arcireport
settimanale a cura dell’Arci | anno XIII | n. 42 | 3 dicembre 2015 | www.arci.it | report@arci.it
Cultura: le proposte di Renzi segneranno una vera inversione di tendenza? di Federico Amico coordinatore nazionale Arci Diritti e buone pratiche culturali
Mentre ci trovavamo a Forlì per l’ottava edizione di Str@ti della Cultura, l’appuntamento annuale dell’Arci che vuole fare il punto e far emergere proposte per le politiche culturali della nostra associazione, abbiamo letto non senza sorpresa le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi: «per ogni euro in più investito sulla sicurezza ci deve essere un euro in più investito sulla cultura». Non senza sorpresa, perché quelle parole sintetizzano quanto da tanti anni come Arci andiamo dicendo per il nostro Paese e, invece di ricorrere alla parola guerra (che come dice Marino Sinibaldi è «la parola alla quale si ricorre per automatismo, per povertà lessicale, per mancanza di fantasia») evocata da molti successivamente ai fatti di Parigi del 14 novembre, il concetto di Renzi sembra introdurre un cambio di paradigma più volte auspicato. Ma se il concetto in termini generali ci rincuora e ci fa intravedere uno scenario molto simile a quello che nei vari anni si è prospettato anche con le proposte di Sbilanciamoci, che pochi giorni dopo sono state presentate
alla Camera, è necessario scandagliare e sorvegliare come questa inversione di tendenza troverà la sua applicazione. Perché se pure di risorse ingenti si tratta, innanzitutto non saranno risorse del tutto sufficienti a far crescere strutturalmente l’intervento sulla promozione della cultura nel nostro Paese. È vero, è meglio riscontrare un segno più, anziché un segno meno, ma lo stato di difficoltà in cui versa l’intero settore avrebbe bisogno di interventi più consistenti. Inoltre, se il tema è declinato rispetto al rafforzamento della nostra identità di italiani, come pare dalle parole del premier, si trascura un elemento fondamentale come quello della curiosità e dell’apertura, elemento sostanziale che invece di arroccarsi sulle presunte posizioni di ‘specificità’ italiana, può determinare un’attitudine alla comprensione dell’altro e favorire il dialogo e quindi contrastare oggettivamente l’isolamento e la dogmaticità che sono la coltura delle radicalizzazioni religiose. Di fronte a quanto è accaduto a Parigi, ma non solo, è chiaro che sia necessario agire,
ma soprattutto è necessario farlo bene, perché la dichiarazione e gli interventi previsti non abbiano il sapore dello spot. Se il ‘rammendo delle periferie’, la dotazione ai diciottenni di un quantum da investire in arricchimento culturale, l’aumento del fondo per le borse di studio universitarie, l’introduzione della facoltà per i cittadini di donare il due per mille ad associazioni culturali, sono risoluzioni in sé interessanti, bisogna che per essere davvero efficaci siano condotte con trasparenza e fattività. Per esempio perché sul ‘rammendo delle periferie’, che Renzo Piano ha proposto e studiato, darsi dei tempi ultra celeri prevedendo che i progetti debbano essere presentati entro la fine dell’anno, ovvero in poco più di trenta giorni? La fretta non è buona consigliera e il rischio è che si ripieghi su interventi già previsti, mancando quindi l’obbiettivo propulsore. Per le donazioni del due per mille, bisognerebbe evitare di replicare ciò a cui abbiamo assistito sul 5 per mille alle istituzioni culturali, per cui su un totale di quasi 2,3 milioni a disposizione, il 54% viene assegnato a soli tre enti, tramite una decisione unilaterale del Ministero, senza che i contribuenti possano indirizzare la propria decisione. Non sarebbe meglio un’estensione dell’Art Bonus per le donazioni liberali anche a soggetti del terzo settore impegnati nella cultura? Lavorare per rendere effettivo il recupero dei beni demaniali in disuso finalizzato all’insediamento di attività culturali? Introdurre una defiscalizzazione dei costi per coloro che si impegnano per studiare uno strumento musicale o fare teatro? Insomma, le cose da fare sono tante per un ambito che troppo a lungo è stato trascurato e poco promosso. Seppure l’orientamento parrebbe meno ‘securitario’, non è vero che la qualità, soprattutto in ambito culturale, dei dispositivi che saranno messi in atto sia questione trascurabile. L’Arci può essere un fattore correttivo ai possibili errori in questo ambito perché coniuga, come pochi altri in Italia, cultura e partecipazione, qualità e verità, trasparenza e fattività. L’auspicio è che il paradigma muti sostanzialmente e che a queste dichiarazioni segua una vera e consistente inversione di tendenza. Noi saremo lì a monitorare, proporre e fare, come nostro solito.
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internazionali
La Lega dei Diritti Umani francese: togliere subito i domiciliari a Joel Domenjoud Pubblichiamo di seguito l’appello della Lega dei Diritti Umani francese, condividendo la loro richiesta di rilasciare Joel Domenjoud, responsabile del team legale della Coalizione Francese COP21, agli arresti domiciliari. Invitiamo tutta la società civile democratica a fare lo stesso. Il ministro degli interni perde i nervi, confonde e assimila il movimento associativo al terrorismo. Dopo aver proibito le manifestazioni civili durante la COP21ecco che il mi-
nistro dell’interno mette ai domiciliari Joel Domenjoud, responsabile del team legale della Coalizione Francese COP21, perché farebbe parte della estrema sinistra parigina che vorrebbe mettere in discussione lo svolgimento della COP21. Domenjoud è obbligato a firmare tre volte al giorno
al commissariato. Se avevamo bisogno di una conferma che lo stato d’emergenza è un pericolo per le libertà pubbliche, questa misura ne costituisce una prova, rivelando che la lotta al terrorismo viene usata come pretesto per vietare tutte le voci dissonanti. Come avevamo già denunciato, lo stato d’emergenza si accompagna a misure sempre più arbitrarie. Chiediamo con forza di togliere immediatamente i domiciliari a Joel Domenjoud.
Condanniamo l’attentato e proponiamo una strategia globale contro il terrorismo Il messaggio delle organizzazioni della società civile tunisina A seguito dell’attentato che ha colpito la Tunisia, martedì 24 novembre, nel cuore della sua capitale, le organizzazioni della società civile firmatarie inviano il loro omaggio e le loro condoglianze alle famiglie e ai cari delle vittime e dei feriti così come all’insieme del popolo tunisino. In questi momenti difficili, nei quali i nostri valori di pace e democrazia sono attaccati, noi chiamiamo al raccoglimento e alla unità nazionale per continuare a costruire insieme uno stato di diritto, democratico, pacifico e rispettoso dei diritti umani. Noi siamo determinati a proseguire la nostra azione a favore della edificazione di una società giusta e libera e a sradicare le radici del terrorismo nel suo tentativo di fare fallire l’ultima speranza delle rivoluzioni del mondo arabo. Questi atti barbari si oppongono diametralmente ai valori veicolati dalla correnti illuminate della nostra cultura plurimillenaria e alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Non modificheranno in nulla la nostra lotta contro il terrorismo in tutte le sue forme, fatta con discernimento, nello stretto rispetto della dignità umana, conformemente ai principi e ai valori enunciati nella nostra Costituzione. Ricordiamo che la lotta contro il terrorismo passa per un governo efficace del settore sicurezza, permettendo ai contro-poteri costituzionali di svolgere il proprio ruolo con la messa in funzione di meccanismi di controllo, di sorveglianza e di rendiconto.
