arcireport
settimanale a cura dell’Arci | anno XI | n. 34 | 25 settembre 2013 | www.arci.it | report @arci.it
Ultimo appello per la credibilità dell’Onu di Paolo Beni
Non è una novità che il dibattito pubblico nel nostro paese sia totalmente occupato dai temi della politica interna, con un confronto che oltretutto non vola molto alto e spesso non riesce ad andare oltre i toni della rissa. Ma continua a stupirci il provincialismo di una politica italiana incapace di guardare con l’attenzione che dovrebbe ai fatti del mondo. Prendiamo le elezioni tedesche di domenica scorsa, evento destinato evidentemente ad incidere sulle prospettive europee. La clamorosa conferma di Angela Merkel per il terzo mandato, la sconfitta della destra liberale e l’insuccesso di una sinistra che paga le sue divisioni dovrebbero essere materia di seria riflessione per le forze politiche italiane che volessero lavorare ad un progetto credibile per invertire la rotta europea, anche in vista delle elezioni del 2014 e del semestre di presidenza italiana della UE. Stupisce pure la scarsa attenzione riservata dai media italiani alla sessantottesima assemblea generale delle continua a pagina 2
Verso la manifestazione nazionale del 12 ottobre Un appuntamento per la difesa e l’applicazione della Costituzione
Giovane, nuova, da riscoprire e da attuare: è la descrizione, di certo originale ma molto efficace, della Costituzione italiana, fatta ieri da Sandra Bonsanti durante la conferenza stampa di lancio della manifestazione Costituzione. La via maestra che si svolgerà a Roma il prossimo 12 ottobre. Proprio per la difesa e l’attuazione della Costituzione è stato concepito l’appello La via maestra – promosso da Lorenza Carlassare, Luigi Ciotti, Maurizio Landini, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky - che afferma «la difesa della Costituzione non è uno stanco richiamo a un testo scritto tanti anni fa. Non abbiamo forse, oggi più che mai, nella vita d’ogni giorno di tante persone, bisogno di dignità, legalità, giustizia, libertà? La difesa della Costituzione è dunque innanzitutto la promozione di un’idea di società, divergente da quella di coloro che hanno operato finora tacitamente per svuotarla e, ora, operano per manometterla formalmente. Non è la difesa d’un passato che non può ritornare, ma un programma per un futuro da costruire in Italia e in Europa». Tre dei promotori (Rodotà, Landini e Ciotti,
più Sandra Bonsanti che sostituiva Zagrebelsky assente per motivi di salute) erano presenti alla conferenza stampa che si è tenuta martedì, presso la sala Alpi dell’Arci nazionale, per spiegare obiettivi, contenuti e aspetti organizzativi della manifestazione. Con una precisazione: non fermarsi semplicemente all’evento, alla mobilitazione di piazza, anche se sarà un momento importante. «Abbiamo scelto il tempo, non l’evento - spiega Ciotti - il problema della nostra Costituzione è un problema di democrazia e dignità. Siamo stanchi di chi si indigna e basta. Dobbiamo indignarci, ma per prenderci cura della Costituzione, del lavoro, delle politiche sociali bistrattate nel nostro paese». «Vogliamo andare oltre il 12 ottobre - precisa Landini. Dopo la manifestazione dovremo valutare quale sarà il ragionamento e le iniziative da prendere per impedire la modifica della Costituzione. Oggi chiediamo la completa e piena attuazione della Costituzione in tutte le sue parti, per trasformare il nostro paese e renderlo più libero». continua a pagina 2
2
arcireport n. 34 | 25 settembre 2013
segue dalla prima pagina
segue dalla prima pagina
Nazioni Unite che si è aperta ieri a New York, per lo più relegata dai nostri giornali in qualche trafiletto in quindicesima pagina. Eppure parliamo di un evento politico di grande rilievo, che riunisce nel palazzo di vetro tutti i maggiori leader mondiali. Capi di stato e di governo e ministri degli esteri di 196 Paesi si alterneranno sul podio per discutere dei problemi del mondo: un appuntamento tanto più atteso in ragione del momento delicato in cui cade, nel mezzo della crisi siriana, mentre la diplomazia cerca di recuperare spazio e peso politico di fronte ai venti di guerra tornati a farsi minacciosi. In agenda ci sono argomenti fondamentali, dalla lotta alla povertà al sostegno allo sviluppo, ai cambiamenti climatici, ma sicuramente al centro del dibattito ci saranno soprattutto la crisi siriana e lo smantellamento dell’arsenale chimico di Damasco, il dossier sul nucleare iraniano e il processo di pace in Medio Oriente. Sarà importante capire il ruolo dell’Iran, attore fondamentale dello scacchiere mediorientale e della possibile risoluzione diplomatica della crisi siriana, che sarà rappresentato per la prima volta dal nuovo presidente Rohani, dopo che le elezioni del giugno scorso hanno riportato dopo anni un esponente moderato e filo riformista al potere. Più di altre volte questa assemblea sarà un banco di prova della credibilità del sistema delle Nazioni Unite e della sua capacità di garantire, in questo passaggio storico difficilissimo, un effettivo multilateralismo nel governo democratico del mondo. Sarà un banco di prova per l’Unione europea, chiamata a svolgere in quella sede un ruolo finalmente adeguato al suo peso, visto che i suoi 28 stati membri finanziano un terzo delle operazioni di peacekeeping e quasi la metà dei programmi e fondi speciali dell’Onu. Sono sotto gli occhi di tutti l’esigenza di rafforzare la cooperazione tra UE e Onu nella gestione delle crisi in corso, a cominciare dalla Siria, e la necessità di una più efficace azione europea nell’ambito delle Nazioni Unite, anche col riconoscimento di un seggio europeo nel consiglio di sicurezza. L’Europa deve assumersi le sue responsabilità nel contesto internazionale: diritti umani, educazione, diritti civili, questione di genere, sostenibilità ambientale devono essere le sue priorità nella prospettiva del processo di revisione degli obbiettivi di sviluppo globale post 2015.
Con un deciso invito alla partecipazione: «La manifestazione nasce da un’assemblea, quella dell’8 settembre, aperta a chiunque abbia voluto parteciparvi. Vogliamo che nel paese si ricrei partecipazione, siamo propositivi e inclusivi verso tutti coloro che si riconoscono nei valori fondanti della nostra Carta, nei diritti che afferma». Un invito alla partecipazione finora raccolto da numerose associazioni, circa un centinaio tra cui l’Arci, e molti singoli (tra cui Dario Fo, Ascanio Celestini, Michele Serra, Luciana Castellina, Marco Revelli, Salvatore Settis, solo per citarne alcuni), «una massa critica di persone che fanno un’altra politica, che hanno difeso i diritti dei migranti, la libertà di parola, le donne, che hanno fatto trionfare i referendum sull’acqua» spiega Stefano Rodotà, che racconta con voce rotta dall’emozione l’attenta partecipazione degli studenti durante gli incontri organizzati nelle scuole per leggere e commentare gli articoli della Costituzione. Ma ha anche un moto di rabbia, di vera indignazione, quando riporta episodi di vita quotidiana a cui ha assistito, come quello del ricercatore trentenne costretto ancora a chiedere al padre i soldi per comprare il biglietto per l’autobus, o delle tante, troppe persone
presidenza@arci.it
versoil12ottobre
in fila a pagare il ticket all’ospedale pubblico con gli ultimi soldi rimasti: «Abbiamo l’ambizione di metterci insieme per colmare il vuoto politico di fronte a cui ci troviamo, che ha portato a povertà, rottura dei legami sociali, perdita del lavoro, sofferenza quotidiana. C’è bisogno di ricostruire uno spazio sociale comune». Entra ora nel vivo la preparazione della manifestazione: in molte città stanno nascendo comitati locali che lavoreranno alla preparazione del 12. Nei prossimi giorni in tante città saranno organizzate assemblee, dibattiti, incontri. Di alcune diamo conto in questa pagina. È online il sito www.costituzione viamaestra.it che raccoglie tutte le informazioni utili, materiali video e fotografico, materiali da stampare, notizie sui trasporti per raggiungere Roma, rassegne stampa, la mappa delle iniziative promosse localmente. È online una pagina facebook ‘Costituzione: la via maestra’, e un account twitter @xlacostituzione, dove è stato pubblicato lo storify della conferenza stampa. Appuntamento allora a Roma sabato 12 ottobre. Un corteo partirà alle 14 da Piazza della Repubblica per raggiungere Piazza del Popolo dove, alle 15.30, inizieranno gli interventi dal palco.
