contro la mafia, al riutilizzo dei beni confiscati e alla collaborazione di enti pubblici e privati con il coinvolgimento dei cittadini. Anni fa Francesco Pace, mafioso siciliano, aveva acquistato una cascina e dei terreni agricoli a Santa Maria. Dopo il suo arresto e la condanna, i suoi beni furono confiscati e assegnati al Comune di Moncalvo. La cascina pertanto diventa una risorsa da destinare a enti locali e/o associazioni determinate a ripopolarla con attività di tipo educativo, sociale, di sviluppo economico e di occupazione, e affidata in comodato d’uso all’associazione Rinascita per la realizzazione del Progetto RinascitaDonne. Da subito si è
considerato che un immobile confiscato ha un significato e un valore diverso rispetto a una qualsiasi altra struttura. Dunque anche la vecchia casa, frutto di attività illegali, abitata dalla cultura della prevaricazione, sarà recuperata e trasformata nel luogo della solidarietà e della legalità. Tra il 2003/04 l’associazione Rinascita, il Comune di Asti e il Ser.T dell’ASL AT progettano di realizzare una comunità residenziale per la cura della donne tossico e alcoldipendenti e uno spazio abitativo per donne vittime di violenze. La necessità di trovare un sito per poter avviare la comunità ha indotto gli operatori a contattare l’Amministrazione di Moncalvo per valutare insieme l’opportunità di assegnare l’immobile per tale scopo. L’Amministrazione ha condiviso subito il progetto e si è resa disponibile a collaborare per il riutilizzo sociale del bene confiscato. Così Cascina Graziella si trasformerà nella casa dell’accoglienza, della protezione, del miglioramento delle condizioni di vita di donne in condizioni di fragilità; diventerà un luogo di lavoro
e di sviluppo con l’utilizzo dei campi e delle colline da coltivare, dei prodotti da raccogliere, da trasformare e da commercializzare sul territorio e nel circuito dei prodotti equosolidali attraverso la creazione di una cooperativa sociale per donne e soggetti svantaggiati; sarà un laboratorio educativo e culturale aperto ai giovani e ai cittadini attenti alla promozione dell’educazione alla legalità, e diventerà un luogo di scambio di esperienze tra tutti coloro che ‘abitano’ i beni confiscati in tutta Italia e condividono gli stessi obiettivi. Le connessioni tra cura e cultura delle legalità, tra integrazione e responsabilità, tra partecipazione progettuale e politica volta all’uso del bene confiscato hanno determinato la definizione di obiettivi e azioni attraverso la messa in comune dei diversi saperi, delle competenze e delle risorse di ciascun attore sociale; intenti e impegni sanciti e sottoscritti in un protocollo d’intesa a Moncalvo il 20 dicembre 2006 da 13 enti del pubblico e del privato sociale.
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ucca
arcireport n. 32 | 24 settembre 2015
Moving TTF 2015 La quarta edizione dal 28 settembre al 31 ottobre Moving TFF propone un mese di iniziative ‘in movimento’ attraverso la città, legate al multiforme universo del cinema e intente a valorizzare la storia del Torino Film Festival. La manifestazione è ideata e coordinata da Altera e Centro di cooperazione culturale, realizzata in collaborazione con Ucca, Arci Torino, Museo Nazionale del Cinema e Torino Film Festival. Si consolida quindi la vocazione del progetto: promuovere e presentare la storia del TFF in giro per la città. L’interesse delle 10 circoscrizioni cittadine è unanime, a testimonianza dell’attenzione, della vitalità e della volontà di fare rete. Proiezioni di film, presentazioni, dibattiti, spettacoli teatrali, attività creative per i più piccoli ed eventi si terranno in tanti luoghi diversi di Torino - biblioteche, circoli, musei, librerie, piazze e cortili per dare vita ad una edizione ancora più partecipata e ricca del Moving TFF 2015 con l’intenzione di coinvolgere sempre più la città. Una ventina di proiezioni, che accompagneranno cinefili e non fino all’appuntamento con il 33° TFF (20 – 28 novembre 2015), saranno organizzate
