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arcireport

settimanale a cura dell’Arci | anno XII | n. 6 | 13 febbraio 2014 | www.arci.it | report @arci.it

(Benvenuta democrazia. Addio Acta. Facciamo lo stesso con il TTIP/TAFTA)

‘One billion rising’ contro la violenza sulle donne di Michela Faccioli*

Il 14 febbraio di San Valentino e quello di One billion rising for justice hanno forse solo una cosa in comune: il 14 febbraio. La festa degli innamorati, nonostante sia stata istituita nel Medioevo per volontà di un Pontefice, oggi, tradendo un’anima assai infedele e commerciale, può nei casi più ispirati abbandonarsi alla declamazione di una bella e romantica poesia, meglio se parigina: “Tre fiammiferi accesi uno per volta nella notte/Il primo per vedere il tuo viso tutto intero/il secondo per vedere i tuoi occhi/l’ultimo per vedere la tua bocca/e l’oscurità tutta intera per ricordarmi tutto questo/ mentre ti chiudo nelle mie braccia” (J. Prevért, Parigi di notte). La campagna mondiale One billion rising, invece, pur assumendosi il carico di un tema molto serio qual è quello della violenza sulle donne, si propone di coinvolgere anche gli uomini con modalità inedite, persino gioiose: idee scandalose, coraggiose e continua a pagina 2

TTIP. Il nuovo moloch del libero mercato di Alberto Zoratti Fairwatch

Mille miliardi di dollari, a tanto assommerebbe il valore mobilizzato da uno dei più grandi trattati di libero scambio a livello globale. Un negoziato storico, condito con promesse che rasentano la fantascienza: due milioni di posti di lavoro in più, un aumento del Prodotto interno lordo per gli Stati Uniti di 130 miliardi di dollari, e di 119 miliardi di euro l’anno di Pil per l’Unione Europea. Numeri stratosferici, se non si riferissero a due continenti che se considerati nella loro ampiezza e nel numero degli abitanti ridimensionano le speranza di magnifiche sorti e progressive del capitale: 900 dollari in più per famiglia di quattro persone negli Usa, poco più di 500 euro in Europa. Stiamo parlando del TTIP, la Transatlantic Trade and Investiment Partnership, un colosso dei negoziati bilaterali di libero scambio che mette attorno a un tavolo Karel de Gutch, commissario al commercio dell’UE con il suo corrispettivo statunitense Michael Froman, per garantire un’area di libero scambio di dimensioni colossali. Il tutto in un periodo storico favorevole ai fautori del

libero mercato che, nonostante la crisi economica e i danni creati dall’ideologia neoliberista, incassano l’accordo alla Wto di Bali come un viatico per una nuova stagione di liberalizzazioni. E per un nuovo ruolo degli Stati Uniti come pivot della globalizzazione: dopo anni di crescita e sempre maggiore incidenza dei Paesi asiatici in ambito economico, non ultime la Cina e l’India, quest’ultima uscita vincitrice dal defatigante negoziato Wto in Indonesia, il TTIP con l’Europa e il corrispettivo pacifico con i Paesi dell’Asia (il TTP) rimettono al centro l’agenda di Obama e le ambizioni statunitensi di rivalsa economica a livello globale. Il negoziato, lanciato ufficialmente nel luglio scorso e con conclusione programmata (e auspicata dai sostenitori) per fine 2014, non prevede un’azione focalizzata su dazi e tariffe. D’altra parte il mercato tra le due sponde dell’Atlantico è già abbondantemente liberalizzato che interventi di quel tipo garantirebbero guadagni marginali. continua a pagina 2


