Arcireport numero 44

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anno IX - n. 44 13 dicembre 2011

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La febbre del pianeta e i palliativi di Durban + Interamente occupati dal dibattito sulla manovra del governo Monti, i media italiani hanno riservato ben poca attenzione alla Cop 17 che si svolgeva nei giorni scorsi a Durban, in Sudafrica. Eppure molto del nostro futuro dipendeva dall'esito di quella conferenza decisa dalla Convenzione Onu sul clima. Da Durban ci si attendeva un passo avanti nella lotta ai cambiamenti climatici: la proroga del protocollo di Kyoto oltre il 2012, condizione essenziale per imporre ai paesi industrializzati la riduzione delle emissioni inquinanti; un accordo globale su politiche comuni per mitigare gli effetti del cambio climatico; l'attivazione di un Fondo internazionale di 100 miliardi di dollari l'anno a sostegno di queste politiche. Invece, dopo due settimane di negoziati, Durban resta l'ennesima occasione persa. È vero che la Conferenza si è chiusa con un accordo evitando in extremis la rottura, ma è un accordo privo di contenuti sostanziali. Tutti hanno riconosciuto che il problema esiste e che serve un'azione congiunta per contrastarlo, ma su come intervenire non si è deciso nulla, visto che un accordo legalmente vincolante si farà solo entro il 2015 per poi applicarlo dal 2020. Il Protocollo di Kyoto è salvo nella forma, ma grandi inquinatori come gli Stati Uniti continueranno a non ratificarlo. Il Green Climate Fund è stato creato, ma senza una dotazione immediata di fondi. Di fatto la conferenza è finita senza impegni vincolanti. La possibilità di un passo avanti è stata bloccata ancora una volta dai veti incrociati di potentati economici interessati a che nulla cambi. Una scelta irresponsabile, che pagheremo tutti. Come gli scienziati confermano, rischiamo di superare il punto di non ritorno, con 4 gradi di aumento della temperatura in questo secolo: una tragedia ecologica, economica, sociale per intere comunità esposte ai rischi del cambio climatico e senza strumenti per mitigarne gli effetti, indifese di fronte ad alluvioni devastanti e grandi siccità. Tutto questo nel silenzio dei media e di una governance mondiale che ancora pensa di affidare al mercato la via per salvarci. Governi miopi, che non sanno guardare al lungo periodo, oltre gli interessi economici immediati. Sarà bene allora che siano i cittadini, i movimenti, la società civile a pensare al futuro, mobilitandosi per cominciare a mettere in atto dal basso la transizione verso un'economia meno energivora, capace di rispettare i diritti dell'ambiente e delle comunità umane.

l 18 dicembre è la Giornata Internazionale ONU per i diritti dei migranti e delle loro famiglie. Una giornata finora celebrata più dalle organizzazioni e dai movimenti sociali che dai governi. Soprattutto quelli del ricco nord, che mal sopportano obblighi in tema di diritti. Per la prima volta, il movimento per i diritti dei migranti, dei rifugiati e contro il razzismo prova a rilanciare questa data, promuovendo - così come sancito a Dakar in occasione del FSM 2011 - una giornata di mobilitazione globale. L’obiettivo è quello di rendere visibile l’esistenza di un movimento mondiale che si batte per un’alternativa alla discriminazione e alla persecuzione di stato, che si configurano oggi come elemento centrale, unificante, delle politiche sull’immigrazione su scala planetaria. L’attacco condotto ai diritti dei migranti è un attacco ai principi democratici, ad una idea di giustizia e uguaglian-

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RAZZISMO I PAGINA 3 Articoli sui fatti accaduti nei giorni scorsi a Torino e oggi a Firenze

za di e per tutti. L’idea alla quale cercheremo di dar voce in tante piazze è che in qualsiasi parte del mondo nasca, una persona ha diritto ad un futuro dignitoso. E se questo non è possibile nel paese natio, bisogna almeno consentire a tutti di realizzare il sogno di tentare di costruirlo altrove, emigrando. È bene ricordare che gli uomini e le donne che oggi abitano il pianeta discendono da un piccolo gruppo di ‘antenati’ che emigrò da una valle del corno d’Africa. L’Arci, oltre a essere tra i promotori a livello internazionale della giornata di azione globale, sarà impegnata il 18 dicembre in decine di circoli a raccogliere le firme per la campagna L’Italia sono anch’io. Un contributo che tiene insieme il nostro caparbio impegno per un mondo migliore con il radicamento sociale e la battaglia in Italia per non lasciare soli i migranti e i loro figli di fronte a leggi e comportamenti razzisti.

CULTURA I PAGINA 5 Un articolo di Carlo Testini sull’incontro promosso a Tunisi da Arci e Ligue de l’enseignement


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18dicembre

18 dicembre, Giornata di azione globale contro il razzismo, per i diritti di migranti, rifugiati e sfollati l 18 dicembre del 1990 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie. Dieci anni dopo l'ONU ha dichiarato il 18 dicembre Giornata mondiale del migrante. La dichiarazione richiama l'attenzione degli stati sulla salvaguardia dei diritti dei lavoratori immigrati, indipendentemente dal loro status giuridico nel paese in cui risiedono. Purtroppo, ancora oggi, una grande quantità di paesi non hanno ratificato la Convenzione; tra questi ci sono i paesi dell'Unione Europea, gli Stati Uniti e il Canada. I dati forniti dalle Nazioni Unite attestano che nel mondo ci sono 175 milioni di persone migranti. Nonostante il contributo che loro forniscono ai paesi in cui scelgono di vivere, spesso sono vittime di abusi, di discriminazione e di sfruttamento sui posti di lavoro. Per questa ragione molti attivisti ritengono urgente dare una risposta unitaria e globale da parte dei migranti nel mondo e di coloro che difendono i loro diritti, perché globali sono le politiche persecutorie applicate da Stati e governi. Nel 2010 il Forum Sociale

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Iniziative in tutto il mondo Iniziative sono state organizzate in tantissimi Paesi del mondo. Ne citiamo alcuni. In Argentina, a Buenos Aires, il 18 dicembre iniziativa pubblica a Plaza de Mayo; in Belgio attività dal 6 dicembre al 21 dicembre; in Brasile dal 4 al 16 dicembre; in Burkina Faso il 18 seminario di riflessione; in Camerun il 18 dicembre marcia pacifica alla frontiera tra Camerun e Guinea equatoriale; in Canada, il 15 dicembre giornata di riflessione a Montréal, il 18 volantinaggio a Toronto e fiaccolata a Vancouver; in Ecuador il 18 dicembre happening a Quito; in Spagna il 18 manifestazione a Madrid; in Salvador iniziative dal 7 al 16 dicembre; in Francia il 18 manifestazione a Parigi; in Guatemala attività dal 1 al 21 dicembre; in Italia iniziative dal 10 al 18 dicembre in molte città e circoli Arci; in Messico iniziative il 6 e il 19 a Ciudad; in Niger azioni il 21 e 22; in Perù il 15, 16 e 17 la ‘marcia delle valigie’ e il 18 conferenza stampa a Lima; negli Stati Uniti il 18 forum pubblico a Boston, manifestazione a Filadelfia, manifestazione e assemblea a New York; in Uruguay il 18 iniziativa a Montevideo.

Mondiale delle Migrazioni ha lanciato un appello per la realizzazione di una Giornata di azione globale contro il razzismo e per i diritti di migranti, rifugiati e sfollati il 18 dicembre 2011. L'appello è stato poi ratificato al Forum Sociale Mondiale nel 2011, ribadendo il diritto alla libertà di circolazione e quello di scegliere dove stabilirsi, la chiusura dei centri di identificazione ed espulsione dei migranti e l'annullamento di tutti gli accordi e i programmi che violino i diritti i umani alle frontiere. Attivisti di diversi paesi hanno risposto a questo appello e finora sono state programmate iniziative in Argentina, Belgio, Brasile, Cameroun, Canada, Spagna, El Salvador, Francia, Guatemala, Italia, Mexico, Niger, Perù, Svizzera, Stati Uniti e Uruguay.

Questo impegno si è affiancato allo sforzo di promuovere la Carta Mondiale dei Migranti, votata a Gorée (Senegal) nel febbraio 2011. Nella Carta si sottolinea il ruolo fondamentale che possono giocare i migranti come attori sociali e politici per la costruzione di una cittadinanza universale. Per maggiori informazioni sulle iniziative che si realizzeranno nel mondo è possibile consultare www.globalmigrantsaction.org. Su questo sito sono pubblicati i contatti delle organizzazioni che nei diversi paesi stanno partecipando a questa storica campagna per globalizzare la difesa dei diritti dei lavoratori migranti, rifugiati e sfollati, e per sconfiggere ovunque il razzismo. Info: info@globalmigrantsaction.org

Il Comitato promotore di Milano e di altre città scrive al Governo italiano «Questo 18 dicembre 2011 sarà una data speciale. Per la prima volta centinaia di organizzazioni di ogni angolo del pianeta hanno deciso la realizzazione di una giornata d'azione globale contro il razzismo e per i diritti dei migranti, rifugiati ed sfollati in occasione del 21° anniversario della Convenzione per i diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie. Un appuntamento di mobilitazione simultanea su scala mondiale per porre all'attenzione dell'opinione pubblica internazionale e delle istituzioni nazionali e globali i temi di giustizia, di dignità e uguaglianza sollevati da chi migra. Un'idea scaturita all'ultimo Forum Sociale Mondiale delle Migrazioni di Quito e al Forum Sociale Mondiale di Dakar. È venuto il tempo di imparare e di insegnare quali sono i nostri diritti e le nostre responsabilità: come possiamo, finalmente, far rispettare i primi, senza eccezioni, come ci assumiamo pienamente le seconde. Con queste parole le associazioni di migranti nel mondo lanciavano la Giornata Mondiale. Ed è con questo spirito che si stanno intrecciando fili di solidarietà e di conoscenza che percorrono tutto il globo, così come percorrono tutto il globo i percorsi migratori, con la consapevolezza di affrontare questioni che, per definizione, sono di natura internazionale e su questo piano vanno affrontate. Allo stesso tempo, i promotori della Giornata d'azione globale in Italia, non solo a Milano ma anche in altre città, grazie anche al nostro impegno quotidiano nelle associazio-

