Arcireport n 37 2015

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arcireport

settimanale a cura dell’Arci | anno XIII | n. 37 | 29 ottobre 2015 | www.arci.it | report@arci.it

I farisei, la principessa e il drago di Francesca Chiavacci presidente nazionale Arci

Nel film Comizi d’amore che Pier Paolo Pasolini girò nel 1963, interrogando gli italiani sul loro rapporto con il sesso e la trasgressione possibile, Alberto Moravia dice: «Le cose che si conoscono non scandalizzano, gli uomini di profondo spirito religioso non si scandalizzano mai. Insomma, non credo che Cristo si scandalizzasse mai, anzi non si è mai scandalizzato. Si scandalizzavano i farisei». Ecco, in questi nostri tempi registriamo purtroppo un nuovo frenetico attivismo di un pezzo della società italiana contrario a una decisa lotta alle discriminazioni e più in generale schierato combattivamente, come dimostra l’opposizione ad una legge sulle unioni civili, contro il riconoscimento dei diritti. Qualche mese fa il Sindaco di Venezia ha ‘messo all’indice’, bandendoli dalle scuole, 49 libri in cui comparivano coppie dello stesso sesso. Ieri due fatti. Il Consiglio regionale della Liguria che vota due mozioni contro la

cosiddetta teoria gender e la notizia di due genitori che a Massa Carrara hanno deciso di mandare la propria figlia in una scuola paritaria dopo aver appreso che nell’asilo frequentato dalla propria bambina si svolgevano letture contro gli stereotipi di genere: la storia di una principessa che si salva da sola dal drago malvagio perché non ha bisogno di un principe che la aiuti e quella di un bambino a cui i genitori danno solo giochi ‘da maschi’ mentre lui vorrebbe giocare con le bambole. La ministra Giannini è intervenuta per ribadire che nella scuola italiana non si diffondono testi che si fondano sulla teoria del gender. Il comportamento di questi genitori di Massa Carrara sembra proprio il risultato della frenesia di questo attivismo che genera strumentalmente confusione e mistificazione. I testi incriminati non sono assolutamente espressione di quella presunta

teoria continuamente brandita come arma spuntata da gruppi e sigle, magari di destra, che non vogliono arrendersi ai cambiamenti del nostro Paese. Si tratta invece di fiabe sulla cittadinanza di genere per insegnare ai bambini a rispettare e non discriminare gli orientamenti sessuali delle persone. Questi desideri censori di fiabe e questo attivismo dai tratti fortemente oscurantisti sono pericolosi e vanno contrastati, a cominciare dall’affermazione della verità dimostrando che non c’è nulla di cui aver paura e per cui mentire. Ma soprattutto, quando si prendono di mira i libri e la lettura si corre sempre una grande pericolo, e quando a questo si aggiunge la menzogna il rischio è ancora più grosso. Nelle prossime settimane ci impegneremo a diffondere e a organizzare letture pubbliche di questi testi in tante città d’Italia per difendere i valori della laicità e della libertà.


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quarantennalemortepasolini

L’Arci ricorda Pier Paolo Pasolini La Direzione nazionale dell’Arci promuove una serie di materiali e strumenti per la commemorazione del quarantennale della morte di Pier Paolo Pasolini. In primo luogo abbiamo realizzato un manifesto e una cartolina già in parte distribuiti ai comitati in occasione dell’Assemblea dei territoriali del 10 e 11 ottobre scorso. In quella sede è stata consegnata una copia per ogni comitato presente del volume a fumetti di Davide Toffolo Pasolini, ora ristampato da Rizzoli-Lizard. La ristampa è stata realizzata con il contributo di Arci. In occasione della Biennale dei Giovani Artisti abbiamo promosso un workshop di tre giorni con Gianluca Costantini ed Enrico Parisio dal titolo La ricotta - disegnare un film. In quell’occasione, è stato distribuito il volume inedito che Gianluca Costantini ed Elettra Stamboulis hanno realizzato per l’editore Becco Giallo su Pier Paolo Pasolini. Anche questo è stato reso possibile con il contributo di Arci. A novembre a Forlì per Strati della Cultura, dedicheremo la serata di giovedì a Pasolini (così come del resto tutta la manifestazione) con la proiezione di un film di Claudio Caligari, nonché la mostra delle tavole del volume di Costantini. Ucca dal canto suo promuoverà una rassegna cinematografica itinerante nel mese di novembre 2015 dal titolo Dalle borgate di Pasolini ai ghetti metropolitani - le periferie nel cinema contemporaneo. Materiali grafici e titoli della rassegna su www.arci.it Le iniziative dei comitati e circoli Arci possono essere segnalate a milani@arci.it

Diario segreto di Pasolini «La vita acquista un senso quando è finita. Prima di quel momento non ne ha, il suo senso è sospeso e pertanto ambiguo» (Pier Paolo Pasolini). Diario segreto di Paolini, a cura di Elettra Stamboulis e Giacomo Costantini, edito da Becco Giallo, è una delle pubblicazioni a cui ha collaborato l’Arci in occasione del quarantennale della morte dell’artista. Il diario di Pasolini, segreto nel senso di mistico, è falso e autentico insieme: immaginato lavorando sulle lettere private, le interviste, i film e gli scritti dell’autore, è una registrazione sentimentale di Pier Paolo Pasolini prima di diventare Pasolini. L’artista è stato bambino e ha vissuto intensamente la sua giovinezza. E quando è diventato l’intellettuale più scomodo d’Italia ha saputo custodire una profonda attenzione pedagogica: gli occhi del maestro, capace di mantenere uno sguardo bambino, sono la voce narrante di questo libro. Dall’atto del suo concepimento fino alla morte del fratello partigiano Guido, la voce generosa di Pasolini ci offre un nuovo romanzo di formazione: cosa significa crescere, perdersi, interrogarsi sulle proprie origini, sul desiderio e sulla paura, in una geografia di sequenze che, parlando di Pasolini, interroga ciascuno/a di noi.

Iniziative dai territori Pescara Arci Pescara, in collaborazione con il Comune e con i circoli Arci della città, ha presentato un ciclo di iniziative che avranno Pasolini come protagonista: in veste di regista, presso il circolo Arci Maze, dove si terrà una rassegna cinematografica che sarà proiettata anche presso il cinema Ariston di Penne; in veste di poeta e letterato nel corso del prossimo Festival delle Letterature dell’Adriatico, dove ci sarà un momento culturale a lui dedicato: Pasolini fu anche un grande studioso dei testi del Pascoli, oltre che appassionato linguista.

Arezzo Il circolo Aurora di Arezzo promuove un ciclo di cinque film dedicati all’opera di Pier Paolo Pasolini. La rassegna, curata da Francesco Maria Rossi e i Soliti Ignoti per Cineforum Aurora, si intitola 1975/2015: Pasolini, un anniversario. Cinema, poesia, impegno civile. Ad aprire la rassegna una mostra fotografica dedicata a Pier Paolo Pasolini, a cura dell’associazione Roccaltìa Musica Teatro, con scatti dai set de Il fiore delle Mille e una notte (di Roberto Villa) e de Il Vangelo secondo Matteo (di Mimì Notarangelo). Ingresso libero con tessera Arci.

Pasolini Edito per la prima volta nel 2002, Pasolini, volume a fumetti di Davide Toffolo, è stato ristampato da Rizzoli-Lizard nel quarantennale della morte dell’intellettuale friulano, ristampa realizzata con il contributo di Arci. Si tratta di una biografia sui generis, in cui l’autore fa a meno dell’aneddotica per concentrasi sulle emozioni che scaturiscono dall’incontro con l’artista. Non a caso il Pasolini che l’autore racconta non è il vero Pier Paolo Pasolini, o almeno questo sembra dalla lettura del fumetto. Costui si veste, parla e assomiglia al poeta e cineasta, ma non può essere il Pasolini originale dato che tutto il racconto si svolge ai nostri giorni. Però questa è la cosa meno importante del fumetto, un sentito viaggio all’interno della parola dell’autore, non tanto per carpirne la portata profetica, ma per comprendere il senso di una poetica proiettata all’interno di una società che, in confronto ad oggi, era profondamente differente. Toffolo si fa personaggio del proprio fumetto, per poter parlare ad un poeta immaginario, per poter capire quali sue riflessioni possano ancora oggi scuotere le coscienze, senza che tali parole siano sradicate dal contesto storico e sociale in cui sono state pronunciate. Questo Pasolini, così come ce lo racconta Toffolo, è veramente strano, distaccato dal mondo che cerca di analizzare con le proprie riflessioni. Più vicino a un personaggio di un suo film che al vero Pasolini, quasi che l’autore abbia condensato la poetica e la personalità dell’artista in un’unica figura, per questo irreale, ma altrettanto potente e affascinante.

Appuntamento il 2 novembre La Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, in collaborazione con Arci e Artdigiland, promuove, lunedì 2 novembre a partire dalle 16, Pier Paolo Pasolini. 40 anni senza. Interviene Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci.