Verso il 12 ottobre. Alcune delle iniziative locali 1 ottobre - Milano Dalle 18 alle 20, presso la Sala Alessi del Palazzo Comunale, in piazza della Scala, incontro con Lorenza Carlassare e Maurizio Landini. Hanno aderito: Libertà e Giustizia, Gruppo Abele, Fiom Cgil Lombardia, Lavoro società area programmatica Cgil Milano, Arci, Emergency, Comitato Milanese Acqua, NonUnodiMeno, Punto Rosso, Associazione giuristi democratici, Adesso Basta!, Sinistre in Zona2. 2 ottobre - Genova Promosso da Arci Liguria e Arci Genova accanto ad Anpi provinciale, Assemblea permanente antifascista di Pra’, Associazione 16 giugno 44, Comitato per lo stato di diritto, Comunità San Benedetto, Emergency, Fiom Cgil, Giuristi democratici, Libera, Libertà e Giustizia, Lista Doria, Se non ora quando, Uisp Genova e Liguria l’appuntamento nella Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale dove verrà lanciata la campagna genovese che prenderà il nome dal libro dell’indimenticabile Don Gallo Di sana e robusta Costituzione. Relatori il sindaco
di Genova, Marco Doria, Maurizio Landini e Gustavo Zagrebelsky. Moderatore dell’incontro sarà un rappresentante del circolo Libertà e Giustizia di Genova. 3 ottobre - Firenze All’incontro di presentazione dell’appello, in programma alle 17 presso la sede di Arci Firenze in piazza dei Ciompi 11, partecipano Francesca Chiavacci presidente Arci Firenze, Daniele Calosi segretario Fiom Firenze e Andrea Bigalli di Libera Toscana. Promuovono Fiom Firenze, Arci Firenze e Libera. 3 ottobre - Padova Presso il Centro Universitario in via Zabardella, a partire dalle 18, Anpi, Giuristi Democratici Padova, Libera, Libertà e Giustizia e Viva la Costituzione invitano ad una conversazione sul tema La via maestra. Partecipano Lorenza Carlassare e Giovanni Palombarini. Le modalità per aderire e partecipare sono su www.costituzioneviamaestra.it
3
arcireport n. 34 | 25 settembre 2013
esteri
Giro di vite repressivo in Tunisia: arrestati giovani artisti dissidenti di Anna Bucca presidenza nazionale Arci
uno sciopero generale della stampa, che ha dine Shili, arrestato ad agosto durante una Sono stati arrestati in 8, all’alba di sabato registrato una altissima adesione, e che ha manifestazione di protesta nei confronti del scorso, con un’irruzione a casa di Nejib denunciato le pressioni del Governo e degli Ministro della Cultura Medhi Mehdi, con Abidi, nel quartiere Lafayette a Tunisi. Sono organi giudiziari nei confronti della libertà di l’accusa di aver lanciato un uovo sul minipassati più di 4 giorni e ancora non c’è un informazione. A Tunisi si è già formato un stro. Shili è anche il produttore del regista capo ufficiale di imputazione, che giustifichi comitato che chiede la scarcerazione degli Abdallah Yahya, 34 anni: il suo nuovo film Il arresto e detenzione. Forse domani alle 9, artisti, oltre che la fine della persecuzione ritorno doveva essere presentato al Festival nell’udienza al tribunale, si saprà di cosa dei giovani che s’impegnano nella politica e du Droit de l’Home; Nous sommes ici, uscito sono accusati Nejib Abidi, Dridi Yahya, lo smantellamento dell’apparato repressivo l’anno scorso, racconta il quotidiano degli Yahya Abdullah, Slim Abida, Mahmoud che sembra essere sopravvissuto anche abitanti di Jebel Jloud, quartiere situato Ayed, Skander Ben Abid, giovani artisti dopo la fine della dittatura. Nell’appello a pochi chilometri dalla capitale, dove la e cineasti imprigionati dal 21 settembre per la liberazione degli 8 attivisti si legge: disoccupazione è altissima e la vita è fatta insieme a due ragazze a Bou choucha. Di «L’attuale governo, che deve la sua nascita a di miseria e difficoltà. loro si sa che sono sotto stretta sorveglianza tutti questi giovani e meno giovani che hanno Le musiche dei lavori di Nejib e Abdallah e che probabilmente saranno accusati di superato le propria paura e deposto il dittasono curate da Slim Abida, 33 anni, bassista, consumo di hashish: gli avvocati hanno tore durante la Rivoluzione, non ha nessuna fondatore del gruppo Oil Jazz: arrestaavuto accesso ai verbali degli interrogatori riconoscenza verso il popolo tunisino e la sua to anche lui. Mahmoud Ayad, 29 anni, è solo molto dopo l’arresto. Un capo di imgioventù attiva. Spoglia la nostra Rivoluzione pianista; Skander Ben Abid , 20 anni, è putazione che in Tunisia può costare uno e viola i nostri diritti. Siamo sconvolti nel clarinettista. Collaboravano con Slim alle o più anni di carcere. Non c’è bisogno di vedere tutta questa ingiustizia che colpisce musiche. Arrestati, ovviamente, insieme a molta fantasia per immaginare che questo i giovani tunisini rivoluzionari, quando, al due ragazze, artiste e studentesse. capo di imputazione, pure se provato, è un tempo stesso, i membri del RDC vengono Certo che è una bella coincidenza, questo puro pretesto. Nejib, Yahya, Abdullah, Slim, rilasciati, e i criminali escono dai tribunali strano filo di militanza e difesa della libertà Mahmoud, Skander sono artisti e militanti, con remissione di pena e la condizionale». di espressione che lega tutti loro, oltre il fatto video maker e tecnici del suono, musicisti e Anche in Europa nel frattempo si stanno di avere partecipato tutti alle manifestazioni registi, figli della rivoluzione della dignità, muovendo attivisti per i diritti umani e per la liberazione di Nassredine Shili. quel sollevamento di popolo del 14 gennaio associazioni: un presidio a Parigi, varie inQuello che è innegabile è che non si tratta di 2011 che ha fatto aprire gli occhi sul Maghreb ziative mediatiche e di pressione istituzionale casi isolati. Già altri artisti sono stati incarai tanti abituati a vedere i tunisini solo come dall’Italia, dalla Francia, dal Belgio, petizioni cerati per i motivi più diversi: si chiamano gli immigrati che arrivavano sulle nostre on line e articoli. Un appello lanciato durante Jabeur Mejri Ghazi Beji , Weld El 15 e Klay coste, e che ha fatto ricominciare a pensare l’assemblea a Bruxelles di Solidar viene BBJ. Anche sindacalisti e giornalisti sono a molti altri che davvero un mondo diverso sottoscritto in queste ore da parlamentari stati messi in prigione per aver svolto il loro fosse possibile. Néjib Abidi ha 29 anni, è un e intellettuali. regista, cofondatore e conduttore La situazione in Tunisia invece apdella radio libera Chaabi, ed è stato pare sempre più carica di tensione. da giovanissimo sindacalista dell’UNon possiamo dimenticare che GET (Unione Generale Studenti dall’inizio dell’anno sono stati uccisi Tunisini). Stava lavorando insieme due leader dell’opposizione, Chokri a Yahya Dridi, 26 anni, tecnico del Belaid a febbraio, Mohamed Brahsuono, a un docu-film sui ragazzi mi il 25 luglio, mentre il parlamento tunisini scomparsi nel canale di continua ad essere paralizzato e la Sicilia durante gli sbarchi di fine transizione democratica del Paese marzo/inizio aprile 2011. Nejib sembra sempre più lontana. Questa e Yahya, con altri due operatori transizione e la rivoluzione della sono stati in Italia lo scorso anno, dignità possono essere anche nostre, tra maggio e giugno, Milano, poi possiamo aiutarle a compiersi, fino Roma e poi la conclusione del loro in fondo: lo abbiamo visto insieme, viaggio tra Palermo e Trapani, Chi punta il dito contro i manifestanti in quella straordinaria occasione che è il ministro della Cultura Mahdi Mabrouk, dove hanno lavorato per più di il giovane con la maglietta rossa e il cartello in mano è Nejib Abidi. è stato il Forum Sociale Mondiale a 15 giorni, raccogliendo documenTunisi dello scorso marzo. Il destino tazione, parlando con le madri della sponda Sud del Mediterraneo è anche il lavoro. Il cameraman Zie El Heni è stato dei ragazzi scomparsi, intervistando molta nostro: e affinché sia un destino di speranza, arrestato per tre settimane per aver ripreso gente, cercando di capire e ricostruire cosa è necessario che non ci si volti dall’altra la contestazione al Ministro della Cultura fosse successo. Il film era quasi completo, parte, fingendo che la cosa non ci riguardi. Mabruk Mehdi, dove c’è stato il ‘famigerato’ ma il giorno prima dell’arresto, uno dei Ma di questo ne vorremmo ricominciare a lancio di uova. Forse non è eccessivo pensare due hard disk di Nejib, contenente i rushs parlare insieme a Nejib, Yahia, Abdallah, che le carcerazioni a danno di Nejib e dei del documentario in preparazione, è stato Slim: il più presto possibile, appena saranno suoi amici e collaboratori, siano un modo per rubato da casa, mentre i dati dell’altro sono finalmente liberi. indebolire chi rivendica la libertà di espresstati definitivamente cancellati, dopo una bucca@arci.it sione. È di pochi giorni fa, il 18 settembre, formattazione. Il film è prodotto da Nassre-
4
esteri
arcireport n. 34 | 25 settembre 2013
Samaras chiude otto atenei
Da Atene a Creta, da Salonicco a Patrasso, le facoltà chiudono La rivolta di studenti e insegnanti di Argiris Panagoupolus giornalista greco
Per la prima volta i rappresentanti della Troika hanno fatto i complimenti a un ministro greco. Il ‘riformatore’ dell’amministrazione pubblica, Kyriakos Mitsotakis, ha presentato le liste di proscrizione di 12.500 impiegati fino alla fine dell’anno e si prepara ad un altro bagno di sangue nella pubblica amministrazione di altri 12.000 statali per l’anno prossimo. In contemporanea i rettori delle università greche hanno promesso una lotta legale ad oltranza contro le decisioni del governo greco e della Troika, che hanno di fatto deciso di chiudere i loro atenei. Proprio quando i rettori chiedevano 2500 assunzioni, le sfingi dell’austerità hanno imposto il loro responso: le università devono licenziare 1700 dipendenti, quasi un terzo del personale amministrativo delle otto università del paese. I tagli colpiranno l’Università nazionale Capodistriana di Atene, il Politecnico di Atene, l’Università di Economia e Commercio di Atene, l’Università Aristotele di Salonicco, e poi quelle di Creta, di Tessaglia, di Ioannina e di Patrasso. Nell’ultima settimana tutti gli atenei hanno sospeso le loro attività ordinarie. Il Senato dell’università di Ioannina ha annunciato che non si effettueranno nuove immatricolazioni. Il Senato accademico dell’Università Nazionale Capodistriana di Atene, la seconda per numero di iscritti in Grecia, ha comunicato l’imminente chiusura. In una sessione straordinaria del 23 settembre, il Senato ha denunciato «l’oggettiva e assoluta impossibilità di
svolgere le funzioni didattiche, di ricerca e amministrative». L’organismo ha inoltre denunciato le scelte del ministero dell’Istruzione «che minano l’istruzione superiore delle nuove generazioni in Grecia»; la «totale opacità» dei «calcoli infondati e approssimativi indegni delle istituzioni responsabili di uno stato civile». A causa dei tagli, la prima università dei Balcani non potrà continuare ad offrire i suoi servizi, per la prima volta dall’anno della sua fondazione: il 1837. Le autorità dell’università chiedono la sospensione delle «dolorose misure a danno dell’università di Atene». La chiusura degli atenei, o il blocco delle immatricolazioni dei nuovi studenti, rappresenta un ulteriore tentativo per esercitare una pressione sul governo. Ieri, i rettori hanno deciso all’unanimità di forzare ancora la mano. Hanno annunciato una selva di ricorsi e di azioni legali contro la decisione del governo di licenziare i dipendenti. Per dare ancora maggiore peso a questa decisione, hanno istituito un organo rappresentativo per difendere le condizioni ritenute prioritarie per garantire il corretto funzionamento delle facoltà. Questi ricorsi intendono proteggere il principio dell’autonomia amministrativa degli atenei, violato dalla decisione del governo Samaras di licenziare i dipendenti. A sostegno della loro battaglia, i rettori si sono richiamati anche alle decisioni della Corte costituzionale portoghese. L’organo supremo della giustizia lusitana ha, per ben tre volte, rimandato al mittente i tagli imposti all’università.
