arcireport
settimanale a cura dell’Arci | anno XV | n. 4 | 2 febbraio 2017 | www.arci.it | report@arci.it
Guerra ai migranti, negli Usa e in Europa di Filippo Miraglia vicepresidente nazionale Arci
Il razzismo di stato del neo presidente degli USA dimostra che i principi della democrazia moderna non sono dati una volta per tutte. Il turbo capitalismo finanziario non solo mina i principi delle costituzioni democratiche, a partire dal principio di uguaglianza, ma punta ad affermare modelli che sono l’esatto contrario della democrazia. In un sistema democratico ciò che conta è che chiunque vinca le elezioni garantisca i diritti di tutti, in primo luogo quelli delle minoranze. I giudici da soli non possono rimediare ai guasti della politica, come si vede nel caso dei provvedimenti firmati da Trump, contro i quali si è per fortuna levata una grande protesta popolare. Intanto cresce la rabbia di chi ha visto peggiorare le proprie condizioni di vita, rabbia che viene strumentalmente indirizzata verso l’immigrazione e il mondo
islamico. In Europa e in Italia ci sono state reazioni anche molto critiche alle decisioni del presidente americano, mentre la destra xenofoba si augurava che simili misure venissero adottate anche da noi. Le istituzioni europee e i governi in realtà stanno da tempo muovendosi nella stessa direzione. L’accordo con la Turchia è servito a impedire ai rifugiati siriani e iracheni (due dei Paesi colpiti dal provvedimento di Trump) di arrivare in Europa. Venerdì prossimo, a La Valletta, capi di Stato e di governo dell’UE s’incontreranno per discutere di flussi migratori nel mediterraneo centrale. L’obiettivo, dopo aver chiuso la rotta balcanica, è quello di chiudere anche la rotta che passa dalla Libia, stanziando 200 milioni di euro per formare ed equipaggiare la guardia costiera libica e per favorire i ritorni volontari dei
migranti verso i Paesi d’origine. Un finanziamento che viene ipocritamente presentato all’interno di un quadro di cooperazione internazionale. La verità è che, come per l’accordo con la Turchia, si vogliono esternalizzare le nostre frontiere, chiedendo all’instabile governo libico di fermare l’immigrazione per conto dell’UE. E presentando questa operazione come una forma di aiuto ai Paesi d’origine o transito dei migranti. In questo quadro, il Fondo italiano per l’Africa, così come in generale gli aiuti allo sviluppo, rischiano di diventare lo strumento per finanziare accordi con governi o regimi che si impegnino ad attuare politiche aggressive di controllo delle frontiere e contenimento dei flussi. Questa sarà probabilmente la linea che verrà confermata dal prossimo vertice a La Valletta, un favore ai regimi dittatoriali e ai trafficanti di esseri umani. Non si vuole prendere atto che l’emigrazione rappresenta, con le rimesse e con le relazioni che s’innescano, il principale fattore di sviluppo delle comunità locali nei Paesi di provenienza. È importante che il governo italiano usi il Fondo Africa per far fronte alle cause che determinano i fenomeni migratori, sostenendo attivamente le comunità locali, incentivando le loro economie, producendo occupazione, difendendo i diritti umani. Va valorizzato il ruolo delle Ong come soggetti attuatori delle azioni di solidarietà, aiuto umanitario e di sviluppo comunitario che il Fondo metterà in campo. Deve essere garantito l’accesso alla procedura d’asilo a chiunque ne faccia richiesta. È infine necessario che il Parlamento vigili attentamente sui contenuti del decreto d’implementazione del Fondo per l’Africa e in particolare sugli aspetti che riguardano i diritti e le libertà delle persone. Si impedisca all’UE di criminalizzare le organizzazioni umanitarie che operano al largo della Libia per mettere in salvo le persone in cerca di protezione e si cancelli qualsiasi forma di guerra ai migranti praticata impiegando le nostre forze armate o quelle di altri Paesi. Solo realizzando canali d’ingresso sicuri e legali si può salvaguardare la vita delle persone, combattere scafisti e trafficanti, fermare la tragica conta delle morti nel Mediterraneo.
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trenidellamemoria
Inizia oggi il viaggio dei treni della memoria di Francesca Chiavacci presidente nazionale Arci
Parte il 2 febbraio il primo treno della memoria 2017 organizzato da Arci e Deina. Il secondo si muoverà alla volta di Cracovia il 10 febbraio. Questi due viaggi, ognuno della durata di sei giorni, porteranno più di 1300 ragazzi e ragazze da tutta Italia a visitare Auschwitz Birkenau, la fabbrica di Schindler, il ghetto ebraico di Cracovia: luoghi che raccontano ancora oggi cosa fu l’Olocausto e la seconda guerra mondiale. L’attività della nostra associazione non si ferma al 27 gennaio, Giornata della Memoria, perché è un impegno continuo, che si concretizza nel corso del tempo. Come sempre i giovani del progetto Promemoria Auschwitz partono dal
confine del Brennero, un dato tecnico che ha assunto quest’anno una valenza simbolica. Il Brennero è stato nel 2016 oggetto di attenzione da parte di giornali e tv, non solo perché luogo di transito dei viaggi
Promemoria_Auschwitz Promemoria_Auschwitz è un progetto di educazione alla cittadinanza attraverso la promozione della partecipazione. Un progetto pensato per accompagnare le giovani generazioni alla scoperta e alla comprensione della complessità del reale - a partire dal passato e dalle sue rappresentazioni - e all’acquisizione dello spirito critico necessario per un protagonismo nel presente. È necessario infatti partire dalle conoscenze e dai punti di riferimento dei giovani, destinatari ma soprattutto protagonisti del progetto, per proporre questo percorso che è per loro innanzitutto una opportunità di crescita, di approfondimento e di confronto. Gli strumenti educativi scelti prevedono una fase di formazione storica gestita attraverso laboratori che precedono e seguono il viaggio, la visita dei luoghi, l’esperienza di comunità e di collettività e il confronto tra pari. La fase di formazione propedeutica è costituita da laboratori didattici che alternano momenti di lezione frontale a workshop interattivi (formazione attraverso la partecipazione) gestiti con il metodo dell’educazione fra pari. Nel corso degli incontri si affronta anche l’uso delle fonti storiche e memoriali e sono proposte esperienze di produzio-
ne creativa, individuali e collettive, che potranno essere declinate in diverse discipline (teatrale, fotografica e di scrittura creativa). I laboratori costituiscono l’ossatura del percorso di formazione, il mezzo necessario per poter affrontare l’esperienza con una preparazione adeguata e viverla in modo consapevole e costruttivo. A tal proposito, oltre ai materiali utilizzati nei singoli laboratori, ai partecipanti viene fornito un manuale storico, che li accompagna durante tutto il percorso. Gli strumenti didattici sono elaborati dal Centro Studi dell’Associazione insieme al Comitato Scientifico, che fa da garante. Per ciascuna regione, saranno proposti approfondimenti che valorizzino le storie e memorie locali e le risorse presenti sul territorio (Università, Istituti Storici, Fondazioni, Associazioni, ecc.) dando vita a una rete di collaborazioni. L’esperienza del viaggio e della visita dei luoghi, concerne sia il piano locale, con la visita dei luoghi cittadini e regionali che sono stati scenari chiave del tema storico affrontato, sia il piano nazionale e transnazionale, con la visita, in Polonia, dell’ex ghetto di Cracovia e degli ex campi di concentramento e sterminio di Auschwitz e Birkenau.
