Arcireport n 35 2015

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settimanale a cura dell’Arci | anno XIII | n. 35 | 15 ottobre 2015 | www.arci.it | report@arci.it

La Giornata mondiale per l’eliminazione della povertà di Filippo Miraglia vicepresidente nazionale Arci

Il 17 ottobre è la Giornata mondiale per l’eliminazione della povertà. Una giornata istituita nel 1993, con la risoluzione 47/196, dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. La povertà non è una malattia o frutto del destino. È la conseguenza di scelte concrete che costringono centinaia di milioni di persone nel mondo a vivere in condizioni di deprivazione e di precarietà. I governi s’impegnano periodicamente ad adottare misure di contrasto alla povertà, addirittura ad eliminarla (basti ricordare la campagna ONU Obiettivi di sviluppo del Millennio, fallita miseramente, adesso rilanciata con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile), salvo poi fare esattamente il contrario di quello che servirebbe. È di oggi la notizia, diffusa da un importante istituto bancario elvetico, Crédit Suisse, che l’1% degli abitanti del mondo (chi ha un patrimonio superiore a 760mila dollari) possiede la metà del patrimonio del pianeta. Esattamente quanto il restante 99% dell’umanità. Uno squilibrio che si è accentuato dopo

il 2008, ossia dopo l’inizio della terribile crisi finanziaria globale che ha investito l’intero pianeta. La crisi, dicono gli analisti del Crédit Suisse, ha favorito e sta favorendo i ricchi che diventano ancora più ricchi, sia in termini assoluti che relativi. Cioè ai ricchi la crisi conviene. E non ci sarebbe da meravigliarsi se l’avessero favorita e la stessero ancora alimentando. Sempre oggi, il Consiglio dei Ministri italiano si appresta a votare la legge di Stabilità introducendo molte altre misure alla lista di quelle già consolidate che negano gli impegni presi per contrastare la povertà. Tra queste, vale la pena evidenziare la cancellazione della tassa sulla prima casa anche per quelle di lusso, una scelta che ha come obiettivo esplicito quello di far pagare meno ai ricchi. E nella stessa direzione va l’innalzamento del tetto del contante da 1000 a 3000 euro, favorendo l’evasione fiscale che nel nostro Paese, com’è noto, ha dimensioni drammatiche. Insomma si continuano a decidere interventi che vanno sempre nella stessa direzione, cioè quella di togliere ai poveri

per dare ai ricchi, puntando a far pagare la crisi alle fasce più deboli della popolazione e ad aumentare i profitti di quelli che già sono stati ampiamente premiati fino ad oggi ed hanno visto aumentare i loro guadagni. Il 17 ottobre sarà quindi un’occasione per ribadire che queste politiche, e i governi che le portano avanti, non sono interpreti dell’interesse generale ma di quello, privato e non pubblico, di alcune categorie che, rappresentando una minoranza sparuta della popolazione, detengono però gran parte delle ricchezze, dei mezzi di informazione (che in Italia purtroppo non sono nemmeno lontanamente, fatte le dovute eccezioni, indipendenti), delle risorse per finanziare partiti e campagne elettorali. In molte piazze italiane ci saranno manifestazioni e assemblee promosse dalla campagna Miseria Ladra, alla quale l’Arci ha aderito, con l’obiettivo molto concreto del reddito di cittadinanza e del finanziamento in misura adeguata delle politiche sociali. Infatti, i trasferimenti dello Stato verso gli enti locali e le regioni in questi anni sono stati ridotti quasi a zero, e le amministrazioni locali non hanno più risorse. Lo Stato anziché «rimuovere gli ostacoli», come recita l’art.3 della nostra Costituzione, ne produce sempre di più e alimenta disuguaglianze, disoccupazione e povertà. È ora di dire basta e di dirlo ad alta voce.


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L’adesione dell’Arci alla mobilitazione promossa dalla campagna Miseria Ladra La crisi globale ha travolto la vita di milioni di persone con conseguenze pesanti sulle condizioni concrete di uomini e donne in molti Paesi. I governi hanno spesso risposto con politiche di austerità, con tagli pesanti alla spesa sociale e più in generale alla spesa pubblica, causando l’impoverimento di ampie fasce della popolazione. Anche nel nostro Paese i governi che si sono alternati negli anni della crisi, fino all’attuale esecutivo guidato da Matteo Renzi, hanno accelerato un processo d’inasprimento delle diseguaglianze, con misure che puntano a ridurre l’intervento pubblico a tutela degli interessi collettivi per favorire i grandi gruppi economici e finanziari, spacciando queste scelte per provvedimenti d’interesse generale. In questo senso la riduzione del trasferimento di risorse ai territori, il quasi totale azzeramento del fondo per il welfare, i tagli alle spese sanitarie, sono l’esatto opposto di una politica volta a ridurre povertà e diseguaglianze. Allo stesso tempo l’UE e la troika (BCE, Commissione Europea e FMI) continuano a spingere, con il sostegno dei governi dell’UE, verso una riduzione dei diritti del lavoro, alla progressiva precarizzazione degli stessi, alla riduzione della spesa pubblica e in particolare di quella sociale e previdenziale, ricorrendo al ricatto del debito pubblico. Le scelte imposte ai Paesi dell’UE in difficoltà stanno producendo un’ulteriore impoverimento e un trasferimento netto di ricchezza dalle fasce più povere della popolazione verso quelle più ricche. Valga in questo senso il dato che le principali società internazionali, negli anni della crisi, hanno aumentato i dividendi in maniera consistente. La sfida che abbiamo davanti è difficile e non riguarda, come oramai è evidente, un breve periodo, una fase limitata del presente. Le conseguenze di scelte ingiuste e sbagliate di politica economica, sociale e del lavoro hanno conseguenze che si ripercuoteranno pesantemente sul futuro. Per questo c’è bisogno di ripensare il nostro ruolo, quello di un’associazione di promozione sociale, provando a costruire risposte che possano rappresentare un’opportunità per migliaia di persone, per tanti soggetti sociali ai quali oggi c’è bisogno di dare la parola, di ridare la speranza.

L’Arci intende lanciare una propria campagna contro la povertà, per l’uguaglianza e la dignità delle persone attraverso il consolidamento e l’avvio di una rete di ‘Circoli art.3’. Vogliamo in tal senso affermare la centralità dell’art.3 della nostra Costituzione e la necessità di rilanciare un’idea di welfare e di cittadinanza inclusiva e universale. Per queste ragioni il prossimo 17 ottobre, Giornata mondiale per l’eliminazione

della povertà, parteciperemo alla mobilitazione promossa dalla campagna Miseria Ladra e saremo in piazza in tutte quelle città dove si terranno iniziative e manifestazioni con l’obiettivo di denunciare le conseguenze nefaste delle politiche di austerità, promuovere una misura stabile di sostegno al reddito e ribadire la centralità dei diritti del lavoro, dei diritti delle persone e della battaglia per una Europa più giusta, aperta e solidale.

Le iniziative Un primo elenco delle iniziative che si svolgeranno nelle maggiori città Italiane in luoghi simbolo del contrasto alla povertà e della riaffermazione dei diritti. Piemonte | Torino - Il 16 ottobre presso la Fabbrica delle E, Corso Trapani 91, alle ore 20. Lazio | Roma - Teatro Ambra Jovinelli, Via Guglielmo Pepe, 43 alle ore 11. Lazio | Roma - Commemorazione alla lapide di San Giovanni in Laterano e messa in Basilica alle 18. Umbria | Città di Castello (PG) Nell’ambito del festival Altrocioccolato, alle 17.30. Friuli-Venezia Giulia | Udine Circolo Arci Misskappa in via Bertaldia 38 alle ore 17 Dialogo a più voci. Lombardia | Milano - Nell’ambito della Notte dei senza dimora in Piazza S. Stefano alle ore 18. Lombardia | Trezzano sul Naviglio (MI) - Presso Rimaflow, via Boccaccio 1, alle ore 15.30 Testimonianze e iniziative di mutuo soccorso contro le povertà: lavoratori poveri, precari, migranti, studenti, ricercatori, senza casa… Basilicata | Potenza - Presso la sede dell’associazione Ce.St.Ri.M., Via Sinni, alle ore 10. Piemonte | Biella - Presso il Cantinone Della Provincia, alle ore 17. Piemonte | Asti - In Piazza San Secondo a partire dalle ore 15. Piemonte | Ovada (AL) - In piazzetta Peppino Impastato a partire dalle 9.