In Grecia non esiste una vera Corte costituzionale ma chiedere l’intervento della magistratura, quando anche questa viene massacrata con tagli pesanti, resta sempre una strada da percorrere. Alexis Tsipras, leader di Syriza, ha incontrato ieri la presidenza del Consiglio dei rettori. Il suo partito sostiene le loro rivendicazioni. Il licenziamento del personale amministrativo delle università è una responsabilità innanzitutto del governo che non può nascondersi dietro il diktat della Troika. Sempre ieri si è svolto anche l’incontro dei rettori con il segretario dei comunisti ortodossi di KKE Dimitris Koutsoumbas. I rettori, Syriza e Koutsoumbas sono d’accordo su due questioni: il governo Samaras intende chiudere le università pubbliche per favorire l’istruzione privata. La Grecia, infatti, è ancora uno degli ultimi paesi europei dove l’istruzione universitaria è quasi interamente pubblica. Con la sua azione, inoltre, il governo ha dimostrato di non volere l’istruzione di massa dei giovani. È sempre più forte in Grecia l’impressione che per la Troika il desiderio di studiare e di laurearsi di molti giovani sia ‘anomalo’. Tutti gli organi di governo, nazionali ed europei, battono infatti su un unico tasto: i giovani devono trovarsi un lavoro e non continuare a studiare. Questo ragionamento va di pari passo con i licenziamenti degli insegnanti nelle scuole elementari e medie. E viene comprovato dalla forte diminuzione del personale amministrativo. Il ministro della Pubblica Istruzione, K. Arbanitopoulos, ha imposto la riforma degli esami di ammissione nelle università con lo scopo di dimezzare il numero dei ragazzi che aspirano a entrare in una facoltà. I ragazzi che hanno compiuto i 15 anni di età dovranno sopportare un calvario di esami lungo tre anni, superato il quale avranno acceso alle università. L’obiettivo è allontanare il maggior numero di ragazzi dall’istruzione pubblica. In questi primi giorni di scuola stanno dilagando nel paese le occupazioni delle scuole superiori. Forte è la solidarietà con gli insegnanti, affaticati dagli scioperi ad oltranza contro i tagli. Ma per ora non esiste ancora un vero movimento degli studenti nelle università contro le ‘riforme’ di Samaras e delle Troika.
5
solidarietàinternazionale
arcireport n. 34 | 25 settembre 2013
Cooperazione internazionale: tessuto connettivo per il bene comune globale di Silvia Stilli direttrice Arcs
Il 19 luglio scorso è nata una nuova rappresentanza sociale: l’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (AOI). Venerdì prossimo, il 27 settembre, l’AOI eleggerà la sua nuova governance e lancerà la chiamata ufficiale per raggiungere il massimo di adesioni delle realtà associative, delle reti, dei gruppi di interesse che operano nell’ampio arcipelago delle relazioni internazionali. I campi di interesse sono all’interno di un ventaglio ampio, che prefigura davvero un luogo politico aperto, un’occasione reale di scambio e confronto tra soggetti che hanno avuto poche occasioni,fino ad oggi, di costruire insieme un percorso: solidarietà, cooperazione internazionale e volontariato,educazione alla globalità,emergenza e aiuto umanitario,cittadinanza attiva, promozione sociale e sindacale, advocacy e
campaigning,cambiamenti climatici,cosviluppo, commercio equo e solidale, finanza etica, microcredito, sovranità alimentare, sostegno a distanza e adozione internazionale. È una sfida importante di tanti attori che non vogliono restare ai margini di un più ampio dibattito sulle vertenze sociali per la tutela e moltiplicazione intelligente del bene comune in un mondo più giusto e di pace. Il Forum della cooperazione internazionale dello scorso anno a Milano, promosso dal Ministro Riccardi, ha indicato la strada della costruzione di politiche e azioni coerenti per un sistema-Paese della cooperazione internazionale che non sia più subalterno alle relazioni e agli accordi esteri delle nostre istituzioni. Lo scenario globale offre orizzonti e punti cardinali che si spostano e si mescolano, la povertà allarga i suoi
Una lettera pubblica alla Rai Nel corso della prossima assemblea del 27 settembre, AOI annuncerà il lancio di una lettera pubblica indirizzata alla Rai per chiedere all’azienda un confronto serio sul tema della comunicazione sociale. Il recente dibattito suscitato dal ‘caso Mission’, la trasmissione ambientata nei campi profughi che Rai ha preparato per il prossimo autunno, mostra in maniera inequivocabile come migliaia di cittadini e cittadine, insieme a numerose organizzazioni della società civile, vogliano sentirsi protagonisti nell’organizzazione e nella pianificazione della comunicazione sociale del servizio pubblico di questo Paese. L’AOI vuole per questo chiedere che venga garantito uno spazio di confronto permanente tra il mondo dell’informazione e quello delle rappresentanze sociali, come peraltro già richiesto in più occasioni dal Forum del Terzo Settore. Nello specifico, per quel che riguarda il tema della cooperazione internazionale, cui il ‘caso Mission’ esplicitamente si riferisce, l’associazione è convinta che siano maturi i tempi per la redazione di un Codice Etico sulla comunicazione, condiviso da tutti gli attori coinvolti, con
le linee guida fondamentali che permettano al grande pubblico di avvicinarvisi in maniera critica e consapevole a queste tematiche. AOI si dice profondamente convinta che la Rai, in quanto servizio pubblico, abbia un ruolo centrale nel garantire un’informazione libera e plurale. Per questo la ritiene l’attore principale di riferimento per la redazione di un così delicato strumento di condotta. Crede che questo percorso possa favorire inoltre la costruzione di un palinsesto di comunicazione sociale, all’interno della programmazione, sui temi della solidarietà e della cooperazione, in Italia e all’estero, che tenga conto in maniera diretta delle istanze delle organizzazioni della società civile da anni impegnate nella realizzazione di interventi di cooperazione e solidarietà. Un Paese sempre più attento alle tematiche sociali, al mondo della cooperazione, del volontariato, dell’associazionismo ha bisogno di spazi evidenti in cui riconoscersi. Con questa proposta AOI è pronta a fare la sua parte, nella speranza che Rai contribuisca positivamente a questo percorso partecipando ai lavori di redazione.
confini geografici, economici, culturali e sociali, lo scenario di tensione e guerra riemerge e si espande tra medio Oriente, Mediterraneo e continente africano. Per la nuova AOI l’obiettivo è affermare la centralità della relazione globale di individui e territori: un patto tra pari, in un’ottica di dialogo e pacificazione che cancella le frontiere e afferma il protagonismo delle comunità. stilli@arci.it
Il campo in Tunisia Proprio in queste ore è in corso l’ultimo campo di lavoro e conoscenza estivo all’estero di Arci per il 2013. Il campo si sta svolgendo in Tunisia. La sfida che ARCS lancia con un campo lavoro è quella di iniziare un percorso di conoscenza e supporto nelle aree dal potenziale sociale e culturale di grande interesse. I volontari che sono sul campo hanno la possibilità di sperimentare un percorso di cittadinanza attiva in una delle zone che risente di più la marginalizzazione sociale e il profondo disagio economico che sta attraversando il paese, la regione di Tataouine.
