Arcireport n 33 2014

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arcireport

settimanale a cura dell’Arci | anno XII | n. 33 | 16 ottobre 2014 | www.arci.it | report @arci.it

Il fango travolge Genova di Walter Massa presidente Arci Liguria

Deve ancora aprirsi il processo contro l’ex sindaco Marta Vincenzi ed altri coimputati per l’alluvione del 2011 - il rinvio a giudizio è del giugno scorso - e Genova, la mia città, si trova nuovamente sommersa dal fango. Amarezza e rabbia si mischiano al senso del dovere e di responsabilità che da subito, come Arci, abbiamo messo in campo per dare il nostro contributo ad una situazione che per molti versi è peggiore del 2011. L’incredulità come immaginerete l’abbiamo persa a suo tempo, ma non ci siamo rassegnati e non abbiamo ceduto allo sconforto. Un altro morto per l’acqua e salgono a ben 96 dal 1970 ad oggi le morti per alluvioni e/o frane in Liguria. Un primato da incubo. Nonostante tutto, anche questa volta, è scattata la solidarietà popolare e, come già in passato, la nostra associazione ha fatto autorevolmente - lasciatemi usare questo termine - la sua parte grazie all’impegno di dirigenti, soci, volontarie e volontari e al supporto logistico di numerosi circoli: penso in particolare alla Zenzero, alla SOMS Fratellanza

di Pontedecimo, all’Uguaglianza alle nostre associazioni del Teatro Altrove e molti, molti altri. Ho parlato di autorevolezza e voglio spiegare perché non è un termine improprio: la nostra associazione è stata infatti punto di riferimento per il coordinamento della Protezione Civile, per alcuni municipi e per quelle aziende, grandi e meno grandi, che hanno fatto avere il loro concreto sostegno facendo pervenire, nostro tramite, buoni acquisto per prodotti alimentari ed altri materiali utili. Dell’Arci ci si può fidare, anche di questi tempi pare essere il messaggio. E noi ovviamente ne siamo orgogliosi, così come siamo orgogliosi di essere il soggetto che sta sostenendo attivamente, anche in queste ore, le oltre 30 famiglie sfollate da via delle Tofane attraverso l’erogazione quotidiana di pranzi e cene. Fin qui una ricapitolazione, doverosamente sintetica, di quanto messo in atto dalla nostra associazione. Ma c’è altro da far sapere per le nostre opportune riflessioni. Tre anni fa, al fango prodotto dalla furia delle acque si è aggiunto quello gettato

sulla città e sulla sua immagine da un indegno balletto in cui le dichiarazioni istituzionali anziché contribuire a chiarire i fatti, rasserenando così gli animi, hanno dato vita ad un susseguirsi di affermazioni, smentite e così via. Sono stati anni di parole al vento tanto che dal punto di vista della riqualificazione poco o nulla è stato fatto. E questo nonostante il Sindaco Doria poche settimane fa avesse denunciato pubblicamente: «È un paradosso: ci sono i soldi per mettere in sicurezza il torrente Bisagno, dalla Questura a Brignole, ma c’è un ricorso al Tar che si sta trascinando da anni in un modo inaccettabile». La città ne esce a pezzi dal punto di vista infrastrutturale; i cittadini organizzati e non hanno dimostrato per l’ennesima volta cosa significhi concretamente sentirsi parte di una comunità. La solidarietà e il mutuo aiuto sono ancora valori fondanti, tanto che la retorica sugli ‘angeli del fango’ non ci appartiene poiché, alla fine, è solo un modo per alimentare un buonismo di continua a pagina 2


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segue dalla prima pagina

facciata del tutto pretestuoso. Ciò che appare certo (e gli insulti a Grillo ne sono la testimonianza più evidente) è che questa ennesima, tragica, alluvione ha segnato una svolta, un cambio di passo non indifferente nell’approccio alla città dei genovesi. Ora sono chiari a tutti i limiti di un capoluogo in piena recessione, incapace di esprimere un progetto di futuro della città e, soprattutto immobile e insensibile verso le fasce più giovani della popolazione. Lo stupore di molti osservatori nel vedere migliaia e migliaia di ragazzi e ragazze spalare fango e svuotare cantine rasenta oggi il ridicolo. Altrettanto

chiara a tutti la priorità per la città: la messa in sicurezza di un territorio fragile e oramai martoriato da anni di speculazione e di cementificazione. Non è demagogia. Ai vincoli di bilancio e di destinazione delle risorse occorre contrapporre il coraggio, tutto politico, di determinare un forte cambiamento di rotta nelle scelte. Sostegno concreto agli alluvionati, detassazione immediata per chi ha subito danni e un chiaro e inequivocabile segnale: a questo territorio oggi non servono una gronda autostradale e un nuovo valico ferroviario. Serve prima di tutto evitare domani altre morti a causa dell’acqua.

Cari Angeli del fango...

Per contribuire: È possibile sottoscrivere un contributo per il fondo di garanzia dei circoli, che sarà utilizzato per sostenere in una prima fase l’impegno di Arci Genova e Arci Liguria sul territorio e successivamente per gli interventi che si renderanno necessari e che saranno comunicati una volta usciti dall’emergenza. Di seguito i dati del conto corrente IBAN C/C: IT80B0501801400000000175457 Intestato ad Arci Liguria Causale Alluvione 2014 Sulle pagine facebook Arci Genova e Arci Liguria è possibile seguire costantemente l’evolversi della situazione e le azioni che di volta in volta saranno realizzate

di Stefano Kovac presidente Arci Genova

Cari Angeli del fango (questo nome non mi piace molto, ma oramai tutti vi chiamano cosi), ancora stamattina eravamo insieme a cercare di portare aiuto: liberare un negozio dal fango, portare via detriti, ripulire i prodotti che ancora si possono salvare, sgottare acqua dai fondi allagati. Spalare, aiutare è importante. È la cosa giusta da fare adesso. Però prendiamoci due ore di tempo per riflettere perché è importante non farci strumentalizzare. Rischiamo di assumere un ruolo consolatorio invece che protagonista di una svolta che possa cambiare il destino di questa città. Negli ultimi 4 anni ci siamo già visti 3 volte e sempre per spalare fango. Spaliamo il fango che entro pochi mesi tornerà là dove lo abbiamo tolto! È chiaro che all’origine c’è un problema più serio. Il problema è un’idea di città che ha coperto tutto di cemento, ha stretto i fiumi dentro argini artificiali o, peggio, dentro tubi che non possono sostituirne il letto naturale. Se il terreno è coperto di cemento l’acqua non filtra, non raggiunge il sottosuolo, rimane sopra e finisce per allagare il fondovalle; lì torrenti che un tempo erano larghi ora hanno un alveo ridotto a un quarto (quando non un decimo) di quello naturale ed esondano distruggendo tutto. Ci raccontano che bisogna costruire altri tubi, argini più alti, altre grandi opere che contengano i fiumi. Altro cemento aggiunto al cemento. Che è tutta colpa della burocrazia che ha bloccato queste grandi opere (che richiedono comunque molti anni ed enormi quantità di denaro, per essere realizzate). Ma qualunque muro, qualunque argine troverà prima o poi un’onda abbastanza grande per

travolgerlo. Per questo in molti posti non si costruiscono argini sempre più alti ma si rinaturalizzano gli alvei con prati, alberi che assorbano l’acqua, la rallentino, golene che possano, allagandosi, contenere l’acqua del fiume rilasciandola lentamente. Quello del cemento è un inganno fatto per il guadagno di pochi. Sul Ferregiano dopo l’alluvione del 2011 hanno rialzato un argine; ieri è crollato. All’acqua va restituito il suo spazio. «Tutti a dire della rabbia del fiume in piena e nessuno della violenza degli argini che lo costringono» scriveva Bertold Brecht. Il rischio è che il nostro impegno sia usato per dimenticare, per mettere da parte le questioni fondamentali, per continuare a costruire ed ad impermeabilizzare. Invece bisogna togliere cemento e rimettere verde, chiedere sistemi di viabilità che ci consentano di viaggiare più agevolmente e liberamente sui più mezzi pubblici (invece di tagliare le corse) e liberarci di un po’ di auto e di motorini. Bisogna saper ammettere, noi stessi, che ci hanno spinto a consumare beni e a organizzare la nostra

vita secondo modalità incompatibili con la fragilità e gli spazi stretti del nostro territorio. È una scelta difficile ma è l’unica che può risolvere il problema. Teniamo negli occhi le immagini di questi giorni, custodiamo nel cuore la rabbia provata guardando la devastazione, coltiviamola ed usiamola nei prossimi tempi per pensare ad uno sviluppo diverso per la nostra città. Un piano urbanistico che condizionerà il futuro di Genova è in via di approvazione proprio in questi giorni. Molte associazioni e comitati di cittadini si battono per difendere il nostro territorio da scelte scellerate. Non lasciateli soli! Non ascoltate chi li chiama con disprezzo ‘comitatini’. Ragazzi siete preziosi, col vostro lavoro, l’energia che esprimete e le vostre facce sporche di fango. Ma se non volete che fra 50 anni i vostri figli ed i miei nipoti si ritrovino a spalare ancora, stasera dopo aver spalato prendetevi due ore - forse basta anche meno - e riflettete. Non fatevi ingannare!


