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anno X - n. 5 7 febbraio 2012
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Non si scherza sulla dignità del lavoro + Parte male il confronto fra governo e parti sociali sul lavoro. E non solo per l'infelice sortita di Monti sulla monotonia del posto fisso, visto che i suoi ministri non perdono occasione per rincarare la dose. Come si può irridere l'aspirazione a un lavoro sicuro quando milioni di giovani vivono il dramma della disoccupazione? E poi perché questa ostinazione contro l'articolo 18 come fosse un totem da abbattere? Noi pensiamo invece che una efficace tutela contro i licenziamenti ingiustificati sia una questione di civiltà. L'articolo 18, la rappresentanza sindacale in azienda e le assemblee nei luoghi di lavoro sono condizioni irrinunciabili dell'attuazione del principio costituzionale della dignità del lavoro. Se c'è motivo di discuterne è per estendere i diritti a chi oggi non li ha, non per tagliarli. Il problema è come creare nuova occupazione, non rendere più facili i licenziamenti. La riforma del mercato del lavoro è necessaria, ma non la si può fare senza il confronto con le parti sociali perché per portare il Paese fuori dalla crisi serve un nuovo patto fra le sue componenti sociali. Le proposte in campo ci sono e i sindacati sono pronti a discuterne. Il governo dovrebbe cogliere l'occasione preziosa della ritrovata unità sindacale anziché irrigidirsi in una posizione che ha il sapore del pregiudizio ideologico. Si è andati troppo oltre nella mortificazione del lavoro e della sua funzione sociale e culturale come perno del patto di cittadinanza. Dovremmo interrogarci sul contesto politico che ha potuto consentire al capitalismo italiano di sacrificare investimenti produttivi e lavoro in nome degli interessi speculativi; sulla mutazione di un'impresa che ha smarrito il rapporto virtuoso fra la ricchezza e il lavoro umano che la produce, che ha cercato la competitività solo a danno del costo del lavoro, che ha visto crescere i suoi profitti mentre crollavano i salari. Questa è la realtà dei fatti che ci ha portato in questa situazione. Se si vuole davvero rilanciare l'economia e creare buona occupazione bisogna cambiare strada e ridefinire una scala di priorità e di valori. Capire che sviluppo economico, ambiente, diritti del lavoro ed equità sociale sono nodi strettamente interdipendenti. Che non c'è sviluppo possibile senza una riconversione ecologica e sociale dell'economia e degli stili di vita. Per restituire senso all'atto del produrre, nell'orizzonte dei beni comuni e al servizio della vita e del benessere delle persone.
L’Italia sono anch’io, meno di un mese alla consegna delle firme
Iryna Petruniak è di nazionalità ucraina. Nella foto di Andrea Caligiuri è ritratta durante l’attività lavorativa svolta presso un fioraio di Lamezia Terme. Suo figlio Michele è nato in Italia anca un mese al traguardo della consegna delle firme raccolte con la campagna L’Italia sono anch’io. Siamo convinti di farcela, ma dobbiamo chiedere a noi stessi e a tutti quelli che hanno partecipato uno sforzo straordinario in questi ultimi giorni. C’è stato nei mesi trascorsi un grosso impegno da parte di tanti volontari, operatori e dirigenti delle organizzazioni che hanno partecipato alla campagna. Ma, forse anche a causa dell’entusiasmo con il quale è stata accolta la proposta e delle tante iniziative di sensibilizzazione organizzate in tutto il Paese, sono stati sottovalutati alcuni aspetti tecnici legati alla raccolta delle firme, rimandandone la definizione a tempi troppo lunghi. Su tutti noi pesa la responsabilità di un risultato che per la prima volta riguarda una proposta avanzata da organizzazioni sociali e movimenti secondo tempi e modalità non
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dettate dalle emergenze imposte dalla politica e dai media. Una responsabilità grande, perché in gioco ci sono la credibilità e il rilievo che le persone che rappresentiamo hanno in questo Paese. Abbiamo accettato di correre un rischio, in un periodo difficile di crisi, scommettendo sul fatto che la politica dovesse uscire dalle stanze dei poteri forti. Lo abbiamo fatto misurandoci su un terreno difficile e impopolare. Questa sfida va rilanciata e vinta, scegliendo, se necessario, di rafforzare la campagna insieme alle comunità locali, ai comitati già attivi, ai migranti e alle loro associazioni, alle tante persone che hanno voglia di partecipare, dando loro la possibilità di farlo anche attraverso un progetto di comunicazione dal basso che lanceremo nei prossimi giorni e che vedrà i migranti e le loro storie protagonisti del grande album dell’Italia che cambia.
MIGRANTI I PAGINA 2 Un articolo di Luca Masera sull’esposto di Arci e Asgi depositato alla Procura di Agrigento
SOCIETÀ I PAGINA 10 Matteo Lupi sullo scioglimento del Consiglio Comunale di Ventimiglia
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Un esposto di Arci e Asgi alla Procura di Agrigento Un articolo dell’avvocato e docente universitario Luca Masera uest'estate ho trascorso una settimana da volontario Arci all'interno del centro di prima accoglienza di Contrada Imbriacola a Lampedusa, luogo di detenzione per gli stranieri sbarcati dalla Tunisia o dalla Libia. Detenzione, sì, perché gli stranieri non potevano per alcuna ragione uscire dal centro, e a quali condizioni. Centinaia di persone (tra cui minori) costrette in un misero spazio, a temperature altissime (a luglio ed agosto spesso sopra i quaranta gradi), tra baracche di lamiera e cortili di asfalto, senza ombra, il cibo consumato per terra o sulle brande dei letti a castello, i giornali o i libri vietati ‘per motivi di sicurezza’. Ma più ancora del ‘vitto e alloggio’, il problema avvertito con maggiore urgenza dai migranti era l'incertezza assoluta del loro status giuridico: «Perché siamo reclusi? E per quanto tempo? Siamo stati cacciati dalla Libia durante la guerra civile: quando potremo presentare la richiesta di asilo politico?». Di fronte a queste domande, noi volontari eravamo impotenti. Esse rappresentavano, infatti, delle legittime richieste contro una situazione - essa sì - totalmente illegittima, perché i migranti erano rinchiusi nel centro senza che
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nessun provvedimento ne giustificasse il trattenimento, quando invece il nostro ordinamento impedisce la privazione della libertà personale in assenza di un legale procedimento: la nostra Costituzione (art. 13) vieta la detenzione senza la convalida di un giudice; lo stesso Testo Unico sull'Immigrazione (artt. 13 e 14) impone la convalida del giudice di pace, per legittimare il trattenimento dello straniero irregolare in un Cie. Come avvocato, poi, ho provato vergogna. Mi sono vergognato che il mio Paese, firmatario di decine di convenzioni in tema di diritti dell'uomo, non rispettasse neppure le regole minime sull'habeas corpus che costituiscono il primo tratto distintivo di una democrazia liberale. Che cosa potevamo fare per queste persone? Insieme ad altre Ong presenti nel centro (Terre des hommes, Save the children, Medici senza frontiere), ci siamo attivati per chiedere prima alla Questura, poi alla Procura di Agrigento e di Palermo di accertare le reali condizioni dei trattenimenti a Lampedusa e di valutarne la legittimità. Ad oggi, tuttavia, a quanto ci risulta, da tali istituzioni non è giunta alcuna risposta. Di fronte a questo silenzio, abbiamo avvertito l'urgenza
Bilancio positivo della campagna L’Italia sono anch’io a Firenze e provincia È solo il risultato di una prima rilevazione parziale a pochi giorni dalla chiusura della raccolta. Dunque un dato molto provvisorio. Ma è già possibile esprimere un giudizio di soddisfazione di fronte alla risposta dei cittadini, che hanno scelto di aderire ad una istanza definita anche dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano una battaglia di civiltà. Otre 4000 persone a Firenze e Provincia hanno firmato per L'Italia sono anch'io, la campagna che punta a presentare due proposte di legge di iniziativa popolare per dare la cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri ed estendere il diritto di voto alle elezioni amministrative agli immigrati residenti nel nostro Paese. Da ottobre scorso sono state decine i banchetti e le iniziative della campagna, animati dalle numerose organizzazioni (associazioni, reti, partiti e sindacati) che assieme all'Arci hanno aderito al Comitato promotore provinciale. Si è trattato di una esperienza unitaria che ha visto la convergenza sue due aspetti fondamentali per riprendere la costruzione di azioni, linguaggi, e riflessioni nella direzione opposta a quella che ha dominato in