sul territorio in maniera capillare, nei circoli Arci Torino e in molti altri luoghi della città (18 spazi in totale). Inoltre, una serie di ‘appuntamenti trasversali’, dove la protagonista è la Fantascienza, intesa come apertura di mondi possibili e messa in discussione del presente attraverso il sogno (o l’incubo) del futuro, renderanno omaggio alla retrospettiva del prossimo Torino Film Festival, Cose che verranno. Cinema e
mondi futuri curata dal Direttore Emanuela Martini. «Abbiamo creato nuovi itinerari per il Moving TFF, che anche quest’anno porta in giro per la città la storia (viva) del Torino Film Festival - spiegano i curatori della rassegna Maria Luisa Brizio e Mauro Brondi - pertanto, lungo tutto il mese di ottobre sono presentati (anzi,
ri-presentati) una serie di film che hanno fatto la storia TFF in un collage di eventi e proiezioni per tutta la città: da luoghi ‘centrali’ (Bibliomediateca Mario Gromo, Borgo Medievale, Blah Blah, Cap, solo per citarne alcuni) fino alle periferie sud e nord di Torino (il Piccolo Cinema in Barriera di Milano; Artemuda in Madonna di Campagna; la sala consiliare della Circoscrizione 10 a Mirafiori Sud, per esempio). Non si tratta solo di prendere una mappa e ‘girare’ per la città, o di offrire un prodotto culturale a chi resta nel proprio quartiere. Moving TFF cerca di lanciare temi, spunti e occasioni di incontro tramite il cinema (ma non solo: quest’anno incontriamo altri linguaggi artistici, come il teatro), ragionando da un lato sulla storia del più importante festival metropolitano italiano, e dall’altro proponendo temi sensibili, storie vere e immagini che, per noi, non devono essere dimenticate. Ogni serata ha una vita propria, ma fa parte di un tassello più grande, in un dialogo possibile grazie a 33 anni di storia di TFF». L’ingresso alle proiezioni è gratuito (con tessera Arci nei circoli) FB: Moving TFF
Dziga Vertov sul Vesuvio di Roberto D’Avascio presidente Arci Movie Ponticelli
Si è conclusa all’inizio di settembre la XXII edizione di Cinema intorno al Vesuvio, storica arena estiva che Arci Movie organizza a San Sebastiano al Vesuvio, alle pendici della bocca del vulcano. Dopo oltre settanta serate di cinema dalla fine di giugno, l’ultimo spettacolo della rassegna, in collaborazione con l’ensemble Dissonanzen, è stato un regalo particolare per il nutrito e appassionato pubblico di cinefili dell’arena: l’esecuzione dal vivo al pianoforte del maestro Ciro Longobardi nella sonorizzazione del film L’uomo con la macchina da presa di Dziga Vertiv. La pellicola, diretta nel 1929 dal maestro sovietico, rappresenta il capolavoro indiscusso del movimento Kinoglaz, Cineocchio, l’avanguardia sovietica di cui lo stesso regista fu promotore. Le musiche originali dello stesso Longobar-
di, eseguite all’Ircam Prepared Piano, sono partite da alcuni temi musicali sviluppati attraverso l’improvvisazione, inseguendo la velocità variabile delle
immagini girate, e dialogando con il ritmo particolare e serrato del montaggio organizzato in geniali, e avveniristiche per l’epoca, sequenze polimetriche. Il pubblico ha potuto apprezzare un film ricco di riprese innovative e giochi di montaggio, doppie esposizioni, salti di scena, riprese oblique, slow motion, freeze frames, a cui si sono aggiunte le spericolatezze dello stesso operatore
per la realizzazione di riprese bizzarre. L’abilità di Vertoz è stata quella di saper utilizzare, nel narrare la storia di un cineoperatore che si aggira in una città russa dall’alba al tramonto, con abilità le suggestioni delle avanguardie artistiche di inizio secolo: futurista nell’estetica della velocità, costruttivista nella scomposizione del reale, naturalista negli impulsi documentaristici. La colonna sonora del maestro Longobardi ha interagito con grande efficacia espressiva con il flusso delle immagini. La partecipazione del pubblico, in un momento storico di crisi della sala tradizionale, ha confermato la necessità di proporre, anche nei confronti di una platea popolare e stratificata, pellicole fondamentali nella storia del cinema europeo e iniziative culturali capaci di far dialogare in cinema con altri linguaggi.