di speranza per chi da Lampedusa prova ad arrivare in Germania, ma anche per la minaccia del candidato nazionalista Hofer (che ha poi perso le presidenziali contro il verde Van der Bellen) di ricreare la frontiera tra Italia e Austria. Se fino a qualche anno fa raccontare ai ragazzi l’Europa dei muri e dei confini poteva sembrare il racconto di fatti passati, oggi purtroppo parlare di un’Unione divisa al suo interno significa discutere di attualità politica. Il muro in Ungheria, quello promesso tra Stati Uniti e Messico: il mondo entra in questo nuovo anno riproponendo lampi di nazionalismi antichi, un odio strisciante alimentato dalla crisi economica e una disuguaglianza che non accenna a rallentare. Raccontare il contesto in cui i nazionalismi hanno prosperato nello scorso secolo significa per noi mettere in guardia ragazze e ragazzi, insegnar loro a essere sentinelle. I sistemi democratici hanno bisogno di ‘anticorpi’. Anticorpi sono le istituzioni, la fiducia che in loro ripone la popolazione, una informazione libera, la cittadinanza attiva, consapevole e partecipativa, che si esprime in tanti luoghi, tra cui l’associazionismo. Il voto è condizione necessaria ma non sufficiente per una democrazia piena. Negli ultimi anni questi giovani sono stati dipinti in tanti modi, spesso non lusinghieri. Io credo che il passato ci insegni come ogni generazione affronti le sfide del proprio tempo. Certamente chi è nato nei primi del Novecento ha avuto a che fare con un mondo difficile e ha visto molte cose che in futuro sarebbe bene non si riproponessero, visto gli esiti. Dobbiamo comunque essere consapevoli che questa generazione, nata a cavallo del Duemila, avrà di fronte sfide che non saranno facili. Mai come oggi le scelte, o le non scelte, che compirà l’uomo avranno ripercussioni pesanti sull’intero Pianeta: in campo ambientale, per la pace, per il benessere delle persone. Uno dei dati politici, che è emerso anche dal recente referendum, è che dovremmo tenerne tutti più conto di questa generazione, dedicar loro più tempo e trasmettere meglio che possiamo, provando anche ad adattare i linguaggi, ciò che la storia ha insegnato ai nostri padri.
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terremotocentroitalia
Velino for Children: apprendere e insegnare dopo una catastrofe Azioni del Dipartimento di Scienze Umane e dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Rieti in collaborazione con Arci, Aspic e Caritas
Velino for children è un progetto che intende sostenere, attraverso l’intervento pedagogico e il sostegno educativo, le comunità colpite dal sisma del 2016 e la popolazione scolastica del reatino. Il progetto intende favorire la massima cooperazione possibile tra attori del territorio e di territori limitrofi, istituzioni ed enti nazionali e internazionali che, a vario titolo, possono contribuire alla sua miglior riuscita. I partner sono rappresentati dalla Comunità Montana del Velino (partner capofila), dal Comune di Rieti (Assessorato alle Politiche sociali), dal Dipartimento di Scienze Umane dell’Università dell’Aquila per quel che riguarda il coordinamento di tipo scientifico. La Comunità Montana del Velino è l’Ente che istituzionalmente eroga i servizi a carattere sociale del territorio interessato dal sisma, tra cui Amatrice e Accumoli. Il progetto prevede 5 macro-azioni che, simultaneamente, riguarderanno l’ambito sociale e territoriale generalmente inteso, il mondo dell’istruzione e dell’educazione scolastica ed extrascolastica e diversi livelli di problematicità psico-sociale legati all’impatto del sisma sulle famiglie, sui luoghi e sulle comunità. Una delle azioni progettuali riguarda il mondo adulto, e si svolgeranno in almeno due direzioni: le strategie resilienti dei minori poggiano sulle strategie resilienti degli adulti, che, pertanto, vanno sostenuti e consapevolizzati al massimo sul loro ruolo educativo. Inoltre, soprattutto per quanto riguarda gli insegnanti, è necessario che si trasferisca, nell’ottica dell’empowerment, un adeguato know how psicopedagogico e didattico. In particolare è previsto un supporto pedagogicodidattico ai docenti di ogni ordine e grado, attraverso la realizzazione di percorsi formativi per gli insegnanti e una struttura di supporto a sostegno dell’attività educativa e didattica nel post-sisma. L’attività formativa si svolgerà in due azioni:
Azione 1 - Corso di formazione per l’Istituto Onnicomprensivo di Amatrice A scuola di resilienza: apprendere e insegnare dopo una catastrofe Il corso viene strutturato attraverso metodologie formative che si incrociano e si intersecano fortemente con l’epistemologia e le pratiche della ricercaazione. Dopo uno start di carattere teorico (con ampio spazio alle attività esperenziali e di gruppo), si proseguirà con una progettazione condivisa e supervisionata dal gruppo di pedagogia dell’emergenza. Il lavoro di documentazione e valutazione, come momento di riflessione e verifica, chiuderà il percorso, che si sarà caratterizzato, per gli insegnanti stessi, come un primo approccio alla ricerca-azione sul campo. Al termine del corso, i partecipanti saranno in grado di promuovere e supportare attraverso la relazione educativa e l’intervento didattico la resilienza individuale e il senso di appartenenza alla comunità, facilitare le relazioni e i legami sociali, promuovere strategie pedagogiche utili a sostenere i bisogni educativi dei soggetti e dei gruppi. La durata del corso è fissata in 40 ore, per un totale di 10 incontri da 4 ore ciascuno che consisteranno in progettazione condivisa e supervisione psico-pedagogico-didattica, destinate al personale scolastico in servizio nell’Istituto onnicomprensivo di Amatrice, per il quale è necessario un percorso approfondito (nella forma della ricerca-azione) e rivolto ad un numero di corsisti contenuto. Azione 2 - Corso di formazione per le scuole della provincia di Rieti e per gli operatori sociali ed educativi Il corso si struttura in 24 ore di formazione (per un totale di 6 incontri) destinate al personale scolastico, ma anche agli altri operatori socio-educativi, volte a promuovere conoscenze e competenze nell’ambito della pedagogia della relazione di aiuto e della pedagogia dell’emergenza. Al termine del corso, i partecipanti saranno in grado di supportare attraverso la relazione educativa e l’intervento didattico la resilienza individuale e il senso di appartenenza alla comunità, facilitare le relazioni e i legami sociali, promuovere strategie pedagogiche utili a sostenere i bisogni educativi dei soggetti e dei gruppi. Gli incontri, della durata di 4 ore ciascuno, prevedono l’intervento di due relatori diversi. In entrambi i casi si rilascerà un attestato di frequenza. FB Progetto ‘Velino for Children’