questi anni sul fronte delle politiche dell'immigrazione. In questo percorso si sono impegnati Sindaci e amministrazioni di molti comuni della provincia, a cominciare da Campi Bisenzio, dove il Comune si è speso in prima fila dando vita al comitato comunale. Tra le amministrazioni che hanno approvato atti formali di adesione ci sono Empoli, Fucecchio, Scandicci, Sesto Fiorentino, Calenzano e il Consiglio Provinciale di Firenze. E lo scorso 2 febbraio è giunta anche l'adesione ufficiale del Consiglio Comunale di Firenze che ha approvato una risoluzione con cui impegna il sindaco a sostenere e promuovere la campagna. In questi ultimi giorni, procede il lavoro di 'recupero' dei moduli (il Comitato provinciale ne ha distribuiti circa 300) e di certificazione. Così come la raccolta delle firme degli 'ultimi arrivati'. Dunque il risultato finale sarà certamente superiore, e il Comitato auspica che a far aumentare il numero delle firme raccolte sia anche l'iniziativa dei partiti del centrosinistra cittadino, che in questi giorni hanno organizzato incontri dedicati ala campagna. Info: antoniocannata@gmail.com
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di chiedere ancora una volta che vengano accertate le responsabilità (politiche e/o amministrative) di questa violazione della libertà personale dei migranti. E per questo, insieme all'Asgi, abbiamo presentato una nuova denuncia presso la Procura di Agrigento, chiedendo di procedere a carico dei responsabili del centro per il reato di sequestro di persona. L'accusa è forte, ma crediamo purtroppo sia fondata, perché abbiamo assistito alla detenzione di centinaia di persone, senza il rispetto di nessuna garanzia legale: come a Genova dieci anni fa, abbiamo dovuto assistere ad una sospensione della garanzie di uno stato democratico, e a comportamenti criminali delle forze dell'ordine. O dobbiamo forse credere che l'essere le vittime clandestini ed africani giustifichi la violazione del loro diritto ad una tutela legale della libertà personale? Perché, in fondo, una volta salvati dal mare e nutriti, è giusto che i clandestini non siano titolari di altri diritti? Noi non ci vogliamo arrendere a questa perdita di umanità e di diritto, e continueremo in tutte le sedi a denunciare la vergogna che si è consumata quest'estate, perché non si verifichi più in futuro.
Sindacati contro la supertassa «Siamo in attesa che il governo passi dalle parole ai fatti». In una nota congiunta Cgil, Cisl e Uil annunciano una mobilitazione contro la sovrattassa, già entrata in vigore, per il rinnovo del rilascio del permesso di soggiorno. Il 10 febbraio saranno promosse iniziative e sit-in davanti alle prefetture in tutta Italia a sostegno della richiesta dei sindacati di abolire o quantomeno rimodulare la supertassa, che così com'è non è accettabile, sia per il peso sulle famiglie immigrate che per la sua finalizzazione. Chiedono inoltre che il governo intervenga con urgenza sulla durata del permesso di soggiorno per coloro che hanno perso il lavoro, concretizzando quanto più volte annunciato dai ministri Riccardi e Cancellieri. Intanto la Cgil ha presentato ricorso contro «un ingiusto provvedimento, che porta il rinnovo della tassa di soggiorno a costare sino a 200 euro». Secondo la Cgil, infatti, si tratta di una norma ingiusta che, oltre a violare la legge, incide sugli stranieri che già contribuiscono con il loro lavoro alle finanze dello Stato, addebitandogli, paradossalmente, proprio i costi delle espulsioni di chi non riesce a regolarizzarsi.
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solidarietàinternazionale
Importanti novità per la cooperazione civile nel decreto missioni all'estero
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Afghanistan e Pakistan, voluta dal Ministro Frattini, con l'obiettivo 'suicida' di emarginare ulteriormente la Direzione Generale della Cooperazione allo Sviluppo del suo Ministero. Vengono inoltre esplicitate le competenze al Ministro per la cooperazione (articolo 7), anche se ancora in assenza di deleghe più in generale sulla cooperazione nel suo complesso, resta qualche contraddizione, soprattutto su quanto i due Ministri poi effettivamente debbano concordare nel loro agire concreto. È importante che all'interno del decreto si faccia riferimento esplicito all'ordine del giorno bipartisan che i parlamentari hanno approvato in relazione al sostegno ai percorsi di dialogo e pacificazione e rafforzamento della società civile in Afghanistan, che è stato sostenuto dalla rete Afgana, al cui interno forte è la presenza dell'Arci. Questa risoluzione impegna il Governo a destinare i fondi del decreto missioni sulla cooperazione civile a favorire la ricostruzione sociale del Paese nel rispetto e per la tutela e la promozione dei diritti umani, con particolare attenzione alla questione dei diritti delle donne e all'empower-
ment femminile. Si tratta di un percorso di continuità con i precedenti impegni presi dal Governo ed esplicitati alle delegazioni afghane nei mesi scorsi venute in Italia per riconfermare la partnership con le realtà italiane e il comune interesse per la realizzazione di attività di scambio, formazione e confronto sui temi della pacificazione e della cittadinanza attiva. Il progetto, approvato nel mese di dicembre ad un consorzio di ong e associazioni italiane facenti riferimento diretto alla rete Afgana, è in fase di avvio e si prefigge di sviluppare con maggiori attività nel Paese i percorsi di capacity building per costruire le solide fondamenta per la 'Casa della Società Civile Afgana'. Info: stilli@arci.it
ROMA Al Teatro Valle dal 10 al 12 febbraio si tiene l’iniziativa Reddito, beni comuni, democrazia. Dalle campagne europee all’affermazione di un’Europa alternativa. Partecipano 50 organizzazioni, reti e movimenti da 8 paesi europei
notizieflash
l decreto sulle missioni militari italiane all'estero, approvato la scorsa settimana, torna ad essere per la prima volta dal 2009 a cadenza annuale e non più semestrale. Per la prima volta la materia della cooperazione civile viene esattamente e trasparentemente indicata nel decreto e inserita nel capitolo III: operazione che permette di rendere 'leggibile' e identificabile questo aspetto della presenza civile, fortemente voluto e richiesto dalle realtà associative e del mondo pacifista, ed argina ogni possibile 'confusione e mescolanza' di ruoli. Nel capitolo III relativo alla cooperazione si registra per Afghanistan e Pakistan un aumento di 7.400.000 euro, rispetto a quanto stanziato nei due decreti per il 2011. Per Iraq, Libano, Myanmar, Somalia e Sudan, cui si aggiungono anche sud-Sudan, Libia e paesi limitrofi, si passa dai 19.100.000 previsti per il 2011 ai 33.300.000 previsti per tutto il 2012 (+14.200.000 euro); anche il Fondo per lo sminamento viene rifinanziato con un incremento di 750.000 euro. Va evidenziato un altro importante elemento: la definitiva scomparsa della task force per il coordinamento della cooperazione in
L’Arci a Cuba SVE in Kosovo, ha inizio l’avventura di dall’8 al 16 febbraio volontariato e solidarietà di Chiara e Gaetano Dall’8 al 16 febbraio una delegazione composta tra l’altro da 12 presidenti di comitati regionali e territoriali dell'Arci si recherà in visita a Cuba. Scopo della missione è rafforzare la cooperazione tra la nostra associazione e le diverse organizzazioni cubane che ha visto, soprattutto in quest'ultimo anno, un deciso salto in avanti con l'approvazione di due progetti da parte dell’UE nel settore della Cultura e uno, da parte del MAE, nel settore dell'agricoltura e delle energie rinnovabili. Il programma della delegazione prevede visite a quanto realizzato negli ultimi anni, in particolar modo con la partecipazione al Consorzio Habana Ecopolis, come il Museo di Guanabacoa e il centro di formazione ambientale di Guanabo. Sarà poi la volta di due importanti strutture culturali ristrutturate grazie al supporto della MPS come il Centro Martiri de los Barbados e il Cine Rivera. Ampio spazio sarà dedicato alla visita dei due nuovi progetti coordinati da Arcs. Il primo in collaborazione con la Ong SPMA e l'Officina de l'Historiador che si concentra nell'area dell'Habana Vijea. Il secondo con l’associazione Hermanos Saiz che prevede la creazione di un centro di aggregazione culturale nella comunità di Santa Fè.