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Lavoro, dignità, uguaglianza Il 25 ottobre manifestazione nazionale della Cgil a Roma di Susanna Camusso Segretaria generale Cgil

Il 25 ottobre a Roma sfilerà l’Italia che vuole cambiare, che vuole lavoro, dignità e uguaglianza. La crisi di questi anni e le politiche nazionali ed europee di austerità hanno progressivamente prodotto un aumento delle distanze economiche e sociali tra le persone e un arretramento grave sul versante delle condizioni di vita e di lavoro. Quasi quotidianamente vengono pubblicate statistiche e indagini che certificano la crescita della disoccupazione, soprattutto giovanile, la perdita di potere d’acquisto delle famiglie, l’aumento della povertà e delle disuguaglianze. Nasce da qui la forte domanda di cambiamento che ha investito, tra gli altri Paesi europei, anche il nostro. Il cambiamento è necessario e urgente, ma non è quello che il governo sta proponendo e propagandando in questi giorni. Il governo invece di dare risposte ai giovani e ai precari, riducendo le troppe forme di flessibilità e introducendo diritti e tutele che la politica negli anni ha compresso, ha continuato a riproporre gli slogan della destra, ha affermato e ripetuto più volte che sono i diritti dei padri a bloccare quelli dei figli, alimentando ancora una volta uno scontro generazionale che non fa bene al Paese, che divide. Sul lavoro la Cgil ha chiaramente detto che servono tre interventi fondamentali: riduzione delle forme atipiche e introduzione di un contratto a tutele crescenti che dia ai lavoratori assunti piena tutela; estensione dei diritti e delle tutele dello Statuto a tutti i lavoratori; la costruzione di un sistema universale di ammortizzatori sociali che dia protezione a tutti i lavoratori, indipendentemente dalla forma contrattuale con cui sono stati assunti. Col JobsAct non si sta facendo nulla di tutto ciò. Al contrario, si stanno togliendo diritti e tutele conquistati negli anni, riproponendo un modello antico, padronale, basato più sul comando che sulla collaborazione. Un modello sbagliato e superato. Questa la filosofia e le conseguenze dell’eliminazione dell’art.18, dell’introduzione del controllo a distanza, del demansionamento. Le anticipazioni di queste ore sulla Legge di Stabilità vanno nella stessa direzione. Non v’è traccia di investimenti che

creino occupazione, magari sbloccando i tanti interventi di messa in sicurezza del territorio che erano stati promessi. Si annunciano ancora una volta tagli ai servizi e agli enti locali che colpiranno le famiglie e, inevitabilmente, avranno ricadute sulla sanità, sull’istruzione, sull’assistenza alle persone in difficoltà. Una ricetta sbagliata, come dimostrano i fatti, già seguita dai governi precedenti e i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti. Per ripartire oggi serve altro: investimenti, equità e una politica industriale chiara e concreta che non può risolversi nell’abbattimento dei salari e nel taglio delle tasse alle imprese. Pensiamo che l’Italia debba davvero

cambiare, anche più di chi del cambiamento ha fatto il suo slogan. Ma il cambiamento non può essere neutro e la direzione scelta dal Governo sembra piuttosto puntare alla conservazione. Il cambiamento che la Cgil propone punta all’allargamento dei diritti non al loro ridimensionamento, all’abbandono delle politiche di austerità per tornare a creare occupazione e, più in generale, a un progetto di giustizia sociale che sembra non trovare posto nell’agenda del Governo. Questa è la nostra idea di cambiamento. Questo è ciò che il 25 ottobre in piazza San Giovanni a Roma proporremo al Paese.

Arci Terni e circoli territoriali aderiscono allo sciopero del 17 ottobre per difendere le acciaierie e il futuro della città Il comitato provinciale di Arci Terni e i circoli presenti nel territorio aderiscono allo Sciopero indetto dalle organizzazioni sindacali per venerdì 17 e invitano tutti i ternani a scendere in piazza per difendere le acciaierie e il futuro della città. Negli ultimi anni Arci Terni ha seguito le vicende delle acciaierie sempre a fianco dei lavoratori, dalla crisi del magnetico del 2004 fino alle incertezze per il futuro dovute ai vari cambi di proprietà. In questi ultimi mesi non abbiamo mai fatto mancare il nostro sostegno ai lavoratori impegnati in una difficile lotta in difesa del lavoro e del futuro di un territorio pesantemente colpito dalla crisi economica. Venerdì al corteo saremo presenti con un nostro striscione, l’appuntamento è presso la nostra sede situata al ‘Palazzone’ di Viale Brin, a poche centinaia di metri dalla fabbrica. Attenderemo lì il passaggio della manifestazione, alla quale ci uniremo insieme ai profughi ospiti dei nostri progetti di accoglienza. La messa in mobilità di 537 dipendenti e un piano industriale di dismissione del sito siderurgico ternano, sito che costituisce il 20% del Pil regionale, rappresentano un duro colpo all’economia e alla storia di una città che ha costruito la sua identità sulla ‘forza’ della fabbrica dell’acciaio. Alle acciaierie di Terni sono

impiegati direttamente circa tremila addetti e altrettanti costituiscono l’indotto di riferimento, circa ventimila persone ne beneficiano in termini di reddito. In questo contesto, TK - AST è tra i primi produttori mondiali di laminati piani inossidabili, costituendo da sola una quota sul mercato italiano superiore al 40%. Il report annuale 2013 di Federacciai ha confermato, del resto, che quello in cui opera AST è un settore strategico per l’economia nazionale: in controtendenza rispetto agli altri acciai speciali, la produzione di laminati piani a caldo e a freddo è aumentata del 4,3% rispetto all’anno precedente, passando da 598.300 tonnellate nel 2011 a 624.000 nel 2012. AST rappresenta, quindi, una componente imprescindibile della matrice produttiva dell’Umbria e dell’intero Paese oltre che essere tratto costituente ed essenziale del capitale sociale e territoriale di Terni e dell’intera regione, non può quindi essere ridimensionata. Serve da parte del governo un impegno vero, un piano industriale che rilanci la competitività del polo siderurgico ternano e garantisca la piena occupazione dei lavoratori. Arci nazionale e Arci regionale esprimono solidarietà e vicinanza ai lavoratori in lotta.


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migranti

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Il braccaggio dei migranti e dei rifugiati continua

L’Operazione MosMaiorum è l’ennesimo esempio della guerra condotta dall’Europa contro un nemico immaginario

«Un’operazione dal carattere persecutorio e razzista», così l’Arci definisce MosMaiorum, che prenderà il via proprio oggi e sulla quale si è espressa anche la Campagna Frontexit col comunicato che riportiamo di seguito. Per raccogliere denunce di ingiustizie e comportamenti persecutori, l’Arci ricorda che è attivo il numero verde s.o.s diritti 800 99 99 77 a cui i migranti si possono rivolgere anche per ricevere assistenza legale. Questo il testo del comunicato lanciato da Frontexit, Campagna italiana di cui l’Arci fa parte e promossa dalla rete europea Migreurop in vari paesi dell’Unione. «Dal 13 al 26 ottobre 2014, le forze di polizia degli Stati membri dell’Unione Europea procederanno a dei massicci controlli nello spazio Schengen e alle frontiere esterne. Dieci giorni dopo la commemorazione del drammatico naufragio al largo di Lampedusa nel 2013, è stata lanciata una vera e propria ‘caccia ai migranti’ denominata MosMaiorum, coordinata dal Ministero dell’Interno Italiano con il sostegno di Frontex ed Europol. Quest’enorme retata su scala Europea mira a intercettare e raccogliere i

dati personali dei detentori di documenti falsi, dei richiedenti asilo la cui domanda è stata rigettata e dei trafficanti. Oltre al fatto, grave, che il Parlamento Europeo non sembra essere stato avvertito di questo progetto, pongono problemi sia la mancanza di chiarezza delle basi legali di questi controlli sia la realizzazione di tutta l’operazione. Nessuna informazione è stata data su come saranno utilizzati i dati raccolti con gli interrogatori e se sono previste operazioni di rimpatri congiunti. Ancora una volta il soggiorno irregolare è assimilato a un crimine, a dispetto della giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea (Sentenza ElDridi che condanna la penalizzazione del soggiorno irregolare). Ancora una volta i richiedenti asilo sono percepiti come dei potenziali impostori. Ancora una volta la raccolta dei dati personali è usata per una vera e propria caccia ai sans-papiers. Attraverso tali operazioni, le istituzioni europee nutrono il fantasma di un’invasione criminale in Europa. Coadiuvando una politica discriminatoria, l’agenzia Frontex impedisce l’esercizio dei diritti dei migranti e dei rifugiati, come ha dimostrato il rapporto

della campagna Frontexit. L’operazione MosMaiorum non è che l’ennesimo esempio della guerra (condotta dall’UE) contro un nemico immaginario. Benché la società civile, le Nazioni Unite e il Consiglio d’Europa abbiano fatto appello per la fine dell’ecatombe facilitando l’ingresso allo spazio europeo, gli annunci della Commissione Europea di forti misure per mettere fine ai ‘drammi dell’immigrazione’ sono rimasti lettera morta. L’assenza di meccanismi comuni di salvataggio in mare, di accoglienza dei migranti e dei rifugiati contrasta con questa frenesia securitaria. Che sia chiaro: le reti mafiose e criminali non esisterebbero se ci fossero vie d’ingresso legali per le persone migranti. Un anno dopo il dramma di Lampedusa, nonostante più di 3000 persone abbiano trovato la morte nel Mediterraneo dall’inizio del 2014, il dialogo tra sordi raggiunge il parossismo. La migrazione non è un crimine. I migranti non sono una minaccia. I rifugiati hanno diritto a una protezione internazionale. L’Europa deve fermare questa guerra omicida, di cui Frontex è il simbolo».

