Arcireport n 33 2015

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arcireport

settimanale a cura dell’Arci | anno XIII | n. 33 | 2 ottobre 2015 | www.arci.it | report @arci.it

Ingrao e l’Arci: un filo che non si spezzerà mai di Luciana Castellina Presidente onoraria Arci

Quando Tom mancò Pietro Ingrao aveva già quasi novant’anni. Ma ci tenne ad essere anche lui lì quella triste mattina in cui ci ritrovammo in tantissimi, e diversi, nel salone di via Monti di Pietralata dove al presidente dell’Arci demmo l’ultimo, accorato saluto. Essere venuto fino a lì non era, per il vecchio dirigente del PCI, un atto dovuto. Era una scelta che nasceva, io credo, da una consonanza profonda con Tom, umana più che politica, o meglio per il modo, umanissimo, che gli era comune, di vivere la politica. Nonostante le evidenti differenze di biografia generazione ruoli e cultura c’era, fra i due, questo ‘comune’: il pensare alla politica come fatto collettivo, come - innanzitutto - relazione con gli altri, e dunque comprensione. Penso al Tom del ‘lampadiere’, che fa luce all’indietro perchè anche gli ultimi vedano, e non davanti a sè per emergere e meglio competere. Non si tratta di un dettaglio. Soprattutto per l’Arci.

Ed è per questo che la figura di Pietro Ingrao ci riguarda da vicino. Quando l’ex presidente della Camera dei Deputati scriveva che «il voto non basta», intendeva dire che la democrazia è cosa assai più ricca e complessa, che è fatta di trasformazione del popolo - tutto il popolo, non solo delle sue élites - in soggetto consapevole, in protagonista, in ‘sovrano’, come diceva Gramsci. Per poter non solo recarsi alle urne ma deliberare. Indurre questa trasformazione significa costruire una democrazia organizzata come componente necessaria a dar senso alla rappresentanza politica delegata. Qualcosa di assai diverso dalla semplice ‘società civile’, che di per sè può finire per essere solo un informe aggregato di individui, o l’espressione di una molteplicità di proteste ma di deboli progetti, fatalmente subalterna all’egemonia del potere. Ebbene cosa è l’Arci se non proprio questo tentativo di costruire nel paese una democrazia organizzata che dia contenuti al voto,

che corregga gli abusi del potere? In questo senso l’Arci è un organismo politico; e poco senso ha la diatriba su cosa debba prevalere nell’attività dei circoli, se lo svago o il volontariato, se il movimento o la protezione sociale. Il punto sta nel come ciascuna di queste cose viene fatta: se è solo per appagare bisogni individuali oppure con la consapevolezza di costruire, per l’appunto, quella componente essenziale della politica che è la democrazia organizzata. E cioè quanto assillava Ingrao, cosciente della crisi dei partiti politici tradizionali e tuttavia convinto della necessità di trovare forme stabili di espressione della società, esperimenti di autogoverno. Vorrei dire, in conclusione, che per l’Arci il lutto per la morte di Pietro Ingrao non è un lutto qualsiasi. Non basta piangerlo, bisognerebbe lavorare ancora sulle cose che ha insegnato (che per certi versi significa anche tener viva la memoria di Tom, che è stato - nella sostanza - un ‘ingraiano doc’).


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A due anni dalla strage del 3 ottobre nulla è stato fatto per evitare altre morti di Walter Massa coordinatore Arci Immigrazione e Asilo

Sono già passati due anni da quel tragico 3 ottobre 2013 senza che nulla sia cambiato in meglio. Nonostante i nostri sforzi e quelli di tanti altri, al 3 ottobre abbiamo dovuto affiancare le date del 13 e del 21 aprile e molte altre giornate segnate da morte, disperazione e indifferenza. La proposta di legge per l’istituzione della Giornata della Memoria e dell’Accoglienza è ancora ferma in Parlamento nonostante gli impegni assunti dalle più alte cariche del Governo. E intanto si continua a morire in mare come in autostrada, senza che i Governi europei siano in grado di segnare una svolta umanitaria e politica in modo serio e lungimirante. L’immigrazione oggi rappresenta la vera questione politica, in grado di mutare, in modo significativo, intere comunità nazionali. A fronte di ciò le risposte non solo non sono all’altezza, ma si riducono spesso a tentennamenti, prese di posizione ambigue, annunci che ci provocano vergogna e disgusto. Non ci sono mezze misure, non ci devono essere tentennamenti nel far applicare la di-

rettiva 55/2001 che prevede un piano di ripartizione europeo serio, l’attivazione di risorse straordinarie e l’emissione di un permesso di soggiorno temporaneo europeo. Questo è quel che da anni si sarebbe dovuto fare, in primis per fermare una delle catastrofi umanitarie più imponenti della nostra recente storia. Al contrario, le pulsioni nazionaliste e razziste portano l’Europa lontano dal buon senso, incapace di indicare una strategia e, contestualmente, ostaggio di chi punta alla chiusura delle frontiere e a processi poco chiari e trasparenti di esternalizzazione. Processi dove spesso la logica coloniale prevale sul resto, per cui a fronte di impegni assunti dai paesi di provenienza e/o partenza vi è la contropartita monetaria da parte dei Paesi europei. Ciò che per legge non si può fare in Europa, lo facciamo in casa d’altri pagando. Questo è dunque il quadro dentro il quale si colloca la data del 3 ottobre, sulla quale riascolteremo annunci e parole vuote. Anche senza l’ufficialità del Parlamento, l’Arci celebrerà il 3 ottobre; ricorderà coloro

Accoglienza è integrazione Il 3 ottobre 2013 un barcone carico di profughi naufragava nelle acque al largo di Lampedusa. Circa quattrocento persone perdevano la vita. Per tenerne viva la memoria e rilanciare il dibattito sull’accoglienza, il circolo Arci Amari di Caltagirone organizza la terza giornata dell’accoglienza e della memoria, dal titolo Accoglienza è Integrazione. Il programma inizia al mattino con il torneo di calcetto Un Calcio al Razzismo. Alle 11.30, presso il cimitero monumentale di Caltagirone, avrà luogo una commemorazione interreligiosa in ricordo delle vittime del naufragio. Alle 17 si terrà il dibattito dal titolo Accoglienza è Integrazione. Vi parteciperanno il presidente del circolo Arci Amari Hassan Maamri, il presidente di Anci Sicilia Leoluca Orlando, l’onorevole Erasmo Palazzotto, il Sindaco di Palagonia Valerio Marletta, il Presidente Arci Liguria Walter Massa, il Presidente Arci Sicilia Salvo Lipari e un rappresentante della Diocesi di Caltagirone. Il dibattito sarà preceduto da un’introduzione poetica di Alfio Guzzetta e dalla proiezione del video AsylEasy del circolo Melquiades di Catania. Alle 19.30, in Piazza Municipio, i ragazzi del Liceo Classico Secusio, Liceo Scientifico E. Majorana e dell’IPSIA C.A. Dalla Chiesa presenteranno i lavori finali dei workshop di arte-terapia, musica, teatro e pittura curati da Renato Alario, Innocenzo Carbone, Miriam Pace e Lara Pedilarco. La giornata si concluderà a partire dalle 21, in Piazza Municipio, con i concerti di musica popolare dei Torkio e dei Giringiro.

che non abbiamo mai conosciuto e si stringerà vicino ai superstiti e ai parenti degli scomparsi. Lo farà chiedendo nuovamente l’apertura di canali umanitari, l’attivazione di un programma europeo di ricerca e soccorso e soprattutto scelte politiche che portino l’intero continente verso un sistema d’asilo europeo. Ci appelliamo ai circoli, ai nostri soci affinchè, allo straordinario impegno diretto nell’accoglienza che contraddistingue l’operato di moltissimi comitati e volontari, si unisca una forte presa di coscienza popolare contro un’Europa oggi fondata sui cadaveri di migliaia e migliaia di persone, ‘colpevoli’ di aver cercato rifugio, protezione e un futuro migliore. Anche questo 3 ottobre, dunque, sia per l’Arci una giornata di mobilitazione concreta, dedicata all’informazione e all’attivazione di micro iniziative di accoglienza diffuse su tutto il territorio, che rappresentino la migliore risposta al cinismo e al razzismo dei governi e dei mestieranti della paura. Ne ha bisogno la nostra umanità prima di tutto.