È il 1 febbraio, a Roma piove, mezza Italia è al freddo e in Kosovo c'è la neve. Chiara e Gaetano oggi sono partiti, zaino in spalla, per raggiungere Klina e iniziare il loro progetto di servizio volontario europeo Embracing our Future!. Chiara ha 22 anni, giovanissima e coraggiosa, aveva deciso che avrebbe dedicato il 2012 al volontariato internazionale, possibilmente in un paese non europeo. Gaetano ha 29 anni ed è innamorato dei Balcani. Dopo un'esperienza di stage in Macedonia, si è ripromesso di tornare in quelle terre e finalmente ha trovato il progetto adatto. I due ragazzi vivranno sei mesi a Klina e lavoreranno come volontari nello Youth Center Ardhmeria. Il centro è stato fondato nell'ottobre del 1999 attraverso un progetto della cooperazione italiana, di cui anche l'Arci era partner. Il Centro Giovanile si propone di essere un punto di riferimento per i giovani locali, in particolare assistendoli nel processo di integrazione nella società e sensibilizzandoli sull'importanza delle relazioni positive tra coetanei. Gaetano e Chiara saranno coinvolti in varie attività: corsi di computer e matema-
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tica, lingua inglese e italiana, incontri sulla prevenzione dell'Aids, attività sportive, laboratori musicali. In estate si occuperanno dei campi di animazione rivolti ai bambini e dell'organizzazione di un campo di lavoro per giovani italiani. Questa esperienza è stata resa possibile grazie al Programma Youth in Action della Commissione Europea. Il Servizio Volontario Europeo (SVE) è un'azione di questo Programma e permette a giovani dai 18 ai 30 anni di fare un'esperienza di volontariato all'estero gratuitamente. I ragazzi, prima della partenza, hanno preso parte a degli incontri formativi a Roma e Carrara, con il supporto di Arci comitato provinciale di Carrara. Hanno così avuto modo di iniziare a conoscere un pò meglio il contesto paese e le relazioni dell'Arci nell'area e di ricevere tutte le informazioni necessarie per far sì che questa esperienza venga vissuta con serenità. Da parte dell'Arcs, che gestisce il progetto SVE, un abbraccio ai due giovani e l'augurio che siano sei mesi ricchi di emozioni e di occasioni! Info: arcs@arci.it
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versoRio+20
Beni comuni: una cornice e un caleidoscopio di pratiche sociali per un altro mondo possibile el contesto attuale, Stato e mercato sono strettamente legati. Anche chi crede possibile che uno stato democratico garantisca il benessere generale, deve prendere atto che mentre si è fatto fronte alle esigenze del settore bancario - il principale responsabile delle crisi economiche - sono state tagliate le spese sociali. Stati e mercato lavorano per un modello di sviluppo e di crescita economica che distrugge il pianeta e la ricchezza dei beni comuni, entrambi smantellano la nostra cultura e i nostri modi di vivere per trasformarci in consumatori di merci. Uno dei tanti esempi è la costruzione della diga di Belo Monte nel mezzo della foresta pluviale amazzonica, che avrà un devastante impatto sulla biodiversità e sui popoli indigeni della regione. Ci sono meccanismi legali (attraverso accordi sul libero commercio, la protezione di proprietà intellettuali, organismi internazionali come il Wto e il Wipo), economici (attraverso l'appropriazione privata di territori), tecnologici (attraverso ogm o sistemi restrittivi di accesso alla cultura), che consentono il processo di recinzione (enclosure) dei beni comuni, che va oltre la privatizzazione perché include l'espulsione, la privazione di diritti e la frammentazione sociale. Quando «l'ultimo albero sarà stato tagliato e l'ultimo fiume sarà stato inquinato» proseguiranno con la recinzione dei fondamenti della vita. Intanto, stati e mercati hanno preparato la trappola del 'capitalismo verde’ che cercheranno di imporre alla conferenza Rio+20. E questo segnerà la prossima fase di recinzione, mercificazione e finanziarizzazione della natura, rafforzata dalla guerra condotta insieme alle corporazioni contro il diritto alla condivisione attraverso accordi come Acta, proposte di legge come Sopa, attacchi diretti contro organizzazioni di cittadini come Wikileaks, regolamenti che impediscono il riuso e lo scambio di semi, più brevetti sui saperi tradizionali. I beni comuni (commons) non sono semplicemente merci condivise. Il termine si riferisce a pratiche sociali basate sul principio del commoning (il farsi di un commons). Inoltre, i beni comuni sono una cornice concettuale utile per analizzare quale futuro vogliamo, richiedono istituzioni e politiche appropriate. La costruzione di questo quadro concettuale è un processo dinamico. È necessario conoscere di più sulle specifiche pratiche di commoning e capire le similitudini che esistono tra le recinzioni cui è sottoposto ogni settore.
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Pubblichiamo stralci del documento sui beni comuni, preparato da un gruppo di lavoro internazionale coordinato da Silke Elfrich, per avviare la discussione tematica verso la Cupola dei Popoli a Rio+20, il grande evento di società civile globale che si terrà a Rio de Janeiro a giugno, in occasione della Conferenza Onu sullo Sviluppo Sostenibile Questa consapevolezza può aiutarci a trovare una via per superare rovinosi dualismi come pubblico/privato, stato/mercato, individuale/ collettivo. Cerchiamo così di costruire i fondamenti di una governance che nasca dal basso. I processi di recinzione incontrano resistenze, in ogni continente. Dalle proteste contro la costruzione di un'autostrada in un parco nazionale della Bolivia, alle battaglie per l'acqua pubblica, vertenze locali acquisiscono una dimensione globale. Movimenti come Occupy, gli Indignati o altri non stanno semplicemente resistendo, cercano attivamente alternative. E in tutto ciò la rete svolge una fondamentale funzione. Le diverse mobilitazioni sociali possono essere pensate e connesse attraverso una più ampia visione dei beni comuni. La resistenza è anche nutrita da proposte alternative che crescono dalle pratiche sociali dei beni comuni. Queste pratiche formano una cornice alternativa per la trasformazione della vita quotidiana e per la definizione di nuove regole pubbliche che riconoscano l'autogestione come elemento centrale della necessaria trasformazione sociale. Strategie di consumo collaborativo associate al baratto; sistemi di gestione comunitaria di risorse condivise come le foreste, vie d'acqua o territori di pesca; iniziative che stanno costruendo i beni comuni digitali: sono alcu-
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ni esempi che dimostrano come insieme questi beni comuni costituiscono un ricco caleidoscopio di modelli produttivi basati sull'autodeterminazione e la gestione collettiva delle risorse condivise. Le pratiche sociali sono diverse, ma hanno caratteristiche comuni. Una è che esemplificano l'idea che il soddisfacimento di ciascuno dipende dal soddisfacimento degli altri, sfuma così il confine fra interessi individuali e collettivi. Nella costruzione di un settore 'beni comuni' va tenuto presente che tra gli 'addetti' esistono punti di vista diversi e che molti aspetti del paradigma bene comune vanno ancora esplorati. Molti beni-comunardi digitali non riconoscono, per esempio, la specificità del loro campo di lavoro (i computer non possono produrre cibo) e molti ecologisti e comunità tradizionali tendono a sottostimare il potenziale delle tecnologie libere e della cultura nella trasformazione sociale. Alcuni credono che il diritto di condividere e di autogestire può realizzare l'aspirazione alla giustizia sociale senza esaurire le risorse naturali. Altri sono scettici. Alcuni argomentano che l'idea dei beni comuni tende ad essere antropocentrica; altri vedono in essi la possibilità di una più grande comunione fra natura e cultura. Ci sono anche molte altre preoccupazioni tuttora irrisolte. Una delle più ricorrenti è la tensione fra il locale, il regionale e il globale. È impossibile pensare al commoning senza pensare al soggetto sociale, la 'comunità'. È quindi più facile pensare il paradigma dei beni comuni a livello locale. Ma pensare ai beni comuni a livello globale è una grande sfida che non si può evitare, perché la terra è una sola, e abbiamo non solo il diritto ma anche la responsabilità di condividerla. Misurandosi con questa sfida, è giusto chiedersi quale dovrebbe essere il ruolo di uno Stato che concepisca se stesso come un difensore dei beni comuni? Mentre la ricerca continua, è necessario parlare di beni comuni per consolidare alternative all'attuale modello stato/mercato e per comunicarle. Ciò richiede innanzitutto la costruzione di un nuovo vocabolario per descrivere veramente il mondo che vogliamo. Dobbiamo scriverlo insieme, per poterlo adattare alla diversità dei contesti in cui ciascuno opera. I beni comuni sono proprio davanti ai nostri occhi. Insieme troveremo modi per nominarli e per convertirli in una diversità di sistemi di governo basati sui principi del comune. Info: www.rio2012.org.br
