arcireport
settimanale a cura dell’Arci | anno XI | n. 43 | 26 novembre 2013 | www.arci.it | report @arci.it
Non c’è più tempo. Parigi non può fallire come Varsavia
Possiamo fare ancora molto per la Sardegna di Franco Uda presidente Arci Sardegna
di Paolo Beni
Sarà bene dire la verità. Non c’entra la mala sorte coi fenomeni meteorologici estremi che dalla Sardegna alle Filippine stanno devastando il pianeta. C’è la mano dell’uomo nelle alluvioni disastrose o nelle ondate di siccità che sempre più spesso seminano morte e distruzione. Sono i mutamenti climatici causati dalle attività dell’uomo ad alterare l’equilibrio biologico del pianeta fino a metterne in discussione la stessa sopravvivenza. E mentre la parte ricca del mondo ha risorse e tecnologie per far fronte a questi eventi, sono i paesi poveri a subirne le conseguenze più pesanti. I milioni di profughi ambientali in fuga dalla propria terra ormai invivibile sono lo specchio di una colossale ingiustizia ambientale. Il fattore tempo incombe come variabile determinante. Le emissioni di gas serra continuano ad aumentare e gli scienziati avvertono che stiamo andando verso un surriscaldamento del pianeta di oltre 4 gradi con conseguenze apocalittiche. Saremmo ancora in temcontinua a pagina 2
«[Mia nonna] è morta nella maniera peggiore, da sola, al primo piano del suo condominio, come un topo in gabbia, senza il conforto di una voce amica che potesse rassicurarla, senza che nessuno di noi potesse fare niente. Esprimere il dolore che ho nel cuore è estremamente difficile, perché le parole che fuoriescono dalla mia bocca sono solo inutili, insignificanti suoni che appaiono sempre più distanti, sempre più impotenti, sempre più insensibili. […] Vorrei poter dire è stato il ciclone, come impropriamente l’hanno definito le testate nazionali, a portarci via nonna o è stata una tragedia, non potevamo prevederla ma non è così. Sarebbe un’autoassoluzione il cui lusso non ci è concesso. Abbiamo tutti le mani insanguinate. Io, te, papà, tutta la nostra famiglia e come noi, forse, molte altre perché sappiamo benissimo che la causa di quei 16 morti, tra cui 2 bambini e un’intera famiglia, delle centinaia di sfollati siamo in realtà tutti noi. Tutti noi abbiamo permesso che questo accadesse, che il malaffare, l’ingordigia, la stupidità e il
compromesso cementizio prendessero il sopravvento. Perché sappiamo tutti quali maneggi, quali clientele esistano all’interno delle amministrazioni comunali, provinciali, regionali, sino a raggiungere i piani alti della politica. Perché i tanti ‘dei’ in giacca e cravatta, scesi dalle poltrone a magnificarci con la loro presenza, siamo stati noi a sceglierli e legittimarli, in cambio della speranza di un lavoro, di una vita dignitosa. Abbiamo abdicato alla nostra libertà, e purtroppo a molto di più, per ricevere in dono ciò che qualsiasi Stato democratico, autenticamente definibile in quanto tale, dovrebbe garantirci di diritto. Questa è la verità, nessun evento aleatorio, solamente la nostra volontà, divenuta schiava, è stata la causa di quel caos. Non sai con quanta fatica scrivo queste parole e pazienza se qualche figura istituzionale si risentirà per ciò che dico, sono convinto che nessuno di loro potrebbe rivolgermi lo sguardo sapendo di mentire. continua a pagina 2
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arcireport n. 43 | 22 novembre 2013
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po per ridurlo sotto i 2 gradi ed evitare la catastrofe, ma serve una risposta forte da parte dei paesi industrializzati e delle economie emergenti, con impegni concreti per ridurre le emissioni. Invece i decisori politici continuano a perdere tempo. Questa è la verità che emerge dal fallimento della diciannovesima Conferenza delle Nazioni Unite sul cambio climatico svoltasi dall’11 al 22 novembre a Varsavia. L’obbiettivo è arrivare a un nuovo accordo sul clima entro la Conferenza di Parigi del dicembre 2015. Ma per evitare che a Parigi si ripeta il fallimento di Copenaghen, è indispensabile che già nel prossimo anno siano definiti gli impegni di riduzione delle emissioni. Il primo banco di prova era appunto a Varsavia, dove si doveva approvare la ‘roadmap’ per le azioni di mitigazione e adattamento ai mutamenti climatici in corso nei paesi più poveri. Ma ancora una volta i paesi ricchi hanno anteposto gli interessi dell’industria che produce energia sporca a quelli della cittadinanza globale, facendo addirittura passi indietro sui precedenti impegni di taglio delle emissioni e allontanando la prospettiva di un accordo globale. Non a caso le organizzazioni sociali e i movimenti ambientalisti presenti a Varsavia hanno deciso di ritirarsi dai colloqui. È evidente che senza una forte pressione dell’opinione pubblica i governi non faranno le scelte necessarie e anche il percorso verso Parigi fallirà. Bisogna superare la diffidenza tra paesi ricchi e poveri e rilanciare i negoziati. Come già per il Protocollo di Kyoto, l’Europa può giocare un ruolo cruciale, e anche l’Italia può farlo nel suo semestre di presidenza dell’Unione. Nel dibattito europeo sugli obiettivi 2030 si parla di consistenti riduzioni delle emissioni di Co2, forti incrementi delle rinnovabili e tagli ai consumi di energia: obbiettivi ambiziosi ma realizzabili, perché sostenibilità, competitività e sicurezza energetica vanno di pari passo. Un’economia a bassa emissione di carbonio, basata sull’impiego di tecnologie pulite, può creare opportunità di sviluppo e occupazione. L’Europa e l’Italia potranno rilanciare le proprie economie indebolite dalla crisi se sapranno vedere nella green economy non più solo una nicchia ma la vera scommessa per vincere la sfida climatica e ricostruire un modello economico sostenibile, capace di conciliare ambiente e lavoro dignitoso per tutti.
Mamma posso dirti però che ti sono vicino, e che insieme a me sono vicine tante altre persone che con totale disinteresse, senza alcun legame di sangue hanno dato se stesse per starci accanto, e stare accanto al disagio dell’intera Sardegna, e le ringrazio con tutto il mio cuore. […] come dice sempre papà “la vita è come una goccia che inesorabilmente scorre su una foglia”. Dobbiamo avere premura di conservarla, prima che scompaia sotto i nostri occhi, per ricongiungersi a quel grande mare, a noi celato, delle anime scomparse». C’è un momento in cui dovremmo fare tutti un passo indietro rispetto alla dirompente forza che hanno queste semplici parole, scritte in forma di lettera a La Nuova Sardegna da Samuele Canu, 19 anni, di Arzachena, studente a Sassari, mettendo tutti di fronte alle proprie responsabilità. Sua nonna, Anna Ragnedda, è una delle vittime dell’alluvione a Olbia, e lui con sincerità e lucidità racconta la tragedia e ne dà una chiave di lettura che coinvolge tutti e apre un profondo, anche spietato motivo di riflessione. È un giovane che si riappropria dello spazio pubblico sottraendolo ai tanti soloni che in questi giorni hanno straparlato della tragedia. Sono pa-
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role rivolte a tutti, ma non a tutti allo stesso modo. Sarebbe superficiale attribuire in parti uguali le responsabilità dell’accaduto. Sono partite le inchieste delle Procure e, c’è da augurarsi, siano approfondite ma anche veloci, lo dobbiamo alle vittime ma anche a tutti noi. E tuttavia ci sono anche delle belle notizie: riguardano, come al solito, le tante donne e uomini che volontariamente stanno aiutando le oltre 800 persone rimaste senza una casa, le tante associazioni che si prodigano per rifornire di aiuti materiali le vittime del disastro. C’è bisogno di analisi puntuali ma anche di solidarietà concreta. È quello che ha spinto tutti noi, dell’Arci sarda, a intraprendere una campagna di raccolta fondi a favore delle comunità colpite dall’alluvione, per senso di responsabilità e di vicinanza. Abbiamo inteso farlo riconnettendoci alle stesse comunità ferite, dando loro l’opportunità di indicarci come utilizzare le donazioni che riceveremo. Attraverso un processo dal basso avremo utili informazioni sui beni comuni da ricostruire o da promuovere ex novo. Lo facciamo con umiltà ma con attenzione e serietà, sapendo di produrre solo qualche goccia in un mare di bisogni.