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arcireport n. 32 | 24 settembre 2015
versol’assembleadeicomitati
Verso l’Assemblea nazionale dei comitati territoriali
Continuiamo ad ospitare su Arcireport, in vista dell’Assemblea dei presidenti dei comitati territoriali Arci che si terrà a Roma il 10 e 11 ottobre, i loro contributi. Questa settimana, intervengono Simona Sinopoli Arci Roma, Valerio Antonio Tiberio Arci Pescara, Davide Grilletto Arci Reggio Calabria e Sara Stangoni Arci Sassari di Simona Sinopoli presidente Arci Roma
Il comitato dell’Arci di Roma, costituito nell’ormai lontano1989, affonda le sue radici nei valori e nell’identità proprie dell’Arci delle origini, nella sua tradizione mutualistica e in quella lunga storia associativa, dei movimenti popolari, pacifisti e antifascisti. Opera sul territorio capitolino in campi d’azione specifici ed eterogenei che spaziano dalla cultura alla formazione, dalla solidarietà ai diritti, con oltre 50 circoli e una base associativa di circa 60mila iscritti. Sin dalla sua costituzione, l’Arci di Roma promuove lo sviluppo culturale attraverso attività permanenti ed eventi cittadini. Fiore all’occhiello della promozione culturale è Roma incontra il mondo, la ormai storica manifestazione musicale dell’estate romana che fu ideata e attuata da Renato Nicolini. Questa manifestazione viene organizzata dal 1994 presso il laghetto di Villa Ada
e, negli anni, è riuscita ad attribuire un’impronta culturale ben definita e identitaria che funge da volano per la sensibilizzazione della cittadinanza verso le tematiche promosse dall’associazione. Tematiche che vedono l’Arci romana impegnata nella lotta contro il razzismo e nella difesa dei diritti dei migranti. Questa militanza del comitato si sviluppa sul territorio attraverso l’attuazione di progetti sociali, attività di consulenza legale e amministrativa e corsi di insegnamento della lingua italiana. Oltre a favorire la tutela e l’inclusione sociale della popolazione migrante, il comitato sostiene la nascita di associazioni culturali, capaci di essere luoghi di elaborazione del pensiero e di espressione della creatività, veri e propri presidi sociali disseminati sul territorio cittadino, cercando di creare strumenti volti al radicamento di tali esperienze anche nei territori più periferici della città.
Tutte queste attività del comitato, ovviamente, comportano problematiche di diversa natura che vengono vissute come motivazione ulteriore all’attuazione della politicità intrinseca nei progetti stessi e con la profonda consapevolezza che viviamo un periodo di mutamenti culturali e sociali che stanno coinvolgendo il nostro Bel Paese e di conseguenza anche la nostra associazione. Un’associazione che, anche al livello nazionale, ha la necessità e il dovere di dotarsi di nuovi strumenti e di nuove pratiche che le permettano di capire e intercettare, più velocemente e meglio, quelle che sono le esigenze e le complessità tanto del suo corpo associativo quanto della società ed esser così in grado di intervenire sul territorio con delle politiche attuative che la riportino a ricoprire quel ruolo da protagonista attivo che ha sempre caratterizzato l’identità e l’azione politica e sociale dell’associazione stessa.