Facciamo anche appello alle autorità a intraprendere consultazioni più ampie possibili che includano tutti i soggetti adatti a mettere a disposizione competenze relative a questa calamità, e a mettere in campo una strategia nazionale di lotta contro il terrorismo che abbia una dimensione culturale, educativa, sociale ed economica. E infine, chiediamo la convocazione di un assise nazionale contro il terrorismo nella quale tutti gli attori del paese e dello stato, partiti politici e organizzazioni di società civile affermino il loro impegno nella lotta contro il terrorismo. Le organizzazioni fimatarie: Union Générale Tunisienne du Travail (UGTT); Ligue Tunisienne pour la Défense des Droits de l’Homme (LTDH); Ordre National des Avocats Tunisiens (ONAT); Association Tunisienne des Femmes Démocrates (ATFD); Forum Tunisien pour les Droits Economiques et Sociaux (FTDES); Association Des Magistrats Tunisiens (AMT); Syndicat
des Magistrats Tunisiens (SMT); Observatoire Tunisien de l’Indépendance de la Magistrature (OTIM); Coordination Nationale Indépendante pour la Justice Transitionnelle (CNIJT); Syndicat National des Journalistes Tunisiens (SNJT); Union Nationale de la Femme Tunisienne (UNFT); Association des Femmes Tunisiennes pour la Recherche sur le Développement (AFTURD); Association Beity; Al Bawsala; Comité du Respect des Libertés et des Droits de l’Homme en Tunisie (CRLDHT); Association Tunisienne de Défense du Droit à la Santé (ATDDS); Plateforme Tunisienne d’Economie Sociale et Solidaire (Platess); Fédération des Tunisiens pour une Citoyenneté des Deux Rives (FTCR); Centre de Tunis pour la Migration et l’Asile (CeTuMA); Groupe Tawhida Bechikh (GTB); Collectif 95 Maghreb Egalité (C95ME); Association Thala Solidaire (ATS); TIGGAR (Kasserine); Le labo démocratique (LD); Association Citoyenneté et Démocratie de Hammam Ghzaz (ACDHG); Ligue des Electrices Tunisiennes (LET); Association Citoyenne et Liberté de Jerba (ACL); Union Générale des Etudiants Tunisiens (UGET); Union des Diplômés Chômeurs (UDC); Avocats Sans Frontières (ASF); Cairo Institute for Human Rights studies (CIHRS); Fédération Internationale des Droits de l’Homme (FIDH); Human Rights Watch (HRW); Organisation Mondiale Contre la Torture (OMCT); Réseau Euro-méditerranéen des Droits humains (EuroMed Droits/ REMDH)
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solidarietàinternazionale
‘Forse è vero che a Cuba non c’è il paradiso…’ Appunti di viaggio all’Havana e dintorni, novembre 2015 di Gerardo Bisaccia Arci Modena
Questo titolo non è originalissimo, eppure è l’impressione a caldo della prima volta a Cuba, in un’ampia delegazione Arci. Un Paese antico (con le sue auto anni ‘50) eppure post-moderno (con l’alta tecnologia che inevitabile invade), in letargo eppure in sotterraneo fermento esuberante… Si parte dal lavoro concreto dei dirigenti nazionali in questi decenni, intessuto di fitte relazioni con le istituzioni e la c.d. società civile (anche se a Cuba la sua storia è ben diversa dalla nostra): l’accoglienza è ottima non appena si dice Arci. E subito colpisce la dignità delle tante persone che incontriamo, pur nel quotidiano malessere esistenziale. C’è l’orgoglio col quale Fernando Rojas, vice ministro alla cultura, ci mostra il libro-intervista con le foto di Fidel Castro insieme a tanti leader e personalità mondiali negli anni. Ci sono le mille improvvisazioni di tante persone nell’arte dell’arrangiarsi a vivere giorno dopo giorno, a riparare in qualche modo ciò che si rompe, e sorridere nonostante tutto: come la barzelletta sul primo consiglio dei ministri di Fidel, il quale chiede «Chi è economista?», e il
Che avendo frainteso «Chi è comunista?» è l’unico ad alzar la mano. C’è il racconto appassionante di Rubiel Garcia, presidente dell’associazione giovanile Hermanos Saiz, il quale visse da bambino gli anni bui del Periodo Especial, decennio di fame e miseria dopo la caduta del muro di Berlino, e suo padre rendeva tutto fantastico, pure l’indigenza, come la favola del carro armato della Vita è bella. Ci sono storie di italiani espatriati a Cuba, come l’architetto Roberto Gottardi autore del teatro dell’Istituto Superiore delle Arti, e l’intellettuale solierese Vando Martinelli dirigente PCI e Arci. Anche i luoghi fanno memoria, costruiscono il presente e rivelano l’avvenire. Abbiamo visitato il mausoleo dedicato a Che Guevara e ai suoi compagni di lotta, tanto maestoso all’esterno quanto raccolto spiritualmente al suo interno, fatto di vegetazione boliviana a respirare il clima del vile delitto. Ci son tanti posti divenuti luoghi di comunità (i cinema, le case di cultura, i centri giovanili) ai quali Arci ha contribuito con le sue energie fatte di tantissimi rivoli di piccoli contributi finanziari, materiali, umani, a partire dalla
forza solidale dei circoli fino ai progetti nazionali di Arci e Arcs. Mi rimangono impressi il teatro di Santa Fe, all’Havana il cinema Riviera dedicato a Tom e la palestra di scherma Martiri delle Barbados in memoria di Loris, a Santa Clara una specie di ‘circolo Arci’ (el Mejunje de Silverio): per l’inclusione sociale di bambini, anziani, travesti e la socializzazione delle diversità, non filosofia sulla cittadinanza attiva ma concretizzando quei valori nelle tante attività. Credo sia importante dare continuità al nostro impegno e alla vocazione internazionalista di Arci con Paesi hermanos come Cuba. E ragionare in una visione costruttiva per il futuro: i padri e i figli della rivoluzione han l’esigenza di pensare a dar spazio ai nipoti, senza i traumi da capitalismo selvaggio o gli sconvolgimenti post sovietici, ma con la garanzia dei diritti e di un lavoro degno per tutte e per tutti all’interno di comunità solidali. E noi al loro fianco, in questa direzione. Così, mi è rimasto infine addosso il senso della speranza: «Da qualche parte un giorno, dove non si saprà, dove non l’aspettate, il Che ritornerà».
‘Noi non vogliamo la guerra in questa terra’ (Tahir Elçi) di Luca Manunza Rete Kurdistan
Tahir Elçi era un avvocato curdo, attivista dei diritti umani. È stato ucciso il 28 novembre nel distretto di Sur, storico quartiere di Diyarbakir, subito dopo una conferenza stampa organizzata per denunciare la devastazione dello storico minareto ‘a quattro zampe’ della Moschea Sheikh Mutahhar per mano della polizia durante l’assedio del distretto. Tahir è stato freddato a colpi di pistola. I video della sua uccisione hanno fatto il giro del mondo. Tahir era un bersaglio, erano in molti a saperlo. Da decenni impegnato per i diritti umani e nella difesa di attivisti curdi e del PKK, pochi giorni prima delle elezioni, alla CNN ribadì l’assurdità che il PKK faccia ancora parte della lista delle organizzazioni terroristiche. Per queste dichiarazioni fu arrestato e poi rilasciato in attesa di giudizio. Alcuni pensano che quella sia stata la sua condanna a morte. Personalmente credo che non sia così, ridurre a un unico evento il suo omicidio
può non farci capire il suo spessore. Tahir seguiva molti casi. Primo tra tutti quello delle vittime degli incendi appiccati dai militari turchi nella regione sud orientale del paese. Era il primo avvocato del caso Roboski, il villaggio al confine tra Turchia e Iraq raso al suolo da un bombardamento deciso dall’AKP che provocò la morte di 38 civili. Tahir seguiva da decenni il processo di pace in Turchia, portando suggerimenti costruttivi per la sopravvivenza del tavolo. Fu critico in passato nei confronti dello stesso PKK con cui lavorò per trovare mediazioni che facessero avanzare il processo di pace. Fu anche l’avvocato di Mohammed Rasool, collaboratore di Associated Press, arrestato a Diarbakir mentre svolgeva il suo lavoro di giornalista. L’avvocato era un uomo scomodo per l’AKP, per Erdogan e per gli affiliati Daesh presenti in Turchia. Il suo è stato un omicidio di Stato secondo milioni di persone. Non è un caso isolato.
Sono infatti anni che Erdogan perseguita centinaia di professionisti influenti e dopo le proteste di Gezi parki l’attacco alla magistratura e agli avvocati ha subito un’accelerata. Il 10 ottobre l’attentato bomba di Ankara provocò l’uccisione di Uygar Cosgun, avvocato e attivista dei diritti umani. Ma cosa avevano questi avvocati in comune fra loro? Tutti rappresentavano civili considerati nemici dello stato. Che il governo turco conduca una vera e propria guerra allo stato di diritto è ormai assodato. Una guerra silente che si inserisce all’interno di una strategia della tensione che tenta di spaventare gli avvocati che decidono di rappresentare casi politicamente rilevanti o cittadini ‘impopolari’ secondo il governo. Il Ministro dell’interno ha detto che l’assalto era diretto contro gli agenti di polizia presenti alla conferenza stampa, ma sul fatto che Tahir fosse il vero bersaglio non ci sono dubbi.
