Arcireport n 3 2015

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settimanale a cura dell’Arci | anno XIII | n. 3 | 29 gennaio 2015 | www.arci.it | report @arci.it

La vittoria di Syriza apre una nuova sfida in Europa: aiutiamoci a vincerla di Luciana Castellina Presidente onoraria Arci

Sulla vittoria di Syriza è stato detto già tutto, ed è stata già espressa la gioia di tutti noi. Non voglio dunque aggiungere altro, se non per tornare a riflettere su cosa significa per noi Arci. Innanzitutto credo ci aiuti a far tornare un po’ di interesse nella politica, perchè ha dimostrato che la buona sinistra qualche volta può anche vincere. Non è cosa da poco di questi tempi quando tanti hanno finito per pensare che non è più possibile cambiare le cose. Non è un caso che in queste ultime settimane le riunioni della più svariata natura hanno cominciato ad essere ben più affollate del solito: segno di un ritorno di interesse al fare collettivo che a noi dell’Arci non può che fare del bene. In secondo luogo la vittoria di Syriza riapre positivamente il discorso sull’Europa, di cui da un po’ di tempo nessuno voleva più sentir parlare. Perchè dimostra che un’idea diversa della sua politica esiste e raccoglie consensi. Ci aiuta a contrastare il ritornello con cui ogni malefatta dei nostri governi è sempre stata giustificata: «ce lo chiede l’Europa», quasi che a Bruxelles abitasse dio padre onnipotente. Finalmente c’è qualcuno che ha detto «signor no».

L’Europa non ci chiede affatto di fare quel che ha fatto fin qui, ce lo chiedono soltanto i governi europei attualmente in carica e che controllano l’esecutivo di Bruxelles. Che è ben altra cosa. Qualche riflessione utile la vittoria di Syriza ce la offre anche dal punto di vista del modo di essere di questo partito. Si ripete in Italia che sono stati bravi perchè, a differenza che da noi, dove la sinistra è litigiosa, lì hanno saputo trovare l’unità. Badate, i greci sono anche più litigiosi degli italiani. Se sono riusciti a stare assieme è perché, anzichè ricercare l’unità esclusivamente sul terreno elettorale, l’hanno prima sperimentata sul campo, contribuendo a costruire una rete di centri di supplenza rispetto a quanto, tantissimo, è stato tagliato: sanità, salari,assistenza... Sono, insomma, partiti dalla costruzione di ‘case comuni’ sul territorio, non in Parlamento. Non dico che l’intera sinistra italiana in tutte le sue sfumature dovrebbe iscriversi all’Arci, ma che la pratica dei nostri circoli migliori debba costituire un insegnamento utile per tutti, questo sì. La vittoria di Syriza ci impone anche dei

doveri. La brigata Kalimera che ha invaso Atene nei giorni del voto è stata una bella gioiosa esperienza, ci ha rincuorato ed è bene sia stato così. Ora però - è bene esserne consapevoli - comincia per Alexis Tsipras il tempo più difficile: riuscire a far accettare all’Unione Europea la propria posizione, innanzitutto la convocazione di una generale conferenza sulla crisi e le misure da adottare,un obiettivo per niente facile. La sfida è molto rischiosa. Alexis ha scelto di trovare un accordo con una formazione di destra (comunque non fascista) - Aleni, i greci indipendenti - non per dar vita ad una alleanza organica e di lungo periodo ma per un ‘obiettivo di scopo’: andare al negoziato con la troika col massimo di fermezza. Ad alcuni è parsa una scelta impopolare, ma se avesse cercato un accordo con i centristi che avevano accettato il tremendo memorandum avrebbe dovuto acconsentire ad annacquare le proprie posizioni in modo assai pericoloso. La sfida sarà durissima e tocca anche a noi continuare ad essere attivamente solidali, con la testa e non solo con il cuore. Aiuta i compagni greci, e serve anche alla nostra battaglia.


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elezioniingrecia

La Grecia è cambiata. Non lasciamola sola di Raffaella Bolini

Adesso tocca a noi, fare la nostra parte. In Grecia i piccoli si sono alzati in piedi e stanno facendo la storia. Capita poche volte di vederlo, nel tempo di una vita. Tanti di noi abbiamo potuto viverlo lì dove è accaduto. È un privilegio grande. La forza accumulata domenica sera, quando i greci hanno intonato piangendo le canzoni della loro resistenza - i vecchi che sono passati per la dittatura, l’esilio e la galera insieme ai ragazzi di venti anni, è un dono di cui saremo per sempre riconoscenti ai compagni di Syriza. Che sono rimasti identici a quando non contavano niente e però stavano a migliaia nelle piazze di tutta Europa, dovunque ci fosse una lotta.

Che non hanno cambiato amici anche quando li abbiamo lasciati soli per anni, mentre la Troika li massacrava e il liberismo ci divideva, ognuno chiuso nei suoi confini ad affrontare la sua crisi. E che però oggi fanno finta di averci sempre avuto al loro fianco. Che non hanno arroganza, e ieri ci ripetevano: non abbiamo vinto noi, abbiamo vinto insieme. Anche se sanno benissimo che non è vero. Hanno vinto perchè da anni hanno il pensiero lungo abbastanza. Il coraggio, la pazienza e l’intelligenza per trasformare l’umiliazione di un popolo nel riscatto della dignità - e si meritano solo il nostro omaggio. Dicono che da noi italiani hanno imparato tanto.

Dimostriamo che la fiducia non era immeritata. E c’è un solo modo per farlo: fidandoci di loro. Sostenerli, e cercare a casa nostra di essere all’altezza della loro sfida ai potenti. Radicalmente dalla parte dei diritti e della dignità. E uniti, come loro. Un’esperienza che non è fatta di super eroi. Che è passata per grandi difficoltà e sa che molte altre ne dovrà passare. Che ogni giorno dovrà essere capace di decidere come affrontare gli ostacoli che si troverà davanti. I forti non mi piacciono. Mi piacciono i senza potere, quando si prendono responsabilità grandi, sapendo che faticheranno per fare ciò che è giusto. È un peso che non devono portare da soli.

