Arcireport n 35 2014

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La manifestazione del 25 ottobre a Roma

settimanale a cura dell’Arci | anno XII | n. 35 | 30 ottobre 2014 | www.arci.it | report @arci.it

Giustizia sociale, diritti, cultura, antirazzismo, democrazia. Per cambiare davvero di Francesca Chiavacci presidente nazionale Arci

Le parole sono pietre. Noi dell’Arci, lo sappiamo. E di parole, frasi, slogan, ‘ragionamenti’ per giustificare una scelta o una decisione politica ne abbiamo sentiti tanti. Soprattutto in questo primo scorcio di autunno. Purtroppo abbiamo ascoltato modi di pensare e stili di azione che anziché provare a unire un Paese in profonda crisi hanno generato divisioni e tensioni. E, nostro malgrado, non riusciamo a non pensare che quanto accaduto davanti al Ministero dell’Economia con gli operai dell’AST di Terni caricati dalle forze dell’ordine sia figlio di un clima rovente, avvelenato, che provoca una gran confusione. La questione non riguarda soltanto l’attuale e accesissimo confronto politico tra le cosiddette ‘anime’ della sinistra scatenato dalle proposte del governo sulla riforma del mercato del lavoro e sul rapporto con il movimento sindacale. C’è dell’altro. E questo ‘altro’ ci preoccupa enormemente, quanto il tentativo di mettere in discussione il valore e

l’utilità, per la democrazia, di alcune forme di rappresentanza sociale. Nei giorni scorsi la Lega ha convocato una manifestazione a Milano sotto lo slogan xenofobicamente chiaro: ‘Stop Invasione’. L’appuntamento ha avuto un gran successo di partecipazione e ha visto in piazza anche una nutrita partecipazione di sigle della estrema destra fascista. Spostandosi nel torinese, una amministrazione comunale di centrosinistra ha proposto di ‘riservare’ una linea dell’autobus ai soli cittadini Rom, motivandola come extrema ratio in nome della tutela degli altri cittadini, che altrimenti sarebbero rimasti sotto la minaccia di comportamenti criminosi. Ecco, in questa continua contrapposizione tra vecchio e nuovo, amplificata all’eccesso anche grazie al sistema mediatico, siamo convinti che a farne le spese sarà il cambiamento di cui il paese e la società italiana hanno urgentemente bisogno. Non c’è nulla di nuovo se non

si agisce, a cominciare dalle parole che si usano, o non si usano, contro chi agita intolleranza e conflitto tra deboli. Non c’è nulla di nuovo se una amministrazione che si definisce progressista va oltre le sciagurate ordinanze lavavetri/antiaccattonaggio e i muri anti-immigrati. Aggiungiamo che non ci può essere nulla di nuovo se si bollano in maniera così secca come ‘signori del veto’ o statue di cera uomini e donne che hanno manifestato il loro dissenso e avanzato le loro proposte contro la crisi nel corso della manifestazione di sabato 25 ottobre. Purtroppo le parole che ascoltiamo raccontano ancora, anziché una cesura, una continuità culturale con gli anni che abbiamo alle spalle. Noi dell’Arci lo conosciamo, e lo agiamo, da tempo il vocabolario del cambiamento vero: giustizia sociale, diritti, cultura, antirazzismo, democrazia. È ora che anche la ‘grande’ politica inizi a usarlo e ad agirlo.


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La piazza della Cgil: senza lavoro non si cambia di Gianna Fracassi segreteria nazionale Cgil

Il mondo del lavoro in tutte la sue forme ha riempito piazza San Giovanni sabato 25 ottobre: una partecipazione straordinaria di lavoratrici e lavoratori, giovani, studenti, precari, esodati, pensionati, immigrati ha urlato le proprie priorità al Governo: lavoro, dignità, uguaglianza per cambiare il paese. I due cortei che si sono snodati lungo le vie di Roma e che hanno visto la presenza di tanti ragazzi e tante ragazze, studenti e precari hanno consegnato alla Cgil la grandissima responsabilità di proseguire con ancora maggiore forza e determinazione nella rivendicazione del cambiamento dei contenuti del Jobs act e della legge si stabilità e soprattutto nella richiesta di politiche che determinino un reale cambiamento e una crescita dell’occupazione. Per quanto riguarda la delega lavoro crediamo che sia necessario prevedere con chiarezza la cancellazione delle 46 forme di contratti esistenti, mantenendo 4 o 5 tipologie di rapporto di lavoro. Per la Cgil la forma comune di rapporto di lavoro deve rimanere il contratto a tempo indeterminato, che abbia un periodo di inserimento della durata massima di tre anni con un periodo di prova legato alla professionalità e politiche attive per la ricollocazione in caso di recesso. Proprio

perchè chiediamo l’estensione delle tutele a tutti, riteniamo una inutile ossessione ideologica l’idea del governo di cancellare l’art. 18. Perchè non si crea più lavoro, rendendolo meno libero: si crea lavoro prevedendo un piano straordinario per l’occupazione finanziato da uno spostamento della tassazione sulle grandi ricchezze e garantendo ammortizzatori sociali universali. Proposte che hanno la finalità di restituire dignità a chi lavora e garantire il principio di uguaglianza. La legge di stabilità in questo senso invece non ‘cambia verso’: si prosegue con la politica di austerità che ha caratterizzato gli ultimi anni e gli ultimi governi, introducendo ulteriori tagli e qualche bonus. Non si intravede nella manovra un serio piano di politica industriale che, a partire da Sud del paese desertificato dalla crisi, possa far ripartire la crescita economica. In un quadro di crisi aziendali pesantissime, a partire dalla vertenza AST di Terni, serve un Piano del Lavoro che determini posti di lavoro qualificati, che produca innovazione, coniugando innovazione rispettosa di ambiente e tutele nel lavoro. La via alta allo sviluppo passa anche attraverso investimenti in ricerca e innovazione e dall’innalzamento dei livelli di istruzione,

garantendo l’accesso universale ai diritto all’istruzione, come hanno rivendicato gli studenti in piazza. Infine il quadro delle riforme si deve arricchire di una seria lotta all’evasione fiscale, alla corruzione e alla criminalità organizzata: la nostra organizzazione ha lanciato nelle settimane scorse una campagna nazionale Legalità: una svolta per tutti che ha l’obiettivo di rivendicare politiche coerenti con questi obiettivi e di raccogliere le firme per una legge di iniziativa popolare sugli appalti. In questo quadro e con questi obiettivi la Cgil proseguirà con le proprie iniziative: la manifestazione di sabato scorso rappresenta solo l’avvio di un percorso che si arricchirà di ulteriori momenti a partire dalle iniziative unitarie dei pensionati il 5 novembre e del pubblico impiego l’8 novembre e dalle mobilitazioni, incluso lo sciopero generale, che definiremo nelle prossime settimane. Sappiamo che si tratta di un cammino lungo e difficile, ma crediamo che la voce del lavoro non possa essere cancellata da nessuno, così come non abbiamo paura della nostra memoria: dalle lotte per i diritti, che qualcuno vorrebbe archiviare come vetusti e poco moderni, si costruisce un futuro migliore per i lavoratori e per questo paese.