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‘Ricostruiamo l’Italia’, il dossier della Flc Cgil su università, ricerca e AFAM esanti sono le eredità lasciate al Paese dall'ex Ministro Gelmini in termini di istruzione universitaria ricerca e alta formazione artistica. Lo dimostra, fra l'altro, un recente dossier della Flc Cgil che chiede di voltare decisamente pagina. Per quel che riguarda l'Università, l'Flc chiede che vengano incentivate politiche di sistema connesse su pilastri fondamentali: didattica, ricerca, diritto allo studio. In particolare, va salvaguardata l'autonomia organizzativa e finanziaria degli atenei oggi ridotta dal ruolo assegnato al Miur e al Mef. Devono essere cancellati i tagli al Fondo per il Finanziamento Ordinario delle Università che nel 2012 si ridurrà del 6,65% rispetto al 2008. Inoltre, il sistema di ripartizione distribuito su base premiale non funziona, innanzitutto perché senza risorse non esiste merito. Occorre uno stanziamento straordinario a favore del diritto allo studio che privilegi il sistema delle borse di studio per tutti gli aventi diritto, superando il modello del prestito d'onore che non può funzionare in un momento di grande precarietà nel lavoro e con salari d'ingresso di pura sussistenza. Ve
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respinta ogni ipotesi di aumento delle tasse per fare cassa, mentre è necessaria una maggiore progressività fermi restando gli attuali limiti che devono essere resi vincolanti. Serve subito un intervento straordinario che tolga il blocco di fatto creatosi nel reclutamento universitario. I meccanismi previsti dalla legge 240/2010 non decollano e rendono l'Università priva di risorse, umane oltre che finanziarie. Si chiudono così corsi di studio a prescindere dalla loro utilità, privando il Paese di competenze e opportunità. In questi anni è aumentata la frammentazione delle figure precarie. È urgente perciò un riordino della materia che garantisca stabilità e diritti a chi opera nel sistema universitario. Anche in questo la legge 240 non funziona. Da un totale di docenti e ricercatori di circa 60mila unità, si è scesi agli attuali 56mila e le proiezioni indicano una quota di 44mila nel 2018. Tra i guasti del 'sistema Gelmini' si può annoverare anche l'aver strutturato l'Anvur (Agenzia nazionale di valutazione) come braccio operativo del Ministero, e non invece come soggetto di valutazione terzo ed
Le proposte per rilanciare la Ricerca La Ricerca di base e le sue applicazioni rappresentano una grande ricchezza. Se la media della spesa europea nella ricerca è tra le più basse dei paesi industrializzati, all'Italia tocca la posizione di coda. Abbiamo meno ricercatori di tutti gli altri paesi Ue, e nonostante ciò siamo al 7° posto per pubblicazioni e citazioni. Ma queste buone performance non potranno durare. La rete di ricerca pubblica è destinata al collasso senza interventi finanziari urgenti, da destinare in parte al fondo ordinario e in parte a un piano straordinario di reclutamento e stabilizzazione dei precari. In un sistema che richiede processi di crescita strutturale, è di assoluta priorità il reclutamento a tempo indeterminato: i concorsi devono essere banditi regolarmente sulla base di una programmazione pluriennale e con consistenza adeguata alle necessità dei diversi enti di ricerca, tramite procedure trasparenti e in grado di valorizzare la professionalità dei candidati. È necessario riprendere il processo di stabilizzazione previsto dalle finanziarie 2007 e 2008, oltre che per sanare una palese ingiustizia, anche per consentire un ricam-
bio generazionale ai vertici oggi bloccato. Va rafforzata l'autonomia, ma sulla base di principi che riguardino la composizione degli organi, i rapporti tra Stato, Regioni ed enti di ricerca, i poteri generali di programmazione e coordinamento della ricerca scientifica nazionale, il finanziamento e le forme di valutazione dei risultati raggiunti. Il nostro paese è in declino perchè manca di una politica industriale che metta al centro l'innovazione, nonostante la spesa in ricerca delle imprese italiane sia in gran parte finanziata con soldi pubblici. La transizione verso una nuova specializzazione produttiva può avvenire solo con un impegno straordinario dello stato, servono però precise priorità e una regia unica, che superi tutte le distinzioni tra i ministeri e permetta di governare pure la spesa regionale. Anche le risorse europee si disperdono infatti in mille rivoli clientelari. È indispensabile, infine, un sistema di valutazione unico per l'attribuzione delle risorse aggiuntive per le attività di ricerca pubblica e per tutte le attività di ricerca private che partecipino di fondi pubblici nazionali ed europei.
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indipendente dal potere politico. Nel contempo sono state ridotte le competenze del Consiglio Universitario Nazionale, organo elettivo di rappresentanza del sistema universitario. L'attività di valutazione iniziata è segnata da scelte sbagliate sui criteri e sulle modalità. È indispensabile interromperla e avviare una discussione pubblica per rivederne alcuni dei presupposti. L'abolizione del valore legale del titolo di studio, infine, viene periodicamente proposta come soluzione definitiva ai mali dell'università. Abolire questa norma significa consentire lo smantellamento definitivo dell'università pubblica. Più che discutere di abolizione del valore legale si deve puntare alla costruzione di un sistema di accreditamento dei corsi universitari fondato su standard qualitativi minimi al di sotto dei quali il titolo rilasciato non ha valenza universitaria. Il mercato vergognoso delle università private e telematiche dovrebbe rappresentare il primo campanello d'allarme di ciò che accadrebbe se si optasse per la strada dei 'liberalizzatori' di professione. Info: www.flcgil.it
AFAM: troppi i problemi aperti L'Alta Formazione Artistica e Musicale è un comparto che diventa autonomo dal 2001. La legge di riforma intende allineare l'alta formazione e la ricerca artistica e musicale all'Università. Trattandosi di una legge cornice - senza scadenze e senza risorse finanziarie dedicate - che rinvia a decreti attuativi, bisogna rilevare che a 12 anni dalla sua approvazione mancano ancora decreti importanti come quello sul reclutamento del personale, sulla programmazione del sistema, sulla equiparazione dei titoli di studio. Il ritardo nell'attuazione della legge sta mettendo a serio rischio l'intero sistema. È quindi indispensabile che la legge sia completata e migliorata, affinchè l'AFAM diventi in tutto e per tutto università, dai titoli di studio al personale. Bisogna prevedere, fra l'altro, la stabilizzazione dei precari; l'emanazione del Dpr di reclutamento e programmazione del sistema; la soluzione della questione degli ex istituti musicali pareggiati; una decisione rispetto ai titoli di studio, la frequenza contemporanea di più corsi, i politecnici delle arti. Troppe sono le questioni ancora aperte che impediscono all'AFAM di decollare.