Ci eravamo già emozionati al comizio finale del giovedì, quando alla fine del discorso di Tsipras era partita la nostra colonna sonora di tanti 25 aprile, Bella ciao cantata da una piazza di centinaia di migliaia persone. Siamo stati a visitare ambulatori popolari e seggi elettorali, l’università di Atene e il centro elettorale di Syriza, al Partenone dove è nata la democrazia, abbiamo fatto cortei e abbiamo parlato con tanti cittadini stremati dalle politiche economiche della Troika e del neoliberismo delle banche, siamo partiti da tutta l’Italia con idee diverse, e questa è la nostra ricchezza, per sostenere, per imparare e anche un po’

per sognare, forse…ci piace pensare che abbiamo anche un po’ contribuito a questo risultato, con il nostro lavoro qui durante la campagna per le europee ed anche per aver continuato in tutti questi anni dopo Genova a mantenere relazioni e vederci ai forum sociali in giro per il mondo. Non ci siamo arresi al presente e adesso tocca a noi, non possiamo lasciare i compagni greci da soli in Europa a lottare per tutti noi; abbiamo l’occasione per cambiare l’Europa, i greci lo hanno già fatto, costruiamo con loro il nostro futuro…adesso. Su quello striscione che saltava per tutta la piazza c’era scritto Brigata Kalimera 25.01.2015

di socialità e in cui si fa comunità. Ci fermiamo davanti a uno stabile dove è collocato un piccolo ma organizzatissimo ambulatorio medico. Due stanze per le visite con apparecchiature per la diagnostica e una fornita farmacia. Argiris ci presenta due operatrici volontarie che spiegano le modalità con cui operano e come hanno costruito un efficace mutualismo, una impressionante rete tra cittadini, operatori sanitari pubblici, distributori di prodotti farmaceutici che riforniscono questi punti sanitari autogestiti. Gli ambulatori sociali, come le mense, rappresentano una delle poche ancore di salvezza per chi non ha più la possibilità di curarsi o di procurarsi il cibo necessario. Alla domanda su quale

sarà la politica sanitaria di Syriza, una delle operatici risponde: «non è compito nostro ridisegnare la politica sanitaria greca, noi siamo qui per dare un servizio a chi non può più permetterselo». La vittoria di Syriza è tutta racchiusa in questa frase. Non c’è soggetto politico di massa senza una vasta rete di cittadini solidali e autorganizzati. Il sociale e il politico in Grecia hanno smesso di essere autosufficienti. E da noi? Anche l’Italia è dotata di un terzo settore composto da cittadini autorganizzati e solidali e l’Arci ne è una parte importante. Azzeriamo, dunque, anche qui lo iato tra sociale e politico e rivoluzioniamo la democrazia, in Italia e in Europa.

di Graziano Fortunato Arci Milano

Tutte le televisioni del mondo si collegano con Atene per seguire i risultati, i primi arrivano verso le 19 con un boato liberatorio, alle 23 si aspetta Alexis Tsipras per festeggiare in piazza. A un certo punto, sulle note di People have the power, appare un grande striscione seguito da un serpentone rosso che inizia a ballare per tutta la piazza, tra gli applausi dei greci sbalorditi per il risultato elettorale e per l’entusiasmo di più di trecento italiani che festeggiano con loro la vittoria di Syriza. Questa è l’immagine che ci rimarrà impressa nella memoria, insieme alle lacrime dei cittadini di Atene di commozione e di felicità.

di Filippo Sestito Arci Crotone

Sabato 24 gennaio, gli italiani della Brigata Kalimera si ritrovano nel cuore di Atene, in piazza Sintagma. Argiris Panagopoulos, nostro Caronte ateniese e ambasciatore di Syriza in Italia, ci incita a raggiungere la fermata del tram. Ci dirigiamo verso un quartiere residenziale a visitare un ambulatorio sociale. Dai finestrini del tram scorrono i resti di una civiltà che ha per prima pensato e praticato una nuova forma di governo della cosa pubblica e della comunità: la democrazia. Ci inerpichiamo verso la parte alta del quartiere. I locali, non solo quelli del centro turistico, sono molto frequentati, nonostante la durissima crisi economica. Sono luoghi


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diritti

“Io ci sono”. Il coraggio di Lucia Annibali di Ornella Pucci presidente Arci Marche

«Vado a tutta birra» ha esclamato Lucia Annibali, stringendo il suo libro Io ci sono, la mia storia di non amore, alla notizia che la Corte d’Appello di Ancona aveva confermato la condanna a 20 anni al suo ex che l’ha fatta sfigurare con l’acido da due sicari due anni fa. Un grido autoironico e liberatorio, dopo aver rivissuto l’incubo di nuovo in tribunale e di nuovo forzatamente vicina al suo aggressore per giorni. L’aggressione è avvenuta a Pesaro il 16 aprile 2013 ed è tristemente nota. Il suo ex, avvocato anche lui, non accetta che Lucia decida di troncare la relazione dopo aver scoperto che ha una compagna storica che addirittura aspetta un figlio. La decisione di Lucia scatena la furia dello ‘scaricato’ che da quel momento mette in atto una escalation del terrore: inseguimenti, stalking, manomissione delle valvole del gas in casa della ex dopo averle rubato le chiavi in palestra, fino all’agguato dell’acido compiuto dentro l’appartamento di lei dai due sicari albanesi da lui assoldati. Lucia ha dimostrato un grande coraggio,

ha subito più di 15 interventi chirurgici ma non ha esitato ad esporsi anche mostrando il suo volto sfigurato, certa di non essere lei a doversi vergognare. Non sa se riprenderà a fare l’avvocato, intanto tra un intervento e l’altro accetta qualche invito per presentare il libro che ha scritto sulla sua esperienza e vorrebbe aiutare in futuro gli ustionati e occuparsi delle donne schiacciate da uomini inetti e incapaci di convivere con le loro fragilità. Alle donne dice «Voletevi bene, tanto, tantissimo. Credete in voi stesse e sappiate che ogni atto di violenza subita non dipende mai da voi che amate l’uomo sbagliato ma da lui che lo commette». Agli ustionati invece «tenete duro e abbiate pazienza, molta pazienza». Credo che in questo percorso Lucia abbia sentito la solidarietà e l’affetto delle altre donne. Infatti un nutrito gruppo di donne dell’UDI pesarese le sono sempre state accanto durante le udienze e non solo. Le istituzioni locali, ma anche nazionali, l’hanno presa a simbolo della lotta delle donne, a cominciare da Laura Boldrini

e Giorgio Napolitano. Stride con tutto questo l’atteggiamento della famiglia dell’aggressore che ha sempre minimizzato, contro ogni evidenza, la gravità di quanto compiuto e continua a denunciare la severità della pena (20 anni). In particolare fa riflettere l’intervento della sorella del condannato. Parole dure, una difesa d’ufficio del fratello come se la vittima fosse lui, non una parola invece nei confronti delle vere vittime, prima fra tutti Lucia, poi la compagna ignara, e altra vittima innocente la bambina che nel frattempo è nata. Possibile che le radici di una società patriarcale siano così potenti da portare le donne di famiglia degli aguzzini a schierarsi con loro contro altre donne, anche ai nostri tempi? Pare di sì. C’è molto da lavorare, la società è piuttosto arretrata, dobbiamo iniziare dagli asili, e dalle famiglie. Lucia ha detto «Io ci sono», ebbene anche noi ci siamo. È ora di iniziare un intervento di educazione sentimentale a tutto campo!