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società
Per cambiare il Paese facciamo #ALLIN sul diritto allo studio! di Federica Ciarlariello Esecutivo nazionale LINK-Coordinamento Universitario
A lezione, nelle aule universitarie e scolastiche di tutta Italia, nei banchetti della domenica davanti le chiese a convincere le vecchine, nelle piazze ed i mercati di centinaia di città, nei litorali estivi dove, sotto gli ombrelloni, raccontavamo la nostra opinione o la sera nei circoli Arci pieni di giovani ed ancora durante le decine di manifestazioni che hanno animato le nostre strade: così abbiamo raccolto 57mila firme per la legge di iniziativa popolare sul diritto allo Studio. Le abbiamo consegnate il 30 dicembre presso la Camera dei Deputati e dopo un mese esatto, il 30 gennaio, la proposta di legge è stata depositata identica in commissione da alcuni parlamentari di Sinistra Italiana, Possibile e Movimento 5 Stelle. Dopo tante battaglie e la mobilitazione di più di venti associazioni, movimenti e sindacati, la priorità del diritto allo studio entra finalmente in Parlamento. Con la nostra legge proseguire gli studi diventerebbe finalmente una scelta indipendente dalle condizioni economiche della propria famiglia e
che tutti potrebbero intraprendere in libertà: no tax area più ampia, accesso alle residenze e mense universitarie, totale copertura delle borse di studio, reddito di formazione, sono misure che permetterebbero finalmente ad una generazione di scegliere sul proprio futuro. La normativa attuale in materia è lacunosa ed arretrata. Il diritto allo studio pesa ormai per il 42% sulle spalle degli studenti stessi che vi provvedono tramite la tassa regionale. La combinazione di carenze statali e regionali provoca profonde diseguaglianze tra le diverse zone d’Italia, che si traducono nella penalizzazione degli studenti che provengono dalle aree più povere del paese, in particolare dal meridione. L’insufficienza delle risorse destinate al diritto allo studio e la totale inefficacia del sistema attuale si possono riconoscere facilmente dal tasso di diplomati che decidono di iscriversi ad un percorso universitario. Negli anni della crisi la percentuale è scesa dal 65,8% al 49,1% con la perdita di più di 40mila matricole.
In un paese come l’Italia invertire questa tendenza è una priorità che va al di là delle necessità degli studenti e delle studentesse. Pensiamo, infatti, che oggi il diritto allo studio sia una questione generale che riguarda e coinvolge l’intero Paese, necessaria per abbattere le disuguaglianze sociali ed un modello escludente di istruzione, ma anche per cambiare il Paese intero, per costruire opportunità e trasformare il modello di sviluppo. Abbiamo chiamato questa campagna per l’approvazione della legge di iniziativa popolare sul diritto allo studio #ALLIN, perché vogliamo che l’università sia inclusiva e tutti possano entrarvi, ma anche perché, come nel poker, puntiamo tutto su questa battaglia di civiltà, per garantire l’accesso ai più alti gradi dell’istruzione a tutti e tutte, convinti che sia questa la mossa da giocare per cambiare il Paese! Per consultare la proposta completa, gli aderenti all’iniziativa e per rimanere aggiornati: www.allindirittoallostudio.it
Il primo partito nazionale di Martina Carpani coordinatrice nazionale rete della Conoscenza
Secondo l’Istat è quello dei giovani disoccupati l’unico partito a guadagnarsi il premio di maggioranza con l’attuale riforma elettorale rivista dalla Consulta. Le statistiche parlano chiaro: 40, 1% di giovani tra i 15 ed i 24 anni disoccupati, più di 1 su 10 considerando l’incidenza dello studio. Aumenta l’occupazione degli over 50 a causa dell’età pensionabile e dell’andamento demografico. Politicamente è un dato gravissimo. Non era bastata la polemica sulle statistiche precedenti inerenti all’incidenza del Jobs Act sull’occupazione, gonfiate secondo molti ricercatori, nè lo scoppio della bolla dei voucher a scapito di una diminuzione dei contratti a tempo indeterminato, per spingere la politica a costruire un piano concreto sull’occupazione e sul lavoro degno. La fase di austerità espansiva con la quale si riteneva di poter costruire occupazione attraverso la decontribuzione alle imprese è esplosa tra le mani del Governo, proprio mentre si accende il dibattito sui referendum
sul lavoro della CGIL, di cui il quesito sui voucher è senza dubbio centrale per le giovani generazioni. Intanto è ancora altissima la percentuale dei NEET, e si alza l’incidenza della povertà sui giovani, correlata all’assenza di prospettive occupazionali. Siamo la generazione più povera rispetto a quella dei genitori dalla seconda guerra mondiale ad oggi, in un Paese con circa 5 milioni di poveri e più del doppio in povertà relativa. Non basta avere un lavoro per essere immuni dall’esclusione sociale, perchè la povertà è cambiata ed anzi è sempre più legata al lavoro povero. Per questo non ci accontentiamo delle briciole. Vogliamo un reddito di base contro i ricatti della precarietà, un piano di investimenti pubblici su piccole opere che creino occupazione, specialmente al Sud, attraverso il contrasto al dissesto idrogeologico e per la messa in sicurezza e la conversione ecologica sui territori, vogliamo l’abolizione dei voucher ed un chiaro investimento del Governo sul
futuro di questo Paese. Purtroppo i giovani, demograficamente sempre meno, non sono pacchetto di voti sufficiente a muovere la ‘vecchia’ politica, che quando parla dei giovani lo fa sempre dall’alto dei talk show e delle statistiche e mai lasciando loro spazio di incisione reale sulle loro condizioni materiali. Siamo stanchi dell’esclusione politica e sociale, siamo stanchi di un Paese per vecchi che ci costringe ad emigrare. Caro Poletti, non siamo noi a volercene andare, ma ci state facendo andare via voi, come le statistiche confermano. Chiaro è che serve riconquistare lo spazio delle piazze, attraverso l’utilizzo organizzato delle forme di attivazione online, per far tremare lo status quo, aprendo, a partire dalla dimensione generazione, una battaglia generale per l’uscita dalla marginalità sociale di tutte e tutti, contro ogni guerra tra poveri, per costruire dal basso priorità per i nostri bisogni.