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società
Responsabilità civile del giudice: una questione da affrontare con ponderazione e trasparenza di intenti di Pietro Trimarchi, Professore emerito di Diritto Civile all'Università statale di Milano a Corte europea ha sentenziato che la legge italiana vigente, così com'è interpretata e applicata, non è conforme al principio comunitario, il quale richiede che gli Stati membri siano responsabili per i danni arrecati ai singoli da pronunce giurisdizionali in contrasto con il diritto europeo. Era da attendersi che, come già è avvenuto, si cercasse di trarne argomento per sostenere che un inasprimento della responsabilità civile dei giudici sia richiesto in sede europea. Ma l'argomentazione è basata sull'equivoco: la sentenza e il diritto europeo richiedono una responsabilità dello Stato, e non già del giudice. Responsabilità dello Stato e responsabilità civile del giudice sono questioni distinte: quella non presuppone necessariamente questa. Responsabilità dello Stato senza responsabilità del giudice si ha in quegli ordinamenti nei quali, nel caso di errore giudiziario, il danneggiato non può agire contro il giudice e risponde lo Stato, in certe ipotesi, ma una rivalsa
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contro il giudice non gli è concessa, o gli è concessa solo limitatamente; questa è anche la soluzione raccomandata dalla 'Carta europea sullo statuto dei giudici' del luglio 1998. Per il risarcimento del danno, che è il solo risultato che il diritto europeo vuole assicurato, la responsabilità civile del giudice non è necessaria, né sufficiente, mentre è per altri aspetti dannosa. Non è necessaria, perché il risarcimento può essere assicurato dallo Stato. Non è sufficiente, perché fra le migliaia di cause che un giudice deve affrontare nel corso della sua attività, e che non può scegliere, ve ne possono essere di ammontare enorme, dove un eventuale errore può cagionare danni che egli non sarebbe mai in grado di risarcire e che nessuna società di assicurazione sarebbe disposta a coprire. Ma soprattutto sarebbe dannosa, in primo luogo per la possibile distorsione degli incentivi tutte le volte che le diverse decisioni possibili della controversia presentino, indipendentemente dalla loro correttez-
za, un rischio asimmetrico di risarcimento del danno, con la possibilità che il giudice si senta indotto a preferire non già la soluzione più giusta, bensì quella che implica per lui un minor rischio di danno risarcibile; e sarebbe dannosa, in secondo luogo, perché un giudizio nel quale il giudice si possa sentire esposto a un'aggressione della parte insoddisfatta si potrebbe svolgere in un'atmosfera degradata e non idonea ad assicurare un giusto risultato. La tutela del cittadino contro l'errore del giudice può e deve essere realizzata con altri strumenti: in via di prevenzione generale, con l'introduzione di criteri di merito per l'avanzamento di carriera e con la minaccia di una più severa responsabilità disciplinare, la quale, essendo normalmente collegata a comportamenti ripetuti, non presenta apprezzabili pericoli di interferenze con il processo decisionale; e in via di prevenzione specifica, mediante opportuni e rapidi mezzi d'impugnazione. Si tratta di problemi delicati ed essenziali per il buon funzionamento delle istituzioni, che occorre siano affrontati con opportuna ponderazione.
Riforma di sistema per risolvere il problema del sovraffollamento carcerario Un articolo di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone baglia chi ritiene che la legge svuotacarceri svuoterà le carceri. Si tratta di un tentativo, necessario ma non risolutivo, che va nella più modesta direzione di fermare la crescita di detenuti. Non produrrà una riduzione significativa della popolazione reclusa. Oggi abbiamo 22mila detenuti in più rispetto ai posti letto regolamentari. Il piano di edilizia è fallito (fortunatamente). Incombe però la privatizzazione che se mai dovesse passare determinerebbe come negli Usa una esplosione dei numeri. Il decreto-legge Severino si compone di tre pilastri: 1) estensione della possibilità di ottenere la detenzione domiciliare a chi ha da scontare meno di diciotto mesi di pena. Molte, troppe, però le fattispecie di reato escluse. Si tenga conto, inoltre, che la detenzione domiciliare è una opportunità di uscita dal carcere in più rispetto alle altre misure alternative già esistenti. Quindi la concessione della prima da parte della magistratura di sor-
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veglianza andrà sicuramente a detrimento delle seconde; 2) trasformazione della custodia pre-cautelare in arresti domiciliari laddove vi è un fermo di polizia. È questa una misura che nella quasi totalità dei casi riguarda i reati di strada, ed in particolare quelli commessi in violazione della legge sulle droghe, della legge sull'immigrazione o contro il patrimonio. Nei tempi lunghi avrebbe potuto avere una buona efficacia se non fosse che in sede di discussione parlamentare si sono moltiplicate le eccezioni. La custodia nelle camere di sicurezza delle forze dell'ordine non è invece una alternativa migliore rispetto alla galera; 3) chiusura degli attuali sei ospedali psichiatrici giudiziari e contestuale apertura di venti piccole comunità psichiatriche regionali. L'intenzione è buona, gli esiti vedremo. Bisognerà monitorare il sistema e impedire che nascano venti piccoli ospedali psichiatrici giudiziari privati. Come si vede si tratta solo di misure tampone, segno di una nuova coscienza meno
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securitaria. Altro che legge svuota carceri. Nei giorni scorsi l'Swg ha sondato l'opinione pubblica circa la questione delle carceri e ha rilevato che i due terzi circa della popolazione italiana ritiene che la soluzione del sovraffollamento sia una priorità. Sempre nei giorni scorsi ad Asti un giudice ha assolto quattro poliziotti penitenziari accusati di violenze brutali grazie alla prescrizione e ad altra questione procedurale. È giunto il tempo quindi di invocare le riforme di sistema: introduzione del crimine di tortura nel codice penale, istituzione di una figura indipendente di controllo di tutti i luoghi di detenzione, nuovo codice penale con un nuovo impianto sanzionatorio, abrogazione della legge classista sulla recidiva, abrogazione della legge xenofoba sull'immigrazione, abrogazione della legge ideologica e bacchettona sulle droghe. Infine, ben ci starebbe un cambio al vertice del Dipartimento anti-droghe che è rimasto lo stesso dal tempo di Giovanardi ministro, ossia di colui che definì Stefano Cucchi malato e per questo inevitabilmente destinato alla morte.
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Campagna di ‘obbedienza civile: il mio voto va rispettato’
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to del risultato referendario. Non si tratta dunque di una campagna di obiezione ma di un ricorso, strumento legale e previsto dalla normativa. In teoria, fino a chiusura del contenzioso, non dovrebbero poter essere previste denunce per morosità nè distacchi. La campagna è organizzata in modo che i comitati locali forniscano informazioni ai cittadini, raccolgano le adesioni, forniscano supporto legale, e diano impatto collettivo ai ricorsi - che comunque vanno fatti in modo individuale. Si tratta comunque di una campagna impegnativa, che deve anche assumere caratteristiche diverse da luogo a luogo a seconda della situazione, e che implica una forte responsabilizzazione da parte di chi aderisce. La Presidenza Nazionale dell'Arci, riunita nei giorni scorsi, confermando l'adesione alla campagna per il suo valore soprattutto simbolico, chiede ai comitati e ai circoli di discutere le forme della propria partecipazione che possono essere diversificate. I comitati e i circoli possono distribuire nei propri circoli il materiale informativo, in modo che i soci siano informati della campagna e, se interessati, rivolgersi ai punti di raccolta organizzati dai comitati locali del Forum
Acqua; ospitare nel proprio circolo un punto di raccolta delle adesioni alla campagna; gestire in proprio un punto di raccolta, e partecipare attivamente alla raccolta delle adesioni nella propria comunità; aderire alla campagna con il proprio circolo, facendo ricorso. Poiché la campagna chiede a cittadini singoli e a soggetti collettivi un gesto impegnativo, è necessario che tutti siano molto ben informati, in modo da fare le proprie scelte in modo consapevole. Come già alcuni comitati stanno facendo, può essere utile organizzare incontri informativi e di discussione sulla campagna che coinvolgano i nostri circoli. Il Forum dell' Acqua è a disposizione per inviare a questi incontri esperti in materia. Info: bolini@arci.it
MILANO Il 10 febbraio alle 12 presidio davanti al consolato del Perù per sostenere la Marcia dell’acqua in quel Paese. Alle 20.30 il dibattito L’acqua è vita! Non si negozia