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migranti
La domenica delle salme di Filippo Miraglia vicepresidente nazionale Arci
A Bruxelles i 28 governi dell’UE, riunitisi domenica 29 novembre, hanno messo in scena una farsa sui diritti umani e sull’immigrazione. L’accordo trovato per fermare i profughi, in prevalenza siriani, si basa su uno scambio che contraddice le dichiarazioni dei governi europei. Da un lato ancora una volta l’unico argomento sul quale i 28 concordano è impedire alle persone di mettersi in salvo, di chiedere protezione, lasciandoli nei campi profughi. L’obiettivo specifico sono i 2 milioni di profughi ospitati in Turchia. Consci del fatto che la guerra in Siria, e quelle a diversa intensità che sono ancora in corso in tutta la regione medio orientale, difficilmente si spegneranno nel breve periodo (grazie anche agli interessi in gioco di molti dei 28 governi e dell’incapacità, o della mancanza di volontà, di trovare soluzioni diplomatiche), non avendo alcuna intenzione di assumersi la responsabilità di dare asilo a chi è vittima di quelle guerre, puntano tutto sulla chiusura delle frontiere. Sull’innalzamento di altre barriere. Si affidano per questo al governo turco, che ha dato prova più volte di essere in grado di tutelare i propri interessi, anche ricorrendo alla violazione siste-
matica dei diritti umani e alla violenza (la questione curda non è stata evocata a Bruxelles, se non nella generica formula del rispetto dei diritti umani) e che quindi, in cambio di 3 miliardi di euro e di un canale d’accesso facilitato all’UE, bloccherà i profughi. I rappresentanti dei 28 governi, e quelli della Commissione, hanno speso parole di attenzione per i diritti umani, come se quelli dei rifugiati ai quali verrà impedito di partire dalle coste turche (che questo blocco sia già in corso, con continui blitz della polizia turca, non è stato raccontato), ricorrendo alla violenza e alle armi, non rientrassero in questa categoria. Ma forse i nostri rappresentanti non ritengono che i diritti umani siano uguali per tutti e quando ne parlano si riferiscono sono a quelli degli europei e di parte dei turchi (i curdi non vengono mai nominati per non dispiacere ad Ankara). Questo è quanto emerge dalla farsa alla quale abbiamo assistito. Le conseguenze sono già davanti ai nostri occhi. Per i profughi sarà ancora più difficile mettersi in salvo e aumenteranno i morti e gli scomparsi, oltre che le cifre richieste per arrivare nell’UE. Un favore ai trafficanti di essere umani che vedranno prosperare i loro affari. La Turchia si rafforza e si
rafforza il governo che agisce contro le opposizioni interne e i curdi: un favore a chi i diritti umani li calpesta ogni giorno. In Europa aumenterà il razzismo, alimentato dalle azioni di blocco delle frontiere che sottendono un’idea di invasione da impedire, nonostante i numeri ancora esigui, nel panorama internazionale. Un assist quindi al razzismo e al fascismo dilagante e alle forze della destra xenofoba. Forse l’UE pensa di curare le proprie ferite, soprattutto quelle auto inferte da governi incapaci e schierati con gli interessi delle multinazionali della finanza e non con i propri popoli, attraverso la farsa di accordi siglati in nome dei diritti umani, ma che in realtà prevedono l’esatto contrario. Una comunità ricca e potente come quella che si è incontrata a Bruxelles con il governo di Ankara avrebbe dovuto avanzare proposte di altro tipo, chiedere al governo turco di rispettare i diritti dei curdi fermando la persecuzione in atto, il rispetto dei diritti umani e una collaborazione per consentire il passaggio verso l’UE in sicurezza dei profughi. Invece si è preferito agire perché la giornata di domenica, come avrebbe detto De Andrè, fosse una domenica delle salme.
Mai più illeciti a danno dei migranti La condanna del Tribunale di Siracusa. L’Arci si era costituita parte civile Il Tribunale di Siracusa ha emesso sentenza di condanna a carico dell’avvocato Pierluigi Spadafora riconosciuto colpevole dei reati di falso ideologico e patrocinio legale infedele commessi in concorso con due sue collaboratrici. L’avv. Spatafora è stato presidente dell’associazione Un Ponte sul Mediterraneo, che ha svolto il servizio di informazione e orientamento legale degli immigrati all’interno del Centro di Accoglienza di Cassibile, gestito dall’associazione Alma Mater. La vicenda risale al 2009, quando molti degli immigrati richiedenti asilo politico, accolti nel centro di Cassibile e inizialmente assistiti dall’associazione Un Ponte sul Mediterraneo, ai quali era stato notificato il decreto di espulsione o ancora in attesa dell’esito del ricorso avverso la decisione di diniego della
protezione internazionale, si rivolsero allo sportello dell’Arci. Dopo un’attenta verifica svolta dagli operatori dello sportello emerse che, per molti dei richiedenti asilo, il ricorso dopo essere stato depositato presso il Tribunale di Catania non era più stato seguito venendo così dichiarato improcedibile o non era stato affatto proposto. Molti richiedenti asilo si accorsero di non avere avuto alcuna assistenza legale. Nel corso del processo è emerso che l’avv. Spatafora operò nell’indifferenza dell’interesse degli stranieri che avrebbe dovuto assistere. Con l’inizio delle indagini, l’Arci fornì assistenza legale ai migranti vittime del raggiro, così molti dei procedimenti giudiziari dinanzi al Tribunale di Catania furono riassunti col patrocinio di altri legali e portarono al rilascio del permesso
di soggiorno. Nel procedimento penale che ne è seguito l’Arci di Siracusa è stata parte civile. Nel novembre 2009, anche grazie alla dell’Arci che ne aveva denunciato sia l’inadeguatezza strutturale che la pessima gestione, finalmente il centro di Cassibile è stato chiuso. Questa vicenda dimostra quanto le persone trattenute siano deboli di fronte ad enti gestori che hanno in mano il loro avvenire e che le condizioni di estrema ricattabilità in cui versano producano corruzione, sfruttamento e illegalità. È opportuno che l’intero sistema di accoglienza venga riformato sia dal punto di vista legislativo che della gestione amministrativa. I migranti si sono rivelati un ottimo affare per le associazioni e gli operatori senza scrupoli e per i politici che attraverso le convenzioni alimentano le loro clientele.
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diritti
Il 10 dicembre l’Arci lancia la campagna #giafamiglia di Maria Chiara Panesi coordinatrice commissione Laicità e diritti civili
In occasione del 10 dicembre, Giornata Internazionale dei Diritti Umani, Arci lancerà la campagna Già famiglia, aprendo una riflessione sulla famiglia, tanto osannata ed evocata. Vogliamo partire da una data importante, il 12 marzo 2015, in cui l’Europarlamento a Strasburgo si è espresso a favore del riconoscimento delle unioni civili e del matrimonio tra persone dello stesso sesso considerandolo come un diritto umano. Diritto umano, e dunque universale e inalienabile per tutti i cittadini, indispensabile per la salute ed il benessere psicofisico della persona, il diritto all’unione e all’unità familiare. Siamo voluti partire da questa data fortemente simbolica, che segna un passaggio importante per le libertà individuali e che irride ancora una volta all’enorme ritardo del nostro paese.
Che cos’è per noi #giafamiglia? Vogliamo dare voce alla famiglia reale, alle diverse famiglie che esistono già e che sono legate dal legame più autentico e assoluto, quello d’amore. Vogliamo dare voce ai tanti cittadini e cittadine, ai tanti minori, che non hanno alcun riconoscimento pubblico e che non hanno tutele. Vogliamo raccontare le tante storie di #giafamiglie che vivono accanto a noi, che sono composite, variegate, colorate, che sono fatte da coppie, eterosessuali o omosessuali, con
I promotori di ‘Io riattivo il lavoro’ chiedono un incontro al Presidente Grasso Cgil, Libera, Arci, Avviso Pubblico, Acli, Centro Studi Pio La Torre, SOS Impresa e Lega Coop hanno inviato una lettera al Presidente del Senato Pietro Grasso chiedendogli un incontro per confrontarsi sul ddl n. 1039 sui beni e le aziende confiscate alle mafie, approvato dalla Camera l’11 novembre scorso, e sollecitare una rapida calendarizzazione dei lavori in Commissione Giustizia di Palazzo Madama. «Gentile Presidente - si legge nella missiva - lo scorso 11 novembre l’assemblea parlamentare della Camera ha approvato il testo del ddl n. 1039 e Ab. Norme per accelerare i procedimenti in materia di contrasto ai patrimoni illeciti e per favorire il riutilizzo sociale dei beni e delle aziende confiscati alle mafie e tutelare il lavoro». Un testo, ricordano i firmatari e membri del comitato Io riattivo il lavoro,«ispirato dalla proposta di legge di iniziativa popolare n. 1138 e arricchito da importanti contributi provenienti dalla Commissione parla-
mentare antimafia, con un dibattito e un confronto che si è sviluppato per circa due anni». Passaggio «salutato positivamente» dai promotori della proposta di legge, «pur con alcune criticità e lacune ancora presenti», poiché vi è davvero «urgenza di avere norme e strumenti per affrontare e gestire al meglio un fenomeno, come quello dei sequestri e delle confische dei beni e delle aziende ai mafiosi, che è in forte crescita, grazie all’azione della magistratura e delle forze di polizia». In vista dell’avvio della discussione a Palazzo Madama, Cgil, Libera, Arci, Avviso Pubblico, Acli, Centro Studi Pio La Torre, SOS Impresa e Lega Coop, ribadendo «la necessità di una rapida calendarizzazione dei lavori in Commissione e in Aula», chiedono al Presidente del Senato «di poterci confrontare sui contenuti del testo» e di «poterLa incontrare nei prossimi giorni, conoscendo la sensibilità e l’impegno da Lei sempre manifestati».