In cammino per i diritti di tutti di Franco Calzini presidente Arci Umbria e Barbara Pilati co-responsabile Area Sociale Arci Umbria

Il 25 ottobre l’Arci è scesa in piazza con la Cgil e le migliaia di lavoratrici e lavoratori che hanno manifestato contro le politiche del lavoro del governo Renzi. Il pensare di uscire dalla crisi comprimendo i diritti, estendendo la precarietà e delegittimando la rappresentanza sociale non può essere accettato da un’associazione come la nostra, che ha la sua base e la sua ragion d’essere nella partecipazione e nella cultura dei diritti. Consapevoli che innovazioni siano necessarie sia nei rapporti tra forze sociali e istituzioni che nella gestione del lavoro in Italia, riteniamo però che l’attuale governo abbia imboccato la direzione sbagliata. Prendere parte al corteo è stata quindi una scelta convinta e necessaria. Nella delegazione dell’ Arci Umbria hanno risposto all’appello del sindacato numerosi migranti richiedenti asilo beneficiari dei programmi Sprar e Nuova emergenza nelle province di Perugia e Terni. L’idea di partecipare insieme è nata nel corso dei laboratori sui

diritti che si tengono all’interno dei progetti stessi: operatrici, operatori, migranti si ritrovano per discutere di diritti in Italia, in Europa e nel mondo, in un confronto tra le diverse culture, le diverse aspettative, le diverse concezioni che ogni percorso e ogni storia si portano dietro. È stato naturale, nel parlare dell’erosione dei diritti e delle tutele che si prospetta in Italia, che persone che hanno come progetto di vita quello di vivere e lavorare nel nostro paese accettassero con entusiasmo la proposta di sfilare sotto le stesse bandiere, nello stesso corteo, consapevoli che l’attacco alla democrazia nei luoghi di lavoro è un attacco contro tutti. Lo spezzone dell’Arci nella piazza del 25 ottobre ci ricorda che l’integrazione passa dalla consapevolezza e che la democrazia e la difesa dei diritti uniscono: la ‘guerra tra poveri’ che da più parti si cerca di scatenare per distrarre dalle vere responsabilità di questa crisi e dai tentativi di uscirne aumentando l’ingiustizia sociale trova il

suo antidoto nella partecipazione. Molti dei migranti venuti dall’Umbria hanno storie di attivismo politico in Gambia, in Mali, in Bangladesh; ci sono giornalisti, che hanno documentato i vari passaggi della manifestazione, rimanendo colpiti dalla voglia di lottare che c’è ancora in Italia. Il loro contributo alla vita del nostro paese è attivo e passa dalla partecipazione. Abbiamo marciato tutti insieme, dietro lo striscione con il Quarto Stato e le parole d’ordine ‘Democrazia dignità pace ancora in cammino’, richiedenti asilo, militanti dell’associazionismo, dirigenti locali e nazionali, operatrici e operatori. E quando spontaneamente è partito il coro ‘Get up, stand up, stand up for your rights’ tutti quanti abbiamo cantato. La lotta alla riforma del lavoro e alla riduzione degli spazi di democrazia che si sta cercando di far passare in Italia e in Europa è ancora nel pieno, e l’Arci in tutte le sue componenti ci sarà.


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pace/solidarietàinternazionale

1 novembre 2014: manifestazione globale contro l’Isis Per Kobanê, per l’umanità! L’Isis ha lanciato una pesante campagna militare su più fronti contro la regione kurda di Kobanê nel nord della Siria. Questo è il terzo violento attacco a Kobanê dal marzo 2014. Dato che Isis non ha avuto successo nelle due precedenti occasioni, sta attaccando con forze maggiori e vuole prendere Kobanê. Nel gennaio di quest’anno, i kurdi del Kurdistan occidentale (Rojava) hanno costituito amministrazioni locali sotto forma di tre cantoni. Uno dei tre cantoni creati è Kobanê. Il confine turco è al nord di Kobanê e tutti gli altri lati sono circondati da territori controllati da ISIS, che si è avvicinato ai confini di Kobanê usando armi pesanti di fabbricazione USA. Centinaia di migliaia di civili sono minacciati dal più brutale genocidio della storia moderna. La popolazione di Kobanê sta cercando di resistere usando armi leggere contro i più brutali attacchi dei terroristi di ISIS, assistita solo dalle unità di difesa del popolo nel Kurdistan occidentale YPG e YPJ, ma senza alcun aiuto internazionale. Per questo una Manifestazione globale contro Isis – per Kobanê – per l’umanità è vitale.

La cosiddetta coalizione internazionale per combattere Isis non ha aiutato la resistenza kurda in modo efficace nonostante stia assistendo al genocidio in atto contro Kobanê. Non hanno

adempiuto ai loro effettivi obblighi di legalità internazionale. Alcuni paesi nella coalizione, in particolare la Turchia, sono tra i sostenitori finanziari e militari dei terroristi di Isis in Iraq e Siria. Se il mondo vuole la democrazia in Medio Oriente deve sostenere la resistenza kurda a Kobanê. L’autonomia democratica nel Rojava promette un futuro libero per tutti i popoli in Siria. A questo proposito il ‘modello Rojava’ – la posizione laica, non settaria, democratica nel Rojava è il modello che pratica l’unità nella diversità. Agisci Ora È ora di dare agli attori globali la ragione di ricredersi. Invitiamo le persone in tutto il mondo a mostrare la loro solidarietà con Kobanê. Scendete in piazza e manifestate, dovunque viviate. Vi chiediamo di unirvi alla manifestazione globale per Kobanê. Sostenete la resistenza contro Isis – per Kobanê – per l’Umanità! Agite ora! L’appello è stato sottoscritto da associazioni e personalità di tutto il mondo. A Roma l’appuntamento è per sabato 1 novembre alle 15.30 a piazza dell’Esquilino.

Mostra fotografica e incontro con il Movimento dei Sem Terra brasiliani Una serata dedicata ad incontrare il movimento dei Senza Terra brasiliani, tra fotografie e parole. Arci, Arcs ed il fotoreporter Giulio Di Meo presentano a Roma il 30 ottobre alle 21, presso il Rialto, la mostra fotografica Terra Rossa, durante una serata dedicata al Brasile, in particolare alla necessità di una riforma agraria e alla storia del Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra (MST) negli ultimi 30 anni.

Ospite della serata sarà l’economista João Pedro Stedile, tra i fondatori del MST, mentre Giulio Di Meo presenterà il libro Sem Terra – 30 anni di storia, 30 anni di volti, una raccolta di ritratti realizzati durante il Congresso nazionale del Movimento, tenutosi nel febbraio 2014 a Brasilia. Nato in Brasile nel 1984 per contrastare il modello di colonizzazione imposto dal regime militare degli anni Settanta, il Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra è un movimento politicosociale di contadini senza terra, che lotta per la realizzazione della riforma agraria e per la ridistribuzione delle terre improduttive. Nemico del latifondismo e dello sfruttamento delle multinazionali dell’agricoltura, auspica il ritorno ad un’agricoltura familiare. Oggi è il movimento più grande dell’America

Latina e riunisce più di 2 milioni di persone. Il modello di lotta consiste nell’occupazione da parte di intere famiglie attiviste dei terreni non utilizzati dai latifondisti o che impiegano lavoro schiavo, e nella successiva richiesta, secondo il dettato costituzionale, di espropriazione e riassegnazione da parte dell’INCRA, l’Istituto Nazionale per la Riforma Agraria. Prima che l’insediamento si trasformi in accampamento stabile, le condizioni di vita sono difficili, spesso senza acqua ed elettricità, esposti al freddo o al caldo. Il processo di esproprio e assegnazione può richiedere un periodo anche lungo e non sempre è pacifico. A volte lo scontro tra le parti è violento. I latifondisti ingaggiano veri e propri pistoleros per procedere agli sgomberi o addirittura è la stessa polizia federale ad intervenire duramente.