#IoStoConErri, l’Arci aderisce alla campagna L’Arci aderisce alla campagna #IoStoConErri, convinta che il processo che si è aperto a Torino contro Erri De Luca, accusato addirittura di ‘istigazione a delinquere’ per le sue dichiarazioni sulla resistenza al proseguimento dei lavori per la linea Tav Torino Lione, dimostri amaramente che il diritto e la libertà di espressione del proprio pensiero non è solamente una questione fra noi e certo fondamentalismo fanatico di ispirazione islamica, ma si pone anche all’interno dei nostri confini. Stabilire un meccanico rapporto tra opinioni espresse e atti considerati illegali riporta alla memoria i teoremi giudiziari che generarono l’ondata di arresti del 7 aprile del 1979. Oltretutto contraddice una recente sentenza che esclude che l’attivismo anti Tav possa essere considerato alla stregua di terrorismo contro lo Stato. Malgrado questo, il movimento NoTav è stato oggetto di pesanti condanne proprio in questi giorni, a dimostrazione di un atteggiamento quantomeno

altalenante della Magistratura, con una propensione però alla repressione pura e semplice. Ha quindi ragione Erri De Luca a dire che è pronto a reiterare il presunto reato, se tale verrà considerato. E noi siamo pronti a sostenerlo. Tutte le evidenze, perfino quelle contabili, dimostrano che il movimento della Val di Susa che si oppone alla Tav ha sempre avuto ragione. La tratta di alta velocità Lione Torino è distruttiva dell’ambiente, costosissima e priva di interesse economico visto il mutamento della situazione. Qualunque governo serio avrebbe il dovere di voltare pagina su quel progetto. Così come del resto sta accadendo in altri paesi europei. http://iostoconerri.net


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colpareggiociperdi

Col pareggio ci perdi: la lettera ai sindaci Pubblichiamo il testo della lettera - firmata da Stefano Rodotà, presidente del comitato promotore della campagna ‘Col pareggio ci perdi’ - da inviare ai sindaci affinché, come la legge prevede, adottino misure atte a facilitare l’esercizio, da parte dei cittadini, del loro diritto a firmare la legge di iniziativa popolare e ad esserne informati. Gentile Sindaco, Le scrivo per informarla che è stata depositata in Cassazione in data 22 settembre 2014 la proposta di legge costituzionale d’iniziativa popolare Modifiche agli articoli 81, 97 e 119 della Costituzione, concernenti l’eliminazione del principio del ‘pareggio di bilancio’ e la salvaguardia dei diritti fondamentali. La proposta di legge è stata promossa da un comitato, composto da numerose personalità ed associazioni che operano in vari ambiti della società civile e che ho il piacere di presiedere, con l’obiettivo di sollecitare il Parlamento a riconsiderare la scelta, fatta precipitosamente con la Legge Costituzionale n. 1 del 2012, di introdurre nella nostra Carta il vincolo del pareggio di bilancio. La raccolta delle firme è cominciata il 15 ottobre scorso e quindi, in base alle norme di legge che regolano la materia, terminerà sei mesi dopo.

La scelta è stata motivata come richiesta dalla Ue. Ma questo non è vero, tanto che la Francia non ha immesso nella propria Costituzione il principio di pareggio di bilancio. In questo modo invece il nostro paese si è privato di uno strumento di politica economica necessario, come la storia del novecento ha dimostrato, proprio nei periodi di crisi economica. D’altro canto lo stesso governo Renzi ha già chiesto di spostarne l’applicazione al 2017. Infine che senso ha immettere nella Carta Costituzionale limiti e regole che riguardano le politiche di bilancio elevandole a principi che per di più confliggono con quelli contenuti nella prima parte della Costituzione, poiché inibiscono la soddisfazione dei diritti fondamentali dei cittadini? Infatti il senso e la lettera della proposta che avanziamo di modifica dell’attuale articolo 81 della Costituzione è che prima debbano venire soddisfatti i bisogni e i diritti fondamentali delle persone, poi vengono le questioni che attengono alla contabilità dei conti dello Stato. Come Lei ben sa, le politiche di austerità imposte in questi ultimi anni stanno incidendo pesantemente anche sugli Enti Locali costretti a rinunciare ad opere utili e ridurre i servizi essenziali ai cittadini fino a minare la coesione sociale e quindi la democrazia. Sentiamo, come società

civile organizzata, l’urgenza di sollecitare un dibattito pubblico e partecipato nel merito delle politiche di austerità nazionali ed europee. Utilizzeremo i sei mesi della campagna per la raccolta delle firme Col pareggio ci perdi per promuovere in tutto il paese iniziative di approfondimento, di sensibilizzazione, di proposta per arginare il dominio della finanza sulle nostre vite e mettere in discussione la concezione che anima il fiscal compact. Riteniamo utile coinvolgere prioritariamente i cittadini e le istituzioni locali, che vivono maggiormente sulla loro pelle i disagi della crisi e delle risposte sbagliate. Le saremmo grati se ci aiutasse a coinvolgere i suoi cittadini promuovendo nella sua città occasioni di confronto pubblico sui contenuti della proposta di legge e invitasse i suoi cittadini a firmare. Il nostro Comitato è a sua disposizione (colpareggiociperdi@gmail. com - tel. 06 8841880; Sara Nunzi è la responsabile dell’organizzazione della campagna di raccolta delle firme). Il testo della proposta di legge con gli approfondimenti sono scaricabili dal sito http://colpareggiociperdi.it/ Sicuro del Suo interesse, Le porgo cordiali saluti

Il presidente Stefano Rodotà

Dal 30 gennaio al 7 febbraio una settimana nazionale di raccolta firme Dal 30 gennaio al 7 febbraio in tutta Italia ci sarà una raccolta firme straordinaria per il progetto di legge di iniziativa popolare che si propone di abrogare il principio del pareggio di bilancio contenuto nell’articolo 81 della Costituzione. Decine di banchetti saranno organizzati ovunque. L’obiettivo è infatti quello di raccogliere entro la fine di marzo almeno 50mila firme, da depositare in Parlamento a metà aprile. Dal 2011 l’Italia ha inserito il pareggio di bilancio nella Costituzione: una scelta sbagliata che consegna il nostro paese ai vincoli del fiscal compact e all’obbedienza a una politica economica fondata sull’austerità, il taglio

delle spese sociali, le privatizzazioni del settore pubblico. Una politica economica che oltre ad avere portato maggiore diseguaglianza e ingiustizia sociale si è dimostrata completamente fallimentare: ha depresso l’economia, fatto aumentare la disoccupazione e anche il debito pubblico. L’Italia non era obbligata ad inserire il pareggio di bilancio in Costituzione, altri paesi, come la Francia, non l’hanno

fatto. Ma Col pareggio ci perdi, ci perdono i lavoratori e i giovani, le donne, i disoccupati, l’economia e la società. Ecco perché dobbiamo organizzare banchetti in ogni città e raccogliere le firme per togliere dalla Costituzione il pareggio di bilancio. Non si tratta solamente di abrogare una norma sbagliata, ma di salvaguardare i diritti sociali e civili nelle scelte di spesa pubblica e di costruire un’alternativa valida alle politiche di austerità che stanno portando l’Europa e l’Italia verso condizioni sociali ed economiche ingiuste e insostenibili. Le iniziative vanno comunicate all’indirizzo colpareggiociperdi@gmail.com