Calabria | Vibo Valentia - Presso Palazzo Gagliardi alle ore 16 Le istituzioni locali protagoniste nella lotta contro la povertà. Calabria | Cosenza - In Piazza XI Settembre alle 10. Liguria | Genova - Presso i locali dell’associazione La Staffetta, in vico delle Marinelle 6, alle ore 21. Sicilia | Catania - Presso il Cortile Platamone, alle ore 18. Sicilia | Palermo - Presso il Padiglione 3 della Fiera del Mediterraneo, alle ore 16. Puglia | Foggia - In piazza Vittorio Veneto dalle 20.00. Toscana | Firenze - Presso il Teatro L’Affratellamento, Via Giampaolo Orsini 73, alle ore 10. Campania | Salerno - Nella Sala Martin L. King, in via Rocco Cocchia, alle 16.


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Due giorni di dibattito intenso con i presidenti dei comitati territoriali per costruire l’Arci che vogliamo di Francesca Chiavacci presidente nazionale Arci

Si trattava di una «prima volta». E come tutte le ‘prime volte’ aveva creato aspettative, curiosità, ma anche un po’ di timore di non cogliere fino in fondo le priorità di lavoro, gli obiettivi da raggiungere in un’assise così eterogenea. Stiamo parlando della prima Assemblea dei Presidenti dei Comitati territoriali, che si è svolta a Roma nei giorni 10 e 11 ottobre e che ha visto la partecipazione di oltre 70 persone, tra Presidenti e delegati, insieme alla Presidenza nazionale. Era una bella sfida chiamare di sabato e domenica dirigenti dei territori in un momento dell’anno particolarmente impegnativo, incastrato tra due fine settimana con appuntamenti importanti, per molti un ulteriore impegno nei due giorni liberi dal lavoro, chiamarli, dicevo, a un incontro di cui avevamo sì mandato il programma, ma che un po’ ‘al buio’ si presentava. Avevamo concepito quest’incontro come un momento di ascolto dei bisogni dei Comitati, ordinando la discussione attraverso sessioni di 90 minuti ciascuna, sulla base di una relazione introduttiva svolta da un componente dell’Esecutivo. I Presidenti dei Comitati territoriali sono 114, di cui 31 donne, 41 non fanno parte del Consiglio nazionale, che pure è un organismo molto ampio (oltre 180 persone). I temi affrontati sono stati il tesseramento, lo sviluppo associativo, nuovi servizi (banca dati soci e socie, convenzione con CNA per l’apertura di ‘sportelli dei diritti’, sviluppo associativo possibile e innovazioni, comunicazione, servizi di consulenza, sostenibilità economica, ricerca di risorse). Ecco, questa «prima volta», con i suoi 56 interventi, con tante ore di attenzione (senza pause),

è andata veramente molto bene, e questo giudizio non è solo della sottoscritta, ma è stato esplicitato in molti interventi, che hanno manifestato entusiasmo, soddisfazione e tanta ricchezza di idee.

Sappiamo che il Comitato territoriale svolge un ruolo fondamentale per la nostra associazione: è il nostro volto, la ‘nostra faccia’ nei confronti di gruppi di cittadini che decidono di associarsi riconoscendosi in certi valori, un decisivo e cruciale front office per il bisogno di associazionismo. Ma è anche il centro delle prime e principali risposte ai circoli e alle associazioni già

costituite, e quindi alle loro difficoltà, ai loro bisogni. E, infine, svolge il ruolo della rappresentanza della nostra associazione sul territorio nei confronti delle istituzioni e delle altre rappresentanze sociali. Sappiamo anche che le realtà dei Comitati sono molto diverse tra loro, e proveremo, anche alla luce dell’Assemblea, a censire approfonditamente chi sono i nostri Presidenti e le nostre Presidenti (quale è la loro condizione lavorativa, la loro storia, la loro esperienza). Questa occasione, che non a caso abbiamo aperto con la riaffermazione di un tratto politico identitario fondamentale per la nostra associazione, quello del pacifismo (con un intervento molto seguito e interessante della nostra presidente onoraria, Luciana Castellina) ha invece rafforzato e raccontato una realtà molto coesa, anche nelle sue differenze, che ha consentito la conoscenza e lo scambio tra dirigenti che provenivano da tante esperienze diverse. È stato davvero un importante momento di ascolto, di conoscenza reciproca e di proposta, che avevamo preparato anche con un po’ di dibattito su questa testata, e che ci piacerebbe continuare a svolgere. Vorremmo, dal prossimo numero, continuare a pubblicare gli interventi dei Presidenti dei Comitati perchè raccontino la propria esperienza e che cosa si aspettino dalla direzione nazionale. La ricerca di una strategia comune per lo sviluppo associativo, le tante difficoltà raccontate e anche le suggestioni e i suggerimenti rispetto alle varie proposte hanno riempito gli interventi dei due giorni, che ci consentiranno sicuramente di lavorare meglio per costruire l’Arci che vogliamo.


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Dove sono finiti i pacifisti? Eccoci! (e siamo in tanti...) L’Assemblea dei Presidenti dei comitati territoriali dell’Arci - una rete di oltre 110 presidi locali presenti in tutte le Regioni, a cui fanno capo circa 5.000 circoli e ben più di 1 milione di soci - riunita a Roma i giorni 10 e 11 ottobre, esprime la propria apprensione per le tensioni internazionali, la recente escalation militare e i possibili scenari futuri nell’area del vicino oriente. Le dichiarazioni fatte da autorevoli esponenti del Governo italiano riguardo un possibile coinvolgimento diretto della nostra aviazione militare nei combattimenti già in atto nel nord dell’Iraq ci preoccupano per le conseguenze sulla vita dei civili e per l’efficacia stessa che tale azione di forza potrebbe sortire. Siamo parte di un vasto campo di associazioni, movimenti, organizzazioni pacifiste, società civile, che, oggi come nel passato, non si rassegna alle scorciatoie militari e crede fermamente che la risoluzione dei conflitti e delle controversie internazionali debba trovare nella politica e nella diplomazia la soluzione più equa: abbiamo la Storia e la ragione dalla nostra parte.