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migranti

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Mare Nostrum non può fermarsi L’appello delle organizzazioni sociali La decisione del governo italiano di porre fine all’operazione Mare Nostrum è un gravissimo errore. Lanciata dopo la strage del 3 ottobre 2013 in cui persero la vita 368 persone, ha consentito il soccorso e il salvataggio di migliaia di persone. La maggior parte di coloro che attraversano il Mediterraneo sono uomini, donne e bambini che fuggono da guerre, violenze e persecuzioni, persone che tentano così di salvare la loro vita, che hanno diritto alla protezione internazionale e che nessuna operazione di rafforzamento dei controlli delle frontiere può fermare. Il programma europeo Triton ha obiettivi diversi. Opererà solo in prossimità delle acque territoriali italiane, svolgerà un’azione non di soccorso ma di controllo delle frontiere e non è quindi assimilabile a Mare Nostrum, come hanno affermato i

competenti organismi dell’UE, a partire dallo stesso Direttore dell’Agenzia Frontex. Triton non fermerà nè le partenze nè le stragi. I viaggi continueranno ma in condizioni ancor meno sicure dato che verrà meno quell’unico strumento di soccorso garantito in questo anno da Mare Nostrum. È quindi assolutamente necessario garantire continuità a un’operazione che, come Mare Nostrum, operi in acque internazionali, con un mandato chiaro di ricerca e soccorso. Chiediamo al Governo di non cedere alle spinte demagogiche e xenofobe e di proseguire con la missione, rafforzando la pressione politica nei confronti dei partners europei affinchè contribuiscano a mantenerla in vita sostenendola anche economicamente. Chiediamo inoltre che il Governo si faccia promotore in Europa dell’appli-

cazione della Direttiva Europea 55/2001 sulla protezione temporanea e dell’avvio di un programma europeo di reinsediamento dei rifugiati in arrivo dalle aree di crisi e di conflitto. Proseguire l’operazione Mare Nostrum è la scelta responsabile che oggi l’Italia deve compiere, per dimostrare nei fatti che la salvaguardia di ogni vita umana è il primo dovere di uno Stato che voglia definirsi civile e democratico. Promosso da: Acli, Arci, Asgi, Caritas Italiana, Casa dei diritti sociali, Centro Astalli, Cgil, Cnca, Comunità Sant’Egidio, Emmaus Italia, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Fondazione Migrantes, Giù le frontiere, Libera, Razzismo Brutta Storia, Rete Primo Marzo, Sei Ugl, Save the children Italia, Terra del Fuoco, Uil, Rete G2 - Seconde generazioni.

Dalle discriminazioni ai diritti

Il dossier statistico Immigrazione 2014 - Rapporto Unar Il Dossier statistico Immigrazione 2014, realizzato da Idos per conto dell’Unar, fornisce dati aggiornati sui flussi migratori verso l’Italia, sulla presenza straniera regolare, sull’inserimento dei migranti nel mondo del lavoro e nel tessuto sociale, sulla convivenza interreligiosa e sullo stato delle pari opportunità. Alla fine del 2013 i migranti nel mondo sono stati stimati in 232 milioni, il 3,3% della popolazione mondiale, tra i quali 175 milioni di lavoratori, pari al 5% dell’intera forza lavoro del pianeta. Nell’Unione Europea, a fine 2012, i residenti stranieri sono il 6,8% della popolazione complessiva. Le presenze più consistenti si registrano in Germania, Spagna, Regno Unito, Italia e Francia. Alla fine del 2013, gli stranieri residenti in Italia sono ufficialmente 4.922.085, ma Idos stima una presenza effettiva di 5.364.000 persone in posizione regolare. Le donne sono il 52,7% del totale, i minori oltre 1 milione e 802.785 gli iscritti a scuola nell’a.s. 2013/2014. Nonostante il policentrismo delle provenienze (196 nazionalità rappresentate), circa la metà degli immigrati proviene da soli cinque paesi (Romania, Albania, Marocco, Cina e Ucraina). Con la crisi, i flussi d’ingresso di nuovi lavoratori sono molto diminuiti. Attualmente a determinare la crescita della popolazione straniera sono soprattutto gli ingressi per ricongiungi-

mento familiare e le nuove nascite. Si calcola poi che la popolazione straniera in posizione irregolare ammonti a meno di mezzo milione di persone (neppure un decimo della presenza regolare). Nel 2013, sono stati 107mila gli attraversamenti non autorizzati delle frontiere dell’UE, che nel periodo 2007-2013 ha speso 4 miliardi per il loro controllo e solo 700 milioni per progetti di accoglienza. In Italia, le persone ‘sbarcate’ sono state oltre 130mila nei primi 9 mesi del 2014 (con almeno 3mila persone morte durante la traversata) e 26.620 le richieste d’asilo nel 2013, a fronte delle oltre 127mila ricevute dalla Germania. Secondo un’indagine Istat, sono 2,4 milioni gli occupati stranieri, oltre un decimo del totale. L’87,1% svolge un lavoro dipendente. Prevale l’occupazione nei servizi su quella nell’industria e in agricoltura. Tra gli stranieri, dopo la crisi, il tasso di disoccupazione è più alto che tra gli italiani, mentre è aumentato il divario tra le rispettive retribuzioni. Più di un terzo degli occupati stranieri svolge professioni non qualificate, quasi altrettanti sono impiegati come operai e solo il 6,1% svolge professioni qualificate, nonostante il livello di studi degli immigrati sia generalmente medio-alto. In questa edizione del Dossier un’attenzione specifica è stata dedicata alla rilevazione di situazioni di discriminazione.