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el prossimo fine settimana, con mobilitazioni diffuse e azioni comunicative, il Forum italiano dei movimenti per l'acqua lancerà ufficialmente in tutto il Paese la campagna di 'obbedienza civilè. La campagna nasce dalla volontà di reagire alla disobbedienza, da parte delle istituzioni e dei gestori, di quanto imposto dal risultato referendario. Il governo ha provato a riproporre la liberalizzazione del servizio idrico nel Decreto anticrisi nei giorni scorsi, ed è stato fermato solo grazie a una immediata e forte mobilitazione. I gestori non stanno applicando la riduzione delle tariffe, nonostante la Corte Costituzionale abbia sancito che la eliminazione dalle bollette della quota di remunerazione del capitale investito dovesse essere immediatamente attuata. La campagna di 'obbedienza civilè è finalizzata a organizzare cittadini e soggetti collettivi ad applicare la riduzione delle proprie bollette, seguendo il dettato della Corte Costituzionale, facendo ricorso presso il proprio gestore. Attraverso questo strumento, il Forum dell'Acqua confida di realizzare una campagna di alto impatto simbolico, capace di smuovere le acque del mondo politico e istituzionale per il rispet-
Nucleare: anche dopo il referendum di giugno restano aperti molti problemi l referendum del giugno scorso ha bloccato il tentativo del Governo Berlusconi di tornare al nucleare in Italia. Oggi sappiamo che i reattori Epr che avremmo dovuto costruire sono troppo costosi. Lo riconosce la Corte dei Conti della Francia, che aveva provato a rifilarceli. E sempre la Corte dei Conti francese afferma che serviranno ingenti risorse per mantenere in servizio e mettere in sicurezza gli impianti esistenti. Insomma, che gli investimenti sul nucleare civile non siano economicamente convenienti è ormai opinione abbastanza diffusa, tanto che il socialista Hollande, nel suo programma per le presidenziali, chiede un ripensamento e spinge sullo sviluppo di energia da fonti rinnovabili. A questa consapevolezza non si accompagna però una sufficiente attenzione al tema della sicurezza. Gli stress-test sulle centrali nucleari esistenti, di cui si era parlato dopo l'incidente di Fukushima, si stanno rivelando fin troppo blandi, a dimostrazione che l’impegno alle verifiche era stato preso più per rassi-
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curare l'opinione pubblica che per fare un serio esame delle condizioni delle centrali in Europa. L'Italia, con il risultato del referendum, ha quindi evitato sia un enorme danno economico che i rischi legati al nucleare. Tuttavia restano aperti problemi molto seri. In Europa ci sono ancora molte centrali e sicuramente poteri economici e finanziari forti spingeranno per riprendere gli investimenti nel nucleare. Il Governo Monti ha deciso saggiamente di chiudere l'Agenzia per la sicurezza nucleare, che di fatto non esisteva. Tuttavia in Italia un problema di sicurezza nucleare esiste, visto che abbiamo centrali a pochi Km dai nostri confini e che parte della medicina usa questi mezzi. Quindi andrebbe chiarito chi se ne occupa, con quali compiti e con quali mezzi. Serve un orizzonte europeo, una decisione concertata a quel livello che, anche gradualmente, renda omogenee le scelte. Infatti, a fronte di una Germania che ha deciso di chiudere col nucleare, altri paesi scelgono la strada opposta.
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Un'Europa senza nucleare sarebbe la logica conseguenza del nostro referendum e le condizioni politiche potrebbero evolvere in modo interessante, ora che anche in Francia c'è il tarlo del dubbio, persino sulla convenienza economica. Altro aspetto importante e quello dei rifiuti nucleari. L'articolo 24 del decreto Monti prevede una normativa inaccettabile. Si affida infatti alla Sogin, con la sola approvazione del Ministero, lo smantellamento degli impianti dismessi e la soluzione della custodia delle scorie, eliminando verifiche e controlli. Il rischio concreto è che la Sogin decida sopra la testa delle popolazioni interessate, dei Comuni e delle Regioni. Il Senato deve modificare, o, meglio ancora, eliminare l’articolo 24, per consentire una discussione approfondita su un apposito provvedimento legislativo. Cosa c'entra l'emergenza finanziaria con l'eliminazione delle procedure di garanzia sulla sicurezza e sul rispetto dell'ambiente, sul diritto dei cittadini a essere informati in merito a decisioni che riguardano la loro salute e la loro stessa esistenza?
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‘Precari a tempo indeterminato. Il lavoro ai tempi della crisi’. Quattro appuntamenti con l’Arci Tom recarietà. Una parola che è entrata nel nostro vocabolario quotidiano in modo prepotente, che parte dalla dimensione del lavoro e si allarga a macchia d'olio su molti altri terreni della socialità, della politica, della vita. Per questo il circolo Arci Tom di Mantova in collaborazione con Cgil Mantova e la compagnia teatrale Acchiappastorie ha ideato un ciclo di quattro incontri sul tema della precarietà del lavoro. È un tema che riguarda tutti: giovani e meno giovani, se ci pensate bene riguarda addirittura i pensionati. Precarietà è una parola fastidiosa, ruvida, perché richiama un'idea di instabilità, di equilibrio, per l'appunto, precario e non è sinonimo di flessibilità. Da qui la necessità, il bisogno
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TORINO Ogni sabato dalle 15 alle 18 presso il circolo Shanti e scianti in via Gropello 15 si tiene il laboratorio di cucina per bambini. Info: arci.shantiescianti@gmail.com
urgente di parlarne, di informare, di offrire a chi vorrà partecipare tematiche sulle quali riflettere, arrabbiarsi e reagire. Il ciclo ha preso il via domenica 29 gennaio, con l'incontro Precarietà, flessibilità ed insicurezza: quali politiche? Ospiti, Alessandro Pagano (Fiom nazionale), Fabio Ghelfi (Cgil Lombardia), Matteo Bassoli (ricercatore dell'Università Bocconi) e un rappresentante del Comitato Scuola Mantova. L'incontro, coordinato dalla giornalista Valeria Dalcore, ha tentato di far luce sul tema, partendo dalle scelte compiute dal nostro sistema-paese in materia di assunzioni, contratti e accesso al lavoro da parte delle nuove generazioni. Un incontro partecipato e denso di argomentazioni, che ha tracciato la strada di un percorso di approfondimento sociale particolarmente caro al circolo Arci Tom e ai sostenitori dell'iniziativa. Ma di precarietà si può parlare in modi diversi: sono stati infatti invitati lavoratrici e lavoratori che si sono organizzati e mobilitati, italiani e migranti, giovani e meno giovani, sindacalisti, studiosi, giornalisti e attori. È la compagnia Acchiappastorie a curare i prossimi due incontri-spettacolo, par-
lando di precarietà attraverso il teatro: domenica 26 febbraio con Storie di giovani, donne e migranti e domenica 25 marzo con Sociodramma: la dimensione personale e collettiva della precarietà. Il pubblico diventerà diretto protagonista delle storie improvvisate, portando la realtà in scena, grazie all'abilità degli attori. Ultimo incontro domenica 29 aprile, Verso una proposta di legge popolare. Esperienze di mobilitazione a confronto, in collaborazione con Cgil Mantova e la campagna Prendi Posizione (prendiposizione.org), nata in territorio bolognese ma decisa ad allargare il proprio raggio d'azione in altri territori, dedicata alla stesura di dieci punti che articolano un'unica proposta di regolazione dell'accesso al lavoro per i giovani. Tutti gli eventi si terranno presso il circolo Arci Tom, in piazza Tom Benetollo 1 e avranno inizio alle 18,30. Dopo i dibattiti / spettacoli, intorno alle 21 il circolo Arci Tom offrirà ai presenti un apericena a buffet. Ingresso con sottoscrizione 3 euro per i soci, ingresso gratuito per i nuovi tesserati durante le serate (costo tessera Arci 13 euro). Info: 340/2694214 oppure 335/422780
Notizie Brevi Iniziativa sulle Foibe CARPI - Le tragedie della Storia spesso vengono rielaborate per farne un uso diverso da quello che in realtà dovrebbe essere il loro apporto al presente, ovvero fatti la cui memoria deve essere difesa e tramandata perché certi orrori non si ripetano: con questo scopo l’Anpi di Carpi organizza sabato 11 febbraio al circolo Kalinka l’iniziativa Foibe, una storia dimenticata. Dopo la cena, l’incontro il cui oggetto di discussione saranno le Foibe nella storia della exJugoslavia. Info: www.kalinkaclub.it
Giulio Cavalli a Cantello CANTELLO (VA) - La presenza e l’influenza della criminalità organizzata sul territorio, il ruolo dei cittadini e della società civile nel contrastarla: saranno questi i temi che Giulio Cavalli affronterà in un incontro pubblico mercoledì 8 febbraio alle 21 nella sala Consiliare a Cantello. L’attore antimafia, autore di Nomi, cognomi e infami e consigliere regionale della Lombardia dialogherà con il pubblico nell’iniziativa promossa da Anpi, Arci,
