Arcireport n 41 2014

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arcireport

settimanale a cura dell’Arci | anno XII | n. 41 | 11 dicembre 2014 | www.arci.it | report @arci.it

di Walter Massa

Capita a volte che ci siano coincidenze che un po’ fanno pensare, ed una di queste riguarda proprio la Giornata di azione globale per i diritti dei migranti, rifugiati e sfollati, decisa dal Forum Mondiale delle Migrazioni realizzato a Dakar (Senegal) nel febbraio 2011, che cade il 18 dicembre, data in cui, nel 1990, le Nazioni Unite adottarono la Convenzione per i diritti dei lavoratori migranti e le loro famiglie. Andando indietro nel tempo, troviamo infatti un altro 18 dicembre di enorme rilevanza nella storia delle conquiste dei diritti fondamentali: il 18 dicembre 1865, giorno in cui il Segretario di Stato dei neonati Stati Uniti d’America, William Henry Seward, formalizzò l’avvenuta ratifica del XIII emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti d’America che aboliva ufficialmente la schiavitù. Penso che possa essere utile ogni tanto ricordare quella storica data di due secoli fa, non fosse altro per rendersi conto di quanto sia aspro e difficile, e ancora molto lungo, il cammino verso un mondo senza più discriminazioni e ingiustizie. Ma anche, magari nei momenti di sconforto, per ricordare che nonostante tutto un bel pezzo di strada è stata fatta. Tornando ai giorni nostri è importante sottolineare l’aspetto a

mio avviso più significativo di questo 18 dicembre: il fatto che si tratta di una giornata di azione. Perché se le parole sono importanti, e a volte possono pesare più di macigni, è altrettanto vero che alle parole bisogna dare gambe per camminare e questo può avvenire solo quando tutte e tutti compiono un piccolo gesto, un’iniziativa a testimoniare la volontà concreta di contribuire a far sì che siano riconosciuti i diritti di migranti, rifugiati e sfollati. Una cosa sicuramente importante che tutte e tutti possiamo fare è approfondire la nostra conoscenza del problema attraverso una lettura della Carta Mondiale dei Migranti approvata a Gorée (Ciad) il 4 febbraio 2011 ( disponibile sul sito http://globalmigrantsaction.org). «Le politiche di sicurezza attuate dagli Stati Nazione - si legge ad esempio nella Carta - inducono a credere che le migrazioni siano un problema e una minaccia, mentre costituiscono un fatto storico naturale, complesso, certo, ma che, lungi dall’essere una calamità per i paesi di residenza, costituisce un contributo economico, sociale e culturale di valore inestimabile». Parole che sono alla base dell’impegno che la nostra associazione da sempre porta avanti e che trovano una corretta

sintesi nell’affermazione «Persone non numeri». L’ultimo rapporto pubblicato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, parla di 40mila migranti morti lungo le rotte migratorie terrestri e marittime sin dal 2000, senza contare le persone scomparse, i nuovi ‘desaparecidos’. Di questi quasi 22mila sono quelli deceduti nel Mar Mediterraneo, come è stato ricordato anche a Lampedusa in occasione del Festival Sabir che per cinque giorni, dal primo al 5 ottobre, abbiamo organizzato con il Comitato 3 ottobre e il Comune dell’isola, ad un anno di distanza dalla tragedia che costò la vita a 368 persone. Per questo abbiamo tempestivamente chiesto al Governo di non cedere alle spinte demagogiche e xenofobe e di proseguire con la missione Mare nostrum, la scelta responsabile che oggi l’Italia deve compiere per dimostrare, nei fatti, che la salvaguardia di ogni vita umana è il primo dovere di uno Stato che voglia definirsi civile e democratico. E per questo lavoreremo perché il Governo si faccia promotore in Europa dell’applicazione della Direttiva Europea 55/2001 sulla protezione temporanea e dell’avvio di un programma europeo di reinsediamento dei rifugiati in arrivo dalle aree di crisi e di conflitto.


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Sulla riforma della cittadinanza è tempo di scelte chiare e coerenti Quest’anno arriviamo al 18 dicembre, Giornata internazionale dei diritti dei migranti e delle loro famiglie, con il mondo dell’immigrazione in grande difficoltà e con una discussione pubblica che sta ancora una volta imboccando la via del razzismo. Questo progressivo peggioramento della situazione del nostro Paese ha spinto i promotori della campagna L’Italia sono anch’io a rilanciare la propria iniziativa, cogliendo l’occasione del 18 dicembre per provare ancora una volta a spostare il terreno del dibattito dalla difesa dagli attacchi razzisti alla promozione dei diritti. In particolare ci sembra vada riportato all’attenzione il tema della riforma della cittadinanza e del rapporto tra Stato e nuovi cittadini, a partire dai bambini e dalle bambine. La riforma della legge sulla cittadinanza è ancora ferma in Commissione Affari Costituzionali della Camera. Le tante proposte di legge dovrebbero convergere in un testo unificato la cui stesura è stata affidato a due relatrici: l’on. Marilena Fabbri del PD e l’on. Anna Grazia Calabria di FI. La nostra preoccupazione, espressa in

una prima tornata di audizioni, è che la pretesa di trovare una soluzione che accontenti tutti (a parte Lega e Fratelli d’Italia) porti a un testo contradditorio e inadeguato alla sfida che abbiamo davanti. Ma preoccupano anche l’imprevedibilità e le oscillazioni politiche del Presidente del Consiglio che, dopo aver affermato per un lungo periodo la necessità di introdurre lo ius soli, ossia che i bambini e le bambine nati in questo Paese da genitori di origine straniera potessero acquisire la cittadinanza fin dalla nascita, si è di recente spostato su posizioni che prevedono il cosiddetto ius culturae. Una formula vaga e pericolosa, perché rischia di concedere spazio alla richiesta, discriminatoria e ingiustificata, di dimostrare un livello minimo di ‘italianità’ da parte dei minori che vogliono accedere alla cittadinanza, ponendo come condizione che abbiano frequentato un ciclo scolastico. Questa proposta viene presentata come uno ius soli temperato, mentre rappresenta un passo indietro nel dibattito sulla riforma della cittadinanza perché non ne

condiziona l’accesso agli anni di residenza di uno dei genitori (la proposta della campagna parla di un anno di residenza di uno dei genitori, altre parlano di 5 anni), quanto a un comportamento del minore (la frequenza di un ciclo scolastico). Questo presuppone che lo stato fissi un livello di integrazione minima anche per il bambino, sul quale viene scaricato l’onere di dover dimostrare di aver compiuto un percorso di progressiva italianizzazione. Il 18 dicembre alle 16, nella sala Aldo Moro della Camera dei Deputati, in un incontro pubblico con la Presidente Laura Boldrini, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio, che è stato portavoce e promotore della nostra campagna, e l’onorevole Marilena Fabbri chiederemo che governo e Parlamento si assumano finalmente la responsabilità di fare una scelta precisa che, senza tentennamenti e equilibrismi, guardi al futuro del Paese e alla dimensione plurale che oramai caratterizza la nostra società.