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ambiente

Diritto all’acqua, diritto al futuro Agorà dei beni comuni

L’appello del Forum italiano dei movimenti per l’acqua Durante gli ultimi 4 anni abbiamo visto cambiare 4 governi, di diverse sfumature, ma pur sempre tendente al grigio. Il grigio che in questo paese, come nel resto d’Europa, sta a rappresentare un muro che divide la società, da una parte le grandi aziende, i mercati finanziari ed istituti bancari, dall’altra la cittadinanza. All’interno di questa divisione rimane evidente come le istituzioni, italiane ed europee, svolgano i compiti che vengono loro assegnati attraverso le politiche di austerità che si traducono in tagli al welfare e ai diritti, in cessione al mercato di servizi pubblici, risorse naturali e beni comuni. In questi anni, come movimento dell’acqua, abbiamo combattuto quotidianamente per affermare il diritto all’acqua pubblica, avendo la massima attenzione al ciclo integrato di questo bene. Abbiamo costruito un referendum in cui la cittadinanza si è espressa contro la privatizzazione e per una gestione pubblica dell’acqua e dei servizi pubblici locali. Una prima e chiara risposta all’ineluttabilità

delle ricette delle politiche economiche e sociali che si vogliono imporre nel nostro continente. Come quell’esperienza, altre in Italia e in Europa continuano ad affermare quei principi, costruendo nuovi legami sui territori, una conoscenza diffusa, progettando modelli alternativi, ponendo le basi per un modello che superi la dicotomia tra pubblico e privato. Per questo abbiamo immaginato questo appuntamento che sappia partire dalla battaglia per l’acqua per arrivare alle connessioni con altre battaglie, esperienze e intelligenze. Un appuntamento che sappia essere presa di parola e formazione di strumenti utili a tutte/i, una volta tornati nei propri territori. Abbiamo imparato in questi anni che i movimenti, molto spesso, sono in grado di produrre ragionamenti e praticare una buona gestione dei beni comuni. Immaginiamo che in un confronto collettivo si possano condividere esperienze, costruire strumenti collettivi e tracciare l’avvio di un cammino comune, in cui affermare un’alleanza sociale, basata sui

contenuti per l’affermazione di una nuova sfera del Comune. Immaginiamo questo incontro come un passaggio utile a focalizzare le tematiche e la definizione del diritto all’acqua e la difesa dei beni comuni mediante una loro gestione diretta e partecipativa; a capire dove i beni comuni, naturali ed immateriali, costruiscono una connessione con un nuovo welfare; ad affermare la necessaria fuoriuscita dalla finanziarizzazione dell’economia e della società; ad intendere un sistema naturale in maniera olistica, di cui siamo parte e che va tutelato, trovandoci di fronte ad una crisi ambientale senza precedenti. In conclusione vorremo che questo incontro, a partire da una condivisione di percorsi ed esperienze, producesse delle proposte volte all’attivazione che permettano di riprendere un cammino per un altro futuro possibile. I lavori si svolgeranno il 7 e 8 novembre presso Millepiani Coworking (Via Nicolò Odero, 13 - zona Garbatella). Programma su www.acquabenecomune.org

Per il clima. Mobilitiamoci insieme. Mobilitiamoci tutti La COP 21, la ventunesima conferenza delle Nazioni Unite sui mutamenti climatici, si svolgerà a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre 2015. In oltre 20 anni, i negoziati sul clima non sono riusciti a produrre un accordo che garantisca la tutela del pianeta dall’innalzamento della temperatura globale e giustizia climatica per tutti. Il tempo stringe. Il clima è anche nostro. Chiediamo ai nostri governanti un accordo vincolante per la riduzione dei gas serra e per rafforzare i territori più vulnerabili. I cambiamenti climatici stanno mettendo a rischio la vita delle persone. Soffrono i territori, gli ecosistemi, le specie. Sorgono nuovi motivi di conflitto e di fuga. Anche molti territori italiani sono sempre più coinvolti nei disastri. Contenere la febbre del pianeta, fermando la crescita delle emissioni di gas serra, è anche una grande occasione di innovazione sostenibile e creazione di lavoro. In vista del vertice di Parigi anche in Italia, come in tanti altri paesi, le organizzazioni

della società civile, degli agricoltori, di solidarietà internazionale e di difesa dei diritti umani, ambientaliste, confessionali, i sindacati, i movimenti sociali si sono uniti nella Coalizione Italiana Parigi 2015: Mobilitiamoci per il clima di cui Arci fa parte. È infatti indispensabile mettersi insieme per costruire iniziative e raggiungere la massima sensibilizzazione possibile sulla lotta ai cambiamenti climatici e sull’appuntamento di Parigi e per arrivare con una grande partecipazione alle mobilitazioni internazionali del 29 novembre e poi il 12 dicembre a Parigi. Per diffondere l’informazione e la sensibilizzazione, far sentire la voce della società civile, sarà fondamentale agire sui territori, promuovere iniziative che coinvolgano i luoghi del lavoro, del tempo libero, dello studio. Fermo restando l’impegno di ogni organizzazione di promuovere proprie iniziative per perseguire gli obiettivi comuni, la Coalizione Clima ha previsto alcuni appuntamenti per dare forza e visibilità alla mobilitazione diffusa. Il 29 novembre, alla vigilia dell’inizio del

vertice di Parigi, è prevista la mobilitazione mondiale che coinvolgerà le più grandi capitali in tutti i continenti. In Italia la piazza della mobilitazione nazionale sarà Roma, ai Fori Imperiali, con lo sfondo del Colosseo. L’obiettivo è che a Roma arrivino da tutte le parti d’Italia per manifestare e rappresentare l’impegno dei territori a favore del clima. Sarà una grande festa popolare, con musica, laboratori, marce, uno spazio aperto per tutti i movimenti sociali e singoli cittadini. Per chi non avrà la possibilità di partecipare alla manifestazione romana, l’invito è di organizzare manifestazioni locali. Il simbolo utilizzato per tutti gli eventi sarà un pallino rosso, che rappresenta la Terra che si sta surriscaldando, e il clima sarà il nostro pallino. Dal sito www.coalizioneclima.it è possibile scaricare materiali, consultare gli appuntamenti, aderire all’iniziativa. Inoltre su sito e social saranno pubblicate le foto degli eventi territoriali, spot radio e tv sui cambiamenti climatici. Le iniziative territoriali vanno comunicate a segreteria@coalizioneclima.it


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solidarietàinternazionale

In piazza sabato a Cagliari contro la militarizzazione della Sardegna di Franco Uda portavoce Tavola Sarda della Pace

36mila militari, 30 Paesi, 140 aerei e 60 navi. Sono i numeri dell’esercitazione Nato Trident Juncture 2015, la più importante dai tempi della Guerra Fredda, che ha preso il via il 20 ottobre nell’aeroporto di Trapani Birgi, sede del 37/o stormo dell’Aeronautica militare. Numeri che fanno impallidire, soprattutto se si pensa alle risorse che ciascun Paese ha destinato a tale sfoggio muscolare.

Ma ne abbiamo davvero bisogno? Ogni giorno sappiamo - sia dai media che dai nostri amici al di là del Mediterraneo - e verifichiamo - dai tanti volontari delle associazioni e operatori delle ong che operano in quell’area - che all’Occidente servirebbero grandi esercitazioni per interventi civili di pace e di solidarietà. Alle stragi nel Mediterraneo di uomini e donne in fuga dalla guerra, costruita negli anni

Il deserto allagato e dimenticato di Valentina Roversi Arci nazionale

La scorsa settimana i campi profughi saharawi sono stati colpiti da una gravissima alluvione. Per giorni la pioggia incessante ha reso ancora più drammatica la vita della popolazione saharawi che da 40 anni vive in una delle zone più inospitali al mondo. Tutte le wilaya (regioni) sono state seriamente colpite, in particolar modo a Dakla (nella zona più a sud) è stato dichiarato lo stato di catastrofe umanitaria, il 50% delle abitazioni sono inutilizzabili e il 50% degli animali di allevamento, capre e cammelli, sono morti. Si tratta di un disastro incalcolabile che non ha avuto spazio sui media (ad eccezione di qualche testata). Il ministro della cooperazione della Repubblica Araba Saharawi Democratica, Brahim Muktar fa sapere che sono 11.441 le case (costruzioni realizzate con mattoni di sabbia essiccati al sole nella maggior parte dei casi) e le tende inutilizzabili; circa 60.000 persone sono sfollate, pari a circa il 20% della popolazione dei campi. In generale quasi il 70% degli edifici pubblici, ospedali, scuole, municipi, caserme risulta danneggiato. La regione di Tifarti (nei territori liberati del Sahara Occidentale) è irraggiungibile via terra, i camion degli aiuti umanitari

sono bloccati nel fango. In un assordante silenzio mediatico la rete di solidarietà internazionale si sta muovendo sia a livello istituzionale che non governativo. In Italia il MAEC, ha approvato,attraverso la Cooperazione Italiana, la concessione di un contributo di emer-genza di 200 mila euro, in favore dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unchr). Per ora però, la risposta alla drammatica situazione è del tutto insufficiente e inadeguata. In questi giorni stiamo seguendo l’evolversi della situazione, sia con i nostri contatti diretti sia attraverso la rappresentanza del Fronte Polisario in Italia, per definire insieme le azioni di solidarietà e i partner con i quali realizzarle. Nella prossima riunione della Commissione Pace, Solidarietà e Cooperazione internazionale e in Presidenza nazionale, si parlerà di questa grave emergenza, anche pensando al lancio di una campagna nazionale di solidarietà congiuntamente con la nostra ong Arcs.