Tutte le informazioni sulla campagna di raccolta fondi sulla pagina facebook arcixemergenzasardegna
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alluvioneinsardegna
arcireport n. 43 | 22 novembre 2013
Un’isola fragile e vulnerabile, in gran parte a rischio idrogeologico di Sandro Roggio architetto
La Sardegna è nuda. Questa sciagura ne svela tanti aspetti rimasti in ombra. L’isola è in gran parte a rischio idrogeologico. Fragile e vulnerabile, nonostante la reputazione che viene da tanta iconografia che sottintende la sua ‘durezza’, penso alle pietre dalle forme bizzarre affioranti che propongono molte cartoline. I suoi insediamenti sono spesso mal costruiti, perché chi ha poche risorse la casa se la fa nei fine settimana, e spesso su terre senza valore e malsicure. È vuota al centro, nel senso di disabitata, e densa ai bordi, soprattutto d’estate; uno squilibrio cresciuto nell’ultimo mezzo secolo, minaccioso perché la mancanza di presìdi agropastorali non si surroga con milioni di mc in costa. Lo spopolamento interno produce dissesti che si trasferiscono nei litorali dove le contraddizioni crescono con miseria e disoccupazione. Ad Arzachena, Costa Smeralda, ci sono le case vista mare più care d’Europa, ma si muore in una cantina senza finestre, come
è successo in questi giorni. In quei luoghi una bottiglia di bollicine costa quanto lo stipendio di un impiegato che evapora in 20 giorni. In Sardegna nelle basse stagioni, secondo il linguaggio dei tour operator, abita poca gente. Una circostanza vantaggiosa quando arrivano le bombe d’acqua e la densità abitativa è quella di un milione e mezzo di abitanti ( se fossimo quanti i siciliani?). Il governo del territorio ispirato al rigore necessario non c’è mai stato, soprattutto in relazione alla speculazione che l’ha presa di mira. Ci ha provato Soru, nel 2006, a mettere un argine. Fermato da una crisi - ha contato il fuoco amico - mentre completava il suo programma, ha poi perso le elezione contro Cappellacci e Berlusconi. I quali l’avevano scolpita sugli scogli di tutti i mari la promessa di sabotarlo il Ppr. E ora eccolo il progetto secondo il quale dal territorio bisogna fare soldi in fretta e ricavare consenso per chi si deve candidare. Altro che solidarietà ecologica tra generazioni. Il nuovo Piano
non esiste, come la pipa di Magritte non è un Piano: dovrebbe scriverlo nel cartiglio Cappellacci, come l’artista surrealista. Viva la libertà, è la parola d’ordine - questa di per sé surreale - molto ambigua e che riflette la temeraria politica del berlusconismo. Si farà male al paesaggio esponendo gli abitanti a rischi ulteriori, perché i vincoli servono a salvare la bellezza dei luoghi e pure qualche vita. Di più: nessun comune renitente sarà incalzato dal nuovo Piano ad adeguare la strumentazione urbanistica alle regole sovraordinate. Il Comune di Olbia, il più colpito dall’evento, è dotato di uno strumento obsoleto via via adeguato per convalidare nuclei edilizi abusivi, tra cui i teatri delle recenti tragedie. Deroghe e norme transitorie consentiranno dappertutto incrementi delle urbanizzazioni. Non sarà facile spiegare che questo Ppr è un danno anche per l’economia. Produrrà destabilizzazione e incertezze inaccettabili dagli imprenditori seri e attrarrà altri investimenti sospetti.
Una rondine non fa primavera. E se sono tre o quattro? di Alessandro Delitala climatologo
Il 18 novembre la Sardegna è stata investita da piogge eccezionali: i 470mm caduti in un giorno sul Supramonte di Orgosolo (nel bacino del fiume Cedrino) sono il massimo mai registrato in quella località; lo stesso si può dire per il bacino del fiume Posada e per il Medio Campidano. Sull’onda dell’emozione, verrebbe facile ricondurre la recente alluvione all’Effetto Serra, facendo una semplificazione che, però, non sarebbe corretta. Eventi anche di eccezionali intensità hanno sempre funestato la Sardegna. La più drammatica alluvione da quando esistono le osservazioni meteorologiche in Sardegna, infatti, non è stata quest’ultima. L’evento del secolo fu l’Alluvione di Gairo dell’ottobre 1951. Quell’evento drammatico fu la conseguenza di quattro giorni di piogge ininterrotte che martellarono la Sardegna orientale, ognuno dei quali con piogge paragonabile a quelle del 18 novembre scorso. L’Alluvione di Gairo, poi, fu l’ultimo di una sequenza di eventi che investì la Sardegna orientale tra il 1890 e il 1951 con intensità crescente. Se negli anni ’50 si fosse già iniziato a parlare
di Riscaldamento Globale, quella sequenza di nubifragi sarebbe stata attribuita a questo processo, paventando che altri ancora più intensi sarebbero occorsi negli anni a venire. Per fortuna, però, eventi di violenza paragonabile a quella dell’ottobre 1951 non sono più accaduti. Tuttavia è stato provato che la frequenza degli uragani dell’Oceano Atlantico o dei tifoni dell’Oceano Pacifico è in aumento. Molti studiosi pensano che anche la frequenza degli eventi di precipitazione intensa nel Mediterraneo siano in aumento in frequenza o in intensità, ma i risultati non sono definitivi. In tutti i casi un evento singolo, per quanto violento, non è mai attribuibile ai cambiamenti climatici. Ciò che la Scienza potrà dire a breve è se il loro numero realmente sta aumentando o se la loro intensità sta effettivamente crescendo, ma sempre considerandoli nel loro complesso e non come singoli episodi. Il 2013 in Italia, però, è stato caratterizzato da un’altra anomalia climatica: un’estate piuttosto calda che si è protratta sino all’inizio di novembre. E non è stato un episodio isolato: le temperature medie annuali della Sardegna (ma anche del resto d’Italia)
degli ultimi venti anni sono tutte superiori alla media, con un trend crescente che ha portato le temperature dell’Isola ad essere ormai quasi un grado e mezzo al di sopra della media ‘climatologica’del trentennio 1961-1990. Allo stesso modo è in aumento il numero delle giornate con temperature superiori a 30°C che, sempre guardando al caso Sardegna, sono più frequenti di circa il 75%, rispetto a quante erano mediamente nel trentennio ‘climatologico’. Se poi si passa al Mare Mediterraneo, è dimostrato che il suo livello è in aumento, che la sua temperatura superficiale sta crescendo e che sta crescendo anche la temperatura della sua acqua profonda, quindi anche il calore che in esso è immagazzinato. Insomma anche se l’eventuale legame tra le alluvioni degli ultimi anni e il riscaldamento globale è ancora oggetto di studio, gli effetti diretti del Riscaldamento Globale sulla superficie terreste e sui mari circostanti il Nostro Paese sono conoscenze consolidate. E questo dovrebbe bastare per convincere chi nel 2016 sarà a Parigi a non fare un altro ‘buco nell’acqua’!