Abbiamo sempre evidenziato le possibili azioni alternative alle guerre e ai conflitti armati attraverso campagne, proposte di legge, riforme, che costituiscono, nel loro insieme, una visione differente delle relazioni tra i popoli e gli Stati, coerentemente alla Dichiarazione universale dei Diritti Umani. Nei prossimi giorni ci impegniamo a promuovere, assieme alle tante associazioni e gruppi che sappiamo condividere con noi la stessa reazione all’annuncio del coinvolgimento dell’Italia nell’azione bellica in medio Oriente,una mobilitazione che contrasti l’ennesima trasformazione della politica in guerra. L’Isis è un nemico orribile, ma riusciremo solo a moltiplicare formazioni di questo tipo se anzichè usare le armi non riusciremo ad aiutare i popoli di quella regione ad acquisire il protagonismo necessario a costruire un’alternativa. Dobbiamo chiedere che l’Europa smetta di presentarsi come portatrice di una superiore civiltà e riconoscere, invece, che è, purtroppo, largamente per colpa del vecchio colonialismo europeo e dell’arroganza

Il premio Nobel per la pace alla società civile democratica tunisina

Siamo felici che il premio Nobel per la pace sia stato assegnato alla società civile democratica tunisina, che abbiamo sostenuto nei momenti duri della resistenza al regime di Ben Ali e con la quale collaboriamo quotidianamente per difendere dignità, democrazia e pace in Tunisia e in tutta la regione mediterranea. Ci congratuliamo con il Quartetto per il Dialogo che è riuscito, con una esperienza esemplare di ingerenza positiva della società civile autonoma nella dimensione politica, a salvare il processo democratico della Tunisia in un momento tragico di stallo istituzionale e costituzionale, dimostrando quanto grande sia il ruolo che la cittadinanza attiva e i movimenti sociali possono giocare, quando dimostrano intelligenza e coraggio, nei passaggi difficili

della vita di un paese e del mondo intero. Siamo orgogliosi di aver dato anche noi un piccolo contributo alla battaglia della società civile tunisina negli anni e anche recentemente, quando non ci siamo fatti fermare dalla violenza reazionaria dopo l’attentato al Bardo, contribuendo con le nostre delegazioni a dare vita a una importante edizione del Forum Social Mondiale - dimostrando che l’arma più grande per battere il terrorismo è la partecipazione. Siamo contenti di condividere con la società civile democratica tunisina una relazione stabile di collaborazione, attraverso il lavoro nei movimenti sociali mediterranei, con il lavoro comune per i diritti dei migranti, per i diritti sociali e culturali, con l’impegno sul campo di Arcs, la nostra Ong, nelle comunità locali. In questi giorni questo Premio Nobel è un buon segnale. Dice al mondo che, se si vogliono battere i mostri che crescono nel Nord e nel Sud del Mediterraneo, sono gli attori democratici e progressisti che vanno sostenuti - unico antidoto in tutta la regione alla crescita dei movimenti oscurantisti, violenti, razzisti e reazionari.

americana che questa parte del mondo è stata dilaniata, che nazioni che non esistevano sono state create lungo confini che convenivano a chi aveva interesse ad aver mano libera sul petrolio, che con i nostri interventi militari abbiamo creato un caos di cui ora non sappiamo venire a capo. Ripetere un’azione bellica non farebbe che aggravare i mali già esistenti. Un’azione tanto più odiosa in quanto operata a fianco di alleati indecenti: l’Arabia saudita che condanna a morte un ragazzo solo perchè ha partecipato ad una manifestazione; la Turchia che anzichè bombardare l’Isis bombarda i kurdi, Israele dove è ripartita un’ennesima ondata repressiva. Il pacifismo non vuole dire voltarsi dall’altra parte per non vedere l’orrore dell’Isis; nè significa ignorare i drammi. Si tratta di perseguire finalmente un diverso modo di intendere la politica internazionale: un modo più civile, meno medioevale che il ricorso alle armi. Sarà la nostra migliore risposta civile e democratica a chi si chiede oggi, in maniera pretestuosa, dove siano finiti i pacifisti.

L’Arci all’assemblea della Rete di solidarietà col popolo curdo Nei giorni 17 e 18 ottobre si svolgerà a Modena l’Assemblea nazionale della Rete italiana di solidarietà col popolo curdo, a cui l’Arci è stata invitata e a cui parteciperà con Franco Uda. La Rete è l’organizzazione unitaria che riunisce tutti i gruppi e le associazioni locali che sviluppano progetti e iniziative di solidarietà col popolo curdo. L’Arci ha sempre avuto con la Rete ottimi rapporti e supportato le sue iniziative insieme al mai dimenticato Dino Frisullo. Negli ultimi anni, dopo un periodo in cui come associazione abbiamo garantito la nostra presenza in queste iniziative, organizzato campi di lavoro in Kurdistan con l’Arcs e inviato una delegazione in occasione del Nawruz, non siamo più stati in grado di proseguire con continuità l’impegno al loro fianco. L’assemblea costituirà quindi un’ottima occasione per riprendere queste buone relazioni, per dimostrare loro la nostra vicinanza e per supportare i tanti comitati e circoli dell’Arci che da sempre sono interessati alla loro causa. Per informazioni www.uikionlus.com


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L’Arci condanna il terribile attentato ad Ankara Ed esprime preoccupazione per il clima di terrore pre-elettorale che si vuole instaurare in Turchia L’Arci condanna l’attentato ad Ankara durante una grande marcia per la pace, nella quale sono state uccise 128 persone e ferite oltre 240, ed esprime solidarietà alle organizzazioni sindacali, alla società civile e al partito di opposizione curda che avevano indetto la manifestazione con lo slogan ‘Lavoro, pace, democrazia’. L’odioso attentato, che segue quello avvenuto a Diyarbakir a giugno durante un comizio del partito di opposizione Hdp con 2 morti e quello avvenuto a

luglio a Suruc che uccise 33 attivisti diretti a Kobane ad opera di un kamikaze dell’Is, rischia di incendiare le elezioni presidenziali che si svolgeranno il 1 novembre, gettando un’ombra sinistra sui reali mandanti della strage. Il clima di terrore che si vuole instaurare in Turchia prima delle prossime elezioni non ha niente a che spartire con una competizione elettorale di un paese democratico e dovrebbe aprire una seria riflessione sul credito che la comunità internazionale ha dato a Erdogan e sulle alleanze militari e politiche col Governo turco. Chiediamo al Governo italiano di manifestare una ferma condanna per quanto sta accadendo in Turchia; alla comunità internazionale di vigilare e monitorare con attenzione tutta la fase pre-elettorale e il corretto andamento democratico delle prossime elezioni in Turchia, anche con l’invio di osservatori internazionali a garanzia di un reale e corretto processo democratico.

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Il 18 ottobre la XIV edizione della Marcia Sarda per la Pace, da Laconi a Gesturi La XIV edizione della Marcia Sarda per la Pace, da Laconi a Gesturi coincide con uno tra i periodi più complessi della congiuntura internazionale degli ultimi decenni e obbliga ad alcune riflessioni che consentano di affrontare il prossimo periodo con la giusta chiave di lettura. C’è bisogno di un surplus di approfondimento e di specializzazione dei temi e tuttavia emerge sempre più chiaramente la necessità di interconnettere ambiti, vertenze e lotte spesso condotte separatamente, col rischio di una carenza della visione d’insieme. Cause ed effetti dei conflitti, delle diseguaglianze tra gli uomini, delle oppressioni dei popoli non sono più collocabili di seguito le une rispetto alle altre ma sono più facilmente descrivibili in un andamento circolare che rende più complesso sia il momento dell’analisi che quello della ricerca delle soluzioni. È così che le lotte affrontate in questi lunghi anni nell’isola non solo si intersecano con le emergenze globali ma sono anche tutte intimamente interconnesse, facendo della Sardegna un luogo in cui sono contenute tutte le contraddizioni del ‘sistema’. Le battaglie storiche della Tavola Sarda della Pace, come quelle per la liberazione dagli insediamenti militari, per il disarmo, a difesa dell’ambiente violato e per la salute pubblica, per l’autodeterminazione dei popoli, per la giustizia sociale, per il diritto al lavoro, sono ancora tutte lì e aspettano risposte chiare dalle istituzioni a tutti i livelli. Altre vertenze risvegliano una preoccupazione dei sardi mai sopita, come quelle sui depositi di scorie nucleari,

le trivellazioni dei territori e nel mare, la privatizzazione dei beni comuni, i diritti dei migranti e l’accoglienza. L’elenco è molto lungo - come il corteo di persone che si snoderà da Laconi a Gesturi domenica 18 ottobre -, le connessioni tra tutte queste tematiche sono forti, così come la volontà dei partecipanti alla prossima Marcia Sarda per la Pace di svoltare finalmente pagina. La Tavola Sarda della Pace svolge da sempre un ruolo di raccordo tra le oltre 50 organizzazioni e istituzioni che ne fanno parte, tra associazioni, sindacati, partiti, parrocchie, comuni. L’Arci regionale è tra i fondatori ed esprime un portavoce. Il programma prevede un dibattito mattutino dal titolo Per una Sardegna di pace, accoglienza e lavoro, articolato in tre tavole rotonde sui temi dell’occupazione militare e disarmo in Sardegna, su ambiente, salute e inquinamenti, su diritti, libertà e dignità, nei quali si confronteranno le posizioni di diversi esperti e militanti. Al dibattito prenderanno parte diversi Sindaci e il Presidente della Giunta della Regione Sardegna, a cui non mancheranno sollecitazioni e domande che verranno poste all’Istituzione da lui rappresentata. Il pranzo comunitario è uno dei momenti aggreganti più caratteristici dell’iniziativa, e sarà svolto nel Parco Storico ‘Aymerich’ di Laconi. Nel pomeriggio la vera e propria Marcia, che si snoderà lungo i paesaggi del Sarcidano e della Marmilla. L’arrivo a Gesturi è da sempre caratterizzato dagli interventi dei marciatori e dal concerto finale. FB Tavola Sarda della Pace