Conferenza a Piombino Il 30 e 31 ottobre, promossa da Aiccre, si terrà a Piombino - Rosignano Marittimo la Conferenza delle città gemellate col popolo Saharawi. Venerdì 30 ottobre, Piombino, ore 15.30: I diritti umani violati del Popolo del Sahara Occidentale. Sabato 31 ottobre, Castiglioncello, ore 10: Cerimonia del rinnovo della firma del Patto di Amicizia. Interviene tra gli altri Gianluca Mengozzi, presidente Arci Toscana.

dalle stesse potenze che oggi si lamentano dell’ondata migratoria, dovremmo rispondere con un’altra politica basata sull’accoglienza, il disarmo, il sostegno alla società civile dei Paesi arabi. L’esercitazione Trident Juncture rappresenta un insulto all’umanità, un dispiegarsi di muscoli di cui non sentivamo il bisogno, avendo l’opzione militare contribuito in questi decenni a generare mostri che hanno prodotto centinaia di migliaia di morti e generazioni di orfani, mutilati e di vedove. Questo enorme dispiegamento di forze avviene mentre si fanno enormi tagli alla scuola pubblica, alla sanità, alle pensioni. Quattromila i nostri militari che devono intervenire, l’Italia spende circa 80 milioni al giorno in spese militari e sono previsti aumenti nei prossimi anni. Le forze armate - carabinieri esclusi - ci costano 17 miliardi all’anno, cifra che in un triennio basterebbe a coprire il buco delle pensioni. Dal 21 ottobre l’esercitazione si trova in Sardegna, dove è localizzato oltre il 60% delle servitù militari italiane. L’attività militare sta dunque subendo in questo periodo un incremento invece della promessa riduzione; l’isola è sempre più il luogo dove vengono sperimentati nuovi, tecnologici e potenti strumenti di distruzione ed uccisione che vengono poi impiegati nel mondo intero. Oltre a questo crescono le grida d’allarme per l’inquinamento del territorio che ne deriva: la presenza del metallo radioattivo Torio-232 (riconosciuto causa di cancro ai polmoni, al pancreas, ai reni e al sangue) nell’area del poligono militare di Teulada è in dosi superiori da dieci a venti volte rispetto alla norma. Di fronte a ciò la stragrande maggioranza dei cittadini sardi non gradisce questa invasione nella propria terra. Dopo la manifestazione di Napoli si preparano in Sardegna due altre occasioni - sabato 31 e martedì 3 - per dire, ‘senza se e senza ma’, che questi eserciti che si addestrano non sono i benvenuti. Già 15 giorni fa, in occasione dell’ultima Marcia Sarda per la Pace, l’insofferenza era palpabile e tanta la voglia di manifestare il proprio dissenso. Così la Tavola Sarda della Pace ha lanciato la proposta di una grande manifestazione popolare, da svolgersi a Cagliari il prossimo sabato, per dire in modo pacifico e nonviolento, democratico e civile, che la Sardegna non sta sull’attenti.


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europa

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I dieci anni del Forum Civico Europeo a Strasburgo di Raffaella Bolini relazioni Internazionali Arci

Il Forum Civico Europeo ha compiuto dieci anni. Ha festeggiato il compleanno a Strasburgo, il 23 e 24 ottobre, ospite del Consiglio d’Europa, organizzando una nuova edizione delle Giornate Civiche Europee. E ha invitato, oltre le sue cento associazioni aderenti, altre associazioni e movimenti informali da tutti gli angoli d’Europa - in particolare quest’anno dall’Ungheria e dai Balcani. Il Forum Civico Europeo è stato fondato per iniziativa della Ligue de l’Enseignement francese, che ha investito e continua ad investire nel Forum grandi risorse umane e materiali. È nato come

stato delle cose in Europa. Il Forum Civico Europeo ha affrontato la discussione coinvolgendo i protagonisti diretti dei movimenti che stanno mostrando in questo frangente la faccia buona dell’Europa, e scegliendo di dare un contributo attivo al lavoro di costruzione di rete al quale stiamo lavorando anche noi dell’Arci. Ed è riuscita a farlo molto bene, coinvolgendo anche movimenti nuovi ed informali. Di particolare interesse il gruppo di partecipanti ungheresi, fra i quali anche il gruppo di giovani che, utilizzando solamente i social media, in ventiquattro ore portò in piazza 100mila

spazio dedicato al mondo associativo, per affermare e difendere il ruolo dell’associazionismo in Europa, per promuovere il dialogo civile e la democrazia partecipativa nell’Unione Europea, e per aiutare le associazioni ad appropriarsi dello spazio pubblico europeo. Il restringimento dei diritti e dello spazio democratico con cui la leadership UE ha risposto alla crisi ha portato il FCE ad allargare la sua azione alla difesa dei diritti sociali e democratici, anche attraverso la costruzione di campagne di solidarietà e di vertenze. Il lavoro permanente del Forum per favorire la connessione fra esperienze associative di paesi e regioni diverse ne fa una delle reti veramente utili a rafforzare il lavoro dei suoi aderenti. Il focus della discussione di quest’anno è diventato la rotta balcanica di rifugiati e migranti, l’ondata di solidarietà nella regione e in tanti paesi d’Europa, la vergogna dei muri, delle frontiere chiuse, delle risposte istituzionali che rinsaldano apertamente e senza vergogna la Fortezza Europa. Non è la sola rete ‘generalista’ che in questo periodo si concentra su migranti e rifugiati, che è considerata da molti la cifra politica e culturale dello

persone contro la proposta di Orban di tassare internet. Ora questi attivisti continuano il lavoro di aggregazione e opposizione sociale, e hanno anche mobilitato centinaia di persone nell’aiuto concreto ai migranti in transito, fino a che Orban non ha chiuso le porte. La mobilitazione democratica, spontanea, popolare sulla rotta balcanica di questi mesi finalmente ha portato un bel tocco di ottimismo nella discussione. È la dimostrazione che esiste un potenziale democratico in Europa e che in campo non c’è solo la destra. Noi associazioni dobbiamo fare il possibile perché emerga nella società il campo democratico, offrendo alle coscienze progressiste punti di riferimento, e riprendendosi cuori e menti dei tanti che si sono fatti abbindolare dagli argomenti dell’avversario. Jean Marc Roirant, presidente del Forum Civico Europeo, nella sua introduzione ci ha invitato proprio a questo «Al tempo della democrazia confiscata, dove prendono spazio gli attori regressivi, dobbiamo discutere di come trasformare la frustrazione democratica in mobilitazione e azioni positive». I due giorni di discussione hanno messo

a confronto culture, esperienze e anche generazioni diverse, cercando di capire come è possibile tradurre questa dichiarazione di intenti in strategia e pratiche. Jean Michel Djian, direttore di France Culture, ci ha detto chiaramente la fatica più grande che dobbiamo fare, se vogliamo davvero provare a sfidare la reazione: «Siamo in una fase di atomizzazione del corpo sociale a cui noi reagiamo con la stessa atomizzazione - chiudendoci nel nostro particolare. Dobbiamo saper uscire dal particolarismo, tirare i fili lunghi di una visione del mondo, di una utopia. Di questo abbiamo bisogno, per tornare a produrre una cultura egemone». Utilizzando plenarie tradizionali, ma anche gruppi di lavoro gestiti con modalità partecipative, i due giorni di Strasburgo hanno permesso di discutere in modo trasversale le quattro dimensioni che il Forum Civico Europeo aveva proposto al dibattito collettivo: società collaborative, società connesse, società inclusive, società sostenibili. Una delle connessioni più evidenti che è emersa nel gruppo sulla inclusione è stata quella fra austerità e razzismo. Senza la possibilità di investire in spesa sociale, non saranno possibili politiche di nuova integrazione, alle quali in tutta Europa bisogna attrezzarsi. E senza politiche sociali di cui beneficino insieme nativi e migranti, l’aumento della guerra fra poveri sarà inevitabile. L’assemblea annuale del Forum Civico Europeo si terrà ad Amsterdam il 26 e 27 maggio 2016, in connessione con un incontro europeo sulla transizione ecologica e sociale delle città. A metà settembre il Forum sarà a La Rochelle per l’Accademia Civica Europea, la prima edizione di università estiva dell’associazionismo, per approfondire il tema della crisi democratica. Per tutto l’anno, saranno come sempre molte le campagne, gli appuntamenti e i progetti che condivideremo con il Forum, a partire dalla seconda edizione del Festival Sabir a Pozzallo in primavera.