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cinema
arcireport n. 43 | 22 novembre 2013
Obiettivi sul lavoro - Storie dal mondo della conoscenza Al via la quinta edizione del concorso per audiovisivi Raccontare le storie dei lavoratori precari impiegati nel campo della cultura e della conoscenza in questi anni di crisi economica: questo il proposito dell’edizione 2013 del concorso per audiovisivi Obiettivi sul Lavoro, a cui dal 28 novembre ci si può iscrivere. I promotori del concorso, nato nel 2005, quest’anno hanno deciso di dedicare il contest a uno dei comparti più colpiti dai tagli e dalla crisi economica. La scuola e la formazione, l’università e la ricerca, l’industria dello spettacolo e dell’intrattenimento, gli enti e le associazioni di promozione culturale, raccontati attraverso le storie di ordinaria resistenza delle tante persone che faticosamente e spesso con scarsità di risorse si adoperano per promuovere cultura e conoscenza nel nostro paese. Un lavoro spesso mortificato perché considerato improduttivo; un lavoro precario, frammentato e poco tutelato, che coinvolge tanti giovani. La richiesta di ammissione al Bando deve pervenire entro il 30 gennaio 2014. La scheda di iscrizione va scaricata dai siti: www. obiettivisullavoro.it; www.ucca.it; www. flcgil.it; www.fondazioneunipolis.org Dopo averla compilata in ogni sua parte va inviata per posta a Ucca, Via dei Monti di Pietralata 16, 00157 Roma, oppure via mail all’indirizzo obiettivisullavoro@ucca. it. Insieme alla scheda di iscrizione va inviata l’opera che si intende far concorrere in formato elettronico tramite we.transfer. com all’indirizzo obiettivisullavoro@ucca.it Possono partecipare film documentari e di finzione realizzati a partire dal 2012, su qualsiasi supporto, della durata massima di 60 minuti, oppure videoclip della durata massima di tre minuti, anch’essi su qualsiasi supporto. Le opere devono essere in lingua italiana (o in versione italiana). Le copie dei film devono essere accompagnate da una scheda tecnica, il riassunto del soggetto, la bio-filmografia del regista, fotografie e/o diapositive del film, la liberatoria. La partecipazione è gratuita. La giuria del concorso, presieduta dalla regista Costanza Quatriglio, è composta dall’attore Enzo De Caro, il giornalista e scrittore Ermanno Detti, il regista Agostino Ferrente, il giornalista Arcangelo Ferri, la giornalista Gabriella Gallozzi, il responsabile di DOC3 Fabio Mancini, il giornalista Giancarlo Visitilli, l’autore televisivo Aldo Zappalà. La premiazione delle opere vincitrici avverrà il 27 febbraio 2014. Tutte le opere selezionate saranno proiettate
nei circoli Arci e Ucca di tutta Italia, nelle sedi delle organizzazioni sindacali che copromuovono o collaborano al concorso, nelle scuole e nelle università. Obiettivi sul lavoro – Storie dal mondo della conoscenza verrà presentato anche a Torino, il prossimo 28 novembre, in occasione del 31° Torino Film Festival. Alla conferenza stampa, che si terrà alle 15.00 presso la sede dell’ Arci in via Giuseppe Verdi 34, interverranno il direttore del Festival Paolo Virzì; Greta Barbolini, presidente nazionale Ucca; Massimo Cestaro, segretario generale Slc – Cgil; Valter Dondi,
Direttore Fondazione Unipolis; Maurizio Lembo, Segretario nazionale Flc – Cgil; Ugo Zamburru, Presidente Arci Torino. Il concorso è promosso da Ucca, Flc-Cgil, Arci, con la partecipazione e il contributo di Fondazione Unipolis. In collaborazione con Cgil, Slc-Cgil; con il sostegno della Direzione generale per il cinema MiBact e della Regione Lazio. Aderiscono: Università Roma Tre - Facoltà di Scienze della Formazione - Laboratorio Storia del Lavoro; Università di Cagliari - Dipartimento di Storia, Beni culturali e Territorio; Doc/it www.obiettivisullavoro.it
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arcireport n. 43 | 22 novembre 2013
immigrazione
Messina città in-accogliente di Carmen Cordaro e Patrizia Maiorana circolo Arci Thomas Sankara di Messina
Il sit in in Prefettura dell’8 novembre organizzato per chiedere al Prefetto la sospensione del bando pubblico per la nomina di un ente gestore del non-luogo Pala Nebiolo, non ha prodotto risultati. Neanche una mobilitazione serrata ha scalfito le scelte imposte da una politica securitaria, che si identifica con la creazione di campi con logiche concentrazionarie, rispondenti a scelte governative che evocano «stati di emergenza». I recenti arrivi in Sicilia di potenziali richiedenti asilo riguardano poche migliaia di persone, che potrebbero ricevere da subito un’accoglienza dignitosa nel sistema SPRAR. Purtroppo, però, l’emergenza si nutre di milioni di euro destinati alla militarizzazione dei territori e del Canale di Sicilia, sottratti a un sistema che garantisce standard elevati, lo SPRAR.
È la solita logica dell’emergenza stile italiano applicabile dovunque e comunque, un muro di gomma che non interroga le istituzioni locali e la società civile. Il 13 novembre la Prefettura di Messina ci ha autorizzato, dopo un mese dalla richiesta, all’ingresso al Pala Nebiolo, nello stesso giorno si sono aperte le buste in Prefettura per l’aggiudicazione del bando per la nomina dell’ente gestore del Pala Nebiolo, ma l’aggiudicazione é rimasta sospesa. Solo dopo 8 giorni la gara sarà aggiudicata da un Raggruppamento Temporaneo di Impresa composto da Senis Hospes - La Cascina Global Service - Consorzio Sol. Co. La Cascina, ricordiamo, è vicina a Comunione e Liberazione, l’ex vice presidente è il rappresentate legale di Senis Hospes,
Una Carta per un’Europa diversa Il 29 novembre si terrà una grande assemblea on line per discutere del progetto Carta di Lampedusa, un patto euromediterraneo per l’isola e per un’Europa diversa. Di seguito l’appello e le istruzioni per ‘iscriversi’. «Lampedusa ha bisogno di noi. Perché è già passato oltre un mese dal naufragio del 3 ottobre scorso ed in questo periodo abbiamo visto ancora sbarchi, ancora morti, perché non è finita l’attesa dei superstiti e non si è risolto il dramma delle vittime e delle loro famiglie. Perché nonostante tutto quello che è successo, l’Europa ed i suoi Stati propongono come unica ricetta di ‘gestione’ dei fenomeni migratori la politica del confine, della detenzione, del rafforzamento di Frontex, delle operazioni militari/umanitarie di controllo delle frontiere. Lampedusa ha bisogno di noi perché rischia di essere utilizzata per l’ennesima volta dalla politica istituzionale. Perché mentre i media si sforzano di raccontare la vita di un’isola accogliente, l’operazione Mare Nostrum l’ha trasformata in un’enorme caserma, polo logistico delle operazioni di controllo del Mediterraneo. Lampedusa ha bisogno di noi perché deve poter sperare in un futuro diverso, così come milioni di cittadini che vivono lo spazio Euromediterraneo hanno bisogno di poter sperare in un’Europa diversa. Per questo rispondiamo all’appello lanciato
dall’isola per dare vita ad un percorso di cambiamento vero dell’Europa, delle sue politiche e delle regole nazionali e comunitarie che la costringono a una vita di frontiera: la Carta di Lampedusa. Un patto, una coalizione, una campagna nazionale ed Euromediterranea. Perché Lampedusa ha bisogno di tutti quelli che vorranno mettersi in movimento a partire dal rifiuto della logica del controllo delle frontiere, dei respingimenti, dell’arretramento del diritto d’asilo, della detenzione, della clandestinizzazione, della discriminazione, dello sfruttamento, della negazione dei diritti di cittadinanza. Noi tutti abbiamo bisogno di Lampedusa, della sua verità, della tenacia di chi ci vive, della voglia di non farsi utilizzare da chi dice di voler cambiare per poi non cambiare mai nulla se non in peggio. A partire da questo, invitiamo tutti ad una assemblea online il prossimo 29 novembre alle ore 18.30, una web conference per discutere insieme la costruzione di un grande incontro Euromediterraneo, di una campagna di lotta e di proposta per un’Europa diversa». Tra i tanti promotori, anche Filippo Miraglia per l’Arci ed Edda Pando per Prendiamo la parola. Per partecipare all’assemblea on line scrivi a redazione@meltingpot.org, ti verranno inviate le istruzioni per accedere alla web conference.
citato dalle cronache dell’Espresso nel reportage «Il grande business dei centri di accoglienza». Venerdì 15 novembre i richiedenti asilo hanno partecipato all’assemblea cittadina promossa dalla Circoscrizione dove ricade la struttura sportiva, il Sindaco è assente. Denunciamo la situazione drammatica: gravi carenze igienicosanitarie,insostenibilità di una non accoglienza. Si invita l’Assessore presente, a rappresentare al Sindaco e alla Giunta la richiesta di un cambio di visione, si chiede con forza che il Comune di Messina avochi a sé la gestione dell’accoglienza, liberandola dalle logiche securitarie, favorendo un’accoglienza diffusa e un raccordo con lo SPRAR al fine dell’inserimento nel sistema delle 182 persone ‘ospitate’ temporaneamente in una palestra in attesa della costruzione della tendopoli. L’indomani siamo presenti, nostro malgrado, all’inizio dei lavori per la tendopoli. Inizia la mobilitazione: 4 giorni di sit in davanti il Pala Nebiolo e la Prefettura. Convocato il Consiglio Territoriale per l’Immigrazione, questo si conclude con un nulla di fatto sulla ‘gestione securitaria’: non è più possibile tornare indietro, la tendopoli verrà allestita, i numeri dei richiedenti asilo potrebbero crescere di giorno in giorno secondo le nefaste logiche emergenziali, la nostra documentazione ‘sanitaria’ che denuncia la presenza di malattie come la scabbia e casi non ospedalizzati non serve a fermare queste scelte. Tutte le strutture precedentemente proposte sono state scartare perché giudicate inadeguate dalla Commissione prefettizia sulla sicurezza. Il Comune ripropone l’utilizzo di una struttura turistica ‘Le dune’, già in precedenza non risultata idonea perché colpita da un provvedimento della magistratura, ma secondo i tecnici comunali utilizzabile nelle more di una complicata vicenda legata al rigetto di un condono edilizio. Ne nascerà un casus belli, con un’ordinanza di requisizione de ‘Le dune’ da parte del Sindaco e il silenzio del prefetto. Nel frattempo, la tendopoli è allestita e un numero significativo di richiedenti asilo trasferiti nello SPRAR. Il Circolo Arci Thomas Sankara continua la propria azione di tutela, nonostante il ritiro dell’autorizzazione prefettizia all’ingresso. L’associazione ha chiesto l’intervento del giudice tutelare per i minori diniegati e sta seguendo con particolare attenzione i casi vulnerabili e le vittime del Regolamento Dublino. La mobilitazione continua...