Legambiente e Libera. Info: www.arcivarese.it
Coppa del mondo di danza COLLEGNO (TO) - Il centro Danza Iris di Collegno, aderente all’Arci Valle Susa, si è qualificato per il terzo anno consecutivo nelle fasi finali della Coppa del mondo di danza, festeggiando quattro primi ed un secondo posto. Sabato 4 e domenica 5 febbraio presso il Geopalace di Olbia si sono svolte le fasi di qualificazioni italiane della Dance World Cup 2012, che si svolgeranno in Austria a Villach dal 25 al 30 giugno prossimi. Info: www.centrodanzairis.it
Il circolo Rizzotto PISA - È stato inaugurato la scorsa settimana il circolo Arci ‘Placido Rizzotto’, fondato da un gruppo di ragazze e ragazzi che hanno partecipato al progetto ‘Liberarci dalle Spine’ e hanno deciso di continuare il loro impegno di antimafia sociale nel loro territorio pisano. Il circolo non avrà una sede fissa ma sarà in viaggio continuo nei 115 circoli e case del popolo del territorio pisano. All'inaugurazione
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era presente il Segretario della Camera del Lavoro di Pisa Gianfranco Francese, l'Assessore alle Politiche sociali del Comune Maria Paola Ciccone e l'Assessore alla Provincia Gabriele Santoni. Ospiti, i due ‘eredi politici’ di Placido Rizzotto, i corleonesi Salvatore Ferrara e Dino Paternostro. Info: FB Circolo Arci Placido Rizzotto
Serata al Brusciana EMPOLI - Al circolo Brusciana doppio appuntamento per venerdì 10 febbraio: dalle 21 alle 23 l’associazione L’albero che cammina presenta Imprinting: quali conseguenze sul comportamento umano? All'origine dei conflitti individuali, delle dipendenze, del disagio sociale, incontro con Willi Maurer, autore de La prima ferita e Il senso di appartenenza. Dalle 22 Cuba connection in concerto, ingresso gratuito con tessera Arci. Info: circolobrusciana.wordpress.com
Donne in movimento GENOVA - Al Belleville l’11 febbraio cena ‘mangiafuoco’ e a seguire alle 21.30 proiezione di Donne in movi-
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mento, docufilm sul femminismo a Genova negli anni '70, con i racconti di alcune protagoniste che descrivono, in testimonianze individuali e di gruppo, idee, scoperte, conflitti, conquiste, discontinuità e legami con il passato e con il presente. Prenotazione obbligatoria all’indirizzo di seguito. Info: info@arcibelleville.org
Caffè solidale PRATO - La classica pausa caffè in 17 circoli e case del popolo pratesi si fa solidale: per ogni tazzina un centesimo andrà al supermercato per famiglie in difficoltà di via del Seminario. L’iniziativa si realizza grazie ad un accordo promosso da Caritas, Comune, Provincia e Fondazione Cassa di Risparmio di Prato e sottoscritto dall’Emporio della solidarietà con l’Arci provinciale. Secondo un calcolo forfettario, in questo modo l’Arci si impegna a donare 15mila euro l’anno. Un contributo prezioso che si somma ad altre due iniziative di segno simile, quella del biscottificio Mattei e di Coppini Sport. Info: www.arciprato.it
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Il 17 e il 18 febbraio al Teatro di Cesenatico torna ‘Amico fragile’, omaggio a De Andrè
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‘Con stile, cambio vita a Milano’ Con stile, cambio vita a Milano è il titolo della nuova campagna promossa da Arci, Acli e Legambiente Milano insieme al Comune: un nuovo ‘patto di cittadinanza’, firmato con le prime 60 famiglie aderenti, che favorisca il cambiamento degli stili di vita e di mobilità anche in risposta alla crisi economica. La campagna parte dalla consapevolezza che la Milano e l’Italia del futuro si possono costruire con tante piccole ‘manovre’ quotidiane ed è una proposta di azione per le famiglie e i singoli cittadini, per i condomini, i circoli, le associazioni e le parrocchie, per le classi e le scuole, i negozi, gli uffici, le aziende e gli enti. In occasione di Fa’ la cosa giusta, la Fiera degli stili di vita sostenibili (dal 30 marzo al 1 aprile), i firmatari si ritroveranno per fare un primo bilancio sui risultati della campagna. «Arancione è stato il colore che ha contraddistinto la stagione precedente - ha dichiarato Emanuele Patti presidente di Arci Milano - adesso Milano amplia la tavolozza dei suoi colori con il verde per avviare un altro tassello del cambiamento. Con stile è una scelta importante, ecologica ed etica nello stesso tempo».
prima volta la Bandeandré, che ancora non era tale, nell'ottobre del 2008. Oggetto: preparare un concerto su De André in occasione della serata che il Mama's, circolo Arci di Ravenna, ci metteva a disposizione per il 6 marzo 2009. Il più coinvolto ero io, naturalmente, perché De André è sempre stato un mio fedele compagno di viaggio, per ragioni di età ma anche di contenuti. I ragazzi hanno risposto positivamente e ci siamo messi a lavorare. Abbiamo cominciato un percorso musicale, ma anche e soprattutto umano, che ci ha portato a trasmettere le nostre emozioni positive a chi è venuto ad ascoltarci il 6 marzo, poi il 18 aprile, poi in tante altre occasioni nell'arco di un anno e mezzo di concerti, dagli home concerti di 60/70 persone, alle molte centinaia del Teatro Rasi di Ravenna o della Festa provinciale del PD». Paolo Ghezzi definisce De Andrè «esploratore del significato della vita e del Dio nascosto, che non è il Dio canonico ed ecclesiastico, ma presenza misteriosa che soffia un'anima nel mondo e a cui ci si rivolge quando si ama intensamente la vita
e si vuole penetrare nel senso delle cose e del tempo che passa. ‘Evangelista’ anarchico e apocrifo, Fabrizio De Andrè semina la sua ricerca, i suoi dubbi e ci racconta i suoi ‘santi’ senza aureola. Da Si chiamava Gesù, alla Buona Novella, passando da Il pescatore fino a Bocca di rosa, ci coinvolge in una riflessione, credo comune a tutti, che forse non ci porta certezze, ma che almeno ci fa vivere emozioni importanti». Il ricavato dell'iniziativa sarà devoluto al progetto Libero di Arci Solidarietà per sostenere i trasporti sociali in favore di disabili, dializzati e persone in difficoltà e alla Fattoria dell'Ospitalità dell'Anffas di Cesena. Info: www.cesenatico.it/cultura
ROMA Il 9 febbraio alle 19 con lo spettacolo teatrale Primi passi sulla Luna di Andrea Cosentino ha inizio la rassegna culturale multimediale di Arci solidarietà onlus. È possibile anche visionare la mostra 50 anni di Arci
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mico Fragile, l'annuale tributo a Fabrizio De Andrè che il comitato Arci di Cesena organizza presso il Teatro Comunale di Cesenatico, è giunto all’XI edizione. Le precedenti edizioni hanno riscontrato un ottimo successo di pubblico con almeno 5.000 spettatori che hanno assistito ai diversi spettacoli messi in scena per rendere omaggio ad uno dei più grandi artisti del nostro tempo. Un successo che l'Arci ha saputo costruire dando spazio alle diverse formazioni musicali che in Romagna eseguono De Andrè, proponendo spettacoli originali che hanno sempre coniugato la musica con il teatro. Tutto ciò è stato possibile anche grazie alla stretta collaborazione con l'amministrazione comunale di Cesenatico, continuata anche per questa nuova edizione con la città amministrata dal centro destra. Il 17 e il 18 febbraio alle ore 21 saliranno sul palco la formazione composta da nove musicisti ravennati Bandeandrè, che proporranno lo spettacolo L'amore sacro e l'amor profano. Gianluigi Tartaull, leader e fondatore della Bandeandré racconta: «Ho riunito per la
Il giardino d’infanzia in Senegal l’ultimo progetto del circolo Vie Nuove di Firenze Promosso, progettato e finanziato dal circolo Arci Vie Nuove di Firenze, in collaborazione con l' Oim (Organizzazione internazionale per la migrazione). E lo scorso 7 gennaio, il presidente Gian Carlo Brundi lo ha inaugurato assieme alle autorità locali e a un delegato dell'Oim. È il giardino d'infanzia realizzato nel villaggio di Thiaroye/Mer, a 50 km da Dakar in Senegal destinato ai bambini delle donne trasformatrici del pesce. Un vero e proprio asilo, a cui si sono aggiunti piccoli ma importanti interventi sulla potabilizzazione e accesso all'acqua delle donne del villaggio. La pesca artigianale e la trasforma-
zione dei prodotti ittici sono le principali fonti di reddito degli abitanti di Thiaroye/Mer, ed occupano un ruolo importante nello sviluppo locale. L'attività di trasformazione dei prodotti ittici è garantita dalle donne del villaggio tramite le loro cooperative. Oltre al loro normale carico di lavoro domestico e professionale, le donne devono inoltre affrontare la carenza di attrezzature sul luogo di lavoro, la difficoltà d'accesso per loro e per i loro bambini ai servizi sanitari. Le beneficiarie dirette del progetto saranno le circa 200 donne socie delle cooperative ma anche le circa 3000 donne del quartiere dei pescatori.