Arci Siena alla Marcia per la Pace ‘Ricordare per non ripetere’ Un ricordo dedicato ai 400 migranti che persero la vita nel tragico naufragio avvenuto vicino alle coste di Lampedusa due anni fa, il 3 ottobre 2013. È quello che segnerà la presenza dell’Arci provinciale di Siena alla Marcia per la Pace Ricordare per non ripetere, in programma a Siena sabato 3 ottobre e promossa dal comitato provinciale per il centenario della Prima Guerra Mondiale coordinato dall’Anpi. «L’Arci provinciale di Siena - afferma la presidente, Serenella Pallecchi - ha voluto dedicare la sua adesione alla Marcia per la Pace al ricordo dei migranti morti due anni fa al largo di Lampedusa per rendere omaggio a una tragedia che ancora colpisce per l’alto numero di vittime e che, purtroppo, non è stata l’ultima. Il tema dei migranti che fuggono da guerre, miseria e persecuzioni, della loro accoglienza e integrazione è di grande attualità, anche sul nostro territorio, e ci vede coinvolti in prima persona. Per questo, vogliamo chiedere con forza, in un’occasione importante come il ricordo della Prima Guerra Mondiale, che non ci siano mai più guerre e stragi di migranti e che si attivino corridoi umanitari e politiche europee nella direzione della solidarietà e del riconoscimento dei diritti di ogni essere umano».


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solidarietàinternazionale

A Beirut un’esperienza interessante sull’antirazzismo e i lavoratori migranti di Simone Ferretti responsabile Immigrazione Arci Toscana

Quella libanese è una società in cui la guerra civile ha lasciato non solo cicatrici, ma ferite ancora aperte e profonde. Una società di stampo comunitario e confessionale, che si regge su un equilibrio precario, sempre sull’orlo di nuovi scontri, e con una situazione complessa sul fronte immigrazione. A fronte di circa 4 milioni di libanesi, in Libano ci sono oggi 1.400.000 profughi siriani e 400mila profughi palestinesi. Proprio l’afflusso di profughi dal confine siriano, negli ultimi 4 anni, ha portato alla nascita di molte nuove associazioni che ogni giorno, tra mille difficoltà per noi inimmaginabili, si impegnano per costruire un percorso di dialogo tra i diversi gruppi. Una delegazione di Arci Toscana si è recata in questi giorni in Libano per verificare lo stato dell’arte di un percorso che la vede da anni impegnata su quei territori e per incontrare, tra gli altri, i rappresentanti di una delle associazioni più attive nella zona di Beirut: ARM - Anti Razism Movement, nata 3 anni fa grazie all’impegno di un gruppo di giovani volontari, per difendere i diritti dei migranti.

ARM, in collaborazione con i leader delle comunità migranti, conduce un puntuale lavoro promuovendo con iniziative e campagne l’auto-organizzazione delle diverse comunità, con un focus sulle lavoratrici e sui lavoratori migranti, soprattutto collaboratrici e collaboratori domestici, vittime di un sistema di sfruttamento legalizzato. Sono circa 250mila, infatti, i lavoratori migranti in Libano che, per la maggior parte, sono sfruttati grazie a leggi sul lavoro discriminatorie, e non hanno regole e norme di riferimento che disciplinano il loro specifico settore. Tutto questo è possibile grazie a una legge sull’immigrazione che trova il suo fondamento sul così detto ‘sistema di sponsorizzazione’ - nei fatti non molto distante dall’idea che era alla base della legge Bossi-Fini - che esclude la possibilità di visti turistici per chi proviene da alcuni paesi, soprattutto del sud-est asiatico e Africa centrale, e prevede che l’ingresso in Libano e il rilascio del permesso di soggiorno sia subordinato all’invito da parte di un datore di lavoro che poi, di

fatto, dispone del lavoratore. Il lavoro di ARM è di un’importanza e concretezza tali che, entro il 2016, l’associazione passerà da 1 a 3 centri nella zona di Beirut (dove più alto è il numero di migranti) e ad oggi è frequentata da circa 200 persone, per la maggior parte donne, lavoratrici domestiche che hanno imparato a organizzarsi per rivendicare i propri diritti, tanto da guadagnarsi all’inizio del 2015, finalmente, anche la difesa da parte del sindacato, con la nascita di una nuova categoria che rappresenta circa 500 persone iscritte, e la cui classe dirigente si sta formando proprio insieme e grazie ad ARM. Una realtà determinante per la formazione di una consapevolezza dei propri diritti da parte delle fasce più deboli, con la quale scambiarsi buone pratiche e aprire un confronto su tutto il mondo mediorientale. Un percorso che crediamo debba essere al centro di una più ampia costruzione di una rete per i diritti dei migranti nel Mediterraneo, percorso nel quale Arci Toscana vuole investire il suo impegno nei prossimi mesi.

Continua la campagna di sostegno ai centri di solidarietà sociale in Grecia Lo scorso 19 settembre una delegazione composta dalla presidente nazionale Francesca Chiavacci, da Greta Barbolini e da Raffaella Bolini ha consegnato i primi 30mila euro raccolti nell’ambito della campagna Dalla parte giusta: con l’Europa dei popoli, che ha lo scopo di dare una risposta immediata all’emergenza sociale in Grecia, concludendone così la prima fase. I 30mila euro, raccolti in meno di due mesi, sono stati consegnati a Solidarity for All, struttura di servizio per i centri di solidarietà sociale attivi in Grecia. Una parte dei fondi sarà utilizzata per finanziare la fornitura gratuita di quaderni agli studenti delle scuole primarie che vivono in povertà all’inizio dell’anno scolastico. Ne sono già stati stampati e distribuiti 33mila. Un’altra parte per fornire kit igienici con generi di prima necessità (assorbenti, pannolini, sapone, dentifricio...) ai profughi che continuano ad arrivare in gran numero sulle isole greche. Oltre alla coordinatrice di Solidarity for all, Myrto Bolota, la delegazione Arci ha anche incontrato la Ministra uscente

degli Affari Sociali nel governo Tsipras, Theano Fotiou, attivista del sociale eletta da Syriza e coordinatrice di Solidarity for All negli anni della sua nascita e sviluppo. Haris Golemis, direttore della Fondazione Nikos Poulantzas che fa parte di Transform Europa e che la delegazione ha incontrato insieme alla Ministra, ha proposto all’Arci di lavorare insieme per costituire una commissione di autorevoli organizzazioni sociali europee, che si prenda l’impegno di svolgere missioni ad Atene ogni tre mesi. L’iniziativa politico-culturale deve andare di pari passo con la campagna di raccolta fondi, che permette a tanti di fare qualcosa di concreto per esprimere il sentimento di solidarietà e vicinanza nei confronti della popolazione greca. L’Arci si sta quindi attrezzando per sostenere l’iniziativa per la stagione 2015-2016. Dibattiti, proiezioni di film su cui si sta impegnando Ucca, cene di raccolta fondi sono tutte occasioni per mantenere alta l’attenzione e dare continuità alla raccolta fondi. A breve, insieme a Solidarity for All, verranno definiti i prossimi obiettivi