Il 18 dicembre, contro il pareggio di bilancio, una giornata nazionale di raccolta firme e un dibattito a Roma Giovedì 18 dicembre sarà una giornata importante per la Campagna Conilpareggiociperdi. Infatti in tutte le città ci saranno banchetti per la raccolta di firme e iniziative di discussione. A Roma, nell’auditorium di via Rieti, dalle ore 17.30 alle 20.00, Stefano Rodotà, Susanna Camusso, Maurizio Landini, coordinati da Norma Rangeri si confronteranno sulla proposta di legge di iniziativa popolare di revisione costituzionale che vuole cancellare il pareggio di bilancio dalla Costituzione. La proposta, elaborata dal giurista Gaetano Azzariti, è molto semplice: non si limita a riportare in vita il testo precedente dell’articolo 81, modificato due anni fa dal governo Monti, ma vuole stabilire un principio importante, che compare anche nella più recenti e migliori Costituzioni, quello che prima viene la soddisfazione dei bisogni e dei diritti essenziali, quelli stabiliti nella prima parte della nostra Carta Costituzionale, poi la contabilità di bilancio. Prima le persone, quindi.

Del resto l’idea del pareggio di bilancio è in caduta libera, anche nel pensiero economico tradizionale. Pochi giorni fa il Sole24Ore metteva persino in dubbio che si trattasse di una proposta logicorazionale. L’autorevole editorialista del Financial Times, Wolfgang Munchau, ha più volte scritto che in questo modo il sistema dell’euro è destinato ad una implosione e quindi non hanno più senso le politiche dell’austerità e di contenimento del debito, lodando invece quelle avanzate da forze di sinistra come Syriza e Podemos, che, lungi da volere uscire dall’euro, propongono una ristrutturazione europea dei debiti. Tutto questo si scontra contro la volontà della Germania. Ma anche quel grande paese sta vedendo la decelerazione della propria crescita dovuta anche al fatto che i paesi emergenti extraeuropei stanno rallentando, chi per necessità, chi per scelta, come la Cina, mentre il mercato continentale europeo è sempre meno capace di assorbire le merci esportate dalla Germania per mancanza di capacità

d’acquisto delle popolazioni. Il governo Renzi stesso, malgrado l’enfasi posta sulla questione, ha poi rinviato al 2017 l’entrata in vigore del pareggio di bilancio, ma non vuole fare marcia indietro dal punto di vista normativo. Bisogna quindi imporglielo attraverso un’iniziativa popolare quale la raccolta di firme che, partita il 15 ottobre, ha come termine ultimo per legge il 15 aprile (il che significa in termini pratici non andare oltre il 15 marzo nel concentrare le firme a Roma, in vista della consegna in Cassazione). Si tratta di raccogliere almeno cinquantamila firme, ma certamente è bene proporsi obiettivi più ambiziosi e che sono alla nostra portata. Soprattutto perché in questo modo possiamo contribuire ad aprire nel paese una vera discussione su un tema non facile, ma indispensabile, quale la politica economica. L’ignoranza dell’argomento è la migliore arma in mano alle elites di potere che attualmente comandano in Europa. http://colpareggiociperdi.it


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‘Culture Jobs’: a Ferrara la settima edizione di Strati della cultura Sabato 13 dicembre interverrà il Ministro Dario Franceschini Si terrà a Ferrara, dall’11 al 13 dicembre, la settima edizione di Strati della cultura, l’appuntamento nazionale che l’Arci organizza ogni anno per confrontare le proprie proposte sulla ‘promozione culturale’ con il mondo delle istituzioni, della politica, della cultura. L’edizione 2014 si concentrerà sulle politiche a sostegno della cultura come opportunità di lavoro per i giovani e come volano per la rigenerazione delle città e delle loro comunità. Da tempo riteniamo che creatività, cultura e conoscenza possono diventare gli elementi principali per un nuovo sviluppo sociale ed economico del nostro Paese. Già oggi esistono energie creative straordinarie che si esprimono in forme anche non convenzionali ed intersecano mondi diversi come quelli dei ‘makers’, dell’autoorganizzazione associativa, del recupero di spazi urbani abbandonati o inutilizzati, delle produzioni culturali diffuse. Riteniamo urgente l’adozione di politiche attive per il sostegno delle pratiche e delle produzioni culturali e della conoscenza come una delle priorità dell’oggi per dare risposte concrete all’emergenza occupazionale dei giovani e per produrre reali innovazioni dei processi culturali,

produttivi e sociali. Anche in questa edizione il confronto su questi temi coinvolgerà enti e istituzioni, intellettuali ed esperti, con grande attenzione al ruolo delle amministrazioni locali. Sarà anche l’occasione per offrire ulteriori strumenti per migliorare l’efficacia delle esperienze associative dell’Arci che promuovono progetti culturali e creativi. Strati della cultura è un’iniziativa promossa dall’Arci con il patrocinio di Regione Emilia Romagna, Comune di Ferrara, ANCI, Culture Action Europe, Legacoop Cultura, SmartIT; con il sostegno della Regione Emilia Romagna – Assessorato alla Cultura e della Fondazione Unipolis; in collaborazione con Ucca (Unione dei Circoli Cinematografici dell’Arci), Arci Emilia Romagna, Arci Ferrara, Arci Zuni, Arci Bolognesi. Di seguito il programma dell’iniziativa: Giovedì 11 dicembre

Circolo Arci Bolognesi, Piazzetta San Nicolò, 6a ♦ ore 17.00/ 19.30 - Cantieri Culturali: incontri tra progetti culturali dell’Arci Venerdì 12 dicembre

Sala della Musica, Via Boccaleone 19

Guardando avanti, ripartendo dalla cultura Il programma del Congresso Ucca Il congresso Ucca si svolgerà presso la Sala della Musica a Ferrara, in Via Boccaleone 19, nelle giornate di sabato 13 e domenica 14 dicembre 2014. Sabato 13 dicembre I lavori di sabato 13 dicembre si articolano in una sessione mattutina condivisa con il programma di Strati per riprendere alle ore 15 con la prima sessione congressuale vera e propria. Ore 15 inizio lavori Ore 15.30 relazione della presidente uscente. Ore 16 nomina delle commissioni verifica poteri, elettorale, politica e statuto. Ore 16.30 relazione del candidato alla presidenza nazionale. A seguire dibattito. I lavori potranno essere intervallati

dalla presentazione di opere e progetti dei circoli Ucca presenti. Dopo la cena, che si terrà presso il circolo Arci Zuni (Via Ragno 15), i/le delegati/e al congresso potranno assistere gratuitamente alla proiezione del film Mommy di Xavier Dolan (Francia/ Canada, 2014), vincitore del Premio della Giuria al Festival di Cannes 2014, presso la sala Boldini (via Previati 18). Domenica 14 dicembre Ore 9.30 ripresa dei lavori A seguire dibattito Ore 11 relazioni delle commissioni e relative deliberazioni. Ore 12 elezione degli organismi dirigenti. A seguire convocazione del neo-eletto Consiglio nazionale per l’elezione del Presidente nazionale.