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migranti&minoranze

Hub e Cas: l’accoglienza che alimenta il razzismo di Valentina Itri Ufficio Immigrazione Arci nazionale

Non si ferma la corsa del Ministero dell’Interno all’implementazione di un sistema di prima accoglienza per i richiedenti protezione internazionale all’interno dei cosiddetti ‘Hub’ regionali. Nonostante l’intenzione dichiarata da parte del Ministero di superare progressivamente i grandi centri, cosa buona e giusta, gli Hub regionali rischiano di riprodurre, anche se in dimensioni più piccole, gli stessi problemi dei grandi centri. Inoltre rischiano di diventare anch’essi grandi centri, con tutti i problemi connessi. Un primo esempio di Hub è l’ex Cie di Bologna. Se le regioni predisporranno questi centri per 100/250 posti, come in passato, in condizioni di necessità i posti potranno facilmente aumentare. La presenza di tante persone in un centro genera sempre conseguenze negative. Ha un impatto negativo sulla comunità dove è inserito; alimenta ostilità verso i rifugiati, supportata da campagne che sconfinano facilmente nel razzismo. Genera di conseguenza anche conflitti locali. I grandi centri hanno poi costi molto alti di ristrutturazione e di manutenzione e,

per l’impatto negativo di cui si è detto, comportano anche grande dispiegamento di uomini e mezzi della pubblica sicurezza. Peraltro, come anticipato nel documento votato dalla Conferenza Unificata a luglio, è intenzione del Ministero definire la posizione giuridica dei richiedenti asilo dentro gli Hub e poi trasferirli nella rete Sprar che quindi accoglierebbe solo persone il cui status giuridico è già definito. Siamo contrari ad escludere i richiedenti protezione internazionale dallo Sprar perché verrebbe modificato profondamente lo spirito del sistema d’accoglienza. È contradditorio prevedere modifiche al sistema di accoglienza senza aver reso effettive quelle relative ai tempi delle procedure. Il richiedente asilo aspetta 6,7,8 mesi prima di essere ascoltato e questo è il periodo più delicato della procedura nonché del percorso di integrazione che si vuole intraprendere. È necessario quindi rivolgersi a operatori competenti e non a personale qualsiasi (per esempio, a Siracusa la società che ha gestito a lungo l’accoglienza al centro Umberto I era una ditta di pulizie). Il

primo periodo di accoglienza passato in centri collettivi e con operatori generici e servizi non adeguati compromette non solo la procedura di richiesta d’asilo e l’avvio del processo d’integrazione, ma rischia di aver un impatto negativo sulla comunità locale e di generare complicazioni di tipo sociale e sanitario per i richiedenti coinvolti. Spesso il lavoro di costruzione del percorso d’integrazione, dopo mesi di permanenza nei grandi centri, deve ricominciare da capo e in condizioni peggiori del momento di primo arrivo. Lo stesso ragionamento vale per i Cas (Centri di Accoglienza Straordinari), che il Ministero continua ad aprire in tutte le regioni, proponendo un modello di accoglienza privo di standard e di servizi adeguati. L’Arci continua a chiedere di dedicare una quota dei posti Sprar - 15mila posti - al primo soccorso e accoglienza, con una permanenza di non più di due mesi, per poi essere trasferiti in un progetto Sprar, nonché di unificare i diversi sistemi riportandoli subito dentro lo schema di gestione del Servizio Centrale dello Sprar.

La proposta di legge di iniziativa popolare per il riconoscimento della minoranza rom e sinta

Trenta organizzazioni rilanciano la battaglia per i diritti dei lavoratori migranti nelle campagne

Martedì 27 gennaio a Palazzo Montecitorio, nella ricorrenza della Giornata della memoria, le associazioni rom e sinte italiane hanno lanciato la campagna per la raccolta di 50mila firme per presentare al Parlamento italiano una proposta di legge di iniziativa popolare per il riconoscimento della minoranza rom e sinta. Obiettivo di questa campagna è realizzare gli articoli 3 e 6 della Costituzione che prevedono l’eguaglianza davanti alla legge e la tutela di tutte le minoranze linguistiche con apposite norme; contrastare discriminazione e pregiudizio che sono causa della scarsa integrazione nella società e della marginalizzazione sociale ed economica anche per il mancato riconoscimento dello status di minoranza; infine tutelare il patrimonio linguistico-culturale con istituti analoghi a quelli previsti dalla legge n. 482/1999 per tutte le altre minoranze (diritto allo studio e all’insegnamento della lingua, diffusione della cultura e delle tradizioni storico-letterarie). La conferenza stampa, introdotta da Davide Casadio e Dijana Pavlovic, presidente e portavoce del Comitato promotore, ha visto gli interventi, tra gli altri, del senatore Luigi Manconi, presidente della commissione diritti umani, del senatore Francesco Palermo presentatore di un ddl per il riconoscimento della minoranza rom e sinta, di Piero Soldini e Kurosh Danesh della Cgil nazionale, di Angela Scalzo e Giuseppe Casucci della Uil nazionale, di Filippo Miraglia per l’Arci e di rappresentanti di OSF, Associazione 21 Luglio, SOS razzismo Italia.

Dove sono i 100mila migranti sbarcati sulle nostre coste che mancano all’appello? Molti, probabilmente, nelle nostre campagne, lavorando in condizioni di grave sfruttamento. Un fenomeno, quello del lavoro agricolo sfruttato, che non riguarda solo i migranti senza permesso di soggiorno, ma coinvolge in misura crescente i richiedenti asilo, i lavoratori dell’Unione Europea, e gli stessi cittadini italiani. Di tutto questo si è parlato a Roma nel corso dell’incontro Grave sfruttamento lavorativo degli immigrati: quali politiche in Italia e in UE organizzato dall’associazione Parsec e da Open Society Foundations, a cui hanno partecipato 50 rappresentanti di oltre 30 organizzazioni della società civile, sindacati ed enti di ricerca. L’agricoltura oggi non è più il primo gradino per l’inserimento dei migranti nel mercato del lavoro italiano, ma sempre più un settore in cui si entra per la necessità di sopravvivere. Mentre mancano strumenti efficaci di tutela delle vittime di sfruttamento. Contraddizioni del quadro normativo, mancanze degli strumenti di integrazione sociale, storture del mercato del lavoro: i molti temi emersi richiamano non solo la necessità di interventi multi-agenzia, ma anche un’azione condivisa di sensibilizzazione rivolta alle imprese della filiera alimentare e ai consumatori. L’impegno delle organizzazioni partecipanti all’incontro sarà quello di formare una rete più ampia possibile di soggetti che lavorano in questo campo perché nell’anno dell’Expo si tengano al centro i diritti di tutti i lavoratori e le lavoratrici delle campagne.