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cooperazioneinternazionale

Aumenta l’impegno italiano per l’APS: quali le risorse effettive? di Silvia Stilli direttrice Arcs

Sono di fine luglio le dichiarazioni al vertice mondiale Finanze per lo Sviluppo di Addis Abeba, in cui il Presidente Renzi annunciava che l’Italia era pronta a rispondere dei ritardi negli impegni per l’APS (Aiuto per lo Sviluppo): un aumento significativo nella destinazione dei fondi alla cooperazione internazionale all’interno del budget dello Stato verso un allineamento nei posti al vertice dei Paesi del G17 entro il 2017. Poi il discorso all’Assemblea delle Nazioni Unite sul collegamento stretto del ruolo dell’Italia nel Mediterraneo per l’accoglienza ai profughi con il rilancio dell’impegno per l’APS e la cooperazione internazionale. Obiettivo è collocarsi tra i maggiori Paesi donatori del G7. Le reti e rappresentanze di Ong hanno chiesto conferme di questo rilancio del Governo nella lotta globale alle povertà e per i diritti e la pace, mettendo sotto pressione Renzi e il Ministro degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale Gentiloni. I primi dati ‘accorpati’ riguardano la cooperazione internazionale dentro la Legge di Stabilità: 100 milioni di euro in più nel 2016, un aumento del 40%! Si aggiungono poi le notizie su quanto verrà ‘scippato’ al budget della Difesa dalle missioni militari all’estero, per destinarlo al sostegno a popolazione e rifugiati in zone di conflitto e alla pace e dialogo: dal Decreto per le missioni 38

milioni e 500mila euro sono destinati alle spese per integrazione degli stanziamenti a iniziative di cooperazione per popolazione e rifugiati e ricostruzione civile e per il sostegno alle iniziative europee e multilaterali in materia di assistenza ai rifugiati, in Afghanistan, Etiopia, Repubblica Centrafricana, Iraq, Libia, Mali, Niger, Myanmar, Pakistan, Palestina, Siria, Libano, Giordania, Somalia, Sudan Sud Sudan e Yemen. Ancora un milione di euro per iniziative volte ai processi di pace e rafforzamento della sicurezza in Africa Subsahariana, America Latina e area caraibica. Le promesse che sono state fatte al momento del ‘varo’ della L.125/2014 per la nuova cooperazione internazionale dell’Italia sono realtà? L’aumento dell’APS italiano rispetto ai fondi a disposizione nel 2015 porta ad una crescita di investimenti nella lotta alle povertà e per i diritti globali dello 0,01%, ma, come hanno fatto notare alcuni del settore Ong, per arrivare al quarto posto tra i Paesi donors del G7 occorre nel 2017 raggiungere la quota dello 0,25% del PIL, con quindi 1,3 miliardi di finanziamenti aggiuntivi all’anno. Inoltre, è bene dirselo, i positivi conteggi governativi sul ‘rilancio’ contengono anche i fondi UE che annualmente vengono destinati all’Italia per la gestione dei flussi migratori. Siamo ancora lontani

dalla lettura trasparente e chiara delle risorse effettive per l’APS del nostro Paese. Occorre essere oggettivi e al tempo stesso limitatamente ottimisti nella valutazione e nel giudizio sui passi avanti e la direzione intrapresa. In attesa di vedere le tabelle di ripartizione in quote dei fondi, per capire quanto e come andrà: alla cooperazione governativa in gestione diretta bilaterale tra Stati, al multilaterale, al privato profit, ai soggetti della società civile previsti dall’art.26 della L.125/2014. Altra preoccupazione di carattere politico e sostanziale espressa dalle rappresentanze delle Ong italiane per lettera a Gentiloni riguarda l’eventuale subordinazione degli aiuti ai Paesi di origine e transito dei flussi migratori allo sviluppo di accordi commerciali, controlli di frontiera e accordi di riammissione. Il connubio stretto cooperazione internazionale-politiche migratorie e accordi sarà un tema rilevante nel vertice internazionale di novembre a La Valletta per discutere appunto di migrazione con i Paesi africani soprattutto e altri. Occorre seguire con attenzione i passaggi diplomatici e il collegamento tra politiche nazionali ed europee, vedere in un’ottica d’insieme il post Expo e post 2015 e gli esiti della COP21 di Parigi sui cambiamenti climatici: da lì le linee del vero impegno italiano per l’APS.

Discriminazioni e lavoro di cura: il caso ‘aiutanti familiari’ Parole e spunti da una ricerca sul campo Lo scorso 22 ottobre, alla Casa Internazionale delle Donne a Roma, Arcs e le Nove hanno presentato la pubblicazione Discriminazioni e lavoro di cura: il caso ‘aiutanti familiari’, nata da una ricerca sul campo, raccogliendo testimonianze di donne e uomini impegnati sia in un’attività professionale sia nel lavoro di cura di un figlio, un genitore, un parente disabile. Il lavoro è stato prodotto nell’ambito di un progetto finanziato dall’Unione Europea, DG Justice, in partenariato con la LDH- Ligues des Droits de l’Homme, IRES Institut de Recherches Economiques et Sociales, MACIF Mutualité, CGT Rhône Alpes (Francia), Lega Austriaca per i Diritti Umani e la Lega per i Diritti Umani del

Lussemburgo. L’iniziativa guarda al tema ‘aiutanti familiari’ a partire dai risultati di un precedente lavoro che aveva messo in luce la difficoltà di conciliare i compiti richiesti dalla cura di un familiare con l’impegno del lavoro dipendente: già era stato evidenziato come il gender pay gap (GPG) dovuto al ruolo di ‘aiutante’ non fosse documentato, nonostante i casi studiati ne mostrassero la realtà e ne sottolineassero il ruolo fondamentale in una società in progressivo invecchiamento, dove il problema della dipendenza è poco preso in considerazione. Il progetto, oltre alla raccolta delle interviste in Italia, Francia, Lussemburgo, Austria, fa un’analisi di buone pratiche volte a conciliare il ruolo di aiutante con

la vita professionale, allo scopo di individuare raccomandazioni da rivolgere a imprese e istituzioni per nuove politiche pubbliche ad hoc. Nel quadro che caratterizza l’Italia sulle tematiche della ‘conciliazione’ (work life balance), non viene quasi mai focalizzata l’attenzione sulla tematica del lavoro svolto da quella figura di ‘aiutante informale/familiare’, in prevalenza femminile, che riceve un’attenzione specifica in altri paesi. Il progetto rappresenta la cornice per arricchire e ampliare il quadro delle tematiche afferenti alla ‘conciliazione’ , compresa la discriminazione nei luoghi di lavoro e tra queste le differenze salariali. www.arcsculturesolidali.org


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migranti

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Verso il 18 dicembre

Giornata d’azione globale contro il razzismo per i diritti e la dignità dei e delle migranti, rifugiati e sfollati di Edda Pando Arci Milano

La Giornata d’azione globale nacque nel 2010, durante il Forum Mondiale delle Migrazioni realizzato a Quito. In quel Forum Arci, Comité Promotor del Tribunal Internacional de Conciencia, Manifesto Euro-Africain, Migreurop e Miredes proposero un seminario dal titolo Per una giornata di sciopero a livello mondiale per i diritti e la dignità dei lavoratori migranti, contro il razzismo e per la giustizia! L’iniziativa voleva raccogliere le esperienze di lotta del primo maggio 2006 negli USA e della giornata del primo marzo in Europa (Un giorno senza di noi). Durante il seminario, i/ le partecipanti riconobbero l’utilità dei Forum per conoscersi e collegarsi ad altre organizzazioni ma sottolinearono la mancanza di un’iniziativa di lotta a livello globale che permettesse all’insieme del movimento dei migranti e ai suoi sostenitori di affermarsi come movimento transnazionale. Questa esigenza fu riconosciuta dall’assemblea finale di quel Forum che votò all’unanimità la realizzazione di una mobilitazione mondiale il 18 dicembre del 2011. L’obiettivo della Giornata è quello di favorire la visibilità e la convergenza di

tutte le attività che molte organizzazioni già fanno il 18 dicembre, data in cui, nel 1990, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò la Convenzione Internazionale per la tutela dei diritti di tutti i lavoratori migranti e delle loro famiglie. Con questo obiettivo è stata creata una pagina web: globalmigrantsaction.org in cui vengono pubblicate tutte le iniziative del 18 dicembre. La pagina web non ‘appartiene’ a nessuna organizzazione ma è solo un contenitore dove pubblicare gli eventi. A ogni organizzazione viene chiesto di inserire tra i simboli delle loro iniziative quello della Giornata d’Azione Globale (che si trova nella home page del sito). Mancano due mesi al 18 dicembre. Più che mai è necessaria una Giornata di