Il contesto è quello di un paese attraversato da cambiamenti epocali. Il risveglio arabo, conosciuto in Tunisia come la Rivoluzione dei Gelsomini, ha riaperto un ampio spazio di dibattito sociale, dove luoghi e persone riscoprono le potenzialità e le specificità culturali, ambientali e politiche che per oltre vent’anni sono state costrette da una politica miope, che ha marginalizzato intere regioni e soffocato le aspirazioni dei suoi cittadini. A breve saranno disponibili luoghi e date dei campi di lavoro e conoscenza invernali. Per aggiornamenti consultate www.arciculturaesviluppo.it
6
arcireport n. 34 | 25 settembre 2013
europa
Europa che Fare?
Democrazia e laicità, lavoro e beni comuni, diritti di cittadinanza e centralità mediterranea Dopo il Forum Mondiale di Tunisi, dopo l’Altersummit di Atene, una settimana dopo le elezioni tedesche, a otto mesi dalle elezioni europee, una giornata di riflessione comune aperta a tutte le organizzazioni e le reti sociali che si oppongono all’austerità e lavorano per un’altra Europa. Il 28 settembre a Roma, Casa Internazionale delle Donne. Al centro di una crisi di identità, l’Europa appare sempre più una prigione incapace di rendere giustizia, al contrario strumento di sottomissione e di scardinamento di ogni forma di democrazia a favore della finanza e delle leggi di un mercato malato. A una settimana dalle elezioni tedesche e ad otto mesi da quelle europee, proponiamo una giornata di lavoro collettivo per discutere sul futuro della costruzione europea e sul ruolo che organizzazioni e reti sociali possono svolgere nei prossimi mesi. Veniamo da un periodo in cui, in modi e forme diverse, talvolta tutti insieme, abbiamo cercato di costruire una rete sociale europea all’altezza della sfida. Con Firenze 10+10 e il Forum Sociale di Tunisi, con l’Altersummit di Atene e molti altri eventi europei, con la raccolta di un milione di firme per la Iniziativa dei Cittadini Europei per l’acqua pubblica e tante altre campagne e vertenze, abbiamo cercato di darci la forza necessaria a contrastare l’involuzione europea - come hanno fatto anche i sindacati con il cosiddetto ‘sciopero mediterraneo’ del novembre scorso e i movimenti contro la Troika come Blockupy e Anti-precarietà. Ma questa forza è ancora insufficiente, nonostante le tante resistenze e la produzione di alternative che riescono a esprimersi, a livello locale e nazionale, in diversi paesi e situazioni. In alcune realtà nazionali, come in Italia, al contrario il discorso sull’Europa continua ad essere usato in modo strumentale e propagandistico dalle forze che gestiscono l’austerità, per costruire consenso in un popolo devastato dalla crisi e pieno di paura per il futuro. Come costruire una visione europea condivisa dalla maggioranza dei suoi cittadini? Come rendere popolare e credibile l’idea di un’altra Europa? Come costruire una
alleanza capace di imporre un cambio di rotta? Quali passi, quali azioni, quali iniziative possibili? La giornata di lavoro del 28 settembre vuole sottolineare ulteriormente l’importanza della dimensione europea e di una prospettiva mediterranea nella definizione di politiche differenti da quelle imposte dal Fondo Monetario Internazionale, da Commissione e Consiglio, e dalla Banca Centrale Europea, con una alternativa che ripensi alle fondamenta la natura della UE. Un contributo non solo all’aggiornamento della analisi e a un avanzamento del dialogo, ma anche alla emersione di proposte di iniziative, mobilitazioni e campagne che ci aiutino a fare passi avanti. Consapevoli delle difficoltà, ma anche della necessità di non lasciare nelle mani degli avversari il futuro del progetto europeo. L’incontro sarà articolato in due sessioni Mattina ore 10.00/13.00 Dibattito su Europa: a che punto siamo. Politiche europee, dimensione mediterranea e situazione sociale. Questa discussione sarà concentrata sull’aggiornamento rispetto ai passaggi istituzionali, alle politiche europee, alle novità nei paesi europei e mediterranei. La discussione sarà introdotta da quattro interventi (introduzione italiana, intervento greco, europeo e sponda sud). Seguiranno due ore di discussione con interventi che affronteranno i diversi aspetti del tema. Pomeriggio ore 15.00/ 18.00 Dibattito su Europa: che fare? Le risposte esistenti, le risposte possibili Questa sessione servirà per comunicare e confrontare: le cose che sono già in campo, sul piano sindacale, sociale e dei movimenti laddove ci sono / idee e proposte di lavoro su mobilitazioni, vertenze e campagne / la possibilità di avanzare in comune o perlomeno di tenere viva una rete di relazione fra chi vuole impegnarsi su questi temi. Terremo insieme la dimensione dell’iniziativa a livello europeo, quella nazionale sui temi europei, e quella mediterranea. L’incontro è promosso da: Transform! Italia - Altramente - Arci - Fiom - Sinistra euromediterranea - Alternative Europe - Iniziativa Femminista Europea Italia - Movimento Federalista Europeo - Cercare Ancora
Hanno finora confermato la loro partecipazione: Fabio Alberti, Walter Baier, Guido Barbera Manoubia Ben Gahedahem Piero Bernocchi Raffaella Bolini Michael Brawn Beppe Caccia Giovanna Capelli Virgilio Dastoli Carlo De Angelis Gianmarco De Pieri Tommaso Fattori Chiara Filoni Marina Galati Elisabeth Gautier Leila Ghanem Ghazi Gherairi Alfonso Gianni Carmen Guarino Maurizio Gubbiotti Samira Gueddiche Giulio Marcon Lorenzo Marsili Stefano Maruca Francesco Martone Graziella Mascia Vilma Mazza Alessandra Mecozzi Roberto Morea Giovanni Moschetta Roberto Musacchio Simone Oggionni Cesare Ottolini Pantos Panaiotis Monica Pasquino Tonino Perna Nicoletta Pirotta Mimmo Rizzuti Franco Russo Antonia Sani Tiziano Schiena Patrizia Sentinelli Patrizia Salierno Nicoletta Teodosi Roberta Turi Nicola Vallinoto Guido Viale
7
ambientebenicomuni
arcireport n. 34 | 25 settembre 2013
Tirreno Power, mille morti di cancro in più con le emissioni della centrale di Vado Ligure «Il cammino è ancora lungo, ma siamo sulla strada giusta. Non è il momento di cantare vittoria, perchè nel frattempo la gente continua ad ammarlarsi, e purtroppo a morire. Siamo dispiaciuti nel sapere che avevamo ragione, ma ora dobbiamo lottare con ancora più tenacia per un futuro migliore per le prossime generazioni, per i nostri figli e i loro figli» è il commento a caldo di Giovanni Durante, presidente di Arci Savona e componente della Rete savonese Fermiamo il carbone, sull’inchiesta della Procura di Savona riguardo la vicenda della centrale della Tirreno Power, in cui si conferma che le emissioni della centrale di Vado Ligure avrebbero provocato un aumento della mortalità di cancro nel savonese di mille persone rispetto ai parametri scientifici presi a riferimento. Lo hanno evidenziato gli esami epidemiologici effettuati dai consulenti della procura nell’ambito dell’inchiesta avviata
dal procuratore Francantonio Granero e dal sostituto Chiara Maria Paolucci per verificare le conseguenze sulla salute delle polveri che fuoriescono dalle ciminiere bianche e rosse della centrale a carbone. Un aspetto, questo, ritenuto assolutamente certo dal pool di esperti nominati dalla procura per far luce sulla vicenda e in grado di indirizzare prepotentemente il lavoro dei magistrati verso l’ipotesi del disastro ambientale. Nel fascicolo, attualmente ancora a carico di ignoti, è compreso anche l’omicidio colposo, nonostante questa accusa sembri ancora complicata da dimostrare. Se i consulenti della procura sono infatti sicuri di poter sostenere la responsabilità dell’impianto a carbone vadese nell’aumento della mortalità per cause tumorali, altrettanto difficile per gli inquirenti appare abbinare il nome di una vittima ad un caso specifico. In sostanza la Procura sottolinea come le emissioni inquinanti abbiano contribui-
to ad aumentare la mortalità, ma senza essere ancora in grado individuare un caso specifico di decesso per tumore, la cui insorgenza possa essere attribuita con certezza solo alle emissioni e non anche ad altre cause. «In questi anni le istituzioni avrebbero dovuto vigiliare su questa vicenda e non lo hanno fatto. Non riteniamo giusto dover aspettare sempre il lavoro della magistratura. La Regione, l’Arpal, i Sindaci avrebbero dovuto predisporre questi accertamenti sulla salute dei cittadini» spiega ancora Durante. Per quanto riguarda invece l’altro filone d’inchiesta su Tirreno Power, quello che riguarda eventuali ipotesi di inquinamento ambientale di aria e acqua, è stata appena depositata una nuova perizia relativa alla qualità dell’aria. La prossima mossa su questo fronte dovrebbe essere il deposito di una seconda perizia su dati ambientali.