♦ ore 9.00 / ore 10.30 - Restituzione in plenaria dei ‘Cantieri Culturali’ ♦ ore 10.30/ ore 13.00 - Giovani, cultura, lavoro Partecipano Roberto Calari (Coordinatore Nazionale Legacoop Cultura), Michele Dantini (Università del Piemonte Orientale), Claudia Girotti (Alma Laurea), Bertram Niessen (Doppiozero/CheFare), Vanessa Palluchi (Presidente Legambiente Scuola e Formazione). Coordina Carlo Testini (Arci). ♦ ore 15.00 / 17.00 - ‘Meraviglioso urbano’. Cultura e rigenerazione urbana Partecipano Mario Abis (IULM Milano), Luca Bergamo (segretario generale Culture Action Europe), Francesca Chiavacci (presidente nazionale Arci), Walter Dondi (direttore Fondazione Unipolis), Diego Farina (Città della Cultura/Cultura della Città), Massimo Maisto (Vice Sindaco Comune di Ferrara/GAI-Giovani Artisti Italiani), Paolo Verri (direttore Matera 2019). Coordina Federico Amico (Arci). ♦ ore 17.30/ 19.30 - Il contemporaneo nello spazio pubblico Partecipano Christian Caliandro (Storico dell’Arte Contemporanea), Alessandro Nassiri (artista), Roberto Paci Dalò (artista). Coordina Marco Trulli (coordinatore progetto Ville Ouverte). Sabato 13 dicembre

Sala della Musica ♦ ore 10.00 / 11.30 - Cinema del reale o del possibile? Partecipano Fabrizio Grosoli (Distributore e Direttore artistico del Trieste Film Festival), Giovanni Piperno (regista), Emanuele Sacchi (critico cinematografico e saggista). Coordina Roberto Roversi (Ucca). ♦ ore 11.30/ 13.00 - Nuove prospettive per il sistema regionale del cinema in Emilia Romagna. Buone pratiche amministrative e protagonismo del settore. Partecipano Massimo Maisto (Vice Sindaco Comune di Ferrara/GAI-Giovani Artisti Italiani), Massimo Mezzetti (già assessore alla Cultura della Regione Emilia Romagna), Claudio Reginelli (Segretario Unione AGIS Emilia Romagna). Coordina Greta Barbolini (UCCA) Alla fine della mattinata interverrà l’onorevole Dario Franceschini, Ministro per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo. A seguire dal 13 pomeriggio si terrà il Congresso Nazionale UCCA - Unione Circoli del Cinema dell’Arci.


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L’eterna emergenza che produce corruzione di Filippo Miraglia vicepresidente nazionale Arci

La vicenda romana, ‘Mafia Capitale’, è la conferma di quanto da tempo l’Arci dice sulla necessità di uscire dalla logica dell’emergenza e da quella dei campi. La logica dell’emergenza ha consentito l’ingresso di soggetti senza competenze nella rete d’accoglienza richiedenti asilo e rifugiati. Sull’accoglienza, abbiamo sempre sostenuto che bisogna partire dal protagonismo dei comuni e delle comunità locali, con la mediazione sociale delle organizzazioni del terzo settore. Organizzazioni che dovrebbero dimostrare, come nel caso dello Sprar, esperienza e competenza. Abbiamo rifiutato che, in nome dell’emergenza, non venisse verificata la qualità dei servizi offerti, la competenza dei soggetti coinvolti, la trasparenza dell’affidamento degli appalti e non venisse coinvolto il territorio. Sono stati nominati commissari straordinari, coinvolte protezione civile e prefetture, che si preoccupano di recuperare i posti letto per lo più con gare al massimo

ribasso. Grandi centri con molti posti, nessuna garanzia sulla qualità del servizio, nessuna verifica. L’esatto contrario della rete Sprar che gestisce migliaia di posti, certo non senza problemi, ma con una procedura trasparente, il coinvolgimento di enti locali e territorio, un monitoraggio costante. La logica dei campi consente, soprattutto se legata all’emergenza, anche lo scandalo della corruzione. Ma questo è solo un aspetto del problema. Nei campi si confinano le persone in spazi separati, si alimenta il disagio e il razzismo. Paradossalmente le persone segregate sono viste come profittatori, con un’inversione di ruoli che scarica su di loro le scelte di un sistema che non funziona. E il paradosso in questi giorni è diventata la strategia comunicativa di tanti politici e giornalisti. Denunciare gli sprechi è sacrosanto. Bisogna però distinguere chi fa un buon lavoro da chi lucra sul disagio, evitando di evocare soluzioni che vanno nella direzione di cancellare i servizi o di

privatizzarli. Il rischio vero non è solo che si butti via il bambino con l’acqua sporca, ma che si facciano scelte, sempre in nome dell’emergenza, che produrranno ulteriori sprechi e corruzione. Negli ultimi mesi è stata alimentata l’idea che bisogna tornare ad una centralizzazione dei servizi. Che è meglio affidarsi al Governo piuttosto che alle regioni e agli enti locali. Bisognerebbe avviare subito invece un progressivo inserimento sociale dei rom, assegnandogli case e chiudendo i campi. Così come bisognerebbe distribuire i rifugiati in normali appartamenti, responsabilizzandoli sul loro percorso d’inserimento e puntando a un coinvolgimento reale del territorio, chiamando i soggetti che in quelle comunità operano. La corruzione è radicata nella nostra cultura. Per estirparla serve il controllo e il protagonismo dei cittadini e delle comunità locali, non il ritorno a uno stato centralista dove tutto è controllato dai prefetti.

Mafia Capitale: l’incontro di due storie di Andrea Masala Arci Roma

Mafia Capitale è un incontro di due storie. La prima è quella del neofascismo italiano che, con l’elezione di Alemanno a Sindaco di Roma, ha la possibilità di gestire direttamente il potere nella nostra città. A tutti i livelli dell’Amministrazione e delle Aziende Partecipate Alemanno piazza esponenti di tre generazioni di neofascisti: i suoi coetanei, gli ex naziskin anni ’90 e gli esponenti dell’ultimo neofascismo di Casapound e Forza Nuova. La seconda storia è quella di una galassia di enti gestori storicamente connotati ‘a sinistra’ che si sentono fortemente minacciati dall’arrivo di Alemanno. Molte cooperative organizzarono forme di mobilitazione, altre cercarono ‘protezione’ presso consiglieri comunali dell’opposizione, altre ancora hanno cercato più inconfessabili relazioni. Queste ultime, stando all’inchiesta della magistratura, appartengono alla galassia orbitante intorno alla 29 Giugno, ma ancora non sappiamo se sono le sole. Si tratta di un gruppo di cooperative storiche dedite per lo più all’inserimento lavorativo di ex detenuti, che per gran parte della loro storia non si sono occupate di immigrazione. L’occasione arriva con le grandi ‘emergen-