l’assemblea L’11 novembre alle ore 20.30 in via Bellezza 16/A presso Arci Bellezza, a Milano, si riunisce la rete di associazioni antirazziste e dei migranti di Milano per organizzare la Giornata di azione globale del 18 dicembre. Tutte le iniziative sono pubblicate su http://globalmigrantsaction.org/

mobilitazione globale per affermare i diritti dei migranti, rifugiati e sfollati! La guerra contro i/le migranti è sempre più cruenta. Crescono i morti di frontiera, così come cresce la militarizzazione dei confini e la violenza da parte degli Stati del nord del Mondo. I movimenti razzisti e xenofobi si affermano in ambito istituzionale e politico, oltre che nella società, ma contemporaneamente settori della società civile si ribellano all’ordine degli Stati e sostengono i migranti nel loro scavalcare i confini. Ci auguriamo che la pagina web della Global Migrants Action possa riflettere tutte queste iniziative. Sappiamo che molte organizzazioni stanno già preparando delle attività per il 18 dicembre. Si tratta di collegarle e metterle in rete affinché emerga maggiormente la forza e la dimensione globale del movimento dei migranti e dei loro sostenitori. I comunicati, foto e video sulle iniziative possono essere mandati alla mail info@ globalmigrantsaction.org Una giornata di azione globale contro il razzismo per i diritti dei migranti, rifugiati e sfollati è possibile: il prossimo 18 dicembre.

I volontari della rotta balcanica scrivono ai governi europei Noi, i volontari che da mesi siamo arrivati in aiuto alle migliaia di rifugiati, ci appelliamo a tutti i governi d’Europa perché agiscano immediatamente per migliorare la situazione. Ci sono decine di migliaia di persone lungo tutta l’Europa sud orientale, e la capacità degli aiuti organizzati dai volontari è seriamente messa in discussione. Tenendo conto dell’arrivo dell’inverno e dei problemi di molte frontiere, pensiamo che la situazione possa portare a gravi problemi medici e anche a decessi fra i rifugiati. Tutti hanno il diritto legale di domandare asilo. Se l’Europa non vuole fornire rotte legali e sicure ai richiedenti asilo, deve almeno fornire un aiuto a chi percorre le rotte pericolose. Non vogliamo vedere un solo rifugiato morire mentre fa una fila senza fine alle frontiere d’Europa, o nelle nostre braccia. I volontari hanno svolto molte e diverse attività, in molti casi hanno rimpiazzato l’aiuto delle istituzioni governative. Ab-

biamo distribuito cibo e acqua, gestito i gruppi, fornito informazioni sulla registrazione alle frontiere, abbiamo orientato le persone vulnerabili verso i servizi medici o l’UNHCR, ci siamo presi cura dei bambini, abbiamo gestito stock di coperte e vestiti, abbiamo pulito, raccolto fondi e fornito un riparo a chi era più in pericolo. Abbiamo passato molti mesi a Lesbos, Atene, Gevgelija, Budapest, Röszke, Belgradeo Eidomeni, Hegyeshalom, Nickelsdorf, Vienna, Salzburg, Heiligenkreuz, Zakány, Botovo, Calais, Preševo, Berkasovo, Bregana, Harmica, Trnovec, Mursko Središće, Bapska, Opatovac e in altre città d’Europa. Abbiamo dimostrato che i volontari possono fare molto, ma non saremo mai in grado di mettere al caldo migliaia di persone, ora che l’inverno è alle porte. L’inverno arriva e abbiamo davanti a noi solo qualche giorno per rispondere in un modo umano. Ci appelliamo ai governi europei perché forniscano subito aiuto ai paesi che vivono

la crisi dei rifugiati, invece che aiutarli a costruire barriere e muri. Chiediamo centri di accoglienza e di transito sicuri, con strutture adeguate alle rigide condizioni invernali. Chiediamo che sia fornito aiuto umanitario alle persone che ne hanno bisogno, con la messa a disposizione di servizi medici appropriati e con il coordinamento degli sforzi a livello pan-europeo. Chiediamo all’UE di attivare i meccanismi esistenti per garantire un transito sicuro. Noi abbiamo fatto del nostro meglio e continueremo a farlo, per tutto il tempo che sarà necessario. Ma ora è il vostro turno, governi d’Europa. Mostrate al mondo che il senso d’umanità è ancora al centro dei valori europei. La lettera è firmata da decine di gruppi di volontari di Ungheria, Repubblica Ceca, Serbia, Croazia, Slovenia, Austria, Germania, Spagna, Gran Bretagna, Olanda, Svizzera, Svezia, Belgio, Slovacchia, Italia, Grecia, Irlanda, Polonia, Portogallo.


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carovanaantimafie

arcireport n. 37 | 29 ottobre 2015

L’esperienza di Carovana in Alsazia e Germania di Alessandro Cobianchi coordinatore Carovana Internazionale Antimafie

Le tappe in Alsazia e Germania hanno consolidato la dimensione europea della Carovana Antimafie. I carovanieri, per andare incontro alle esigenze del calendario franco-tedesco, soprattutto quello scolastico, hanno percorso qualche chilometro in più, ma alla fine - dati i risultati - la fatica è stata ripagata. Dopo la buona esperienza delle tappe lombarde la carovana sale ancora più a nord. Strasburgo è la prima tappa e qui l’accoglienza è calorosa. Complice anche il premio Falcone, consegnato proprio a Strasburgo un anno fa, siamo oggetto di curiosità, sin dal nostro arrivo, da parte degli operatori e dei volontari della Ligue locale. È la prima volta della Carovana in Alsazia e l’interesse per il riconoscimento europeo ha facilitato la stessa partecipazione del pubblico ‘esterno’ incontrato nel pomeriggio. Tuttavia è l’aspetto formativo ad essere al centro dell’attenzione, la Ligue è particolarmente attenta al metodo pedagogico. La maggior parte dell’uditorio è composta da giovani, il genere femminile è in netta maggioranza sia nel pubblico che fra i carovanieri, a tutto vantaggio della concretezza. La vicinanza alle sedi istituzionali europee sposta la discussione sulle prospettive di un movimento antimafia che, a nostro avviso, ha parlato sinora troppo ‘italiano’: i nostri interlocutori sono attratti dalle buone pratiche realizzate e dall’idea di educazione alla legalità democratica ma la questione mafiosa si incrocia con il ‘che fare’ in terra di Francia. Le giornate sono talmente dense di confronti che, con un pizzico di rammarico, ripartiremo senza aver visitato alcun monumento di questa bellissima capitale d’Europa. La formazione, rivolta agli operatori ed ai dirigenti della Ligue de l’Einsegnement, il dibattito pubblico ed infine gli incontri nelle scuole (periferia di Illkrich), hanno assorbito tutto il tempo a disposizione però, quanta soddisfazione! Il passaggio più delicato è stato sulla presenza della criminalità organizzata di stampo mafioso a Strasburgo, in particolare rispetto al tipo di traffici operati e alle commistioni fra le mafie di più paesi. Avvertiamo che il livello di elaborazione è in corso. Per non cadere nella trappola di una mera narrazione sulle mafie, introduciamo il percorso sulle buone pratiche, raccogliendo l’adesione convinta a continuare il nostro lavoro anche in futuro. Sarà così anche a Mulhouse, dove affianco

ai tanti francesi, incontriamo una nutrita comunità italiana in cui leggiamo una sincera soddisfazione quando evidenziamo che nelle nostre terre (Scampia, Corleone, Reggio Calabria in primis) si realizzano pratiche di antimafia che permettono di rovesciare un luogo comune sulle periferie perdute e sulle capitali mafiose. In Francia parlare di antimafia è più complesso che parlare di mafia: notiamo tuttavia quanti passi in avanti siano stati fatti e come il nostro storico partner stia facendo un lavoro incredibile. Se in questo c’è la nostra piccola parte, ne siamo fieri. Gli spunti maggiori arrivano dagli studenti che sono davvero ‘sul pezzo’ delle periferie. Le banlieue saranno pure parigine ma le problematiche sono le stesse, qui c’è la chiave di volta per comprendere non solo i percorsi legati alla criminalità organizzata, ma per affrontare tante delle problematiche che quest’Europa dei Governi sembra incapace di comprendere. Pensiamo ai figli di migranti, sono cittadini francesi, ci spiegano quanto il detonatore dell’intolleranza sia lambito dalle mani della povertà: la criminalità spesso attrae i ragazzi per assenza di alternative, come da noi e in qualsiasi altro posto. La miscela potrebbe essere esplosiva. Hanno cognomi e volti del Maghreb, dell’Africa profonda delle colonie, si chiamano Mohamed o Aamir, sono i più attenti e son quelli che ci incalzano maggiormente. C’è l’impressione che questi ragazzi di periferia siano le prime sentinelle di una crisi che aggredisce tutta l’Europa. Ancora tanta strada, da Mulhouse si arriva