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società

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Quale Terzo Settore per quale cambiamento sociale al Sud di Francesca Coleti presidente Arci Campania

Si conclude a Salerno i prossimi 30, 31 gennaio e 1 febbraio la Formazione Quadri del Terzo Settore del mezzogiorno, il percorso formativo che il Forum nazionale del Terzo Settore, la Consulta del Volontariato del Forum, CSVnet e la ConVol hanno realizzato per cinque anni grazie alla Fondazione con il Sud per i dirigenti del volontariato, dell’associazionismo di promozione sociale e della cooperazione sociale del mezzogiorno. Tre giorni per discutere e confrontarsi su Quale Terzo Settore per quale cambiamento sociale al Sud - l’impegno del mondo della sussidiarietà per l’uguaglianza ed il benessere. Il seminario conclude il lavoro del 2014, ma anche tutto il percorso di FQTS, affrontando il tema della ‘redistribuzione sussidiaria’, cioè dell’apporto che i cittadini singoli e associati possono offrire alla riduzione delle disuguaglianze, che la crisi sta accentuando sempre più. Una redistribuzione che non è alternativa alla responsabilità delle istituzioni, ma che è espressione del ‘dovere di solidarietà’ che riguarda tutti i cittadini. Ragioni, modelli

e forme della redistribuzione sussidiaria sono stati oggetto di approfondimento seminariale e di attività nei laboratori regionali, articolati negli ambiti della comunicazione sociale, della ricerca e della partecipazione. Aprirà i lavori Stefano Rodotà, presentando il suo ultimo libro Solidarietà, un’utopia necessaria. «La crisi ha fatto crescere le diseguaglianze e ha diffuso le povertà. Affidarsi alle forze del mercato è un’opzione debole ben al di sotto della necessità di trovare nuovi principi di riferimento. La solidarietà riemerge nei modi più diversi e supera le distanze esistenti» dichiara Rodotà, cogliendo il senso del lavoro svolto da Fqts. Su questa scia i tre workshop del seminario organizzati dai laboratori: Una mission per la comunicazione sociale: promuovere la dignità sul ruolo della comunicazione nella promozione della dignità e delle pari opportunità. Seguirà poi il workshop della RicercaIntervento, con la partecipazione di Gaetano Giunta e Adriano Giannola, presidente di Svimez, sulle prospettive socioeconomiche derivanti dalla connessione tra

operatori economici privati, comunità pubblica e mondo del non profit. Infine, il panel dedicato alla partecipazione approfondirà come le nuove esperienze di partecipazione democratica diano gambe ai principi fondamentali della Costituzione. Dal principio di sovranità popolare a quello di solidarietà, fino all’eguaglianza sostanziale, attraverso il ruolo attivo del cittadino e il compito alto dei corpi intermedi e quindi del terzo settore. A conclusione della tre giorni, con Gregorio Arena si affronterà il tema di come cogliere e interpretare l’interesse generale nel cambiamento della società. Cos’è l’interesse generale e come le organizzazioni della sussidiarietà lo costruiscono? Quali nuove modalità di governance possiamo mettere in campo? Insomma, Fqts termina con una sfida sulle prospettive di impegno delle organizzazioni del terzo settore, sul ruolo della formazione futura per i dirigenti di volontariato, associazionismo e cooperazione sociale, per avviare un nuovo percorso che coniughi culture e visioni per una società libera, uguale e solidale.

Sharing Economy. L’economia collaborativa tra società e mercato di Valentina La Terza vicepresidente Arci Milano

Avevo idea che intorno alla sharing economy (e al suo rapporto con la Sinistra) ci fosse interesse. Avevo anche idea che fosse un argomento per secchioni. Non ero però preparata a trentacinque persone che, attentissime, partecipano a un workshop, distribuiti intorno a un tavolo rotondo, alle nove di un sabato mattina qualunque. Non è l’unica piacevole sorpresa di uno dei tantissimi appuntamenti di partecipazione ed elaborazione promossi all’interno di Human Factor, dove ho partecipato come relatrice, invitata dall’Assessora Cristina Tajani (Comune di Milano) insieme a Tiziano Bonini (Radio24/ Radio2), Stefano Daelli (Rena) e Francesco D’Agresta (Rete Sinistra Lavoro). Mi ha stupita, su tutto, l’approccio assolutamente non conservatore, oltreché fortemente competente, con il quale il nutrito gruppo si è confrontato per circa un paio di ore. Rimando, per un inquadramento della questione, all’ottimo articolo di Tiziano Bonini su Doppiozero (C’è Sharing e sharing - Sharing is the new welfare?).

Dedico qualche attenzione, invece, agli spunti emersi che parlano al nostro lavoro quotidiano in Arci e soprattutto all’impegno di elaborazione strategica, per compiere quel ‘traghettamento non compiuto’ che leggo nella nostra associazione. La prima sollecitazione sta nel titolo L’economia collaborativa tra società e mercato: concetti che richiamano le nostre radici (il mutualismo e l’autorganizzazione) e il nostro divenire (la sfida di auto-sostenere economicamente gran parte delle nostre attività sociali e culturali, grazie al contributo economico e volontario dei nostri soci). Il secondo ambito di riflessione sta nel ruolo dei media: le tecnologie stanno alla base della maggior parte dei sistemi e delle piattaforme di scambio (o acquisto/affitto) di beni e servizi. La tecnologia modifica anche il ruolo dell’individuo nello scambio: ci si mette in gioco come persone, non solo in un contatto fugace o attraverso la carta di credito, ma ci si espone a recensioni, feedback, contatti con i nostri social network. Nello sharing

vive bene chi è educato, chi sa quello che vuole (e cosa non vuole) ed è disposto a comunicarlo chiaramente. I fenomeni di massa diventano più chiaramente sommatorie di scelte, preferenze, giudizi individuali. Pare banale, ma modifica sostanzialmente il ruolo dell’individuo. È una rivoluzione che richiama fortemente quella del sistema politico: la richiesta di partecipazione (vera o supposta), di diversa cittadinanza all’interno delle organizzazioni. È un’istanza che parla anche a noi e non è disgiunta da un uso consapevole delle tecnologie. Chiudo ancora con Bonini: «È proprio questa condizione materiale del vivere contemporaneo che ha permesso la diffusione esponenziale delle pratiche di consumo collaborativo e l’affermarsi di stili di vita non orientati alla proprietà». Vale per i beni di consumo e per i modi, i luoghi e gli strumenti della produzione. Mi pare un concetto straordinariamente di sinistra, un contemporaneo (e urgente) spunto di rielaborazione della nostra autorganizzazione.