Sono stati utilizzati quattro indicatori statistici, elaborati attraverso un metodo comparativo e riguardanti l’accesso alla casa, la canalizzazione verso gli studi superiori, il tasso di impiego lavorativo e la tenuta occupazionale. I casi di discriminazione segnalati all’Unar nel 2013 sono stati 1.142, dei quali il 68,7% su base etnico-razziale. I mass media rappresentano il fronte più esposto, ma consistenti sono anche i casi di discriminazione nei contesti di vita pubblica, dall’accesso ai servizi, a quello alla casa. Discriminazioni si registrano anche in campo sportivo e in base alla fede, nonostante con l’immigrazione la società italiana sia diventata strutturalmente multi religiosa. I luoghi comuni sulla devianza degli immigrati sono contraddetti dai dati: le denunce contro cittadini italiani sono molto più numerose di quelle contro stranieri. Nella prefazione al Dossier, Marco De Giorgi, Direttore dell’Unar, ricorda che straniero è un aggettivo utilizzato non solo per indicare quanti sono originari di un altro paese ma, purtroppo, anche per etichettare i ‘diversi’, esponendoli al rischio di emarginazione. Questa impostazione non ha risparmiato neppure gli immigrati comunitari, come attesta il caso dei romeni. Verso questa, come verso le altre collettività, è tempo di passare dalle discriminazioni ai diritti. www.dossierimmigrazione.it


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cultura/informazione

Il live è morto? Viva il live! di Veronica Giatti Arci Mantova

«Il live è morto? Viva il Live!» è il grido che lo scorso fine settimana si è alzato con forza da Mantova, dove si è svolta la quarta edizione del Festival sulla musica dal vivo organizzato da Arci. Un importante appuntamento per gli operatori del settore e per chi quotidianamente, nei nostri circoli, si impegna con passione ed entusiasmo nell’organizzazione di eventi live ma si trova costretto a muoversi con difficoltà fra vincoli normativi, scarsità di risorse e qualità dell’offerta. Una cinquantina di delegati provenienti dai circoli di tutta Italia, da Udine alla Val di Susa, da Lecco a Palermo, hanno avuto modo di scambiarsi idee e apprendere buone prassi sulla progettazione, finanziamento e comunicazione di eventi live, su come gestire correttamente i rapporti con Siae ed Enpals, e su quali iniziative si potrebbero adottare per consolidare il comparto. A fianco dei nuovi provvedimenti legi-

slativi che potrebbero giovare al settore, che sono stati presentati sabato mattina durante l’incontro con i ‘Parlamentari per la musica’, due sono principalmente le richieste che, in maniera trasversale e da più voci, sono giunte dai delegati dei circoli. Da un lato l’esigenza di rafforzare la rete fra circoli, sia per favorire economie di scala (ad esempio nell’ambito delle forniture tecniche e logistiche o dei cachet), sia per incentivare la conoscenza e lo scambio di buone pratiche, riconoscendo ancora una volta la grande ricchezza che il variegato mosaico Arci rappresenta nel panorama culturale nazionale. Parimenti si è sottolineata la necessità di una maggiore professionalizzazione dei volontari, per far sì che l’organizzazione di eventi musicali non sia solo una passione ma possa diventare anche una potenziale professione per i singoli, oltre che occasione per migliorare in tutti gli aspetti gestionali le moltissime

stagioni live sul territorio. Viva il Live è stato dunque un importante momento di formazione e approfondimento ma non solo: è stato anche occasione per ascoltare buona musica live, come il concerto di Cristina Donà o la performance musicale tra Vasco Brondi e Massimo Zamboni, e scovare giovani talenti selezionati per noi dalla rete Arci Real. Ecco quindi le sperimentazioni jazz di Giorgio Distante proposte al circolo Arci Virgilio, e le suggestioni rock, pop, indie, alternative dei Diecicento33, The Cicken Queens, Les Enfants, Drop The Disco e dei Marti Stone che abbiamo potuto ascoltare dal palco del circolo Arci Tom. Una grande e corposa edizione dunque, per ribadire che la musica live non è morta, ma ha bisogno di ripensarsi, evolvere e consolidarsi per ripartire, e nessuno, più di Arci, potrà contribuire a scrivere il futuro della musica dal vivo. Arrivederci all’anno prossimo!

Sfida di Sky a Mediaset, pronti canali gratis e in chiaro La pax televisiva sta per saltare. In questi anni la tregua era stata prima firmata da Rai e Mediaset. Poi con gli anni si è aggiunta Sky. Ma nel 2015 tutto cambierà,anche con il possibile ‘trasferimento in chiaro’ dell’emittente, ora a pagamento, di Murdoch. Il magnate australiano ha cominciato a valutare rischi e opportunità di una trasformazione completa di Sky Italia, che nella sostanza prevederebbe la graduale ‘gratuità’ per una parte dei suoi canali, aumentando probabilmente la presenza anche sul digitale terrestre. Il guanto di sfida è per l’ex amico Silvio Berlusconi, contendendo spazi, audience e quote pubblicitarie, ma inevitabilmente coinvolgerà anche la Rai. Il mercato televisivo sta infatti diventando sempre più complicato. Tutti i soggetti in competizione sono quindi alla ricerca di nuovi orizzonti. Anche perchè il prossimo anno tutti dovranno fare i conti con Netflix, il campione della tv su internet che ormai si prepara a ‘invadere’ anche il nostro Paese. Con un’offerta sconfinata di film e con canone piuttosto basso. La società americana, dando la possi-

bilità di fare vedere i programmi su tv o tablet, sta diventando il vero incubo della tv ‘tradizionale’. Senza contare che i risultati economici di Mediaset, Rai e Sky negli ultimi anni sono stati pesantemente condizionati dalla crisi economica. Il Gruppo di Berlusconi, ad esempio, soffre da tempo di una strutturale problematicità. L’ultimo bilancio è stato chiuso con un netto calo dei ricavi. La pubblicità non dà segni di ripresa e l’ex cavaliere ha ricominciato ad occuparsi del suo core business a tempo pieno, preso proprio dalla battaglia che si preannuncia con Sky. E questo impegno ha anche un riflesso indiretto sulla politica. L’intero vertice del suo gruppo è convinto che finchè Forza Italia non aprirà le ostilità contro l’esecutivo Palazzo Chigi non farà leggi che possano colpire il suo gruppo. Ma le sofferenze riguardano anche Sky e Rai. La rete a pagamento ha visto un decremento di quasi 200mila abbonati negli ultimi due anni. Anche la tv pubblica ha visto flettere gli incassi pubblicitari senza un’adeguata compensazione del canone. Il guanto di sfida, però, l’ha lanciato per prima

Mediaset. L’atto che ha dato il via alla nuova guerra dell’etere è stata l’assegnazione dei diritti tv del calcio. L’emittente di Murdoch non intende rimanere a guardare. Il ‘passaggio’ in chiaro significherebbe sfidare il cavaliere sul suo terreno storico. Contendergli lo share e soprattutto la raccolta pubblicitaria. Lo scontro dunque è aperto, ma con delle varianti. Una di queste riguarda il destino di un’altra pay-tv: la berlusconiana Premium, che vive una pesante fase di incertezza non essendo riuscita a sfondare il muro della concorrenza di Sky, i cui canali coprono una quota di questo mercato pari al 77,8%. Le strategie di Murdoch potrebbero quindi cambiare se da parte di Berlusconi ci fosse un passo indietro su Premium, lasciandogli il monopolio delle reti a pagamento. Ma anche la Rai sta pensando a contromisure. La possibile riorganizzazione dovrebbe proprio rispondere all’esigenza di affrontare le nuove sfide di un mercato in completa evoluzione. La guerra delle tv, dunque, è solo l’inizio. Ma il 2015 sarà l’anno delle prime battaglie.