A Ventimiglia la mostra sulle Foibe Fino al 14 febbraio è possibile visionare, nel chiostro di S. Agostino presso la Biblioteca civica, a Ventimiglia, la mostra su Foibe e crimini fascisti in Jugoslavia 1941-1945. Promossa dal circolo Arci XXV aprile, l'esposizione è composta da 28 pannelli e manifesti fotografici ed è strutturata in due sezioni strettamente intrecciate dal punto di vista storico e documentario: ‘fascismofoibe-esodo’, edita dall'Aned (associazione
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nazionale ex deportati) e ‘crimini fascisti in Jugoslavia 1941-1945’ a cura di Resistenza storica. La mostra, oltre a contrastare manipolazioni e strumentalizzazioni ideologiche, si pone l’obiettivo di fornire uno strumento didattico e culturale che serva da stimolo a colmare un grave vuoto di informazione nella memoria storica collettiva, soprattutto nei giovani. Aperta tutti i giorni dalle 9 alle 19, la mostra è ad ingresso gratuito.
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Sciolto il Consiglio Comunale di Ventimiglia, le associazioni continuano ad ‘agire cambiamento’ enerdì 3 febbraio il Consiglio dei Ministri ha provveduto allo scioglimento del Consiglio Comunale di Ventimiglia, su proposta del ministro degli Interni, Annamaria Cancellieri. Ventimiglia non avrà dunque elezioni democratiche a maggio, ma dovrà attendere almeno 15 mesi per riavere un sindaco eletto dal popolo: è questo uno degli effetti immediati, di fatto prodotti da una misura ormai attesa in città e che drammaticamente si aggiunge a quello che già aveva vissuto il Comune di Bordighera nel marzo scorso. In questi mesi, Arci e Libera hanno svolto uno straordinario ruolo culturale e politico sul territorio, promuovendo iniziative pubbliche e incontri nelle scuole. La Carovana Antimafie qualche giorno dopo lo scioglimento del Comune di Bordighera, il 29 marzo 2011, era presente a testimoniare con Anna Canepa, coraggioso magistrato della Direzione Nazionale Antimafia, l'attenzione della società civile verso la penetrazione criminale nel Ponente ligure e la volontà di perseguire una rinnovata e più consapevole mobilitazione sociale. Bardonecchia, nel 1995, Bordighera nel
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2011 e oggi Ventimiglia, tre vicende importanti che pongono con forza la tragica attualità della presenza criminale nel nord. In Liguria come in tutto il nord troppi sono stati gli occhi chiusi per quieto vivere, per incapacità di comprendere, talora per connivenza. Il comune di Bordighera e oggi il Consiglio Comunale di Ventimiglia sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose, su provvedimento del Consiglio dei Ministri (su proposta prima del Ministro Maroni, adesso del Ministro Cancellieri) dopo inascoltate denunce di esponenti delle istituzioni e della società civile. Dal mese di luglio, l'Arci in collaborazione con realtà del volontariato, nell'ambito della programmazione di Estate Liberi promuoverà, proprio a Ventimiglia presso la Casa Famiglia 'Dopo di noi' della Spes, i primi laboratori della legalità, una grande opportunità di formazione e cittadinanza attiva per 40 giovani, ma anche un efficace segnale di 'agire cambiamento' e di vera politica associativa. Ancora una volta al mondo dell'associazionismo spetta una grande responsabilità. Ripartire dalla formazione per costruire un vero cambiamento in un territorio che
Azioni solidali / Le notizie di Arcs Due volontari cercasi
ogni ulteriore dettaglio visitate il sito Arcs. Info: www.arciculturaesviluppo.it
Dopo la pioggia Si chiama Dopo la Pioggia. Gli Stati dell'ex Jugoslavia e l'Albania (1991-2011) il libro a cura di Antonio D'Alessandri e Armando Pitassio. Arcs lo segnala in quanto è lunga la storia di cooperazione e relazioni che l'Arci ha avuto e ha tuttora con gli stati balcanici. Il libro raccoglie i saggi di trenta specialisti che analizzano gli scenari attuali e le prospettive future dei Balcani commentando quanto è avvenuto nel corso degli anni Novanta e Duemila. Dopo le guerre degli anni '90, il processo di completo riassetto della regione non si esaurisce nell'approdo alla democrazia. Gli specialisti si domandano e analizzano quindi la politica interna ed estera, le lingue e le letterature, le istituzioni culturali (come i musei e le scuole), i mezzi di comunicazione di massa (cinema, radio, televisione) per capire più approfonditamente quale è la direzione che sta prendendo l'area. I Balcani sono infatti ancora fondamentali per l'Europa e l'Italia.
Hanno collaborato a questo numero Raffaella Bolini, Antonio Cannata, Valeria Dal Core, Moira D’Amelio, Silvia De Silvestri, Patrizio Gonnella, Matteo Lupi, Luca Masera, Federico Mei, Filippo Miraglia, Silvia Stilli, Pietro Trimarchi In redazione Andreina Albano, Maria Ortensia Ferrara, Carlo Testini Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Paolo Beni
www.arciculturaesviluppo.it - arcs@arci.it
Arcs è alla ricerca di 2 persone di supporto all'organizzazione e coordinamento dei campi di lavoro internazionali: uno/a per il periodo marzo-maggio 2012, l'altro/a per il periodo maggio-agosto 2012. La persona avrà la possibilità di conoscere il lavoro quotidiano della Ong e di acquisire competenze nel settore della progettazione, rendicontazione, comunicazione e organizzazione del lavoro. In particolare lo/la stagista avrà il compito di: amministrare lo scambio di email tra Arcs e i volontari dei campi di lavoro; amministrare i documenti di iscrizione ai campi di lavoro; aggiornare la banca dati; supportare nella progettazione dei campi e nella strutturazione del budget; produrre statistiche relative al progetto campi di lavoro; raccogliere la documentazione fotografica e video relativa ai campi di lavoro terminati; supportare il responsabile della comunicazione Arcs nella promozione dei campi di lavoro; supportare il project officer nella realizzazione degli incontri formativi pre partenza. Il/la candidato/a potrà inviare una mail con il proprio cv e una lettera di motivazione all'indirizzo damelio@arci.it indicando in oggetto il riferimento RFworkcamps012. Per
merita una vera 'liberazione' da una politica fragile e clientelare, da una classe di amministratori incapaci di rispondere con le buone politiche all'aggressione sempre più invadente delle cosche. Sabato 17 marzo, a Genova, Libera ricorderà tutte le vittime innocenti di mafia, per dare un segno forte di affetto e di partecipazione alla vita di questa comunità attonita e incredula: sarà una giornata in grado di sintetizzare mesi di sensibilizzazione condotta a contatto quotidiano con gli esponenti più attenti delle istituzioni, con le scuole, le università, i sindacati, il mondo delle associazioni, gruppi parrocchiali, le professioni, quegli imprenditori fortemente impegnati in Confindustria per un rinnovato patto di legalità. Info: lupi@arciliguria.it
Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Progetto grafico Sectio - Roma Cristina Addonizio Editore Associazione Arci Redazione Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005
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