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arcireport n. 3 | 29 gennaio 2015

esteri/movimenti

Dal 24 al 28 marzo a Tunisi il Forum Sociale Mondiale Il prossimo Forum Sociale Mondiale si terrà a Tunisi dal 24 al 28 marzo. Dopo l’edizione del 2013, la prima nel Maghreb e una delle più grandi in assoluto nella storia dei Forum, tanta società civile mondiale si incontrerà nuovamente nel paese che ha continuato a difendere e consolidare, fra molte difficoltà e tanti pericoli, il processo di transizione democratica dopo la rivoluzione. Il Forum si terrà nel Campus della Università El Manar, come nel 2013. La struttura dell’evento sarà analoga a quelle precedenti: il 24 marzo ci sarà la grande assemblea delle donne e nel pomeriggio la marcia di apertura; il 25, 26 si terranno i seminari autorganizzati e gli eventi culturali; il 27 e il 28 ci saranno le assemblee di convergenza e, nel pomeriggio, la manifestazione finale. Nei giorni precedenti e successivi ci saranno incontri organizzati da reti settoriali. Segnaliamo, fra questi, il 23 e il 24 mattina la riunione di coordinamento globale per la giustizia climatica, che preparerà la mobilitazione a Parigi, fra la fine di novembre e l’inizio di dicembre 2015, in occasione della Conferenza Onu sul clima. Negli stessi giorni si terrà il forum dei media indipendenti.

Il programma del Forum è ancora in preparazione - sul sito è possibile visionare le attività per ora registrate. Sicuramente migranti e rifugiati saranno di nuovo al centro dell’evento. L’Arci è parte del coordinamento che da anni lavora a costruire la convergenza nel Forum delle organizzazioni sociali impegnate sulle tematiche migranti, rifugiati e richiedenti asilo in tutto il mondo - nel prossimo periodo informeremo più in dettaglio sulle attività previste. Come al solito, i temi in discussione saranno molti: pace e guerra, Palestina, po-

El campo y la ciudad Dal 2 al 13 aprile 2015 Arci e Arcs realizzeranno un workshop di fotografia sociale a Cuba: insieme al fotografo professionista Giulio Di Meo si partirà dalla città de La Habana, capitale di Cuba, la più grande città dei Caraibi, una delle mete turistiche preferite a livello mondiale, per poi spostarsi nella provincia di Pinar del Rio, per conoscere i villaggi contadini e le zone rurali, per scoprire la vera Cuba e i veri cubani. Saranno proprio queste due realtà, la Cuba cosmopolita, internazionale, brillante e famosa de La Habana e la Cuba intima, genuina e solare del campo, che cercheremo di scoprire e mettere a confronto durante il workshop di fotografia sociale El campo y la ciudad. I campi di lavoro e conoscenza dell’Arci sono un’esperienza di volontariato a breve termine dove si vive e lavora

insieme, organizzati per promuovere la solidarietà e la cooperazione internazionale e, attraverso l’implementazione di attività concrete sul terreno, per sviluppare valori quali il dialogo interculturale, la collaborazione e la pace. Le iscrizioni scadono il 23 febbraio e la quota di partecipazione è di 2.200 euro. Per contatti e informazioni: campidilavoro@arci.it, info@giuliodimeo.it Le proposte dell’estate 2015 sul sito www.arciculturaesviluppo.it a partire da fine marzo.

litiche sociali, lavoro, ambiente, democrazia e partecipazione, lotta al neoliberismo, diritti delle donne, giovani generazioni e cultura… Molte delle reti europee a cui l’Arci partecipa, e molti interlocutori della sponda sud del Mediterraneo, stanno lavorando sugli eventi che porteranno al Forum. Insieme alla Cgil e a molte altre organizzazioni italiane, europee e mediterranee (il Forum Civico Europeo, la Rete Euromediterranea per i Diritti Umani, la Piattaforma Euromed, Solidar, la rete delle ONG arabe, il Forum Tunisino per i diritti economici e sociali, Alternatives Marocco e altri) proseguirà il lavoro che ci ha visti impegnati anche a Lampedusa, per la costruzione della rete Alternative Mediterranee. Sono in preparazione due assemblee di convergenza fra gli attori sociali del Mediterraneo. Insieme alla Cgil, stiamo verificando la possibilità che Solidar, il Forum Civico Europeo e la Rete Euromediterranea per i Diritti Umani promuovano un grande dibattito sul ‘dopo Parigi’, per affrontare con gli interlocutori della sponda sud un dialogo finalizzato ad affrontare insieme le sfide che le ultime drammatiche vicende pongono a tutti noi. Con Libera e altri interlocutori internazionali, l’Arci è già coinvolta in un seminario sulla legalità e la lotta alla corruzione. Con la Carovana Antimafie e Libera saremo impegnati nell’organizzazione di un seminario sulla tratta degli essere umani e le nuove schiavitù. La rete europea contro il TTIP si riunirà nel Forum, così come quella contro le grandi opere inutili, quella dell’acqua e altre. Nel 2013 la delegazione dell’Arci fu molto numerosa. Anche questa volta, chi intende partecipare è bene si organizzi per tempo, prima che diventi difficile trovare voli e alloggi. Da Genova si sta organizzando un viaggio in traghetto a prezzi economici. Le commissioni, i comitati o i singoli compagni e compagne interessati a partecipare possono scrivere a: bolini@arci.it Faremo il possibile per favorire e aiutare, dal punto di vista logistico e del programma, la nostra partecipazione. Le informazioni generali sul Forum si trovano sul sito www.fsm2015.org


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arcireport n. 3 | 29 gennaio 2015

Tomaso ed Eli liberi

La Corte Suprema indiana ha annullato l’ergastolo per i due giovani liguri di Alberto Calandriello socio Arci e portavoce ‘Alziamo la voce’

Come tutte le cose desiderate, attese, anche il lieto fine alla assurda vicenda di Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni è arrivato quasi a sorpresa. La storia incredibile dei due ragazzi italiani arrestati cinque anni fa in India con l’accusa di aver ucciso il loro compagno di viaggio Francesco Montis si è conclusa alle prime luci dell’alba italiana di martedì 20 gennaio, con la sentenza di assoluzione da parte della Corte Suprema indiana, che ha ribaltato la condanna all’ergastolo che per ben due gradi di giudizio aveva colpito i due nostri connazionali. Gioia, commozione e grande entusiasmo sono le reazioni che hanno attraversato l’Italia martedì scorso, coinvolgendo le tante, tantissime persone che, a dispetto del silenzio dei media, hanno per anni provato a portare alla ribalta della cronaca questa storia. È stata una strada lunga, faticosa e dolorosa quella che Tom ed Eli hanno dovuto percorrere prima di uscire da questo tunnel di perizie superficiali, prove inconsistenti e, su tutto, l’allucinante atteggiamento della giustizia indiana, che quasi con fare irridente ha rimbalzato la vita di queste due persone tra feste, rinvii, scioperi ed assenze ingiustificate. Ma ora che la parola fine è stata posta e nel modo che tutti speravamo, l’importante è che Tom ed Eli tornino dalle loro famiglie e si riprendano la loro vita, alla quale sono stati tolti ingiustamente cinque anni, che nessuno potrà restituirgli. Cinque anni durante i quali ad Albenga gli amici di infanzia di Tomaso non lo hanno mai abbandonato, restando sempre al suo fianco, credendo alla sua innocenza con