figli o senza figli, unite dal matrimonio o iscritte al registro delle unioni civili o forse ancora niente di tutto questo. Vogliamo definire il nostro concetto di famiglia partendo da quello che già esiste e che già costituisce, nella vita vera, Famiglia. Su www.arci.it verranno caricati, nella giornata del 9 dicembre, i materiali grafici e un breve vademecum sul loro utilizzo per la Campagna #giafamiglia.
Reddito di dignità: considerazioni e proposte di Arci Puglia La Puglia ha da poco approvato, in giunta regionale, il DDL sul Reddito di Dignità. Si tratta di una misura che rappresenta una novità dalla portata politica enorme che ha suscitato entusiasmi ma anche critiche aspre, anche all’interno della nostra associazione. L’Arci Puglia ha prodotto un documento, consegnato in Regione, da cui sono scaturiti alcuni impegni importanti. Tra questi, organizzare un momento di formazione sul tema da realizzare in Puglia insieme ad Arci nazionale e sottoscrivere un protocollo che ci ponga in prima linea nelle azioni che saranno previste dalla legge. Il documento completo si può consultare su www.arcipuglia.org
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arci
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Tante opportunità per chi si associa all’Arci di Greta Barbolini responsabile nazionale Arci Politiche Economiche
Da qualche giorno è pronto Arci Sconti 2016, un libricino rivolto ai soci e alle socie Arci che rinnoveranno la tessera o che si assoceranno per la prima volta affinché possano avere a portata di mano una panoramica complessiva delle tante opportunità connesse alla tessera Arci. La proposta culturale è quella che tradizionalmente arricchisce di maggiore valore aggiunto l’essere soci. Possiamo orgogliosamente dire che per il 2016, la prima sezione della guida, quella dedicata alle mostre, racchiude tutte le principali mostre in programma. Infatti, grazie al lavoro di raccordo tra l’Ufficio convenzioni della Direzione nazionale e gli uffici dei comitati sono stati stipulati accordi per le principali mostre d’arte in Italia: le Scuderie del Quirinale di Roma, Palazzo dei Diamanti di Ferrara, il Gam di Torino, il Mart di Rovereto o Villa Manin di Udine sono solo alcuni degli fulcri nevralgici della programmazione di mostre d’arte nei quali il mostrare la tessera Arci produce un’agevolazione. Di grande importanza è la sezione dedicata alle convenzioni locali di interesse nazionale dedicata a teatri, a musei, cinema, festival, rassegne, parchi tematici che coinvolgono oltre 50 città
da Ancona a Viterbo per un totale di più di 400 luoghi, eventi e opportunità. Sono confermate anche le convenzioni editoriali grazie alle quali abbonarsi a tariffe agevolate a quotidiani, riviste e pubblicazioni varie tra cui segnaliamo il manifesto, Internazionale, Left e Vita. Tra le novità dell’edizione 2016 vi segnaliamo l’attivazione di due accordi per i soci nell’ambito della mobilità sostenibile. Sono stati siglati due accordi: uno con la rete delle città del circuito di città per il car sharing Io Guido (Bologna, Firenze, Genova, Milano, Padova, Palermo, Parma, Roma, Torino, Venezia e Verona) e uno con il sistema Car2go attivo nelle capitali europee e in Italia a Firenze, Milano, Roma e Torino. Si tratti di due accordi importanti, con agevolazioni di tutto rilievo, pensati con un’attenzione particolare per i soci e le socie più giovani che grazie alla tessera Arci possono godere di sconti importanti. L’accordo con Car2go registra anche una collaborazione rinnovata in seno alla Federazione Arci e in particolare con Legambiente che porterà nelle prossime settimane nuovi accordi nell’ambito dell’energia rinnovabile. Non mancano le opportunità nel campo dei prodotti bancari con la carta ricaricabile EVO costruita insieme a Banca Etica su misura dei soci e dei circoli Arci. Nell’insieme il pacchetto di convenzioni per il 2016 registra centinaia di accordi, opportunità che si aggiungono alle centinaia di migliaia di iniziative, eventi e progetti che i 5.000 circoli Arci in Italia propongono tutto l’anno creando una rete di spazi di cittadinanza attiva e responsabile all’insegna della crescita culturale e
dell’impegno. La sfida per i prossimi mesi, oltre a sperimentare nuovi ambiti e stipulare nuovi accordi, rimane la messa a sistema di tutte le informazioni relative a sconti ed opportunità che il sistema Arci produce. Per questo oltre all’incremento e alla diversificazione degli accordi a vantaggio dei soci sono state innovate anche le modalità di comunicazione e di promozione delle opportunità per i tesserati. Il libricino - stampato in centinaia di migliaia di copie - rimanda inevitabilmente al sito www.arci.it su cui recuperare con maggiore dovizia di particolari informare sui contenuti degli accordi e soprattutto rimanere aggiornati su un lavoro che dura 365 giorni all’anno; una pagina su facebook dal nome Iscriviti all’Arci su cui trovare in forma sintetica sconti, richiami, accordi e novità. Per i dirigenti dei comitati è disponibile anche una sezione riservata del sito in cui ritrovare i testi degli accordi. Siamo un cantiere a cielo aperto in costante divenire e questo richiede un continuo scambio di informazioni tra circoli, comitati e direzione nazionale al fine di permettere ad ogni singolo socio di avere occasioni, luoghi e strumenti per cogliere in modo unitario e immediato tutte le opportunità che rappresenta l’essere socio o socia dell’Arci.
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ambiente
Un grande movimento per la giustizia ambientale e sociale di Filippo Sestito coordinatore Commissione Ambiente e difesa del territorio
La Marcia globale per il clima è stata un enorme successo. Hanno marciato in moltissime capitali di tutto il mondo, più di centosettanta paesi, quasi un milione di persone. Giustizia ambientale, cambiamento delle politiche economiche e sociali che sono alla base del cambiamento climatico e delle devastazioni ambientali, sono state le parole d’ordine di una mobilitazione mondiale che segna l’inizio di un nuovo protagonismo della società civile, dopo anni di arretramento a seguito della potente offensiva neoliberista imposta dall’alto e iniziata già sul finire degli anni ’70. Domenica 29 novembre abbiamo marciato anche per Parigi e i parigini. In Francia il governo ha vietato tutte le manifestazioni ed ha istituito lo stato d’emergenza, chissà fino a quando, avviando una politica di ridimensionamento degli spazi democratici e di repressione dei movimenti politici. La violenza e la guerra con la quale Hollande sta reagendo ai gravissimi attacchi terroristici aumenterà la spirale dell’odio e della vendetta. Lo svolgimento della COP21 a Parigi, invece, era ed è una straordinaria occasione per rispondere al terrorismo con le armi della politica e della democrazia. Raggiungendo un accordo giuridicamente vincolante
che riduca drasticamente l’utilizzo delle energie fossili e avvii una politica energetica globale basata sul 100% di energie rinnovabili, si contribuirebbe a eliminare le ragioni che sono alla base dei conflitti e delle guerre che, soprattutto in questi ultimi 15 anni, hanno investito i sud del mondo provocando sofferenze enormi alle popolazioni coinvolte, mancanza di libertà, fame, migrazioni, odio e terrorismo. Ma tant’è, in Europa la socialdemocrazia, da tempo, si è dissolta. Anche a Roma eravamo in tanti alla marcia organizzata dalla Coalizione Clima, composta da numerose organizzazioni locali e nazionali della società civile. Ventimila persone sono scese in piazza, in un bellissimo pomeriggio di sole, dando vita ad un corteo colorato, gioioso, vivace e pacifico. Bello e partecipato è stato anche il concerto, presentato da Massimo Cirri e Sara
Zambotti della trasmissione Caterpillar, che, dalle 17 fino a sera, ha visto alternarsi sul palco: i Têtes de Bois, Bandabardò, Dolcenera, Med Free Orkestra, la Casa del vento, Andrea Rivera, Giobbe Covatta e tantissimi altri. C’eravamo anche noi, c’era anche l’Arci, che ha contribuito a questa importante mobilitazione non solo da un punto di vista organizzativo, ma soprattutto portando all’interno della coalizione temi politici decisivi, che da sempre vedono impegnate le nostre basi circolistiche e le articolazioni territoriali: la pace e il no alle guerre, a tutte le guerre, la giustizia sociale e ambientale, l’antirazzismo, la critica al modo di produrre e di consumare. Questo è il movimento che da anni aspettavamo. Un movimento che ha come obiettivo politico la giustizia ambientale e sociale e che sia, di nuovo, capace di coinvolgere le comunità e le popolazioni dell’intero pianeta. Proprio com’è avvenuto il 29 novembre e come auspichiamo avvenga durante e dopo Parigi. In Italia chiederemo alle organizzazioni che hanno dato vita alla Coalizione per il Clima di continuare la mobilitazione e di radicarla nei territori. Noi come Arci ci siamo!