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informazione

Intercettazioni, no alla nuova legge bavaglio Di seguito il testo dell’appello promosso da Stefano Rodotà, Marino Bisso, Arturo Di Corinto e Giovanni Maria Riccio. Tra i firmatari, anche la presidente nazionale Arci Francesca Chiavacci. Ancora una volta si cerca di colpire la libertà d’informazione e il diritto dei cittadini di essere informati cercando di mettere un bavaglio ai giornalisti. Il disegno di legge approvato alla Camera che delega il governo a predisporre norme in materia di pubblicazione delle intercettazioni è un fatto gravissimo. Con la delega al Governo si sottrae al Parlamento la decisione sui diritti fondamentali, che dovrebbe essere di sua stretta competenza, e si impedisce all’opinione pubblica di esercitare il diritto di seguire con trasparenza i lavori parlamentari e l’attività di redazione legislativa, così come riconosciuto dalla Costituzione. Non può essere il potere esecutivo a stabilire quali siano le notizie rilevanti per i cittadini. Nei Paesi democratici sono i giornalisti che decidono quali sono le notizie che vanno diffuse oppure no, in base a criteri

di rilevanza, attualità, interesse pubblico e privacy a tutela dei diritti dei singoli. Oggi, se il giornalista sbaglia, sono già previste sanzioni. Quindi non è vero che questa riforma tutela la privacy dei cittadini che è ampiamente garantita dalle norme vigenti. La legge italiana sulla privacy inoltre chiarisce il concetto di «minore aspettativa di privacy per i personaggi pubblici», le cui notizie sono protette solo se non hanno «alcun rilievo per l’informazione», e la stessa corte di Strasburgo ha chiarito che tutto ciò che li riguarda, penalmente rilevante oppure no, va pubblicato perfino quando vi sia violazione del segreto istruttorio. Si istituisce una censura preventiva che consente ai poteri pubblici e privati di sottrarsi al controllo dei cittadini. Il nuovo Ddl sulle intercettazioni colpisce duramente il diritto di cronaca. Intercettazioni di minore rilevanza giudiziaria, ma di grande interesse pubblico, non potranno essere più né divulgate né co-

nosciute dai cittadini. Così come nel 2010, contro il decreto Alfano, oggi contro il ddl del governo Renzi siamo pronti a mobilitarci: non ci faremo mettere il bavaglio. Chiediamo che dal disegno di legge all’esame del Senato venga stralciata la disciplina delle intercettazioni per restituire al solo Parlamento questa delicatissima materia, tutelando la pienezza del diritto di informare ed essere informati, solennemente riconosciuto dall’articolo 21 della nostra Costituzione. Per firmare:

www.nobavaglio.org

L’anteprima di Left sabato in edicola Semi di resistenza è il titolo della cover story di Left di questa settimana. Il trattato internazionale sulle sementi ha stabilito trent’anni fa che i contadini possono scambiarsi liberamente i loro semi, ma presto potrebbe non essere più così. Le grandi multinazionali, approfittando della possibilità di accedere sempre più facilmente alla banca dati genetica che ‘mappa’ i semi, potrebbero imporre ai contadini di pagare per utilizzare semi con particolari caratteristiche ‘brevettate’, espandendo il loro controllo del mercato fino al monopolio. L’allarme arriva nelle giornate dedicate alla sicurezza alimentare e dal cuore della Fao dove le organizzazioni contadine riunite con i governi per discutere di sovranità alimentare denunciano l’atteggiamento manipolatorio di Paesi come

Canada e Australia, che impongono il proprio modello anche a Paesi che invece vorrebbero puntare sulla cosiddetta agroecologia: un modello di produzione agricola basato sulle produzioni naturali e sul consumo locale. Left ne ha discusso con Pierre Rabhi, storico esponente del movimento francese dei Colibrì, con il teorico della Blue economy Gunter Pauli e con il ‘gastroperformer’ Donpasta che raccontano dei Semi di resistenza nel mondo. Left non poteva non approfondire la questione ‘romana’ e le dimissioni di Ignazio Marino e lo fa analizzando le battaglie che il ‘marziano’ ha intrapreso nei suoi due anni da sindaco: dalla chiusura di Malagrotta alla Metro C, dalle unioni civili ai bilanci approvati in tempo. Mentre il Pd romano è tutto da ricostruire, come dice il governatore della Toscana Enrico Rossi intervistato da Left. Marco Craviolatti dimostra come la riduzione dell’orario di lavoro non sia incompatibile con la realizzazione del reddito di base e perché tutto questo dovrebbe essere una battaglia della sinistra.

Poi l’uragano Netflix e il rischio che corrono le Pay tv e un lungo sfoglio di esteri con L’Italia andrà in guerra? Per il momento gli annunci sono poco chiari e comunque c’è allarme tra gli esperti. Un reportage dalla Croazia è un’altra tappa dell’inchiesta di Left lungo le frontiere da cui passano i migranti in cerca di una speranza. Mentre da Pechino arriva un originale Diario di viaggio, 65 città e un musicista. Nei giorni della ripresa delle violenze tra Palestina e Israele Left anticipa alcune tavole del libro fumetto dedicato a Vittorio Arrigoni, Guerrilla Radio. In cultura Ascanio Celestini racconta il backstage del suo film Viva la sposa. Un’anticipazione, questa volta del romanzo di Emanuele Santi, Campo Marzio: una storia tra calcio, amori nel fatidico 1981. E per chiudere l’affaire Mondazzoli: i piccoli editori indipendenti non ci stanno e lanciano nuove proposte; i progressi nella cura della malaria e l’intervista a Giulia Elettra Gorietti, protagonista di Suburra, presto nelle sale.


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Dal 22 ottobre al 22 novembre 2015 Milano sarà la capitale del Mediterraneo Questo autunno Milano sarà la capitale del Mediterraneo. Dal 22 ottobre al 22 novembre, la Fabbrica del Vapore ospiterà Mediterranea 17 Young Artists Biennale, evento internazionale multidisciplinare, promosso dall’associazione internazionale BJCEM e organizzato dal Comune di Milano in collaborazione con Arci nazionale e con il Patrocinio della Fondazione Cariplo. In uno dei luoghi più rappresentativi della creatività milanese contemporanea, 300 creativi under 35, provenienti da tutta l’area del Mediterraneo, si daranno appuntamento per presentare i loro lavori, realizzati rispettando il tema di questa edizione della Biennale del Mediterraneo: No Food’s Land. I progetti abbracciano una variegata moltitudine di forme di espressione, come le arti visive e le arti applicate

Conferenza stampa La conferenza stampa di presentazione della BJCEM si terrà giovedì 22 ottobre 2015 alle 11.30 presso la Fabbrica del Vapore - Sala Superiore, Spazio ex Cisterne, via Procaccini 4, Milano. Interverranno: Filippo Del Corno - Assessore alla Cultura del Comune di Milano; Dora Bri - Presidente BJCEM; Francesca Chiavacci - Presidente Arci nazionale; Andrea Bruciati - Direttore Artistico Mediterranea 17 Young Artists Biennale.