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carovanaantimafie

Carovana e Parada nel quartiere Ferentani di Bucarest Un’esperienza che ha lasciato il segno di Alessandro Cobianchi coordinatore nazionale Carovana Antimafie

Come si può definire il contrasto fra la bellezza delle relazioni umane che si acquisiscono in un viaggio e l’oggettivo degrado in cui vivono le persone che hai incontrato e che sono protagoniste di quelle emozioni? Provo a spiegare meglio: la Carovana Antimafie a Bucarest è stata la clessidra dei nostri sentimenti. L’oggetto, sembrerà desueto ma, unico fra gli orologi, segna in modo irreversibile il tempo, la sabbia che scorre non ritorna, devi fare qualcosa, nessun automatismo può rimettere in moto il tempo se non c’è la mano dell’uomo che rivolti la clessidra. Dopo aver osservato con stupore lo svuotarsi della sfera e il conseguente riempimento dell’altra, scopri che il tempo è davvero passato, la sabbia trascorsa ti lascia un senso di vuoto che puoi riempire solo con un nuovo movimento della mano.

Questo credo sia accaduto anche a noi carovanieri a Bucarest: colpiti dai marginali delle periferie, da coloro però che hanno scelto di non ritirarsi alla Gare de Norde, la stazione delle ferrovie che è il Finis terrae di Bucarest, estremo lembo della vita, superato il quale sei nell’oceano della disperazione e della morte. Abbiamo conosciuto, stupiti, coloro che vivono ai bordi, che non sai come andrà a finire, che sniffano colla o che lo hanno fatto per una vita, coloro che si dividono fra l’arte e la strada e talvolta le fondono. Poi terminati gli incontri, pieni di bellezza e di buoni propositi, il vuoto. Tornare a casa senza fare quel gesto della mano che rimette in movimento la clessidra, che permette alla sabbia di scorrere leggera, è frustrante. Ferentari è un quartiere degradato di Bu-

carest, dove non entra nessuno. O quasi. È uno di quei quartieri che su internet vengono definiti Bronx d’Europa e questa banalizzazione fa un po’ arrabbiare perché non rende l’idea. Ferentari è il quartiere dove vivono moltissimi Rom, tanti dei quali in transito da e verso l’Europa. «È meglio non andarci» ci dice il proprietario del nostro modesto ma pulitissimo B&B (come la stragrande maggioranza dei locali della capitale rumena d’altronde), «è meglio non andarci» ci dice un italiano che vive da molti anni in Romania. «Non andarci», le stesse parole che un signore sul bus per Palermo mi aveva detto dello Zen, prima di una tappa di Carovana. Sono quartieri degradati, dove nemmeno le forze di polizia si avventurano volentieri. Eppure quando il furgone di Carovana Antimafie e di Parada è entrato nei vicoli contornati dalle baracche e sotto la vigile sorveglianza di vedette dei clan, i clown sono scesi in strada, accompagnati da esitanti carovanieri, per incanto, si sono avvicinati prima due, poi dieci, poi cinquanta bambini. Noi a nutrirci del loro stupore: sporchi, malvestiti, denutriti ma belli nei loro sorrisi. Bambini che ridevano di un clown. Le emozioni si fanno oblique, perché sai che prima o poi quel furgone ripartirà, che sei stato la sabbia di una clessidra di qualche ora. Che, per cambiare,quella clessidra dovrai girarla con la mano una volta e ancora e poi ancora. Perché puoi portare loro i sorrisi ma se non esiste un sistema di welfare, se è stata spazzata sul nascere la speranza di vita, se gli orfanotrofi nel 1989 sono stati chiusi con effetti disastrosi, se centinaia di bambini vivono nei tombini sniffando colla, offrendo il loro essere inermi a pedofili e trafficanti vari, il tuo sorriso non basta. Però il sorriso, se perpetrato, può fare molto. La cura dell’altro che non sia solo assistenza, l’andare incontro per calarsi dentro può essere uno strumento di cambiamento. In noi rafforza la convinzione che si debba essere nelle strade, presidiare i quartieri, non per volantinare promesse ma per distribuire poesie, per organizzare giochi di piazza, per riempire i luoghi di bellezza. Perché

«c’è un solo modo di agire», per dirla con Gramsci: «l’educazione e la cultura». Il grande filosofo avrebbe detto che «il comunismo sarebbe venuto da sé come conseguenza spontanea». Chissà, forse da questi parti il comunismo era un’altra cosa perché Gramsci non l’hanno mai letto né applicato. Noi ripartiamo dopo ‘esserci entrati’ a Ferentari, dopo aver ascoltato e riso insieme a coloro che del loro inverno fanno il nostro stupore. Siamo convinti che la clessidra si possa girare. Che basta il gesto della mano di ognuno di noi. Perché c’è una Ferentari, una Librino, uno Zen in ogni strada percorsa, perché l’abbruttimento delle vite non te lo devi andare a cercare ma ti aspetta alla Stazione Termini al rientro, sotto forma di una fila di disperati che magari non sniffa colla ma beve a frotte vino in tetrapak. «Commuoversi per un verso di Dante significa amare l’umanità e combattere per la sua felicità»: non ci si può fermare alla prima parte della frase, non basta commuoversi, si deve agire: girare continuamente la clessidra affinché non resti mai il vuoto. In fondo ‘orologio’ è un termine greco che significa ‘discorso sulla stagione’. Mi piace pensare che ognuno possa essere artefice del suo tempo, raccontandolo e se possibile, agendolo. www.carovanaantimafie.eu


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Il futuro dei Centri di servizio del volontariato di Maurizio Mumolo

Il Ddl di riforma del terzo settore ha impresso una forte accelerazione al dibattito sulla riorganizzazione degli strumenti di promozione e servizio delle organizzazioni non profit. I Centri di servizio del volontariato non sono esenti da questa dinamica e, da alcune settimane, è in corso una discussione sul loro futuro che anima le organizzazioni di volontariato, il Forum del terzo settore, l’Arci e, naturalmente, Csvnet. Anche l’Arci sta tenendo una riflessione su questo tema e qualche giorno fa si è tenuto in incontro nazionale con tutti i suoi dirigenti e operatori coinvolti nella direzione e nella gestione dei Csv. I punti centrali di una ipotesi di riforma del sistema dei Centri sono: regionalizzazione e revisione dei meccanismi di controllo. La ragione principale che ha innescato la discussione è la continua riduzione delle risorse disponibili (a causa della contrazione degli utili delle Fondazioni ex bancarie) che impone la massima efficienza ed efficacia nel loro utilizzo. Ma non è la leva economica l’unica motivazione a base

della revisione dei Csv: esiste da tempo la necessità di rafforzare la permeabilità e la dinamicità dei Centri, ridurre la loro frammentazione territoriale, rimuovere una certa resistenza all’innovazione organizzativa, liberare una maggiore quantità di risorse per i servizi piuttosto che per la struttura. Naturalmente un percorso virtuoso di regionalizzazione non può essere calato dall’alto e non può prescindere dalle esperienze e dalle presenze delle organizzazioni di volontariato. La regionalizzazione deve essere organizzata attraverso il coinvolgimento democratico delle Odv e deve vedere le reti di secondo livello protagoniste della gestione e programmazione dei servizi, superando la condizione di semplici soggetti utenti. Il controllo dei Csv, affidato ai CoGe, è da sempre uno degli elementi più critici del sistema e ciò di cui si sta discutendo è proprio la composizione paritetica dei nuovi organismi di controllo (fondazioni, Csvnet e Forum del terzo settore). Ma rimane aperto il punto se affidare questa funzione ad un unico soggetto naziona-