In Italia record di morti per inquinamento L’Italia è il Paese Ue che segna il record del numero di morti premature rispetto alla normale aspettativa di vita per l’inquinamento dell’aria. La stima arriva dal rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente: il nostro paese nel 2012 ha registrato 84.400 decessi di questo tipo, su un totale di 491mila a livello Ue. Tre i ‘killer’ sotto accusa per questo triste primato. Le micro polveri sottili, il biossido di azoto e l’ozono, quello nei bassi strati dell’atmosfera. Il bilancio più grave se lo aggiudicano le micropolveri sottili, che provocano 403mila vittime nell’Ue a 28 e 432mila nel complesso dei 40 Paesi europei. L’impatto stimato dell’esposizione al biossido di azoto e all’ozono invece è di circa 72mila e 16mila vittime precoci nei 28 Paesi Ue e di 75mila e 17mila per 40 Paesi europei. L’area più colpita in Italia dal problema delle micro polveri si conferma quella della Pianura padana, che ha un ristagno e uno scarso ricambio di aria che rende più serio il problema dell’inquinamen-
to. Brescia, Monza, Milano, ma anche Torino, oltrepassano il limite fissato a livello Ue di una concentrazione media annua di 25 microgrammi per metro cubo d’aria. Considerando poi la soglia ben più bassa raccomandata dall’Oms di 10 microgrammi per metro cubo, il quadro italiano peggiora sensibilmente, a partire da altre grandi città come Roma, Firenze, Napoli, Bologna, arrivando fino a Cagliari. Con 110 giorni di superamento del limite Frosinone guida la classifica sui capoluoghi più inquinati da PM10 nel 2014. Al secondo posto Alessandria (86), seguita da Benevento, Vicenza e Torino con 77 giorni. Lodi e Cremona (71), Avellino (69), Milano (68), Venezia e Asti (66). Compaiono nella classifica dei capoluoghi fuorilegge anche altre grandi città come Palermo (65), Napoli (40), e Cagliari (36). È interessante notare anche di quante volte i superamenti sono oltre la soglia consentita dei 35 giorni l’anno: Frosinone supera il limite di tre volte, Alessandria di due volte e mezza, Benevento, Vicenza,
Torino, Lodi e Cremona sono oltre il doppio dei giorni consentiti, mentre Avellino, Milano, Venezia e Asti non lo doppiano per poco. Questo allarme è un ulteriore motivo per tener conto di quanto accade a Parigi al vertice sul clima delle Nazioni Unite. Le misure che servono per ridurre gli inquinanti (provocati principalmente da riscaldamento e traffico), coincidono largamente infatti con quelle utili a ridurre le emissioni di anidride carbonica, principale causa del surriscaldamento del pianeta e dei mutamenti climatici. L’Agenzia europea per l’ambiente ha inoltre riferito che nel 2013, l’87% degli abitanti delle città nell’Unione europea sono stati esposti a livelli di particelle di inquinamento che superavano gli standard di qualità dell’aria definiti dall’Organizzazione mondiale della sanità, più rigorose di quelle dell’Ue. Se l’Unione europea dovesse adottare gli standard dell’Oms, le concentrazioni di particelle inquinanti calerebbero di circa un terzo ed i decessi prematuri scenderebbero a 144mila.
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informazione
Appello internazionale: liberate Dündar e Gül «Prima di tutto, come primo ministro e ora come presidente, Recep Tayyip Erdogan ha disposto una repressione metodica dei media in Turchia per anni. Erdogan sta perseguendo giornalisti di tutti i colori politici in maniera sempre più feroce nel nome della lotta al terrorismo e per la difesa della sicurezza dello stato. Gli arresti del regime di Erdogan, le minacce e intimidazioni non sono degni di una democrazia. Can Dündar, direttore del quotidiano Cumhuriyet, e il capo-redattore del suo ufficio di Ankara, Erdem Gül, sono in prigione dallo scorso 26 novembre. Sono accusati di spionaggio e terrorismo perché lo scorso maggio hanno pubblicato le prove delle consegne di armi da parte dei Servizi di Intelligence turchi a gruppi islamisti in Siria. Sono entrambi giornalisti esemplari nella ricerca della verità e nella difesa delle libertà. Il presidente Erdogan ha detto pubblicamente che Dündar «pagherà per questo». Ma i giornalisti di Cumhuriyet hanno fatto solo il loro lavoro, pubblicando informazioni che erano di interesse generale. In un momento in cui il terrorismo inter-
nazionale è al centro delle preoccupazioni di tutti, è inaccettabile che le accuse politiche siano usate per sopprimere il giornalismo investigativo. L’arresto dei due giornalisti è l’esempio più estremo dell’uso della giustizia a fini politici per mano della magistratura turca. Molti giornalisti sono in prigione con accuse pretestuose di propaganda terroristica e insulti al presidente Erdogan. Il regime usa anche leve economiche per mettere pressione crescente sui media, mentre vengono approvate leggi draconiane. Noi, in qualità di figure pubbliche, sindacati per la libertà di stampa e ong, rifiutiamo la clamorosa erosione delle libertà di stampa in Turchia. Il paese è al 149esimo posto su 180 nell’indice di libertà dell’informazione di Reporters Without Borders. Facciamo appello alle autorità turche perché liberino Can Dundar e Erdem Gul senza indugio, di far cadere tutte le accuse a loro carico, e di liberare tutti i giornalisti al momento in prigione per la loro attività giornalistica e le opinioni che hanno espresso. Sollecitiamo le istituzioni e i governi dei
paesi democratici a prendersi le proprie responsabilità e rispondere agli eccessi sempre più autoritari del presidente Erdogan». Primi firmatari: Noam Chomsky, linguista, Usa; Edgar Morin, sociologo, Francia; Carl Bernstein, giornalista, Usa; Günter Wallraff, giornalista, Germania; Zülfü Livaneli, scrittore, Turchia; Ali Dilem, fumettista, Algeria; Thomas Piketty, economista, Francia; Claudia Roth, politico, Germania; Paul Steiger, giornalista, Usa; Kamel Labidi, giornalista, Tunisia; John R McArthur, media executive, Usa; Jack Lang, ex ministro, Francia; Reporters Without Borders (Rsf); Committee to Project Journalists, (Cpj); International Press Institute (Ipi); World Association of Newspapers and News Publishers (Wanifra); International Federation of Journalists (Ifj); European Federation of Journalists (Efj); Ethical Journalism Network (Ejn); Global Editors Network (Gen); Turkish Association of Journalists (Tgc); Turkish Union of Journalists (Tgs), e molti altri.