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arcireport n. 43 | 22 novembre 2013
sbilanciamoci!
Come usare la spesa pubblica per i diritti, la pace e l’ambiente Il Rapporto Sbilanciamoci 2014 A settembre 2013 la disoccupazione in Italia ha superato il 12%, quella giovanile il 40%. Dopo anni di recessione, il governo ripropone le solite ricette, in ossequio ai piani di austerità e ai vincoli imposti dalla Troika. Il mantra è che non ci sono alternative: «È l’Europa che ce lo chiede». Come se l’Europa non fossimo anche noi. Come se l’Italia non potesse giocare un ruolo da protagonista per chiedere una radicale inversione di rotta nelle politiche economiche, fiscali e monetarie dell’Unione Europea. Dopo 2 anni di austerità, il paese è in ginocchio da un punto di vista sociale e produttivo, e il rapporto debito/Pil continua a peggiorare. Abbiamo sforato il 130%, e in termini assoluti la soglia dei 2.000 miliardi di euro. L’andamento è lo stesso per tutti i paesi, in particolare quelli del Sud Europa. Misure non solo devastanti dal punto di vista sociale, ma nocive anche da quello macroeconomico. A segnalarlo è lo stesso Fmi, riconoscendo che aggiustamenti fiscali, ovvero tagli alla spesa pubblica, nella maggior parte dei paesi provocano una caduta del Pil più veloce della riduzione del debito. Ancora a monte, il discorso sulla riduzione del rapporto debito/Pil avrebbe un qualche senso se l’attuale situazione fosse legata a un ‘eccesso’ di welfare e a uno Stato spendaccione e non, invece, all’onda lunga della crisi esplosa con la bolla dei subprime e a un’Europa subalterna alle dottrine neoliberiste. Un’Europa dei mercati, della moneta unica e della libera circolazione dei capitali senza un’Europa sociale, fiscale e dei diritti. Quella della Troika è una risposta sbagliata a una diagnosi sbagliata. Non è vero che c’è un eccesso di welfare. Non è vero che la crisi è colpa delle finanze pubbliche. Non è vero che i Paesi del Sud Europa hanno le maggiori responsabilità. Non è vero che il rapporto debito/Pil è il parametro di riferimento da tenere sotto controllo. Non è vero che i piani di austerità funzionano per diminuire tale rapporto. L’austerità è il problema, non la soluzione. Eppure si continua ad applicare una teoria economica fallimentare con un’ostinazione che rasenta il fanatismo. L’obiettivo di fondo è il rispetto di parametri del tutto arbitrari e le variabili
su cui giocare sono il welfare, i servizi essenziali, i diritti dei lavoratori. Un dogma che plasma le politiche economiche e ancor prima l’immaginario collettivo. Gli impegni europei non si possono rimettere in discussione, ma per le spese sociali il ritornello è che «non ci sono i soldi», lasciando intendere che tali spese siano da considerare un ‘lusso’, da finanziare solo se le risorse sono sufficienti, altrimenti da sacrificare sull’altare dei diktat dei mercati finanziari. Ma questi obiettivi sono irrealizzabili senza portare a un collasso del tessuto produttivo e sociale. Deve essere il gigantesco casinò finanziario che ci ha trascinato nella crisi a sottoporsi a rigide misure di austerità, non cittadini e lavoratori che hanno già pagato per una crisi di cui non hanno responsabilità. Ammesso e non concesso che si vogliano accettare i vincoli della Troika, non è comunque vero che «non ci sono i soldi». Con la legge di stabilità il governo propone delle scelte ben precise su come allocare le risorse pubbliche. Scelte che hanno enorme impatto sulle nostre vite. Dal 2001 la campagna Sbilanciamoci! Dimostra che decisioni radicalmente diverse sarebbero possibili, sia dal lato delle entrate, sia da quello delle uscite. Un sistema fiscale improntato a una reale progressività, come previsto dalla nostra Costituzione; maggiori spese destinate ai diritti, la pace, l’ambiente. Anche quest’anno, con il Rapporto 2014, dimostriamo che un diverso indirizzo di politica economica è possibile. La nostra manovra è di 26 miliardi di euro, un importo più consistente di quello previsto dal governo, perché pensiamo che nell’attuale situazione
non sia possibile limitarsi a piccoli interventi di facciata. Occorre operare una redistribuzione della ricchezza, occorre prendere i soldi dove ci sono, e impiegarli dove sono necessari. Non è solo una questione di maggiore giustizia sociale: ridurre le diseguaglianze è fondamentale per rilanciare la domanda e uscire dalla depressione economica, per promuovere uno sviluppo qualitativo, per un piano di investimenti di lungo periodo, per una riconversione dell’economia in direzione di una reale sostenibilità. Proponiamo quindi una patrimoniale, una tassazione sui capitali scudati, di migliorare la tassa sulle transazioni finanziarie, di bloccare le grandi opere, di tagliare le spese militari, i finanziamenti alla scuola e alla sanità private e ai CIE. E proponiamo di usare tali risorse per introdurre il reddito minimo garantito, per avviare un piano del lavoro, per investimenti nell’istruzione, nella ricerca, nella cultura, nelle politiche di assistenza e di inclusione sociale, nella tutela dell’ambiente e dei beni comuni, nella mobilità sostenibile, nel rilancio dell’edilizia popolare pubblica e nel sostegno alle forme di altraeconomia, dalla finanza etica ai Distretti di economia solidale. La nostra manovra assume come priorità la lotta alle diseguaglianze, andando in direzione opposta a quella del governo, che ha tra l’altro annunciato un piano di privatizzazioni da 20 miliardi in tre anni. Dopo i disastri delle passate privatizzazioni (pensiamo a Alitalia, Ilva, Telecom…), invece di pensare a un piano industriale e di rilancio dell’occupazione, si continua con la stessa ideologia. Svendendo le ultime partecipazioni ai mercati finanziari per fare cassa. Proseguendo sulla stessa strada del declino del sistema produttivo che ha caratterizzato gli ultimi anni. La nostra manovra di 26 miliardi di euro si chiude con un saldo praticamente nullo. Non prendiamo per buone le ricette che arrivano da questa Europa, a partire dall’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione. Al contrario, pensiamo che l’Italia debba chiedere all’Europa un radicale ribaltamento delle priorità, ma anche che il cambiamento di rotta deve partire dalle politiche nazionali.