a Berlino. Piove nella periferia buia, dove arriveremo in piena notte. Stremati, andiamo a dormire nella parte est, cerchiamo, curiosi, tracce di un passato che il capitalismo tedesco ha rimosso quasi dappertutto, come si fa con la memoria delle genti. Lo scenario cambia, le associazioni che ci ospitano sono italo-tedesche, c’è grande attesa, direi reciproca, è la prima volta della Carovana in Germania. Dobbiamo sperimentare, e niente di meglio di una scuola italiana. Rischiamo, a parlare di mafia e di riciclaggio di denaro, di toccare nervi scoperti. In ‘Doichlanda’, come canta Salvatore De Siena del Parto delle nuvole pesanti, che ci accompagna per presentare l’ottimo documentario Terre di musica, c’è tanto ‘non detto’. Dobbiamo evitare di tirare nel mucchio: ovviamente non tutte le pizzerie italiane sono nelle mani della ‘ndrangheta (molti di questi ragazzi hanno i padri ristoratori, ci dice preoccupato un insegnante) ma gli esercizi commerciali di proprietà della mafia ci sono e non ci si limita a questo. Il crinale è pericoloso, dobbiamo evitare di cadere da una parte o dall’altra. La ‘prima’ berlinese è buona ma è stato difficile, più che altrove. Sarà così anche a Dortmund, a Dussedorlf, a Francoforte. Gli italiani presenti, accoglienti sino alla commozione, ci raccontano episodi di presenza criminale che sembra quasi di essere catapultati nei nostri scenari peggiori. Ci sono pugliesi e siciliani, calabresi e milanesi: è un pezzo d’Italia al completo, non manca nessuno, comprese le mafie. A Dussedorlf (Duisburg è vicina) sono in molti a raccontarci - perplessi - che, in fondo, se si pagano le tasse e non si spara, persino la mafia diviene digeribile. Ricarda Concia, uno degli incontri più interessanti che abbiamo avuto, da esperta di criminalità, ci fa un quadro lucido della situazione. Molte delle cose che diremo nel corso degli incontri trovano in lei nette conferme. C’è una tacita tolleranza da parte del tedesco medio, una ‘distrazione’ più indotta che ignorante. Non generalizziamo, ma l’impressione che il Piemonte ‘inconsapevole’ o l’Emilia ‘pura’ degli anni 80-90, qui potrebbero fare scuola. Non è casuale che si riparta presto, da un’ancora addormentata Francoforte. Sembra una donna bellissima e per niente ingenua, ma, mentre dorme, quasi ti illudi che ancora lo sia. www.carovanaantimafie.org


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arcireport n. 37 | 29 ottobre 2015

culturaeinformazione

Torna Medimex, a Bari dal 29 al 31 ottobre di Carlo Testini Arci nazionale

La quinta edizione del Medimex si svolge a Bari da giovedì 29 a sabato 31 ottobre 2015. Il salone dell’innovazione musicale, promosso da Puglia Sounds, è rivolto al pubblico e ai professionisti della musica italiani e internazionali: tre giorni di musica dal vivo, incontri, panel, presentazioni, workshop e attività professionali con i protagonisti dell’industria musicale. I 20.000 mq complessivi del nuovo padiglione della Fiera del Levante di Bari quest’anno diventeranno una vera e propria città della musica. Una città ideale con strade, una piazza, una scuola, un mercato e teatri interamente dedicati alla musica, che ospiterà le attività del salone. Un grande spazio tematico con oltre 100 stand in cui scoprire le novità del mercato e i più innovativi strumenti e servizi in ambito musicale, 6 sale dedicate ad incontri d’autore, panel, presentazioni e networking e 6 palchi dedicati alla musica dal vivo con un

programma di live ancora più ricco che si svolgerà su tre palchi per i concerti serali e su tre palchi attivi per l’intera giornata. Anche quest’anno la sezione rivolta ai professionisti della musica sarà imponente ed internazionale con attività di networking e incontri professionali che coinvolgeranno rappresentanti di festival, agenzie e istituzioni provenienti da oltre 30 paesi. In programma inoltre Medimex Kids, progetto formativo di avvicinamento alla musica rivolto agli studenti di scuole medie inferiori e superiori e un’ampia sezione dedicata all’innovazione in ambito musicale con le principali startup e più interessanti makers italiani. 
 Ad anticipare la quinta edizione del Medimex, per l’intero mese di ottobre, si è svolta un’anteprima nelle città di Bari e Lecce con un fitto programma di concerti ed eventi nei contenitori culturali e club cittadini. Anche quest’anno l’Arci avrà uno stand dove, in collaborazione con Arci Puglia,

sarà possibile avere informazioni sul progetto Arci Real per la musica dal vivo, prendere contatti per la prossima Festa della Musica e chiedere come far parte del network Arci. Nella sezione Face to Faces gli operatori e i musicisti potranno incontrare venerdì 30 Lorenzo Siviero coordinatore Arci Real e sabato 31 Mirco Pedretti per il circuto Arci Passpartout e Chiara Sacchini del Carroponte Festival di Sesto San Giovanni (MI). Inoltre, sabato 31 ottobre dalle 11.30 alle 12.15 nella Hall 3 sarà presentata l’attività dell’Osservatorio, lanciato da Patamu.com, dedicato allo studio della direttiva Barnier sulla concessione di licenze multiterritoriali per i diritti su opere musicali per l’uso online e sulla governance degli organismi di gestione collettiva con Adriano Bonforti, fondatore e CEO di Patamu. com insieme a Manlio Mallia, avvocato esperto in diritto d’autore ed ex vice Direttore Generale SIAE e Lorenzo Siviero, coordinatore Nazionale ARCI ReAL (Rete Arci Live).

L’anteprima di Left sabato in edicola «La maternità come scelta e non come ‘obbligo biologico’». Questo scrive il direttore Ilaria Bonaccorsi nell’editoriale del prossimo numero di Left. Il settimanale affronta un tema delicato: il mondo è cambiato e nessuna ‘religione della maternità’ è più accettabile. Ci sono, è vero, motivi socio-economici che spiegano la crescente denatalità, come scrive la sociologa Chiara Saraceno, ma le ragioni sono anche altre come suggerisce sempre la Saraceno: «Non occorre essere madri per realizzare il proprio progetto di vita, anche sul piano relazionale e affettivo». Le donne oggi scelgono quando come e se avere dei figli. Può capitare di cercare un figlio superando problemi fisici grazie alle tecniche di procreazione me-

dicalmente assistita o di adottarli come racconta Francesca Fornario nel suo primo romanzo La banda della culla; o di scoprire forme di genitorialità legate al semplice affetto, come narra un’altra scrittrice, Barbara Fiorio. O anche di non essere madre affatto come racconta Abraham Yeshohua ritraendo Noga, donna israeliana protagonista della sua ultima opera. In Società Left affronta una delle emergenze del momento: la casa. Tra occupazioni continue e sfratti, la politica del Governo si rivela del tutto insufficiente, come dimostra la storia dello sgombro della Ex Telecom di Bologna. Poi il Far west politico nel pezzo di Martino Mazzonis sulla destra e l’uso delle armi. Chi sono i politici e gli amministratori che cavalcano il partito delle armi? E ancora: il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, dopo la sua assoluzione, lancia la sua sfida «controcorrente e rivoluzionaria» per le elezioni in primavera. Mentre sul fronte migranti, Amnesty lancia l’allarme sul reato di clandestinità: «Non è stato ancora depenalizzato».

Negli esteri ci occupiamo di Spagna: a pochi mesi dalle elezioni, il clima si fa incandescente: Left racconta Albert Rivera, leader di Ciudadanos, un partito di giovani ‘di centro’ che comincia a insidiare le sicurezze di Podemos e del suo leader Pablo Iglesias. E ancora: l’analisi del ruolo di Putin in Siria e nella lotta contro l’Isis, un reportage da Hebron dove l’occupazione dei coloni israeliani continua a opprimere i palestinesi e la seconda tappa del ‘diario cinese’ del musicista Fernando Fidanza, questa volta alla scoperta di Tianjin, ‘ex colonia d’Italia’. In Cultura parla Massimo Bray, ex ministro dei Beni culturali, che critica le politiche del governo e difende le strutture di tutela che lo Stato deve mettere in campo per proteggere il paesaggio e i beni culturali. E ancora: il caso di uno scavo archeologico che rivive e diventa un esempio di archeologia pubblica, tutti gli interrogativi della scienza sull’editing baby, i nuovi bambini dal codice genetico riscritto, e infine Luca Carboni che ci racconta del suo ultimo lavoro.