Per il Consiglio di Stato le ragazze e i ragazzi stranieri possono accedere al servizio civile nazionale Il Consiglio di Stato, con il Parere depositato il 9 ottobre, richiesto dall’Ufficio legislativo del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha di fatto bocciato, per contrasto con la legislazione comunitaria, la norma che limita ai soli cittadini italiani la partecipazione ai bandi per il servizio civile nazionale. Secondo il Consiglio di Stato, infatti, il competente Dipartimento deve emanare i due bandi straordinari non applicando l’articolo 3, comma 1, del ddl 77 del 2002, consentendo così anche ai cittadini stranieri di accedere al servizio civile. Si tratta di una decisione importante, che pone fine a una chiara violazione del principio di uguaglianza sancito dalla nostra Costituzione e di una precisa indicazione perché, nella riforma della legislazione sul terzo settore in corso di realizzazione, sia previsto l’accesso al servizio civile universale per tutti i cittadini, italiani e non, che presentino i requisiti necessari.

Consentire alle ragazze e ai ragazzi stranieri di prestare servizio in progetti utili per la comunità è il modo migliore per investire sul futuro del nostro Paese e per superare divisioni e discriminazioni. Per questi motivi ci auguriamo che

Governo e Parlamento tengano conto del parere del Consiglio di Stato e che vengano finalmente eliminati già col primo bando straordinario quei vincoli che fino ad oggi hanno impedito l’accesso dei cittadini stranieri al servizio civile.

Il bilancio di missione dell’Arci Dopo il bilancio di missione 2012, anche quest’anno è pronto quello relativo al 2013. La scelta di realizzare il bilancio di missione della Direzione nazionale dell’Arci è stato uno degli elementi qualificanti del percorso di rinnovamento avviato negli ultimi anni dal gruppo dirigente, nella prospettiva di un’associazione più partecipata, matura e consapevole, meglio attrezzata per affrontare le sfide del futuro. Un percorso che ha avuto altri passaggi significativi, nel 2011 con l’adozione della Dichiarazione di missione e nel

2012 con l’approvazione da parte del Consiglio nazionale della Carta dei principi e delle buone pratiche dei circoli. Da un anno all’altro, il bilancio di missione ci fornisce la fotografia aggiornata dell’associazione e dello stato di avanzamento dei suoi programmi, ci consente di monitorare l’attività delle aree di lavoro, valutare l’efficacia della nostra azione e la coerenza tra gli obbiettivi e i risultati conseguiti. Il bilancio di missione verrà inviato a tutti i comitati territoriali ed è scaricabile dal sito Arci nella sezione ‘Chi siamo’.


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migranti

Frontiere e prima accoglienza di Carmen Cordaro Arci Messina

Il 4 ottobre a Lampedusa, durante il Festival Sabir, per un’intera giornata attivisti, rappresentanti di organizzazioni delle due sponde del Mediterraneo, europarlamentari hanno discusso, raccontato le migrazioni e proposto percorsi, azioni, costituzioni di reti per un mondo senza frontiere, più giusto e solidale. Una sessione tematica è stata dedicata a ‘Frontiere e prima accoglienza’. Questa sessione è stata coordinata dall’Arci, dalle reti internazionali Migreurop e da Euromed. La sessione di lavoro, che ha visto la partecipazione di 90 persone, ha affrontato tre temi centrali nel dibattito sulle frontiere: esternalizzazione, controllo delle frontiere e (non) accoglienza. L’esternalizzazione delle frontiere è la modalità con cui i paesi ricchi del Nord cercano di impedire gli spostamenti delle persone, anche impedendogli di lasciare il proprio paese. L’esternalizzazione del controllo delle frontiere si è realizzata attraverso una delocalizzazione e trasferimento delle frontiere ai paesi vicini dell’Ue, senza alcuna garanzia in termini di rispetto dei diritti umani dei migranti. Esempi importanti di questa esternaliz-

zazione sono il Marocco, la Turchia e la Libia. La situazione in questi paesi è stata descritta da Stephane Julinet, rappresentante dell’organizzazione Gadem per il Marocco, da Irem Somer, rappresentante dell’organizzazione Multici Der per la Turchia e da Jamal Ali, rappresentante dell’Organisation for Cooperation and Emergency Aid International per la Libia. Rappresentanti di Migreurop, Arci e SOS Racismo hanno descritto la situazione in Grecia, Italia e Spagna riguardante il controllo delle frontiere e la (non) accoglienza. Particolare attenzione è stata dedicata alla (non) accoglienza nel porto di Calais dove si ammassano centinaia di migranti in condizioni di vita degradanti, vittime dell’applicazione del Regolamento Dublino III. Le analisi svolte, le ricerche sul campo raccontate e le testimonianze raccolte durante i lavori ci rimandano ad una politica europea sulle frontiere e sull’accoglienza securitaria e di totale chiusura realizzata attraverso la messa in campo di strumenti militari quali Frontex Eurosur, Triton. Le rivendicazioni principali che sono scaturite alle fine dei lavori sono state le seguenti: esigere il rispetto del diritto

internazionale del mare utilizzando le risorse necessarie per il salvataggio e non per operazioni di controllo delle frontiere (Eurosur, FrontexPlus/Triton); applicare immediatamente la direttiva europea relativa alla protezione temporanea per i richiedenti asilo provenienti da paesi in guerra o in cui le violazioni dei diritti sono generalizzate; far cessare l’attività di Frontex il cui mandato non consente il rispetto dei diritti fondamentali delle persone migranti e rifugiate; rispettare il principio di non respingimento permettendo l’accesso al territorio europeo di ogni persona intercettata; annullare il Regolamento Dublino III ed, in ogni caso, sospendere i ‘trasferimenti Dublino’ verso i paesi membri in cui i diritti non sono rispettati. Le europarlamentari Barbara Spinelli (GUE) e Ska Keller (Verdi) hanno assicurato il loro appoggio sia per l’abrogazione di Frontex sia per l’annullamento del Regolamento Dublino III mentre l’europarlamentare Kati Piri del gruppo socialista si è detta convinta dell’importanza della creazione di corridoi umanitari e della necessità di far cessare la violazione dei diritti umani alle frontiere.

Verità e giustizia per i migranti dispersi o deceduti nel loro viaggio verso l’Europa di Edda Pando Arci Milano

Il Mar Mediterraneo è diventato un cimitero marino: 21.344 sono le vittime accertate alle frontiere d’Europa negli ultimi 25 anni. Di questi già più di 3.000 nei primi nove mesi del 2014. Il Mediterraneo è anche un mare nel quale migliaia di persone scompaiono nel nulla, lasciando i loro familiari nell’angoscia dell’incertezza, ma questo dato non viene riconosciuto come un’emergenza, nonostante Convenzioni internazionali fissino obblighi per gli Stati anche in questa materia. Va invece rivendicato: il diritto delle famiglie a conoscere la sorte dei propri cari (in proposito, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha rilevato che il silenzio di un governo per quanto riguarda la sorte dei dispersi, «a fronte delle reali preoccupazioni dei parenti […],potrebbe essere classificato solo come trattamento inumano»); la libertà di circolazione per tutti all’interno dello spazio europeo, con l’abolizione del Regolamento Dublino III;

la revisione completa del ruolo e della missione dell’Agenzia Frontex ; la costituzione di una commissione d’inchiesta del Parlamento europeo sui migranti morti o dispersi in mare; la costituzione di commissioni d’inchiesta specifiche, nei singoli stati e bilaterali, che comprendano i familiari delle vittime e dei dispersi, oltre che esponenti della società civile, per far luce sulla sorte dei dispersi, identificare le responsabilità, rendere giustizia alle vittime. Per l’identificazione dei migranti morti viene chiesto un impegno specifico degli Stati, anche attraverso la raccolta di dati post-mortem e la creazione di una banca dati europea centralizzata che li colleghi ai naufragi che ne hanno causato la morte. Questa raccolta dati deve essere fatta in modo sistematico e secondo gli standard internazionali e comprendere la raccolta dei dati sul DNA. Viene poi chiesta la creazione di una linea di finanziamento europea specifica per l’identificazione dei corpi e per fornire

una degna sepoltura o il rimpatrio del corpo, su richiesta dei parenti. Per quanto riguarda i salvataggi in mare, si esige il rispetto della Convenzione ‘SAR’ sulla ricerca e il salvataggio, la continuazione di operazioni come Mare Nostrum per il soccorso in mare. Ai lavori del workshop hanno partecipato associazioni dei parenti delle vittime e dei dispersi e organizzazioni sociali. Si è deciso di costituire una rete informale che si occupi di questa materia, per coordinare le azioni e favorire lo scambio di informazioni. Sono infine stati ipotizzati alcuni appuntamenti, anche di carattere formativo. È stato ribadito che non si è disposti a dimenticare, assumendo lo slogan delle Madres e delle Abuelas de Plaza de mayo argentine: «No olvidamos». Perché finché ci sarà un migrante deceduto o disperso ci sarà un padre, una madre, un fratello, una sorella, un amico, una amica, un compagno, una compagna che esigeranno verità e giustizia!