Left in edicola sabato Giubileo della misericordia o dell’evasione fiscale? Una inchiesta di Left sulle ‘case per ferie’ del Vaticano riservate ai pellegrini dimostra che grazie alla riduzione di tasse e imposte agli edifici della Chiesa, questi ‘risparmieranno’ circa 20 milioni di euro. Autocertificazioni senza controlli del Comune e prezzi stracciati, mentre gli albergatori gridano alla concorrenza sleale: un sistema destinato a continuare visto che mentre la Cassazione aveva pronunciato questa estate sentenze contro l’esenzione totale dell’Imu per alcuni istituti religiosi, il governo Renzi è al lavoro per correre ai ripari. Che il Giubileo sia un affare commerciale lo dice anche la Storia: nel XIV secolo dopo il primo Anno santo voluto da Bonifacio VIII, i romani ne vollero altri due,
nonostante fosse nato come evento da ripetere una volta ogni 100 anni. Ma Roma non è solo la città dei pellegrini e della Chiesa, anzi. Per questo il settimanale propone un #Giubileft, itinerario documentato e approfondito sui luoghi della laicità e della resistenza al potere papale. Si va quindi dal Gianicolo, teatro delle battaglie della Repubblica Romana al cimitero acattolico, dalla casa dove si rifugiava Mazzini alla casa di Ciceruacchio. In Società Left affronta il caso della privatizzazione delle Ferrovie dello Stato, un modo per fare cassa e soprattutto per presentare in Borsa il gioiellino dell’alta velocità sfrondata dal carrozzone pubblico. Un’operazione che per il momento si presenta contro gli interessi dei pendolari e del traffico locale. Come prevenire il terrorismo? È uno dei grandi temi della politica di questo periodo, ma in Italia i programmi di inclusione sono molto indietro rispetto agli altri Paesi europei. Anche se il caso di Dustur, documentario girato in carcere, dimostra che l’integrazione è possibile,
per esempio sul tema della Costituzione. Dall’imam di Parma giunge poi l’appello al mondo musulmano a farsi conoscere di più, a contrapporre la cultura dell’Islam a quella del razzismo leghista. Infine il caso dei Cam, i centri per maschi maltrattanti e la Buona scuola vista dal senatore Tocci nel suo ultimo libro: l’ultimo atto di un vuoto della politica lungo 20 anni. Negli Esteri il punto sulla Turchia che scivola verso il regime, un reportage dall’isola di Lesbo dove gli sbarchi non si fermano mai, ed infine l’analisi di Umberto De Giovannangeli sul ruolo dell’Arabia Saudita nella polveriera Medio Oriente. Per la scienza, Left affronta l’emergenza meningite che ha fatto registrare, dall’inizio dell’anno, ben 36 casi solo in Toscana. Infine: l’incontro con lo storico Simon Schama che parla del nuovo corso della ricerca storiografica attraverso le immagini, la compagnia Muta Imago alle prese con lo spettacolo Hyperion di Bruno Maderna, e per la musica, Francesco Bianconi dei Baustelle racconta l’ultimo album Roma live!
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Otto giorni di Torino Film Festival visti dalla redazione del TFF OFF Un report a cura della redazione del TFF OFF, composta dai giovani Alessio, Chiara, Daniela, Davide, Federica, LucaV, LucaZ, Marianne, Marylou, Nicola, Sara, Valentina e coordinati dall’associazione Altera, ideatrice del progetto. Il TFF OFF è uno spazio complementare al Torino Film Festival e allo stesso tempo inedito, dove si incontrano ospiti del Festival (registi, sceneggiatori, etc) al di fuori delle sale cinematografiche e si propongono presentazioni, documentari, mostre e incontri tematici. Un programma di eventi collaterali al TFF che offre un supporto logistico alla kermesse cinematografica torinese. Durante le giornate del Torino Film Festival (20 - 28 novembre 2015), il TFF OFF è rimasto aperto tutti i giorni, dalle 14 alle 18, presso la sede di Arci Torino. Dalle 14 alle 16 abbiamo realizzato le interviste con registi e protagonisti del TFF, mentre dalle 16 alle 18 lo spazio è stato aperto a incontri, presentazioni e proiezioni. In redazione una decina di giovani, coordinati dall’Associazione Altera (ideatrice del progetto), a realizzare le interviste, montare i materiali, organizzare il calendario degli incontri, correre a vedere i film e scriverne la recensione, accogliere gli ospiti…un lavoro di squadra, una corsa contro il tempo. Il TFF è un’occasione per lanciare sguardi sul cinema di altri paesi con film che da noi comunque non arrivano nelle sale. Il TFF OFF apre una parentesi sul mondo del cinema e sulle nuove strade che si stanno esplorando. Quest’anno in programma abbiamo avuto molti festival - a confermare l’interesse e l’importanza della settima arte come linguaggio artistico - ma anche molti progetti che riguardano la fruizione del cinema, dei prodotti cinematografici, la vita nelle e delle sale, le presentazioni dei libri. E negli anni è cambiata anche la tipologia di ragazzi in redazione: non più universitari interessati a incontrare i registi per uno scambio culturale, bensì superappassionati di cinema. Sapete cosa significa veramente vivere il Torino Film Festival facendo parte della redazione TFF OFF? Svegliarsi alle 8 di mattina per essere in sala alle 9 ancora assonnati per vedere un film russo soporifero di 145 minuti con i sottotitoli in inglese. Uscire di sala, prendersi un caffè, fare la fila per
prenotare i biglietti per il giorno dopo. Rimettersi in coda, accorgersi che è quella sbagliata. Leggere il programma continuamente per poi dimenticarsi titoli, trama, orari e sale. Andare al cinema Massimo, correre verso il cinema Reposi passando per il Lux e nonostante ciò incappare nelle temutissime penalità. Perché dovete sapere che per il TFF ogni accreditato ha due vite (ovvero si possono ritirare infiniti biglietti per le proiezioni in fascia blu ma guai a non presentarsi a due proiezioni altrimenti nessun biglietto è più alla tua portata), se perdi le vite diventi un ombra nella massa costretta alla rush line; quella fila eterna che forse ti farà entrare in sala, ma sicuramente in posti pessimi. Ma il lavoro di redazione al TFF OFF è anche un lavoro di scelta. Una scelta ardua tra una vastissima programmazione di spettacoli equamente interessanti e stimolanti, spesso in orari sovrapposti o incompatibili con gli impegni di una vita quotidiana fatta di occhi arrossati dagli schermi, ingente consumo di caffeina e ritmi sballati. Una scelta che spesso e per fortuna converge con quella dei compagni di redazione, creando momenti di condivisione e confronto fondamentali. Poi ci sono le incombenze ‘pratiche’: aprire la sede, controllare quanti articoli sono arrivati da pubblicare, quali appuntamenti, quali film da tenere presenti per la giornata. Nessuno è essenziale, ma si inventerà sempre all’ultimo minuto una creativa maniera di incastrarli tutti, anche se questo dovesse voler dire avere cinque minuti di pausa cena tra un film e l’altro, saltare su tram in corsa o rischiare di finirci sotto con la bici. Vivere giornate di solo cinema e trovarsi a stretto contatto con il variegato popolo umano del TFF. E poi essere sommersi di cose da pubblicare, recensioni da scrivere o da correggere, frasi incomprensibili perché scritte da qualcuno che stava saltando
sul tram di cui sopra, errori da correggere nei testi che teoricamente avevi già corretto e pubblicato. Ivi compreso l’aver pubblicato accanto alla recensione di un film l’immagine presa da un altro film. E le video interviste? Dopo aver preparato la sala (con meticolosa attenzione e una buona dose d’ansia) si attende il fatidico momento. Arriverà o non arriverà il regista? Riuscirà a trovare la strada? Ore 14 (non sempre puntuali) arrivano i primi ospiti e, tra una chiacchiera e l’altra, inizia finalmente l’intervista. Le mani sudano: la paura è che anche il più insignificante rumore, come il clic della penna, venga catturato dal microfono... Ad un certo punto, mentre cerchi di non distrarti, ti rendi conto che stai intervistando alla cieca perché non ti ricordi il nome del regista e non sei ancora riuscito a vedere il suo film. Ma a salvarti, si fa per dire, è lo squillo del cellulare rimasto acceso nonostante le raccomandazioni, e si è costretti a ricominciare da capo… Ma alla fine tutto funziona! Dulcis in fundo la parte più stressante e adrenalinica: la gestione del calendario eventi e interviste. Calma e gesso. È necessario tenere il polso della situazione: far sì che gli eventi si incastrino, districarsi tra tabelle e numeri di telefono, trovare slot che prima erano inimmaginabili, predisporre la sala. Anche quando ci si è preparati al meglio per affrontare la tempesta, bisogna fare i conti con la richiesta dell’ultimo minuto e, spesso, non rimane che affidarsi alla buona sorte sperando che tutto fili liscio. All’inizio non credi di riuscire a tenere il passo con i tempi e tutto quello che c’è da gestire (telefoni, tabelle excel richieste…). È una sorta di traversata solitaria ma capita che in mezzo a un oceano, immenso e affollato, si scopra un po’ di solidarietà imbattendoti, al telefono, in una voce stanca come la tua, sola come la tua e delusa come la tua. E capisci che non sei solo. Rifare questa esperienza? Magari l’anno prossimo… dopo tutto come ha affermato Terence Davies in occasione della consegna Gran Premio Torino - quando si abbassano le luci, quando inizia lo sfarfallio sullo schermo, è lì che inizia la magia. In totale: 8 video interviste, 1 mostra, 15 incontri e circa 80 ore al giorno di lavoro (suddivise tra tutti i componenti la redazione). Al prossimo anno!