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ni di immigrati, nel volontariato, nei sindacati e nelle reti dell'antirazzismo e della promozione della convivenza interculturale, conoscono bene le difficoltà e i problemi che vivono in Italia i cittadini e i lavoratori immigrati, le loro famiglie, i loro figli. Riteniamo che molti di questi problemi potrebbero essere risolti o, almeno, sensibilmente attenuati, anche attraverso un più umano e razionale approccio da parte delle istituzioni pubbliche. Abbiamo idee e proposte da avanzare. Soprattutto riguardo alle problematiche cruciali del diritto al soggiorno e alla regolarizzazione di chi vive e lavora in Italia, spesso costretto a subire la piaga del lavoro nero e del caporalato; il diritto alla cittadinanza per i figli degli immigrati; la problematica in cui si trovano centinaia di persone che hanno dovuto scappare dall'ultima guerra in Libia. Confidiamo di poter contare su una diversa e maggiore sensibilità, su una rinnovata capacità di ascolto e di interlocuzione da parte del nuovo governo italiano che, ci sembra, anche con l'istituzione del Ministero affidato alla responsabilità del Professor Riccardi, ha inteso dare un segnale di attenzione inedita rispetto ai temi che ci stanno a cuore. Per questo chiediamo che una nostra delegazione possa essere ricevuta con la finalità di avviare un dialogo proficuo che possa portare ad affrontare le diverse problematiche esistenti, con un approccio che privilegi la valorizzazione della diversità dei cittadini che ora popolano questo Paese e dei loro diritti».


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migranti

Fermare persecuzioni e razzismo contro rom e sinti. Sabato 17 manifestazione a Torino drammatici fatti di Torino confermano ancora una volta che il razzismo non è un rischio lontano, un fenomeno limitato a pochi facinorosi marginali e isolati. Il razzismo è qualcosa di molto concreto, che può esplodere in ogni momento, producendo violenza e morte. E solo per puro caso l’incendio al campo rom non ha lasciato vittime. Racconta Hannah Arendt ne La banalità del male che subito dopo la fine della guerra, in autorevoli ambienti internazionali, girava una versione dei fatti relativi allo sterminio degli ebrei secondo la quale erano stati gli stessi ebrei a provocare la Shoah, per ottenere lo stato di Israele. Insomma, il capovolgimento tra vittime e carnefici è un espediente cinicamente già usato in passato, anche per le tragedie che hanno segnato più dolorosamente la storia. Questo tentativo di deformare la realtà si ripete da anni anche per rom e sinti. Vittime di una società che li perseguita e li emargina, vengono invece additati come colpevoli della loro condizione e dunque di alimen-

tare il razzismo che si scatena nei loro confronti. Tutto ciò ci indigna e ci fa vergognare di appartenere a una società che, pur definendosi democratica, condanna un popolo intero alla persecuzione. Nessuno si può sentire assolto. Negli ultimi mesi sono aumentati nelle grandi città gli sgomberi e gli interventi contro i rom, quasi sempre senza prospettare soluzioni alternative. Una situazione che va avanti da anni, senza che si sviluppino adeguati anticorpi. È necessario intervenire con urgenza per fermare queste intollerabili discriminazioni, chiudere questa vergognosa pagina della nostra storia fatta di pogrom, di ingiustizie, di violenze quotidiane. Serve un vero e proprio programma nazionale per l’emancipazione dei rom e dei sinti, un piano che

Solidarietà alla comunità senegalese

Sono anni ormai che basta una prima dichiarazione di qualcuno sotto interrogatorio perché si scateni l'inferno contro stranieri e minoranze. Ci ricordiamo tutti di Erica e Omar a Novi Ligure: non avevano ancora finito di raccontare la loro versione che già si scatenava la caccia allo straniero. Ci ricordiamo che le salme del piccolo Yussuf e di sua madre non erano ancora fredde a Erba che già tutti erano convinti della colpevolezza del padre, la cui unica colpa era di essere tunisino. Vi ricordate tutti della condanna unanime delle due ‘bestie rumene’ del parco della Caffarella e del silenzio assordante che ha seguito l'annuncio della loro innocenza. Ci ricordiamo come a Brembate sono apparsi striscioni razzisti non appena si è parlato di possibile colpevole straniero... Ci ricordiamo o forse non ci ricordiamo. Probabilmente è questo il problema. Le storie si ripetono, quasi uguali, e noi facciamo finta che sia sempre la prima volta. Ogni volta ci si chiede: ma Novi é una città razzista? Ma Roma è una città razzista? Ma Torino è una città razzista? L'Italia è razzista? Come se ci fossero paesi razzisti e altri non razzisti in modo permanente e innato. Come se non si sapesse che la crescita del sentimento razzista ha delle cause oggettive da cercare non nel DNA di qualcuno, ma nelle condizioni di vita, nel discorso dei politici e nei titoli dei giornali. Ora che è successo quello che è successo... che facciamo? Ci accontentiamo dell'arresto di due teppistelli di quartiere? Ci acconten-

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«Quanto accaduto oggi a Firenze ci lascia esterrefatti e preoccupati. - dichiara Francesca Chiavacci - Le circostanze sono tutte da appurare. Probabilmente si è trattato del gesto di un folle, tuttavia non riusciamo a toglierci dalla mente la pericolosità di idee tipiche dell'area di estrema destra cui faceva riferimento il killer suicida. Né riusciamo a toglierci dalla testa il clima socio-culturale che purtroppo ha dominato il dibattito sull'immigrazione in questi anni, tra la continua denuncia di un'emergenza sicurezza, il rifiuto da parte di alcuni settori del mondo politico di intraprendere serie politiche di governo del fenomeno, il 'cattivismo' razzista, propugnato, per esempio, dall'ex ministro Roberto Maroni. Pensiamo che Firenze, nonostante sia città della convivenza e del dialogo, non possa ritenersi immune dai rischi che questo quadro può generare. È necessario creare le condizioni affinchè gli istinti razzisti siano sconfitti. E per fare questo è prioritario aprire una nuova stagione di governo dei fenomeni migratori. Esprimendo la solidarietà di tutta l'Arci alla comunità senegalese fiorentina, ai familiari e parenti delle vittime, siamo disponibili, qualora lo voglia, a incontrare la comunità stessa nei prossimi giorni.»

consenta in tempi rapidi la chiusura dei campi e l’inserimento sociale e lavorativo di una minoranza che ha diritto a un futuro dignitoso. Per farlo ci vuole l’impegno di tutti. Ognuno, a partire da chi sta nelle istituzioni, deve assumersi le proprie responsabilità. Non basta la condanna del razzismo. Bisogna eliminare le condizioni che lo rendono ‘normale’. Ci vuole infine un impegno solenne, soprattutto da parte di chi ha responsabilità di governo a tutti i livelli, affinchè le decisioni sulla sorte di rom e sinti siano prese in accordo con loro e non sulla loro pelle. Per tutte queste ragioni, l’Arci è tra i promotori della manifestazione che si terrà sabato 17 a Torino. Info: miraglia@arci.it

Ricordare per cambiare

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tiamo delle scuse de La Stampa o del silenzio di tutte le altre testate... in attesa dei loro prossimi titoli assassini. Sì, assassini! Perché se non è scappato il morto nell'incendio che hanno acceso non è certo per merito loro. In una città, un paese, un mondo in preda ad una crisi che trova paragoni solo nei periodi precedenti ai due conflitti mondiali. In un periodo buio in cui per forza propria si moltiplicheranno le guerre tra poveri e le ricerche di capri espiatori. In un contesto storico in cui le estreme destre xenofobe stanno risalendo dalle fogne della storia per riconquistare la scena politica in varie parti del mondo... Vogliamo continuare a far finta di niente? O cogliamo l'occasione per affrontare i problemi alla base? La condanna di chi ha detto o ha fatto non basta, non serve. Linciare i linciatori non può risolvere il problema. Anzi. È responsabilità delle autorità cittadine affrontare il problema in tutta la sua complessità. È responsabilità della parte cosciente della cittadinanza compiere un atto concreto, visibile e forte per mostrare il proprio dissenso. È responsabilità della stampa, e in primis delle principali testate, affrontare il problema sia dentro le proprie redazioni sia fuori, confrontandosi con il territorio, con l'associazionismo, con la cittadinanza, per instaurare pratiche e regole comuni che siano rispettate da tutti. Credo sia ora di agire. E, per parafrasare alcune: Se non ora, quando? Info: redazione@arcitorino.it


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cultura

Il 17 e 18 dicembre le Giornate di ‘Occupazione culturale’. L’appello di Abbracciamo la cultura nomica e alle mafie, si possono tradurre in più cultura diffusa per il rilancio dei territori, in progetti culturali di lungo periodo, in un lavoro non precario e non sfruttato, nella crescita della cultura e della conoscenza. Riprendiamoci gli spazi per la cultura, tuteliamo i nostri territori e il nostro patrimonio artistico, sosteniamo il lavoro. Per questo nelle giornate del 17 e del 18 dicembre 2011 organizziamo nel territorio con le associazioni, le organizzazioni, i lavoratori, le istituzioni culturali, con le donne e gli uomini di cultura e con i cittadini iniziative di 'Occupazione Culturale', creando e scambiando beni e pratiche che saranno il nostro kit di sopravvivenza culturale. Info: info@abbracciamolacultura.it

a cultura in Italia è sotto scacco. I settori dei beni e della produzione culturale soffrono di una storica inadeguatezza degli investimenti pubblici, rispetto agli altri Paesi europei. I drastici tagli al Ministero per i Beni e le attività culturali, a quello dell'Istruzione, università e ricerca, ai trasferimenti agli Enti Locali, compromettono sempre più la tutela e la valorizzazione del patrimonio artistico e paesaggistico del nostro Paese, il sostegno alla promozione e alla fruizione dell'arte e alle produzioni culturali. Già vediamo gli effetti di queste politiche sciagurate. Contrazione degli investimenti per la cultura nei territori, diminuzione dei pochi investimenti privati, difficoltà di fruizione dei beni culturali, con penalizzazione dell'offerta turistica di qualità. Rischiano di chiudere i tanti presidi culturali che sono una grande ricchezza di questo Paese e sostengono la coesione sociale e il dialogo tra culture. Da anni sono penalizzate l'occupazione, le condizioni di lavoro e di tutela, le professionalità di tutti i settori della cultura. Cultura e conoscenza sono necessarie per il benessere delle persone, per lo sviluppo di un'autonoma capa-