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pace&disarmo

Marcia Perugia-Assisi, per un percorso condiviso di Flavio Mongelli

Rete della pace, di cui Arci è parte attiva e costitutiva insieme a Cgil, Agesci, Acli, Legambiente, Un ponte per, parteciperà alla marcia Perugia-Assisi, ma senza aderire al comitato promotore e invitando a parteciparvi senza essersi riconosciuta nelle modalità e nella genericità della sua convocazione. È una decisione sofferta e complessa, che necessita quindi di essere spiegata, soprattutto se confrontata con la scelta legittima di Agesci e Movimento nonviolento di non aderirvi e non parteciparvi. La marcia della pace del 19 ottobre è stata convocata in modo unilaterale dal coordinamento Enti locali per la pace nel giugno 2013, mentre era in corso all’interno della

Tavola della pace un confronto su come rilanciarne i contenuti, attualizzandoli, e come darne una governance democratica e trasparente. Il coordinamento della marcia è poi in capo a un comitato promotore che prosegue nel non condividerne percorso organizzativo e contenuti con i soggetti con cui tradizionalmente la marcia veniva promossa, in particolare con quelli ora organizzati nella Rete della pace, che dall’esperienza della vecchia Tavola trae origine. Da qui la decisione di non aderire, senza polemiche, senza lacerazioni. La marcia Perugia-Assisi è un patrimonio collettivo di gran parte del movimento pacifista italiano. In quel cammino tracciato da

Venti anni dopo Pechino, le novità della Girl Declaration Dalla IV Conferenza Mondiale sulle donne di Pechino del 1995 ad oggi l’Italia, alle prese con la presentazione del rapporto quinquennale, registra preoccupanti ritardi sull’applicazione del Programma d’azione sottoscritto in quella sede. Se pure la partecipazione femminile diretta alla vita politica e anche l’assunzione di cariche apicali in contesti pubblici e del privato (profit e no profit) è andata aumentando, l’Italia segna uno dei più elevati tassi di disoccupazione delle donne, una bassissima percentuale di valorizzazione dell’apporto di genere nei media come opinion leader (16% vs l’84% degli uomini) e la violenza, soprattutto di coppia e familiare, che vede il mondo femminile vittima costante di gravissime lesioni personali e di omicidi. Nei mesi scorsi ong e associazioni impegnate per i diritti e l’empowerment di genere hanno presentato un rapporto non governativo che intende puntualizzare questi ed altri elementi di criticità, non emersi dall’analisi della coerenza delle politiche italiane di questi anni sugli impegni presi a Pechino. A Roma nella sede di Palazzo Marini, alla Sala delle Colonne, grazie al lavoro di Aidos, ong storicamente impegnata sulle tematiche di genere, è stato presentato un percorso assolutamente interessante, innovativo e ‘mediaticamente’ accattivante di informazione sulle condizioni di violazione dei diritti delle giovani e sulle loro aspettative, le sfide ideali e di

azione concreta che intendono lanciare alla comunità internazionale: si tratta della Girl Declaration, un documentotestimonianza prodotto da 58 ragazze che vivono in Paesi impoveriti e/o scarsamente sensibili ai diritti umani, insieme ad operatrici e operatori di più di 25 organizzazioni non governative. Il documento è stato scritto per le ragazze del mondo intero. È una produzione bellissima, serena, assolutamente positiva e stracolma di umanità e determinazione, volta a cambiare il destino globale dell’umanità, non certo splendido, partendo dal porre al centro proprio le giovani donne, che affermano la consapevolezza, purtroppo assai poco diffusa, di «essere la chiave per ogni soluzione sostenibile». L’Arci ha accolto l’invito di Aidos a far parte di chi si confronterà sugli spunti della Girl Declaration, istituzioni e società civile. È intervenuta con la sua presidente, Francesca Chiavacci, in continuità rispetto all’impegno associativo di riservare una parte rilevante del proprio programma all’affermazione della pari dignità e dell’empowerment di genere: anzi, determinandone la trasversalità rispetto alle azioni prioritarie legate alla sua mission di attore di promozione sociale. Link da cui scaricare il documento: www.aidos.it/ita/news/index. php?idPagina=1040

Capitini si riconoscono e si ritrovano tanti attori di pace attivi nelle varie parti del paese che lì in quel percorso si danno appuntamento per confrontarsi, per condividere proposte, per esprimere nella pluralità dei contenuti e delle forme il proprio protagonismo e il proprio impegno per la pace, il disarmo, la nonviolenza. La Perugia-Assisi non può avere un padrone. Da qui la decisione di partecipare, insieme a chi la vive come un luogo, un cammino comune. Siria, Iraq, Palestina, Ucraina, Libia, eccetera, eccetera, la dimensione delle spese militari e del commercio di armi dimostrano quanto la guerra, l’opzione delle armi siano diventate ancor di più strumento quotidiano della politica, della soluzione dei conflitti, l’altra faccia del cinismo delle diplomazie e della presunta, colpevole, impotenza della comunità internazionale. La società civile organizzata che crede e chiede un’alternativa a quelle politiche che sono alla base di queste tragedie che coinvolgono milioni di persone, che sprecano risorse negli armamenti, ha sentito il bisogno di darsi spazi comuni di lavoro e di confronto, di iniziativa e di proposta per rilanciare l’impegno comune, plurale, per la pace fondata sui diritti, la giustizia, la libertà. Da questa necessità è nata Rete della pace. Da questa urgenza sono nate esperienze (molto significative per la capacità di avanzare proposte su più ambiti e per la loro condivisione tra più reti del pacifismo italiano) come Arena di pace a Verona e Un passo di pace a Firenze, sorte anche per dar voce, strumenti e speranza alle tante persone che condividono questa domanda di alternativa. Da qui la decisione di essere presenti a Perugia e da Perugia ad Assisi, presentando il 18, con un seminario, e promuovendo il 19 con la partecipazione alla marcia, le proposte, le piattaforme scaturite da un lavoro condiviso in questi mesi con altre reti (Interventi civili di pace, Sbilanciamoci!, Rete italiana disarmo) e che riguardano sia le situazioni di conflitto (Palestina, Siria ecc), sia i temi del disarmo e della difesa civile, per offrire un contributo al popolo della pace con terreni politici concreti di impegno, con orizzonti comuni di lavoro per cambiare e far cambiare passo a quelle politiche che producono o favoriscono violenza e morte, povertà e disperazione, sofferenze e fuga.


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europa

arcireport n. 33 | 16 ottobre 2014

Per la prima volta il Forum dei Popoli Asia-Europa avrà voce al Summit ASEM di Raffaella Bolini

Sarà Luciana Castellina a parlare a Milano il 16 ottobre, di fronte ai capi di stato e di governo dei paesi europei ed asiatici riuniti nel decimo summit ASEM. Rappresenterà il Forum dei Popoli AsiaEuropa AEPF, grande rete di società civile e movimenti. Per la prima volta il Forum avrà voce nel vertice ufficiale. Il decimo Forum dei Popoli si è riunito a Milano lo scorso fine settimana. Vi hanno partecipato più di quattrocento attivisti, da quarantadue paesi - Cina inclusa. L’organizzazione dell’incontro e la preparazione del programma sono state curate dall’Arci di Milano, insieme ad altre organizzazioni italiane. Un bel dibattito serale con una autorevole schiera di relatori si è tenuto al circolo Corvetto - per connettere il Forum al dibattito sociale e politico della città. Il ruolo e la credibilità della nostra associazione, costruttrice di connessioni e reti, ne sono usciti rafforzati, così come i nostri contenuti. Sul tavolo della plenaria spiccava lo striscione ‘Lampedusa’ e l’incontro è iniziato

con un omaggio al Forum Sabir, al quale diverse organizzazioni dell’AEPF hanno partecipato. È stata una occasione unica per una full immersion nella dimensione sociale del continente asiatico, cruciale per il destino nostro e del pianeta e per tanti versi ancora sconosciuto - pieno di lotte, di saperi, di esperienze ricche e drammatiche di auto-organizzazione e di sperimentazione di alternative. Il Forum si è concluso con una dichiarazione comune che diffonderemo non appena tradotta. Contiene una serie di rivendicazioni, frutto del confronto e di tante campagne che i movimenti dei due continenti già condividono. Lotta al libero scambio e agli accordi, primo fra tutti il TTIP fra Europa e Stati Uniti, protezione sociale universale, accesso ai diritti essenziali e ai beni comuni inclusi la terra e il mare, sovranità alimentare, giustizia climatica, pace e sicurezza sono stati i filoni fondamentali di lavoro. Due questioni hanno segnato trasversalmente tutto il dibattito, per nulla retorico e scontato.

Il primo: l’offensiva neoliberista in Europa, la distruzione del welfare state e del lavoro, la dittatura di Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale tolgono al dialogo euro-asiatico qualsiasi residuo di solidarietà caritatevole. Siamo, sebbene su livelli diversi, sulla stessa barca. La lotta è comune, contro gli stessi avversari e per contrastare gli stessi effetti devastanti che producono nelle nostre società. E l’alleanza è tanto più necessaria, in quanto il neoliberismo ci mette in competizione diretta. Il secondo l’ha ben espresso Pablo Solon, ex ambasciatore all’ONU della Bolivia e ora direttore di Focus in the Global South nella plenaria iniziale: abbiamo il grande problema di essere efficaci, e dobbiamo porci il problema del potere. E cioè di invadere la politica. È una discussione complessa, sperimentale, tutta da fare. Che in parte si è svolta anche nel Forum di Milano, a cui hanno partecipato molti esponenti della sinistra europea nuova, da Syriza a Podemos.