FB: TFF OFF www.alteracultura.org
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laparolaaipresidentideicomitati
I presidenti raccontano i loro comitati
Continuiamo a pubblicare, dopo l’Assemblea dei comitati che si è svolta a Roma il 10 e 11 ottobre, gli interventi dei Presidenti dei comitati perchè raccontino la propria esperienza e che cosa si aspettano dalla direzione nazionale. Su questo Arcireport, i contributi di Marcella Leombruni, presidente Arci L’Aquila, e di Marco Trulli, presidente Arci Viterbo di Marcella Leombruni presidente Arci L’Aquila
Il comitato territoriale Arci L’Aquila si è trovato ad affrontare nel 2009, con il terremoto dell’Aquila, la prova più difficile dal 1992, anno della sua fondazione. A 6 anni di distanza possiamo dire di aver superato la prova. Dal 7 aprile 2009 l’impegno dell’Arci nella ricostruzione sociale non è mai venuto meno, nelle tendopoli prima, nei container poi, nelle sedi ricostruite oggi. Nel 2010 proponemmo al Comune dell’Aquila un progetto SPRAR. Sembrava un’idea folle accogliere richiedenti asilo in una città che non aveva più tessuto urbano e sociale. Ma paradossalmente proprio quella condizione favorì l’accoglimento del progetto da parte dell’amministrazione comunale prima e l’accoglienza positiva poi dei beneficiari da parte dei cittadini dell’Aquila. I drammi e le vite sconvolte, con le dovute differenze, rendevano molto simile le condizioni di vita degli uni e degli altri. Ad oggi il comitato territoriale Arci L’Aquila conta 11 circoli e gestisce 3 progetti di accoglienza di cui 2 SPRAR gestiti all’Aquila e a Castel del Monte ed uno di
emergenza profughi in capo alle Prefetture gestito nel comune di Pizzoli con 4 operatori assunti a tempo indeterminato, 3 a tempo determinato, più altri operatori a collaborazioni occasionali, tra cui alcuni dei beneficiari dei primi progetti SPRAR. Il comitato non ha dipendenti, ma solo volontari e questo risulta a volte insufficiente per le responsabilità e la mole di lavoro che richiede una gestione all’altezza dei compiti che il territoriale ha verso la sua rete associativa. Per quanti progetti possa fare un comitato territoriale, (e all’Aquila ne abbiamo gestiti tanti in questi 6 anni: progetti SPRAR, progetti 383, progetti sulle politiche giovanile, progetti FEI, progetti europei di scambi gioventù in azione ecc.) senza il rapporto di conoscenza e di scambio con la sua base associativa, piccola o grande che sia, non
ha ragione di essere. Se l’Arci, come dice lo slogan che a me piace molto, deve «agire il cambiamento» per sua natura e per sua missione lo può fare solo attraverso i sui circoli. I movimenti di opinione contano, ma quanto incidono nell’Italia profonda delle periferie, delle zone rurali, delle aree di montagna in spopolamento, dei campanili, dei tanti linguaggi ed identità diverse? I circoli sono le antenne vere di cui disponiamo per capire quello che si muove nella pancia e nella testa delle persone, come subiscono, accettano o rifiutano i cambiamenti sociali, politici, culturali; come la crisi ha cambiato la percezione delle proprie aspettative di vita. Nell’assemblea nazionale dei presidenti provinciali tenutasi il 10 ed 11 ottobre tra i tanti (troppi) temi in discussione c’era Come comunicare l’Arci. Lo sento da anni e credo non troveremo risposte. L’Arci è un enorme contenitore, siamo l’associazione dei birrai e dell’accoglienza profughi, delle bocciofile e della Brigata Kalimera; siamo insomma l’alfa e l’omega. Come si comunica un’associazione così?
politica locale, impreparata culturalmente ad affrontare il fenomeno migratorio. Dal punto di vista culturale, l’Arci a Viterbo dà vita a una grande quantità di progetti che si pongono come attivatori di processi di educazione e di sperimentazione. La ridotta dimensione del territorio facilita la generazione di piccoli ecosistemi di relazioni attraverso la produzione culturale. Questo fa sì che arte e cultura divengano strumenti di comprensione del presente e di critica ai processi economici, politici e sociali, dal locale al globale. Su questi temi è stata ed è tuttora proficua la collaborazione con Arci nazionale specialmente per quanto riguarda progetti legati all’arte pubblica. Librimmaginari, Cantieri d’Arte, il Festival di musica indipendente Rockin’Cura, Resist, Immagini dal Sud del Mondo sono solo alcuni dei progetti che nei circoli Arci e nel territorio provinciale vengono promossi per innovare le forme di organizzazione culturale e andare oltre
le retoriche dei grandi festival. Da circa un anno ha aperto, anche grazie al sostegno di Arci Lazio, in uno dei quartieri storici della città di Viterbo il circolo Il Cosmonauta, una fucina di iniziative e laboratori ma anche un luogo di aggregazione con una cucina attenta alle produzioni locali. Una delle maggiori difficoltà che incontra il nostro comitato è proprio l’eterogeneità di circoli presenti. Come riuscire a trasformare questa eterogeneità in ricchezza? Bisogna individuare pratiche efficaci che riescano a far interagire circoli ‘tradizionali’ e progetti innovativi, per potenziare entrambi. Di sicuro l’Arci nel territorio avrebbe bisogno di interventi più forti degli organismi nazionali in relazione alle tematiche dell’associazionismo e del terzo settore. Da tempo inoltre il comitato Provinciale di Viterbo richiede all’Arci nazionale una maggiore attenzione alle questioni relative alla detenzione.
di Marco Trulli presidente Arci Viterbo
Il comitato provinciale di Viterbo è una rete di 25 circoli di carattere molto eterogeneo. Circoli di aggregazione e progetti di solidarietà, rassegne cinematografiche e centri anziani. In un territorio economicamente depresso e poco valorizzato rispetto alle risorse culturali e paesaggistiche che possiede, l’Arci agisce attivando progetti innovativi legati alle arti visive, alla promozione del libro e della lettura, alla musica, alla memoria della Liberazione dal nazifascismo, così come alle politiche della solidarietà, della detenzione e dell’accoglienza. Uno dei punti di maggiore rilevanza della nostra azione sul territorio è il lavoro che Arci Solidarietà Viterbo svolge quotidianamente sull’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati, attraverso il coinvolgimento di 8 comuni del territorio. Un lavoro che non si ferma al servizio di accoglienza ma che è anche lotta quotidiana all’intolleranza diffusa e confronto aperto con le amministrazioni, con i media e con la
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A_Zero Violenza! premiati i vincitori del concorso grafico contro la violenza sulle donne di Guendalina Barchielli Arci Firenze
Si è chiusa con una premiazione al circolo URL Arci San Niccolò, nel centro del capoluogo toscano, la terza edizione del concorso A_Zero Violenza! per la realizzazione di un manifesto grafico contro la violenza sulle donne, promosso da Arci Firenze con il contributo di UnipolSai, Assicoop Toscana. La giuria (composta dal presidente di Arci Firenze Jacopo Forconi e da rappresentanti di Unipol Assicurazioni - Assicoop Toscana s.p.a., Il giardino dei ciliegi, Associazione C.R.E.T.E, Artemisia Firenze, Azione gay e lesbica e da un professionista del settore della grafica e della comunicazione sociale) ha selezionato, tra oltre 30 opere, quella che sarà il manifesto che, nel corso del 2016, verrà affisso in tutti i circoli e le associazioni aderenti ad Arci Firenze. La vincitrice di questa terza edizione del concorso è Caterina Marchi, toscana, classe 1990, studentessa dell’Accademia Cappiello di Firenze, con un’illustrazione che affronta il tema della violenza contro le donne proponendosi, in realtà, come un inno alla loro libertà. Libertà di affran-