di Valerio Antonio Tiberio presidente Arci Pescara
«Sognatore è un uomo con i piedi fortemente appoggiati sulle nuvole». Le evocative parole del nostro concittadino e condottiero Ennio Flaiano esprimono bene quello che il comitato Arci Pescara in questo quinquennio di maturazione ha potuto sperimentare sulla pelle dei suoi soci volontari e sulle strade del nostro capoluogo. Cinque anni per passare da una centrifuga disgregazione tecnicoorganizzativa ad una realtà associativa tra le più articolate, vaste ed apprezzate dell’intera regione abruzzese. Cinque anni per tramutare un sogno fragile in una casa solida. Una casa dove tanti, rispettosi di legalità, promotori di socialità, amanti della propria nazionalità, possono entrare, conoscersi e riconoscersi. Cinque anni per ricordarci chi eravamo e dove potevamo arrivare. Sì, perchè come ribadito su ogni nostro manifesto del 2012, Uniti c’è più senso,
e si è visto tutto. Uniti siamo riusciti ad arrivare a 25 circoli nell’area metropolitana, 15mila tesserati, 3 macroeventi di rilevanza nazionale che hanno ospitato un totale di 50mila persone. E la volontà di continuare su questo percorso virtuoso, fatto di stakeholders primari e secondari assolutamente coesi in un progetto urbano che fa del mutualismo su larga scala la sua ambizione principale, diventa il nucleo pulsante di un corpo sociale vivo
e determinato. Determinazione condivisa con le forze politiche locali, le quali dopo un’iniziale e comprensibile diffidenza rispetto all’attivismo progettuale del comitato, hanno saputo vedere in noi un partner affidabile ed efficiente per lo svolgimento di sempre più iniziative di profondo respiro socio-culturale che sanno e vogliono porre come principale referente la cittadinanza tutta. Così, se domani l’Arci nazionale volesse chiederci cosa potrebbe fare per noi, la risposta potrebbe essere candidamente cosa noi potremmo fare per lei. L’esperienza maturata nel delicato e articolato campo delle sponsorizzazioni e dei grandi eventi ci rende un soggetto consultivo e organizzativo prezioso nella futura pianificazione per il rilancio del messaggio di una associazione che ora più che mai vuole e deve consolidare il suo ruolo di fondamentale e autorevole referente nazionale per tutto ciò che riguarda terzo settore e promozione sociale.
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versol’assembleadeicomitati
Verso l’Assemblea nazionale dei comitati territoriali di Davide Grilletto presidente Arci Reggio Calabria
Raccontare cos’è Arci a Reggio Calabria non può prescindere dal raccontare il nostro territorio. Città di ‘ndrangheta, certo, di diseguaglianze e povertà, Reggio Calabria è laboratorio di contraddizioni drammatiche dalle cui macerie nascono tuttavia anche modelli innovativi di sviluppo sociale e culturale. Reggio Calabria ha quindi tanti volti. Sono i volti dei ragazzi della Comunità Ministeriale del Tribunale dei Minori con i quali proviamo a ricostruire percorsi di consapevolezza e riscoperta di una dimensione etica attraverso il lavoro ed il confronto, sono i volti dei giovani del progetto Macramè impegnati a tessere reti d’impegno volontario e solidale, sono i volti dei volontari dei campi della legalità che ogni anno ospitiamo e che portano via con sé l’immagine di una terra che non si rassegna. Arci a Reggio Calabria è dunque tanti altri volti ma è anche tanti altri luoghi: è un’ex sala giochi nel cuore della città a pochi passi da scuole di diverso ordine e grado, luogo di malaffare economico e sociale. Questo bene, confiscato alla mafia nel 2008 e assegnato al nostro Comitato, rappresenta con i suoi 500 m2 uno spazio enorme da riconsegnare ad una città che ha vitale bisogno di proporre ai propri