Stop TTIP dilaga in tutta Europa di Monica Di Sisto e Alberto Zoratti Fairwatch/ Campagna Stop TTIP Italia

1.100 eventi in 22 Paesi, e oltre 50 città mobilitate in tutta Italia: dalla Valtellina a Monopoli, poi Firenze, Torino, Roma, Napoli e Milano, dove membri del parlamento europeo, di quelli di molti Paesi asiatici, insieme ad un centinaio di attivisti, sindacalisti, contadini e cittadini che partecipavano al Forum dei Popoli di Asia ed Europa hanno dato vita ad un flash mob di protesta. La Giornata Europea d’azione contro Ttip, il Trattato transatlantico di liberalizzazione di commercio e investimenti tra Usa e Ue, ha riscosso un grande successo in tutta Europa e deve suonare come un segnale d’allarme alla Commissaria europea designata al commercio Cecilia Malmström, che condurrà a breve le trattative, ma anche per il governo italiano, tra i più zelanti sostenitori del trattato. Per questo la Campagna Stop Ttip Italia ha convocato il 14 ottobre a Romaun presidio di contestazione al seminario cui Renzi ha invitato i ministri al Commercio d’Europa e i negoziatori d’Europa e Usa, a discutere con Marcegaglia, Marchionne e imprese varie le sorti meravigliose e progressive legate al Ttip.

Da Helsinki a Granada, da Brest a Bucharest, migliaia di persone hanno protestato contro le liberalizzazioni selvagge previste dal Ttip ma anche dai suoi omologhi Ceta (negoziato e pressoché concluso tra Ue e Canada), TiSA (la liberalizzazione globale dei servizi lanciata in chiave anti Paesi emergenti) e Ttip (l’attacco Usa ai mercati del Pacifico). A Londra un lungo striscione è stato tirato giù da Westminster Bridge, a Parigi lo ‘squalo’ delle privatizzazioni ha attraversato le vie del centro seguito da migliaia di attivisti, e iniziative simili si sono moltiplicate a vista d’occhio, confermando che un numero crescente di cittadini e organizzazioni è pronto a una resistenza ostinata contro questa operazione di trasferimento di potere

politico dalle mani dei cittadini a quelle di un gruppo ristrette d’imprese e di élites di potere per via commerciale. A partecipare al flash mob italiano molti parlamentari europei, ma anche parlamentari asiatici come il grande economista filippino altermondialista Walden Bello, oggi protagonista della battaglia istituzionale nel suo Paese. «Tutti questi trattati sono diversi ma hanno lo stesso obiettivo - ha sottolineato intervenendo all’iniziativa - istituzionalizzare i diritti delle corporations facendoli prevalere su quelli degli Stati e dei loro cittadini. Sono azioni animate da un atteggiamento ideologico, quasi di fede nei confronti del progetto neoliberista come massima espressione dei valori, e non solo degli interessi, dell’Occidente. Il neoliberismo è come un vampiro - ha concluso Bello - pensavamo che fosse completamente screditato e sepolto dalla crisi del 2009, e invece è risorto perché è resiliente. Ma siamo pronti a colpirlo lungo tutte le sue reincarnazioni: subordinare il mercato alla società e all’ambiente è quello che chiediamo, e per cui lotteremo senza arrenderci mai».


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cultura

Viva Il Live! Il futuro della musica dal vivo Quarta edizione dedicata a Roberto ‘Freak’Antoni di Carlo Testini

Dal 23 al 25 ottobre ci ritroviamo a Mantova per incontrare le tante, straordinarie esperienze che si occupano di musica dal vivo. Continuiamo a credere che sia fondamentale, per il sistema culturale di questo Paese, investire nella Musica. Senza distinzione di generi. Con la musica si sta insieme, con la musica si conoscono altre culture, con la musica si cresce e si diventa buoni cittadini, con la musica si esprimono desideri e passioni, con la musica si può lavorare! Certo non è un buon momento per nessuno. Ma proprio perché abbiamo bisogno di ripartire, siamo convinti che sostenere il mondo della musica, quella live in particolare, contribuirà a migliorare il nostro Paese e a dare un futuro a tanti giovani. C’è bisogno di maggiori investimenti del Governo e degli enti locali ed è necessario migliorare gli strumenti operativi e legislativi che possono aiutare questo vasto mondo. A Mantova la musica dal vivo resiste e

rilancia! Artisti, spazi per la musica, festival, operatori, agenzie, organizzatori, sono la spina dorsale di un settore che vive di passione e competenza. Per questo l’Arci organizza dal 23 al 25 ottobre a Mantova la quarta edizione di Viva Il Live!, dedicata a Roberto ‘Freak’ Antoni, poeta e artista straordinario. Inviteremo operatori, media, artisti, etichette discografiche indipendenti, istituzioni locali a confrontarsi direttamente e condividere strategie comuni. Il progetto nazionale Arci Real (rete dei circoli Arci di musica dal vivo) organizzerà a Mantova appuntamenti formativi che riguardano la progettazione di eventi, la loro comunicazione sul web, la gestione dei rapporti con Siae ed Enpals, e il suo terzo Meeting nazionale per rafforzare le centinaia di circoli e rassegne indipendenti che portano la musica in tutta Italia. Durante il Meeting saranno presentati artisti e agenzie per collaborazioni 20142015, gruppi emergenti selezionati dai circoli Arci Real e dal contest Suoni

Quotidiani: il futuro è dell’online Il sito repubblica.it terzo nella graduatoria mondiale per numero di videovisualizzazioni Secondo l’indagine di settore Ads, la Repubblica, con 286.099 copie, risulta il quotidiano più venduto in edicola, ma sono numeri che dimostrano quanto negli ultimi dieci anni siano diminuiti i lettori di quotidiani cartacei. Il Corriere della Sera, il suo principale concorrente, si attesta sulle 282.758 copie vendute. Il giornale diretto da Ezio Mauro, in abbinamento con il Venerdì, spinge le vendite in edicola fino al tetto delle 351.068 copie. Il terzo quotidiano d’informazione nazionale è la Stampa, che si attesta sulle 173.834 copie. Al quarto posto il Messaggero di Roma (145.384). Il primato del quotidiano del gruppo Espresso si conferma anche in termini di copie digitali dove il Corriere si è fermato a quota 59.282 e Repubblica ha raggiunto le 61.224 copie. Intanto repubblica.it, secondo la classifica di ComScore, è terzo al mondo nella graduatoria dei siti dei quotidiani per videovisualizzazioni, con un totale di 34,3 milioni nel mese di luglio.

Reali dedicato agli artisti under 30. Sarà a disposizione dei partecipanti un’attività di consulenza su Siae, diritto d’autore e Creative Commons promosso da Arci nazionale e Arci Liguria, con la collaborazione tecnica dello studio legale eLex e del circolo Arci A-Pois. Inoltre sarà presentata la collaborazione con Musicraiser, importante portale di crowdfunding dedicato ai progetti musicali, e il progetto DIYSCO social network per la musica indipendente. Negli spazi del circolo Arci Tom sarà allestita la mostra Figurine di Antonio Pronostico, artista lucano che ha realizzato la nuova grafica del festival, con la collaborazione di Arci Roma. Viva il live! è promosso da Arci nazionale, Arci Lombardia, Arci Mantova e dai circoli della rete Arci Real, con la collaborazione di Audiocoop, MEI - Meeting degli Indipendenti, Left, Musicraiser, SmartIT, XL-online, DIYSCO (D.I.Y. + Discover), Arci Virgilio, Arci Tom e con il patrocinio dell’Anci. Il programma completo è su www.arci.it

Politiche per i minorenni, non politiche ‘minori’ Arciragazzi, nell’ambito della rete del Forum del Terzo Settore, ha elaborato una serie di proposte per una legge di Stabilità che investa sulle politiche per l’infanzia e l’adolescenza, investimento indispensabile per sviluppare il Paese. Tutti gli studi sul tema mettono infatti in luce gravi carenze di sistema, derivanti da una legislazione che negli ultimi 15 anni ha smantellato l’architettura generale delle misure relative alla promozione, la tutela e la protezione dei minorenni. Questo si è accompagnato a una costante erosione delle risorse dedicate al settore sociale ed educativo. Esiste una connessione evidente tra l’assenza di un contesto complessivo dei norme e misure riguardanti l’infanzia e l’adolescenza che ne espliciti obiettivi e orizzonti a livello politico e la disattenzione verso il finanziamento e/ o il rifinanziamento di singole misure. Per anni si è inseguita l’emergenza del momento e ciascuna misura - non ancorata a un sistema complessivo - appare debole o inefficace. Di qui il tentativo di sistematizzare, in un documento, proposte in grado di invertire questa tendenza. Per leggere il documento: www.arci.it


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società

Una coalizione per i diritti e le libertà civili di Patrizio Gonnella presidente Antigone