cità di analisi e di critica, senza le quali non può esserci né libertà, né democrazia. È urgente invertire la tendenza. L'accesso alla cultura e la promozione dei diritti culturali delle persone, tutelati dalla nostra Costituzione e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, possono diventare davvero un programma concreto di sviluppo. Oggi le modalità con cui viene affrontata la crisi economica stanno generando una pesantissima crisi sociale. Bisogna imboccare un'altra strada. Noi proponiamo di rispondere alla crisi anche investendo nella cultura e nella conoscenza, nella creatività e nella ricerca. Tutelare il patrimonio culturale e il paesaggio. Promuovere e proteggere il lavoro di qualità. Ridare senso al ruolo del soggetto pubblico, sostenendo gli spazi per la cultura, l'associazionismo di promozione culturale ed ambientale, le produzioni indipendenti. Le risorse si possono trovare. È una questione di scelte. Meno opere dannose o inutili, riduzione delle spese militari, equità fiscale e lotta all'evasione, defiscalizzazioni a sostegno della cultura, lotta a sprechi, inefficienze e clientelismi, impegno nella lotta all'illegalità eco-

La manovra cancella l’Enpals

Stati Generali della Cultura del PD, un confronto sulle politiche culturali

Nella manovra presentata dal governo viene fra l'altro prevista la soppressione dell'Enpals, l'Ente di previdenza per i lavoratori dello spettacolo, che confluirebbe, insieme al'inpdap, nell'Inps. Il Sindacato italiano artisti della musica ha espresso preoccupazione per questo provvedimento che lascia del tutto incerte le prospettive per i lavoratori dello spettacolo. Già oggi artisti e professionisti dello spettacolo maturano con grande difficoltà il diritto alla pensione. Difficoltà confermata dai bilanci in attivo dell'Istituto che ha accumulato un 'tesoretto' di circa 2 miliardi, proprio a causa della mancata corresponsione degli assegni previdenziali. Inoltre, la cancellazione dell'ente vanifica il progetto, avanzato dal Sindacato, di utilizzare questo 'tesoretto'per finanziare l'avvio di un sistema di welfare, oggi inesistente, per tutto il settore artistico. Il sospetto è che i versamenti previdenziali dei lavoratori dello spettacolo siano utilizzati per il risanamento dell'Inpdap oggi in forte disavanzo, con il conseguente paradosso che i precari dello spettacolo si troverebbero a sostenere la previdenza dei lavoratori dello stato.

Il 3 e 4 dicembre si sono tenuti a Roma gli Stati Generali della Cultura del Partito Democratico. Un appuntamento che ha concluso un percorso di confronto con il territorio sui vasti temi delle politiche culturali. Un percorso del quale l'Arci ha fatto parte partecipando agli incontri in molte città. All'incontro romano hanno partecipato centinaia di persone. Moltissimi i delegati territoriali e gli ospiti in rappresentanza delle diverse articolazioni del mondo dei beni e delle attività culturali. La relazione introduttiva di Matteo Orfini, responsabile Cultura del PD, ha affrontato molti dei problemi più urgenti che riguardano da tempo tutto il settore partendo dalla consapevolezza che è necessario proporre un nuovo modello di sviluppo al Paese, dove la cultura deve avere un ruolo strategico. Si sollecita l'introduzione della cultura tra gli elementi che devono fare parte dei livelli essenziali delle prestazioni delle regioni e degli enti locali, previsti dalla riforma federalista del precedente governo. Così come si chiede un rilancio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali superando rigidità e inefficienze, valorizzando le competenze interne, innovando molte procedure.

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Si chiama La furia dei cervelli. Welfare, diritti e tutele per il lavoro autonomo, creativo e della conoscenza l’iniziativa che si terrà il 19 dicembre dalle 16 a Porta Futuro. Intervengono reti, associazioni, movimenti culturali

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ROMA

C'è poi la questione delle tutele dei lavoratori dello spettacolo che non ha ancora trovato uno sbocco legislativo concreto. Si chiedono interventi urgenti per rafforzare la pluralità nel campo delle imprese creative, a cominciare da quelle che afferiscono al mondo del cinema e dell'audiovisivo. Aprire spazi per le produzioni indipendenti in ogni settore, sostenere spazi e luoghi per la distribuzione e la fruizione, contribuiscono a rompere monopoli e a promuovere il più ampio pluralismo culturale. Nelle decine di interventi e testimonianze che si sono succedute, tantissimi gli spunti e le proposte per costruire un disegno strategico, pluriennale, omogeneo per politiche culturali che siano volano per il rafforzamento della nostra democrazia. L'intervento del neo Ministro alla Cultura Lorenzo Ornaghi ha confermato l'intenzione di operare in questa direzione anche se è stato posto l'accento soprattutto sui provvedimenti a favore del settore dei Beni Culturali. Sarà interessante seguire l'audizione del Ministro in commissione cultura della Camera per sapere nel dettaglio quali saranno i prossimi provvedimenti. Info: testini@arci.it


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cultura

Un progetto che sostenga la società civile mediterranea e le sue organizzazioni Arci e la Ligue de L'Enseignement sono le più grandi associazioni popolari, laiche e democratiche della sponda nord del Mediterraneo. Condividono una visione della democrazia che vede nella partecipazione attiva dei cittadini il perno per ricostruire un modello di sviluppo equo e sostenibile. Il percorso di collaborazione e scambio di idee ci ha portato a Tunisi per riflettere sul nostro progetto di educazione popolare alla luce delle trasformazioni dei Paesi della riva sud del Mediterraneo. Abbiamo voluto confrontare le nostre politiche e strategie con la società civile tunisina che dopo la caduta di Ben Alì sta vivendo uno straordinario momento storico. Lo abbiamo fatto lo scorso anno anche con

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TUNISI A Tunisi si è svolto anche un incontro con l’associazione Lam Echaml per discutere la proposta di realizzare campi di lavoro e di conoscenza e programmi europei SVE

il Forum delle Alternative del Marocco, altra interessante rete della società civile del Maghreb e quest'anno con l'incontro Il vento del cambiamento - Lo stato della democrazia nel Maghreb e il ruolo della società civile che si è svolto nell'ambito del nostro Meeting Internazionale Antirazzista al quale ha partecipato una folta rappresentanza di esponenti dei movimenti e delle reti di società civile del Maghreb-Mashrek. In ogni occasione abbiamo avuto la conferma di quello che già era emerso attraverso i progetti di cooperazione e solidarietà che abbiamo promosso negli anni con molti di questi Paesi: l'elaborazione politica e culturale della società civile della riva sud del Mediterraneo è straordinaria. Molte delle vicende che riguardano il futuro del nostro Paese e dell'Europa sono strettamente legate al modello di società che i Paesi della primavera araba costruiranno. I cambiamenti non riguarderanno solo i Paesi che si affacciano sul ‘mare nostrum’. Gli effetti dei processi democratici della riva sud avranno un forte impatto sia sul nord dell'Europa che nel resto dell'Africa. In effetti, nel continente africano, le reti delle organizzazioni della società civile e del mondo

della cultura hanno già creato forti connessioni. Per questo appare strategico, per l'Italia e per l'Europa, la messa a punto di un progetto che riesca a sostenere la società civile mediterranea e le sue organizzazioni arricchendo di nuove idee anche l'orizzonte in cui si muove l'Europa continentale. Sarà anche importante sollecitare il prezioso lavoro della Fondazione Anna Lindh, soggetto creato dai Paesi dell'Unione del Mediterraneo per sostenere il dialogo tra culture attraverso le reti di società civile. L'Arci è parte attiva in tutti questi ambiti e, insieme alla Ligue, può diventare uno dei protagonisti della messa a punto di una strategia, di una visione, che mette al centro di questo lavoro gli strumenti associativi e della promozione sociale e culturale. Non a caso, durante i lavori di Tunisi, è stato elaborato un documento politico, discusso anche con le organizzazioni tunisine, che parte da una forte critica al modello di sviluppo attuale e metta al centro cittadinanza attiva e democrazia realmente partecipata per cambiare un'Europa schiacciata dalla crisi provocata da un sistema ingiusto, oligarchico, senza futuro. Info: testini@arci.it

Incontro internazionale a Tunisi: per A Roma la BJCEM un’educazione popolare intermediterranea e la Biennale Off Dopo la rivoluzione e le elezioni politiche costituenti, le associazioni tunisine hanno riacquistato la libertà di agire ed ora devono riorganizzarsi al loro interno per potersi muovere in un nuovo panorama politico democratico in continua evoluzione e non ancora pienamente acquisito. L'incontro, svoltosi fra il 2 e il 4 dicembre a Tunisi, ha visto la partecipazione di una delegazione dell'Arci, della Ligue de l'Enseignement e di Solidar (rete Europea di associazioni che lavorano per la giustizia sociale) e di una trentina di associazioni tunisine per lo più di insegnanti, alcune di giovani con alle spalle gli ultimi anni di contestazione al regime e ora di azione nei quartieri delle città, altre attive nel sostegno agli immigrati e profughi dalla recente guerra di Libia. Il confronto è stato interessante e imperniato sulle possibili modalità di collaborazione ed aiuto reciproco fra le sponde del Mediterraneo. Nel mentre che i tunisini acquisiscono diritti democratici, noi europei, schiacciati fra crisi economica, monopolio della comunicazione e caste dei potenti, li stiamo perdendo e dobbiamo

difenderci. Le distanze si assottigliano e le esperienze diventano comuni campi di intervento soprattutto per le giovani generazioni disperdendo così i timori di nuove forme di colonialismo. Le proposte emerse ed elaborate nei gruppi di lavoro si sono perciò strutturate sui seguenti temi: educazione popolare come forma di crescita per la popolazione in modo capillare lavorando sul significato di laicità e democrazia, legalità contro la corruzione e la criminalità organizzata, diritti dei migranti e giustizia sociale. Ed i futuri progetti di collaborazione fra Europa e Nord Africa dovrebbero quindi seguire questi temi. In ultimo abbiamo incontrato la Lega Tunisina dei Diritti dell'Uomo che ha riassunto quali forme di controllo adottava il regime (controllo dei giornali, polizia politica, carcere e torture) per schiacciare la libertà delle persone. Ci siamo quindi lasciati con un calendario di appuntamenti per i prossimi anni che ci porterà a costruire insieme le politiche culturali che portino su entrambe le sponde del Mediterraneo una risposta sociale e di speranza alla crisi. Info: davideronzoni@arcilecco.it