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cultura
Abbiamo bisogno di una buona scuola, ma buona per davvero! di Davide Giove responsabile nazionale Arci Saperi, apprendimento e Formazione
È difficile, nella storia recente del nostro Paese, rintracciare una riforma della scuola che non sia stata accompagnata da pesanti critiche se non da forti proteste. Nell’arco di un ventennio Luigi Berlinguer, Letizia Moratti, Giuseppe Fioroni e infine Maria Stella Gelmini intervennero sulla scuola con visioni tra loro molto distanti in quanto ad organizzazione del sistema di istruzione e quantità di risorse necessarie allo scopo.Furono tutte azioni legislative fortemente intrise di significato politico generale che caratterizzavano l’impronta stessa dei governi da cui provenivano; pagine importanti, direbbero alcuni analisti, della controversa storia della seconda repubblica. Non è strano, dunque, che anche la legge 107 del 2016 meglio nota come La buona scuola abbia rappresentato un carattere distintivo del Governo Renzi e che il Ministro Giannini abbia attirato su di sé,
insieme agli onori, anche i pesanti oneri di questo intervento. La scelta del consiglio dei Ministri guidato da Gentiloni e dal Ministro Valeria Fedeli di dare il via libera a otto decreti legislativi di attuazione della legge e quindi di salvaguardare l’iter delle deleghe prima della loro scadenza (prevista al 15 gennaio) è stata già di per sé una scelta forte. Una sana riflessione nei meriti della Legge 107 (e quindi delle deleghe) necessita di un approccio sistemico che dia il giusto peso alle aspettative di chi nella scuola ci opera quotidianamente, di chi aspira a farlo, di chi ad essa affida i propri figli, di chi in essa si forma; soprattutto è doveroso chiederci che spazio occupi oggi la scuola nelle dinamiche di un’Italia che molti indicatori ci mostrano in affanno riguardo all’apprendimento ed alla formazione. Il terzo settore può, da questo punto di vista, offrire un contributo importante
Il Mediterraneo che verrà. Arte e formazione per le società del futuro In occasione della seconda assemblea nazionale della rete Con.Me. - Contemporaneo Mediterraneo che associa 15 organizzazioni culturali (fra cui l’Arci), il 4 febbraio a Roma dalle 10 alle 13.30 si svolgerà la conferenza Il Mediterraneo che verrà. Arte e formazione per le società del futuro. Alla conferenza interveranno Dounia Benslimane (Associazione Racines Marocco), Massimo Bray (Treccani), Donatella Ferrante (Direzione Generale Spettacolo dal Vivo - MIBACT), Massimiliano Fiorucci (Università Roma Tre), Anna Lodeserto (CIE Center for Intercultural Exchange), Takwa Ben Mohamed (Italia/Tunisia), Enrico Molinaro (RIDE - Italia) e i rappresentanti delle organizzazioni aderenti a Con.Me. Il Mediterraneo è uno spazio culturale straordinario. Secoli di storia, arte, filosofia e scienza ne hanno fatto il crocevia di popoli che hanno scritto la storia del nostro pianeta. Ancora oggi gli intrecci tra diverse visioni del mondo che convivono sulle rive del nostro mare sono uno dei motori delle culture contemporanee.
Purtroppo oggi viviamo uno dei momenti peggiori per questa area del mondo. Guerre e integralismi, non solo religiosi, sembrano prendere il sopravvento sulle straordinarie opportunità che dialogo e convivenza tra diversi generano per il progredire dell’umanità. I fenomeni migratori, acuiti da guerre e carestie, stanno mettendo alla prova la nostra capacità di essere comunità inclusiva e aperta, disponibile a trasformarsi per un futuro migliore. Le arti e la formazione, da quella formale a quella non formale, hanno un ruolo molto importante nella costruzione di ponti tra culture solo in parte distanti. Le azioni concrete che molte organizzazioni culturali stanno sperimentando per rafforzare processi di dialogo riescono a far emergere e contrastare i pregiudizi e a costruire orizzonti nuovi, non solo artistici. La conferenza sarà l’occasione per un confronto su politiche e pratiche della dimensione artistica e della conoscenza per rafforzare il dialogo tra i popoli del Mediterraneo.