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Il Festival del documentario online di Fabrizio Grosoli e Roberto Roversi direttori artistici ViaEmiliaDocFest

«La letteratura dei fatti è oggi più potente della fiction, delle storie che possiamo inventarci» (Svetlana Aleksievic, Premio Nobel per la Letteratura 2015). Mai come oggi il cinema del reale ha vissuto un momento così esaltante. Non è un caso se i maggiori festival internazionali si contendono documentari d’autore, che spesso risultano essere i più apprezzati della selezione (è il caso di Venezia 72 e dei lavori di Zhao Liang, Amos Gitai e dei saggi per immagini di Laurie Anderson e Alexandr Sokurov, per limitarci al Concorso). Sono nate e prosperano distribuzioni dedicate ai doc (la benemerita I Wonder Pictures su tutte) e vengono programmati in sala con successo film come Amy e Janis. È il segnale che la fiction, che invade ogni schermo e qualsiasi device (TV, smartphone, laptop, iPad) ha saturato il pubblico a forza di remake, sequel, prequel e reboot e la stessa serialità televisiva, la vera novità dirompente degli ultimi anni, sta cominciando a mostrare segni di stanchezza per ripetitività e mancanza di coraggio. Ecco allora la necessità di un appuntamento come il ViaEmiliaDocFest. Che, alla sua sesta edizione, punta l’attenzione sul documentario al femminile e allo stesso tempo celebra con due proiezioni uno dei nostri autori più apprezzati, Gianfranco Pannone. Che si fa memoria sia del passato recente (il terremoto che ha colpito l’Emilia nel 2012) che di quello remoto (le barricate antifasciste di Parma del 1922, la storia del partigiano ‘sabotatore’ Fernando Cavazzini, le testimonianze dei sopravvissuti al campo di concentramento di Fossoli. E ancora: che, nel quarantennale della scomparsa, ricorda Pier Paolo Pasolini con due splendide opere del compianto Giuseppe Bertolucci e dedica una retrospettiva all’ultimo grande ‘irregolare’ del cinema italiano, Claudio Caligari, il cui testamento estetico ed esistenziale, Non essere cattivo, rappresenterà l’Italia agli Oscar. Un piccolo grande festival che presenterà Napolislam di Ernesto Pagano, il fulminante affresco sul vissuto quotidiano dei convertiti all’Islam nella Napoli cattolica di oggi, vincitore del Biografilm e anteprima della rassegna itinerante L’Italia che non si vede. E naturalmente non mancheranno la premiazione del concorso online e un momento di approfondimento sulla nuova legge regionale sul cinema, nel quale l’Assessore alla Cultura Massimo Mezzetti

incontrerà produttori e filmaker. Un programma sempre più corposo, con proiezioni dedicate anche alle scuole, reso possibile da un gruppo di lavoro formato da operatori e associazioni culturali, ma anche da singoli artisti e intellettuali e da entusiasti volontari, che hanno contribuito in modo decisivo a ideare le linee guida di questa edizione. Appuntamento a Modena, Teatro dei Segni, via San Giovanni Bosco 150, dal 5 all’8 novembre. Info e programma dettagliato www.viaemiliadocfest.com Il concorso Anche quest’anno il ViaEmiliaDocFest è abbinato al concorso on line e nella serata di sabato 7 novembre al Teatro dei Segni a Modena si terrà la serata di premiazione. Sono 110 le opere arrivate per la selezione del bando e venti quelle scelte, come ogni anno, dalla giuria e visibili su www.viaemiliadocfest.com, dove è possibile votare fino al 2 novembre. Il titolo più votato dagli utenti del portale sarà il vincitore del Premio del Pubblico Web 2015. Le stesse venti opere saranno sottoposte al giudizio di una giuria qualificata del settore cinematografico che designerà il vincitore assegnandogli il Premio della Giuria ViaEmiliaDocFest 2015, mentre grazie alla collaborazione con D.E-R (Documentaristi Emilia Romagna) verrà assegnato il Premio D.E-R 2015 al miglior documentario la cui produzione o regista sono emilianoromagnoli o il cui soggetto interessa la regione Emilia Romagna. Retrospettiva su Caligari Non poteva mancare una retrospettiva dedicata a Claudio Caligari, regista re-

centemente scomparso. Le riprese della sua ultima opera iniziarono a febbraio 2015 su una storia scritta a sei mani. Girato ad Ostia, il film è un’ideale continuazione di Amore tossico: storia di amicizia e caduta negli inferi, nella periferia romana degli anni Novanta, tra rapine, droghe sintetiche e l’illusione di poter cambiare vita. Le riprese durarono sei settimane, fortemente sostenute da Valerio Mastandrea, qui in veste di produttore delegato. Nella retrospettiva presentata al ViaEmiliaDocFest troviamo tre delle opere più rappresentative del regista scomparso: Amore tossico, del 1983, che verrà proiettato venerdì 6 novembre alle 14.30, L’odore della notte, del 1998, in programma lo stesso giorno alle 18.30 e infine Non essere cattivo, programmato per sabato 7 novembre alle 10. Omaggio a Pasolini Per l’anniversario dei 40 anni della scomparsa di Pier Paolo Pasolini il ViaEmiliaDocFest presenta un omaggio al poeta e

regista attraverso lo sguardo di un altro grande maestro: Giuseppe Bertolucci, che realizzò due opere dedicate a Pasolini. Domenica 8 novembre, in occasione della conclusione del festival, saranno proiettati a partire dalle 20.30 Pasolini prossimo nostro, una lunga intervista raccolta da Bertolucci che integra le tematiche dell’ultimo film di Pasolini, Salò e le 120 giornate di Sodoma con il pensiero dello stesso autore, attraverso un lungo dialogo sulla fine delle ideologie o la loro trasformazione. A seguire, La rabbia di Pasolini, dove Bertolucci ha riorganizzato a distanza di oltre quarantacinque anni, in maniera filologica, il film pasoliniano La rabbia, aggiungendovi la ricostruzione dei sedici minuti mancanti. In questo modo Bertolucci ha rieditato un film di cui i più giovani difficilmente avevano sentito parlare.


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I presidenti raccontano i loro comitati

Continuiamo a pubblicare, dopo l’Assemblea dei comitati che si è svolta a Roma il 10 e 11 ottobre, gli interventi dei Presidenti dei comitati perchè raccontino la propria esperienza e che cosa si aspettano dalla direzione nazionale. Su questo Arcireport, i contributi di Claudia Franconi, presidente Arci Bassa Val Cecina, e di Giorgio Crana, presidente Arci Asti, Langhe e Roero di Claudia Franconi pesidente Arci Bassa Val di Cecina

Sono arrivata all’Arci nel 1996, allora insieme ad un gruppo di amici toscani costituimmo un’associazione culturale sui temi ambientali e aderimmo all’Arci. Dal 2010 sono presidente del territoriale. Il nostro è un piccolo comitato di ‘periferia’ nel territorio della Bassa Val di Cecina appoggiato sulla Provincia di Livorno e Pisa, composto da 30 circoli e circa 3800 soci. Purtroppo il nostro tesseramento è in calo e questo è dovuto a varie difficoltà tra cui ricambi dei gruppi dirigenti, ricambio generazionale, difficoltà economiche nell’adeguamento dei nostri spazi, pochi soci attivi nello sviluppo di attività. In funzione di queste fragilità vorremo che il nazionale organizzasse momenti di incontro e scambio di esperienze tra comitati, nonché formazione e strumenti per sostenere meglio i circoli nella soluzione di questi problemi. Le attività del nostro territorio si sono sviluppate in ambito culturale, sociale, internazionali e immigrazione. Gestiamo una bella rassegna di musica di quali-

tà, Cecina Music Park, attività formative e sociali, in questo momento siamo molto impegnati con il prestito sociale, piccoli progetti di cooperazione internazionale e molte attività di sensibilizzazione con varie associazioni del territorio. Abbiamo iniziato ad occuparci di immigrazione dalla fine degli anni ottanta, siamo il territorio dove da 21 anni si realizza il Meeting Antirazzista che vorremmo che divenisse sempre più momento di incontro e scambio per tutta l’Arci. Siamo sempre stati in prima linea per la gestione delle emergenze profughi, abbiamo gestito per anni case di accoglienza e sportelli informa immigrati. Dallo scorso anno ci occupiamo dell’accoglienza straordinaria profughi in convenzione con le Prefetture di Pisa e Livorno.