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Più di 70 artisti provenienti da 16 Paesi (Albania, Bosnia Erzegovina, Egitto, Finlandia, Grecia, Italia, Kossovo, Libano, Macedonia, Malta, Palestina, Portogallo, Serbia, Slovenia, Spagna e Regno Unito) sono attesi a Roma per la tappa finale della Biennale dei Giovani Artisti del Mediterraneo 2011. L’Arci, oltre a supportare gli artisti selezionati nelle discipline di Cinema/video e Letteratura, presenterà i risultati del workshop internazionale La Ville Ouverte e organizza due giornate di eventi per la Biennale Off che si svolgeranno al circolo Arci Forte Fanfulla il 14 e 15 dicembre. Nei due giorni si svolgeranno eventi e attività con al centro produzioni culturali e artisti selezionati per la BJCEM e sarà presentato il Progetto Off, contenitore di incontri, dibattiti, eventi culturali, che coinvolge molteplici espressioni artistiche della letteratura, del teatro, della musica e delle arti visive, un momento extra per dare spazio a tanti giovani artisti. Negli spazi del Forte Fanfulla verrà anche allestita la mostra fotografica dei campi di lavoro organizzati da Arcs. Info: www.bjcem.org


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A Durban persa un’altra occasione per contrastare il cambiamento climatico Un articolo di Alberto Zoratti, responsabile Fair - Economie solidali

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All'interno del trustee che ne amministrerà i fondi siedono comodamente i funzionari della World Bank a nome e per conto della Banca. Anche i privati, altro aspetto contrastato, potranno accedere al fondo verde per progetti di mitigazione ed adattamento, che comunque rimane di 100 miliardi di dollari all'anno entro il 2020, ben al di sotto delle reali esigenze. All'interno del documento sulla Cooperazione di Lungo Periodo fa capolino anche l'Organizzazione Mondiale del Commercio (la Wto), perché i Paesi membri dell'Organizzazione dovranno adattare la loro capacità negoziale alla cornice regolatoria della Wto e ai suoi obiettivi di liberalizzazione dei mercati, come se lo spazio di azione di un percorso delle Nazioni Unite possa essere quasi ‘commissariato’ da un'istituzione esterna. I motivi di preoccupazione sono molti, e non basta il seppur positivo risultato di aver salvato Kyoto e lo spazio multilaterale della COP per farci tirare un sospiro di sollievo. Il

APPELLO ON LINE Firmiamo l’appello No alle bollicine di Sodastream, ditta israeliana che produce gasatori per l’acqua di rubinetto il cui principale impianto di produzione si trova in un insediamento israeliano costruito illegalmente nei territori palestinesi occupati Info: stopsodastream@gmail.com

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uando la presidente della 17 COP ha dichiarata conclusa la Conferenza definendola «un fatto storico», il suo sorriso imbarazzato ne tradiva i retro pensieri. La Conferenza di Durban è stata la più lunga e la più rischiosa degli ultimi anni. Si è conclusa alla domenica alle 5 del mattino, nonostante fosse stata programmata di chiudere al venerdì, dopo un negoziato estenuante che invece di rilanciare ambiziosamente in avanti ha difeso l'esistente, perdendo oltretutto terreno rispetto alle aspettative iniziali. L'attacco concentrico su Kyoto ha avuto diversi risultati: focalizzare l'attenzione solo su quello, facendo dimenticare la complessità di un negoziato che copre molti aspetti correlati al cambiamento climatico, come la gestione delle foreste o della riforestazione, l'applicazione delle nuove tecnologie alla lotta al mutamento climatico, la presenza o meno di privati all'interno dei canali di finanziamento, il ruolo delle comunità indigene. Tutto questo è stato cancellato dalla lettura generale, perché il rischio di tornare indietro alla preistoria delle diplomazia c'era tutto. L'altro risultato è stato quello paradossalmente di indebolirlo, perché mentre nella interpretazione iniziale il concetto di ‘impegni vincolanti’ era ben chiaro, adesso gli impegni che dovranno essere presi entro il maggio del 2012 fanno parte di un ‘outcome con valore legale’, che in diplomatichese vuol dire tutto e non vuol dire niente. E vedremo cosa ne verrà fuori. Kyoto si salva grazie a un protagonismo inaspettato dell'Unione Europea, che riesce a fare muro assieme ad altri Paesi come il G77, la Cina e l'India contro i tentativi di disarticolazione dell'impianto da parte di Stati Uniti, Canada e Giappone. Nel momento di massima tensione, alle 3 del mattino, la ministra sudafricana Maite Nkoana-Mashabane, presidente della plenaria, ha chiesto una sospensione chiedendo alle delegazioni un ulteriore "indaba", incontro informale per ridefinire le posizioni. In quel capannello di ministri, circondato da giornalisti, prende corpo la ‘Piattaforma di Durban’, che se lascia in piedi il negoziato (e per fortuna) ne definisce alcuni contorni inquietanti. Come il Green Fund, finalmente definito e messo in operatività (e la Germania ha già fatto la prima offerta di diverse decine di milioni di euro), ma non ne chiarisce assolutamente le fonti. Potranno essere pubbliche, private ed anche alternative, cosa questo significhi prima o poi ce lo spiegheranno.

‘gap’ delle miliardi di tonnellate da tagliare per evitare che la temperatura aumenti di oltre 2°C nei prossimi anni è rimasto intonso; non vorremmo che per salvare il processo, alla fine, ci abbia rimesso proprio il clima. Un dubbio che dovrebbe essere alla basedella prossima nostra mobilitazione che, come citava lo striscione della manifestazione del 3 dicembre, ci dovrà vedere tutti «Unite against the climate change». E contro un sistema economico sbagliato e fallimentare.

Il protocollo di Kyoto è salvo ma più debole ndarsene da Durban significa avere nuovamente davanti i manifesti che Anglo American, una delle maggiori corporation dell'estrazioni del carbone al mondo, aveva fatto affiggere per tutto l'aeroporto di Durban. Anche loro si sono impegnati per la Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico ed i risultati, in effetti, si sono visti. «Listen to the people, not the polluters» gridava Greenpeace prima di essere espulsa insieme ad altri dal Convention Center per manifestazione non autorizzata, ma come ogni profezia che si rispetti, il risultato di questa COP sudafricana è deludente nei contenuti e nel processo. Per intendersi, un problema come quello del cambiamento climatico non si può affrontare con una strategia unica e certamente uno spazio multilaterale è necessario, pensare di poter risolvere i problemi globali con strategie solo locali non solo rischia di peccare di ingenuità, ma non tiene conto che senza approcci complessi la risultanza è che ognuno va per sé, Stati Uniti in testa, con buona pace dei Paesi più piccoli. Il Protocollo di Kyoto è stato salvato, e questo è un bene perché per quanto sia

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indebolito e parziale è ancora l'unica cornice internazionale e vincolante che noi abbiamo per non procedere in ordine sparso, ma questo risultato è comunque parziale. In primis perché Kyoto è stato l'obiettivo di minima, visto che già esisteva e si è riusciti a sventarne l'assassinio, ma ne esce svuotato, perché gli obblighi di riduzione, se saranno vincolanti, saranno decisi nel maggio 2012. Poi perché non ci sono stati passi avanti in un accordo globale, che quindi comprenda tutti e con approccio legalmente vincolante, in tempo per evitare catastrofi, perché la prima data in cui ragionevolmente questo nuovo regime entrerà in vigore sarà il 2020, ben nove anni dopo la Conferenza che l'ha istituito. Sono i tempi della politica e della diplomazia, ma non quelli della natura. Perché la comunità scientifica internazionale oramai da anni ci sta chiedendo di fare presto, di fissare il picco delle emissioni non più tardi del 2015 per evitare fenomeni di non ritorno. Sono ormai obiettivi al limite dell'utopia, per responsabilità di una classe politica incapace di tutelare i propri figli ed il pianeta che abiteranno. Info: www.altreconomia.it/clima


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Una campagna per la ripubblicizzazione dell’acqua in tutta Europa Un articolo di Tommaso Fattori, del Forum dei movimenti dell’acqua ei mesi fa la vittoria referendaria contro la privatizzazione dell'acqua ha chiuso, nel senso comune, un’intera epoca. Un’epoca che le oligarchie economiche sono assai restie ad abbandonare. A giugno il popolo italiano attraverso il voto democratico tracciava di nuovo quel confine, ormai scoloratosi, fra merci e beni comuni, fra terreno dei diritti e terreno dei profitti, fra impresa di mercato e servizio pubblico d'interesse generale. Ciò accadeva dopo anni d'indottrinamento neoliberista. Il voto è stato quindi un colpo a quell’ideologia che ci ha trascinati nella crisi teorizzando la fine d’ogni controllo democratico e d’ogni intervento politico sui mercati e sulla finanza. La buona novella del referendum italiano, promosso da una coalizione tanto vasta e socialmente radicata quanto squattrinata, ha fatto il giro del mondo e di tutta Europa. Il primo messaggio è stato che le privatizzazioni e il dominio dei mercati non sono un destino naturale, su cui i comuni mortali non possono intervenire. L’altro messaggio è che, per incidere, dobbiamo metterci assieme, costruire reti sociali ampie ed inclusive. Dietro la vittoria referendaria, infatti, vi è un lungo processo molecolare che ha compattato, attorno all'acqua simbolo dei beni comuni, una miriade di soggetti locali e