non solo intensificando e strutturando le proprie interazioni con le scuole ma elaborando, in questa fase delicata dell’iter della legge, proposte proprie. Bene le risorse aggiuntive se sono reali, bene gli organici potenziati se reclutati con norme armoniche che non creino disagi o iniquità, bene l’attenzione all’approccio umanistico, alle arti, alle competenze digitali e all’economia (perché no, anche a quella sociale), bene le risorse sulla formazione dei docenti; più difficile comprendere gli aspetti maggiormente criticati, dal Preside leader educativo all’ideazione degli ambiti territoriali per il reclutamento dei docenti. La revisione dei percorsi dell’istruzione professionale, aspetto tra i più importanti delle deleghe, attira l’attenzione del variegato mondo della promozione sociale che tanto ha da dire riguardo al ruolo del terzo settore nelle dinamiche di alternanza scuola-lavoro (si pensi, ad esempio, ai servizi culturali e dello spettacolo). Noi crediamo fortemente che l’apprendimento e la formazione abbiano il proprio fulcro in una scuola libera, laica e pubblica ma riteniamo, allo stesso tempo, che siano coinvolti interessi generali ai quali è possibile rispondere solo con uno sguardo di insieme in grado di travalicare i cancelli e le finestre delle aule. L’associazionismo non può essere inteso come la stampella offerta da migliaia di volontari che consenta semplicemente attività laboratoriali extracurriculari, magari con aperture degli edifici scolastici alla domenica o nei mesi estivi. Qui, in ballo, c’è qualcosa di più: riaprire una discussione sulla formazione permanente (anche attraverso l’apprendimento informale) che punti a incrementare competenze utili non solo al mercato del lavoro ma anche allo sviluppo di cittadini consapevoli e curiosi. Questo richiede interventi complessi, anche dal punto di vista normativo, ma il primo passo non può che essere avere una adeguata legge sulla scuola; una scuola come abbiamo imparato ad immaginarla grazie a figure quali la compianta Simonetta Salacone, preside ‘di frontiera dell’Istituto IqbalMasih di Centocelle, scomparsa pochi giorni fa. C’è bisogno di una legge sulla buona scuola, ma buona per davvero, che sia di tutti e per tutti e intorno alla quale ci si unisca anziché dividersi.
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I corti dell’Atelier di cinema del reale di Ponticelli al Trieste Film Festival 2017 di Antonella Di Nocera coordinatrice FilmaP
Il 23 gennaio scorso un pubblico motivato ed interessato ha accolto la proiezione dei cinque corti documentari napoletani, nati nell’Atelier di cinema del reale del centro FilmaP di Arci Movie, che sono stati ospitati come evento speciale nella sezione Corso Salani al Trieste Film Festival giunto quest’anno alla sua ventottesima edizione. Alla serata di proiezione hanno partecipato come spettatori numerosi ragazzi stranieri del Collegio del Mondo unito dell’Adriatico, scuola internazionale ispirata dai principi della pace e della fratellanza tra i popoli. Fabrizio Grosoli, direttore del Festival, ha introdotto la serata e presentato gli ospiti, motivando la scelta di creare questo focus sui cortometraggi napoletani per il coraggio di aver realizzato dei film con così poco e così tanta coerenza. Una sperimentazione che ha tutte le caratteristiche della genuina motivazione a rendere possibile un progetto formativo di eccellenza. Il progetto FilmaP, centro unico nel suo genere che connette la sfera formativa e produttiva nel campo del cinema del reale, è diretto da Leonardo Di Costanzo e sostenuto da SIAE, Intesa San Paolo (fondo beneficenza), Fondazione con il Sud con un contributo di Ucca e SEDA Italy. Un bel riconoscimento per il lavoro svolto dal Centro FilmaP nel cinema del reale, ancora più importante perché gli autori sono giovani con esperienze diversificate e provenienti da diverse città italiane che hanno trovato a Ponticelli una vera e propria occasione formativa. L’energia dei film-makers e la grande attenzione del pubblico testimoniano, ancora una volta, la qualità del lavoro con cui da molti anni cerchiamo di segnare in positivo la periferia di Napoli. Non è sempre facile lasciare tracce visibili nel contesto del territorio, ma negli animi
delle persone permane lo spirito con cui si affronta questo impegno. Trovare spazio ed accoglienza ad un festival come il Trieste Film Festival, il primo e più importante appuntamento italiano con il cinema dell’Europa centro orientale, ci stimola a continuare il nostro percorso con grande determinazione. I cinque corti selezionati sono: ‘A mazzamma di Ennio Eduardo Donato, Antonio degli scogli di Alessandro Gattuso, Cronopios di Doriana Monaco, La barca di Luisa Izzo, Un inferno di Camilla Salvatore. I film sono dei brevi ritratti di realtà, di una Napoli fermata dallo sguardo dei giovani autori anche diversa dagli stereotipi del bene e del male in cui la città è eternamente descritta e raccontata. Microstorie di una città che non necessariamente deve brillare di splendore, ma che neanche deve essere relegata all’orrore contemporaneo dell’umanità degradata di Gomorra. Un romanzo breve dai personaggi umili, semplici che svelano luci, opacità ed ombre. I lavori sono stati realizzati, in poche settimane, la scorsa estate durante la prima fase formativa dell’Atelier con la supervisione dei registi Alessandro Rossetto e Bruno Oliviero. I giovani partecipanti sono stati selezionati per seguire un corso intensivo di 12 settimane, al termine del percorso hanno realizzato in maniera indipendente i corti, scegliendo ognuno soggetti e protagonisti, diventandone autore totale dalla ricerca
alla scrittura, dalle riprese al montaggio. Ciascun partecipante è stato autore di un corto e collaboratore come fonico o montatore sui film degli altri, restituendo così un carattere fortemente cooperativo del percorso di realizzazione. Il progetto FILMaP nasce nel 2014 dal sostegno di Fondazione con il sud, nell’ambito del bando Progetti speciali e innovativi 2010 ha raggiunto esiti significativi realizzando nel complesso 18 corti nelle scuole, 12 corti documentari dei giovani degli Atelier, mentre sono attualmente in produzione 4 film di lungometraggio del primo atelier e in scrittura 8 nuovi dossier di progetto. FilmaP di Arci Movie è il naturale epilogo di una storia quasi trentennale che mette al centro la cultura del cinema in ogni suo aspetto. Tra tutte le attività, i laboratori di cinema con i giovani hanno incontrato sempre una straordinaria partecipazione, confluendo nelle produzioni del cinema leggero con la cooperativa Parallelo 41 Produzioni. Un cinema fatto con costi bassissimi, tecnologie digitali, troupe ridotte, location di strada, attori e talenti provenienti dalla realtà per creare film scritti e diretti da ragazzi, coinvolti in prima persona in un ampio processo che, attraverso la dimensione del lavoro collettivo, tende a valorizzare le singole competenze. FilmaP nella periferia orientale di Napoli connette la sfera formativa e quella produttiva, creando occasioni di relazioni dirette con il mondo professionale.