(architettura, industrial design, web design, moda, creazione digitale), la narrazione, lo spettacolo (teatro, danza, performance metropolitane), la musica, il cinema e la gastronomia. Il direttore artistico Andrea Bruciati darà vita al percorso espositivo mettendo in evidenza quei lavori che riterrà più rappresentativi e ponendo l’accento sul carattere interdisciplinare di una piattaforma unica a livello europeo. Mediterranea 17 si inaugurerà ufficialmente il 22 ottobre a partire dalle ore 18, con la presenza in città di tutti gli artisti selezionati, che per quattro giorni animeranno la Fabbrica del Vapore con esibizioni, performance, concerti e workshop. La Biennale resterà poi aperta al pubblico fino al 22 novembre. Tutte le informazioni sul programma sono disponibili sul sito www.mediterraneabiennial.org

La Biennale OFF - Out of Fabbrica Il 16 ottobre inizia anche la Biennale OFF - Out Of Fabbrica curata da Marco Trulli (Arci Viterbo) e dall’Arci nazionale con una serie di workshop, residenze, incontri, eventi nella settimana che precede i giorni della Biennale. Un modo per preparare la città di Milano all’evento e far attraversare diversi spazi, anche Arci, dall’energia di artisti e curatori. Tra questi segnaliamo in particolare: La Ville Ouverte. Una geografia di definizioni dello spazio pubblico 16 ottobre 2015, ore 17.00, Residenze della Fabbrica del Vapore È l’incontro di apertura della residenza Here is elsewhere, a cura di Marco Trulli e con la partecipazione di Anna Raimondo, Anna White, Simona Di Meo e Marta Leite, selezionate all’interno del network di BJCEM nell’ambito di Mediterranea 17. La residenza porterà gli artisti coinvolti ad immaginare azioni di relazione e osservazione degli spazi pubblici dell’area periferica della zona ovest di Milano in cui opera Mare Culturale Urbano. L’incontro intende discutere del ruolo dell’arte e delle forme culturali nella produzione di spazio pubblico in ambito

euro-mediterraneo. La riflessione vuole mettere a confronto il lavoro dei quattro artisti invitati alla residenza con alcuni autori e curatori di progetti artistici che si interessano dello spazio pubblico in area euro-mediterranea. La discussione si focalizzerà sulla definizione di alcune parole chiave utili per inquadrare meglio il tema del ruolo dell’arte e della promozione culturale, all’interno della ridefinizione dell’immaginario urbano. It’s not art unless it has the potential to be a disaster - Bansky 23 ottobre 2015, Fabbrica del vapore Ex Cisterne, sala 2 L’arte non può cambiare il mondo ma sicuramente aiuta a capire, a connettersi, a riflettere su molte questioni che riguardano la vita dell’Uomo. Nell’epoca delle profonde trasformazioni dei tempi di vita e di lavoro, dell’aumento delle diseguaglianze e delle tensioni tra chi abita un territorio e chi ci arriva dopo pericolose ed incredibili peripezie, si vuole discutere del ruolo dell’arte e delle pratiche artistiche, provando a schivare stereotipi e processi sommari agli artisti e ragionando con loro di progetti che combattono discriminazioni ed esclu-

sione sociale. Il workshop è promosso da Babelmed, Teatro dell’Argine, Con.Me. - Contemporaneo Mediterraneo, Mediterranea 17. Appuntamento dalle 11 alle 13 con Creazione artistica ed esclusione sociale: un incontro con una regista rom; dalle 15 alle 17 Nuove forme d’arte per un teatro nella polis. La ricotta - disegnare un film Dal 19 al 21 ottobre, presso Arci Oibò/Madama Hostel Workshop a cura di Gianluca Costantini, con il supporto di Enrico Parisio, in collaborazione con RUFA - Rome University of Fine Arts. Durante i tre giorni del workshop, il film La ricotta di Pier Paolo Pasolini verrà smontato e sezionato, i fotogrammi del film verranno disegnati e montati con la tecnica del fumetto attraverso varie tecniche, per formare una nuova narrazione. Il lavoro sarà raccolto in una pubblicazione oppure in un sito web e sarà presentato durante un incontro con artisti, operatori culturali, curatori, alle ore 18 del 21 ottobre presso una delle locations della Biennale OFF.


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migranti

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La Camera approva la riforma della legge sulla cittadinanza Un primo passo avanti, ma il testo va migliorato

La Camera ha approvato la riforma della legge sulla cittadinanza, che ora deve passare al Senato. L’Italia sono anch’io considera positivo che si sia finalmente arrivati al voto dell’Aula su una materia che da tempo sosteniamo andasse migliorata e adeguata alla mutata realtà sociale del Paese. Si tratta comunque di un passo avanti, anche se la normativa non disegna la riforma che la campagna auspicava e per la quale ha raccolto e depositato in Parlamento nel 2012 oltre 200mila firme. Persistono, secondo la campagna, elementi di criticità, che ci auguriamo, nel passaggio al Senato, possano venire corretti. In particolare due sono le questioni su cui si chiedono modifiche: la prima riguarda l’assenza di una norma che consenta la semplificazione delle procedure relative alla naturalizzazione degli adulti, con un trasferimento di

competenze dal ministero dell’Interno ai sindaci e il superamento, attraverso norme certe di riferimento, della discrezionalità che oggi caratterizza le decisioni in materia. L’altra questione riguarda la previsione di uno ius soli temperato che condiziona il futuro di bambine e bambini alla situazione economica della famiglia, introducendo, col requisito del permesso Ue per lungo soggiornanti di

uno dei genitori, una discriminazione che viola l’articolo 3 della Costituzione. L’Italia sono anch’io si augura, che, in seconda lettura, la legge venga migliorata superando almeno le criticità più macroscopiche. Per questo fa appello ai parlamentari perché diano prova di autonomia e senso di responsabilità nel varare una legge che riguarda il futuro del Paese.

Rete G2: un momento storico, ma molto resta ancora da fare a cura di Rete G2 Seconde Generazioni

Sono passati 10 anni da quando è nata Rete G2 - Seconde Generazioni, da quando stufi di non veder riconosciuti i nostri diritti di cittadinanza abbiamo deciso di metterci in prima linea per ottenere una nuova legge sulla cittadinanza che superasse l’attuale 91 del 92 e permettesse una significativa apertura verso i figli d’immigrati. Le nostre richieste di base, ribadite con forza in tutti questi anni via via che si avvicendavano le legislature, vertono principalmente su tre punti per noi fondamentali: che le seconde generazioni nate in Italia possano acquisire la cittadinanza alla nascita; che coloro che arrivavano da piccoli in Italia abbiano canali specifici di acquisizione, alla luce di un vissuto da minorenne nel territorio, e che le seconde generazioni adulte possano godere di una norma transitoria una volta entrata in vigore la nuova legge. Nel 2012 attraverso l’alleanza L’Italia sono anch’io abbiamo promosso la proposta di legge di iniziativa popolare, depositata alla Camera (C.9), che a tutt’oggi resta per noi la proposta di riferimento

per una legge sulla cittadinanza completa e realmente all’avanguardia. Con L’Italia sono anch’io abbiamo più volte chiesto una legge che ricalcasse non solo i principi ma anche molti dei contenuti della proposta C9. Così non è avvenuto del tutto: alcuni principi sono passati, su altri c’era e c’è ancora da lavorare. L’approvazione di ieri è tuttavia stata per noi un momento storico e un indubbio passo avanti. A questo testo va riconosciuto soprattutto il merito di aver considerato coloro che sono arrivati da piccoli e aver previsto canali specifici per l’acquisizione anche per loro. Inoltre, grazie anche ad un nostro significativo intervento attraverso incontri parla-