giovani modelli culturali, di cittadinanza, di svago che siano alternativi e virtuosi, affascinanti e solidi. È il sogno ma anche le realtà di riappropriazione collettiva di altri beni comuni, ad esempio quelli confiscati e destinati ai nostri partner storici: Villa Placanica e i terreni agricoli annessi a Pentedattilo, i 4 ettari di aranceto e discarica sul fiume Metramo a Rosarno. Volti, luoghi, e relazioni: i progetti di accoglienza ed integrazione per richiedenti asilo a Villa San Giovanni e a Stignano; il Frantoio delle Idee, vecchio frantoio abbandonato per lunghi anni e restituito alla collettività e alla creatività dai compagni di Cinquefrondi; Rosarno e la sua Casa del Popolo, luogo che nella memoria delle battaglie del passato custodisce il seme della speranza presente; gli sportelli di tutela dei diritti e di assistenza a lavoratori e migranti in diversi comuni del territorio, a Rizziconi come nella città capoluogo. L’Arci a Reggio Calabria è soprattutto un continuo, ostinato tentativo di mettere insieme cittadini, associazioni, esperienze, idee e progetti che spesso fanno fatica a stare insieme, a convivere e collaborare pur avendo prospettive analoghe, è riscoprire un’identità comune senza la paura di dover rinunciare alla propria, è la scommessa faticosa di chi non teme di mettere in gioco le proprie appartenenze
per promuovere reti e relazioni positive. Ci piacerebbe quindi un’Arci in cui ricchezze e criticità che abitano territori e comitati in tutta Italia siano costantemente nell’o.d.g. delle discussioni nazionali. Ci piacerebbe un’Arci che offra occasioni di formazione politica, che metta a disposizione, ad esempio, una banca dati di esperienze, competenze e professionalità dei dirigenti locali da cui attingere in caso di necessità, un’Arci che aiuti la formazione pratica per i giovani che intendono aprire un circolo in cui possano trovare sfogo aspirazioni e talenti, dubbi e proposte. Ci piacerebbe un’Arci che rispetti sempre le regole che si dà. Un’Arci, ad esempio, senza slot machine nei propri circoli. Un’Arci in cui un presidente di comitato, esaurito il suo secondo mandato, misuri il valore del proprio operato in base alla qualità della classe dirigente che ha contribuito a formare per sostituirlo. Ci piacerebbe un’Arci che abbia il coraggio di chiamare una discoteca discoteca, un bar bar, un ristorante ristorante e un circolo Arci, circolo Arci. E che solo quest’ultimo trovasse spazio, forma e dignità nella nostra associazione. Ci piacerebbe un’Arci che trovasse il tempo di riunire tutti i presidenti di comitato per parlare di questo e tanto altro. Ma forse quest’Arci c’è già.
di Sara Stangoni presidente Arci Sassari
A un anno e mezzo dal primo tragico round del Congresso nazionale poco è cambiato rispetto agli obiettivi che ci eravamo dati. A cosa miravamo quando - non del tutto consapevoli di ciò che ci aspettava - ci avviavamo a celebrare un nuovo corso e le magnifiche e progressive sorti dell’Arci? Come tutti aspiravamo ad allargare la nostra base, a perseguire in maniera adeguata il tanto evocato sviluppo associativo, pur consapevoli di partire da uno svantaggio: il costo dell’affiliazione all’Arci, decisamente poco competitivo nel panorama dell’associazionismo italiano. Il nostro valore aggiunto, rispetto a quello del mercato, dovrebbe essere la capacità di accendere il desiderio di fare comunità, coniugando benessere individuale e responsabilità collettiva; conquistare nuovi spazi di libertà ed espressione, con coraggiose iniziative culturali e formative; riprendere voce nel dibattito pubblico, creando mobilitazione e sviluppando
laboratori permanenti di elaborazione politica e partecipazione. Tutto questo, semplicemente, non è (ancora…) stato, mentre c’è stata un’emorragia di circoli ed associazioni che, messi alle strette da una crisi economica oltre che politica, hanno scelto di affiliarsi altrove. L’inasprimento degli obblighi legislativi e burocratici dispiegatosi negli ultimi anni a danno del mondo dell’associazionismo, oltre a dimostrare il mancato riconoscimento della funzione sociale e culturale dei circoli, non aiuta. Le istituzioni, anziché tutelare il diritto ad associarsi, mostrano tutto il loro zelo nel far rispettare regolamenti e delibere che, per quanto legittimi, sembrano creati apposta per impedirci di essere come vorremmo. Per rispondere a queste difficoltà è indispensabile potenziare l’azione di governo dell’associazione, svolgendo un ruolo più forte di indirizzo e orientamento verso i circoli.