È uno sforzo organizzativo enorme, con forte impatto emotivo, che riusciamo a realizzare grazie al prezioso contributo dei nostri operatori e volontari, nonchè alla collaborazione dei vari enti territoriali. Lo facciamo con la consapevolezza che non stiamo gestendo solo ‘accoglienza’, ma un periodo complesso, in cui è necessario sviluppare percorsi che includano sia i profughi che le persone del nostro territorio. Per far ciò stiamo ritessendo la nostra rete territoriale attraverso incontri, iniziative, assemblee pubbliche. Proprio oggi abbiamo l’assemblea dei Presidenti dei nostri circoli, lanceremo il tesseramento 2016 e una iniziativa per il prossimo dicembre in occasione della Dichiarazione dei Diritti Umani e della Giornata dei diritti del migrante. L’iniziativa Circoli dei diritti, circles of right sarà una settimana realizzata nei nostri circoli e dedicata all’approfondimento del tema dei diritti, con la collaborazione attiva delle ragazze e dei ragazzi accolti nel nostro progetto. Vi aspettiamo.

di Giorgio Crana pesidente Arci Asti, Langhe e Roero

Il comitato Arci Asti, Langhe e Roero è il primo frutto della riorganizzazione dei territori in Piemonte curata dall’Arci regionale ma nata da esigenze locali. Proprio in questo caso si è andati incontro ad un’esigenza delle basi associative astigiane di avere un riferimento forte che potesse far crescere l’associazionismo nel territorio legandosi ad una realtà come il comitato Langhe, ricco di alcune associazioni che lavoravano specialmente nel campo del sociale e culturale; quindi si è trovato il giusto mix tra circoli tradizionali, circoli giovanili ed associazioni attive nel sociale e culturale. Dopo tre anni di lavoro il comitato ha aumentato i numeri dei propri associati, che adesso sono circa seimila, mentre le basi associative, che mantengono quasi inalterato il loro numero (33), sono in parte cambiate, perché si è deciso di sviluppare maggiormente quelle legate al territorio ed a un’idea condivisa di fare associazionismo. È fondamentale avere un’idea condivisa

di associazionismo in un territorio, specialmente quello delle Langhe e Roero, dove bisogna confrontarsi tutti i giorni con una realtà dove è ancora imperante un modo di fare ‘politica’ legato alla Lega Nord ed alla destra berlusconiana, ma anche importante in un territorio come quello della città di Asti dove tutti i giorni si lotta per l’integrazione ed i diritti per i migranti. Quindi in questi anni il comitato è cresciuto intorno ai due circoli di riferimento dei due rispettivi territori ma anche facendo nascere o sviluppare altre diverse realtà, con un occhio di riguardo alle fasce più deboli della nostra società e dando voce ai giovani specialmente nella

realizzazione di eventi culturali e musicali. Sicuramente l’Arci nazionale deve essere un amplificatore dello sforzo dei territori, per creare un’idea condivisa di associazionismo, dove si difenda la nostra identità politica, culturale, sociale che identifica la nostra associazione e che riesca a superare l’impoverimento sia culturale che sociale che sta investendo il nostro paese. Sicuramente un percorso difficile ma necessario per dare voce anche a chi in questa società non ha spazio o diritto di espressione. Ho partecipato all’ Assemblea dei comitati, mi sembra un ottimo spazio di scambio di buone pratiche, forse di più del Consiglio nazionale, dove i comitati territoriali, che sono il vero collegamento con le nostre basi, possono dialogare tra di loro e con il nazionale, un vero laboratorio di idee. Sicuramente un’esperienza da continuare ed ampliare per avere tutti una possibilità di crescita e di dialogo tra le varie anime che compongono la variegata galassia Arci.


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culturascontata i tanti vantaggi della tessera Arci

w w w. a r c i / a s s o c i a r s i . i t a cura di Enzo Di Rienzo

Bellissima l’Italia dell’alta moda 1945-1968 Monza - Villa Reale di Monza,

fino al 10 gennaio 2016. La mostra curata da Maria Luisa Frisa, Anna Mattirolo e Stefano Tonchi è dedicata all’alta moda italiana e ai tessuti. Negli Appartamenti della Reggia, al Secondo Piano Nobile, sono esposti, alcuni dei maggiori ‘capolavori’ (da Renato Balestra a Roberto Capucci, da Fernanda Gattinoni a Valentino fra gli altri), dell’alta moda dal dopoguerra al 1968. www.mostrabellissima.it

War is over! L’Italia della Liberazione 1943/46 Roma - Museo di Roma, fino al

10 gennaio 2016. La narrazione della guerra e dei suoi protagonisti, italiani e americani, attraverso il confronto e il dialogo immediato ed emozionante tra gli scatti dell’Istituto Luce e le fotografie dei Signal Corps, l’efficiente servizio di comunicazioni al seguito delle truppe statunitensi. Circa 140 immagini, anche inedite, e filmati d’epoca effettuati nel periodo tra lo sbarco degli alleati in Sicilia, nel luglio del 1943, e l’immediato dopoguerra. www.museodiroma.it

Gradi di libertà Bologna - MAMBO, fino al

22 novembre 2015. Gradi di libertà è una mostra di arte e scienza a cura di Giovanni Carrada per la parte scientifica e di Cristiana Perrella per la parte artistica. L’esposizione tratta un tema di stringente attualità: dove e come nasce la nostra possibilità di essere liberi o di non esserlo? Diversi gli artisti in mostra, tra cui: Halil Altindere, Vanessa Beecroft, Cao Fei, Igor Grubić, Susan Hiller, Pietro Ruffo, Bob and Roberta Smith, Nasan Tur. www.mambo-bologna.org

‘Mc Mafia’ Roma - Museo di Roma in Traste-

vere, fino all’8 novembre 2015. ‘Mc Mafia’, mafia, camorra e ‘ndrangheta nella storia del fumetto è un’inedita retrospettiva dedicata alle mafie, basata su un punto di vista particolare: la letteratura fumettistica del secondo ‘900. La mostra, pensata dall’Associazione daSud, si compone di 90 opere originali esposte, divise in tre sezioni: le strisce storiche di fumetti del calibro di Dylan Dog, la satira e l’attualità. www.museodiromaintrastevere.it

società

Il futuro è sociale. Diamo forza al welfare

3 novembre 2015: incontro nazionale a Roma, Porta Futuro e incontri territoriali in tutta Italia ne. Serve aiutare le famiglie nel ricorso al lavoro di cura o educativo regolare anche prevedendo maggiori detrazioni e agevolazioni fiscali (social bonus).

CITTADINI ATTIVI PER IL WELFARE SOCIALE Ogni giorno milioni di persone si impegnano e partecipano attivamente: - per un Paese più giusto e solidale, a partire dal rispetto verso coloro che più stanno pagando i costi della crisi e che rischiano di non avere più diritto ai propri diritti; - perché credono che la fiducia e la voglia di investire sul futuro riparta se, col concorso di tutta la comunità, si realizza una rete di politiche e servizi per l’infanzia, gli anziani, le famiglie, per la lotta a ogni forma di esclusione e povertà. Nei Paesi dove c’è più Welfare c’è più crescita e sviluppo. A partire da questo impegno per comunità attive e solidali, del quale è protagonista il mondo del Terzo Settore, chiediamo di: 1. INVESTIRE NEL WELFARE. DA SUD A NORD Si costruisca insieme, istituzioni e forze sociali, un piano nazionale che superi i tanti e diseguali sistemi regionali e si stanzino risorse certe e stabili (praticamente dimezzatesi negli anni di crisi), che insieme al Fondo Politiche Sociali arrivino gradualmente in alcuni anni a un incremento complessivo dello 0,9% di Pil (15 mld€), senza tagliare altre risorse ai Comuni, per sostenere: la lotta alla povertà assoluta attraverso una misura attiva quale il REIS (Reddito di inclusione sociale); l’infanzia e adolescenza; la disabilità e nonautosufficienza, vincolando la sanità all’integrazione sociosanitaria; l’immigrazione: asilo, integrazione, cittadinanza; le famiglie. 2. GARANTIRE LIVELLI ESSENZIALI DELLE PRESTAZIONI Si costruisce dignità, si rispetta la Costituzione e non si sprecano i soldi solo definendo e rendendo esigibili i livelli essenziali delle prestazioni. Bisogna dare obiettivi a ogni servizio, adottando adeguati strumenti di verifica, monitoraggio, controllo. Inoltre occorre mettere in rete le innovazioni che già si realizzano sul territorio. 3. FAR CRESCERE IL LAVORO SOCIALE Riconoscere il lavoro sociale garantisce un welfare migliore e nuova occupazio-

4. PARTECIPARE ALLA PROGRAMMAZIONE E ALL’ORGANIZZAZIONE NAZIONALE E LOCALE DEL WELFARE Volontariato, associazionismo e imprenditorialità sociale siano partner attivi delle politiche pubbliche, non semplici fornitori al costo più basso possibile e con ritardi nei pagamenti. Istituzioni e Terzo Settore devono promuovere insieme una reale partecipazione delle persone e della comunità nella programmazione, progettazione, realizzazione, monitoraggio e verifica dei servizi. 5. TRASPARENZA Partecipazione, trasparenza ed eticità sono la vera lotta contro ogni forma di spreco, di speculazione, di corruzione, di clientelismo e di finto Terzo Settore. L’impegno alla trasparenza riguarda tutti gli attori coinvolti, quindi anche le Pubbliche Amministrazioni. www.forumterzosettore.it

arcireport n. 37 | 29 ottobre 2015 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 18 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

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