ze’degli ultimi anni di Veltroni sindaco; la logica dell’emergenza prevede infatti affidamenti diretti e cifre incontrollate, così su campi Rom, assistenza alloggiativa, centri di accoglienza si affacciano soggetti fino ad allora dediti ad altri generi di servizi. E l’accoglienza a Roma assomiglia sempre più ad un monopolio riconducibile alla galassia 29 Giugno e a un’Arciconfraternita poi sciolta e trasformatasi in altre strutture indipendenti. È questo monopolio che non si vuole perdere con l’arrivo di Alemanno. L’incontro di queste due storie passa per Massimo Carminati, punto di collegamento negli anni ’70 e ’80 tra NAR e Banda della Magliana e oggi tra vari gruppi criminali e quelle generazioni di neofascisti arrivati al potere. Questo incontro, oltre a garantire il monopolio, riuscirà ad arricchirlo ulteriormente. E per farlo si usano tutti i metodi della criminalità organizzata: dalla corruzione all’intimidazione (i fatti di Tor Sapienza sembrano infatti alimentati da settori neofascisti non solo per speculazione politica, ma anche per intimorire le cooperative indipendenti). Da una parte Carminati garantisce le

relazioni con i neofascisti al potere con Alemanno, dall’altra Salvatore Buzzi della 29 Giugno mette a disposizione strutture e organizzazione del lavoro per questi settori tradizionalmente distanti dai business legali ed illegali dell’estrema destra. Con l’elezione di Marino questa costruzione entra in crisi, non si hanno più riferimenti certi, e allora si cerca di corrompere, cambiare assessori, addirittura di far cadere il Sindaco, pur di non perdere quel business che «rende più della droga». L’inchiesta di Pignatone ferma questo ennesimo sacco di Roma e svela l’intreccio malato che avvelena la città. Un intreccio che non sarebbe potuto esistere senza alcune degenerazioni storiche della capitale: il clientelismo, il consociativismo, il collateralismo sono stati il terreno fertile su cui si è versato il concime dell’emergenza sociale: quel meccanismo per cui tutto diventa opaco, senza controllo. Arci Roma da anni denuncia queste storture, con la sua rete di circoli e la gestione trasparente e partecipata dei servizi di inclusione sociale è stata parte della città sana che resiste e che ora vuole vedere riconosciute le sue ragioni troppo a lungo trascurate dall’Amministrazione.


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paceedisarmo

Un’altra Difesa è possibile Una legge di iniziativa popolare per la Difesa civile, non armata e nonviolenta Con la giornata nazionale di raccolta firme del 10 dicembre - Giornata mondiale dei Diritti Umani - si è formalmente aperta la Campagna Un’altra Difesa è possibile, che punta a raccogliere almeno 50mila firme entro la fine di maggio per una proposta di legge di iniziativa popolare dal titolo ‘Istituzione e modalità di finanziamento del Dipartimento della Difesa civile, non armata e non violenta’. L’obiettivo dei promotori è quello di dare finalmente piena attuazione all’art. 52 della Costituzione (sacro dovere della difesa della patria) istituendo forme di Difesa civile e nonviolenta in coerenza con l’art. 11 (ripudio della guerra). In concreto, la proposta di legge che i cittadini potranno sottoscrivere prevede di istituire un dipartimento che comprenda i Corpi civili di pace e l’Istituto di ricerche sulla pace e il disarmo e che abbia forme di collaborazione con il dipartimento della Protezione civile, quello dei Vigili del fuoco e col Dipar-

timento della Gioventù e del Servizio civile nazionale. Il finanziamento della nuova Difesa civile sarebbe garantito, oltre che dallo spostamento di risorse dalla spesa militare, sostanzialmente rimasta immutata nonostante la crisi, anche dalla possibilità per i contribuenti di destinare a

Il governo gioca alla battaglia navale La Commissione Difesa della Camera ha dato il via libera al nuovo programma di una quindicina di navi militari che nei prossimi 19 anni ci porterà a spendere più di 5,4 miliardi di euro. Si tratta di pattugliatori - corredati di mitragliatrici, cannoncini, lanciasiluri ed altri raffinati sistemi d’arma - che si aggiungono al programma delle fregate FREMM iniziato una decina di anni fa e che costa più di 5 miliardi. In tutto, oltre 10 miliardi di euro per una ‘battaglia navale’ senza senso, finanziata con i soldi presi dai fondi dello ‘sviluppo economico’: fondi che potrebbero essere più utilmente spesi per sostenere i settori industriali in crisi del nostro paese. Soldi che potrebbero essere utilizzati per rilanciare le imprese che rischiano di chiudere e per gli investimenti nel campo delle energie rinnovabili, nella mobilità sostenibile, nelle nuove tecnologie. Tra l’altro tutti questi soldi - che si trovano appunto sui capitoli di spesa del ministero dello sviluppo economico - non vengono mai contabilizzati

come spese della Difesa e questo porta a sottostimare la spesa militare nel nostro paese. Come ha dimostrato l’ultimo rapporto di Sbilanciamoci! investiremo nel 2015 per le spese militari ben 23,5 miliardi di euro: nonostante la spending review, la spesa militare non viene quindi sostanzialmente intaccata. Agli oltre 10 miliardi per le navi militari, vanno aggiunti i 13 miliardi per gli F35. Dicono al governo che queste navi serviranno anche all’antinquinamento e a salvare le vite dei migranti nel Mediterraneo. Non si capisce a cosa servano lanciasiluri e cannoni per salvare le vite dei migranti: una vera ipocrisia. Se sommiamo la spesa degli F35 a quella delle FREMM e alla spesa di queste nuove navi e di altri sistemi d’arma arriviamo a sforare i 25 miliardi di euro. Se poi mettiamo insieme tutti gli investimenti pluriennali nei sistemi d’arma arriviamo alla stratosferica cifra di 43 miliardi di euro. Una spesa colossale. «Ma a chi dobbiamo dichiarare guerra?», ci sarebbe da chiedersi.

questo scopo il 6xmille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche. La proposta di legge di iniziativa popolare e le tappe più significative della Campagna verranno illustrate in una conferenza stampa che si terrà il 15 dicembre alle 12 a Roma, presso la sede del Centro servizi per il volontariato del Lazio (Cesv) in via Liberiana 17 (accanto a Santa Maria Maggiore). Saranno presenti esponenti delle reti promotrici e delle organizzazioni aderenti. La Campagna è promossa da Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile, Forum nazionale per il Servizio Civile, Rete della Pace, Rete italiana per il Disarmo, Sbilanciamoci!, Tavolo interventi Civili di Pace.

Una petizione di intellettuali israeliani Gli scrittori israeliani Amos Oz, David Grossman e Abraham Yehoshua hanno firmato una petizione indirizzata ai Parlamenti europei per riconoscere la Palestina come Stato. «Un atto di incoraggiamento soprattutto per il negoziato. E anche perché Abu Mazen continui nelle trattative», ha spiegato Abraham Yehoshua che sulle prossime elezioni ha commentato: «Netanyahu deve lasciare. È ora che si formi un blocco di centrosinistra per impedire uno Stato binazionale e dire basta agli insediamenti». Fra i circa 800 firmatari della petizione - riferisce l’organizzazione Gush Shalom, citata da Haaretzvi sono anche il Nobel israeliano Daniel Kahneman, l’ex presidente della Knesset Avraham Burg e l’ex ministro Yossi Sarid. La lettera è stata già inviata ai Parlamenti belga e danese e presto arriverà anche a quello irlandese. Nei tre Paesi sono in programma votazioni in favore del riconoscimento, come è già accaduto in Francia, Gran Bretagna e Spagna. Il governo israeliano ha duramente criticato la petizione perché, dichiara, queste iniziative non aiutano la pace.