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nazionali. Reti in grado d’elaborare proposte concrete, che consentano ai movimenti di farsi direttamente legislatori. Possiamo tentare qualcosa di simile in Europa? Costruire un'alleanza sociale che sottragga in tutto il continente l'acqua alla mercificazione? A Napoli, il 10 e 11 dicembre, movimenti, sindacati, organizzazioni sociali e ambientaliste di tutta Europa si sono incontrati per dar vita ad una rete europea e per scrivere assieme un ‘manifesto’ che fissi gli elementi condivisi, gli obiettivi e gli strumenti per realizzarli. Perchè allargare all'Europa il campo d'azione, attraverso la creazione d’una rete stabile? In positivo la risposta è da ricercare nella vittoria italiana, in quella di un analogo referendum a Berlino e nei processi di ripubblicizzazione in Francia: i tempi per questo salto sono maturi. Ma la risposta è anche da ricercare nella crisi stessa. La Bce e la Commissione Europea, ormai portavoce del potere finanziario, sono oggi una temibile minaccia per i beni comuni. Tuttavia l'Europa è, al contempo, anche la soluzione: non c'è salvezza senza Europa perchè il capitale si muove sempre più in una dimensione sovranazionale. Se non ci poniamo a questa altezza, saremo presto travolti dall'assalto della finanza globale, con il contorno di leggi na-

zionali e direttive europee privatizzatici. I beni comuni sono in pericolo - l'esperienza insegna come ad ogni attacco speculativo segua un ciclo di privatizzazioni - ma allo stesso tempo sono anche la via maestra per l'uscita dalla crisi, sono una solida base di ricchezza collettiva che può costituire anche il fondamento di un'altra economia, sociale e solidale. Un'economia della condivisione e della cooperazione anziché della competizione. La nascente rete europea sceglierà il cammino della democrazia, utilizzando l'Iniziativa dei Cittadini Europei (attivabile con un milione di firme da raccogliere in almeno 7 paesi). L’ICE è il primo timido strumento di partecipazione introdotto nell'Unione: dalla primavera del 2012 permetterà ai cittadini di spingere la Commissione a legiferare secondo la volontà indicata dal popolo europeo. Il nostro fine è dar inizio a un percorso politico e culturale che porti dall'acqua e dai beni comuni fino a ridisegnare interi pezzi della fisionomia dell'Unione e delle politiche europee. Dal referendum italiano alle piazze degli indignados la richiesta di attivare forme di democrazia diretta sta attraversando il continente. A una finanza che vorrebbe sciogliere il popolo e governarci direttamente, risponderemo avviando una campagna che recupererà pezzi di quella sovranità che ci è stata sottratta, per farci direttamente legislatori e artefici di un'altra Europa.

Verso la Rete Europea dell'Acqua Pubblica l 10 e l'11 dicembre scorsi sì è svolta a Napoli l'assemblea internazionale per la costituzione della rete europea per l'acqua pubblica. Due giorni intensi di discussione e confronto hanno caratterizzato l'incontro che ha ospitato rappresentanti di 9 paesi europei: Belgio, Bulgaria, Francia, Germania, Grecia, Slovacchia, Spagna, Turchia e naturalmente Italia. I lavori dell'assemblea sono stati divisi in tre sessioni riguardanti l'individuazione degli elementi basilari per una piattaforma condivisa; la discussione sulla forma della struttura organizzativa; gli strumenti e le campagne da costruire insieme. Partendo da questo lavoro si è stilato un documento condiviso, denominato la Carta di Napoli. Questo manifesto, presto visionabile su www.acquabenecomune.org, verrà riportato e discusso nelle diverse realtà di provenienza e costituirà la base su cui, da qui alla primavera, verrà formalizzata la rete europea, rendendo ancora più evidente la forza di un

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movimento per l'acqua legato fortemente alla battaglie territoriali e alle vittorie riportate nei singoli paesi come, per esempio, la ripubblicizzazione a Parigi, la vittoria del referendum a Berlino e lo straordinario successo del referendum in Italia. A dimostrazione di come il movimento per l'acqua, nel corso degli anni, si sia andato fortificando. In molti, infatti, a Napoli, hanno sottolineato l'importanza dell'unione dei tre livelli, locale, nazionale ed internazionale, come elemento fondamentale per supportare la battaglia per la ripubblicizzazione. Il periodo che stiamo vivendo, segnato da una forte crisi e da politiche europee tese a sottostare a tutte le richieste dei mercati finanziari, impone una risposta sovranazionale che sappia indicare una strada alternativa: affermare un'Europa sociale, dei diritti e dei beni comuni e, ancora una volta, la priorità degli interessi e della partecipazione dei cittadini. Proprio a partire dall'acqua come una delle possibili chiavi di volta.

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Non a caso il prossimo appuntamento sarà a marzo Marsiglia, al Forum Alternativo Mondiale dell'Acqua in contrapposizione a quello delle multinazionali che, come nel 2010 a Istanbul, imporranno ai governi la visione del mercato sottraendo spazi di sovranità popolare. Inoltre la nascente rete ha deciso di sostenere le campagne per due ICE (Iniziativa dei Cittadini Europei) che chiedano alla Commissione Europea la ripubblicizzazione dell'acqua e la fuoriuscita dal mercato in tutto il continente. Per proporre l'ICE saranno necessarie un milione di firme da raccogliere in sette paesi europei, questo significa che tutti i movimenti dovranno attivarsi per favorire la partecipazione dei cittadini alla politica comunitaria. Non a caso l'incontro internazionale si è chiuso con uno degli slogan che hanno caratterizzato il movimento italiano: si scrive acqua, si legge democrazia. Info: www.acquabenecomune.org


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Rapporto Censis sulla situazione sociale del paese, Regioni e Comuni sull'orlo del default

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italiani ritiene migliorato il servizio sanitario della propria regione, quasi il 29% ha registrato un peggioramento e circa il 60% una sostanziale stabilità. Il futuro, inoltre, non è roseo e si teme l'accentuazione delle differenze di qualità tra le sanità regionali (35,2%), che l'interferenza della politica danneggi la qualità della sanità (35%), che i disavanzi rendano indispensabili robusti tagli all'offerta (21,8%), che non si sviluppino le tipologie di strutture e servizi necessari, come l'assistenza domiciliare territoriale (18%), che l'invecchiamento della popolazione e la diffusione delle patologie croniche producano un intasamento delle strutture e dei servizi (16,3%). Per quanto riguarda i comuni, il Censis parla del rischio di un default sociale. «È pari a 6,7 miliardi di euro il valore degli interventi sociali comunali, ai quali si aggiunge la compartecipazione degli utenti (circa 1 miliardo l'anno) e la quota a carico del Servizio sanitario (circa 1,1 miliardi l'anno), per un totale di spesa di poco più di 8,7 miliardi di euro, pari a circa il 10% del totale della spesa per tutte le politiche socio-assistenziali». Tuttavia, spiega il Censis, i tagli dei fondi

sociali nazionali si sono fatti sentire. «Il Fondo nazionale per le politiche sociali è passato dal 2008 al 2011 da 929,3 milioni di euro a meno di 220 milioni, il Fondo per la non autosufficienza nel 2011 non è stato finanziato, con un taglio netto di 400 milioni di euro». Secondo il Censis, a subire l'impatto dei tagli saranno in primo luogo gli utenti. «Oltre il 40% delle risorse per il sociale dei Comuni è impiegato per famiglie e minori - spiega -, il 21,2% per gli anziani, una quota simile per i disabili e il 7% circa per la lotta alla povertà. Ma anche per gli occupati nel sociale, perché il 48,5% della spesa comunale per i servizi sociali è usato per affidare i servizi all'esterno, a cooperative sociali e altri soggetti del terzo settore».

ROMA Il 16 dicembre a partire dalle 10.30, presso la sede nazionale Arci in via dei Monti di Pietralata 16 si tiene il Congresso della Federazione Arci con l’elezione degli organismi dirigenti

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anità a rischio nelle regioni e comuni sull'orlo del default sociale: sono questi i punti critici del 'sistema welfare' italiano. Per le regioni si teme l'accentuazione delle differenze, mentre i comuni non riusciranno a fare fronte alla domanda sociale. Sono questi i dati più allarmanti sottolineati dal 45° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese presentato nei giorni scorsi a Roma. Per quanto riguarda la sanità, nelle Regioni preoccupa la sostenibilità finanziaria. «Nel periodo 2001/2010 - spiega il Rapporto - le Regioni con Piano di rientro hanno registrato un incremento della spesa del 19% contro il +26,9% del resto delle Regioni. Nel 2006/2011 hanno subito una riduzione della spesa in termini reali dello 0,6%, mentre le altre Regioni hanno avuto un aumento di oltre il 9%». Spicca il contenimento della spesa in Sicilia (-10% nel periodo 2006/2010), Abruzzo (-4,4%), Lazio (-3%) e Campania (-1,9%), che hanno siglato i rispettivi Piani di rientro nel 2007. Tuttavia, per i cittadini la cura a cui è sottoposto il Servizio sanitario non sta generando effetti positivi: solo l'11% degli

Il governo salvi il In Italia rimane pressochè stabile pluralismo informativo la dispersione scolastica La manovra del Governo non è intervenuta sulle decisioni già adottate che rischiano di portare a morte sicura decine e decine di testate giornalistiche. Senza certezza di fondi, nella fase di revisione del regolamento in vigore, per giornali in cooperativa, pubblicati all'estero, politici, di minoranze linguistiche e di idee da gennaio molte banche chiuderanno persino le linee di credito e andare avanti sarà impossibile. Il Governo non può restare inerte, né limitarsi a registrare il disastro. A nessuno sfugge la necessità di risanare i conti pubblici, ma anche di promuovere tutti i fattori di sviluppo possibili. L'editoria ne è un motore indispensabile e per questo settore, che cura un bene di inestimabile valore pubblico come l'informazione libera e plurale, è possibile trovare risorse senza incidere sugli attuali capitoli di spesa dello Stato. Basterebbe, per esempio,cancellare i regali sulle frequenze tv facendone pagare il giusto valore in un'asta veramente aperta. L'unica cosa che non si può fare è decretare la morte del pluralismo informativo, a beneficio delle grandi concentrazioni editoriali. Info: www.fnsi.it