Ancora pochi giorni per candidarsi al ‘Premio Impatto Zero’
Iscrizioni aperte fino al 30 settembre Ancora pochi giorni per candidarsi al ‘Premio Impatto Zero’, promosso da Arci per valorizzare le buone pratiche ecologiche e diffondere la cultura della sostenibilità. Sarà infatti possibile iscriversi al concorso fino al 30 settembre, compilando il modulo sul sito che contiene tutti i dettagli del progetto. L’iniziativa, giunta alla terza edizione, si apre quest’anno a tutto il territorio nazionale e, grazie al successo ottenuto e all’importante coinvolgimento dei numerosi partner locali negli anni precedenti, allarga ulteriormente il panorama delle collaborazioni e punta a più ambiziosi obiettivi. Il concorso è rivolto a cittadini, associazioni e cooperative, invitati a presentare azioni, progetti o servizi che mirano a ridurre gli sprechi di risorse e di energia, a limitare la produzione di rifiuti e a diffondere le buone abitudini ecologiche. Oltre alle tre categorie specifiche, previste anche due sezioni speciali: in collaborazione col progetto Life+Eco Courts, la sezione video Eco courts (novità 2013) per il miglior filmato che racconti uno stile di vita ecologico e sostenibile adottato nella quotidianità, e il Premio città di Padova, dedicato alla miglior candidatura patavina.
‘Premio Impatto Zero’ è un’iniziativa Arci, ideata e promossa Arci Padova, con il contributo di Camera di Commercio di Padova, AcegasAps-Gruppo Hera e Coop Adriatica, in collaborazione con Legambiente, Coordinamento Agende 21 Locali Italiane, Centri Servizi Volontariato del Veneto, Legacoop Veneto, Confcooperative Padova e con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e del Comune di Padova. Quattro le aree tematiche in concorso: servizi e progetti per la riduzione dello spreco di cibo (ridistribuzione delle eccedenze commerciali e produttive, recupero dei prodotti in scadenza o danneggiati, banco alimentare…); azioni e progetti di comunicazione 2.0 per sensibilizzare l’opinione pubblica alla sostenibilità (siti, blog, social network, applicazioni…); progetti che ottimizzano e fanno condividere energie e beni comuni (condomini sostenibili, cogestione e riqualificazione di spazi pubblici e privati, gruppi di acquisto…); comportamenti utili al benessere del singolo e dell’ambiente (turismo sostenibile, baratto, autoproduzione di alimenti o acquisto dalla filiera corta, preferenza per prodotti naturali e biologici…). Ad assegnare la vittoria, per entrambe
le categorie Italia e Veneto, un’apposita commissione di esperti e rappresentanti delle istituzioni e delle realtà promotrici: saranno valutati originalità, impatto sull’ambiente, efficacia nella promozione, esportabilità delle prassi, impatto sociale, oltre alle votazioni raccolte online attraverso il sito. Numerosi i premi in palio, grazie al sostegno e alla collaborazione di aziende sensibili e attente alle tematiche ambientali: buoni spesa; forniture di prodotti biologici, un tablet, un soggiorno benessere per due persone nella città termale di Abano Terme, un buono sconto per l’acquisto di una bicicletta elettrica, tre kit di accessori per biciclette. Per la sezione speciale video Eco Courts, previsti una ‘ricicletta’, la city bike in alluminio riciclato, un misuratore di consumi domestici di elettrodomestici, un carica batterie per dispositivi elettronici alimentato dalla dinamo della bicicletta, un carica batterie per ricaricabili e alcaline. I premi sono messi a disposizione da Coop Adriatica, Alce Nero&Mielizia, CiAl, Ercole Cancelleria, AbanoRitz Hotel, Italwin, Selle Royal, Baule Volante. www.premioimpattozero.it
8
arcireport n. 34 | 25 settembre 2013
cultura
Teatro Valle, è nata la Fondazione La conquista dei ‘comunardi’ a 27 mesi dall’inizio dell’occupazione Giovedì scorso, 19 settembre è nata la Fondazione del Teatro Valle di Roma. Sono passati 27 mesi dall’occupazione, iniziata il 14 giugno 2011. Quell’estate, ogni sera, c’è stato un tourbillon di migliaia di persone mai visto prima nel centro di Roma. All’entrata del teatro giovedì spiccava un fiocco rosa, segno di una nascita femminile, quella della ‘Fondazione’ appunto. Ma anche per indicare la forza con la quale le donne, presenti in maggioranza nell’occupazione e nella sua assemblea, hanno spinto questa esperienza a raggiungere un obiettivo insperato: realizzare un’istituzione autonoma, auto-governata dalla cittadinanza e dagli artisti, prodotta
da un movimento nato dall’alleanza tra gli intermittenti dello spettacolo, i tecnici del vecchio teatro Valle, i giuristi come Ugo Mattei e Stefano Rodotà, e 5600 soci fondatori che hanno assicurato 143mila euro alla Fondazione che è stata regolarmente registrata da un notaio. Gli altri 107mila euro, necessari per raggiungere la quota stabilita per legge di 250mila euro, sono stati donati da decine di artisti che hanno ceduto gratuitamente le loro opere. Lo statuto della fondazione è all’esame del prefetto di Roma che avrà 4 mesi di tempo per approvarla. Il teatro funzionerà in questo modo: le cariche direttive, comprese quelle artistiche, saranno a
‘Non è una crisi, è una transizione!’
Il 4 e 5 ottobre a Roma la conferenza internazionale di Culture Action Europe Culture Action Europe è la più estesa rete di associazioni culturali in Europa. Fondata 21 anni fa, attraverso i propri soci collega oltre 80mila organizzazioni culturali attive nei diversi ambiti della vita culturale e artistica. CAE è la voce europea di chi riconosce nelle capacità culturali della società un fattore essenziale per lo sviluppo sostenibile e di chi chiede perciò che siano incluse come parte integrante di tutte le strategie di sviluppo. CAE è il principale rappresentante della società civile e del settore in materia di cultura nei rapporti con le istituzioni Europee: la Commissione, il Parlamento ed il Consiglio. La conferenza di Culture Action Europe è da molti anni uno delle più importanti appuntamenti di incontro e confronto sui temi della cultura tra le più rappresentative reti culturali in Europa e i decisori europei e nazionali. Nel 2013 approda per la prima volta in Italia, ospite della Università degli Studi Roma Tre - Facoltà di Architettura - nata dalla riabilitazione dell’ex-Mattatoio di Testaccio. Per chi in Italia ritiene che cultura non sia solo sinonimo di servizi al tempo libero ma sia un fattore decisivo della vita civile, della coesione e della qualità, dello sviluppo economico rispettoso dei limiti
ambientali, la conferenza è un’occasione unica per trovarsi, mettersi in relazione con il resto dell’Europa, scoprire partner ed alleati, informarsi sui nuovi programmi per la cultura e l’educazione dell’Unione Europea e confrontarsi con attori di primo piano nelle istituzioni europee ed italiane sul presente e il futuro comune. Con un programma intenso che tocca argomenti trasversali a diversi settori della vita e della società, la conferenza servirà anche per individuare gli elementi comuni per coordinare impegno politico e attivismo in Italia e in Europa. Il lavoro nei laboratori fornirà anche i componenti principali per un piano d’azione di cinque anni della rete CAE, basato sulla partecipazione e la leadership dei componenti della rete. La conferenza è organizzata anche grazie ai soci italiani di Culture Action Europe: Arci, Eccom, Gai, Perypezie Urbane. Appuntamento il 4 e 5 ottobre a Roma in piazza Orazio Giustiniani. Per informazioni sul programma e per registrarsi o associarsi a CAE www. cultureactioneuropeconference.eu La pagina facebook dell’evento è Culture Action Europe Public Conference and AGM, l’hashtag twitter #CAErome2013. www.cultureactioneurope.org
rotazione ed elette dall’assemblea dei soci. Verrà inoltre realizzato un sistema economico su basi di equità nella retribuzione del lavoro e di redistribuzione della ricchezza prodotta. Verranno garantite al lavoro indipendente tutele e diritti negati ovunque. Sono stati nominati 12 membri del consiglio esecutivo che coordineranno per ora le assemblee dei soci fondatori. La fondazione viene intesa come uno strumento dell’occupazione che non finisce, ma si trasforma. Il movimento che sta alla base del Valle si è dotato di uno strumento collettivo e giuridico superiore per consolidare il processo politico in atto e per rapportarsi alla pari con le istituzioni locali e il ministero dei Beni Culturali. Per Stefano Rodotà, che ha voluto festeggiare insieme a Fabrizio Gifuni, Fausto Paravidino e molti altri il singolare approdo istituzionale, «la fondazione rafforza l’interlocuzione con il Comune di Roma e il Ministero dei Beni Culturali. Prescindere da questa esperienza rigorosa fondata sui beni comuni che ha una forte legittimazione sarebbe un’insopportabile forzatura». Al sindaco di Roma Marino, al ministro dei Beni culturali Bray - nei giorni scorsi si è fatto vedere in teatro - e al governatore del Lazio Zingaretti i ‘comunardi’ chiedono il «riconoscimento politico di un esperimento di legalità costituente». E li invitano a partecipare a «tavoli aperti e pubblici ». Da loro non verrà una richiesta di attribuzione della struttura. Si vuole creare un processo di autogoverno e di creazione normativa. Un’apertura generosa, ma necessaria, perché nel diritto italiano mancano le norme sui beni comuni, se si escludono gli articoli 41 e 43 della Costituzione. A questa sfida ha risposto l’assessore capitolino alla cultura, Flavia Barca, che ha detto di apprezzare l’esperienza, anche se la fondazione non solleva i ‘comunardi’ dall’«illegalità», lasciando intuire che per gli attuali occupanti del Valle potrebbe esserci una nuova sede. Per ora quel che è certo è che c’è una Fondazione, pronta a produrre il primo spettacolo: Il macello di Giobbe di Fausto Paravidino, un progetto nato da un laboratorio di drammaturgia che coinvolgerà decine di artisti. E proprio Paravidino ha spiegato il senso della proposta della Fondazione Valle: «Se il teatro non produce numeri, a che cosa serve di specifico? Produce partecipazione: costruzione di una comunità attorno a una storia. Solo così possiamo salvare il teatro».