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editoria

Tagli al fondo per l’editoria: una vera censura politica Una riduzione dei rimborsi per l’editoria era nell’aria. Ma non in queste dimensioni e soprattutto non con un taglio retroattivo. Non fino al punto di configurarsi come una vera e propria censura politica, come una ghigliottina per tante voci dell’informazione. E invece, se Palazzo Chigi non tornerà sui suoi passi, i peggiori timori si avvereranno: decapitando il fondo dell’editoria, il governo intonerà il de profundis per migliaia di giornalisti, impiegati, operai. Si può discutere su un fondo per l’editoria dato a macchia d’olio, però non si può agire così, dando un colpo basso, proditorio, visto che il taglio si riferisce ai rimborsi per il 2013, appostati nei bilanci già chiusi l’anno scorso. Di conseguenza tantissime testate dovranno

portare i libri in tribunale e dichiarare fallimento. È una vera e propria decapitazione di una parte dell’informazione italiana, la cancellazione di molte voci con storie diverse ma tutte espressione di una pluralità di punti di vista politici, culturali, sociali destinati a scomparire. Sappiamo che il fondo per l’editoria è stato anche un pozzo di denaro dove attingere soldi, per far nascere iniziative

Persi 5 milioni di libri in un anno ma i ragazzini salvano il mercato Anche quest’anno un segno meno generalizzato caratterizza l’intero mercato del libro, e non solo quello prodotto dalla piccola e media editoria. Si comprano sempre meno volumi: in calo sia le vendite per numero di copie, che ‘a valore’ (il fatturato in base al prezzo di copertina). Considerando infatti l’intero mercato - grandi e piccoli editori insieme, tutti i canali di vendita compresa la grande distribuzione - nei primi dieci mesi di la perdita segna un meno 4,6 % di fatturato (pari a circa 43 milioni di euro) e un meno 7,1 di copie di volumi di carta venduti, che equivale a cinque milioni e mezzo di libri in meno rispetto al 2013. Numeri che vanno a sommarsi a quelli di una crisi già forte negli anni precedenti: considerando i dati del biennio 2012-2014 il fatturato è infatti passato da un miliardo di euro circa ai 904 milioni odierni, e le copie vendute da 79 milioni circa a 72 milioni. In controtendenza, un dieci per cento circa di piccoli e medi editori che crescono. Nella tendenza generale del mercato (negativa) — tutto il mercato, grandi e piccoli insieme — sono comunque interessanti alcuni dati che riguardano i diversi generi più o meno venduti: cresce ancora, ad esempio, il peso dei volumi per bambini e ragazzi, al punto che le copie raggiungono il 20,5% del totale e si avvicinano sempre di più al segmento della fiction straniera, il genere più venduto in assoluto e che pesa per il 26,1% (in calo però rispetto agli ultimi anni). Il mondo salvato dai ragazzini, si potrebbe azzardare giocando con un celebre titolo di Elsa Morante: un libro su cinque tra quelli che si vendono in Italia è pensato per loro. E il genere infanzia si piazza al secondo posto anche nel mercato specifico dei piccoli editori: per loro un quarto delle copie vendute riguarda la non fiction pratica (manualistica, cucina, salute, tempo libero, guide), ma a seguire sono i libri per bimbi: 18,3%. Terza posizione per la non fiction specialistica, all’ultimo posto romanzi e racconti italiani.

editoriali finte, utilizzate per altri fini e per arricchire le tasche di faccendieri senza scrupoli. Perché gli editori puri, in Italia, sono una rarità. Però adesso si butta via il bambino con l’acqua sporca. Con due immediate conseguenze: un forte appannamento nel mondo dell’informazione e il licenziamento di centinaia di lavoratori del settore (tipografie, distribuzioni, cartiere) che andranno a ingrossare le già enormi percentuali della disoccupazione. C’è una logica - antidemocratica - in questa decisione del governo che sceglie di chiudere decine di testate in un colpo solo. È invece più difficile da comprendere e da spiegare una decisione presa all’insegna del risparmio delle risorse pubbliche, quando si sa che ne dovranno essere impiegate molte di più per fronteggiare gli ammortizzatori sociali per i licenziamenti e gli stati di crisi provocati dai tagli.

Per il diritto all’informazione. No ai tagli all’editoria La dichiarazione di Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci In un momento di grave difficoltà per gran parte delle testate cooperative, non profit e di idee, oltre che per quelle locali, il taglio del sostegno pubblico, già fortemente ridimensionato negli ultimi anni, rischia di decretarne per molte la chiusura. L’Arci ritiene fortemente sbagliata e grave la scelta del governo di eliminare, con la legge di Stabilità, ogni forma di sostegno al settore. Ciò va a scapito infatti della pluralità dei mezzi di informazione, e dunque contrasta col diritto alla libertà di informare ed essere informati sancito dalla nostra Costituzione. Le difficoltà del settore, aggravate dalla progressiva riduzione del sostegno pubblico, hanno già costretto alla chiusura più di trenta testate e, se venisse confermato l’orientamento del governo, almeno altre ottanta sarebbero probabilmente costrette a chiudere i battenti. Una situazione preoccupante, che riguarda anche la sorte di tanti lavoratori e lavoratrici che spesso con grande dedizione e pur tra mille difficoltà hanno continuato a prestare la loro opera. Ci uniamo quindi alla voce di quanti chiedono un ripensamento da parte del governo che garantisca, attraverso un adeguato stanziamento di risorse, la sopravvivenza di tutte quelle testate altrimenti destinate alla chiusura. L’Arci sarà anche questa volta a fianco di quanti si battono per la libertà e il pluralismo dell’informazione.


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benicomuni

arcireport n. 41 | 11 dicembre 2014

Come si cancella l’esito di un referendum di Paolo Carsetti Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua

Nel 2011 ci siamo mobilitati in massa per salvare l’acqua e i servizi pubblici dalla privatizzazione e abbiamo vinto. Da allora, ogni governo ha tentato di cancellare quella vittoria e consegnare l’acqua ai grandi capitali finanziari. Non ci sono riusciti, si sono sempre scontrati con un risultato referendario chiaro a favore dell’acqua pubblica e con migliaia di cittadine e cittadini determinati a difenderlo. Ora l’attacco viene dal Governo Renzi, mascherato dalla generica operazione di ‘razionalizzazione’ delle aziende partecipate dagli enti locali contenuta nello Sblocca Italia e nella legge di stabilità. Da un lato si strangolano i Comuni con i tagli dei trasferimenti, dall’altro s’incentiva l’affidamento dei propri servizi alle grandi multiutilities, permettendo loro di utilizzare al di fuori del patto di stabilità le cifre ricavate dalla cessione di quote pubbliche delle

società partecipate. Ciò si configurerebbe come una reale regressione ai primi del novecento quando a gestire l’acqua e i servizi pubblici erano pochi monopoli privati. Quella che si sta tentando è, quindi, una privatizzazione tramite ricatto: si chiede ai Sindaci di mettere in vendita i beni comuni primari per consentire loro di mantenere un livello minino di funzionamento ordinario dell’ente locale. Anche in funzione di ciò appare sempre più evidente il procedere di alcuni processi involutivi delle istituzioni e come dietro questo si celi il tentativo di liquidazione della stessa democrazia rappresentativa e di delegittimazione delle stesse istituzioni democratiche, provocando di fatto una svolta autoritaria e una perdita, anche formale, del loro controllo da parte dei cittadini. In questo nuovo scenario diversi sono i soggetti interessati a investire nei

servizi pubblici locali, ma il regista sembra unico, ovvero Cassa Depositi e Prestiti, attraverso finanziamenti diretti (3 miliardi di euro già investiti nel triennio 2011–2013) o con i propri fondi equity FSI (500 milioni a disposizione per favorire le fusioni territoriali) e F21 (già attivo nei servizi idrici, nella distribuzione del gas, energie rinnovabili, rifiuti, in autostrade, aeroporti e tlc). Il tutto con interessanti joint venture con capitali stranieri, a partire dal colosso cinese State Grid Corporation of China. È dunque necessario respingere questo nuovo attacco ai beni comuni e per questo diviene urgente attivarsi, a partire dalla sottoscrizione della petizione Il Governo Renzi vuole la privatizzazione dell’acqua: fermiamolo!, e costruire insieme una campagna contro le privatizzazioni e i monopoli privati, per una gestione pubblica e partecipata dell’acqua e dei beni comuni.

Il Governo Renzi vuole la privatizzazione dell’acqua: fermiamolo! Il testo della petizione Il Governo Renzi sta tentando di raggiungere il risultato cui sinora nessun governo era riuscito ad arrivare: la privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali. Lo fa attraverso due provvedimenti: il decreto Sblocca Italia e la legge di stabilità. Con il primo, impone ai Comuni l’obbligo di aggregare le società del servizio idrico per arrivare ad un gestore unico per ogni ambito territoriale ottimale, spesso coincidente con il territorio regionale. Con la seconda, rende sempre più onerosa la gestione pubblica dell’acqua e spinge gli enti locali a privatizzare, permettendo loro di spendere fuori dal patto di stabilità i soldi ottenuti dalla cessione delle proprie quote ai privati. Il Governo Renzi vuole in questo modo mettere una pietra tombale sul risultato referendario che nel 2011 ha visto la maggioranza assoluta del popolo italiano pronunciarsi per una gestione pubblica, partecipativa, territoriale e senza profitti dell’acqua e di tutti i beni comuni. Il Governo Renzi vuole affidare l’acqua

e tutti i servizi pubblici locali a quattro grandi multiutility collocate in Borsa: A2A, Iren, Hera ed Acea, consegnando i beni comuni delle comunità territoriali agli interessi dei grandi capitali finanziari. In questi anni, in ogni luogo del paese, abbiamo detto a gran voce: «Si scrive

acqua, si legge democrazia». Per questo diciamo al governo Renzi: indietro non si torna! Si attui il referendum, si affidi la gestione dell’acqua pubblica, partecipativa e senza profitti alle comunità locali. Per firmare:

www.acquabenecomune.org/petizione


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arcireport n. 41 | 11 dicembre 2014

Stay Tuned, la campagna di crowdfunding di Radio Barrio C’è tempo fino al 10 gennaio per sostenere il progetto Radio Barrio è un progetto promosso dal circolo Arci Il Barrio, attivo nel cuore della città di Crotone. Una web radio che in poco meno di 20 mesi è riuscita a ‘ispirare’ 30 programmi radiofonici e a raggiungere 100mila contatti su Spreaker, la piattaforma che permette la trasmissione web. La programmazione è stata avviata nell’aprile 2013, va in onda 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Non solo musica per radiobarrio.it, ma anche dirette esterne e speciali dedicati al mondo del sociale e workshop sul ruolo del mezzo radiofonico. «Il Barrio è un circolo Arci tra i più innovativi in Calabria dal punto di vista sociale e culturale e basa tutta la sua attività sull’azione volontaria dei soci - spiega Filippo Sestito, presidente Arci Crotone - la sostenibilità del progetto si scontra, però, con i costi di gestione, ecco perché si è deciso di intraprendere la via del crowdfunding per assicurare il necessario sostentamento alla programmazione delle attività per il prossimo anno». Ecco allora nascere Stay Tuned, campagna di crowdfunding lanciata lo scorso 1 dicembre sulla piattaforma Eppela.com: un obiettivo di 5000 euro da raccogliere in 40 giorni. Come spiega Alfredo Lucente, presidente dell’associazione Il Barrio, «È l’unica via. Non siamo una radio commerciale, siamo tutti volontari di un’associazione che ha spese annuali molto alte. Se non dovessimo raggiungere l’obiettivo e pagare dunque parte delle spese, rischiamo di chiudere». La campagna di raccolta fondi è curata da Leonardo Torchia e Vincenzo Sorrentino, due speaker della radio: «Il crowdfunding è una sorta di condivisione, dal momento che permette ai sostenitori di essere parte

di un progetto. Radiobarrio.it è la radio di tutti, è un progetto che vuole continuare a crescere e rimanere connesso ai suoi sostenitori 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. I sostenitori, in base alla quota versata, riceveranno una ricompensa: si parte dai ringraziamenti e si passa all’invio del calendario, di una guida viaggio, ma anche della spilletta e della maglietta del Barrio». «La raccolta fondi – hanno detto Raffaele Drago, vicepresidente dell’associazione, e Gianfelice Gianquinta, membro del direttivo – servirà per pagare lo streaming annuale, il rinnovo delle licenze Siae ed Scf e l’abbonamento annuale ai servizi internet. Insomma i servizi che ci permettono di trasmettere e di entrare nelle case di tutti». La campagna di crowdfunding Stay Tuned terminerà il 10 gennaio. L’aiuto di tutta la rete Arci è fondamentale per sostenere e far proseguire il lavoro del circolo Arci Il Barrio. Il link grazie al quale sostenere le attività di Radiobarrio: www.eppela.com/ita/projects/1655/ radio-barrio-stay-tuned Su Youtube al canale de Il Barrio è possibile trovare i due promo realizzati per la Campagna. Info su www.radiobarrio.it

Cineforum al Cinema Pierrot È partita l’11 dicembre la 25esima edizione del Cineforum al Cinema Pierrot di Ponticelli promosso dal circolo Arci Movie. Per festeggiare le ‘nozze d’argento’, il Cineforum, che conta oltre mille soci, lancia un’iniziativa sociale: con una card di 30 euro si potranno vedere 25 film da scegliere tra le proposte del Cineforum tradizionale (giovedì e venerdì con doppia proiezione alle 18 e alle 21), e la rassegna I lunedì dei Festival (ogni lunedì alle 21), ovvero una selezione delle migliori pellicole e documentari selezionati dai migliori festival di settore di tutto il mondo.