La circolazione delle informazioni, utile a favorire la condivisione di pratiche innovative di economia sociale e cittadinanza attiva, di esperienze di mutuo soccorso ed educazione popolare, di vertenze e iniziative locali e nazionali, è insufficiente. Si devono progettare e realizzare attività formative, laboratori, seminari e sfruttare maggiormente le potenzialità informative della rete. L’ampliamento dell’offerta di servizi ai circoli - nonché la possibilità di creare lavoro all’interno dell’Arci, tema quanto mai spinoso - si dovrebbe sostenere a fronte di un’attività di diversificazione delle fonti di finanziamento del comitato, attualmente rappresentate dal solo tesseramento, insufficiente per un comitato di piccole dimensioni come quello sassarese. Per intensificare l’attività di progettazione sarebbe utile sviluppare il collegamento con il livello nazionale, da troppo tempo ostaggio di un immobilismo non più giustificabile.
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La raccolta fondi di solidarietà per il circolo Arci di Roncaglia Obiettivo è consegnarli entro Natale di Alessandro Fornasari presidente Arci Piacenza
Come l’apocalisse. Così titolava il quotidiano di Piacenza, Libertà, martedì 15 settembre. Mai titolo fu più azzeccato. In tre ore in alcune località dell’Appennino piacentino è caduta tanta pioggia quanta ne cade circa in un anno. I fenomeni atmosferici più intensi si sono verificati in Alta Val Nure e Alta Val Trebbia. In poche ore una valanga d’acqua è scesa a valle travolgendo tutto con una furia mai vista portando con sé una quantità di detriti impressionante. Oggi, mentre assistiamo al consueto rimpallo di responsabilità per il mancato allarme, siamo alla conta dei danni. I numeri sono impietosi. Due vallate devastate, paesi travolti, ponti crollati, vie di comunicazione primarie completamente risucchiate, frazioni isolate, coltivazioni allagate, aziende cancellate dalla mappa produttiva. E, non da ultimo, tre vittime alle cui famiglie va tutto il nostro cordoglio. Piacenza città si è salvata per miracolo se pensiamo che sorge tra il Po a nord e le confluenze dei due torrenti straripati, Nure e Trebbia. Fortunatamente il fenomeno dell’esondazione ha interessato solo due frazioni periferiche, Sant’Antonio e Roncaglia dove un nostro circolo è stato completamente devastato dalla furia delle acque. I danni sono ingenti e riguardano arredi, elettrodomestici, attrezzature ricreative, componenti da cucina, stufe a pellet, pareti in cartongesso e tutti i prodotti alimentari stoccati in magazzino. A questa già drammatica situazione, si aggiunga anche il fatto che molti dirigenti e soci del circolo residenti nella frazione hanno avuto anch’essi gravi danni alle proprie abitazioni e proprietà.
Il comitato Arci di Piacenza ha deciso di attivare una raccolta straordinaria di fondi da destinare al circolo che nel frattempo sta già provvedendo con i propri mezzi a rimettersi in piedi per continuare a dare ai propri soci un luogo di aggregazione e di ritrovo accogliente e pienamente funzionante. Già in questi giorni, con attrezzature di fortuna recuperate da parenti e amici,
in più la mostra SALUZZO (CN) Dal 26 settembre
al 1 novembre a Saluzzo Castiglia, in piazza Castello, è possibile visionare la mostra Le 100 facce della musica italiana. Da Vasco ai Verdena, da Jovanotti a Ligabue, da Mina a Marracash. Il suono di un paese meraviglioso come non l’avete mai visto, promossa dal circolo Ratatoj insieme all’associazione Ur/Ca e alla Città di Saluzzo. Cento fotografie scattate da Giovanni Gastel ad altrettante personalità del panorama musicale e discografico italiano selezionate da Rolling Stone. www.ratatoj.it
circolo in Garfagnana CASTELNUOVO (LU) Si è