specifici ai quali la raccolta sarà destinata. Si è concordato con la coordinatrice di Solidarity for all di dare vita ad una campagna di gemellaggi tra circoli e/o comitati Arci con le strutture di solidarietà sociale di base. L’Arci si impegna a favorire gemellaggi di queste strutture con comitati e circoli, in modo da poter facilitare relazioni dirette fra attivisti e volontari impegnati nel territorio ad affrontare problematiche simili. Chi è interessato ad impegnarsi in un gemellaggio può scrivere a solidarietagrecia@arci.it. Un viaggio ad Atene con i comitati e circoli impegnati nella campagna si terrà entro la fine di novembre, per visitare i centri di solidarietà. La prima visita di comitati e circoli Arci in Grecia sarà finalizzata a mettere in comunicazione le attività dei centri di solidarietà sociale e ad attivare i gemellaggi. Sarà anche un momento di discussione su esperienze e buone pratiche che possono essere reciprocamente utili a crescere e migliorare le attività in Italia e in Grecia.


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diritticivili

La rivoluzione a colpi di bouquet entra alla Camera Pubblichiamo l’intervista a Maria Pecchioli, regista del documentario Lei disse sì che l’Arci ha proiettato alla Camera lo scorso 29 settembre. Era presente, oltre alla regista e alle due protagoniste Lorenza Soldani e Ingrid Lamminpää, la presidente nazionale dell’Arci. Maria, ci racconti il percorso che ha portato alla realizzazione del documentario ‘Lei disse sì’? Lei disse sì è un percorso iniziato a fine 2012 quando Ingrid e Lorenza hanno annunciato ai loro amici l’intenzione di sposarsi nell’estate successiva. Tra la sorpresa e l’emozione ho preso consapevolezza di poter dare voce attraverso la loro esperienza a tutte le coppie omosessuali che in Italia non hanno diritto a sposarsi. Insieme ad Ingrid e Lorenza abbiamo raccontato in prima persona i preparativi del matrimonio e abbiamo lanciato sul web un videoblog che raccoglie pillole video del loro quotidiano. Abbiamo ricevuto tanti ringraziamenti e complimenti per un racconto che uscendo dagli stereotipi consente uno sguardo vivace e allegro di un amore che sta per consolidarsi dando spazio alla quotidianità e la vita di una coppia lesbica. L’entusiasmo e la complicità di una larga fetta della società civile, oltre che il vuoto legislativo, ci ha convinto dell’urgenza di portare avanti la documentazione su questo percorso di vita, abbiamo così attivato una raccolta fondi (crowdfunding) per raccogliere il budget necessario alla produzione del documentario, che racconta il viaggio di Ingrid e Lorenza attraverso l’Europa, fino in Svezia dove il percorso di amore e relazione della coppia può consolidarsi attraverso il matrimonio come rito e come progetto di vita comune. Come viene accolta la presentazione del documentario in giro per l’Italia? Il documentario, uscendo dall’idea di inchiesta e reportage, ha la forza dell’inclusività, coinvolge in modo diretto lo spettatore portandolo in viaggio con le spose e con la comunità di amici che le accompagnano. Questa immediatezza e

coinvolgimento spingono il pubblico ad uscire dall’opinione e accendere una riflessione più diretta e meno pregiudiziale

sul tema dei diritti civili. Solitamente il pubblico italiano tende a sottolineare l’assenza della famiglia di Ingrid partecipando emotivamente a questo vuoto, riflettendo quindi su quanto l’emarginazione e il pregiudizio sono strumento di dolore e separazione per tutta la società, dove la condivisione e la partecipazione ispirate dallo spirito egualiatario sono invece motore di benessere e rispetto. Al tempo stesso si prende consapevolezza di non poter delegare esclusivamente ad individui o a nuclei familiari la responsabilità sui temi di diritto ed eguaglianza; è invece necessario l’intervento dello Stato a proteggere i diritti di tutta la cittadinanza e delle minoranze in modo da consentire ad ogni cittadino di realizzarsi nella propria felicità e nella dignità di essere umano. Cos’ha significato per voi poter presen-

tare il documentario alla Camera dei Deputati, anche alla luce del continuo rinvio in Parlamento dell’approvazione della legge sulle unioni civili? Presentare il film alla Camera è stato per noi un passo importante, un punto d’arrivo rispetto al nostro percorso che si propone come rinnovato inizio e spinta al dialogo che la comunità Lgbtq porta avanti da tempo verso un cambiamento tangibile della politica. Vero è che pur ponendoci come strumento di sensibilizzazione e riflessione col mondo politico, la nostra energia si concentra molto fuori dai palazzi perché pensiamo che le persone e i nostri concittadini siano il vero motore del cambiamento grazie a un rinnovato senso delle parole eguaglianza, libertà e fratellanza. Non ci stupisce l’ennesimo rinvio della discussione di un decreto legge già minato e rastrellato da un numero infinito di emendamenti che lo fanno sembrare una forma di formaggio più che un passo avanti rispetto ai diritti civili. In ogni caso confidiamo nella grande forza positiva e ispiratrice che arriva dall’Irlanda, l’Europa e la Corte costituzionale americana. Forse i giochi della politica non sono pronti, ma il popolo italiano, in tema di diritti, perché dovrebbe essere da meno di quello di altri paesi democratici? L’Arci, insieme ad altre associazioni LGBTI, aderisce alla campagna #lostessosi per il matrimonio egualitario, che ha finora raccolto circa 15mila firme online. Pensate che questo strumento, così come il vostro blog, sia utile per sensibilizzare le persone su questo tema? Portare un messaggio di sostegno ai diritti negati all’individuo anche laddove non se ne sia coinvolti in prima persona, ma per senso civico ed etico, muove al rispetto della dignità umana, è un segno forte e tangibile della cura impiegata nel migliorare la società civile. In questo quadro crediamo che l’impegno di Arci e di tutti i soggetti coinvolti nella campagna #lostessosi sia un esempio positivo, non solo utile ma indispensabile alla sensibilizzazione e al coinvolgimento.


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culturaeinformazione

Dal 2 al 4 ottobre il mondo si dà appuntamento a Ferrara Dal 2 al 4 ottobre torna il festival di Internazionale a Ferrara, che inaugurerà con l’assegnazione del premio giornalistico Anna Politkovskaja a Asif Mohiuddin, blogger e attivista bangladese, che promuove il pensiero laico e si occupa di fondamentalismo religioso, secolarismo, diritti civili e libertà d’espressione. Il premio è supportato da Arci. Filo conduttore di questa edizione il tema delle nuove frontiere. Nuove frontiere intese in senso geografico, il Mediterraneo crudele attraversato dai migranti in cerca di orizzonti europei, ma anche le coste australiane, nuova terra di speranza per i popoli afghani, e ancora i confini di fili spinati dismessi tra Cuba e Stati Uniti. Ma le frontiere non sono solo fisiche, riguardano anche il modo di intendere i diritti, le libertà collettive e individuali, sono uno strumento per confrontarsi con l’ignoto. E in questo senso è imperdibile l’evento di chiusura del festival che vedrà Adriano Sofri e Zerocalcare per la prima volta insieme. Come per ogni edizione, sono tanti gli appuntamenti da non perdere e i temi da seguire con attenzione. Diritti dei migranti, lotta alle discriminazioni di genere e libertà di stampa, con grande attenzione alla politica nazionale e internazionale. I grandi nomi del giornalismo internazionale per tre giorni animeranno Ferrara, trasformando la città nella redazione più bella del mondo. Ci sarà Van Reybrouck, autore di Congo, il libro considerato il memoriale epico di un continente, che sarà intervistato dal premio Strega, Nicola Lagioia. Poi Serena Dandini dialogherà con l’economista Andrea Baranes , per far diventare accessibile anche ai ‘non addetti ai lavori’ i temi e i termini più complessi della finanza internazionale. Un incontro sarà dedicato all’ascesa della letteratura di fantascienza irachena, per raccontare come il paradosso letterario possa diventare strumento di denuncia e indagine della realtà. A Ferrara anche Serge Michel, giornalista di Le Monde, Howard Waring French, giornalista del New York Times e autore del best seller China’s second continent; Nargis Nehan, fondatrice di Equality for peace and democracy a Kabul, Ong impegnata da anni nella lotta per la parità di genere e per i diritti dei più giovani, il giornalista afghano Mujib Mashal, la prima giornalista afroamericana a vincere il premio Pulitzer Isabel