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segue dalla prima pagina

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audaci che fondono l’energia creativa con l’azione politica; può trattarsi di arte e di canzoni sulle storie di violenza, di rituali, di marce, di teatro; si pensa di bruciare le effigi, di urlare o di organizzare veglie silenziose e di onorare le donne distintesi nella loro vita per la tutela e l’emancipazione di altre donne. Dopo il successo della prima edizione, che ha registrato manifestazioni in duecentosette nazioni, quest’anno la campagna approfondisce il tema della giustizia, affrontando l’impunità e la mancanza di responsabilità come elementi che perpetuano la violenza. Un miliardo che si solleva per la giustizia è un invito per le vittime a rompere il silenzio e a testimoniare le loro storie di dolore e di speranza, perché il percorso di giustizia, come sostengono le promotrici, inizia con il riconoscimento della violenza, facendola conoscere agli altri. Il 14 febbraio, donne e uomini si solleveranno nei luoghi dove la giustizia viene amministrata, fuori dai tribunali e dalle questure, ma anche nelle ambasciate, all’Università, a scuola, al lavoro e dove la violenza più di frequente si annida e si scatena ... a casa. I dati e le stime sulle violenze sono impietosi, tanto da indurre Margaret Chan, Direttrice generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità, a definirla «un problema di sanità di proporzioni epidemiche». L’aspetto fisico della violenza nasconde spesso quello più intimo e intangibile, come descritto da Azar Nafisi, in Leggere Lolita a Teheran, ricordando una sua amica pittrice che aveva iniziato dipingendo stanze vuote e foto di donne scartate, gettate via. Poiché a poco a poco era poi passata a soggetti sempre più astratti e a quadri semplici divenuti macchie di colori ribelli, Azar le chiese il motivo che l’aveva spinta ad accantonare il realismo per l’astrazione, e l’amica rispose: «La realtà è diventata così insopportabile, così deprimente, che ormai so dipingere soltanto i colori dei miei sogni». Il 14 febbraio ci si solleverà, si racconterà e infine si ballerà per riscoprire, come l’amica di Azar, i colori dei propri sogni e una vita reale complessa, ma non così cruda e opprimente da non poter essere dipinta.

Il lavoro verrà svolto soprattutto sulla questione delle regolamentazioni e degli standard. Ambiti fin troppo prossimi a questioni che con il commercio c’entrano poco e riguardano soprattutto i diritti dei cittadini: alla salute, a un cibo salubre, a servizi sociali accessibili e di qualità. Il rischio è quello di una corsa verso il basso, una preoccupazione oramai diffusa tra diversi attori sociali ed economici del Vecchio continente. Secondo un’agenzia France Press ripresa da Global Post, «molte delle dispute più delicate dei negoziati a porte chiuse riguardano il cibo e l’agricoltura, visto che l’Unione europea bandisce la carne americana trattata con ormoni della crescita e il pollame disinfettato con acqua clorata». Molti contadini e consumatori sono preoccupati per un alleggerimento degli standard ambientali e sul trattamento degli animali che regolano, ad esempio, le condizioni di vita negli allevamenti in batteria e per quelli utilizzati per la produzione industriale di carne. «Al momento è possibile in Europa incoraggiare i contadini ad allevare gli animali in buone condizioni e a produrre per il mercato locale», spiega Hubert Weiger del gruppo ambientalista tedesco Bund. «Ma se il trattato di libero scambio andasse avanti - continua - noi saremo soggetti alle regole del mer-

* presidenza nazionale Arci

cato globale e al mercato globale non interessa la protezione degli animali e dell’ambiente». E in tutto questo fa capolino anche la questione degli Ogm e della carne agli ormoni. Ma c’è un ulteriore motivo di preoccupazione, nella società civile ormai in mobilitazione. E riguarda la presenza di un meccanismo di protezione degli investitori che permetterebbe alle imprese di citare in giudizio gli Stati presso arbitrati internazionali, anche per il solo sospetto che una normativa legittimamente votata da un Governo possa inficiare le aspettative di profitto di un investimento. L’ISDS, così si chiama il meccanismo, vede una contrapposizione crescente non solo a livello di movimenti sociali, ma anche di Paesi membri dell’UE come recentemente fatto presente dalla Francia. A livello internazionale diverse sono le iniziative che i movimenti sociali stanno organizzando per contrastare il negoziato. In Italia è stata convocata un’assemblea per il lancio della campagna Stop-TTIP per il 14 febbraio alle 16 a SCUP, in via Nola a Roma. Un’iniziativa che vede come promotori Fairwatch, Comuneinfo, ATTAC Italia, Arci, Rebeldia/ex Colorificio liberato di Pisa, Altramente, SCUP, l’Associazione Botteghe del Mondo, COSPE e altre realtà della società civile italiana.