L'Italia è ancora lontana dall'obiettivo europeo di giungere nel 2020 a una media del 10% di early school leavers, e il fenomeno registra solo una lievissima riduzione, restando pressoché stabile. Secondo il Rapporto Censis, oggi ci sono più differenziazioni territoriali e più scoraggiamento. Nel 2010 la quota di giovani 18-24enni in possesso della sola licenza media e non più inseriti in percorsi formativi si attesta intorno al 19%, con varia intensità in tutte le aree del Paese, ad eccezione del Centro che rimane l'area dove tale indicatore è più contenuto (14,8%). Primi in Europa, invece per il fenomeno dei giovani Neet, ovvero dei giovani che non studiano e non lavorano. La quota di Neet 15-29enni ha ripreso a crescere con l'inizio della crisi economica, attestandosi nel 2010 al 22,1%. Alti e bassi si registrano sul fronte della formazione 'professionalizzante'. Le iscrizioni agli istituti tecnici nell'ultimo anno sono lievemente incrementate, ma non quelle agli istituti professionali, che hanno perso il 3,4% di neoiscritti nonostante nel 2011 le

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richieste di personale con la sola qualifica professionale siano aumentate. I giovani che si rivolgono ai percorsi triennali di istruzione e formazione professionale costituiscono solo il 6,7% del totale degli iscritti al secondo ciclo di istruzione. Per quanto riguarda l'università, il Censis punta i riflettori su una zona d'ombra e cioè sulle risorse intercettate dai dipartimenti e dai centri di ricerca italiani nel triennio 2008-2010. Secondo l'Istituto di ricerca evidenziano un buon dinamismo, poiché sono state raccolte risorse complessive superiori ai 550 milioni di euro. L'86,6% delle risorse proviene dalla partecipazione a bandi di gara europei, mentre il restante da finanziamenti di organismi internazionali o dal mondo privato. Quasi il 20% delle risorse acquisite nel triennio 2008-2010 afferiscono all'area delle scienze mediche, poi, nell'ordine, all'area ingegneristica e architettura, ai saperi delle scienze di base (matematica, fisica, ecc.), all'area dell'ingegneria industriale e dell'informazione. All'ultimo posto si collocano le scienze giuridiche.


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Rete degli archivi per non dimenticare, una nuova sezione dedicata agli avvenimenti dal 1946 ad oggi anche per rendere omaggio a coloro che senza colpa hanno pagato un tributo di sangue. Purtroppo ciò non è ancora possibile. Solo per alcuni dei maggiori episodi degli anni Settanta e Ottanta siamo in grado di fornire una descrizione affidabile e documentata. Per il resto, è possibile produrre per ora soltanto un elenco, certamente incompleto e forse anche per altri riguardi non privo di pecche». La nuova homepage del portale avrà una nuova veste grafica. «Abbiamo trasformato la nostra prima pagina in un vero giornale online dove si possono trovare informazioni immediate sugli avvenimenti - sottolinea Ilaria Moroni - iniziative organizzate dagli aderenti alla Rete, ma soprattutto molto spazio ai documenti e alle iniziative nelle scuole». Inoltre sarà diffuso un banner sia sui principali quotidiani online sia sui siti istituzionali per dare ancora più visibilità a questa iniziativa con l'obiettivo di offrire un servizio a tutti i cittadini interessati a conoscere e approfondire avvenimenti accaduti in Italia negli ultimi 60 anni. La Rete degli archivi per non dimenticare nasce nel 2005 grazie all'iniziativa del Centro documentazione archivio Flamigni e si sviluppa con il sostegno, anche finanziario, dell'Archivio di Stato di Viterbo. Alla Rete aderiscono numerosi archivi privati, centri di documentazione e associazioni, e alcuni Archivi di Stato e Soprintendenze Archivistiche, che hanno lavorato per conRepressa la rivolta scoppiata giovedì notte nel carcere di servare e tutelare la memoria storica Montacuto, ad Ancona, il provveditorato regionale deldel nostro paese riguardo alle tematil'amministrazione penitenziaria ha disposto l'allontanache legate al terrorismo, alla violenza mento dei tredici detenuti che avrebbero innescato per politica e alla criminalità organizzata. primi la protesta dando fuoco alle bombolette di gas, L'idea di realizzare il portale all'interno usate per cucinare, all'interno di sette celle della casa cirdel Sistema Archivistico Nazionale condariale. Dopo l'isolamento, i detenuti sono stati trasfe(SAN) nasce dalla volontà di valorizzariti in altri istituti delle Marche. Ma non certo per dare un re e rendere disponibili per un ampio po' di respiro ad un carcere che, con i suoi 440 reclusi a pubblico le fonti documentali esistenti fronte di una capienza massima di 178, si colloca al quarsui temi legati al terrorismo, alla violento posto, con Catania, nella triste graduatoria del sovrafza politica e alla criminalità organizzafollamento. Una popolazione detenuta, in tutta Italia, che ta. Grazie all'iniziativa e al coordinaproprio nei giorni scorsi è arrivata a quota 68mila, a fronmento della Direzione Generale per gli te di un numero di posti - quelli reali, non quelli ricavati Archivi e alla collaborazione dell'Araggiungendo piani ai letti a castello o adibendo a dormichivio di Stato di Roma e dell'Istituto tori gli spazi altrimenti destinati alla socialità, all'assistencentrale per il restauro e la conservaza sanitaria o alle poche ore di svago - minore di 45mila. zione del patrimonio archivistico e Quest'anno il centro studi e ricerche della Uil Penitenziari librario, la Rete degli archivi per non ha contato oltre 5mila episodi di autolesionismo, insieme dimenticare ha potuto realizzare quea 61 suicidi e più di 900 tentativi di suicidio. 176 sono i sto importante progetto, con l'obiettivo decessi complessivi che da gennaio a oggi si sono condi raccoglie non solo la memoria che sumati nelle celle italiane: gli ultimi tre nel giro di una setc'è ma anche il patrimonio di buone timana, quella scorsa. A dimostrazione di come, a meno pratiche, storie e percorsi rendendo di un mese dalla fine del 2011, ancora non sia possibile rintracciabili i tanti documenti esistenti fare un bilancio definitivo di un anno che, comunque, si anche al fine di incoraggiare il lavoro prospetta drammatico almeno quanto quelli precedenti. degli storici di oggi e di domani.

n occasione dell'anniversario della strage di piazza Fontana, avvenuta a Milano il 12 dicembre 1969, la Rete degli archivi per non dimenticare ha scelto di ricordare questo tragico avvenimento ampliando la cronologia storica del portale www.memoria.san.beniculturali.it e dando una veste grafica nuova alla homepage. Nella sezione passato e presente sono stati riportati gli episodi di violenza che hanno dato luogo sia a omicidi intenzionali sia accidentali. Ne risulta un elenco vario e composito, nel quale gli attentati 'mirati' (di carattere politico o mafioso) e la strage preordinata e pianificata a scopo terroristico, si alternano alla morte di persone che si trovavano per caso sulla scena del delitto, alla morte come conseguenza di scontri tra avversari politici, all'omicidio per scambio di persona, alla morte in seguito alla repressione di manifestazioni di piazza. «In queste storie vi è un aspetto del nostro passato di cui è bene resti un chiaro e rispettoso ricordo spiega Ilaria Moroni, direttrice del Centro documentazione archivio Flamigni - sarebbe importante riuscire a raccontarle tutte,

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Sovraffollamento nelle carceri, detenuti in rivolta

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Se non le donne chi? In Italia e nel mondo Domenica le donne in Italia si sono di nuovo riprese le piazze. Di nuovo, perché ci vorrà tempo e tenacia per levare questa patina di squallore che ha segnato la nostra vita - di italiane e di donne - negli anni più recenti. Dopo l'enorme partecipazione alla manifestazione di febbraio, promossa dal movimento 'Se non ora quando' per rivendicare dignità e rispetto, l'11 dicembre si è tornate nelle strade perché Berlusconi è caduto, il governo è cambiato, ma la situazione delle donne no. Diminuisce l'occupazione per tutti, ma per le donne di più, quando lavorano guadagnano il 30% in meno dei colleghi maschi, suppliscono alle carenze di un welfare sempre più striminzito e massacrato dai tagli. Ci piace, anche in quest'occasione, ricordare cosa sta succedendo al di là del Mediterraneo, il ruolo che donne come Tawakkol Karman, una delle tre vincitrici del Premio Nobel per la Pace di quest'anno, hanno svolto e continuano a svolgere per la democrazia e la libertà nei propri paesi. Leggendo il discorso che Tawakkol ha pronunciato quando ha ricevuto il premio, si capisce facilmente perché le loro rivoluzioni non si sono ancora spente, e perché queste ragazze e questi ragazzi non cedono alle sirene delle nostre (occidentali) parole così ormai vuote di contenuto. Quando parlano di valori, di democrazia, di futuro, di rispetto, di dignità, di non-violenza, lo fanno con cognizione di causa, pretendendo per sé né più né meno di tutto questo. Sono lo specchio della nostra cattiva coscienza. E Tawakkol Karman lo dice chiaro e tondo. «Il mondo democratico, che ci ha detto tanto sulle virtù della democrazia e del buon governo, non deve essere indifferente a quello che sta avvenendo in Yemen e in Siria, e a quello che è successo prima in Tunisia, Egitto e Libia, e che accade in ogni paese arabo e non arabo che aspira alla libertà. Tutto questo non è altro che lavoro duro, quando nasce una democrazia, che richiede sostegno e assistenza. Non paura e prudenza». E per noi donne, questi ragazzi e queste ragazze sono la speranza, la pervicacia e la forza che per troppo tempo abbiamo tenuto nascoste in un cassetto. Tawakkol e le altre ci hanno mostrato che è tempo di riaprirlo, quel cassetto, e vedere cosa è rimasto.