mentari, è passata la norma transitoria che permetterebbe di correggere quei casi di persone cresciute in Italia ma che oramai maggiorenni si ritrovano a vivere a casa loro da italiani con il permesso di soggiorno. Ma si può fare di più e meglio dopo tanti anni di attesa. Avremmo voluto e - ci auguriamo che al Senato su ciò si possa ancora discutere - uno ius soli temperato meno esclusivo e che ampli il bacino dei beneficiari. Noi seconde generazioni siamo consapevoli delle difficoltà economiche crescenti delle famiglie di origine straniera, ancor più in un contesto attuale di crisi economica. Senza dimenticare che l’ottenimento di tale permesso per questioni burocratiche è ancora difforme sul territorio nazionale. Per questo motivo l’ipotesi di legare un diritto al reddito non ci convince e certamente lascerà fuori molti. Poi non vogliamo dimenticare gli adulti, per i quali purtroppo non è prevista alcuna modifica, sacrificati a saltare il turno. Adesso il nostro sguardo va al Senato: non si accetterà un’ altra storia, ma solo passi avanti.


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La Carovana Antimafie con la Ligue de l’Enseignement du Bas-Rhin Una bella lezione di vita e impegno di Pascal Politanski vicepresidente della Ligue de l’Enseignement du Bas-Rhin

Gli scorsi 12 e 13 ottobre, la Carovana Antimafie ha fatto tappa in Alsazia, a Strasburgo e a Illkirch-Graffenstaden, su invito della Ligue de l’Enseignement 67 (Dipartimento del Basso Reno). Un passaggio fortemente significativo, non solo per i militanti della Ligue de l’Enseignement, ma anche per i giovani liceali delle scuole ‘Jean Rostand’ (Strasburgo) e ‘Le Corbusier’ (Illkirch). Tre cittadini italiani impegnati in Italia nella costruzione di percorsi di lotta alle mafie (Alessandro Cobianchi, Grazia Moschetti e Maria Giovanna Italia, accompagnati dalla studentessa Valeria Schiavi) ci hanno permesso di avvicinarci, attraverso il loro racconto, ad un fenomeno che a prima vista sembra complesso e oscuro... un fenomeno di fronte al quale siamo disorientati perchè non sappiamo come affrontarlo in maniera appropriata e nemmeno come agire. Ma ne va della nostra umanità e del futuro della nostra democrazia. Di seguito, qualche riflessione più approfondita sulla tappa della Carovana.

Una prima questione, quella dei media Che la terza Guerra Mondiale possa nascere dall’aumento degli integralismi religiosi? Questo tema è stato ampiamente trattato dai media al momento del passaggio della Carovana. Tematica senza dubbio pertinente e necessaria per prendere coscienza di ciò che rappresenta un problema che riguarda ormai tutti i paesi europei e molti altri ancora. A ragione, i media focalizzano su questo argomento l’attenzione dell’opinione pubblica. Ma la ‘guerra mondiale’ condotta dalla criminalità organizzata è una guerra di lungo corso e non ne siamo sufficientemente informati. Sarebbe interessante se i media raccontassero le interconnessioni del crimine e fornissero le informazioni necessarie (ce ne sono molte ma non vengono pubblicate) a comprendere come le reti criminali investano negli ambienti del terrorismo. Le minacce sorte a partire dal Medio Oriente non danno scampo, nemmeno se lontane. Il fatto è che le mafie si infiltrano nel nostro quotidiano attraverso la circolazione di soldi provenienti da attività

certo lavorare efficacemente.

La terza questione: il modello economico

criminali e fanno del terrorismo una delle strade predilette per il riciclaggio dei loro profitti e l’accumulo di capitale, così come accade con il lavoro nero, la prostituzione, e più recentemente con i crimini informatici.

Una seconda questione: l’azione politica degli Stati e dell’Europa La società civile e le organizzazioni di cittadini continuano ad essere un passo avanti, rispetto alle politiche statali, in materia di consapevolezza e risposta al problema della criminalità organizzata? Il 23 maggio del 1992 la mafia italiana uccideva il giudice Giovanni Falcone per il suo impegno antimafia. Un gruppo di cittadini organizzati dell’Arci si metteva in cammino esercitando una pressione democratica sufficientemente forte per influenzare un cambiamento legislativo. Ai tempi infatti la legge italiana prevedeva la confisca ma non il riutilizzo sociale dei beni. In Italia si procede alla «confisca dopo la condanna penale del proprietario dei beni», portando le organizzazioni criminali a giustificare davanti a un tribunale l’origine dei suddetti beni. Una misura efficace, che permette a cittadini e associazioni della società civile di utilizzare i beni confiscati, che per legge devono essere utilizzati per scopi sociali. Per esempio, in Calabria o in Sicilia, le terre confiscate alle mafie sono utilizzate da cooperative che producono olive e altri prodotti agricoli. La cittadinanza costruisce insieme la lotta al crimine. Questa visione giuridica è al centro della lotta alle mafie, ma resta - purtroppo - un’eccezione tutta italiana in seno all’Unione Europea. Senza l’obbligo di questa misura le polizie giudiziarie di tutti gli Stati membri non possono di

Quale modello economico potrebbe ostacolare l’azione delle mafie? A priori nessuno, come dimostra la presenza delle mafia attraverso la storia. Seppur consapevoli di quanto sia sacrosanta la regola della libera circolazione di beni, prodotti e persone, essa è il pilastro del modello economico capitalista e favorisce reti criminali e riciclaggio finanziario dei loro proventi illeciti. Ma gli Stati europei continuano ancora a spingere per la deregolamentazione e, in assenza di regole e di controlli, le mafie proliferano e impongono le proprie di regole, contribuendo alla corruzione delle nostre democrazie. Le mafie si beffano delle frontiere che diventano sempre più labili, permettendo la circolazione di capitali sporchi e insanguinati attraverso tutto il pianeta, approfittando della suddetta deregolamentazione economica e avvantaggiandosi del capitalismo numerico.

Una soluzione da rimarcare con assoluta urgenza Tutti questi sviluppi dovrebbero renderci ancora più vigili sul modello educativo all’interno delle nostre società, dal momento che le popolazioni sono rese fragili quando vittime delle reti criminali diffuse ovunque. La lotta delle associazioni di educazione popolare come la Ligue de l’Enseignement, l’Arci e gli altri soggetti dell’antimafia, così come dei coordinamenti europei legati alla società civile, è essenziale. Il nostro compito deve essere lottare per l’introduzione, su scala europea, della normativa sul riutilizzo sociale obbligatorio dei beni affianco alla confisca. Chiaramente questa azione resta fortemente legata all’impegno per l’educazione popolare, che assicura «la promozione dell’educazione e della cittadinanza attiva» come forma di lotta contro tutte le forme di criminalità dannose per la società (criminalità organizzata, corruzione, delinquenza sociale, economica e finanziaria). È questa l’emergenza che mette a repentaglio le nostre democrazie! www.carovanaantimafie.org


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Aperta la terza edizione di ‘A Zero Violenza!’