9
scuola
arcireport n. 34 | 25 settembre 2013
Decreto istruzione: un tronco senza radici di Federico del Giudice portavoce Rete della Conoscenza
Accolto con giubilo dal Governo, il decreto istruzione del 9 settembre scorso ha luci e ombre. All’apparenza appare come un albero di forma compiuta, in verità, se andiamo a vedere meglio, è un tronco senza radici. I propositi sono ottimi, basta leggere i titoli che precedono gli articoli: welfare dello studente, wi-fi nelle scuole, diritto allo studio universitario. A leggere attentamente gli stanziamenti economici si scoprono gli altarini. Sul diritto allo studio universitario vengono stanziati 100 milioni di euro che vanno a sommarsi ai 14 milioni già previsti in Finanziaria ma che, insieme, sono meno dei 137 milioni dell’anno passato e ancor meno dei 300 milioni che andrebbero stanziati annualmente per coprire le borse di studio di tutti gli aventi diritto. Niente in confronto con il miliardo speso annualmente in Francia o Germania. Fa sorridere leggere un intero capitolo di iniziative da intraprendere per creare il welfare dello studente, poiché questa è una rivendicazione storica del movimento e del sindacato studentesco. Peccato che siano solo 15 i milioni stanziati, ben poco per abbattere quelle barriere
all’accesso ai saperi come il costo dei trasporti, della cultura, ecc. Sempre una rivendicazione storica del movimento studentesco è il comodato d’uso dei libri di testo, provvedimento presente in numerosi paesi europei che permette a tutti di poter avere i materiali didattici. Il nostro paese vive ormai il problema endemico del caro libri che grava totalmente sulle spalle delle famiglie, per questo 8 milioni in due anni stanziati con il Decreto risultano coprire pochi studenti sui circa cinque milioni che frequentano le scuole di ogni ordine e grado. Buone anche le intenzioni sull’abbandono scolastico, che in Italia è un fenomeno che colpisce il 18% degli studenti e raggiunge picchi in Sardegna e Sicilia sopra il 25%. Su questo versante vengono stanziati 15 milioni per tenere aperte le scuole oltre l’orario curricolare, come doveva essere previsto dall’autonomia scolastica introdotta sul finire degli anni ’90. Ultimo atto sconclusionato promosso dal Decreto è stata l’abolizione del bonus maturità, bonus che in base al voto di maturità, andava ad incidere sull’esito finale dei test d’ingresso all’università. Peccato
che il bonus venisse determinato da un calcolo astruso tanto che, in alcune scuole con 100/100 di voto di maturità potevi avere meno punti di uno che aveva preso 90/100 in un’altra scuola. Dico atto sconclusionato perché è stato abolito mentre si stavano già svolgendo i test di ingresso alle facoltà di medicina: gli studenti sono entrati al test sperando di usufruire del bonus e sono usciti senza avere questi punti. In Italia l’istruzione e la ricerca vanno totalmente rilanciate, siamo un Paese che investe il 4,8% del PIL in Istruzione mentre la media OCSE è del 6,5%, un paese che esce da anni di tagli al comparto della conoscenza, un paese che non innova più da tanto tempo, esportando ricercatori in tutto il Mondo non sapendo che farsene. Se il Governo volesse davvero cambiare rotta la strada è tracciata: nella prossima Legge di Stabilità, che verrà discussa tra ottobre e dicembre, deve finanziare i provvedimenti contenuti nel Decreto Istruzione e rifinanziare tutto il mondo dell’istruzione per rispondere alla crisi sociale ed economica che perdura in Italia. Non bastano più le toppe per ridare un futuro alle giovani generazioni.
Le scuole italiane cadono a pezzi Le scuole italiane cadono letteralmente a pezzi. A confermarlo è un rapporto di Cittadinanzattiva. Sono stati esaminati 165 edifici di 18 regioni, concentrandosi sulla loro sicurezza, manutenzione e igiene, oltre che sui problemi legati alla vita degli studenti con disabilità. Inoltre la maggior parte degli edifici si trova in zona sismica (67% del campione), come confermano i dati dello stesso Miur. Elevato anche il numero di scuole a rischio idrogeologico, vulcanico e industriale (16%). In 5 edifici è stata registrata la presenza di radon e amianto e il rapporto denuncia quanto il monitoraggio di queste sostanze sia poco diffuso. Non si tratta di edifici storici: quasi 25mila scuole (su 36mila) sono state costruiti dopo il 1961. Nonostante questo un edificio su 7 lamenta lesioni strutturali. Manca una palestra nel 30% delle scuole. Passando allo stato di manutenzione, nel 40% dei casi il giudizio degli stessi responsabili del servizio di manutenzione risulta pessimo o mediocre. Nell’ 83% delle scuole sono stati richiesti interventi
manutentivi, di cui il 64% eseguiti con ritardo. Si legge nell’indagine: «Non si può più parlare di casualità. Ogni anno troppi i casi di crolli, distacchi di intonaco, caduta di finestre, solai, tetti, controsoffitti, che interessano le nostre scuole». Una parte del documento si concentra su scuole d’infanzia e primaria: in più della metà esistono vetrate non conformi o non retinate, nel 44% sono presenti mobili o termosifoni con spigoli vivi e nel 42% armadi e librerie non ancorati alle pareti. Procede a rilento anche l’adeguamento degli edifici alle esigenze dei disabili, studenti, insegnanti e personale. Meno della metà degli edifici scolastici ha un marciapiede senza rampetta o bordo smussato, nel 55% delle strutture l’ascensore non raggiunge tutti i piani. Nel 44% delle aule non ci sono banchi adattabili a una persona in carrozzina e nelle aule del 57% delle scuole non sono istallate attrezzature didattiche o tecnologiche che possano facilitare la partecipazione effettiva alle lezioni per studenti con disabilità. Sul tema il rapporto evidenzia che «la mancanza di servizi igienici per ragazzi
con disabilità - che si registra nel 23% degli edifici - è indizio, forse più degli altri dati, della scarsa attenzione che viene prestata alla persona e ai suoi diritti primari». Reale anche il problema della sicurezza: le porte con apertura antipanico sono assenti nel 71% delle aule. Ancora più grave se vi si aggiunge la mancanza di trasparenza: in media, il 96% delle scuole dichiara di avere l’impianto elettrico completato o in avanzato stato di adeguamento, in tutti gli ambienti dell’edificio. Questo dato, però, sembra cozzare con quello dell’ assenza di certificazione di prevenzione incendi o visto di conformità dei Vigili del fuoco, che risulta presente solo nel 37% dei casi. Per tutte queste ragioni è necessario che l’Anagrafe edilizia scolastica sia aggiornato e consultabile da tutti i cittadini. Infine se la scuola cade a pezzi i genitori sono sempre più costretti a mettere le mani al portafoglio. In attesa dei 13 miliardi che nel rapporto si stimano necessari per il risanamento di tutti gli edifici, emerge che nell’ultimo anno dalle famiglie sono arrivati circa 390 milioni di euro, sotto forma di contributo volontario o donazione di materiali e beni.