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arcireport n. 43 | 22 novembre 2013
solidarietàinternazionale
Intervista ad Ahmed Lebib, Segretario dell’Unione studenti saharawi A che punto è la vostra lotta per l’indipendenza? L’indipendenza è il sogno e il fine di tutti i saharawi. Abbiamo pagato un caro prezzo, col sacrificio di tanti di noi, in quasi quattro decadi di occupazione, esilio e divisione, e ancora adesso siamo determinati nella nostra lotta. Questo significa che non ci fermeremo finchè non avremo la nostra totale indipendenza. Abbiamo sognato uno stato che oggi sia una realtà riconosciuta per 84 paesi, membro anche dell’Unione Africana, con Ministeri, Consiglio Parlamentare, Ambasciate e rappresentanze. Lo stato saharawi è una realtà da cui non torneremo indietro.
lottare per la libertà e l’indipendenza. In che modo le associazioni e le istituzioni possono contribuire alla risoluzione del conflitto? La cosa più importante è la sensibilizzazione alla causa saharawi, perché il nemico numero uno del nostro popolo è la non conoscenza della nostra situazione. Anche parlare agli altri delle condizioni in cui viviamo come popolo, aiuta ad aumentare la solidarietà verso i
saharawi e questo significa aumentare le voci che chiedono l’autodeterminazione del nostro popolo, ma anche gli aiuti umanitari in tutti i settori (per giovani, educazione, salute, sport, cultura). È importante perché aiuta la resistenza popolare e richiama l’attenzione della gente solidale, che si ispira a principi di umanità e libertà, accompagnando il popolo nella sua lotta e facendolo sentire meno solo. A cura di Valentina Roversi
Quali sono le condizioni dei giovani dopo tanti anni di vita nei campi profughi? Quando parliamo dei campi, parliamo di un territorio inospitale dove non c’è niente. I giovani saharawi sono quelli che più soffrono l’esilio, perché vivono senza speranza di futuro e totalmente dimenticati dalla comunità internazionale. Abbiamo difficoltà e mancanze nell’educazione, nella sanità e nell’alimentazione. E quando finalmente i nostri laureati tornano non hanno possibilità di esercitare le proprie competenze, ma nonostante tutto sono fieri e disposti a
Un’Assemblea per rilanciare l’azione della Tavola della Pace L’assemblea, promossa dalla Segreteria del Coordinamento del Direttivo della Tavola della Pace, si terrà il 6 e 7 dicembre a Perugia presso il Palazzo della Provincia. Lo scopo è quello di discutere che iniziative adottare per rilanciare l’azione della Tavola della Pace, rivedendone anche i meccanismi di decisione e di rappresentanza, garantendo la massima democrazia e partecipazione. Questo il programma Venerdì 6 dicembre ore 17.00 – 17.30: accoglienza e registrazione partecipanti ore 17.30 – 18.00: presentazione del percorso e della situazione attuale ore 18.00 – 20.00: Forum Cosa significa oggi, nel XXI secolo, l’impegno per la cultura e per la politica di pace: dalla prima marcia di Capitini ad oggi cosa
è cambiato e come dobbiamo cambiare noi? Sono previsti interventi di ospiti e di rappresentanti delle associazioni, sindacati, enti locali, comitati, parlamentari, giornalisti. Sabato 7 dicembre ore 09.00 – 11.00: Fase Costituente, visione e missione futura della Tavola ore 11.00 – 13.00: Quale organizzazione? Livelli di rete, organi, risorse, programma ore 14.30 – 16.00: elezione nuovo Organo Esecutivo ore 16.30 – 16.30: sintesi dei lavori e chiusura Assemblea ore 16.30 – 19.00: incontro del nuovo Organo Esecutivo Per informazioni: tavoladellapace@yahoo.it
Cos’è l’Uesario L’Unione degli studenti di Seguia el Hamra y Rio de Oro (Uesario) è una Unione di studenti a carattere politico, sociale e culturale che raggruppa al suo interno tutti gli studenti del Sahara Occidentale che credono nel diritto del popolo saharawi all’autodeterminazione e all’indipendenza, un luogo dove lottare per la libertà, il progresso, l’accesso ad una educazione gratuita. L’Uesario fu fondata il 5 agosto 1975. Nel 1984, l’Unione degli Studenti Saharawi confluì nel Ujsario. In considerazione del fatto che l’Uesario raccoglie la totalità degli studenti che studiano all’estero, con un ruolo determinante nella vita politica, sociale e culturale del popolo saharawi (oltre al valore della resistenza e della lotta pacifica degli studenti saharawi nelle università del Marocco nei territori occupati), durante l’ultimo congresso del Fronte Polisario nel dicembre 2011 l’Uesario si è separato dall’Ujsario. www.uesario.org
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solidarietàinternazionale
Campagna mondiale ‘Per la liberazione di Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri palestinesi’ Dichiarazione di Robben Island, Sudafrica Comitato Internazionale, primi aderenti: Ahmed Qathrada, i premi Nobel Desmond Tutu, Jody Williams, Adolfo Perez Esquivel, Josè Ramos Horta, Maireread Maguire e poi Angela Davis, il ministro irlandese Joan Burton, l’ex ministra svedese Lena Hjelm- Wallen, Christiane Hessel (a nome anche di Stephen Hessel, tra gli estensori della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo) «Noi, i firmatari, affermiamo la nostra convinzione che la libertà e la dignità sono l’essenza della civiltà. Persone di tutto il mondo e nel corso della storia si sono levate in difesa della loro libertà e della loro dignità contro il dominio coloniale, l’oppressione, l’apartheid e la segregazione. Generazioni di uomini e donne hanno fatto grandi sacrifici per forgiare valori universali, difendere le libertà fondamentali e far progredire il diritto internazionale e i diritti umani. Non vi è un rischio maggiore per la nostra civiltà che abbandonare questi principi e consentire la loro violazione. Il popolo Palestinese ha lottato per decenni per la giustizia e i propri diritti inalienabili. Tali diritti sono stati ribaditi da innumerevoli
risoluzioni delle Nazioni Unite. Valori universali, legislazione internazionale e diritti umani non possono fermarsi alle frontiere, e devono essere applicati anche in Palestina. Questa è la strada da seguire per una pace giusta e duratura nella regione. L’applicazione di questi diritti comporta la liberazione di Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri palestinesi, in quanto la loro prigionia altro non è che un riflesso della privazione della libertà che il popolo palestinese ha subito e continua a sopportare. Centinaia di migliaia di palestinesi sono stati imprigionati, in uno dei più eclatanti esempi di detenzione di massa che mirano a distruggere il tessuto nazionale e sociale del popolo occupato, e a spezzare la sua volontà di raggiungere la libertà. Migliaia di prigionieri politici palestinesi ancora oggi languono nelle carceri israeliane. Alcuni di loro vi hanno trascorso oltre 30 anni, cosa che fa di Israele la potenza occupante responsabile dei più lunghi periodi di detenzione politica nella storia recente. Il trattamento dei prigionieri palestinesi dal momento del loro arresto, durante gli interrogatori, il processo e la detenzione,
Un ‘bellissimo’ F-35 oppure... Una serie di video promossi dalla campagna ‘Taglia le ali alle armi’ per rendere visibili i problemi connessi alla scelta di investire miliardi per l’acquisto degli F-35 Non possiamo star fermi mentre il programma dei caccia F-35 continua indisturbato... È per questo che ha preso il via una nuova iniziativa di comunicazione della Campagna Taglia le ali alle armi pensata con l’obiettivo di tenere alta l’attenzione su questo tema: da non circoscrivere solo ai momenti di voto parlamentare. Una campagna comunicativa si snoderà attraverso una serie di ‘lanci’ di video da qui alle prossime settimane e potrà diventare un successo solo con il rilancio da parte di tutti i sostenitori e simpatizzanti della nostra mobilitazione. Con trovate spiritose e divertenti si cercherà di sottolineare la preoccupante inutilità dei soldi investiti negli F-35 e rendere visibile la contrarietà degli italiani - ormai
diffusa e maggioritaria – nei confronti di questi cacciabombardieri. In ogni scena uno ‘stratagemma’ comunicativo farà cogliere un utilizzo differente, ben più importante e ancora possibile, dell’ingente quantità dei soldi pubblici ad essi dedicati. Il primo dei quattro video (attualmente) previsti è ambientato in una stazione ferroviaria, situazione quotidianamente molto familiare - non sempre in senso positivo - a milioni di pendolari nel nostro paese. Grazie al supporto di un gruppo di artisti video, che hanno prestato la propria opera gratuitamente, da oggi la campagna Taglia le ali alle armi avrà uno strumento in più nella propria opera di sensibilizzazione e pressione nei confronti del Parlamento. Il primo video è pubblicato sul sito www. disarmo.org
viola le norme e gli standard previsti dalla legge internazionale. Queste violazioni, tra cui l’assenza di garanzie per un giusto processo, il ricorso alla incarcerazione arbitraria, il maltrattamento dei prigionieri e l’uso della tortura, il disprezzo per i diritti dei bambini, la mancanza di assistenza sanitaria per i detenuti malati, il trasferimento dei detenuti nel territorio dello stato occupante e le violazioni del diritto di ricevere visite, così come l’arresto di rappresentanti eletti, richiedono il nostro intervento. Tra questi prigionieri, un nome è emerso a livello nazionale e internazionale come fondamentale per l’unità, la libertà e la pace. Marwan Barghouti ha trascorso quasi 20 anni della sua vita, tra cui gli ultimi 11, nelle carceri israeliane. È il prigioniero politico palestinese più importante e conosciuto, un simbolo della missione del popolo palestinese per la libertà, una figura che unisce e un sostenitore della pace basata sul diritto internazionale. Tenendo presente come gli sforzi internazionali portarono alla liberazione di Nelson Mandela e di tutti i prigionieri antiapartheid, riteniamo che la responsabilità morale giuridica e politica della comunità internazionale di assistere il popolo palestinese nella realizzazione dei loro diritti deve contribuire a garantire la libertà di Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri politici palestinesi. Chiediamo quindi, e ci impegniamo ad agire per la liberazione di Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri palestinesi. Fino al loro rilascio, i prigionieri palestinesi, come sancito dal diritto internazionale umanitario e le leggi in materia di diritti umani, devono beneficiare dei loro diritti e le campagne di arresti devono cessare. Uno dei più importanti segni della disponibilità a fare la pace con il tuo avversario è la liberazione di tutti i suoi prigionieri politici, un potente segnale di riconoscimento dei diritti di un popolo e delle sue rivendicazioni alla propria libertà. È il segnale di inizio di una nuova era, in cui la libertà aprirà la strada per la pace. Occupazione e pace sono incompatibili. L’occupazione, in tutte le sue manifestazioni, deve terminare. La libertà deve prevalere perché il conflitto cessi e perché i popoli vivano in pace». Dalla prigione di Robben Island, cella di Mandela, il 27 Ottobre 2013 www.AssopacePalestina.org
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succedeinitalia
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Quattro anni per le scuole superiori
Il pedagogista Benedetto Vertecchi liquida come un’operazione di facciata, priva di un’idea di base, la decisione della Ministra Carrozza di avviare una sperimentazione con la riduzione a 4 anni degli Istituti superiori. Il punto, secondo Vertecchi, è che i diversi livelli scolastici non sono indipendenti fra di loro, ma devono rispondere a un disegno complessivo. Sarebbe dunque sbagliato accorciare di un anno il percorso scolastico senza ridefinire l’intero sistema. È vero che in alcuni paesi europei le superiori si concludono a 18 anni, ma quel che conta
è che siamo l’unico paese in Europa che fa corrispondere l’apertura delle scuole con l’orario delle lezioni, per cui i ragazzi stanno in classe il tempo strettamente necessario per assistere alle lezioni e poi tornano a casa. In Europa ci restano l’intera giornata, seguendo altre attività che contribuiscono comunque alla formazione. Basta pensare alle difficoltà dei ragazzi italiani a scrivere a mano o ad organizzare un pensiero complesso. Sono competenze che si potrebbero recuperare nei pomeriggi, alternandole ad altre attività formative.