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arcireport n. 4 | 2 febbraio 2017
Inaugura a Livorno la CiclOfficina ControPedale di Marco Solimano presidente Arci Livorno
Venerdì 27 gennaio, Giornata della Memoria, Arci Solidarietà ha inaugurato la CiclOfficina ControPedale in piazza Garibaldi 24 nel centro di Livorno. La CiclOfficina è un progetto di inclusione sociale e di promozione del riciclo e della sostenibilità nato all’interno del Tavolo Giovani del Comune di Livorno e che vede protagonisti alcuni ragazzi richiedenti asilo ospiti nelle strutture di accoglienza che Arci Solidarietà gestisce sul territorio. All’inaugurazione erano presenti oltre 50 persone, tra cui i quattro ragazzi protagonisti del laboratorio, Stefan Kouami, Cristopher Andrew, Daouda Guinka Ousmane e Jerry Isogie, il vicepresidente nazionale di Arci Filippo Miraglia, il presidente regionale Arci Gianluca Mengozzi, il responsabile nazionale accoglienza straordinaria profughi Walter Massa, il presidente di Arci Livorno Marco Solimano, la presidente di Arci Solidarietà Cinzia Simoni, la curatrice del progetto Francesca Ricci, la vicesindaco Stella Sorgente, i rappresentanti del Centro commerciale naturale Borgo Reale e molti volti noti dell’associazionismo e della politica livornese. Al centro dell’attenzione e della piazza c’è l’inclusione delle persone e dei materiali: «Niente è abbandonato, niente è senza speranza, niente è rifiutato, ma a tutto e a tutti è data una possibilità creativa nuova, un foglio bianco su cui scrivere una storia pronta a cominciare». La storia della CiclOfficina ControPedale è iniziata il 27 gennaio, dai rottami donati e raccolti nasceranno nuove bici che verranno messe all’asta una volta al mese. Le aste pubbliche, oltre a darci la possibilità di ‘mettere in piazza’ le biciclette
prodotte, saranno un momento di gioco, di conoscenza e di scambio con questa nuova e vivace realtà. Durante le aste verranno coinvolti artisti della città nella veste di banditori e i cicloriparatori avranno così l’occasione di presentare ed esibire i prodotti realizzati. Per tre giorni alla settimana (martedì, mercoledì mattina e venerdì pomeriggio), la CiclOfficina è aperta ai cittadini che
in più lercio live TORINO Venerdì 3 febbraio a
partire dalle 18.30 il circolo Arci Altera promuove, a Casa Arcobaleno, l’aperitivo seguito da Lercio Live, il primo spettacolo ideato e scritto dalla redazione di Lercio.it. Telegiornali esilaranti, rubriche improbabili e il meglio del repertorio del sito satirico più famoso e amato d’Italia accompagneranno gli spettatori in un divertentissimo viaggio all’insegna della sporca informazione, sempre in bilico tra realtà e finzione. fb Altera Cultura Torino
IMBALLI LETTERARI IMPERIA Il 3 febbraio alle 20 al
vorranno portare lì i propri rottami per un restyling a prezzi popolari. Previsto anche il ritiro a domicilio, contattandoci tramite la pagina facebook CiclOfficina Contropedale, inoltre è allo studio del Comune di Livorno una collaborazione con Aamps, perché i rottami siano destinati direttamente alla CiclOfficina anziché alla discarica. Il giorno dell’inaugurazione, alle domande dei giornalisti i ragazzi della CiclOfficina hanno risposto così: «Siamo contenti di poterci impegnare in qualcosa di concreto e ci sentiamo molto fortunati: in tanti sono venuti a trovarci e ci hanno accolto bene». Noi vorremmo aggiungere, con le parole di Zygmunt Bauman, che è il momento di abbandonare ‘l’ordine dell’egoismo’ e lasciare spazio ‘all’ordine della solidarietà’.
Sportello consulenza allo Spazio Zei Nasce nello Spazio Sociale Zei di Lecce, in Corte dei Chiaramonte, un nuovo servizio di consulenza personale e organizzativa, rivolto sia ai singoli sia ai gruppi associativi e mirato al miglioramento della gestione del proprio percorso individuale e di gruppo. Il Comitato territoriale leccese di Arci, infatti, ha aderito al progetto nazionale della Rete per i diritti e punta in breve tempo ad attivare in cinque circoli salentini altrettanti sportelli. Quello di Zei è il primo, lavorerà per realizzare pratiche inclusive, di tutela e
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di promozione dei diritti, fungendo da ‘porta di accesso’ alle prestazioni socioassistenziali per i soggetti che ne faranno richiesta. Le consulenze saranno tenute da un team di psicologi clinici esperti di organizzazione e mondo del lavoro e saranno soggette a privacy e ai vincoli di riservatezza. Gli incontri avverranno su appuntamento ed è previsto un piccolo contributo. Per appuntamenti, costi o informazioni scrivere a: consulenza.zei@gmail.com lasciando un proprio recapito telefonico.