10
arcireport n. 34 | 25 settembre 2013
daiterritori
Magnolia si fa in tanti
La campagna di crowdfunding per il nuovo progetto del circolo Arci di Segrate (MI) Nel 2005 un gruppo di ragazzi ha recuperato uno stabile abbandonato nel mezzo di un parco. Nel 2013 i ragazzi, diventati uomini, hanno fatto diventare quattro mura in mezzo ad un parco uno dei principali circoli musicali d’Italia. Il merito non è tutto loro. Perché Magnolia si fa in tanti, ed è venuto il momento di fare le cose in grande, da grandi, e dare a tutti una cosa che è di tutti, ma è fatta meglio, con un progetto che oltre ai soci attivi, agli addetti ai lavori e al mondo dell’associazionismo chiede una mano a tutti coloro che frequentano, conoscono e amano il circolo Magnolia. Il circolo Magnolia non è una proprietà privata, è uno spazio pubblico che si sta migliorando, rimanendo pubblico, di tutti. È un’associazione culturale no profit, con l’obbligo di investire i proventi delle proprie attività. Negli anni, oltre al sostentamento della struttura, la sua cura e la manutenzione, il circolo Magnolia ha investito nel lavoro (29 lavoratori assunti a tempo indeterminato), negli impianti (rinnovando e convertendo da gasolio a Gpl la caldaia, installando 102 pannelli fotovoltaici sul tetto per la
produzione di energia pulita), e soprattutto nella programmazione musicale (oltre 200 esibizioni live l’anno, dai più ai meno noti). Lo scorso anno ha presentato un progetto, con il quale ha vinto il bando per l’assegnazione dello spazio che attualmente occupa, insieme a tre importanti istituti di formazione e ricerca: Politecnico di Milano, Dipartimento Acustica Ambientale dell’Università Bicocca e l’Accademia di Brera. La campagna di crowd funding Magnolia si fa in tanti mira a raccogliere i fondi necessari al completamento dei lavori e al raggiungimento di obiettivi artistici e strutturali d’avanguardia, come barriere acustiche e illuminazione a led del parco, progetto ‘Bosco Magico’, innovativi sistemi di riscaldamento e raffreddamento della struttura, coibentazione, infissi ed involucro, sostituzione pavimentazione, rifacimento facciate con opere artistiche. Da giugno è on-line il sito www.magnoliasifaintanti.eu che racconta passo dopo passo tutti i lavori e i relativi progetti che trasformeranno una struttura pubblica in un edificio migliore, sotto il profilo della classa energetica innanzitutto e in
particolare sotto l’aspetto dell’impatto ambientale: con la creazione di una pompa di calore, scambiando calore col lago, rinfrescherà in estate e riscalderà in inverno. Il circolo Magnolia ha già investito di suo, e tanto. La cosa prioritaria e più importante è stata il finanziamento diretto alla ricerca universitaria (57mila euro), a seguire la progettazione dei lavori (12mila) e infine l’esecuzione degli stessi (che richiederà all’incirca 231mila) per un totale di 300mila euro. Per arrivare all’ultima cifra è parso giusto tentare la strada del finanziamento attraverso il crowd funding, un metodo in realtà molto sviluppato all’estero, che si avvale di donazioni dirette in cambio di una ricompensa simbolica. Il circolo Magnolia ha deciso di chiedere 45mila euro perché grazie ai proventi delle proprie attività, investirà, e in parte ha già investito, 255mila, i restanti 45mila è speranza e sogno, ma anche sfida, che a metterli saranno proprio tutti coloro che nel circolo Magnolia vedono una bella storia, virtuosa e priva di orpelli. www.eppela.com/ita/projects/527/ magnolia-si-fa-in-tanti
La crisi maliana raccontata da una protagonista di Patrizia Maiorana e Gabriele Rizzo circolo Thomas Sankara
Un’occasione straordinaria, l’incontro al circolo Arci Thomas Sankara, per ascoltare dalla voce di Rokia Sanogo le complesse vicende politiche della Repubblica del Mali. Terra di imperi africani e di ricchezze minerarie, repubblica parlamentare, il secondo paese più vasto dell’Africa occidentale, per lungo tempo è stato esempio di democrazia nello scenario africano. RokiaSanogo,tralefondatricidelnostrocircolo, è tornata a Messina in occasione di un viaggio accademico; da decenni lavora nella cooperazione e per l’empowerment delle donne. Nel 1991 ha partecipato alla rivoluzione, è stata tra i protagonisti nei movimenti di opposizione al governo degli ultimi anni, a difesa dell’indipendenza economica, culturale e della democrazia. Rokia ha raccontato la storia politica del Mali degli ultimi anni: la lenta decadenza della rivoluzione del ’91, l’insurrezione dei separatisti Tuareg al nord con il sostegno della Francia, la trasformazione del governo di Amadou Toumani Tourè (ATT) in una democrazia di facciata, la progressiva incapacità dell’esercito a difendere il paese dalle ingerenze interne ed esterne. La questione separatista nel nord del paese è
profondamente intrecciata con la decadenza della democrazia maliana. L’ingresso nel paese di gruppi armati provenienti dal nord della Libia, gruppi di separatisti Tuareg che avevano combattuto come mercenari per Gheddafi, e che sulla mancanza di preparazione dell’esercito e sulla collusione del governo costruiscono il proprio dominio nel nord del paese. Su questa vicenda pesa inoltre il sospetto di una regia francese. Il Mali settentrionale viene abbandonato al narcotraffico, al traffico degli esseri umani, ai sequestri di occidentali in cambio di riscatti. Rokia Sanogo ha raccontato del crescente malcontento popolare e della richiesta del partito SADI di dimissioni del presidente. Il 22 marzo il colpo di stato, prodotto della sollevazione popolare, che ha portato alla defenestrazione di ATT. Quel giorno si costituisce il Movimento Popolare 22 Marzo (MP22), di cui Rokia è presidente, e che comprende più di 150 organizzazioni di opposizione. Nel frattempo, nel nord del paese, la situazione precipita e i gruppi ribelli, riuniti nel Movimento Nazionale di Liberazione dell’Alzawad (MNLA), di matrice laica, si uniscono nel gruppo islamista Ansar Dine costituendo un unico fronte secessionista e
uno stato islamico nel Sahel maliano. Conflitti interni provocano l’ingresso di Al Quaida nel Maghreb Islamico e il rifugio del MLNA nel Burkina Faso (il cui presidente è Blaise Compaorè, l’assassino di Thomas Sankara). Il MP22 si è opposto all’imposizione della sharia; ciononostante l’MLNA è stato lo strumento nelle mani della retorica francese della lotta al terrorismo. Il presidente Dioncounda Traoré, imposto dalla Comunità Economica dell’Africa Orientale, il 10 gennaio richiede l’intervento aereo francese. Ventiquattro ore dopo i militari francesi fanno ingresso nel paese. Tutto questo mentre il MP22 chiedeva, anche alla Francia, di sostenere l’esercito nazionale e osteggiava l’intervento esterno. L’interesse francese ripropone vecchi stili colonialisti, aggiungendovi l’ipocrisia della guerra al terrore. La strategia francese impone il divieto di visti di ingresso, dentro e fuori l’Europa, ai protagonisti del dissenso maliano. Purtroppo per il governo francese Rokia è anche italiana, e può viaggiare in Europa liberamente. Nuove elezioni si sono concluse con la vittoria di Ibrahim Boubacar Keita, sostenuto anche dal MP22, insediatosi il 4 settembre. http://arcisankara.blogspot.com
11
arcireport n. 34 | 25 settembre 2013
daiterritori
Dal 29 settembre AL 6 ottobre
appuntamenti
‘Io non ho paura’, la mostra di arti visive organizzata dal circolo Arci La gabbianella fortunata di Carbonia
Iniziativa a Trapani
Si svolgerà in forma itinerante presso i comuni di Sant’Anna Arresi, Carbonia e Gonnesa, nella provincia del Sulcis-Iglesiente in Sardegna, l’edizione 2013 della mostra di arti visive Io non ho paura, organizzata dal circolo Arci La gabbianella fortunata di Carbonia. La manifestazione, giunta alla quinta edizione, quest’anno si presenterà in una nuova veste. Nuova la formula, nuovo il periodo di svolgimento, l’autunno in luogo del periodo estivo, nuove, in parte, le location ma soprattutto nuovi i termini di confronto con le arti visive che il collettivo Io non ho paura e l’Arci La Gabbianella Fortunata hanno scelto di adottare per una manifestazione che negli anni è riuscita a diventare un punto di riferimento fisso nel panorama dell’offerta culturale del territorio del Sulcis-Iglesiente e non solo. L’edizione 2013 infatti incentrerà la propria riflessione sul rapporto tra immagine in movimento e musica, in luogo dell’intervento attraverso le arti plastiche e quelle visive classicamente intese, in particolare con la performance sonora eseguita dal vivo: ovvero quell’esperienza che comunemente viene definita sonorizzazione. Tre band sarde per altrettanti film creeranno una sorta di performance transmediale capace di accomunare due realtà solitamente comprese all’interno dello stesso testo, il film, ma che, separate l’una dall’altra, assumeranno un nuovo significato semantico ed espressivo andando a delineare un gioco di rimandi, contrappunti e analogie che, interfacciandosi, assumeranno il significato e il valore di una vera e propria rinascita grammaticale e sensoriale delle parti in gioco. L’immagine del suono, per l’appunto e non ‘il suono dell’immagine’ perché ciò che il pubblico andrà a vedere e ad ascoltare vorrà essere, nelle intenzioni degli organizzatori, capace di superare il classico rapporto tra musica e immagine in movimento per creare una natura altra. Si comincerà domenica 29 settembre a Sant’Anna Arresi presso il piazzale del Municipio con la sonorizzazione di Eraserhead di David Lynch a cura dei Lady Radiator per proseguire a Carbonia venerdì 4 ottobre, presso lo spazio del Pitosforo Art Music Bar nella centralissima Villa Sulcis già sede storica della manifestazione, con la performance del collettivo Terminale 3 che sonorizzerà Alice di Jan Svankmajer. La chiusura della rassegna spetterà ai Diverting Duo che domenica 6 ottobre presso lo spazio del centro culturale S’Olivariu a Gonnesa metteranno in scena la sonorizzazione del film Il pianeta selvaggio di Renè Laloux. Tutti gli spettacoli inizieranno alle ore 22. Ingresso gratuito.