Nasce in Italia la Coalizione per i diritti e le libertà civili. La parola ‘libertà’ è stata finora abusata, violata, maltrattata, vilipesa nel dibattito politico italiano. Abbiamo progressivamente assistito a un processo culturale regressivo e a un declino semantico. Il termine libertà è stato utilizzato in un senso deteriore ovvero come sinonimo di assenza di regole. È stato a seconda delle circostanze contrapposto artificiosamente alla legalità, alla sicurezza, all’etica religiosa. È il momento di restituirle dignità. Libertà e dignità sono profondamente correlati. Libertà positive e libertà negative fanno parte dello stesso programma ideale. «Liberi di e liberi da» scriveva Amartya Sen. La Coalizione che nasce in Italia vuole appunto restituire dignità e spazio politico-culturale alla libertà. Raccoglie organizzazioni che si occupano di immigrazione, anti-razzismo, giustizia, carceri, droghe, diritti Lgbt, diritti delle donne, diritti dei minori, trasparenza, integrazione, diritti dei rom e dei sinti, lotta a ogni forma di discriminazione. Il prossimo 27 ottobre l’Italia sarà giudicata dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite. I grandi temi per i quali siamo sotto processo sono: omofobia, discriminazioni, diritto di asilo negato, condizioni di vita nei Cie e negli istituti penitenziari, razzismo, tortura (in Italia scandalosamente manca una legge che la incrimina). Non faremo bella figura quando racconteremo di Tavecchio a capo del calcio italiano. È indecente che in Italia le libertà civili siano confinate nell’angolo estremo del dibattito politico. Esse che invece hanno costituito il cuore della democrazia nello stato sociale costituzionale di diritto. Le libertà civili lette tra loro in modo connesso danno vita a un vero e proprio programma di governo. La Coalizione è un esperimento di contaminazione delle libertà nato per dare a queste ultime la maggiore forza moltiplicatrice data dall’intreccio di differenti aree tematiche. I grandi temi della lotta al razzismo e alla xenofobia, del contrasto a ogni forma di discriminazione basata sul sesso o sull’orientamento di genere, di un cambio di visione nell’immigrazione non più da vedersi come questione criminale, dell’allargamento della cittadinanza, del superamento di ogni pregiudizio nei confronti delle popolazioni rom, sinti e camminanti, di

un sistema penale e penitenziario meno selettivo e più rispettoso dei diritti, della legalizzazione delle droghe come scelta etica e di politica criminale, della battaglia contro la corruzione e per la trasparenza nella pubblica amministrazione, dell’estensione dei diritti e delle libertà oltre ogni tradizionale confine rispondono alla stessa logica politica e allo stesso retroterra culturale. Le tante associazioni che hanno dato vita alla Coalizione nazionale per le libertà e i diritti civili hanno voluto in questo modo esplicitare questa consapevolezza così ponendosi quale interlocutore unico nei confronti delle istituzioni, dei media,

dell’opinione pubblica. Si tratta di una decisione politica che vuole in questo modo aumentare la propria forza di impatto nei confronti delle istituzioni italiane ed europee. Nessuna delle nostre associazioni perde la propria identità, anzi. Il prossimo 17 di ottobre presenteremo la Coalizione all’Hotel Nazionale in Piazza Montecitorio a Roma. Il luogo è stato scelto in modo simbolico. È un messaggio rivolto a chi fa la leggi, a chi ci governa: il mondo delle organizzazioni non governative ha la determinazione, la storia e la capacità per assumere il ruolo di custodi e promotori delle libertà civili.

Un Novo Modo di costruire un altro mondo Nuove sfide e un mondo in continua e rapida evoluzione impongono di saper cogliere le novità e la capacità progettuale di tante esperienze e pensieri capaci di disegnare un futuro di equità e giustizia. Non basta riflettere sui nostri consumi, dobbiamo interrogarci sui modelli di produzione, su quali beni e servizi siano necessari nel prossimo futuro, su quali forme di economia, di politica, di società, vogliamo provare a costruire con il nostro agire quotidiano. Questo e molto altro sarà Novo Modo che si svolgerà dal 17 al 19 ottobre a Firenze, promosso, tra gli altri, anche dall’Arci. Si comincia venerdì 17 alle 10.30 con La nuova economia, una tavola rotonda con gli imprenditori di nuova economia. Alle 16 e fino alle 17.30 si discute di Crisi climatica e consapevolezza ambientale: verso una nuova sostenibilità. Dalle 18 alle 19.30 si prosegue con Le forze sociali e la politica di fronte alla sfida della responsabilità. Sabato 18 il primo dibattito, alle 10, sarà dedicato a L’onere del bene comu-

ne. La lotta alle mafie è conveniente per tutti; dalle 12 alle 13.30 Europa: un patto sociale per la pace, cui parteciperà anche la presidente nazionale dell’Arci Francesca Chiavacci; alle 15.30 Pane e giustizia: responsabilità, libertà, innovazione, dove interverrà Sergio Giovagnoli dell’Arci per presentare il progetto Qualità lavoro; alle 18 Il welfare dell’accoglienza, un’espressione civile. Domenica 19, alle 10 Promuovere relazioni di pace in un mondo in guerra: è compito nostro; alle 11.30 il Forum Novo Modo per discutere di come innescare processi di cambiamento per un futuro più equo. Altre iniziative previste sono il 17 alle 10 Il lavoro non è merce, alle 17 Racconti delle detenute di Sollicciano; sabato 18 alle 10 Una faccia, una razza…una crisi. Infine, da venerdì a domenica Ferdinandea, testimonianze di comunità che resistono all’illegalità e al degrado. Tutti gli eventi si tengono presso l’Auditorium di Sant’Apollonia in via San Gallo e sono ad ingresso libero. www.novomodo.it


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società

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Stop alla Povertà, diritti e dignità per tutti e tutte Il 17 ottobre presidio davanti a Montecitorio promosso dalla campagna Miseria Ladra

In occasione della Giornata Mondiale per l’eliminazione della povertà che si celebra venerdì 17 ottobre, Miseria Ladra, la campagna del Gruppo Abele e Libera con l’adesione e la partecipazione di tante realtà del sociale, associazioni di volontariato, studentesche, le cooperative sociali, associazioni cattoliche tra cui BIN, Cilap Italia, Comitato 16 novembre, Forum Nazionale Agricoltura Sociale, Cipsi, ATD Quarto Mondo, Arci, Rete della Conoscenza, UDS, Link - Coordinamento universitario, FISH - Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, promuove un sit-in davanti Montecitorio dalle 10 alle 18 con la parola d’ordine ‘Stop alla povertà, diritti e dignità per tutti e tutte’. Durante la giornata sono previsti interventi dei rappresentanti delle realtà del sociale e del volontariato, mentre un microfono aperto darà voce ad alcune delle vittime della crisi. «Circa 16 milioni di persone- commenta Giuseppe De Marzo, coordinatore na-

zionale della campagna Miseria Ladra - pari al 26% della popolazione del nostro paese vivono in condizioni di povertà. Sul versante occupazionale viviamo una crisi senza precedenti: oltre 3,2 milioni di disoccupati, più del 44% di disoccupazione tra i giovani con punte ben oltre il 60% al sud, 4 milioni di precari. Davanti a questi numeri non c’è più tempo da perdere: è necessario un impegno della politica con provvedimenti strutturali per rendere illegale la povertà nel nostro paese. Senza una lotta concreta, efficace alla povertà non c’è futuro per il nostro paese».

«Non c’è, più tempo da perdere - prosegue De Marzo - i dati del 2013 denunciano e confermano un ulteriore peggioramento delle condizioni economiche e sociali. Aumento della povertà, maggiori ingiustizie sociali ed ambientali, frammentazione della coesione sociale, corruzione, limitazioni e tagli nell’erogazione dei servizi sociali, rendono ancora più macroscopiche le diseguaglianze, favorendo la spirale negativa che riproduce la crisi. Il quadro normativo europeo complica ulteriormente le cose. Le politiche di austerità ed i trattati di stabilità e governance hanno inibito la spesa pubblica e in particolar modo quella sociale, considerata come un costo insopportabile. I dati, gli studi effettuati, la storia europea e la nostra Costituzione considerano invece la spesa sociale e gli investimenti pubblici non solo un dovere etico-istituzionale ma uno strumento fondamentale per il rilancio dell’economia. Con un obiettivo preciso: rendere illegale la povertà».

Dispersione scolastica record, e il governo taglia i fondi L’Europa colloca l’Italia ai primi posti per gli abbandoni a scuola: il 17% dei ragazzi è fermo alla scuola media Dispersione scolastica a livelli record e fondi per combatterla più che dimezzati in appena cinque anni. L’Europa ci bacchetta, la politica giura di volerla combattere, ma il dato italiano resta uno dei più alti dell’Europa a 28. E i fondi stanziati dalla contrattazione integrativa per arginare un fenomeno che blocca lo sviluppo economico e rallenta l’uscita dalla crisi si sono talmente assottigliati da non incidere quasi più. I numeri sugli early school leavers forniti da Eurostat descrivono una situazione che non ha bisogno di commenti. In Italia i giovani di età compresa fra i 18 e i 24 anni che nel 2013 erano ancora fermi al diploma di scuola media rappresentavano il 17% del totale. Un dato che tradotto in numeri fotografa oltre 720mila giovani con uno scarso livello di istruzione. Il confronto con gli altri partner europei ci colloca in fondo alla classifica. Il nostro 17% di dispersi è lontanissimo dal 12,4 del Regno Unito, il 9,9% della Germania e il 9,7 della Francia, già al di sotto del target