Sulla vicenda Fonsai l’Arci sostiene le iniziative di MC La vicenda Fondiaria Sai ha coinvolto oltre 12mila risparmiatori che hanno subito un danno di 251 milioni di euro. Il Movimento Consumatori, che fa parte della Federazione Arci, da oltre un anno sta seguendo i piccoli azionisti per tutelarne gli interessi. In particolare, sta raccogliendo le costituzioni di parte civile in vista della prima udienza del processo che vede imputati alcuni degli ex amministratori della compagnia, udienza fissata per il 4 dicembre a Torino. Come spiega Alessandro Mostaccio, segretario generale del Movimento Consumatori «le iniziative che abbiamo messo in campo sono per noi un dovere nei confronti dei piccoli azionisti, ma nascono anche dall’esigenza di stigmatizzare gli illeciti commessi da una delle famiglie storiche del capitalismo italiano». «Gli azionisti danneggiati si possono rivolgere alla nostra associazione –
continua Mostaccio - per partecipare all’azione penale per falso in bilancio aggravato, aggiotaggio e manipolazione dei mercati, e chiedere il risarcimento dei danni ai componenti della famiglia Ligresti che non hanno ancora patteggiato, agli ex amministratori e responsabili civili». L’Arci condivide pienamente le finalità dell’iniziativa assunta dal Movimento Consumatori e la sosterrà attraverso le iniziative che verranno concordate nei singoli territori. Questo nell’ottica di una collaborazione che vogliamo riprendere e rafforzare, nell’interesse innanzitutto dei cittadini e delle cittadine che subiscono, come nel caso Fonsai, ingiustizie che hanno conseguenze anche di carattere materiale. Per avere informazioni su come procedere alla costituzione di parte civile Movimento Consumatori ha attivato il numero verde 800150872 e l’email fonsai@movimentoconsumatori.it
brevi Il 28 novembre l’iniziativa di zerozerocinque Il 28 novembre la Campagna ZeroZeroCinque promuove una giornata di dibattiti e proposte su come riformare la finanza e riorientare la spesa pubblica per una maggiore giustizia economica, fiscale e sociale. L’appuntamento è a Roma al Fandango Incontri dove alle 10.30 verrà presentato il XV Rapporto di Sbilanciamoci! e alle 14 inizierà la discussione sul tema: Tasse e solidarietà: un nuovo approccio per la giustizia fiscale in Italia e nel mondo. Moderatore dell’evento sarà Antonio Tricarico, dell’associazione Re-common. Leonardo Becchetti, portavoce della Campagna, introdurrà il dibattito. Tra i partecipanti ci saranno: Pier Paolo Baretta, Sottosegretario di Stato MEF, Giacinto Palladino, Segretario Generale Fiba-CISL, Claudio Gnesutta, Docente di Economia Politica e Politiche Economiche, Luigi Bobba, Deputato PD, Leonardo Domenici, Eurodeputato S&D, Giulio Marcon, Deputato SEL, Andrea Olivero, Senatore PpI, Carla Ruocco, Deputata M5S. www.zerozerocinque.it
chefare, premio che promuove cultura e innovazione L’associazione Doppiozero lancia la seconda edizione di cheFare, il premio che promuove cultura e innovazione. cheFare è una piattaforma collaborativa per la mappatura, la votazione e la realizzazione di progetti culturali realizzati da organizzazioni profit e non profit con particolare riguardo alle imprese sociali, alle fondazioni e alle associazioni e organizzazioni culturali e alle start up. L’iniziativa di Doppiozero è rivolta al mondo della cultura e dell’innovazione sociale e alla società civile. cheFare favorisce la creazione e lo sviluppo di reti tra imprese culturali con alto contenuto di innovazione, per attivare la costruzione di nuovi modelli economicamente e socialmente sostenibili. Collaborazione, condivisione, ricerca e racconto sono i principi che guidano questa azione. Dare vita a questa esperienza vuol dire lanciare un segnale forte. Vuol dire guardare al futuro consci che sono le pratiche quotidiane che possono fare la differenza. Lunedì 9 dicembre il termine per le candidature. www.che-fare.com
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La sfida del Teatro Altrove a Genova
Spettacoli, rassegne e intrattenimento per dimostrare che ‘di cultura si campa’ di Walter Massa presidente Arci Liguria
Quando apre un teatro è sempre una festa, perché è il frutto di un lavoro collettivo che vede la luce. Le mie riflessioni si fondono con quanto ci hanno ricordato nei loro interventi, nella giornata inaugurale di Altrove - Teatro della Maddalena, a Genova, Stefano, Simone, Dario, Marco, Luca, Daniela, Caterina e Domenico. Solo i nomi e nessun ‘grado’, perché questo Paese, ogni giorno, vive e respira grazie a tanti nomi, magari sconosciuti ai più, ma indispensabili. Come in questa straordinaria occasione. Quella dell’Altrove possiamo definirla una sorta di scommessa da matti; una vera sfida a quanti, superficialmente, sostengono che «di cultura non si campa». Noi, invece, crediamo che la cultura, come l’aria che respiriamo, ci fa vivere, pensare, creare, innovare, crescere. Ed è per questo che è fondamentale la Cultura, quella con la C maiuscola, per affrontare e superare questa infamante crisi che toglie lavoro ma soprattutto speranza e voglia di futuro, specialmente alle nuove generazioni, troppe volte chiamate in causa solo per essere mostrate come animali in via d’ estinzione...nell’indifferenza più generale. Una crisi soprattutto culturale. Facciamolo vivere bene, allora, questo teatro ‘ritrovato’ in un quartiere bello e difficile come la Maddalena. Facciamolo vivere di volontariato e impegno civico, ma soprattutto facciamolo diventare il polmone verde della legalità in un quartiere che ne ha tremendamente
bisogno. Apriamo quindi la stagione dell’ impegno civile dei cittadini che, da meri spettatori, passano dietro le quinte, dietro al bancone del bar, dietro ai fornelli per produrlo e dirigerlo lo spettacolo. In prima persona. Siamo sicuri che così facendo questa sarà la migliore stagione teatrale possibile alla Maddalena, il cuore vero della città, nel segno di quanto ci ha sempre ricordato Andrea Gallo: non è vero che tutto va a rotoli, non è vero che fa tutto schifo come vorrebbero far credere. C’ è una voglia grande di cambiamento e una reale voglia di fare di tantissimi. Anche nei posti più difficili e al tempo stesso belli come il nostro Centro storico. Ed è anche per questo che abbiamo deciso di dedicare ad Andrea la nostra sala. Lui che dell’impegno civico ha fatto una missione fino alla fine, insegnandoci da fratello maggiore come si deve stare al mondo. Ci seguirà anche lui Altrove. Fatelo anche voi. Tra i prossimi appuntamenti in programma: per il teatro, il 3 e 4 dicembre va in scena La locandiera, per la regia di Jurij Ferrini; il 13 dicembre Il vagabondo delle stelle di Matteo Alfonso. Per la sezione cinema, il 29 novembre ci sarà l’incontro con il regista Andrea Segre, il 2 dicembre la proiezione di Qui finisce l’Italia di Gilles Coton, mentre il 9 Alì ha gli occhi azzurri di Claudio Giovannesi. E ancora tanta musica, teatro per i più piccoli, rassegne e appuntamenti da non perdere. www.teatroaltrove.it
Il laboratorio ‘Occupiamoci!’ Dopo la riuscita della prima parte del laboratorio che si è tenuto a ottobre nell’ambito della terza edizione di BRISA!, il festival di teatro organizzato da Arci Bologna e dedicato quest’anno al tema dei margini, partirà il 3 dicembre la seconda fase del laboratorio teatrale gratuito dedicato a inoccupati, con l’intento di dare voce e visibilità a tante altre storie di uomini e donne che vivono quotidianamente sulla loro pelle il dramma della disoccupazione. Con la collaborazione di ITC Teatro - Teatro