circolo Arci Guernica Graziella Baduino presenta Imballi letterari del primo Novecento, edito da Alzani di Pinerolo. Il libro racconta la nascita e l’evoluzione della rivista La Riviera Ligure, pubblicata ad Oneglia ed inviata in omaggio ai clienti della Olio Sasso dal 1895 al 1919. Stampata su raffinati fogli da incarto, era introdotta nelle cassette contenenti le bottiglie del pregiato olio e accoglieva ricercate illustrazioni paesaggistiche della Riviera, arricchite da brani letterari di autori in molti casi divenuti famosi, tanto da considerare l’affermarsi di una linea ligustica nella poesia italiana del Novecento. fb Circolo Arci Guernica IM
corso per clown GROSSETO Per il terzo anno
consecutivo, il Teatro Schabernack, in collaborazione con Teatro Studio, Spazio72 e circolo Arci Khorakhané, riapre a Grosseto i laboratori sull’arte del clown. Gli stage si tengono presso il Teatro Studio, nei locali di Spazio72, in via Ugo Bassi 72, da febbraio a maggio, a partire dal 4 febbraio. fb Circolo Arci Khorakhanè
il fascio spezzato VITERBO Il circolo Claudio Zil-
leri di Capranica organizza, sabato 4 febbraio alle 18.00, la presentazione del libro Il Fascio Spezzato. Gli arditi del popolo nella ‘ribelle irriducibile Civitavecchia’ di Enrico Ciancarini. Ne discutono con l’autore Cristiano Armati (Red star press) e Marco Perugini (Arci Claudio Zilleri). A seguire cena sociale e dj set. www.arciviterbo.it
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arcireport n. 4 | 2 febbraio 2017
Arci Rieti perde la sua sede. Arci Lazio lancia la campagna ‘Aiuta chi aiuta’ Il comitato Arci di Rieti perde la sua sede nel centro storico della città. Il palazzo in cui aveva sede il comitato da meno di due anni è infatti stato dichiarato inagibile in seguito alle scosse di terremoto che hanno colpito il centro Italia dal 24 agosto in poi. Alla presidente Valeria Patacchiola è stata consegnata l’ordinanza di sgombero immediato dell’edificio venerdì 27 gennaio scorso, con allegata una scheda Fast del 1 dicembre 2016 che dichiara l’edificio ‘non utilizzabile’. Molti gli edifici già dichiarati inagibili nel centro di Rieti ed altri sono in attesa di verifiche. «Siamo già alla ricerca di una nuova casa, ma il momento è estremamente delicato - dichiara Valeria Patacchiola - non è facile trovare edifici sicuri in centro ma la prospettiva di spostarci altrove non ci convince. A Rieti non abbiamo avuto né crolli né vittime, ma quello che sta accadendo segna comunque la fine della vita del centro storico della città. Noi vorremmo dare il nostro contributo affinchè ciò non accadesse». Nel frattempo, l’Arci Lazio ha immediatamente lanciato la campagna Aiuta chi aiuta. Una nuova casa per l’Arci di Rieti. Come si legge nel testo dell’appello, «la sede di via Cintia era stata affittata e sistemata da poco e tutte le spese non sono state ammortizzate. Ad oggi tutte le attività su Rieti si sono bloccate e resteranno tali fino a quando non potremo riaprire un luogo dove riprendere le attività amministrative, i corsi, le attività socioculturali e i gas. Per questo abbiamo lanciato come Arci Lazio una campagna per aiutare chi aiuta: perchè in queste ultime settimane Arci Rieti tanto ha fatto e sta facendo per la sua gente». Arci Lazio ha lanciato una sottoscrizione sul conto corrente: IT71K0501803200000000117113 intestato ad ASSOCIAZIONE ARCI REGIONALE LAZIO causale: sottoscrizione per Arci Rieti.
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‘Singing for peace’ in Libano Tre giorni di laboratorio sul rap e l’hip hop come espressione di sé, della propria storia e dei propri sogni. Al via in Libano il progetto Singing for peace curato da Arci Toscana, che tra il 6 e il 9 febbraio porterà a Tripoli in Libano il gruppo hip hop romano Assalti Frontali, che sarà protagonista di un laboratorio per bambini e ragazzi del centro creato da Arci Toscana per i bambini lavoratori. Grazie al lavoro del circolo Arci Karemaski Multi Art Lab di Arezzo, gli Assalti Frontali insegneranno ad un gruppo di bambini e ragazzi tra gli 8 e i 17 anni a dar voce al proprio desiderio di pace attraverso le note e i ritmi dell’hip hop. Il risultato del laboratorio sarà poi raccontato in un video. www.arcitoscana.it
www.arcirieti.it
A Bologna apre MET Inaugura venerdì 3 febbraio alle ore 18.30, in via Gorky 6 a Bologna, la nuova casa di Cantieri Meticci, associazione Arci e compagnia teatrale interculturale che negli anni ha collaborato con tanti migranti, rifugiati e richiedenti asilo. Il suo nome sarà MET - acronimo che sta per Meticceria Extrartistica Trasversale - e sarà uno spazio culturale, un luogo di incontri, di arte e teatro meticcio, aperto al mondo. Da venerdì 3 febbraio, il MET aprirà le porte alla città con una ricca proposta di attività culturali. Si comincia con il vernissage dell’installazione multimediale L’arte della fuga a cura di Charlotte Wuillai: un video-collage che accosta le tecniche dell’acrobata e l’agire del rifugiato in un caleidoscopio di spunti visivi, che dialogano con i contrappunti di Bach ricomposti da Luca Leprotti e Nico Dalla Vecchia. A seguire, alle ore 21, session musicale a cura dell’Orchestra di Cantieri Meticci. Al via anche gli Atelier Aperti, che saranno un appuntamento fisso per tutti i sabati di febbraio. Teatro, danza, video-disegno per bambini e adulti, e tanto altro: un modo nuovo per sperimentare in prima persona l’esperienza della produzione artistica, sotto una guida esperta e con un filo-conduttore tematico ogni settimana diverso. Il Contrappunto nel cinema è il titolo del workshop che Daniele Furlati, pluripremiato compositore di colonne sonore, terrà domenica 5 febbraio dalle 14.30 alle 16.30: un appassionante racconto fra il cinema e la musica dedicato a musicisti e non. In occasione dell’inaugurazione del MET, tutti gli spettacoli, gli atelier e i workshop sono a ingresso gratuito (con tessera Arci). www.arcibologna.it