Il concorso grafico promosso da Arci Firenze

Torna il concorso grafico A_Zero Violenza!, lanciato da Arci Firenze in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre e rivolto a persone di età compresa tra i 18 e i 40 anni, per la realizzazione di un manifesto contro il femminicidio e ogni forma di violenza sulle donne. Il concorso, giunto alla sua terza edizione, con il sostegno di Unipol-Assicoop Toscana, si pone come obiettivo l’individuazione di un linguaggio creativo che condanni fermamente ogni forma di violenza sulle donne, e che offra anche uno spunto di riflessione su come le donne debbano riappropriarsi del loro ruolo di primo piano all’interno della società. «Quello che ci interessa sottolineare spiega Marzia Frediani, vice presidente del comitato territoriale di Firenze - è che il tema della violenza sulle donne non deve essere affrontato guardando solo alla sua manifestazione più eclatante, ovvero quella della violenza fisica che sfocia nel femminicidio. Per combattere la violenza sulle donne è necessario prima di tutto scardinare quel radicato sistema culturale

che vede la donna minacciata nella sua autorevolezza, nella sua indipendenza e nella sua libertà attraverso meccanismi socio culturali che la relegano a un ruolo di subalternità, dalla violenza economica a quella psicologica. Per affrontare seriamente questo problema, riteniamo che sia necessario condannare con fermezza e punire ogni forma di violenza di genere, ma siamo convinti che sia altrettanto necessario indurre anche un cambio di prospettiva, ad esempio valorizzando e promuovendo un’educazione fondata sul rispetto delle diversità di genere, sulla collaborazione e sulla parità in termini di opportunità e condizioni. Perché le donne per prime imparino a guardare a se stesse come soggetti attivi di questo cambiamento culturale, e perché gli uo-

mini imparino che la vera forza sta nel rispettare chi si ha di fronte e accanto». E proprio per questo la giuria del concorso - composta da rappresentanti di Arci Firenze, delle associazioni che sul territorio fiorentino operano per l’uguaglianza di genere (Artemisia, Il Giardino dei Ciliegi, associazione C.R.E.T.E, Azione Gay e Lesbica) e un grafico professionista specializzato in comunicazione sociale - privilegerà quelle opere che prenderanno le distanze dall’immaginario, ormai stereotipato, che enfatizza l’essere vittima della donna e che si focalizza troppo sull’aspetto della violenza fisica, affrontando invece il tema tentando di individuare meccanismi e strumenti utili per scardinare ogni tipo di violenza e permettere alle donne di rivendicare la propria libertà. Il bando (consultabile sul sito www. arcifirenze.it) scadrà il prossimo 10 novembre e l’opera vincitrice sarà diffusa nelle oltre 250 basi associative (circoli, case del popolo, SMS e associazioni culturali) affiliate all’Arci di Firenze, mentre l’autore riceverà in premio un IPad.

‘Con altri occhi’, il concorso fotografico sugli stereotipi di genere È il 20 novembre la scadenza per la consegna delle proposte per il concorso fotografico Con altri occhi. Messaggi alternativi contro gli stereotipi di genere, azione finale del progetto omonimo finanziato dalla Città metropolitana di Firenze e promosso da Arci Empolese Valdelsa in collaborazione con Comune di Empoli, Comune di Fucecchio, Regione Toscana, Centro aiuto donna Lilith, Associazione Agrado, Pubblica Assistenza Empoli, Sezione Soci Coop Empoli, ASL 11. Il concorso è gratuito e riservato a giovani dagli 11 ai 25 anni che, singolarmente o a gruppi, dovranno scattare una foto, catturare un’immagine col loro telefono o con una macchina fotografica e aggiungervi uno slogan efficace per la realizzazione di una campagna di sensibilizzazione che sia veicolo di un chiaro messaggio di lotta agli stereotipi di genere. La campagna di sensibilizzazione sarà infatti l’azione conclusiva di un percorso che, da marzo 2015, ha coinvolto Arci

Empolese Valdelsa e associazioni partner nell’attuazione di azioni concrete realizzate nelle scuole e nei centri di aggregazione del territorio, al fine di prevenire tutti quei comportamenti aggressivi, individuali e di gruppo da cui si generano episodi di bullismo, razzismo e aggressività. Il progetto, iniziato con azioni specifiche di formazione nelle scuole medie e nei centri di aggregazione di Sovigliana e Ponte a Elsa portate avanti dalle operatrici dell’associazione Agrado e dalle psicologhe del Centro Aiuto Donna Lilith, è stato in grado di suscitare nei giovani motivazioni, curiosità, interesse e quindi condivisione degli obiettivi del progetto. Partendo dal vissuto e dalle dinamiche relazionali di cui hanno esperienza i giovani e attraverso simulazioni e giochi di ruolo, animazione teatrale, materiali multimediali secondo la metodologia della peer education, si è cercato di frantumare i messaggi dei media che diffondono immagini stereotipate di genere e si è cercato di sensibilizzare

alla cultura del rispetto dell’altro e di sé in un momento importante del proprio percorso di crescita e di formazione. Proprio per questo la fase conclusiva del progetto prevede l’importante momento della restituzione attraverso la creazione di una campagna che sarà strumento di conoscenza del percorso fatto e veicolo di un messaggio di lotta agli stereotipi di genere e alla violenza. La proposta vincitrice del concorso diventerà la foto, accompagnata dallo slogan della campagna di sensibilizzazione e restituzione del progetto Con altri occhi, che i soggetti partner del progetto promuoveranno sul territorio. I lavori pervenuti saranno esaminati proprio da una giuria composta dai ragazzi dei centri di aggregazione che hanno partecipato al percorso e da rappresentanti dei partner del progetto, oltre che da un esperto di comunicazione sociale che insieme sceglieranno il vincitore. Maggiori informazioni, regolamento e moduli di iscrizione sono disponibili sul sito www.arciempolesevaldelsa.it


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Fuori i fascisti dalle scuole e dalle nostre città! Il 17 ottobre corteo a Barletta a seguito dell’aggressione di uno studente da parte di un gruppo neofascista Pubblichiamo di seguito la dichiarazione di Davide Giove, presidente Arci Puglia, Luca Basso, presidente Arci Bari/BAT e Carmine Doronzo, responsabile Saperi e politiche giovanili, a seguito dell’aggressione subita lo scorso 9 ottobre da uno studente di Barletta da parte di un gruppo di neofascisti. « Apprendiamo con rabbia e indignazione della vile aggressione ai danni di uno studente sedicenne da parte di un branco di neofascisti a seguito della manifestazione contro la Buona Scuola indetta dall’Unione degli Studenti. L’accerchiamento selvaggio, l’attacco di gruppo contro uno, solo e indifeso, rientrano in quelle modalità di azione squadrista che vorremmo relegate al passato ma che invece riaffiorano quotidianamente. Stiamo assistendo da anni all’avanzare subdolo e apparentemente innocuo di gruppi e gruppetti neofascisti che tentano di radicarsi nelle nostre città strumentalizzando ogni forma di disagio e di malcontento, per poi mostrare alla prima occasione utile tutta la loro brutalità. Al tempo stesso le istituzioni restano spesso colpevolmente mute e sorde di fronte alla pericolosità sociale di questi soggetti, nonostante siano

sempre più organizzati e facilmente individuabili. L’Arci nazionale, regionale, territoriale e cittadina condannano con forza l’episodio, esprimono la solidarietà da parte di tutti i comitati e i circoli al giovane compagno aggredito e si mobilitano attivamente insieme agli studenti e a tutte le forze antifasciste della città di Barletta, nonché a quante vorranno portare il proprio contributo da tutta la regione. Per questo parteciperemo nella giornata di sabato 17 ottobre al grande corteo regionale che partirà al mattino dalle scuole di Barletta e proseguirà con attività, musica e dibattiti per tutta la serata. Soltanto con la nostra presenza massiccia e colorata potremo ribadire il nostro più netto rifiuto ad ogni forma di agibilità politica a chi minaccia le nostre comunità. Fuori i fascisti dalle scuole, fuori i fascisti dalle nostre città!».

in più le ragioni per leggere BERGAMO Il 17 ottobre alle 10 al

circolo Arci Maite ci sarà Arci Book, le ragioni per leggere, un seminario per la costituzione della rete Arci Book, rivolto a circoli e operatori di Arci Lombardia. Scrittori, lettori, editori, librai e bibliotecari aiuteranno a rispondere alle domande che i circoli si fanno quando promuovono la lettura: perchè leggere? Interviene, tra gli altri, Luciana Castellina. fb Arci Book Lombardia