dell’argine, durante il percorso laboratoriale si cercherà di approfondire questioni ‘utili’ e ‘spendibili’ anche nel mondo del lavoro: come presentarsi agli altri, come gestire il proprio corpo e l’emozione di parlare in pubblico. Tutti i partecipanti avranno la possibilità di raccontare la propria esperienza. Il laboratorio, che si svolgerà ogni martedì al circolo Arci Millenium, si chiuderà ad aprile con un saggio finale promosso nell’ambito delle iniziative organizzate per il primo maggio. www.arcibologna.it
daiterritori
in più FRONTIERE Off PARMA Il 29 novembre alle 22 al
circolo Arci Zerbini ultimo appuntamento con Frontiere Off, rassegna collaterale del ParmaJazz Frontiere Festival. Protagonista della serata Atlantico Occidentale, un progetto nato fra le mura del dipartimento di jazz del Conservatorio Arrigo Boito e che pone la sua attenzione a quelle sonorità, particolarmente moderne, del jazz degli anni ‘80/‘90. Ispirandosi ad artisti del calibro di Richard Beirach, John Abercrombie, John Taylor, Kenny Wheeler ed altri, il quartetto propone una rilettura di alcuni brani caratteristici di quegli artisti nonché di brani propri e standard jazz in chiave fresca e moderna. fb Arci Zerbini Parma
Venti anni del quintet RAVENNA Con una settimana
di eventi, in programma dal 2 all’8 dicembre, si festeggiano i venti anni del circolo Arci Quintet. Giochi, tornei, eventi e iniziative dedicate al passato, al presente e al futuro del circolo: si comincia con una serata ludica medievale/fantasy. Per la prima volta al circolo, i Clerici Vagantes, i musicigiocolieri e giullari più amati nelle feste medievali di tutta Italia. www.circoloquintet.it
E-POP MODENA Corsi di letteratura,
comunicazione, storia, geografia con lezioni di approfondimento su autori come Ugo Foscolo o su eventi naturali come i terremoti. Dal 21 novembre Arci Modena propone E-POP, corsi dell’Università Popolare di Educazione permanente a Modena. Il 29 novembre si parte con i Percorsi di fisica a cura di Luca Malagoli. Per gli appassionati di opera, il 10 e il 17 dicembre ci sono i due appuntamenti a cura di Pierluigi Cassano che spiegherà come innamorarsi del bel canto. E ancora tanti appuntamenti in programma fino a marzo 2014. La partecipazione è gratuita. modena@arci.it
PROIEZIONI COMO Dal 28 novembre al 4 dicembre al circolo Arci Xanadù sarà proiettato Una piccola impresa meridionale di Rocco Papaleo. Ingresso riservato ai soci Arci. fb Xanadù Circolo Arci
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Il 27 novembre
A Crispiano il circolo Arci Uisp festeggia i 35 anni di attività con il primo Forum dal basso del terzo settore Sarà il primo ‘Forum dal basso’ del terzo settore di Taranto e provincia. L’evento, completamente auto-organizzato, si svolgerà il 27 novembre a partire dalle 18 nella Sala consiliare del Palazzo di Città in piazza Madonna della Neve a Crispiano (Taranto) in occasione dei 35 anni di attività del circolo Arci Uisp di Crispiano. Tra gli ospiti, l’assessore regionale Guglielmo Minervini, il consulente delle pubbliche amministrazioni Piero D’Argento di Conversano, lo storico cooperante tranese Felice Di Lernia, il giovane inventore barese Nicholas Caporosso e il direttore della Comunità Emmanuel di Lecce Daniele Ferrocino. Ma soprattutto, sono state invitate a partecipare tutte le organizzazioni (associazioni di promozione sociale e organizzazioni di volontariato, cooperative sociali di qualsiasi tipo o più semplicemente imprese sociali, comitati di quartiere o di utenti, ex gruppi informali) che negli ultimi anni sono riuscite ad intercettare finanziamenti da bandi e avvisi pubblici regionali e non, che sono riuscite ad ottenere sponsorizzazioni, aperture di credito, canali di finanziamento su progetti di innovazione sociale. Tutte dovrebbero sentirsi coinvolte da questo Forum, una sorta di ‘chiamata alle armi, agli arnesi e alle arti’ come suggerito dallo storico cooperante e militante pugliese Felice Di Lernia. Perché un forum del non-profit ora? L’annuale graduatoria del Sole 24 Ore di imminente uscita, con ogni probabilità, inchioderà Taranto e provincia nuovamente agli ultimi posti nazionali per qualità della vita e dei servizi. Il disagio per questa condizione socio-economica così disastrosa sarà il motivo principale di questo incontro: verificare se tali organizzazioni vivono alla stessa maniera l’urgenza di dover intervenire maggiormente in rete, ragionare in maniera sistemica per rinforzare il capitale sociale e i beni comuni ionici. La necessità di approfondire il senso di fare insieme, di recuperare il divario con altri contesti regionali e non, di acquisire metodi nuovi e partecipati di collaborazione e capacità di lavorare su obiettivi e per progetti e di sperimentare inedite forme di alleanze, saranno i temi in discussione ai ‘tavolini da bar’ che saranno allestiti in maniera inusuale nella Sala consiliare di Crispiano. Se i partecipanti riusciranno a darsi strumenti ed occasioni anche oltre il 27 novembre a Crispiano, il non-profit ionico dimostrerà una volta di più di essere cosciente del suo reale valore: se per ipotesi si fermassero un giorno asili nido, comunità, centri giovanili, coooperanti e volontari, semplicemente si fermerebbe la vita organizzata a Taranto e provincia. A condurre questa prima serata saranno volutamente non tarantini, ma i giovani facilitatori del progetto ComuniTazione di Ceglie messapica, vincitori del bando regionale Principi attivi 2012. fb Forum dal basso delle organizzazioni di terzo settore
All’Arci Ohibò in scena ‘Soul Kitchen’ Tutti i lunedì sera il circolo Arci Ohibò mette in scena Soul Kitchen, uno spettacolo scritto e diretto da Gianni Resta che ha come temi dominanti il cibo e la musica: sul palco otto musicisti (la SoulKitchen Big Band), un coro gospel (i Gospel Power), un cuoco, un presentatore (Angelo Ciccognani), un predicatore (Rufin Doh), uno scrittore (Manlio Benigni) e poi ospiti a sorpresa sempre diversi ogni settimana. Questo show ricco di musica, di brani che scavano nella tradizione soul e di canzoni inedite, nasce con l’intento di divertire lo spettatore creando un legame tra l’arte intesa come cibo per l’anima e il cibo vero e proprio, protagonista grazie a un buffet di mezzanotte offerto ai presenti. Pur essendo un appuntamento fisso non mancano variazioni sul tema: grazie alla costante interazione col pubblico e alla presenza ogni settimana di ospiti a sorpresa ciascuna serata diventa unica ed irripetibile. Ogni lunedì a partire dalle 22. www.associazioneohibo.it
daiterritori
Al Cinema Vekkio i Marta sui Tubi Il 30 novembre il circolo Arci Cinema Vekkio di Corneliano d’Alba (CN) ospiterà l’unica data piemontese del tour autunnale dei Marta sui Tubi. Prima di loro si esibirà un grande amico del circolo Nicolas J. Roncea e dopo i live si potrà ballare con i DotOn. Ingresso riservato ai soci Arci. Per info e prenotazioni www.cinemavekkio.it