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A Padova con la cena di Natale multietnica si conclude l’Open week della cultura ino al 14 dicembre a Padova l'Open week della cultura promossa dall’Arci territoriale, con tantissimi appuntamenti organizzati dai circoli patavini per arricchire il panorama culturale della città: spettacoli teatrali, concerti, incontri, mostre ma anche lezioni aperte per conoscere le attività e i laboratori. ‘Far crescere la cultura fa crescere la città’ è lo slogan dell'iniziativa, che per una settimana ha visto l’Arci promotrice di cultura, a sottolineare come la cultura possa - anzi debba essere anche uno strumento di partecipazione e di cittadinanza attiva, di coesione sociale e di dialogo. «La cultura può essere motore di sviluppo per la nostra società - afferma Marina

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POTENZA Il 15 dicembre alle 20 in via dell’Elettronica 10 verrà inaugurato il nuovo circolo Arci Ottocentolucano. Spazio a musica live, teatro, cabaret, eventi culturali ed enogastronomici

Bastianello, presidente dell' Arci Padova ma è necessario metterla nelle condizioni di svolgere questo suo importante potenziale ruolo. Per questo chiediamo alle istituzioni tutte una maggiore ‘cura’ verso il mondo dell'associazionismo culturale: un'attenzione fatta non solo di contributi, in questa fase assai limitati, ma soprattutto di valorizzazione di tali realtà nell'espletamento della propria mission. Le associazioni in questo periodo sono state oberate di controlli - senza nessuna distinzione tra chi opera avendo a cuore la promozione sociale e culturale e chi si intrufola nel mondo del terzo settore per evadere le tasse - verifiche e burocrazia». Tra gli appuntamenti nel fitto calendario dell'Open week si sono alternati concerti rock, psichedelici, jazz, funk, blues e di musica lirica, spettacoli teatrali e di cabaret, karaoke non stop fino all'alba e un dj set con le più belle colonne sonore di film e telefilm. Ancora, lezioni aperte di prova a corsi di danza contemporanea, tango, yoga, recitazione, incontri di lettura e la mostra fotografica Never again al Fahrenheit 451, una raccolta di immagini

evocative per riflettere sul tema della violenza sulle donne. Spazio anche ai più piccoli con lo spettacolo Quando findus da piccolo era scomparso, con animazioni e laboratori. All'insegna del confronto e del rispetto reciproco la cena di Natale multietnica a chiusura della settimana di iniziative, organizzata da Arci e dalle associazioni del progetto Incontrarci. Circoli aperti ai popoli, che ha visto il coinvolgimento di dodici comunità e associazioni di stranieri presenti sul territorio, a conclusione del calendario di eventi dell'Open week. In programma mercoledì 14 dicembre presso il circolo Fahrenheit 451, l'appuntamento rappresenta un momento di condivisione non solo della buona cucina, ma anche di esperienze e progetti di vita. La serata inizierà alle 19 con l'aperitivo palestinese e la presentazione del libro A nord est di che? di Luca Barbieri, mentre alle 20.15 sarà servita la cena con un menù rigorosamente multietnico. Il ricavato della serata verrà devoluto all'associazione Al-Quds per finanziare il progetto I bambini di Artas in Palestina. Info: www.arcipadova.org

Notizie Brevi Musica al Lavoro PIACENZA - Sabato 17 dicembre alle 21.30 ha inizio la tradizionale rassegna di musica e parole Musica al lavoro organizzata da Cgil e Arci di Piacenza giunta all'ottava edizione. Quest'anno il primo appuntamento, organizzato con il sostegno di Libera Piacenza, affronta il tema del rapporto tra Stato e mafia visto nell'ottica del processo Andreotti con lo spettacolo L’innocenza di Giulio. Andreotti non è stato assolto di e con Giulio Cavalli, con la collaborazione di Carlo Lucarelli e Giancarlo Caselli e la regia di Renato Sarti. Lo spettacolo si terrà all'interno del Salone ‘Nelson Mandela’ della Camera del Lavoro in via XXIV maggio. Info: piacenza@arci.it

Pranzo alla Città dell’utopia ROMA - Il 17 dicembre presso il circolo Città dell’utopia la terza edizione di Indovina chi viene a pranzo?, festa aperta a migranti e non in cui ci sarà la possibilità di ‘raccontare’ il proprio piatto e, attraverso questo, la propria storia e paese di appartenenza. Nel corso della giornata, spazio al laboratorio di

autoproduzione di lanterne con materiali di riciclo, ciclofficina per la riparazione di bici, giochi, banchetti informativi e degustazioni a cura del gruppo di acquisto solidale della Città dell’Utopia, musica kurda in piazza. Info: lacittadellutopia@sci-italia.it

Cambio lavoro GROSSETO - Domenica 18 dicembre alle 18 presso il circolo Spazio 72 in via Ugo Bassi 72 prosegue la rassegna teatrale di Libero Circuito organizzata dal Teatro Studio di Grosseto e dal circolo Arci Khorakhané, con lo spettacolo Cambio lavoro di Saverio Tommasi. Un viaggio affascinante nell’Italia contemporanea attraverso i suoi lavoratori: un palco, una sedia e una dozzina di mestieri per raccontare un’Italia che non si arrende, che nonostante tutto va avanti con dignità, tra insoddisfazioni e speranze. Info: 3270561982

Echi barocchi a Paliano PALIANO (FR) - Organizzato dal circolo Arci di Paliano il Festival Echi barocchi, rassegna musicale alla scoperta di un mondo (definito in genere, forse

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impropriamente, ‘barocco’) nelle sue varie declinazioni musicali, architettoniche, storiche e sociali. Sabato 17 dicembre alle 18,30, ad aprire la rassegna, dedicata quest’anno alle musiche strumentali natalizie del XVII-XVIII secolo, sarà l'organista Giancarlo delle Chiaie, studioso di musica antica e già curatore di precedenti edizioni del Festival, che eseguirà alcune melodie in tema, composte da Bach, Corelli, Frescobaldi e Pasquini, accompagnato dalla tromba barocca, suonata da Domenico Agostini. Info: info@arcifrosinone.it

Capodanno a Corleone CORLEONE - Il circolo Arci Placido Rizzotto di Pisa, in collaborazione con l’associazione Un’altra storia-Toscana organizza il Capodanno 2012 a Corleone, con partenza il 30 dicembre. In programma, incontri con i soci della cooperativa Lavoro e non solo, visite sui terreni confiscati, alla Casa Memoria di Peppino Impastato, alla vecchia sede di Radio Aut a Terrasini, al luogo dell’omicidio di Pio La Torre e a Portella della Ginestra e al pastificio Rinascita Corleonese. Il 31 sera cena

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e festa di Capodanno. Per informazioni e prenotazioni scrivere alla mail di seguito. Info: arcilegalita.pisa@gmail.com

Poesia e narrativa FOIANO DELLA CHIANA (AR) - Il circolo Arci Renzino presenta, con il patrocinio dell’amministrazione provinciale di Arezzo e del Comune di Foiano della Chiana, il concorso di poesia e narrativa per l’infanzia. Due sezioni, a cui possono concorrere autori italiani e stranieri, con poesie inedite dedicate al tema dell’amore e con un testo di narrativa per l’infanzia. Gli elaborati devono pervenire entro il 31 dicembre presso la sede del circolo Renzino. Per informazioni e per il regolamento consultare il sito di seguito. Info: www.poesiarenzino.it

Poesia e narrativa TREVIGLIO - All’Arci Fuorirotta, all’interno del progetto Parole contro il silenzio 1.0, martedì 20 dicembre alle 19.30 viene presentato il libro Suonare il paese prima che cada a cura di Andrea Scarabelli. Info: arci_fuorirotta@treviglio.it


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Si chiude al Metissage ‘4 passi nell’Antimafia’, percorso a tappe per contrastare mafie e illegalità i chiude giovedì 15 dicembre all'Arci Metissage di Milano: è 4 passi nell'Antimafia, un percorso a tappe che ha visto il coinvolgimento di 4 diversi circoli di Milano e provincia: Arci Acropolis di Vimercate, Arci Ubik di Pessano con Bornago, Agorà di Cusano Milanino e Arci Metissage di Milano. Aperitivi a base di prodotti biologici, storie di vita e di lotta con l'obiettivo di sostenere la cooperativa Lavoro e non solo, che opera su terreni confiscati alle mafie tra Corleone, Monreale e Canicattì. A Vimercate, domenica 4 dicembre, gli interventi di Duccio Facchini (QuiLeccoLibera) e Valerio D'Ippolito (Libera Monza e Brianza) hanno preceduto il monologo teatrale progettato e interpretato da Stefano Annoni Aut - Un viaggio con Peppino Impastato; all'Ubik invece sabato scorso, alla presenza del presidente della cooperativa Lavoro e non solo Calogero Parisi, sono stati presentati i campi della legalità, i campi antimafia organizzati da Arci con l'obiettivo di promuovere la cultura del diritto e della legalità a partire dai luoghi dove la

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mafia ha spadroneggiato. Reading sul tema della legalità (a cura di Cristina Berti, Serena Galante, Tommaso Pusant Pagliarini) e interventi di Daniele Cassanmagnago (Assessore all'urbanistica di Desio) e Pino Masciari (imprenditore e testimone di giustizia) domenica 11 dicembre al circolo Agorà. Giovedì prossimo al Metissage il percorso 4 passi nell'Antimafia si conclude con un'interessante tavola rotonda che ha come tema La diffusione della criminalità organizzata nel nord Italia. Biagio Simonetta, giornalista e scrittore calabrese trapiantato a Milano da anni, presenta il suo libro Faide, l'impero della 'ndrangheta (2011, Cairo Editore), «un viaggio all'inferno - come lo definisce lo stesso autore -, il più grande sistema criminale del nostro tempo, nato in Calabria ma che oggi fluisce nelle vene di ogni nostra città», un romanzo inchiesta che nasce nelle viscere della Calabria più dura, attraversando l'Italia e l'Europa dei clan. Insieme a lui intervengono Simonetta Martina Mazzeo e Dario Parazzoli, due

degli universitari che hanno ideato e sostengono Stampo Antimafioso, il progetto editoriale diretto da Nando della Chiesa che si propone come organo di informazione sulla legalità e la criminalità organizzata al Nord. Al tavolo infine l'associazione Lule che fornirà dati e presenterà un'inchiesta sullo sfruttamento della prostituzione a Milano, e Federico Bernini invitato a presentare il progetto Carovana Internazionale Antimafia. Come già successo durante le serate precedentemente organizzate, giovedì al Metissage sarà possibile acquistare i pacchi della legalità: pacchi regalo natalizi contenenti i prodotti delle cooperative siciliane, calabresi pugliesi e campane e creati in collaborazione con il gruppo di volontari ‘Corleonesi a Milano’. I contributi andranno a sostenere le attività della cooperativa Lavoro e non solo. Regali ‘impegnati’ per contrastare le mafie con l'idea di un'economia che rispetta chi lavora, il territorio e coloro che vi abitano. Info: ufficiostampa.mi@arci.it