la sicurezza che solo un’amicizia nata da bambini può dare. Loro e la famiglia di Tomaso sono i veri protagonisti di questa storia, le loro iniziative, la loro incrollabile forza di volontà, la loro testarda ostinazione nel non abbassare mai la guardia sono gli interpreti principali che meritano di festeggiare come si deve il ritorno a casa del loro amico e figlio. Questa storia insegna diverse cose, sull’informazione in Italia e sull’impatto che essa ha sull’opinione pubblica, ma la cosa principale che deve restare sta forse proprio nelle prime parole che Eli e Tom hanno scritto appena usciti dal carcere di Varanasi: «La verità è sempre vincente». Una vittoria, quella di questa verità che si è fatta desiderare, arrivata quasi insperata così come, nel dicembre scorso, era arrivata la notizia che dopo più di un anno il caso era stato finalmente discusso in aula. La verità che sta accompagnando Tom ed Eli in Italia in queste ore ci riporta non solo due ragazzi vittime di un incubo, ma la soddisfazione di una mobilitazione davvero spontanea e davvero civile, di una parte della nostra società che ha voluto approfondire una vicenda complessa e difficile senza che la stessa venisse in nessun modo amplificata da giornali e tv. La lezione di questa odissea sta proprio nell’esserci scoperti capaci di lottare anche nell’ombra, in un’ombra artificiale creata forse ad arte, di combattere per ottenere un po’ di luce e visibilità e di aver resistito fino a vedere la giustizia affermarsi. La verità è sempre vincente anche quando la strada per raggiungerla sembra impraticabile.

Il progetto ‘Album di famiglia’ Parte dall’Arci di Corato il progetto Album di famiglia a cura di Glooscap, laboratorio di ricerca e arti visive. Il 21 e il 22 febbraio sarà presentato e avviato il progetto che intende ampliare l’archivio delle memorie fotografiche familiari in Puglia, già avviato con il progetto Hidden Heritage, sulla catalogazione dell’archivio Abmc (Archivio biblioteca museo civico) di Altamura. Il progetto introduce la riflessione sulla fotografia come principale strumento di riproduzione iconografica e fondamentale fonte

storico-documentaria. I workshop Album di famiglia costituiscono la prima fase del progetto, didattica ed esplorativa. Sono itineranti, finalizzati sia alla raccolta che alla catalogazione di immagini di famiglia pugliesi, la cui datazione va dall’invenzione agli ‘70 del Novecento. Il programma didattico prevede due incontri e si svilupperà su quattro argomenti principali. I docenti saranno Michela Frontino e Francesco Saverio Colella. Info e iscrizioni su www.glooscap.org

daiterritori

in più TAvolata di quartiere CATANIA A conclusione del pro-

getto RadioAttivo, Radiomatria e l’Arci Catania, insieme al comitato Cittadini Attivi San Berillo, propongono la seconda Tavolata di quartiere. Appuntamento domenica 1 febbraio dalle ore 11 in via Pistone. Nel corso della giornata ci saranno giochi per bambini, cucina di quartiere, diffusione musicale, jam session e tanta socialità. catania@arci.it

festa di tesseramento NARNI SCALO (TR) Il 31 genna-

io festa di tesseramento al circolo Arci Il parco: alle 18 verranno presentati il comitato, il nuovo programma e il progetto di quello che sarà il Centro giovanile del Parco dei Pini; alle 21 concerto acustico con i brani di Gillo & Reggae Fistols e a seguire Danz hall. www.arciterni.it

appuntamento al basaglia TORINO Al Caffè Basaglia il 31 gen-

naio dalle 21.15 ci sarà Ma...che cos’è questa crisi? Saranno recitati famosi brani di musica leggera italiana e straniera, per descrivere una certa idea di mondo, punti di vista, emozioni, utopie da ricordare in tempi di crisi economica e di valori. Ingresso riservato ai soci Arci. www.caffebasaglia.org

i canti dei partigiani VERBANIA Anpi Verbania, in

collaborazione con Arci e altre associazioni presenti sul territorio, lancia il concorso I canti e le canzoni dei partigiani, oggi: bando di composizione e rielaborazione per cori, gruppi, band musicali, artisti, singoli e scuole. Iscrizioni fino al 2 giugno, esibizione e premiazione dei gruppi selezionati il 21 giugno presso la Casa della Resistenza Fondotoce. www.anpiverbania.it

cineforum aurunco SESSA AURUNCA (CE)

Arci Matidia presenta la 41esima edizione del Cineforum Aurunco. Appuntamento presso l’Auditorium della scuola media ‘F. De Sanctis’ ogni giovedì alle 18.30 a partire dal 5 febbraio. fb Arci Matidia Sessa Aurunca


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arcireport n. 3 | 29 gennaio 2015

daiterritori A BOLOGNA

‘Un proiettore per Piacenza’, continua la raccolta fondi a sostegno di Cinemaniaci Continuano le iniziative a sostegno della campagna di raccolta fondi Un proiettore per Piacenza, che aiuterà l’Arci Cinemaniaci a mettere insieme la cifra necessaria ad acquistare un proiettore digitale professionale con impianto audio adeguato per il cinema all’aperto di Piacenza, senza il quale l’associazione rischia di dover sospendere le proprie attività. Coinvolti anche i Musei Civici di Palazzo Farnese e della Galleria Alberoni, che hanno deciso di sostenere Un proiettore per Piacenza con l’offerta di biglietti a prezzi scontatissimi o gratuiti a coloro che effettueranno donazioni per la campagna. La prossima iniziativa è in programma sabato 31 gennaio al Teatro San Matteo: si tratta dello spettacolo Teatrando, a cura della compagnia teatrale L’Agorà di Fombio – Lodi. Sei brevi atti unici ispirati al repertorio di Achille Campanile e di altri autori umoristici, con dialoghi surreali e molta sana ironia sulle debolezze umane e i conflitti nelle coppie. Sarà richiesta a tutti i partecipanti una sottoscrizione minima di 8 euro che andranno interamente devoluti alla campagna di crowdfunding. Lunedì 2 febbraio alle ore 21 ci sarà una cine-cena a La Muntà, cena di raccolta fondi a tema cinematografico. I piatti saranno ispirati a celebri film come Il postino o Pomodori verdi fritti. Informazioni per donare su www.cinemaniaci.org

Cremona, una città ferita La manifestazione del 24 gennaio a Cremona, che avrebbe dovuto dare voce a chi pochi giorni prima aveva subito una aggressione fascista, è stata brutalmente interrotta da decine di violenti in assetto di guerra. Il raduno antifascista indetto dal centro sociale Dordoni a seguito degli scontri del 18 gennaio, che avevano visto il ferimento di un attivista del centro sociale da parte di alcuni militanti fascisti di CasaPound, era iniziato pacificamente e successivamente degenerato. «L’eredità della lotta di Liberazione contro l’incubo del fascismo ci ha permesso di dare al paese una prospettiva di pace e democrazia - dichiarano dall’Arci di Cremona - questa è la nostra scelta: contro la violenza e contro ogni violenza. Chi usa la violenza è contro di noi e contro la città ma non ci fa paura: il pacifismo e l’antifascismo vivono attraverso la forza delle nostre parole, la passione delle nostre musiche, l’allegria dei nostri colori». www.arcicremona.org