ha riaperto i battenti con servizi primari, unico punto di ristoro per i tanti volontari impegnati nella ripulitura della frazione. Rivolgiamo l’appello non solo ai circoli e alle associazioni Arci della nostra provincia, ma anche a tutti coloro i quali volessero contribuire alle spese che il circolo dovrà sostenere. Al fine di garantire la massima trasparenza il centro di raccolta è stato istituito presso il conto corrente di Banca Etica Iban IT07X0501811200000000103612 intestato ad Arci comitato provinciale di Piacenza, causale ‘Alluvione Arci Roncaglia’. La raccolta fondi andrà avanti fino a Natale quando consegneremo al circolo quanto raccolto. fb Arci Piacenza
Tessera Arci a Maria Falcone Il 22 settembre a Bari, all’inaugurazione del circolo Arci intitolato a Giovanni Falcone, è intervenuta la sorella Maria Falcone, a cui è stata consegnata la tessera Arci come socia onoraria. Grande emozione per il presidente di Arci Bari Luca Basso e per il presidente del circolo Corrado Berardi. Presente all’inaugurazione anche il sindaco di Bari Antonio Decaro. «Ringraziamo di vero cuore Maria Falcone - ha detto il presidente di Arci Bari, Luca Basso - per avere accettato la nostra tessera onoraria. Un bellissimo regalo che
daiterritori
costituito nelle settimane scorse il primo circolo Arci della Garfagnana. Primo evento pubblico in programma venerdì 2 ottobre alle 21.15, presso la sala della Consulta Giovanile, dove sarà proiettato il docu–film Lei disse sì. Al termine della proiezione, seguirà un dibattito con le due protagoniste e con la regista, Maria Pecchioli. L’ingresso è gratuito. fb Arci Garfagnana
migranti e caporalato VALDIBRANA (PT) Il 26 settem-
bre alle 19 presso il circolo Arci La torre ci sarà l’incontro Migranti, caporalato e mafie. Intervengono Aniello Zerillo, presidente di Nero e non solo, Fabio Capponi, segretario generale Flai-Cgil Pistoia, Maria Viola Cangioli, responsabile legalità Arci Pistoia e i richiedenti asilo accolti da Arci Pistoia. A seguire, pizza antimafie con prodotti bio. Durante la serata si potranno visionare le mostre fotografiche sull’accoglienza dei richiedenti asilo, sul campo antimafie di Parete (CE) e video-loop sul caporalato agricolo a Villa Literno (CE). fb CircoloArci LaTorre Valdibrana
concerti tributo LECCO È ricominciato, al circolo
rappresenta per noi un prezioso incoraggiamento nel proseguire nel nostro lavoro di diffusione della cultura della legalità». fb Arci Bari
Arci la Ferriera di Lecco, il ciclo di concerti-tributo dedicati ai più amati cantautori italiani e non solo. Dopo il grande successo riscosso dall’omaggio a Francesco Guccini di sabato 19 settembre, il prossimo appuntamento in programma è con la serata omaggio a Battisti, con Fabrizio Pollio e Giuseppe Magnelli degli Io?Drama. www.laferriera.org
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culturascontata i tanti vantaggi della tessera Arci
w w w. a r c i / a s s o c i a r s i . i t a cura di Enzo Di Rienzo
Romaeuropa festival festeggia 30 anni! Roma - Dal 23 settembre all’8
dicembre in 14 diversi spazi di Roma. 75 giorni di festival, oltre 300 artisti, 50 appuntamenti, 14 spazi, 13 incontri con il pubblico, 12 opere e 4 performance a Digital Life. Luminaria: Teatro, danza, circo contemporaneo, arte e tecnologia, e soprattutto la musica attraverseranno i 50 appuntamenti del Romaeuropa Festival. RiCreazione: un programma sempre più ricco di incontri con gli artisti e progetti di formazione rivolti al pubblico più appassionato. www.romaeuropa.net
Moving TFF 2015 Quarta edizione Torino - Dal 28 settembre al 31
ottobre. Moving TFF propone un mese di iniziative ‘in movimento’ attraverso la città, legate al multiforme universo del cinema e intente a valorizzare la storia del Torino Film Festival. La manifestazione è ideata e coordinata da Altera e Centro di Cooperazione Culturale, realizzata in collaborazione con UCCA (Unione Circoli Cinematografici Arci), Arci Torino, Museo Nazionale del Cinema e Torino Film Festival. www.torinofilmfest.org
Festa del Cinema di Roma Roma - Auditorium Parco