Wilkerson, il geografo premio Pulitzer per la saggistica Jared Diamond, autore del libro Da te solo a tutto il mondo. Inoltre non mancheranno workshop, incontri con i giornalisti di Internazionale per raccontare i dietro le quinte della rivista, presentazioni di libri e spazi dedicati ai più piccoli e un grande spettacolo serale sulle note di Paolo Fresu. Il programma completo su http://www.internazionale.it/festival/

Il prossimo numero di Left sabato in edicola Non è vero che la nostra sanità è fonte di sprechi. Anzi, i servizi sanitari italiani sono tra i più efficienti al mondo. È vero invece che tra i Paesi dell’Ocse l’Italia è uno dei pochi che riduce la spesa per la sanità e che laddove come la Lombardia - è stato scelto un approccio privatistico, questo sì, produce sprechi e ipermedicalizzazione. Sul prossimo numero di Left Pietro Greco analizza a fondo la situazione della Salute pubblica dimostrando l’incongruenza del decreto Lorenzin che prevede tagli a esami clinici importanti come le Tac, le risonanze o le semplici analisi del sangue. Con questo provvedimento, la prevenzione verrebbe colpita e si creerebbero diseguaglianze sociali ancora più gravi di quelle già esistenti. In più, il decreto mina il rapporto tra il medico e il paziente, visto che a decidere se alcune prescrizioni sono ‘appropriate’ sarà un funzionario della Asl che avrà il mandato di sanzionare il medico ‘disobbediente’. Se la sanità pubblica è minacciata dai tagli, anche la formazione non sta bene. Anzi, se non si prevedono risorse, l’università italiana è destinata a scivolare nel baratro. Mentre si attendono provvedimenti del governo, su Left la radiografia degli atenei italiani, ultimi in Europa per numero di laureati e per finanziamenti pubblici. Left non può non ricordare Pietro Ingrao, attraverso il racconto di Andrea

Satta, voce dei Tête de bois, che hanno curato la colonna sonora del film di Filippo Vendemmiati sulla vita del grande politico appena scomparso Non mi avete convinto. Quello che emerge è il ritratto di un vecchio compagno e di un poeta «sospeso fra la Luna e Lenola». E ancora: l’incontro con Corradino Mineo che a 360 gradi parla di riforma Rai, del Pd e del Parlamento che «non conta più nulla». E poi un’inchiesta sull’industria della musica, uno dei tanti aspetti del Mei (Meeting delle etichette indipendenti) di Faenza, a cui partecipa anche Left. Negli esteri il punto sul nuovo governo Tsipras tra memorandum da rispettare e uomini dell’ex Pasok che stanno cambiando il volto di Syriza. Fino alla Spagna dove Iglesias deve fare i conti con il voto in Catalogna che ha visto Podemos in netto calo. Umberto De Giovannangeli racconta tutti i muri del mondo mentre dalla Germania arriva la storia - fatta anche di autoscatti - di Nasim, un giovane afghano che dopo un interminabile viaggio ha trovato una vita in Germania. Per la letteratura, parla di mare, di migranti e di libertà, Björn Larsson, lo scrittore svedese celebre per La vera storia del pirata Long John Silver, mentre Adriano Prosperi racconta - attraverso il libro 24/7 Il capitalismo all’assalto di Jonathan Crary - chi ruba il tempo, cioè l’ultimo tentativo «di un dominio di forze incontrollabili sulla nuda vita».


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versol’assembleadeicomitati

Verso l’Assemblea nazionale dei comitati territoriali

Continuiamo ad ospitare su Arcireport, in vista dell’Assemblea dei presidenti dei comitati territoriali Arci che si terrà a Roma il 10 e 11 ottobre, i loro contributi. Questa settimana, intervengono Stefano Brugnara Arci Bologna, Stefano Kovac Arci Genova, Francesco Arcidiacono Arci Salerno e Michele Cantarini Arci Ancona di Stefano Brugnara presidente Arci Bologna

Il contesto sociale, culturale e politico nel quale operiamo ha subito negli ultimi anni un’evoluzione notevole. La crisi ha giocato ovviamente un ruolo fondamentale, ma sono molteplici i fattori di cambiamento che sono intervenuti modificando profondamente il quadro. L’Arci cerca quotidianamente di rispondere alla sfida del cambiamento, diversificando le proprie attività e ampliando i campi di intervento. Accanto all’attività tradizionale - e sempre fondamentale - di cura e sviluppo della rete associativa si sono strutturate negli anni le iniziative in ambito educativo, i progetti di recupero e rilancio di luoghi strategici della città e del territorio metropolitano, il lavoro sulle questioni legate alla lotta alle mafie. È grande anche l’impegno sui temi culturali, cercando di coniugare l’organizzazione di manifestazioni e rassegne con la riflessione sulle politiche e le strategie in questo settore. La sfida principale dell’oggi è quella di rendere la nostra rete associativa capace di reggere l’urto di fenomeni profondi e strutturali, di natura sociale e culturale ma anche organizzativa e gestionale, e di proiettarla nel futuro. In questo senso credo che quello che viviamo sia anche un periodo di grandi opportunità, se le

sapremo cogliere. Ci ripetiamo spesso che la nostra è l’epoca dell’individualismo, della disgregazione dei legami sociali, del prevalere delle dinamiche di interesse nella relazione tra le persone. Ma non c’è solo questo. Non possono sfuggirci fenomeni nuovi di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, inedite forme di collaborazione finalizzate alla cura del bene comune e alla condivisione dei bisogni per cercare soluzioni concrete in forma collettiva. Discutiamo spesso a Bologna del perché queste realtà non vedano nell’Arci - e nemmeno in altre grandi organizzazioni a dire il vero - un interlocutore utile al raggiungimento degli scopi per cui sono nate. Ed è paradossale che gli enti locali siano stati più rapidi di noi nel cogliere questi fenomeni - basti pensare ai regolamenti sui beni comuni approvati in decine e decine di comuni nel nostro Paese - con il rischio però di dimenticare o dare per scontato, travolti dall’ebbrezza del nuovo, quel patrimonio di idee e pratiche che organizzazioni come la nostra rappresentano. Discorso analogo può essere fatto per quelle realtà, soprattutto giovanili, che aggregano persone attorno a idee e progetti nell’ambito della cultura e della creatività. Progetti

complessi, spesso, che si sviluppano in forme associative, cooperative, imprenditoriali, talvolta contemporaneamente. Realtà di questo tipo sono spaventate dalle rigidità che caratterizzano fisiologicamente organizzazioni come la nostra, e noi dobbiamo essere capaci di offrire loro supporto e strumenti concreti. Da questo punto di vista mi piacerebbe che dal livello nazionale della nostra organizzazione arrivassero più idee, più contributi, che ci fosse maggiore velocità, più adeguata alla rapidità con cui evolvono le situazioni sul territorio. In conclusione credo che l’Arci, a tutti i suoi livelli, debba recuperare quel protagonismo e quella capacità di innovazione che l’hanno caratterizzata nei suoi momenti migliori. Sul territorio di Bologna e provincia sono presenti 115 circoli, che contano nel 2015 46mila soci. Dalle realtà più tradizionali a quelle giovanili, la rete dei Circoli Arci rappresenta un importante presidio sociale per la città, con attività di rigenerazione urbana e di educazione, percorsi di cittadinanza attiva e progetti culturali accessibili costruiti in sinergia con le istituzioni e tante altre realtà del territorio.