(pari al 10%) di Ue 2020. Ma l’Italia è anche il paese industrializzato che riesce a limare meno la percentuale dei dispersi nel tempo. Francia, Germania e Regno Unito hanno fatto molto meglio di noi. E d’altra parte i fondi per combattere la fuga di alunni dal sistema scolastico italiano, in appena cinque anni, sono stati ridotti a meno di metà di quelli previsti nel 2009/2010. La nota pubblicata lo scorso 7 ottobre dal ministero dell’istruzione non fa mistero della situazione. «Le risorse a disposizione per l’anno scolastico 2014/2015 per le scuole collocate nelle aree a rischio educativo, con forte processo immigratorio e contro la dispersione scolastica sono determinate in 18.458.933 euro. Tale somma - recita laconica la circolare - , che rappresenta un’ulteriore diminuzione rispetto agli anni precedenti, impegna maggiormente gli uffici scolastici regionali nelle azioni di selezione e distribuzione delle risorse, al fine di ottimizzare l’utilizzo e la coerenza rispetto alle finalità istitutive di

tale misura, nella direzione di favorire l’integrazione e il rientro in formazione di tutti gli studenti a rischio». Appena cinque anni prima, la somma stanziata dal ministero dell’Istruzione per la stessa finalità era di 53.195.060 euro. Quest’anno, quindi, per favorire l’integrazione scolastica degli alunni stranieri - che nel frattempo sono aumentati di 150mila unità - e favorire il rientro in formazione di oltre 700mila ragazzi che hanno abbandonato gli studi le scuole possono contare su un terzo dei fondi previsti cinque anni fa. Il taglio patito dal capitolo di spesa in questione è stato del 65 per cento. Così, il blocco del contratto degli insegnanti, da cui dipende lo stanziamento sulle aree a rischio, ha avuto pesanti ripercussioni oltre che sullo stipendio degli insegnanti e del personale Ata, anche sugli alunni più deboli, che necessitano di un insegnamento personalizzato, per i quali occorrono risorse aggiuntive. Risorse che in questo momento non ci sono.


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Eletta a Modena la nuova presidente territoriale Intervista ad Anna Lisa Lamazzi Lo scorso 9 ottobre, durante il Consiglio direttivo provinciale di Arci Modena, è stata eletta all’unanimità come nuova presidente del comitato territoriale Anna Lisa Lamazzi. Di seguito le sue risposte ad alcune domande. Quando e come ti sei avvicinata all’Arci? L’Arci mi è piaciuta appena l’ho incontrata, perché qui ho trovato rappresentati ed esigibili quei valori di impegno civile e di tutela dei diritti che contribuiscono a rendere la nostra una società migliore. L’innamoramento è arrivato negli anni tra la maturità e l’inizio dell’Università: l’Arci per me all’epoca era una rete di

luoghi interessanti dove passare le serate seguendo le proposte dei circoli giovanili modenesi, il Passpartout. Ero legata in modo particolare al circolo Left, oggi Vibra, dove ho prestato volontariato per un paio di anni. Più avanti mi è stato chiesto di collaborare con Arci provinciale occupandomi della rete di circoli presenti in un’area specifica della provincia, quella dove da sempre sono impegnata sui fronti della partecipazione, dell’associazionismo e dell’impegno politico. In particolare ero parte attiva di un’associazione che raggruppava diverse sigle in un coordinamento per la Pace. Poi negli ultimi dieci anni mi sono occupata delle politiche culturali all’interno del comitato e ho avuto modo di conoscere da un punto di vista privilegiato mille sfaccettature, eccellenze ed energie che nella nostra rete sono rappresentate. Quali le principali proposte programmatiche che caratterizzeranno la tua presidenza? Il primo impegno è verso i circoli. Arci affonda le proprie radici su oltre cinquant’anni di storia, dall’antifascismo all’impegno per l’affermazione della democrazia e dei diritti delle persone.

Una carta d’identità collettiva che non tante organizzazioni possono vantare. Nei nostri territori siamo orgogliosi di questa storia, della rete di realtà e persone che la fanno vivere con la forza della propria azione volontaria. Abbiamo bisogno di preservare questo patrimonio. Per continuare a esercitare il nostro ruolo, per rendere visibili e attrattive le nostre campagne, abbiamo bisogno, al contempo, di interpretare i segnali di cambiamento profondo del contesto socio economico in cui operiamo. Lavorare per l’affermazione di un sistema di regole comune che ci valorizzi come rete, di continuare le azioni di supporto e tutela verso le realtà affiliate. Dobbiamo stabilire delle piste di lavoro che ci aiutino a sviluppare nuovo associazionismo e continuare a lavorare per valorizzare progetti e realtà della nostra rete. Questo senza smettere di rinnovare, tenendo conto di nuovi bisogni e nuovi interessi da parte dei soci. Per quanto riguarda le aree di lavoro, il mio impegno sarà di proseguire e consolidare la progettazione nell’ambito della cultura diffusa, della formazione continua, della musica. Mi piacerebbe investire in nuove progettualità per gli adolescenti e preadolescenti e sulla interazione culturale, due ambiti d’intervento che credo potrebbero trovare spazio e risposta nelle nostre realtà. Sei stata Assessore alla Cultura e in Arci responsabile delle attività culturali: quali interventi ritieni possano essere prioritari per un settore oggi in crisi in Italia? Se la cultura è un diritto, allora dobbiamo dirci che proprio in tempo di crisi c’è più bisogno di garantire a tutti e tutte occasioni di crescita culturale, formazione e conoscenza e che il primo ruolo di un ente pubblico è quello di favorire l’accesso alle possibilità di crescita individuale e collettiva. C’è bisogno di riconoscere in primis un ruolo della cultura come strumento per sentirsi più pienamente cittadini, per poter affrontare nuove sfide personali e collettive con i giusti strumenti. Bisogna essere capaci di favorire le sinergie, le collaborazioni tra associazioni ed enti che di cultura si occupano su diversi piani. Di riconoscere alle diverse aree d’intervento culturale pari dignità.

daiterritori

in più FORMICHE ROSSE SIENA È uscito il bando della 13esi-

ma edizione del Premio nazionale di narrativa essenziale per racconti brevi Formiche Rosse organizzato dall’Arci di Siena. Anche quest’anno il premio avrà Adriano Scarpelli come direttore. Info e bando completo su www.premioformicherosse.org

sportello legale VIAREGGIO Uno sportello legale

a sostegno dei cittadini e delle cittadine migranti, ma non solo. È riaperto, dopo la pausa estiva, e sarà disponibile ogni mercoledì dalle 15.30 alle 18.30, presso la sede del comitato Arci versiliese, in via Regia 68. Un’iniziativa fortemente voluta dalla dirigenza locale dell’associazione, anche e soprattutto per cercare d’intercettare quella fascia di marginalità sempre più presente sul territorio e che ha maggiori difficoltà ad interfacciarsi con i diritti e doveri di cittadino. viareggio@arci.it

corsi e conferenze SAN POLO D’ENZA (RE) Il

circolo Arci Pontenovo mette in cantiere un ricchissimo calendario di corsi e conferenze per l’autunno-inverno. Gli argomenti, come sempre, spaziano tra diversi campi della cultura: dalla filosofia all’astronomia, alla musica, alla storia locale, al benessere animale. Le conferenze sono ad ingresso gratuito: per i corsi è previsto un piccolo contributo economico. Si comincia con il corso di filosofia: quattro giovedì a partire dal 16 ottobre. giorgiograssi2003@libero.it

corso di fotografia CORATO (BA) Il 22 ottobre ha

inizio il corso di fotografia organizzato dal circolo La locomotiva. Le lezioni saranno tenute dal fotografo Alessandro De Leo. Si alterneranno lezioni frontali a lezioni di carattere pratico. Non è richiesta alcuna conoscenza preliminare.

arcilalocomotivacorato@gmail.com

iniziativa al merlin MONTEREALE VALCELLINA (PN) Il 18 ottobre alle 21 al

circolo Tina Merlin sarà presentata l’iniziativa Da Trieste a Zara e altri viaggi in kajak, filmati a cura di Aldo Zaoro ed Emilio Rigatti. www.arcitinamerlin.it


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Alla scoperta del luppolo con il circolo La Staffetta A cura dei soci del circolo Arci La Staffetta