‘Roulette BCE’ al Porco Rosso Dal 3 febbraio e fino al 19 marzo al circolo Arci Porco Rosso a Palermo sarà possibile visionare la mostra Roulette BCE, lavoro inedito del fotografo palermitano Dario De Blasi, che fotografa Atene poche ore dopo il suo arrivo, nel giugno 2015, quando la Banca Centrale Europea congela la liquidità di emergenza, costringendo il governo greco ad interrompere l’erogazione di contanti. Il suo viaggio si è concluso a Ptolemaida, a 60 km dal confine macedone, dove grazie alle cave di lignite viene prodottto il 70% dell’energia elettrica dell’intera Grecia. Nonostante le elevate emissioni di CO2 ed altri inquinanti il progetto di espansione dell’area è stato finanziato in grande parte con un prestito obbligazionario dalla KfW Bank, di proprietà del governo tedesco. www.arcipalermo.it
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arcireport n. 4 | 2 febbraio 2017
culturascontata i tanti vantaggi della tessera Arci
w w w. a r c i / a s s o c i a r s i . i t a cura di Enzo Di Rienzo
Jonas Burgert. Lotsucht / Scandagliodipendenza Bologna - MAMbo, fino al 17
aprile. Negli ampi spazi della Sala delle Ciminiere in mostra 38 dipinti, prevalentemente di grandi dimensioni, creati dall’artista tedesco nell’ultimo decennio. Le opere esposte al MAMbo utilizzano sia ampie superfici, sia tele di formato ridotto per approfondire lo studio dei singoli soggetti. www.mambo-bologna.org
Leonardo e il Volo. Il manoscritto originale del Codice e un’esperienza multimediale e 3D Roma - Musei Capitolini, fino
al 17 aprile. Il Codice sul volo degli uccelli, manoscritto di Leonardo, è un quaderno in cui il Genio scrisse e illustrò i suoi studi sul volo. Basando i suoi studi sull’osservazione del volo degli uccelli, Leonardo elaborò una vera scienza del volo, attraverso la quale progettò le sue macchine volanti. Il Codice è esposto in un clima box che, mantenendo il corretto livello di umidità relativa, consente ai visitatori, grazie alle apparecchiature multimediali touchscreen, di sfogliarlo virtualmente e di leggerlo in italiano e in inglese. www.museicapitolini.org
Elliott Erwitt. Kolor Genova - Palazzo Ducale, Sot-
toporticato, dall’11 febbraio al 16 luglio. Palazzo Ducale presenta la prima grande retrospettiva di immagini a colori del celebre fotografo Elliott Erwitt. La mostra comprende circa 135 scatti, che Elliott Erwitt ha selezionato personalmente, traendoli dai suoi due grandi progetti a colori, Kolor e The Art of Andrè S. Solidor. www.palazzoducale.genova.it
BELLINI E BELLINIANI. dall’Accademia dei Concordi di Rovigo Conegliano (TV) - Palazzo Sar-
cinelli, dal 25 febbraio al 18 giugno. In mostra opere di Giovanni Bellini, Tiziano, Jacopo Palma il Vecchio, Tintoretto e alcuni tra i più raffinati interpreti dell’insegnamento belliniano tra cui Andrea Previtali, Marco Bello, i Santacroce, Bartolomeo Veneto e molti altri in un avvincente percorso tematico. www.mostrabellini.it
società
Un incontro che rafforza i legami di amicizia tra l’Arci e il popolo greco di Argiris Panagopoulos giornalista
«Stiamo dalla parte giusta, con l’Europa dei Popoli», leggeva sorridendo il segretario generale del Ministero del Lavoro greco Andreas Nefeloudis tenendo in mano il volantino dell’Arci per la solidarietà alla Grecia. «Per questa Europa del popoli abbiamo voluto entrare nella vecchia CEE il 1981 e per questa stiamo lottando oggi conto le politiche di austerità e la chiusura dei confini», ha detto alla presidente dell’Arci Francesca Chiavacci e alla responsabile delle Politiche economiche Greta Barbolini. Nella sede di Arci, più che un incontro ufficiale sembrava un incontro tra vecchi amici, perché sono stati evidenti l’affinità delle idee e la passione, l’impegno comune per essere protagonisti di un cambiamento democratico e sociale in Europa. Non a caso Nefeloudis ha ringraziato l’Arci, e in particolare la sua presidente, non solo per la campagna di sostegno alla Grecia promossa in pieno agosto del 2015, quando la sinistra, i democratici e i progressisti in Europa non riuscivano a interpretare con chiarezza la scelta del governo greco di accettare un accordo con le istituzioni europee e internazionali per il finanziamento del paese. L’Arci non ha avuto dubbi su con chi doveva stare e ha raccolto fondi preziosi per sostenere le strutture di solidarietà in Grecia. Anzi, con grande umanità Francesca Chiavacci, Greta Barbolini e Raffaella Bolini sono andate di persona ad Atene per consegnare i fondi, aggirando così il nefasto blocco bancario imposto dall’UE e dalla BCE ai danni della Grecia. A onor del vero, l’Arci non ha mancato un’occasione per dimostrare la sua solidarietà alla Grecia fin dall’inizio della crisi, mettendo la sua esperienza a disposizione dei greci che si preparavano a inventare il loro associazionismo e mutualismo tra le macerie sociali e aiutare così le vittime delle politiche ingiuste. Con il senso della sfide che ci aspettano, Nefeloudis ha descritto alle dirigenti dell’Arci le misure per affrontare la crisi umanitaria di sostegno al lavoro che ha preso il governo di Atene e la sua intenzione di rifiutare l’imposizione di nuove misure di austerità dopo il
2018, specialmente ora che nel paese è tornata la crescita, si creano posti di lavoro, migliorano le finanze dello stato e si ricostruisce lo stato sociale, dando priorità alla sanità e all’istruzione pubblica. Chiavacci e Barbolini hanno fatto un quadro della situazione italiana, confermando l’impegno dell’Arci per rappresentare un punto fermo per la coesione sociale e il rinnovamento del paese, partendo dalla difesa della Costituzione e dei diritti dei cittadini, dei giovani, di profughi e immigrati. Rifiutando l’idea del Mediterraneo come grande cimitero a cielo aperto, le dirigenti dell’Arci e il Nefeloudis hanno confermato l’appuntamento per il 25 marzo a Roma, alle iniziative per il 60esimo anniversario della firma dei trattati costitutivi dell’UE, in cui ribadiranno la necessità di un’Europa unita, solidale, giusta e di pace, senza discriminazioni razziste, xenofobe e populiste.
arcireport n. 4 | 2 febbraio 2017 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Direttore responsabile Giuseppe Luca Basso Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 19 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia
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