di Stefano Kovac presidente Arci Genova

Fra una decina di giorni ci sarà l’assemblea dei presidenti territoriali. Ancora ne sappiamo poco; mi verrebbe da dire troppo poco. Ancora non so se ci sarò: la vita qui in periferia è difficile, e ancora non so se ne valga la pena. Intendiamoci: incontrarsi vale sempre la pena ma incontrarsi è venirsi incontro. Io a Roma magari ci vengo ma chi mi viene incontro? Troppo spesso venire a Roma è stato un gesto unilaterale e da qui si fa fatica. Il rientro dalle ferie è stato difficile. Cerchiamo di portare avanti i nostri temi: cultura, solidarietà, antimafia sociale e mille altri; cerchiamo di portarli in una società distratta e a una politica sorda, concentrata sul suo ombelico, che ti cerca spasmodica

quando servi e non risponde quando serve; e facciamo fatica, fatica a farci sentire, fatica a sentire che lo facciamo in un quadro condiviso all’interno di una strategia comune. Già, la strategia... Quale è la nostra strategia di fronte alla politica da talk show? Quale di fronte ad una società in cui gli egoismi sociali prevalgono sempre e la parola etica è diventata desueta? Questo mi aspetterei dalla mia Arci: una strategia ed una capacità di parlare un po’ di più dei temi che ci coinvolgono ed un po’ meno di noi stessi. Che parlassimo un po’ di più di etica e di temi alti magari anche applicando, poi, questi pensieri a noi, al nostro accapigliarci, al nostro essere ancora fermi a 18 mesi fa. Che fossimo

un po’ più capaci di affrontare i problemi della società in cui viviamo e magari un po’ meno attenti alle nostre piccolezze di cui non interessa niente a nessuno, ormai neanche più a noi. Qui siamo in mezzo fra chi ci chiama sbirri e chi ci considera rivoluzionari d’antan, ma alla fine gli uni e gli altri ci cercano. Non possiamo permetterci di non esserci né al centro né in periferia; l’Arci è necessaria ma lo è se è forte ed ha un progetto politico chiaro. Se avessimo la capacità di alzare la testa e guardare avanti, lontano con sguardo fiero di fieri sognatori i nostri problemi ci parrebbero poca cosa e riacquisteremmo, perfino, la capacità di risolverli. Alziamo lo sguardo dal dito alla luna.


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versol’assembleadeicomitati

Verso l’Assemblea nazionale dei comitati territoriali di Francesco Arcidiacono presidente Arci Salerno

L’Arci nella provincia di Salerno rappresenta una rete di 13 circoli con una media di 2000 tessere. Nasce negli anni ’70 e cresce fino agli anni ’00 con una forte attività culturale e aggregativa. In seguito sul territorio e, nello specifico per il comitato provinciale, le priorità politiche sono diventate l’immigrazione, le politiche giovanili, la lotta alla criminalità organizzata e alle mafie: da oltre 10 anni ci occupiamo di immigrazione attraverso Tam Tam, sportello informativo dedicato agli immigrati che svolge attività di assistenza burocratica ed amministrativa, consulenza legale, consulenza fiscale e previdenziale; sosteniamo l’accoglienza e l’integrazione dei richiedenti asilo e rifugiati attraverso la gestione del progetto SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) che li accompagna in un percorso di integrazione nel territorio, garantendo loro l’orientamento e l’assistenza giuridica; ci occupiamo del contrasto al caporalato e alla tratta a fini prostitutivi degli esseri umani con Ali D’Aquila del progetto Fuori Tratta che consiste in centri di ascolto antiviolenza

e un camper sociale di primo contatto dei braccianti agricoli sfruttati e delle donne prostituite; infine organizziamo corsi di italiano per stranieri e incontri su cultura e pratica dei diritti e cittadinanza attiva. Altro campo nel quale siamo impegnati sono le politiche giovanili attraverso la promozione e la valorizzazione delle culture giovanili e della loro espressione artistica, inoltre svolgiamo attività di supporto ai giovani per il lavoro e la formazione curando il servizio Informagiovani che svolge attività di orientamento, di informazione e di animazione territoriale attraverso eventi, workshop e momenti di confronto. Infine, è forte anche il nostro impegno nella lotta alla criminalità e alle mafie col recupero di due appartamenti confiscati alle mafie a Baronissi, l’aper-

tura di un centro di accoglienza per le donne vittime di violenza e un Centro polifunzionale. Insomma, facciamo associazionismo per favorire l’azione collettiva dei cittadini nell’interesse generale. Ma le principali difficoltà che incontriamo, sia organizzative che politiche, riguardano l’integrazione della nostra rete di servizi con la rete dei circoli presenti sul territorio. In questo senso il tipo di supporto che l’Arci nazionale potrebbe dare riguarda proprio l’agevolazione dei meccanismi di tesseramento. Le nostre aree soffrono di un associazionismo debole (sedi in affitto o poche opportunità di crescita e sostenibilità) e in questo senso i circoli sono fragili. Noi non vogliamo sostenere forme di abusivismo, ragion per cui è importante fornire i gruppi associativi di strumenti forti (agevolazioni in termini economici, bandi, attività di formazione sulla progettualità, ecc.). La diffusione Arci sul territorio nazionale è straordinaria, ma alcuni meccanismi vanno facilitati per generare un rinnovamento e un’entrata di nuove energie stabili all’interno della più grande associazione italiana di promozione sociale.

di Michele Cantarini presidente Arci Ancona

Come credo succeda in varie realtà in cui l’amministrazione locale (nel nostro caso, Comune, Provincia e Regione) è da anni ed anni di sinistra, ciò che lamentiamo qui ad Ancona non è tanto l’ostacolo alla nostra attività politica, quanto una sorta di indifferenza generalizzata delle Istituzioni rispetto alle cose che facciamo. Da anni Arci Ancona affianca il (oppure si potrebbe maliziosamente dire «si sostituisce al») Comune di Ancona nella gestione delle attività culturali soprattutto estive, senza che ciò venga adeguatamente riconosciuto. Per fare un esempio, siamo organizzatori di Acusmatiq, festival di musica elettronica giunto questa estate alla decima edizione, realizzato con collaborazioni altrettanto ‘istituzionalmente’ qualificate, come l’Università Politecnica delle Marche e la stessa Regione Marche, e più in generale gestiamo per tre mesi uno spazio a ridosso della Mole Vanvitelliana, dove è concentrata gran parte dell’offerta estiva di teatro e musica. Ebbene, tutti gli altri Festival estivi organizzati da altre associazioni e/o da privati e/o da Enti collegati allo stesso Comune percepiscono contributi almeno