le oppure mantenere una dimensione regionale. In ogni caso devono essere assicurate alcune esigenze: uniformità dei criteri sulle procedure di approvazione di progettualità, azioni e rendiconti, in tutto il territorio nazionale (attualmente oggetto di una discrezionalità inaccettabile); ‘vicinanza’ al territorio, tanto più se si vuole portare sulla dimensione regionale il livello di confronto complessivo e di tenuta del sistema; partecipazione delle istituzioni pubbliche locali, che va preservata se si vuole ribadire con forza la funzione pubblica dei Csv e il loro contributo all’infrastrutturazione sociale del paese. Esiste però una pesante spada di Damocle che pesa su tutta questa vicenda: nella legge di stabilità è previsto un pesantissimo aumento della tassazione degli utili delle fondazioni bancarie il che porterebbe a una riduzione fortissima delle risorse per i Csv. In questo contesto non solo non potrebbe essere attivata alcuna riforma ma sarebbe a rischio la sopravvivenza dell’intero sistema.

Le banche etiche e sostenibili hanno performances finanziarie migliori rispetto alle ‘too big to fail’ Nel 2013 le banche etiche e sostenibili attive in tutto il mondo hanno evidenziato performance finanziarie migliori rispetto alle cosiddette too big to fail. Significa che le banche etiche hanno fatto meglio il mestiere della banca che consiste nel raccogliere il risparmio di cittadini, imprese e organizzazioni utilizzandolo per finanziare l’economia reale che produce beni e servizi e crea occupazione. In più le banche sostenibili fanno tutto ciò sostenendo le imprese attive in settori ad alto valore sociale, come le energie da fonti rinnovabili; la cultura, lo sport, la tutela dell’ambiente, l’integrazione delle persone più fragili. I dati sono contenuti nella nuova edizione della ricerca curata dalla Global Alliance for Banking on Values (GABV): un network che riunisce 25 banche orientate alla sostenibilità sociale e ambientale, attive in 6 continenti, con 30mila addetti, 20 milioni di clienti e un giro di affari che supera i 100 miliardi di dollari. Banca Etica è l’unico istituto di credito italiano membro della Gabv. Ecco in sintesi i principali risultati della ricerca:

• prestiti su totale attivi: le banche sostenibili ed eticamente orientate erogano circa il doppio del credito in proporzione agli attivi di bilancio rispetto alle banche di sistema (76,2% per le banche sostenibili; 40,5% per le too big to fail); • depositi su totale attivi: i bilanci delle banche eticamente orientate si sostengono grazie alla raccolta di risparmio dalla clientela senza bisogno di attività speculative (80,4% per le banche etiche e sostenibili; 48,8% per le too big to fail); • capitale su totale attivi: le banche etiche e sostenibili hanno una solidità patrimoniale maggiore rispetto alle banche di sistema (7,7% per le banche etiche e sostenibili; 6,6% per le too big to fail); • impieghi: gli impieghi crescono più rapidamente nelle banche etiche e sostenibili rispetto alle banche di sistema: nel periodo 2009-2013 le banche sostenibili hanno registrato in media una crescita degli impieghi pari a +13,2% contro lo scarno + 3,8% delle too big to fail; • raccolta: anche la capacità di attrarre risparmio è cresciuta molto di più nelle

banche etiche e sostenibili. Tra il 2009 e il 2013 hanno registrato nell’insieme un +15,3% contro il +4,9% delle banche di sistema; • capitale sociale: anche la crescita del capitale sociale è stata molto più marcata nelle banche etiche e sostenibili nel periodo 2009-2013: +13,8% contro il +8,6% per le too big to fail. La ricerca è stata resa nota in occasione della Giornata globale per la promozione della finanza etica: una mobilitazione sui social network che ha generato oltre 6.000 conversazioni online raggiungendo quasi 2 milioni di utenti solo su twitter. I dipendenti, i soci e i clienti delle diverse banche sostenibili hanno condiviso le storie e le esperienze che li hanno portati a scegliere la finanza etica. Una narrazione collettiva di casi concreti di buona economia che guarda ai rendimenti, ma soprattutto alla creazione di posti lavoro in imprese sociali e sostenibili che tutelano l’ambiente, promuovono la salute, la cultura, l’inclusione sociale e la legalità. www.bancaetica.it


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Pesaro, trent’anni di musica e partecipazione

in più

Le attività dei centri musicali in un percorso condiviso con l’Arci

musica dal vivo BITONTO (BA) Ad un mese dal

L’Arci comitato provinciale di Pesaro e Urbino festeggia quest’anno trent’anni di attività dei centri musicali, esperienza nata per iniziativa del Comune di Pesaro e successivamente condivisa e sviluppata con la rete dei circoli Arci. A Daniela Ridolfini, insegnante di musica diplomata in pianoforte presso il Conservatorio di Ferrara e Presidente del Centro Musicale ‘Pantano’, abbiamo chiesto di ricostruire tra presente e passato la storia di questo originale percorso di cultura e partecipazione. Quando e come nasce l’esperienza dei centri musicali? Il contesto nel quale la nostra esperienza muove i primi passi è la Pesaro dei primi anni ’80, anni nei quali si avverte nella città l’esigenza di portare la cultura musicale fuori dagli spazi tradizionali in cui fino ad allora aveva vissuto e di proporne una diffusione più partecipata e orizzontale, facilitando l’accesso alla sua conoscenza e al suo studio. Sulla spinta di queste aspettative il Comune di Pesaro avviò i primi corsi di orientamento musicale che in pochi anni si trasformarono in centri musicali e videro protagonista del loro sviluppo l’Arci, che oggi può quindi festeggiare ben

trent’anni di attività in questo ambito. Qual è stata e qual è la risposta della città nel corso degli anni? Molto buona: valutiamo di aver coinvolto nel corso di oltre trent’anni circa 5mila studenti, giovani e meno giovani. Anche in questi ultimi anni, nonostante la crisi, abbiamo richieste significative da parte di almeno 100/150 studenti ogni anno, dei quali quasi il 70% sono giovani e giovanissimi. E nonostante il fisiologico turn over tanti sono coloro che proseguono stabilmente nel tempo il percorso musicale. Mi piace ricordare in particolare che tra gli insegnanti che animano i corsi diversi sono ex-studenti poi diventati a loro volta musicisti e insegnanti di musica. Quale offerta offre oggi il centro musicale e quali sono le ipotesi di sviluppo per il futuro? Attualmente sono attivi, oltre all’Orchestra del Centro Musicale Pantano e al Canto Corale POP, un corso per rock band e – cosa della quale vado orgogliosa – un corso di musica antica che attraverso lo studio di liuto e flauto consente di recuperare e valorizzare l’enorme patrimonio della musica medioevale. Per il futuro vorremmo attivare un corso di musical, raccogliendo così una sollecitazione che da alcuni anni ci viene rivolta da tantissimi cittadini, giovani e non. L’idea infatti di rendere la cultura musicale alla portata di tutte e tutti, in modo democratico nonchè a costi ridotti e accessibili rimane – oggi come trent’anni fa – il nostro obiettivo, sociale oltre che culturale.