100 anni dopo... SAN POLO D’ENZA (RE)

Il 17 ottobre alle 17.30 inaugura presso il circolo Arci Pontenovo 100 anni dopo...ricordare per segni, fotografie di Fabrizio Frignani. Il fotografo e geografo sampolese organizza la sua prima mostra fotografica dove l’uomo è attore principale della scena ed è presente nell’immagine, accompagnato da alcuni scatti ripresi in un luogo simbolo assoluto dell’evento narrato. Una narrazione nella narrazione, prendendo spunto dallo spettacolo teatrale Il Giovane Holden va alla guerra; una riflessione sui ‘segni’ che rimangono della Prima Guerra Mondiale, a 100 anni di distanza.

fb Circolo Ricreativo Culturale Pontenovo

L’ALBA CUCINA NATURALE PISA La cura per il cibo per un cibo

Arci Siena: ‘Teniamo accesi i riflettori su Suvignano’ Tenere accesi i riflettori sul futuro di Suvignano e far sentire con forza la voce di tutte le associazioni che chiedono di assegnare alla Regione Toscana e agli enti locali interessati la gestione dell’azienda agricola e della tenuta confiscate alla criminalità organizzata nel 2007. È quello che chiede l’Arci provinciale di Siena, associazione che coordina il tavolo permanente Riprendiamoci Suvignano insieme a enti locali, altre associazioni, forze sociali, organizzazioni e forze politiche della provincia di Siena. «I recenti sviluppi giudiziari su alcune figure legate a Suvignano - afferma la presidente dell’Arci provinciale di Siena, Serenella Pallecchi - hanno riaperto il dibattito sul futuro di questa tenuta, un tema su cui istituzioni locali e associazioni coinvolte non hanno mai abbassato la

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guardia. Dopo la grande mobilitazione Riprendiamoci Suvignano promossa due anni fa con una straordinaria partecipazione e testimonianza di impegno civile da parte di tanti cittadini, oggi torniamo a chiedere con forza che Suvignano sia restituita al suo territorio. Qui, finalmente, potrà prendere forma il progetto di recupero e di riutilizzo sociale proposto e sostenuto dal Comune di Monteroni d’Arbia, dalla Provincia di Siena e dalla Regione Toscana, insieme ad Arci e Libera, impegnate ogni giorno nella legalità democratica e nell’affermazione di valori fondamentali quali legalità, giustizia e libertà. In parallelo, occorre mettere in atto azioni concrete e iniziative politiche che richiamino l’attenzione su Suvignano e il suo futuro». www.arcisiena.it

che cura è lo slogan che accompagnerà l’inaugurazione de L’Alba cucina naturale, sabato 17 ottobre presso il circolo Arci L’Alba. In questa giornata si inaugura l’innovativo percorso di cucina naturale al circolo L’Alba, dove il cibo diventa piacere, salute, socialità, cultura. Inoltre sarà presentata la mostra di pittura dell’artista Giorgio Fornaca, arteterapeuta nonché conduttore del laboratorio di Arti grafiche de L’Alba, mentre per i più piccoli saranno presenti Circusbandando, con Paco Paquito e Celestina, che intratterranno con canzoni del loro spettacolo Buon appetito. www.lalbassociazione.com

moving tff TORINO Prosegue fino al 31 ottobre

Moving TFF, un mese di iniziative ‘in movimento’ attraverso la città legate al multiforme universo del cinema e intente a valorizzare la storia del Torino Film Festival. www.arcitorino.it


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società

La peggiore riforma La proposta di legge costituzionale che il Senato ha votato martedì dissolve l’identità della Repubblica nata dalla Resistenza. È inaccettabile per il metodo e i contenuti; lo è ancor di più in rapporto alla legge elettorale già approvata. Nel metodo: è costruita per la sopravvivenza di un governo e di una maggioranza privi di qualsiasi legittimazione sostanziale dopo la sentenza con la quale la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità del ‘Porcellum’ di Gaetano Azzariti, Lorenza Carlassare, Gianni Ferrara, Alessandro Pace, Stefano Rodotà, Massimo Villone

Molteplici forzature di prassi e regolamenti hanno determinato in parlamento spaccature insanabili tra le forze politiche, giungendo al voto finale con una maggioranza raccogliticcia e occasionale, che nemmeno esisterebbe senza il premio di maggioranza dichiarato illegittimo. Nei contenuti: la cancellazione della elezione diretta dei senatori, la drastica riduzione dei componenti - lasciando immutato il numero dei deputati - la composizione fondata su persone selezionate per la titolarità di un diverso mandato (e tratta da un ceto politico di cui l’esperienza dimostra la prevalente bassa qualità) colpiscono irrimediabilmente il principio della rappresentanza politica e gli equilibri del sistema istituzionale. Non basta l’argomento del taglio dei costi, che più e meglio poteva perseguirsi con scelte diverse. Né basta l’intento dichiarato di costruire una più efficiente Repubblica delle autonomie, smentito dal complesso e farraginoso procedimento legislativo, e da un rapporto stato-Regioni che solo in piccola parte realizza obiettivi di razionalizzazione e semplificazione, determinando per contro rischi di neocentralismo. Il vero obiettivo della riforma è lo spostamento dell’asse istituzionale a favore dell’esecutivo. Una prova si trae dalla introduzione in Costituzione di un governo dominus dell’agenda dei lavori parlamentari. Ma ne è soprattutto prova la sinergia con la legge elettorale Italicum, che aggiunge all’azzeramento della rappresentatività del Senato l’indebolimento radicale della rappresentatività della Camera dei Deputati. Ballottaggio, premio di maggioranza alla singola lista, soglie di accesso, voto bloccato sui capilista consegnano la Camera nelle mani del leader del partito vincente - anche con pochi voti - nella competizione elettorale, secondo il modello dell’uomo

solo al comando. Ne vengono effetti collaterali negativi anche per il sistema di checks and balances. Ne risente infatti l’elezione del Capo dello Stato, dei componenti della Corte Costituzionale, del Csm. E ne esce indebolita la stessa rigidità della Costituzione. La funzione di revisione rimane bicamerale, ma i numeri necessari sono alla Camera artificialmente garantiti alla maggioranza di governo, mentre in Senato troviamo membri privi di qualsiasi legittimazione sostanziale a partecipare alla delicatissima funzione di modificare la Carta fondamentale. L’incontro delle forze politiche antifasciste in Assemblea costituente trovò fondamento nella condivisione di essenziali obiettivi di eguaglianza e giustizia sociale, di tutela di libertà e diritti. Sul progetto politico fu costruita un’architettura istituzionale fondata sulla partecipazione democratica, sulla rappresentanza politica, sull’equilibrio tra i poteri. Il disegno di legge Renzi-Boschi stravolge radicalmente l’impianto della Costituzione del 1948, ed è volto ad affrontare un momento storico difficile e una pesante crisi economica concentrando il potere sull’esecutivo, riducendo la partecipazione democratica, mettendo il bavaglio al dissenso. Non basta certo in senso contrario l’argomento che la proposta riguarda solo i profili organizzativi. L’impatto sulla sovranità popolare, sulla rappresentanza, sulla

partecipazione democratica, sul diritto di voto è indiscutibile. Più in generale, l’assetto istituzionale è decisivo per l’attuazione dei diritti e delle libertà di cui alla prima parte, come è stato reso evidente dalla sciagurata riforma dell’articolo 81 della Costituzione. Bisogna dunque battersi contro questa modifica della Costituzione. Facendo mancare il voto favorevole della maggioranza assoluta dei componenti in seconda deliberazione. E poi con una battaglia referendaria come quella che fece cadere nel 2006, con il voto del popolo italiano, la riforma - parimenti stravolgente - approvata dal centrodestra.

arcireport n. 35 | 15 ottobre 2015 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 18 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/



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