A_Zero Violenza, le premiazioni Il 29 novembre alle ore 18, presso la sede dell’Arci in piazza dei Ciompi 11 a Firenze si terrà la cerimonia di premiazione del concorso A_Zero Violenza. Circa 70 i lavori grafici pervenuti: una buona risposta alla chiamata di questo esperimento voluto da Arci Firenze per invitare a confrontarsi su una delle questioni culturali e sociali più gravi del nostro Paese, attraverso la creatività e la libertà d’espressione. In questi ultimi mesi, il lavoro di Arci Firenze sulla diffusione della sensibilizzazione sul tema e sulla diffusione di una cultura contraria alle violenze sulle donne si è fatto più intenso. A partire dalla mobilitazione di alcuni mesi fa, di circa 30 circoli Arci che avevano voluto contribuire con una raccolta fondi alle spese di riparazione di alcune finestre e messa in sicurezza del Centro Antiviolenza dell’associazione Artemisia, danneggiato da un uomo che aveva tentato di entrare nel centro alla ricerca di una donna ospitata. La cerimonia di premiazione prenderà il via con i saluti della presidente di Arci Firenze Francesca Chiavacci e dei membri della giuria, e sarà arricchita da brevi interventi teatrali a cura di Antonio Branchi e Giovanni Carli, e dalla proiezione di Donna, Danno, lavoro del regista Mike Ricci. www.arcifirenze.it
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culturascontata i tanti vantaggi della tessera Arci
w w w. a r c i / a s s o c i a r s i . i t a cura di Enzo Di Rienzo
Renoir Torino GAM - Galleria Civica d’Ar-
te Moderna e Contemporanea, fino al 23 febbraio 2013. Quest’anno la GAM presenta una nuova straordinaria rassegna dedicata a Pierre-Auguste Renoir (18411919), artista tra i protagonisti, con Manet, Monet, Degas, Pissarro, Sisley, Cézanne, tra gli anni Settanta dell’Ottocento e il primo ventennio del Novecento, della grande stagione dell’Impressionismo francese. www.gamtorino.it
Aldo Borgonzoni e il tema del lavoro Bologna MAMbo - Museo d’Arte
Moderna di Bologna, fino al 15 dicembre. La mostra fa parte del più ampio progetto Aldo Borgonzoni - trasformare con l’arte il mondo promosso da Regione EmiliaRomagna e IBC Istituto per i Beni Culturali. Idipintidialogherannoconleoperedellostesso Borgonzoni e di Renato Guttuso presenti nelle Collezioni Permanenti del MAMbo. www.mambo-bologna.org
Gemme dell’impressionismo Roma Nuovo Spazio Espositivo
Ara Pacis, fino al 23 febbraio 2014. Verso la fine degli anni ‘20 Andrew W. Mellon, avviò quella che sarebbe poi diventata una delle collezioni d’arte più importanti al mondo, con l’ambizione di abbracciare il meglio dell’arte europea dal medioevo al XVIII secolo. Impressionisti e postimpressionisti francesi hanno sempre avuto una grande preminenza nella collezione Mellon. Ad occupare gli spazi espositivi del Museo dell’Ara Pacis saranno infatti artisti quali Manet, Monet, Degas, Renoir, Boudin, Pissarro, Bonnard, Toulose-Lautrec, Cèzanne, Gauguin, Van Gogh e Seurat. www.arapacis.it
L’Avanguardia Russa, la Siberia e l’Oriente Firenze Palazzo Strozzi, fino al
19 gennaio 2014. La mostra, attraverso la scoperta dei capolavori delle collezioni russe dell’Avanguardia, presenta una ricchissima esposizione di opere mai viste in Italia unendo spiritualità e antropologia, filosofia e sciamanesimo in un viaggio iniziatico verso una nuova frontiera artistica. Esposte 130 opere di Wassily Kandinsky, Kazimir Malevič, Natal’ja Gončarova, Michail Larionov, Léon Bakst, Alexandre Benois, Pavel Filonov. www.palazzostrozzi.org
società
L’importanza della cultura per ripensare il futuro di Carlo Testini responsabile politiche culturali Arci
Il dibattito sull’importanza della cultura per ripensare il futuro del nostro Paese e dell’Unione Europea è ancora attualissimo. Esiste un’ampia letteratura economica e autorevoli prese di posizione del nostro governo e della Commissione europea che sottolineano la necessità di rafforzare il settore dei beni e delle attività culturali, così come quelli legati a Conoscenza e tutela del Paesaggio. Purtroppo i provvedimenti concreti e gli impegni finanziari non sono all’altezza della sfida. Si registrano solo timidi segnali di cambiamento rispetto al passato. In Italia si cerca di risparmiare sulle spese per il funzionamento della ‘macchina’ pubblica e si accrescono di poco le risorse. I programmi europei prevedono 1462 milioni di euro per l’intero settore di Media e Cultura per i 27 Paesi dell’Unione nel periodo 2014-2020. Non molto, in verità. Si spera che si possano attivare altri fondi sui programmi Erasmus+ e Horizon. D’altra parte è ormai chiaro che per costruire una vera strategia di Sviluppo che parta da Cultura e Conoscenza c’è bisogno del coinvolgimento di ministeri diversi: Sviluppo Economico, Giovani, Istruzione e Ricerca, Coesione territoriale. E’ altresì evidente che la sfida di artisti, operatori, associazioni ed organizzazioni culturali si giocherà sulla capacità di promuovere progetti innovativi, inclusivi, a rete per sfruttare al meglio ogni possibile opportunità. Per questo abbiamo voluto intitolare ‘Incubatori di Cultura’ il nostro appuntamento annuale Strati della Cultura dedicato alla riflessione e al confronto su questi temi. L’incontro, che si è svolto a Reggio Emilia il 15 e 16 novembre, è iniziato con un interessante racconto di esperienze Arci. Circoli e progetti culturali hanno sviluppato in questi anni nuove modalità organizzative per rispondere da una parte a bisogni ‘creativi’ e di accesso alla cultura, dall’altra a una crisi economica che ha colpito territori e comunità. Trasformazioni di grande interesse per la definizione del nuovo progetto associativo che dovrà scaturire dal percorso congressuale. La sessione di confronto con ospiti esterni è stata ricca di spunti e sollecitazioni: Fondazione Unipolis ha raccontato del suo progetto pluriennale Culturability, l’Anci ha messo in evidenza l’importanza delle prossime politiche di coesione e sviluppo territoriale, Fondazione Cariplo, insieme ad altre fondazioni, ha lanciato con successo il bando Funder35 di promozione di imprenditorialità culturale. Sono poi
intervenuti SmartIT che ha messo l’accento sulle problematiche del lavoro in questo settore, Bottega Finzioni che ha sottolineato le difficoltà di operare nell’ambito delle culture contemporanee. Massimo Mezzetti, assessore alla Cultura della Regione Emilia Romagna, e Paolo Beni, presidente nazionale dell’Arci, hanno convenuto sulla necessità di un orientamento più netto delle politiche pubbliche a sostegno di Cultura e Conoscenza per rafforzare le capacità culturali delle persone e dare maggiore protagonismo alle giovani generazioni. A chiudere la due giorni ci hanno pensato gli 80 operatori e dirigenti dell’Arci che si sono confrontati su progettazione culturale e rigenerazione urbana, strumentazione per l’associazionismo culturale e nuova imprenditorialità profit e no profit. Tre grandi temi saranno oggetto del nostro prossimo lavoro: rafforzare la capacità progettuale delle nostre esperienze circolistiche, definire nuovi modelli sostenibili economicamente, rispondere a una forte richiesta di ‘sussidiarietà’ nel variegato mondo delle attività e dei beni culturali.
arcireport n. 43 | 26 novembre 2013 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Carlo Testini Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Paolo Beni Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 19 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia
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