La rassegna ‘Suburbana’ L’11 settembre è iniziata la 41esima stagione cinematografica di Suburbana del centro cinematografico culturale L’incontro di Collegno (To). Dal lontano maggio del 1973, la lampada della cabina di proiezione del cineclub ha illuminato sullo schermo qualcosa come 290 milioni di fotogrammi, oltre 5400 chilometri di pellicola a 35 millimetri che stesi sul terreno potrebbero raggiungere i dintorni di Kabul dove si dipana la storia di Come pietra paziente, il bellissimo film interpretato da Golshifteh Farahani che proietteremo a marzo. Suburbana riparte con un programma ricco, coi migliori film di qualità usciti nelle sale nel corso della stagione; con titoli che hanno fatto la storia del cinema, come I 400 colpi di Truffaut, e con un paio di opere presentate al festival del cinema terzomondista di Milano (Batad e The mirror never lies). Chicche come Il mundial dimenticato, piccoli capolavori come La bicicletta verde e Il figlio dell’altra, Monsieur Lazhar e Il sospetto, Miele e La scelta di Barbara, Amour e No-I giorni dell’arcobaleno. Dieci mesi di cinema, una cinquantina di film d’autore, da non perdere e da vedere insieme sul grande schermo con immutata passione. Le proiezioni iniziano alle ore 21. www.suburbanacollegno.it
Il 26 settembre alle 17.30 presso ‘La piazzetta’ a Trapani si terrà l’incontro Da Mauro Rostagno a Ilaria Alpi: quale informazione per i giornalisti uccisi promosso dal circolo Arci Amalatesta, da Legambiente Egadi, Libera Trapani e circolo M. Rostagno.
Il decennale di Arci Crotone In occasione del decennale dell’Arci di Crotone, è stata programmata una serie di eventi incentrati su aggregazione, socialità, costruzione di una nuova dimensione democratica, diritti di cittadinanza, democrazia partecipata, diritti del lavoro, lotta alle mafie, difesa della salute, diritto alla conoscenza e all’istruzione. Il primo incontro avrà luogo sabato 28 settembre presso la Villa Comunale di Crotone. Durante tutta la giornata, si alterneranno dibattiti, incontri, mostre, seminari, laboratori. In serata, a partire dalle 20, l’evento di teatro/ cucina Mi chiamo Omar tratto da un racconto di Omar Suleiman. Gli spettatori invitati a cena vengono accolti e immersi nella scena, resa calda ed accogliente dalle musiche arabe, dagli odori dei cibi, dai vapori e dalla ombra lunga del narratore che, dietro un telo illuminato, cucina per loro e li guida nel viaggio. Su quel telo vengono proiettate immagini e poi si leggono le traduzioni delle poesie arabe, recitate in lingua e offerte come fiori nuovi insieme alle pietanze e da dietro quel telo le ombre prendono forma, assecondando le immagini evocate della narrazione. crotone@arci.it
12
arcireport n. 34 | 25 settembre 2013
azionisolidali le notizie di arcs
a cura di Francesco Verdolino www.arciculturaesviluppo.it
Tre nuovi impegni per ARCS
Due nuovi progetti presentati da ARCS sono stati approvati nell’ultimo bando promosso dalla DGCS MAE. Il primo, dal nome Donne organizzate per la costruzione di una società della Pace si svolgerà in Colombia. Attraverso questo intervento si cercherà di migliorare la governance democratica del Paese favorendo il dialogo tra le istituzioni locali e i gruppi organizzati di donne colombiane per promuovere il rispetto dei diritti umani e incentivare la partecipazione cittadina al governo del territorio. Le problematiche colombiane sono legate principalmente alla disuguaglianza sociale e al conflitto armato interno che nasce e si alimenta dagli squilibri sociali del Paese. In questo contesto chi soffre maggiormente sono le donne che rappresentano il 70% delle vittime del conflitto armato e sono costrette a subire violenze di vario tipo. Dal momento che le donne sono attori chiave nella costruzione della Pace e nella risoluzione e prevenzione dei conflitti in una situazione di transizione, quale quella che la Colombia sta vivendo, ora che dopo 50 anni di guerra civile è stato rilanciato il negoziato di Pace tra governo e FARC–EP, è fondamentale promuovere la partecipazione attiva delle donne nei processi decisionali, valorizzandone il ruolo nella costruzione di una società di diritto e di una cultura di Pace. Nel partenariato di progetto ha ruolo importante il comitato Arci di Firenze, che ha coinvolto il Comune. Il secondo progetto chiamato Rafforzamento delle capacità di autogestione e dei processi di sviluppo a livello locale, si svolgerà invece in Camerun proseguendo di fatto il nostro impegno nel paese. Il progetto si occuperà dei temi della sicurezza alimentare, facilitando in maniera sostenibile (dal punto di vista ambientale, sociale e finanziario) l’accesso all’acqua potabile, e della governance, intercettando l’importanza che il decentramento riveste per il governo camerunense e per le organizzazioni internazionali, giustificata dalla necessità di promuovere lo sviluppo a partire dai territori. L’adozione di un processo decisionale dal basso e di concertazione tra società civile e istituzioni pubbliche locali diventa il motore di una crescita equa e sostenibile. Infine ARCS sarà partner in un progetto di educazione alla cittadinanza attiva globale, con capofila Oxfam, dal nome Oltre Rio + 20: seminare il futuro, coltivare il cambiamento per vincere insieme la Zero Hunger Challenge che metterà a disposizione delle iniziative del gruppo di lavoro sulle tematiche ambientali e dei comitati interessati.
società
Dal 3 al 6 ottobre torna il Festival di Internazionale a Ferrara di Paolo Marcolini presidente Arci Ferrara
Alla vigilia di una nuova tappa del Festival di Internazionale a Ferrara, organizzato dalla omonima rivista e dall’Arci di Ferrara, fervono i preparativi e tra la gente si comincia a respirare l’aria fresca tipica di quel clima di partecipazione ed incontro, novità ed aggregazione che il Festival porta in città. Le diverse realtà sociali e culturali del territorio, le Istituzioni, i cittadini, così come i lettori della rivista, si preparano, dunque, al ripetersi di questo splendido evento, costituito da numerosi incontri, approfondimenti, mostre, spettacoli, rassegne e dibattiti. Il Festival rappresenta ancora una volta una grande occasione per rimanere connessi ed aggiornati sugli accadimenti nel mondo e per mantenere vivo quel confronto permanente sul ruolo dell’informazione e sull’importanza del diritto alla conoscenza nella crescita personale dell’individuo. La qualità della vita e delle relazioni passa certamente anche per il livello di conoscenza dei fatti, della ricostruzione corretta degli eventi, del racconto e della testimonianza diretta e quindi del lavoro di documentazione di tantissimi bravi giornalisti nel mondo. In questo modo, il giornalismo assume un ruolo sociale importante, dal lavoro di migliaia di donne e uomini si raccolgono, spesso in situazioni difficili ed in tanti casi pericolose, storie e vicende che costruiscono il reticolo su cui poi qualcuno scriverà la storia di intere Nazioni. Un grande obiettivo sociale, dunque, che va riconosciuto e che permette di affermare che informare significa anche ‘fare cultura’ e che la conoscenza di ciò che accade nel mondo può fornire un forte sostegno per la crescita civile e sociale del nostro paese. È dunque con questo approccio che aspettiamo di veder materializzati, tra le vie del centro storico, i racconti dei giornalisti ospiti del festival e le rubriche che la rivista accoglie, durante l’anno nelle sue pagine. Il Festival porterà a Ferrara 198 ospiti provenienti da 4 continenti, 30 paesi, 45 testate. Oltre 250 ore di programmazione per 149 incontri. Una formula rodata che ha portato in questi anni a un grande successo di pubblico (66.000 presenze nel 2012). Tra gli ospiti più attesi di quest’anno ci saranno Natalie Nougayrède, la prima donna a dirigere il quotidiano francese Le Monde; Nate Silver, lo statistico diventato celebre per aver previsto la vittoria di Obama; Chouchou Namegabe, giornalista congolese
che quest’anno riceverà il premio Anna Politkovskaja per il giornalismo d’inchiesta; Mona Eltahawy, giornalista e attivista egiziana che ha denunciato le violenze della polizia dopo essere stata arrestata a Piazza Tahrir. E poi Stephen Engelberg, direttore di ProPublica, la piattaforma che fa giornalismo d’inchiesta e primo sito d’informazione ad aver ricevuto il premio Pulitzer; l’economista franco-statunitense Susan George; Micah White, fondatore della rivista canadese di medi attivismo Adbusters. E anche il social media editor Anthony De Rosa e l’esperto di tecnologia del Wall Street Journal Farhad Manjoo. Tornano poi Mondovisioni, la rassegna di documentari in anteprima italiana, e Mondoascolti, rassegna di audio documentari curata da Audiodoc. Saranno presenti anche Gad Lerner, Enrico Mentana, Serena Dandini, Vinicio Capossela, Ilvo Diamanti ed il Presidente del Senato Pietro Grasso. Quest’anno Internazionale a Ferrara inizia un giorno prima e alcuni incontri del festival saranno tradotti in Lis, la Lingua italiana dei segni. marcolini@arci.it
arcireport n. 34 | 25 settembre 2013 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Carlo Testini Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Paolo Beni Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 19.30 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia
http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/