«Ma te, lo sai com’è fatto il luppolo?» Una domanda che, noi del circolo verde Arci La Staffetta di Vecchiano (PI), ormai poniamo con la stessa aspettativa di reazione di «Il coccodrillo come fa?». Lungi da noi qualsiasi giudizio in merito a questa ‘inconsapevolezza’ generale su come sia fatto fisicamente l’ingrediente principe della bevanda più bevuta (o quantomeno tra le più bevute) al mondo. Anche molti dei nostri soci l’hanno scoperto da molto poco. Constatiamo quanto bassa sia la consapevolezza, in questo Paese, di come sia fatta la birra artigianale, e quanto addirittura nulla sia, a volte, l’esperienza organolettica di molti con la stessa. Nella terra in cui tutti sanno più o meno dire due parole sul vino, la birra è spesso relegata a bevanda da ‘sottofondo’. E invece, ancora una volta, siamo contenti di notare quasi la ‘rivelazione’ nel volto di chi scopre quanto sia piacevole sorseggiare la birra artigianale, pasteggiare con la birra artigianale, abbinare la giusta birra artigianale alla giusta portata. Fin da quando siamo nati, nell’aprile del 2012, per noi ha rappresentato sempre motivo d’orgoglio poter ‘mostrare’ il luppolo che noi coltiviamo ed è ancora più bello notare, con curiosità e soddisfazione, le facce incredule di chi ha sempre bevuto la birra in vita sua, ma non ha mai visto il luppolo. Una bella realtà che La Staffetta vuole continuare a vivere, in primis, e a condividere sempre più capillarmente all’interno della nostra ‘sorella maggiore’ Arci. Coltiviamo il luppolo e le altre materie prime per la birrificazione delle nostre ricette (orzo e frumento) ormai da due anni, nell’azienda agricola biologica Vocino, partner della nostra associazione, in Puglia, precisamente a Sannicandro Garganico. Fare filiera per noi è fondamentale all’interno di un mercato che ti vuole solo come ingranaggio di un meccanismo del quale non è dato averne piena conoscenza.. fare filiera brassicola, poi, è una sfida ancora più eccitante per la sua unicità in Italia, ed estremamente più stimolante se fatta all’interno di una associazione molto complessa come l’Arci, dove è sempre più forte il dibattito sull’autoimprenditorialità e sull’impresa sociale come propaggine operativa del lavoro ‘culturale’ che la stessa Arci fa, da ormai quasi 60 anni, nei suoi circoli e nelle sue case del popolo. Siamo arrivati alla seconda raccolta di luppolo quest’estate, dopo un anno che ci ha visti particolarmente attivi nel promuovere la nostra birra artigianale nella provincia di Pisa e non solo. Lo abbiamo fatto principalmente attraverso i gruppi d’acquisto solidale, vero e proprio marchio di fabbrica de La Staffetta; distribuiamo il nostro prodotto imbottigliato solo all’interno di questo circuito, il che ci sta connotando sensibilmente dal punto di vista della nostra mission principale, cioé fare della birra artigianale un mezzo per evidenziare, nel dibattito pubblico, alcuni temi molto importanti come la riscoperta di stili di vita sostenibili per l’uomo, per gli animali e per l’ambiente; il rispetto del lavoro e la sua considerazione in termini di qualità di un prodotto; la responsabilizzazione giovanile sull’uso dell’alcol. Con la nostra prima spillatrice, invece, portiamo la nostra birra alla spina in giro per la provincia di Pisa, cooperando con altri circoli e associazioni nella creazione di eventi sportivi e musicali, usandola sempre a mò di testa d’ariete per veicolare il nostro messaggio di valorizzazione degli sport naturalistici e della buona musica live. Fb Associazione ARCI ‘La staffetta’

daiterritori

Compie 100 anni la Casa del Popolo di Quinto Alto La casa del popolo di Quinto Alto di Sesto Fiorentino (FI) compie 100 anni. E festeggerà questo importante traguardo con una serie di iniziative in programma nei prossimi due fine settimana e aprendo gli archivi documentali alla ricerca delle fotografie storiche che raccontano le prime associazioni e la cooperativa, all’epoca chiamata La concordia, già presenti dal 1880. I festeggiamenti prenderanno il via il prossimo 18 ottobre alle 21.15 con la prima dello spettacolo teatrale La notte del centenario, con la compagnia Gli alti e i bassi che ha sede proprio presso la Casa del popolo in via Venni. Si continua domenica 19

alle 15 con una partita amichevole tra i circoli storici del territorio, mentre alle 17 sarà inaugurato il bassorilievo commemorativo in ceramica realizzato dall’artista Roberto Ceccherimbi e alle 18 sarà presentato il libro Storia di una cooperativa La concordia di Quinto Alto di Monica Benvenuti e Francesca Gambacciani. A presentare il volume, con prefazione del Governatore della Regione Enrico Rossi e dell’ex sindaco sestese Gianni Gianassi, sarà il presidente di Arci Firenze Jacopo Forconi. Sabato 25 alle 21,30 è fissata la premiazione del concorso fotografico La mia casa del popolo cui seguirà, alle 22, il concerto della School of Rock. Il finale dei festeggiamenti sarà a tavola: domenica 26 è fissato infatti il pranzo di finanziamento con gran grigliata conclusiva.


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culturascontata i tanti vantaggi della tessera Arci

w w w. a r c i / a s s o c i a r s i . i t a cura di Enzo Di Rienzo

Festival Internazionale del film Roma - Auditorium Parco della

Musica, fino al 25 ottobre. La Selezione

Ufficiale della IX edizione del Festival del Film di Roma è formata quest’anno da quattro linee di programma: Gala (selezione di grandi pellicole della nuova stagione), Cinema d’Oggi (film di autori sia affermati che giovani), Mondo Genere (film appartenenti ai più diversi generi cinematografici) e Prospettive Italia (nuove linee di tendenza del cinema nazionale di fiction e documentaristico). La rassegna di film per ragazzi verrà curata dalla sezione autonoma e parallela Alice nella città invece. Gli spettatori saranno i veri protagonisti e premieranno i film di tutte le sezioni. www.auditorium.com

Wolgang Weileder Bologna - MAMbo - Museo d’Arte

Moderna, fino all’8 dicembre. Le opere di Wolfgang Weileder sono investigazioni sulla relazione tra il tempo e lo spazio e sull’interconnessione tra permanenza e transitorietà. In quest’ottica si colloca il progetto Meridiano, che comprende stampe fotografiche di grande formato selezionate dalla serie dei Seascapes, dedicata a pesaggi marini di diverse località europee ripresi nelle ore che precedono e seguono il tramonto. www.mambo-bologna.org

Scenario di terra Rovereto - Mart di Rovereto, fino all’8 febbraio 2015. Scenario di

terra è il nuovo progetto che il Mart dedica al paesaggio, inteso come uno dei luoghi d’elezione dell’esperienza umana. Il percorso espositivo si propone, attraverso un libero movimento nel tempo, nei media e nelle produzioni artistiche, di narrare alcuni momenti di sintesi nel rapporto fra l’uomo e il suo ambiente. www.mart.trento.it

Fotografia. Festival Internazionale Roma - Macro 27, fino all’11 gennaio

2015. Una grandissima esposizione con

oltre cinquemila partecipanti e un pubblico attento e di qualità. La XIII edizione di Fotografia - Festival Internazionale di Roma - è dedicata al Ritratto, inteso non solo come genere che ha accompagnato sin dall’inizio la storia della fotografia, ma anche come strumento di analisi della società contemporanea. www.fotografiafestival.it

società

Faitrade Italia: 20 anni di commercio equo Oggi si chiama Consorzio Fairtrade Italia e fa parte del più grande network globale di certificazione del commercio equo. Ma nel 1994, quando è nato, si chiamava TransFair ed era un’associazione: riuniva i soggetti propri del commercio equo e alcune delle maggiori organizzazioni sociali e Ong italiane. Tra i primi ad accogliere la sfida anche Arci, tra i fondatori del Consorzio. Una sfida impegnativa: diventare soggetti veri del cambiamento attraverso un marchio di garanzia che portasse i prodotti del commercio equo non solo nelle botteghe del mondo ma anche all’interno della distribuzione organizzata, raggiungendo sempre più consumatori e sostenendo sempre più produttori nei Paesi in via di sviluppo. Oggi in Italia i prodotti certificati Fairtrade sono oltre seicento, venduti in più di cinquemila punti vendita per un totale di 76,3 milioni di euro spesi nel 2013: quasi il 17% in più rispetto al 2012. All’inizio fu il caffè, poi arrivarono il tè, il cacao, le banane e il cotone. Oggi un consumatore italiano su quattro riconosce il marchio Fairtrade perché lo vede non solo sui prodotti come banane, ananas e fiori freschi, ma molto più che in passato sui succhi di frutta, gli snack, i biscotti, i gelati, i palloni. Fairtrade insomma viene sempre più spesso identificato dai consumatori come un modo di portare ‘più giustizia nel carrello’ attraverso la scelta di prodotti che contribuiscono allo sviluppo sostenibile degli agricoltori dei Paesi in via di sviluppo e dell’ambiente. D’altra parte viene riconosciuto dalle imprese come un anello fondamentale della responsabilità sociale d’impresa e diventa manifestazione riconoscibile della volontà delle aziende di gestire efficacemente le problematiche d’impatto sociale ed etico dei loro prodotti. In tutto questo l’Arci c’è stata dall’inizio e c’è ancora, partner di numerose attività tra le quali, per citare uno dei casi più recenti, lo studio e la successiva sperimentazione di una certificazione Local Fair Trade, ovvero di filiere etiche anche per le produzioni nazionali. La celebrazione del ventennale di Fairtrade Italia, tra i vari eventi, prevede un incontro presso la Camera dei Deputati il 23 ottobre a Roma, con il Sottosegretario Bobba, l’on. Leonardo Impegno – primo relatore in X commissione - e altri parlamentari da tempo impegnati in una proposta di legge di sostegno del

commercio equo. Seguirà un momento conviviale di festeggiamento con le persone che hanno lavorato in questi anni con Fairtrade presso lo spazio Fandango in via dei Prefetti a Roma. Il tema dei consumi sostenibili è stato approfondito nel convegno organizzato a Padova lo scorso 10 ottobre, dal titolo Fairtrade e i consumi etici: oltre la responsabilità sociale d’impresa. Un incontro pubblico con aziende e produttori, per scoprire in che modo le aziende possono svolgere un ruolo nella promozione della sostenibilità sociale, economica ed ambientale attraverso la certificazione etica Fairtrade. Durante l’incontro è stata presentata una ricerca di mercato realizzata nel 2014 sui consumi etici e sul Marchio Fairtrade in Italia. www.fairtradeitalia.it

arcireport n. 33 | 16 ottobre 2014 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Carlo Testini Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 18.30 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/


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