pari al doppio di quanto concesso ad Arci Ancona, ‘partner’ del Comune da vent’anni, per tre mesi di attività estiva. In pochi anni ad Ancona siamo precipitati in una situazione che vede zero circoli di frequentazione giovanile attualmente aperti. C’erano. Sono stati tutti chiusi, sanzionati, colpiti, denunciati, sottoposti a controlli che hanno dato luogo a processi penali (conclusi con un nulla di fatto, o in via di conclusione positiva: naturalmente raccoglierò documentazione. Ma intanto i Presidenti si sono fatti da parte, e i circoli hanno chiuso). Non dico che dal punto di vista legale il Comune potrebbe sempre intromettersi nelle attività di controllo di Autorità che non fanno capo al Comune stesso, ma i nostri circoli hanno anche subìto sanzioni sul filo dei decibel da parte della Polizia Municipale sulla base di Regolamenti assurdi e incomprensibili, oltre che contraddittori. Di fatto, la chiusura di tutti i circoli di aggregazione giovanile ha determinato un notevole calo dei tesserati nel giro di tre anni. Difficile dire come l’Arci nazionale potrebbe fare per supportare la nostra attività sul territorio. Di fronte ad interlocutori

‘normali’ dovremmo già avere a livello locale una posizione di forza e ‘crediti’ di immagine ormai consolidati. E invece ci tocca pensare e dire che forse paghiamo a livello locale una percezione di Arci a livello nazionale fortemente indebolita. A parte la progettazione, sempre gradita a qualsiasi livello (nazionale, regionale e locale) si dovrebbe tentare di diventare, come Arci nazionale, interlocutore più o meno privilegiato in sede di interventi normativi in materia di associazionismo, per studiare forme di interventi protettivi (per una volta) anzichè distruttivi delle nostre realtà (i circoli), costantemente alla mercè di multe, sanzioni varie e accertamenti fiscali punitivi fondati sul nulla. Al contempo occorre ‘investire’ in formazione: ai presidenti di circoli e comitati si richiedono competenze assurde, cioè legali, contabili e di gestione finanziaria tipiche di una SPA (SRL è troppo poco), onde evitare di incappare appunto in errori (e relative conseguenze) di ogni tipo. Non tutti i comitati hanno un commercialista o un avvocato per presidente. Sperando di non aver accalorato anche la tastiera, vi saluto.


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migranti

Per una buona legge sulla cittadinanza a cura di Asgi

Il Comitato promotore della campagna L’Italia sono anch’io, costituito dalle principali organizzazioni nazionali impegnate nella promozione dei diritti dei migranti, segue con grande attenzione la discussione parlamentare sulla riforma della cittadinanza, che ci ha visti protagonisti di una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare sottoscritta da più di 200mila persone su tutto il territorio nazionale. Il testo approvato dalla Commissione Affari Costituzionali rappresenta certamente un passo avanti rispetto alla legislazione vigente. Tuttavia alcune previsioni ci preoccupano molto e ci preoccupa anche l’assenza di alcune modifiche urgenti alla legge n.91 del 1992. Auspichiamo dunque che la Camera dei deputati prenda in considerazione alcune proposte di modifica, volte a: 1. prevedere il requisito del soggiorno legale anziché il possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo da parte di almeno un genitore: quest’ultimo requisito, infatti, implicherebbe una definizione di cittadinanza ‘per censo’, per cui i bambini nati

in Italia verrebbero distinti in base alla capacità economica delle loro famiglie, escludendo dal diritto di acquistare la cittadinanza italiana alla nascita tutti i figli di cittadini stranieri regolarmente soggiornanti che non riescano a soddisfare il requisito di reddito richiesto per l’ottenimento del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo; titolo di soggiorno che, inoltre, assai spesso viene illegittimamente negato anche in presenza dei requisiti previsti dalla legge; 2. attribuire il potere di effettuare la dichiarazione di volontà per l’acquisto della cittadinanza del minore ad entrambi i genitori anziché ad uno solo, trattandosi di una scelta particolarmente importante e delicata;

3. consentire, attraverso una norma transitoria, l’acquisto della cittadinanza italiana da parte di chi abbia maturato i requisiti soggettivi previsti dalle nuove norme di legge, ma abbia visto scadere, prima che fosse varata la riforma, i termini temporali da questa previsti, a condizione che ne faccia domanda entro due anni dall’entrata in vigore della nuova legge; 4. adottare una definizione del requisito della ‘residenza legale’ che consenta una maggiore coerenza sistematica della normativa vigente e una semplificazione delle procedure di competenza degli ufficiali di stato civile, nel contempo evitando che un illegittimo rifiuto dell’iscrizione anagrafica abbia come conseguenza anche la perdita del diritto di acquistare la cittadinanza; 5. introdurre norme che consentano di superare gli ostacoli che oggi impediscono a molte persone con disabilità psichica l’acquisto della cittadinanza italiana, discriminandole gravemente, in violazione della Costituzione e della convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità.

Non si disperda il germoglio di civiltà e solidarietà del presidio di Ponte San Ludovico di Matteo Lupi coordinatore Arci Imperia

Si è conclusa con una vivace assemblea promossa dalla Caritas Diocesana nella Chiesa di San Nicola di Ventimiglia, la giornata che ricorderemo per lo sgombero dei presidio No borders alla frontiera di Ponte San Ludovico. Dopo un centinaio di giorni di presenza sulla scogliera dei Balzi rossi, il gruppo di circa trenta migranti è stato accompagnata al centro di accoglienza allestito dalla Croce Rossa italiana nei locali della stazione ferroviaria di Ventimiglia. Nessuno di loro è stato identificato dalla Polizia. Mentre i 40 attivisti dei movimenti e delle associazioni di volontariato che da giorni hanno sperimentato una straordinaria e commovente esperienza di solidarietà e autogestione alla frontiera per chiedere un’Europa senza confini, capace di riconoscere pienamente i diritti dei richiedenti asilo, sono stati identificati e segnalati alla Questura come «occupanti abusivi di suolo pubblico». Il cosiddetto ‘ripristino della legalità’ è avvenuto senza eccessive tensioni

grazie all’intervento di mediazione del Vescovo Diocesano Suetta cui No borders e migranti hanno espresso la loro riconoscenza e gratitudine. Resterà purtroppo negli occhi di tutti il prepotente intervento di ‘pulizia’ che, protetto dalle forze dell’ordine, ha consentito lo sgombero della pineta dei Balzi rossi, nonché la distruzione del cibo, degli effetti personali e delle tende di coloro

che si sono stretti, con senso di profonda amicizia, intorno ai ragazzi provenienti da più parti dell’Africa che chiedevano soltanto di rivendicare la loro libertà di movimento in Europa. È auspicio dell’Arci Imperiese che non si disperda la testimonianza alta di solidarietà ed impegno dei giovani compagni e compagne che da più parti d’Italia si sono stretti ai migranti.