La card dà diritto inoltre alla tessera Arci nazionale, al prestito gratuito di oltre seimila titoli raccolti nella mediateca Il Monello, alla partecipazione agli eventi e alle attività sociali. Il 18 e 19 dicembre entrerà in sala Colpa delle stelle di Josh Boone, il film campione d’incassi di questa stagione tratto dal romanzo best seller di John Green. Proiezione speciale durante le festività natalizie, domenica 27 dicembre, con il maestro e amico storico di Arci Movie, Mario Martone, che verrà a presentare il suo ultimo lavoro Il Giovane favoloso sulla vita di Giacomo Leopardi.

daiterritori

in più mercante in ferriera LECCO Sabato 13 e domenica 14

dicembre al circolo Arci La Ferriera verrà organizzato il Mercante in Ferriera, mercatino pre-festività natalizie al coperto in cui stand di artigiani, hobbisti e produttori locali resteranno attivi per entrambe le giornate, da mezzogiorno alle 23. Dalle 17 di sabato, la folk band dei Tavernicoli guiderà una jam session acustica; dalle 17 di domenica l’estemporanea Piva Band, formata da un gruppo di ragazzi provenienti dalla Banda Verdi, proporrà un repertorio di brani tradizionali natalizi e non solo. fb Circolo Arci La Ferriera

adotta il misskappa UDINE Il 19 e 20 dicembre dalle

19 alle 23 ci sarà l’iniziativa Adotta il circolo Misskappa: due giorni di maratona con performance di artisti, attori e musicisti che nel corso degli ultimi anni hanno partecipato alla rassegna Adotta la cultura e che per l’occasione ‘adotteranno il MissKappa’ mettendo a disposizione la propria arte a sostegno del circolo. Il contributo per ogni serata sarà di 5 euro. fb Circolo Arci Misskappa

NO LOVE, NO PEACE ARCORE (MB) Il 12 dicembre alle

12 al circolo Arci Blob ci sarà la presentazione di No love, no peace, libro/cd dedicato al gruppo musicale dei Crass e curato da Marco Pandin. Si tratta di un cd con le registrazioni del concerto dei Crass fatte la sera del 2 maggio 1984 a Nottingham, accompagnato da un libro che raccoglie una presentazione storica dell’attività del gruppo e le traduzioni dei testi delle canzoni fatte al concerto e del volantino distribuito quella sera, più altri scritti collegati. fb Arciblob Arcore

corso di egittologia CREMA Organizzato dal circolo

Arci di Crema Nuova, partirà a gennaio 2015 il corso di egittologia e di traduzione dei geroglifici. Tenuto dalla dottoressa Sara Mastropaolo – egittologa specializzata alla Sorbona di Parigi – si terrà ogni martedì, dalle 21 alle 23, presso la sede Arci di via Bacchetta. Il corso è strutturato in due sezioni, per un totale di 12 lezioni. Per accedere ai corsi è necessaria l’iscrizione. amenofis@alice.it


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arcireport n. 41 | 11 dicembre 2014

‘Il mare d’inverno’ Rassegna di Arci Terni di Tommaso Sabatini Arci Terni

Prenderà il via sabato 13 dicembre Il mare d’inverno, rassegna organizzata da Arci Terni con i comuni e le associazioni coinvolte nella gestione degli Sprar. Per anni con Maree, la rassegna di culture tradizionali dall’Italia e dal mondo, abbiamo cercato di mettere il naso sulla battigia per vedere cosa portava il mare. Da un po’ di tempo affacciarsi sul bagnasciuga del mare nostrum è diventato cosa terribile, abbiamo scoperto un ‘mare monstrum’ del quale vorremmo però occuparci. La nostra ipotesi è quella di arrivare ad una nuova versione, una release 2.0, per trasformare, insieme a diversi compagni di viaggio, il contenitore di Maree in un festival dell’antropologia, un festival dell’etnologia applicata (il primo in Italia) sulla scia del festival dedicato alla filosofia e di quello della letteratura. Uno strumento divulgativo rivolto al ‘pensiero’ ma pure al ‘fare’. Per questo motivo mettiamo in piedi un cartellone di iniziative che vogliono essere uno strumento per costruire comunità, una per ogni città in cui siamo impegnati con i progetti Sprar: Amelia, Narni, Terni, Stroncone, Ferentillo, Spoleto. Iniziamo questa nuova avventura con Il mare d’inverno: seminari, degustazioni e spettacoli che si svolgeranno tra Amelia e Terni. Il primo appuntamento è per sabato 13 dicembre ad Amelia, al Teatro Sociale, con un incontro sul tema I minori e le guerre, dalla Prima Guerra Mondiale ai conflitti in Africa oggi, seguito da una degustazione di cibi dal mondo e dal concerto Il fronte delle donne di Lucilla Galeazzi. Lo spettacolo riporterà alla luce, tra canti e racconti, memorie ed episodi, persone e personaggi femminili che costituirono ‘l’altro fronte’. Oltre ad alcuni canti celebri sulla Grande Guerra, tra cui Gorizia e La tradotta che parte da Novara, anche brani più ricercati provenienti dalla ricerca sul campo dei più grandi etnomusicologi italiani, da Sandro Portelli a Valentino Paparelli, a Giovanna Marini. Venerdì 19 a Terni, al Caos, alle 17 parleremo di immigrati e imprenditoria, mettendo in risalto le buone pratiche presenti nel territorio; seguirà una degustazione su pane e cibi dal mondo che abbiamo chiamato Il lavoro da lievitare, un primo incontro per far partire dal 2015 un laboratorio sui pani nel mondo da Terni, città dell’acciaio e del pane. Chiuderà la serata il concerto del gruppo Piccola Banda Ikona, che proporrà un viaggio nella memoria per riscoprire le tante musiche che hanno raccontato le sofferenze e le passioni dei popoli mediterranei, dalla cacciata degli ebrei sefarditi dalla Spagna, alla diaspora palestinese, dall’inno sardo figlio della rivoluzione francese contro lo strapotere dei baroni, fino ad arrivare a quegli autori che avevano scritto musiche e ballate spesso dolcissime ed erano stati oggetto di persecuzioni, arresti, violenze da parte del potere politico. Brani intensi che attraversano i suoni e le culture del Mediterraneo. Tutti gli appuntamenti sono ad ingresso gratuito. Per informazioni www.arciterni.it tel. 0744/087577

Intimidazioni al Sankara Per ben due volte nelle scorse notti (tra il 5 e il 6 dicembre e tra l’8 e il 9) il circolo Arci Thomas Sankara di Messina è stato colpito. L’associazione ‘abita’ da 13 anni un immobile comunale in disuso affacciato sul fronte del porto, occupato da quasi 10 anni dalle militanti e dai militanti sankaristi dello Stretto. Ignoti si sono introdotti nella sede di via Campo delle Vettovaglie, devastandone i locali. L’associazione vive del lavoro volontario delle proprie socie e dei propri soci e ha accompagnato, sostenuto, attraversato i cambiamenti di una comunità cittadina che negli anni si è riscoperta meticcia. Ha condotto campagne per i diritti di cittadinanza e per la libertà di circolazione. Ha seguito oltre un migliaio di persone nel percorso ad ostacoli per ottenere un titolo di soggiorno. Lavora sull’empowerment e l’autorganizzazione dei migranti. Contati i danni e risistemato il circolo, la sede è stata riaperta alle attività quotidiane. Per aiutare i soci con delle donazioni, consultare la pagina facebook Circolo Arci Thomas Sankara