Concerto dei Kalifoo Su RadioLabo ‘Secondo voi’, il programma ground music system che dà voce alle seconde generazioni Serata in occasione della Giornata mondiale del rifugiato il 17 dicembre alle 21 presso il circolo Arci Tina Merlin di Montereale Valcellina (PN) con il concerto dei Kalifoo gorund music system. Il nome scelto dal gruppo ricorda la vita degli ‘schiavi a giornata’, in fila ogni giorno per qualche ora di lavoro mal pagata: ‘kalifoo’ è infatti il termine con cui gli immigrati vengono etichettati in Libia durante il loro soggiorno di transito verso l’Italia, e significa ‘schiavi a giornata’; ‘kalifoo ground’, letteralmente ‘terreno dove trovare i kalifoo’ è il posto dove dalle 4 di mattina gli schiavi a giornata si ritrovano per lavorare, 12 ore al giorno per una paga da fame. I Kalifoo ground music system nascono il 18 settembre 2008, giorno della strage di camorra a Castelvolturno che vide l’uccisione di sei immigrati africani, per rappresentare, con i loro testi, la voce di un’intera comunità. Hanno ad oggi all’attivo oltre 50 date in tutta Italia. La serata al Tina Merlin è organizzata in collaborazione con il circolo Balalika e il comitato territoriale di Udine. Ingresso gratuito per i soci Arci. Info: www.arcitinamerlin.it

Dare voce alle seconde generazioni, con interviste a esperti, figure di riferimento nel territorio senese, soggetti del Terzo Settore e testimonianze dirette di alcuni ragazzi. È questo lo spirito di Secondo voi, il programma radiofonico realizzato da RadioLabo, la web radio dell'Arci provinciale di Siena, che propone quattro puntate di approfondimento dedicato al tema dei diritti civili e di cittadinanza. L'iniziativa è nata all'interno del progetto Segni e semi del futuro, promosso dall'Arci Toscana nell'ambito dell'APQ (Accordo di programma quadro Sviluppo delle politiche giovanili della Regione Toscana). Le quattro pun-

tate sono già on line e danno voce ai ragazzi dei centri di aggregazione giovanile Spazio aperto e Sale&Pepe, gestiti da Arci Siena; ad Alessandra Siotto, operatrice dello sportello migranti per conto dell'Arci senese; a Bassam, nato in Italia da genitori di origine egiziana, che presenta la sua storia e a Malik, originario del Senegal, che racconta la sua esperienza migratoria contenuta nel libro Il destino di un clandestino. Una puntata è dedicata alla presentazione della campagna nazionale L'Italia sono anch'io e ai fenomeni migratori che interessano il territorio. Info: www.radiolabo.it

Presentato il libro ‘Jugoschegge’ Con l’incontro presso il circolo letterario del comitato Arci Jesi-Fabriano si conclude il ciclo di appuntamenti per la presentazione del libro Jugoschegge, storie e scatti di guerra e di pace di Tullio Bugari e Giacomo Scattolini. Dopo l’anteprima al circolo Equo Bio di Ancona, la prima uscita ‘ufficiale’ al circolo Arci On stage di Castelfindardo e un incontro con gli studenti del Liceo Scientifico di Jesi, anche

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l’ultimo appuntamento è stato occasione per ricordare l’ampio movimento di solidarietà e accoglienza dei profughi che arrivano in nave ad Ancona o in aereo a Falconara, a cui anche l’Arci ha partecipato attivamente. Il libro contiene la sintesi di 7 lunghe conversazioni con giornalisti, scrittori e artisti e una ricca sezione fotografica. Info: www.jugoschegge.it


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società

Le esenzioni Ici vanno confermate per le attività di utilità sociale e gli abusi perseguiti l dibattito che si è sviluppato sugli organi di stampa in questi giorni a proposito delle esenzioni al pagamento dell'Ici di cui godrebbero enti e associazioni contiene molte imprecisioni. Il Presidente nazionale dell'Arci ha ritenuto dunque opportuno intervenire con una sua dichiarazione in cui precisa alcuni aspetti evidentemente poco conosciuti, a cominciare dall'annotazione che non è vero che tutti o la maggior parte dei nostri circoli non paghino questa tassa. I circoli Arci rientrano pienamente nella tipologia degli enti a cui l'articolo 7 della Legge istitutiva dell'Ici concede l'esenzione dall'imposta, in quanto spazi adibiti ad attività culturali, ricreative e sportive di utilità sociale e senza finalità di lucro. Tuttavia, in forza dei vincoli e delle limitazioni poste dai regolamenti di applicazione dell'imposta, solo pochi circoli possono realmente usufruire di tale agevolazione. Infatti l'esenzione si mantiene solo per quegli immobili che oltre ad essere adibiti all'attività istituzionale del circolo siano anche di proprietà del medesimo. In realtà la stragrande maggioranza dei circoli Arci

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non è proprietaria dell'immobile in cui svolge l'attività, ma in affitto. In tutti questi casi il proprietario dell'immobile è comunque tenuto a versare l'Ici. Inoltre l'Ici viene pagata ogni qual volta l'immobile ospita attività di tipo commerciale, ancorché strumentali e funzionali alle attività istituzionali del circolo Arci. Fatto questo doveroso chiarimento, l'Arci ritiene che le agevolazioni Ici attualmente previste dalla legge per gli immobili destinati ad attività di rilevanza e utilità sociale siano un giusto incentivo all'iniziativa di enti ed associazioni che svolgono un ruolo prezioso di interesse generale nelle nostre comunità, e debbano pertanto essere mantenute. Ciò che qualifica il diritto all'esenzione non deve essere la natura dell'ente proprietario, religiosa o laica che sia, ma l'effettivo valore sociale delle attività svolte. Anche la discussione apertasi in merito ai beni di proprietà della Chiesa non deve sfuggire a questi criteri generali. È bene che anche la Chiesa sia tenuta, come ogni singolo cittadino o organizzazione sociale, al pagamento dell'imposta

Azioni solidali / Le notizie di Arcs Dicembre di solidarietà

rafforzamento dell'istruzione attraverso corsi di sostegno gratuiti, è un luogo di incontro e scambio culturale, di rafforzamento dei legami comunitari. *Per partecipare al corso è necessario iscriversi telefonando al numero 0645460478, o scrivendo a: d.zapelloni@bibliotechediroma.it

Nuovo Museo della memoria a Sarajevo È stato inaugurato il 9 dicembre a Sarajevo il Museo della memoria. Si apre così la sessione bosniaca del progetto Networking memories, realizzato da Arcs e finanziato dall'Unione Europea. Il museo contiene le memorie della ex Jugoslavia 'prese in prestito' da 11 giovani provenienti da Serbia, Bosnia Herzegovina e Kosovo. I giovani hanno partecipato ad un workshop per discutere del periodo della ex Jugoslavia, dei loro ricordi, delle loro opinioni su quel periodo. Lo scopo del confronto non è mitizzare il passato o dare giudizi su esso; si tratta di condividere le memorie del passato per costruire un futuro di tolleranza, solidarietà, inclusione sociale e democrazia. Info: www.netmem.org

Hanno collaborato a questo numero Silvia De Silvestri, Luca Faenzi, Tommaso Fattori, Valentina Itri, Manuela Longo, Filippo Miraglia, Davide Ronzoni, Alberto Zoratti In redazione Andreina Albano, Maria Ortensia Ferrara, Carlo Testini Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Paolo Beni

www.arciculturaesviluppo.it - arcs@arci.it

Il 16 dicembre Arcs partecipa alla serata Dicembre di Solidarietà presso la Biblioteca Elsa Morante di Ostia, presentando il progetto in Libano Promozione dello sviluppo socio-creativo nella comunità di Aley realizzato con il supporto della Campagna Biblioteche Solidali del Comune di Roma. La serata sarà preceduta da un momento creativo e divertente, un corso di scrittura creativa* aperto ai ragazzi dai 16 anni in su, organizzato dall'associazione Donne di Carta. A partire dalle 20,15 la Biblioteca offrirà inoltre un buffet a tutti i partecipanti, seguito da un concerto straordinario: il maestro Massimo Franchina si esibirà al pianoforte, accompagnato dal soprano Graciela Dorbessan, e dal tenore Massimo Fiorelli, che eseguiranno Galà d'opera e Operetta. Il progetto Arcs in Libano è volto a promuovere l'istruzione e l'inclusione dei giovani della città di Aley, capoluogo di un distretto caratterizzato da forte disgregazione sociale. Il progetto è realizzato in collaborazione con l'associazione Women Youth Assembly, che dal 1980 gestisce l'unica biblioteca presente nella zona. Oggi la biblioteca, oltre a essere un centro di

per i beni di sua proprietà nel territorio dello Stato italiano. Detto questo, è giusto che gli immobili di proprietà della Chiesa adibiti alle attività non commerciali e di utilità sociale previste dall'articolo 7 godano dell'esenzione. È bene che le agevolazioni ci siano e che premino le attività di interesse generale e di utilità sociale. Non è ammissibile che se ne usufruisca per attività commerciali con finalità di lucro. Se ci sono abusi vanno perseguiti, ma è sbagliato fare di tutta l'erba un fascio. Deve essere affidato agli Enti Locali il compito di verificare l'effettivo utilizzo degli immobili e sulla base di questo il diritto o meno di usufruire delle esenzioni.

Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Progetto grafico Sectio - Roma Cristina Addonizio Editore Associazione Arci Redazione Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005

Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione -Non commerciale Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/

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