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legalitàdemocratica

Si chiudono con un bilancio positivo i campi della legalità 2015 di Davide Vecchiato coordinatore Arci Antimafia sociale e Legalità democratica

«Essere protagonisti». «Se sai cantare, allora incomincia a camminare». «Io sono perché siamo». Sono state le parole d’ordine di questa edizione dei campi della legalità 2015. I campi di volontariato sui beni confiscati alle mafie sono un progetto nazionale promosso dall’Arci con lo Spi-Cgil, in collaborazione con Cgil, Flai-Cgil e con la partecipazione di Libera. Una collaborazione che si rinnova e rafforza continuamente, dopo le positive esperienze degli anni scorsi, che quest’anno ha visto quasi 600 giovani volontari tra cui studenti delle scuole superiori, migranti richiedenti asilo dei progetti SPRAR assieme agli operatori, educatori e pensionati volontari che hanno partecipato ai nostri campi di volontariato per un totale di circa un migliaio di persone. Tanta energia positiva con l’obiettivo di dire: non c’è legalità senza cultura. L’esperienza dei campi di volontariato promossa da Arci ha avuto tre momenti di attività diversificate: il lavoro agricolo o le attività di risistemazione del bene, la formazione e l’incontro con il territorio per uno scambio interculturale. La vera forza è stata sicuramente la gioia e i sorrisi di coloro che hanno partecipato ai 26 campi e laboratori della legalità da Corleone a Lecco, passando per Milano, Ventimiglia, Campolongo Maggiore, Parete S. Maria La fossa, Mesagne, Rosarno, Riace, Pentedattilo, Isola del Piano, Catania. Alcune settimane fa, il Procuratore Antimafia ha rilevato, in audizione alla Commissione Antimafia, che le mafie

Solidarietà all’Arci Livorno Tutta la nostra solidarietà all’Arci di Livorno, i cui locali in via Terreni sono stati oggetto di un’irruzione, con atti di vandalismo contro gli arredi e i materiali lì conservati. Nulla è stato rubato, quindi l’ipotesi più probabile è che l’intento fosse intimidatorio per le attività a favore dei profughi che vi si svolgono. Arci Livorno ha già dichiarato che non saranno certo simili episodi a dissuaderla dal continuare le sue attività. Sappia che avrà il sostegno di tutta l’associazione.

sono ancora oggi profondamente radicate nelle regioni meridionali e anzi hanno via via esteso la loro capacità di influenza nelle regioni centro settentrionali ed anche all’estero e si parla, quindi di ‘parte integrante’ e di ‘elemento costitutivo’ della società che li circonda. Il nostro progetto dei campi della legalità parte da dentro i nostri territori ‘silenti’, e cerca di rompere quel muro di gomma e omertà storica. Uso alcune parole dei ragazzi: «Ho fatto questa esperienza per imparare e conoscere persone e cose nuove ed interessanti, ma soprattutto per migliorarmi come persona». C’è ancora molto da fare, arrivederci ai prossimi campi della legalità 2016!

Il viaggio della Carovana antimafie Dopo le tappe francesi a Nimes, Decazeville, Mende e Perpignan, la Carovana riprenderà il suo viaggio in Italia, partendo dalla Lombardia: a partire dal 7 ottobre sarà a Milano, Lecco, Como, Bergamo, Brescia, Mantova, Cremona. Si sposterà poi di nuovo all’estero, con tappe in Francia, a Strasburgo, e in Germania (Berlino, Dortmund, Dusseldorf, Francoforte) e infine concluderà il suo percorso in Italia viaggiando in Lazio, Abruzzo, Molise, Puglia e Basilicata. Programma completo e diari di bordo dei carovanieri su www.carovanaantimafie.org


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arciadexpo

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Esperienze di agricoltura sociale a Cascina Triulza di Emanuele Patti Presidenza nazionale Arci

Le attività dell’Agricoltura Sociale sono finalizzate a generare benefici inclusivi, favorire percorsi terapeutici, riabilitativi e di cura; sostenere l’inserimento sociale e lavorativo delle fasce di popolazione svantaggiate e a rischio di marginalizzazione; favorire la coesione sociale, in modo sostanziale e continuativo. Secondo le stime il settore vale circa 200 milioni di euro di fatturato l’anno (con oltre mille esperienze distribuite sul territorio italiano). Da un’indagine Aiab del 2010 è emerso che le categorie più presenti in azienda sono: disabilità mentale 32%, disabilità fisica 19%, detenuti o ex detenuti 12,5%. Per le attività le più diffuse sono: coltivazione o allevamento 38%, ortoterapia 23%, pet therapy 7%, florovivaismo 5%. L’agricoltura di promozione sociale e la trasformazione dei prodotti della Terra, stanno diventando anche nella rete dei circoli e dei comitati Arci, in tutta la penisola attività importanti nella vita delle nostre associazioni. Abbiamo cercato di mappare quelle esperienze che, o perché già mature da anni o perché incentivate da progetti e inserite in reti importanti, o infine perché frutto dell’autonoma iniziativa dei cittadini che hanno poi trovato in Arci un interlocutore attento e pronto, ci sembravano più pronte ad essere presentate e in qualche modo ad essere messe in relazione. Il lavoro fatto in questi anni sui temi della sostenibilità, stili di vita e diritti della terra, ha portato i suoi frutti e sono così decine le iniziative di cittadinanza attiva che Arci raccoglie attorno a questi temi. Per questo il 24 settembre, a Cascina Triulza, abbiamo invitato il Ministro dell’Agricoltura, abbiamo sentito l’economista Andrea di Stefano, direttore della rivista Valori per inquadrare il fenomeno, ci siamo confrontati con il tema del commercio e della distribuzione assieme a Vittorio Rinaldi presidente di Altromercato, ma soprattutto abbiamo sentito e raccontato le loro Storie, le storie di molte straordinarie esperienze. Come quella ad esempio dell’Arci Miele di Lecce, una Masseria recuperata dove l’idea di orto comune è quello di rendere tutti partecipi alla vita della masseria e venire incontro anche a chi ha problemi di natura economica e non può partecipare alle attività stesse (serate, corsi, cene, laboratori, escursioni, ecc.) o acquistare prodotti (uova, marmellate, liquori, sali aromatici, miele, ortaggi e verdura).

La pratica Comunità di pane nasce invece per recuperare la funzionalità di un vecchio forno pubblico ubicato in una piccola frazione

(Mortella) del comune di Rotondella in Basilicata. Rotondella è un comune rurale. Il grano e il lavoro dei campi sono stati per un lungo periodo elementi importanti nella vita degli abitanti. Nella piccola frazione di Mortella come testimonianza di questo legame la comunità ha al centro dell’abitato un piccolo forno pubblico. Con il passare del tempo la funzionalità del forno è stata persa, anche se esistono degli abitanti del rione che ‘resistono’. Il circolo Arci La Tarantola ha avviato diverse azioni con l’obiettivo di recuperarlo: una in collaborazione con i ragazzi dell’Istituto comprensivo di Rotondella ha elaborato e proposto al consiglio comunale il riconoscimento dei beni comuni presenti sul territorio comunale e un regolamento d’uso del forno in particolare. Tornando in Puglia, ad Aradeo sempre in provincia di Lecce scopriamo Karadrà, un progetto agricolo legato al nuovo concetto di multifunzionalità che dà all’agricoltura, oltre al suo compito primario, quello di fare comunità, tutelare il patrimonio culturale e naturale di un territorio. Questa terra fatta di muretti a secco e canali asciutti, di ulivi e mandorli solitari ha spinto l’associazione Arci Club Gallery