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Filmando a Figuralia Venerdì 12 dicembre 2014 al circolo Arci Kino di Pieve di Cento ci sarà la serata finale di Filmando a Figuralia, Festival nazionale di cortometraggi promosso dall’Arci Bologna e da Circuito 051, il network dei circoli giovanili Arci della provincia di Bologna, con il contributo della Regione Emilia-Romagna. Ingresso gratuito con tessera Arci. www.arcibologna.it

Aggiungi un posto a tavola Arci Torino, grazie al contributo della Città di Torino, per il secondo anno si occuperà di Aggiungi un posto a tavola, progetto di assistenza diurna ai senza fissa dimora della città, mettendo a disposizione per 4 mesi luoghi sicuri e caldi in cui trascorrere almeno una parte della giornata: tutti i giorni dalle 15 alle 19, 80 persone in difficoltà saranno accolte con bevande e un pasto caldo e avranno la possibilità di stare insieme e socializzare. Arci Torino ha messo a disposizione, così come lo scorso inverno, due circoli in aree strategiche della città: il Rainbow, in via San Domenico 6, dal 9 dicembre 2014 a metà aprile 2015 e il No.à, in corso Regina Margherita 154, dal 15 dicembre 2014 a metà aprile 2015. Gli ospiti possono utilizzare giochi di società, ping-pong, calcio balilla, biliardo e le biblioteche che ci sono nei circoli. Nell’inverno 2013/2014 il progetto Aggiungi un posto a tavola ha ottenuto un ottimo riconoscimento da parte degli utenti, per la maggior parte gente comune, colpita duramente dalla crisi: disoccupati, in attesa di pensione, famiglie anche con bambini. Persone in grandissima difficoltà, spesso emarginate e deluse. L’età media era compresa, non a caso, tra i 45 e i 65 anni e una buona percentuale era composta da donne, rassicurate dall’ambiente protetto offerto dai circoli. Il progetto si inserisce all’interno del Piano invernale 2014-2015 della Città di Torino che vede rafforzati, nel periodo invernale, i servizi di assistenza e accoglienza rivolti ai senza fissa dimora. www.arcitorino.it


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arcireport n. 41 | 11 dicembre 2014

società

A 3 anni dalla strage di piazza Dalmazia rilanciamo le ragioni dell’antirazzismo Sono trascorsi già 3 anni dalla strage di piazza Dalmazia. Il 13 dicembre 2011 a Firenze un estremista di destra scagliò la sua furia contro cinque cittadini senegalesi. In due, Samb Modou e Diop Mor, persero la vita. Altri tre connazionali rimasero gravemente feriti. In questi anni l’Arci a Firenze e in Toscana ha continuato a lavorare con gli esponenti della comunità e delle associazioni dei senegalesi e con le altre realtà antirazziste dei diversi territori. Siamo stati tra i principali organizzatori dei momenti di ricordo di quella strage. Questa volta l’Arci di Firenze, nei primi mesi del 2015, si farà promotrice di un momento di riflessione sulla crescita delle destre e di movimenti culturali di matrice autoritaria e antidemocratica. Mentre l’Arci Toscana prosegue con la Fondazione ‘Il Cuore Si Scioglie’ - Unicoop Firenze, CGIL Toscana e Regione Toscana il suo lavoro nel progetto per sostenere il diritto all’educazione (e contro l’abbandono scolastico) e all’assistenza sanitaria di bambine e bambini dei due villaggi in cui erano nati Diop e Samb.

A Darou nella regione Djourbel, dopo la ristrutturazione di una prima aula, è in corso la riqualificazione di un’intera ala della scuola primaria. A Morolan, nell’area di Thies, è in corso la costruzione di un punto nascite e presto arriveranno le forniture per i ricoveri e la strumentazione medica. In quel dicembre del 2011, la strage di Firenze provocò nei giorni successivi un sussulto di indignazione che portò ventimila persone in piazza. Ma a distanza di tre anni da quel tragico fatto, in un paese piegato dalla crisi economica e da notizie su gravissimi meccanismi di corruzione, razzismo e xenofobia trovano linfa con cui alimentarsi. C’è la continua e sistematica provocazione leghista-salviniana, i gruppi dell’estrema destra più attivi che mai. E abbiamo visto cosa questi ‘attori’ politici sono capaci di scatenare. Tanto nelle periferie, quanto nelle piazze digitali (per una foto scattata insieme ad una famiglia Rom). Come già

il libro Una spremuta di vite di Paolo Pietrangeli - Navarra editore Pagine 160 - prezzo 14 euro Una spremuta di vite è un ricco contenitore di memoria in cui l’autore, Paolo Pietrangeli - cantastorie, regista cinematografico e televisivo - si dona senza reticenze, regalandoci un’autobiografia appassionante come un romanzo, che attraversa la storia del nostro paese dagli anni ’50 a oggi. Gli anni della gioventù a fianco del padre Antonio - famoso regista che tra le mura domestiche accoglieva Flaiano, Scola, Pasolini - che lo conducono verso una delle sue prime passioni, il cinema. Lo vediamo così aiuto regista di artisti come Visconti e Fellini, per poi spostarsi al documentario, con Bianco e Nero nel ’75 e Genova per noi nel 2001. Dalle mura di casa alle piazze, Pietrangeli inizia la sua carriera di cantautore impegnato e conquista la notorietà con brani come Contessa e Valle Giulia, che hanno accompagnato i movimenti studenteschi e politici della fine degli anni ’60. Inizia poi il sodalizio con i musicisti del Nuovo Canzoniere Italiano e c’è il viaggio a Cuba per il Festival internazionale della gioventù dell’Avana. Sono pagine ‘calde’, scritte con l’ironia dell’oggi. Vi si trovano confidenze sulla sua vita privata, in primo luogo quelle che riguardano il periodo dell’ospedalizzazione a Palermo, che leggiamo dalle pagine del diario della moglie Gioia. Un romanzo autobiografico scritto con generosità, un libro musicale grazie all’inserimento dei codici QR che consentono al lettore di ascoltare 15 brani, di cui tre suoi inediti.

abbiamo scritto nel numero precedente di Arcireport, la sfida contro il razzismo e la xenofobia sul piano culturale e sociale è particolarmente difficile e delicata in questo momento. Ma il ricordo di quanto avvenuto tre anni fa in quella piazza fiorentina ci ribadisce quanto sia fondamentale per il nostro lavoro il rilancio delle ragioni dell’antirazzismo.

arcireport n. 41 | 11 dicembre 2014 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Carlo Testini Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 20 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/


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