carsi dai ruoli predefiniti e dagli stereotipi, così come da quei rapporti che imbrigliano. Donne che si liberano, con la loro complessità e le loro differenze, dal manichino in cui sono nascoste e trovano la libertà. Proprio come gli uccelli che escono dalla gabbia in cui altri li hanno relegati. «Il concorso, nella sua terza edizione, ha voluto segnare un cambio di passo rispetto al passato - ha spiegato il presidente di Arci Firenze Jacopo Forconi - privilegiando le opere grafiche che hanno affrontato la violenza di genere non limitandosi a una semplice denuncia, ma raccontando una realtà altra, offrendo spunti di riflessione su come sia possibile prevenire la violenza e su quanto sia necessario educare al rispetto delle diversità, siano esse di genere o di qualsiasi altro tipo». E in questa direzione vanno, infatti, anche le opere degli altri due giovani artisti premiati, entrambi fiorentini, entrambi con meno di trent’anni: Fiammetta Tongiani che, con il suo manifesto in cui tanti nomi di donne cancellano la parola ‘violenza’, si è aggiudicata il secondo posto; e Luca Baffa, terzo, con il suo scontrino in cui non ci sono prezzi, ma il valore che ogni donna deve decidere di darsi, di dare al proprio corpo e alla propria dignità. Sul sito di Arci Firenze è possibile vedere la gallery con i lavori dei vincitori e tutte le opere in concorso: www.arcifirenze.it/notizie/notizie. asp?id=976
daiterritori
in più Alì dagli occhi azzurri LEGNAGO (VR) Arci Legnago, in collaborazione con la Consulta Giovani 2015 e il Comune, in occasione
del quarantennale della scomparsa di Pier Paolo Pasolini, promuove il 10 dicembre alle 21 l’evento Alì dagli occhi azzurri, a cura di Fabrizio Rinaldi con Corrado Fraccaro, Fabrizio Rinaldi, Marco Salgarello e al pianoforte Manuela Mattioli. Appuntamento al Piccolo Salieri in viale Don Minzoni. Ingresso gratuito. legnago@arci.it
welcome SAVONA Prodotto tra l’estate
e l’autunno 2015 dalla cooperativa Arcimedia e da Arci Savona, sarà presentato il 4 dicembre alle 21 Welcome, documentario di Mario Molinari che si snoda tra interviste e racconti di richiedenti asilo accolti e seguiti presso lo SPRAR di Albisola Superiore e i CAS (centri di accoglienza straordinaria) di Vado Ligure e Savona. La prima visione è prevista al Cinema Teatro don Natale Leone di Albisola Superiore il 4 dicembre. FB Arci Savona
storie migranti SERRATA (RC) Il 7 dicembre
alle 16.30 presso la Fattoria sociale ‘Terre di Vasia’ ci sarà l’iniziativa Storie migranti. Racconti e testimonianze di migrazioni. Introduce Pietro Ienaro, del circolo Arci San Pietro di Caridà; sarà proiettato il documentario Vivere bene non si dice di Emiliano Barbucci e Dominella Trunfio; a seguire, testimonianze e storie dei migranti della Piana di Gioia Tauro. fb Arci San Pietro di Caridà
Lo spettacolo ‘Sulla nostra pelle’ Venerdì 4 dicembre alle ore 21 il Teatro della Concordia di Venaria (TO) ricorda la notte tra il 5 ed il 6 dicembre 2007, quando presso la sede Thyssenkrupp di Corso Regina Margherita perdevano tragicamente la vita Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rondinò, Giuseppe Demasi. L’opera teatrale, concepita da un’idea dello stesso Giovanni Pignalosa - ex impiegato presso lo stabilimento e testimone dei fatti - con la regia di Serena Ferrari e Lorenzo Siviero, nasce con lo scopo di sensibilizzare al tema della sicurezza sul lavoro e dire
basta alle morti bianche rileggendo i fatti di Torino dalla prospettiva di chi, sulla propria pelle, ha vissuto la notte buia di otto anni fa e i tragici giorni che l’hanno seguita. Sulla nostra pelle. Artisti torinesi per le vittime della Thyssenkrupp è promosso da LAB22onthedancefloor e Laboratorio C.T.M. in collaborazione con Arci Valle Susa e con il patrocinio di Regione Piemonte, Città Metropolitana di Torino e Città di Collegno, Fondazione Via Maestra e Città di Venaria Reale, con la collaborazione di Ezio Mauro e La Repubblica. www.arcipiemonte.it/vallesusa
IMMAGINI DAL SUD DEL MONDO VITERBO Torna il ciclo Previsioni
del Tempo con la rassegna invernale di Immagini dal Sud del mondo. Sabato 5 dicembre, al circolo Arci Il Cosmonauta, la rassegna incontrerà la musica con l’aperitivo con l’autore del romanzo I ragazzi del mucchio di Silvio Bernelli, alle ore 19.30. Alle 21 seguirà la proiezione del documentario Italian Punk Hardcore di G. Senesi e R. Sivilia. fb Arci Viterbo
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società
Per un’irriducibile volontà di pace «Ci rivolgiamo con profonda preoccupazione, alle cittadine e ai cittadini italiani, ai Parlamentari, al Governo, alle alte cariche dello Stato. Si è di fatto creata una drammatica situazione mondiale, foriera di possibili disastri per tutti. Il terrorismo colpisce e minaccia nelle forme più barbare, cercando di creare una situazione di insicurezza totale. A questo si uniscono tensioni e vicende non meno premonitrici di tempesta. Siamo sull’orlo di un baratro da cui, in altri tempi, sono scaturiti disastri, orrore, morte e guerre. Assistiamo ad un’accelerazione di incontri, accordi, azioni, dallo sfondo preminentemente militare, che evidenziano un pericolosissimo accantonamento del primo e fondamentale obiettivo di chi deve decidere sulle sorti del mondo: la politica della pace, l’esigenza di affrontare le questioni alla radice, di aver chiaro il quadro delle parti in campo, di avviare rapporti e risoluzioni, anche dure, in campo diplomatico, e soprattutto la necessità di considera-
re come strumento fondamentale per la risoluzione delle controversie e dei problemi internazionali, l’intesa leale e sincera fra tutti i Paesi che intendono seriamente combattere e sconfiggere, in ogni sua forma, la violenza. Ma per fare questo occorre trasparenza e una irriducibile volontà di pace, sottratta ad ogni interesse personalistico e nazionalista. L’Isis è un nemico che in troppi hanno sottovalutato, e perfino favorito fornendo direttamente o indirettamente
il libro
La felicità è facile di Massimiliano Nuzzolo ISBN editore
La felicità è facile. Perché sostenerlo se la realtà ci dice continuamente l’opposto? Diciannove racconti brevi o brevissimi, fugaci istantanee di un mondo dove, apparentemente, la felicità non esiste, esiste solo l’ironia delle cose che ci accadono: avvenimenti e circostanze spesso capaci di annientarci, talvolta di redimerci. In La felicità è facile Massimiliano Nuzzolo riesce, attraverso un caustico humour, dosato alla perfezione dal taglio raffinato e sorvegliato della sua scrittura, a raccontare l’umano in tutte le sue sfaccettature, destando in noi le domande e le questioni più profonde. La sua forza sono i contrasti, gli ostacoli, i conflitti. Massimiliano Nuzzolo non provoca, non critica, non accusa, semplicemente racconta, semplicemente si diverte e cerca, riuscendoci, di far divertire anche noi. Quando ci mostra il male è per farci rimpiangere il bene, quando ci mostra la bellezza è per insegnarci a riconoscere ciò che bello non è, e a saperlo quindi evitare. I protagonisti di La felicità è facile sembrano avere tutti un’unica certezza: sì, voi leggete e vi divertite, ma di fronte alle miserie dell’essere umano non c’è proprio niente da ridere. Massimiliano Nuzzolo è coordinatore di Arci Venezia. Ha esordito nel 2004 con il romanzo L’ultimo disco dei Cure. Nel 2007 ha pubblicato la raccolta di poesie Tre metri sotto terra (Coniglio editore). Esperto di musica e di culture giovanili, ha curato la raccolta di racconti La musica è il mio radar (Mursia 2010). Con Italic Pequod, nel 2012, ha pubblicato Fratture.
gli armamenti. Ebbene, è ora di assumersi - prima che si sparga altro sangue innocente - l’impegno di un grande lavoro di riflessione responsabile e culturalmente approfondita, e di un contrasto all’espandersi di fenomeni di estrema gravità che risponda ad unità e concordanza piena sugli elementi fondanti della civiltà. A chi semina orrore e barbarie bisogna rispondere con la forza della ragione e dei valori fondamentali, che traggono la prima fonte di ispirazione dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, scaturita proprio dalla terribile esperienza della seconda guerra mondiale». Carlo Smuraglia, Presidente Nazionale ANPI - Susanna Camusso, Segretaria Generale CGIL - Annamaria Furlan, Segretaria Generale CISL - Carmelo Barbagallo, Segretario Generale UIL. Ha firmato l’appello anche la presidente nazionale Arci Francesca Chiavacci.
arcireport n. 42 | 3 dicembre 2015 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 18 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia
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