Mondovisioni Anche Arci Bologna è tra i partner della rassegna dei documentari di Internazionale dal titolo Mondovisioni, che torna in città per il terzo anno grazie alla collaborazione tra Kinodromo, Sfera Cubica e Locomotiv club. In programma sette tra i documentari più interessanti della scena mondiale, che offrono istantenee sul presente e visioni del futuro, su temi come i conflitti in Nord Africa e Medio Oriente, immigrazione e clandestinità, il ruolo dei social network nella rivolta in Siria, il neocolionialismo e i controversi rapporti tra Africa ed Europa, le difficili e pericolose vite degli attivisti a sostegno del libero accesso alle informazioni. Le proiezioni si terranno un martedì ogni due settimane a partire dalle 21.15 al Kinodromo. www.arcibologna.it

La Resistenza di Kobane La Resistenza di Kobane. Il racconto di Ivan ‘Grozny’ Compasso è il titolo dell’iniziativa che si svolgerà a Grugliasco (TO) presso l’Arci Casseta Popular domenica 1 febbraio dalle 19. Dopo essere entrato a Kobane, città siriana al confine con la Turchia simbolo della resistenza curda contro l’avanzata dell’Isis, grazie ad un trafficante di uomini e ad alcune centinaia di dollari, il reporter freelance Ivan ‘Grozny’ Compasso racconterà la sua incredibile esperienza. Porterà con sé foto e video di una città in guerra ma anche la testimonianza dell’autogoverno curdo. Si parlerà quindi di Rojava, regione autonoma del Kurdistan, stretta tra Iraq, Iran, Siria e Turchia, dove si sperimenta una democrazia basata sul centralismo della donna, l’autodifesa e la ridistribuzione della ricchezza. fb Casseta Popular


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società

Gandhi testimone della Campagna ‘Un’altra Difesa è possibile’ La Campagna Un’altra Difesa è possibile lancia una nuova iniziativa: in occasione del 30 gennaio - anniversario della morte di Gandhi - chiede a tutti i comitati locali di attivarsi per dare un nuovo impulso con iniziative, tavoli di raccolta firme e diffusione comunicati stampa. Gandhi è il fondatore della nonviolenza moderna, che ha indicato una possibile via d’uscita dalla follia della guerra. Il 30 gennaio del 1948 M.K. Gandhi veniva assassinato da un fondamentalista indù, che voleva vendicarsi per la politica di convivenza interreligiosa attuata dal Mahatma per la sua apertura nei confronti dei musulmani. Gandhi è il fondatore della nonviolenza moderna, che ha indicato una possibile via d’uscita dalla follia della guerra e del terrorismo. Ha mostrato che è possibile difendersi e liberarsi dalla violenza utilizzando metodi civili, non armati, nonviolenti. È dunque il ‘testimone’ della Campagna Un’altra Difesa è possibile, promossa dalle sei Reti nazionali che raggruppano oltre 200 associazioni della società civile italiana, del mondo del pacifismo, della nonviolenza, del disarmo, del servizio civile, della

cultura, dell’assistenza, dell’ambientalismo, del sindacalismo. L’invito a tutti i comitati, in occasione del 30 gennaio, è quello di rendersi protagonisti attivi della Campagna, dandole una spinta per farle fare un passo avanti. Tantissime sono le possibilità: inviare alla stampa locale il comunicato predisposto come Campagna (presente sul sito) inserendo, dove possibile, le iniziative locali che saranno realizzate e comunicate alla segreteria per la pubblicazione sul sito; portare i moduli alla segreteria del proprio Comune; appendere una locandina nei luoghi di lavoro; coinvolgere il Sindaco del proprio Comune; contattare altre associazioni da coinvolgere nella Campagna. La Campagna Un’altra Difesa è possi-

il libro Buongiorno Palestina

bile, attiva da due mesi, si concluderà a fine maggio 2015 con la raccolta delle 50milafirme necessarie alla presentazione alla Camera dei Deputati del progetto di Legge di iniziativa popolare ‘Istituzione e modalità di finanziamento del Dipartimento della Difesa civile, non armata e nonviolenta’. L’iniziativa vuole dare piena attuazione all’articolo 52 della Costituzione italiana (la difesa della patria) istituendo nell’ ordinamento forme di Difesa civile, in coerenza con l’articolo 11 (il ripudio della guerra). Nel concreto, la proposta di legge che i cittadini possono sottoscrivere vuole l’istituzione e il finanziamento del Dipartimento per la Difesa civile non armata e nonviolenta che comprenda i Corpi civili di pace e l’Istituto di ricerche sulla Pace e il Disarmo e che abbia forme di interazione e collaborazione con il Dipartimento della Protezione civile, il Dipartimento dei Vigili del Fuoco ed il Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale. È possibile informarsi su come partecipare e dove firmare consultando il sito www.difesacivilenonviolenta.org

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di Fiamma Arditi - Fazi Editore

In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara

Pagine 250 - prezzo 16 euro

Direttore responsabile Emanuele Patti

Senza schierarsi a priori per una parte o per l’altra, Fiamma Arditi raccoglie in Buongiorno Palestina, le voci di ventuno palestinesi. Il risultato è il ritratto fresco e sorprendente di un popolo che spesso conosciamo solo attraverso gli stereotipi. Le voci dei palestinesi possono dirci molto in questo momento di nuove tensioni in tutto il Medio Oriente e con l’allontanarsi di una possibile ripresa dei negoziati di pace sospesi dal 2010. «Ho incontrato musicisti, pittori, registi, attori, scrittori, sceneggiatori, architetti, rapper, giornalisti. Mi hanno aperto la porta dei loro studi, delle loro case, le loro vite sono un cantiere in moto perpetuo, una fucina di idee, di progetti. Conoscere non vuol dire schierarsi, vuol dire avvicinarsi, mettere a fuoco meglio, entrare nella situazione e calarsi nei panni dell’altro» scrive l’autrice. Nato a New York, il progetto di questo libro si è sviluppato come un viaggio dalle sponde dell’Atlantico al cuore del Mediterraneo. Attraverso una fitta rete di contatti, la giornalista e attivista Fiamma Arditi ha incontrato e conosciuto personalmente decine di palestinesi, ha ascoltato le loro storie di vita e le ha tradotte in una serie di racconti di valore letterario e politico. Buongiorno Palestina non intende prendere parte all’annoso conflitto, piuttosto fornire un nuovo quadro e suggerire, attraverso una rosa di singolari biografie, possibilità di vita alternative, strategie di fuga dalla violenza nate in una striscia di terra carica di tensioni. Fiamma Arditi scrittrice e giornalista, collabora con la La Stampa e l’Unità. Vive e lavora a New York, ha fondato e dirige il Film Festival Senza Frontiere - Without Borders nel 2008. Per Fazi ha già pubblicato L’altra America.

Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 18 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/


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