della Musica, dal 16 al 24 ottobre. Film, incontri, serie televisive, documentari, animazione. Per la sua decima edizione torna a chiamarsi Festa del Cinema di Roma. L’Auditorium Parco della Musica sarà ancora il fulcro dell’evento: dal 2006, la struttura firmata da Renzo Piano diventa il punto di riferimento per tutti gli appassionati di cinema e non solo. I 1300 mq del viale che conduce alla Cavea si trasformano in uno dei più grandi red carpet al mondo. La giornata del 24 ottobre sarà dedicata alle repliche dei film. www.romacinemafest.it
Dagli impressionisti a Picasso Genova - Palazzo Ducale, Appar-
tamento del Doge, dal 25 settembre fino al 10 aprile 2016. In mostra i capolavori del Detroit Institute of Arts: Van Gogh, Gauguin, Monet, Cézanne, Degas, Renoir, Matisse, Modigliani, Kandinsky, Picasso. www.palazzoducale.genova.it
società
Partecipare per integrarsi È stato presentato il 22 settembre il libro Ricongiungimento Familiare, Housing Sociale, Mobilità Lavorativa: quali buone pratiche per l’integrazione dei migranti, che rappresenta il risultato finale delle attività di ricerca realizzate nell’ambito del progetto Partecipare per integrarsi. Buone pratiche internazionali per azioni locali (www.participationarci. eu), progetto che nasce dalla volontà dell’Arci (capofila) e delle associazioni partner (ACLI, Patronato Acli e Istituto di Studi Giuridici Internazionali del CNR) di avviare un’analisi ed un confronto tra le politiche e le pratiche di integrazione in Italia e all’estero relativamente a tre ambiti in particolare: politiche di housing, iniziative e servizi a sostegno della mobilità lavorativa, servizi e azioni per l’integrazione a seguito di ricongiungimento familiare. Il lavoro di ricerca ha evidenziato complessivamente un quadro di esigenze insoddisfatte ma anche di spunti positivi, di tracce che devono essere seguite e completate per garantire la tutela dei diritti dei migranti insieme a quella del resto della popolazione, di cui formano parte integrante. La ricerca e le pratiche messe in rete all’interno di questo progetto, infatti, hanno innescato un meccanismo virtuoso di confronto e collaborazione tra le associazioni partner e con molti soggetti territoriali (associazioni, comunità di migranti, Amministrazioni locali). Basti pensare solo ad alcune piccole misure di intervento che se attuate potrebbero migliorare i percorsi di integrazione dei migranti nei tre ambiti indagati dal progetto. Riguardo alle politiche di housing occorre rilanciare, a livello nazionale e locale, le politiche alloggiative per garantire la disponibilità di un numero adeguato di case sia per gli italiani che per gli stranieri, anche attraverso l’implementazione di strumenti utili come l’incentivazione economica e l’imposizione fiscale per gli alloggi sfitti. Rispetto alle iniziative e servizi a sostegno della mobilità lavorativa la situazione di ghettizzazione lavorativa e il lavoro nero, di cui per ovvi motivi i lavoratori immigrati sono vittime in misura mag-
giore degli italiani, le buone pratiche in questo settore sono riconducibili principalmente all’acquisizione da parte dei migranti degli strumenti informativi, formativi e professionali per dare loro la possibilità di una maggiore competizione e di un miglioramento professionale. Infine, per quanto riguarda l’integrazione a seguito del ricongiungimento familiare, va sottolineato come questo sia un processo complesso, dalla cui gestione dipende la reale possibilità di integrazione dei ricongiunti, e che necessita di essere gestito con competenza e professionalità, per evitare conflitti non solo nell’ambito della famiglia ricongiunta, ma anche nel contesto sociale e territoriale di riferimento. Favorire il ricongiungimento familiare, se si gestisce adeguatamente il processo di integrazione dei ricongiunti, rappresenta una scommessa che non può che essere vincente.
arcireport n. 32 | 24 settembre 2015 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 19 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia
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