Concorso per la tessera Arci 2015 La chiusura del Congresso nazionale dell’Arci, lo scorso 14 giugno, è stata anche l’occasione per proclamare il vincitore del concorso per la grafica del tesseramento 2015. Oltre 40 i progetti recapitati, quasi tutti di ottima qualità e fattura, a testimonianza di come il sostrato creativo su cui insiste la nostra associazione sia particolarmente ricco. Partecipanti da tutta Italia ma anche dall’Olanda hanno dato la propria interpretazione dell’oggetto ‘simbolo’ di appartenenza per la nostra associazione. A vincere il concorso, il progetto Liberi di volare di Monica To-

rasso e Francesco Puppo da Torino, che propone un trapezista baffuto nell’atto di volteggiare sul trapezio di un circo. Secondi classificati pari merito sono i progetti Al di là delle nuvole di Tiziano Alessandrini da Viareggio e Aquilone di nuvole realizzato dalla cooperativa sociale Mani Unite da Siena a opera dei grafici Gallenti, Novello e Pagnotta. Sul sito www.arci.it sono raccolti tutti i lavori partecipanti al concorso, sul profilo Issuu di Arci nazionale è possibile sfogliare il file con tutti i lavori realizzati.

termine della seconda edizione del progetto Cinema è ..., rassegna di proiezioni cinematografiche sotto le stelle, l’Arci Train de Vie annuncia la riapertura della storica sede in via Giosuè Carducci prevista per il 31 ottobre 2014, in occasione della festa di Halloween, con un evento totalmente dedicato alla musica dal vivo. Si esibiranno il gruppo bitontino Raise the ears ed il gruppo emergente di Bisceglie Pan Island Project, seguiti dal djset curato da dJason. fb Train de Vie circolo

laboratori con il progetto on SCANDIANO (RE) Nell’ambito

del progetto ON – laboratorio itinerante di arti varie, organizzato da Arci Reggio Emilia, il Comune di Scandiano promuove la realizzazione di alcuni laboratori creativi rivolti ai ragazzi e alle ragazze tra i 13 e i 35 anni di età che verranno realizzati al Centro Giovani di Scandiano in via Diaz. Ciascun laboratorio sarà condotto da professionisti del settore, prevede 10 incontri di circa 2 ore l’uno ed un workshop finale tematizzato. Le proposte per i più piccoli sono di fumetto e illustrazione, hip hop lab, scrittura creativa e grafica. infocarburo@gmail.com

LA VOCE IN MOVIMENTO VERDERIO INFERIORE (LC)

Dalle ore 21.30 di sabato 1 novembre, al circolo Arci Pintupi ci sarà Massimo Arrigoni in La voce in movimento, concerto di ‘poesia sonora’ tra futurismo e futurismi. Ripercorrendo le esperienze poetico-sonore indicate da Marinetti nel primo manifesto futurista, Massimo Arrigoni ne esplora le possibilità fonetiche con una partitura in azione tra vocalità, poliritmia, giochi linguistici e di parola. Il programma si snoda dal futurismo italiano del primo novecento a quello russo, plastico e iperbolico, di Majakovskij fino a giungere alle avanguardie sonore più recenti con poemi di autori contemporanei. Ingresso riservato ai soci Arci. www.arcilecco.it

RASSEGNA SU PASOLINI COMO Si conclude il 30 ottobre alle

21 con la proiezione di Uccellacci e uccellini la rassegna dedicata a Pier Paolo Pasolini promossa dall’Arci Xanadù con il patrocinio ed il contributo del Comune di Como, il patrocinio del comune di Roma e di Bologna. Partecipa Ninetto Davoli. www.spaziogloria.it


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A Padova nasce Abracalam, spazio dedicato al teatro e all’arte scenica A Padova, in via Guidi 32, zona Guizza, è nato Abracalam, uno spazio che sarà luogo di lavoro, di confronto e condivisione di progettualità d’arte scenica. Obbiettivo principale è quello di coniugare significati culturali e sociali per valorizzare il territorio attraverso la funzione aggregativa del teatro, collaborando con realtà associative e singoli artisti che operino lontano dai grandi sistemi di finanziamento e di distribuzione, realtà che abbiano scelto percorsi fortemente connotati culturalmente, e che siano disposti a cogliere l’occasione per favorire situazioni inclusive nelle quali promuovere comunità, agevolare i confronti di idee e di esperienze, costruire beni relazionali. Abracalam aderisce al comitato provinciale Arci di Padova ed è un gruppo di teatro indipendente costituito come associazione di promozione sociale. Organizza laboratori e produce spettacoli di teatro, danza contemporanea, musica etnica. Partecipa, con i propri allestimenti, a manifestazioni e rassegne in tutto il territorio nazionale. Attraverso le arti performative promuove cultura, solidarietà e realizza numerosi progetti di promozione socio-teatrale presso scuole, enti, spazi associativi e luoghi di cittadinanza attiva. Abracalam, inoltre, comprende nei propri obiettivi la promozione di tutte quelle iniziative che valorizzino il prestigioso patrimonio di beni culturali esistente nel nostro paese. Ha curato numerose edizioni di Lettur’Express (incontri tra teatro e letteratura) e realizzato varie iniziative aventi l’obiettivo di rivalutare la funzione sociale del libro. Tra le prossime iniziative in programma, promuove, per la giornata del 31 ottobre, in mattinata incontri con le classi dell’Istituto ‘Concetto Marchesi’ nell’ambito del progetto di lettura espressiva e storia del teatro, mentre dalle 20.30, presso la sede del circolo Macbeth Witch Project, azione teatrale ispirata al Macbeth di William Shakespeare. A novembre ci sarà Judith e le altre, workshop preparatorio per la maratona di danza e teatro prevista per il 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza di genere. Inoltre, promuove laboratori teatrali e coreografici, incontri di danza contemporanea, laboratori di arti sceniche per ragazzi. abracalam@hotmail.com

La solidarietà dell’Arci a Genova In occasione dell’alluvione a Genova, l’impegno dell’Arci non si è limitato al doveroso sostegno ai circoli ma ha riguardato più in generale la popolazione alluvionata, anche grazie al fatto che fortunatamente i danni riportati nei circoli Arci non sono stati ingenti. Volontari hanno allestito banchetti per fornire vivande ai volontari. La Fratellanza di Bolzaneto ha garantito pasti caldi alle persone sfollate dall’abitazione di via delle Tofane minacciate da una frana. Molto apprezzato anche l’impegno dei volontari del gruppo di protezione civile della Croce Verde Chiavarese - Prociv-Arci Liguria di assistenza e soccorso alla popolazione del quartiere di Borgo Incrociati. Tutte le mattine i volontari di Prociv-Arci Liguria sono partiti dal Tigullio, dallo spezzino e dal Ponente Ligure per far rientro nel tardo pomeriggio dopo aver lavorato tutto il giorno pulendo cantine, negozi ed abitazioni danneggiate. Un circolo cittadino che purtroppo ha avuto invece gravissimi danni è il Checkmate Rock Club, per il quale è comunque scattata subito la solidarietà di ‘categoria’, come raccontano sul loro blog: «In tantissimi ci avete chiesto come contribuire, anche da lontano, e noi non sapevamo bene come comportarci. Così ci hanno pensato i nostri amici di Taxi Driver Record Store, The Giant’s Lab, Massimo Perasso, Sara Twinn, Jessica Rossi e Davide Colombino che hanno realizzato una splendida maglietta per finanziare i lavori di riapertura e riassetto del Check!». Potete acquistare la maglietta qui: www.taxidriverstore.com/shop/index.php?id_product=3760&controller=product