non all’agricoltura, ma all’aridocoltura. L’aridocoltura è l’insieme degli accorgimenti volti a consentire la coltivazione in ambiente arido, cioè in assenza di irrigazione ed in presenza di precipitazioni minime. Da quattro anni i protagonisti di Karadrá sono impegnati sul territorio con attività culturali e di promozione sociale e da due hanno deciso di impegnare il loro tempo di lavoro anche nei campi. Sono impegnati con 5000 piante di pomodoro d’inverno (La Penda), 2000 di leguminacee e 400 alberi di ulivo. Un ultimo esempio dei tanti presentati il 24 settembre alla Cascina Triulza, il primo Padiglione Ufficiale della società civile in un Expo, a Milano, si chiama Officine del futuro e nasce in un’area, il Destra Po Sinistra Secchia, molto colpita dalla crisi economica in termini di chiusura di attività industriali e con conseguente perdita di posti di lavoro, ma al contempo è zona di prodotti tipici ricercati: melone, zucca, ecc., così come i lavorati tipo mostarda, formaggio parmigiano, ecc. La disoccupazione crescente è un ulteriore ostacolo per chi, o per disabilità o perché con problemi socio-famigliari gravi tanto da determinare anche un allontanamento dalla famiglia, ha già poche opportunità di crescere professionalmente e di trovare lavoro, ma il settore primario e quello di lavorazione dei prodotti agricoli offrono una via d’uscita secondo gli ideatori del progetto, una rete di realtà sociali e associative guidate in questa prima fase dall’Arci di Mantova. Il progetto nasce dunque con l’intento di rispondere ai bisogni occupazionali di giovani socialmente fragili valorizzando contemporaneamente le ricchezze agricole ed enogastronomiche del territorio mantovano. L’idea principale è stata quella di costruire un laboratorio per la produzione di marmellate e altre conserve dove formare e impiegare giovani maggiorenni e minorenni con fragilità sociali, respinti dal normale mercato del lavoro. Contestualmente promuovere tra i giovani il mutualismo e il protagonismo civico che contraddistingue da sempre l’associazionismo di promozione sociale affinché gli stessi beneficiari siano artefici di un cambiamento sociale. È allora forse tempo di capire se queste esperienze possano diventare anche una politica nazionale della nostra associazione, esperienze di rete, capaci di promuovere ulteriori e innovative forme di sviluppo associativo.


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azionisolidali le notizie di arcs

di Paolo Martino videomaker, Arcs

Beirut Brucia

Ogni volta che si avvia un progetto audiovisivo, ci si sente di nuovo principianti. La scelta del soggetto, lo stile narrativo, il tipo di ripresa, durata, materiali, troupe, location e molte altre decisioni da prendere prima ancora di premere il tasto ‘rec’, disorientano anche i videomaker più esperti. Durante il workshop di videomaking tenuto a Beirut da Arcs nel mese di agosto, però, il lavoro delle quattro allieve e del resto della troupe è stato condizionato fin dall’inizio da un elemento contingente: i cumuli di immondizia che invadono le strade della capitale libanese. Atterrate sotto il cielo ovattato di Beirut, Sefora, Giulia, Nicole e Ilary hanno iniziato a osservare un paese complesso, denso, eppure intuitivo nello scorrere caotico del traffico all’ombra dei palazzi crivellati, tra i clacson e i venditori ambulanti, tra il fumo dei kebab arrostiti sui marciapiedi e i blindati a guardia dei posti di blocco. Su questo amalgama umano che non si ferma neanche di notte, un elemento ulteriore entrava con prepotenza dagli occhi e dalle narici: la spazzatura. Assistite da Matteo, montatore, e da Elisa, che ha curato l’aspetto produttivo, le allieve hanno preso microfono e macchina da ripresa fin dal primo giorno, per non lasciarli mai fino a tre giorni prima della partenza, tempo dedicato al montaggio del reportage Beirut brucia. In una successione di otto minuti di immagini e interviste, emerge il profilo di un paese che sta approfittando della crisi dei rifiuti per interrogarsi sul proprio futuro, schiacciato tra una classe politica corrotta e l’eco spaventosa del vicino conflitto siriano. Giulia, Sefora, Ilary e Nicole hanno dato vita alla loro prima esperienza collettiva di videomaking, vivendo per dieci giorni ai ritmi ossessivi e melodici deĺla macchina da ripresa. Il video Beirut brucia vuole essere quindi un tributo alla fantasia e alla determinazione di questo gruppo di lavoro, già alle prese con nuovi progetti, e un omaggio alla forza e al coraggio del popolo e della piazza libanese, che dalla sponda orientale del Mediterraneo non smette di intonare il suo coro di protesta. Il video è visibile sul sito di Arcs. www.arciculturaesviluppo.it

società

A Mantova dal primo al 3 ottobre la quinta edizione di Viva Il Live! È iniziata giovedì la tre giorni dedicata al futuro della musica dal vivo. Dal 1 al 3 ottobre Mantova ospita ancora una volta il festival Viva Il Live!, diventando protagonista di iniziative e progetti dedicati al sostegno e al rilancio della musica dal vivo. Un’occasione per ribadire quanto sia importante per il nostro sistema culturale investire nella musica che unisce, fa conoscere, fa crescere, dà un futuro a tanti giovani. La motivazione che spinge da quattro anni i fedeli di Arci Real a promuovere questo festival è dettata dalla necessità di sostenere il settore artistico, messo duramente alla prova dalla crisi economica e da quella dell’industria discografica. Il progetto nazionale Arci Real (rete dei circoli Arci di musica dal vivo) ha organizzato per questa quinta edizione appuntamenti formativi e culturali con concerti, etichette discografiche, istituzioni locali, artisti nazionali, meeting e workshop dedicati al sostegno e alla progettazione di eventi, alla gestione di rapporti con Siae e altre collecting, all’innovazione dei circoli e festival di musica live. Un’occasione unica per rafforzare le centinaia di circoli e rassegne indipendenti che portano la musica in tutta Italia, per individuare percorsi innovativi e migliorare i tanti progetti dedicati alla musica del sistema associativo Arci. La tre giorni ospiterà concerti con i grandi nomi della musica indipendente (ma non solo) italiana, tanti appuntamenti formativi dedicati a Siae, Crowfunding, Networking e molto altro. Tra gli ospiti presenti, artisti e agenzie disponibili a collaborazioni, oltre che le esibizioni dei gruppi emergenti selezionati dai circoli Arci Real. L’evento è promosso da Arci nazionale, Arci Lombardia, Arci Mantova, i circoli della rete Arci Real, Comune di Mantova. Con la collaborazione di MEI - Meeting degli Indipendenti, Arci Virgilio, Arci Tom, Produzioni dal basso, Patamu, Soundreef, Audiocoop e tanti altri. Tutti gli eventi sono a ingresso gratuito con tessera Arci. Programma: Venerdì 2 ottobre - Circolo Arci Tom ♦ ore 10.30/13.00: WORKSHOP Come la folla ti finanzia un festival: Crowdfun-

ding con Angelo Rindone (Produzioni dal Basso) ♦ ore 14.30/16.30: WORKSHOP Progettare uno spazio per la musica sostenibile: co-working, fablab, networking, hub creativi. Con Andrea Poltronieri (Promoimpresa Mantova), Federico Ferrari (Presidente Arci Tom), Andrea Caprini (Assessore al Welfare, politiche giovanili, creatività del Comune di Mantova), Kilowatt (Bologna) ♦ ore 16.30/19.30: MEETING 1 Musica Live: ma quanto mi costi? incontro tra le reti Arci Real. ♦ ore 19.30/20.30: Concerto/aperitivo con Oscar di Mondogemello (Modena) e Dandy (Torino). ♦ ore 22.00: Concerto - Freddy Kei & Inoki Sabato 3 ottobre - circolo Arci Tom ♦ ore 10.30/13.30: MEETING 2 Opportunità legislative per la Musica. Confronto/scontro per riprendere il filo. Con Tommaso Sacchi (Firenze), l’Assessore Lorenza Baroncelli (Mantova), Maura Forte (Sindaco di Vercelli) e On. Veronica Tentori (PD).

arcireport n. 33 | 2 ottobre 2015 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 13 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/


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