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A Bologna c’è BRISA Prosegue fino al 31 ottobre nei circoli Arci bolognesi B.R.I.S.A. (Bologna riunisce i suoi artisti), festa del teatro promossa da Arci Bologna e Arci Teatro. In programma spettacoli, workshop, laboratori e l’incontro nazionale della rete Arci Teatro. www.arcibologna.it

Sulla proposta bus per i rom La proposta della Giunta comunale di Borgaro Torinese, a seguito dei problemi di ordine pubblico segnalati sulla linea GTT 69, di dividere in due servizi separati la linea di autobus che serve anche il campo nomadi di strada Aereoporto, ha un sapore xenofobo che rimanda all’Alabama di Rosa Parks negli anni ‘50. «La proposta di servizi autobus separati, indipendentemente dal colore politico di chi la proponga, la raccogliamo come una provocazione sbagliata che va respinta al mittente - spiega Gabriele Moroni, presidente Arci Valle Susa - i problemi complessi vanno affrontati senza costruire muri di separazione, ma coinvolgendo tutti i soggetti del territorio ed attivando percorsi di mediazione culturale e di educazione diffusa alla legalità, per offrire risposte alla popolazione di Borgaro ed opportunità di inclusione ai rom. La legge è uguale per tutti, e dirlo in questo Paese sembra vuota retorica, perché il primo pensiero va sempre alle tante troppe eccezioni, alle situazioni apparentemente insanabili, ai mezzi che non ci sono per affrontare i problemi, e - ancora di più - alla cultura e alle politiche che mancano per prevenirli». www.arcipiemonte.it/vallesusa


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società

Stop TTIP: verso la prima Assemblea nazionale di Monica Di Sisto Campagna Stop TTIP

Stop TTIP subito: ora che le associazioni aderenti alla campagna nazionale per fermare il trattato di liberalizzazioni selvagge tra l’Europa e gli Usa hanno superato quota 300, e i comitati locali sono oltre venti e si moltiplicano a vista d’occhio, la Campagna Stop TTIP Italia convoca la sua prima Assemblea nazionale. L’8 novembre a Roma, presso la Sala Convegni Cesp, in via Manzoni 55, dalle 10 alle 18 la parola passa ai comitati locali che sono invitati a presentare le loro esperienze, priorità e richieste per fermare il negoziato che potrebbe sferrare l’ennesimo attacco ai diritti e ai beni comuni da parte delle élites corporative delle due sponde dell’Atlantico. È di pochi giorni fa una pubblicazione del Global Development and Environment Institute della Tufts University del Massachusetts che cambiando il metodo di calcolo degli impatti possibili del TTIP sui livelli occupazionali e di protezione sociale nei nostri Paesi ha stimato una perdita complessiva di posti di lavoro

a livello continentale che raggiunge quota 600mila al 2025, molti dei quali in Europa del Nord, in Francia e in Germania con perdite di reddito procapite per lavoratore che, a seconda dei Paesi considerati, varia dai quasi 5500 euro in Francia ai meno 3400

euro in Germania. Una diminuzione di disponibilità economica che porterebbe a una contrazione della domanda, e quindi del Prodotto interno lordo, tra l’1 e il 2% al 2025. Di fronte a un tal rischio potenziale,

il libro Agromafie e caporalato A cura di Osservatorio Placido Rizzotto Il Rapporto è una fotografia dei diversi fenomeni di sfruttamento lavorativo nel settore agricolo e più in generale uno studio sull’illegalità e sull’infiltrazione mafiosa nella filiera agroalimentare. Si compone di quattro parti. Nella prima parte viene analizzato lo stato del settore, i principali fenomeni di illegalità, le inchieste condotte dalla magistratura e il tentativo della criminalità organizzata di condizionare pesantemente l’economia della filiera agroalimentare. Un’indagine specifica è qui svolta sul caso della ‘Terra dei fuochi’. La seconda parte del Rapporto entra più nello specifico con le analisi dedicate allo sfruttamento lavorativo in agricoltura attraverso il caporalato, alla gestione del mercato del lavoro agricolo, alla tutela individuale e collettiva dei lavoratori gravemente sfruttati. Seguono tre casi di studio: Piemonte per il nord, Lazio per il centro, Puglia per il sud, in cui vengono illustrate buone pratiche di intervento contro lo sfruttamento e l’illegalità realizzate in questi territori. La terza parte ricostruisce le mappe dello sfruttamento lavorativo e del caporalato in agricoltura, individuate in 18 regioni e 99 province, a dimostrazione del fatto che lo sfruttamento del lavoro agricolo e il caporalato, seppur con forme e intensità diverse, sono fenomeni ormai insediati su tutto il territorio nazionale. La quarta parte infine è dedicata alla raccolta di diversi materiali utili per l’approfondimento e l’organizzazione di iniziative contro i fenomeni di illegalità analizzati nel volume. I testi sono a cura di Francesco Carchedi, Roberto Iovino, Cinzia Massa. Il costo del libro è di 15 euro. Il Rapporto verrà presentato il 31 ottobre a Castagneto Carducci (LI). All’incontro partecipano Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci; Francesco Carchedi, Osservatorio Placido Rizzotto; Michele Rossi, Segretario Generale FLAI CGIL Livorno; Sandra Scarpellini, Sindaco di Castagneto Carducci; Enrico Fontana, Coordinatore Nazionale Libera; Maurizio Pascucci, Fondazione Caponetto. Coordina Stefania Crogi, Segretaria Generale Flai-Cgil. Conclude Susanna Camusso, Segretaria Generale CGIL.

che non potrebbe non riflettersi anche sulla capacità dell’Italia di promuovere, sia in Patria sia nelle proprie relazioni internazionali, livelli di promozione sociale e ambientale adeguati agli impegni assunti nell’ambito della comunità internazionale, Arcs promuove insieme a Cgil, Fairwatch, Movimento Consumatori ed altre organizzazioni della società civile italiana, il 3 dicembre prossimo, sempre a Roma, nell’ambito delle attività della piattaforma europea Concord Italia per il Semestre di presidenza italiana dell’UE, un confronto con il vice ministro al Commercio Carlo Calenda e il Ministero degli Esteri sulla coerenza delle politiche commerciali e di cooperazione rispetto alla promozione dei diritti umani, dell’occupazione e dell’ambiente. L’obiettivo è quello di condividere scenari alternativi alle politiche di liberalizzazione in corso e di condividere visioni e pratiche più giuste e sostenibili, per un futuro di ben vivere per tutti. www.stopttip.net

arcireport n. 35 | 30 ottobre 2014 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Carlo Testini Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 18 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/


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