Bocciata la legge Fini-Giovanardi La Corte Costituzionale ‘boccia’ la legge FiniGiovanardi che equipara droghe leggere e pesanti: nella norma di conversione dice la Consulta - furono inseriti emendamenti estranei all’oggetto e alle finalità del decreto. Con la decisione della Corte torna in vigore la legge Iervolino-Vassalli, con le modifiche introdotte dal referendum del 1993 promosso dai Radicali, che prevede pene più basse per le droghe leggere. La questione di legittimità della legge è stata sollevata dalla terza sezione penale della Cassazione per violazione dell’articolo 77 della Costituzione. Le nuove norme in materia di droga, infatti, erano state inserite con un emendamento, in fase di conversione, nel decreto legge sulle Olimpiadi invernali di Torino del 2006, materia ovviamente del tutto estranea all’emendamento surrettiziamente inserito. Viene adesso cancellata

la norma con cui si erano parificate «ai fini sanzionatori» droghe pesanti e leggere: con la Fini-Giovanardi erano infatti state elevate le pene, prima comprese tra due e sei anni, per chi spaccia hashish o marijuana, prevedendo la reclusione da sei a venti anni con una multa compresa tra i 26mila e i 260mila euro. Va ricordato che la legge Fini-Giovanardi è entrata in vigore all’inizio del 2006 e nessuno dei Governi e dei parlamenti eletti nel 2006, 2008 e 2013, con maggioranze di centrosinistra, di centrodestra o tecniche si è mai preoccupato di modificarla. Di certo, la pronuncia della Consulta avrà notevoli ripercussioni sia sul numero degli attuali detenuti arrestati per reati legati agli stupefacenti (si prevede che almeno in 10mila possano lasciare le carceri), sia sui procedimenti in corso per questi stessi reati.


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Elezioni europee, la lettera della Presidenza dell’Arci ai Comitati territoriali e al Consiglio nazionale Fra pochi mesi si terranno le elezioni per il Parlamento Europeo. Sarà un appuntamento importante, più che in passato. È infatti dal livello europeo che oggi discende la maggior parte delle politiche che determinano e condizionano la vita e il futuro del nostro paese e delle nostre comunità. Come dichiariamo nel nostro documento congressuale «l’unità dell’Europa sta correndo un grave rischio. Col dogma austerità e pareggio di bilancio imposto da tecnocrazia, finanza e politici liberisti, con lo smantellamento del modello sociale europeo e dei diritti sanciti dalle costituzioni nazionali si sta alimentando il fuoco dell’antieuropeismo, del populismo, del nazionalismo reazionario, della xenofobia. C’è bisogno di un progetto europeista fondato su istituzioni democratiche e legittimate, sui beni comuni e la riconversione ecologica, sul primato delle persone e dei loro diritti inalienabili rispetto al mercato». È importante che anche le nostre basi associative diano il proprio contributo a questo cruciale appuntamento elettorale. Possiamo svolgere nel territorio un ruolo prezioso, facendoci promotori di discussioni, dibattiti, iniziative per coinvolgere e rendere protagonisti persone e comu-

nità, favorendo il dialogo fra il mondo dell’impegno sociale e le diverse forze politiche del centro-sinistra e della sinistra che si presentano alle elezioni europee. Come certamente saprete, nel campo di forze della sinistra sta maturando in vista delle elezioni europee una nuova esperienza, quella di una lista autonoma della società civile per Tsipras. Lista che però, a differenza delle altre, in base ai regolamenti deve riuscire a raccogliere 150mila firme certificate in poco tempo per essere ammessa alla competizione elettorale.Uno sforzo enorme. Per questo invitiamo i nostri circoli ad aprirsi, compatibilmente con le loro possibilità, all’ospitalità di iniziative di raccolta delle firme per la presentazione di questa lista. In tal senso, quando avremo indicazioni organizzative da parte dei promotori, ve le faremo avere. È bene chiarire che questo invito non rappresenta in alcun modo un posizionamento dell’associazione per una singola forza politica, ma piuttosto la conferma del nostro impegno in nome del diritto/dovere di facilitare la partecipazione democratica, come abbiamo fatto ospitando le primarie, le raccolte di firme per i referendum e in tante altre occasioni. L’Arci è indi-

pendente, autonoma e plurale. Siamo sempre stati e vogliamo continuare ad essere una ‘casa comune della sinistra’. Nei nostri circoli lavorano fianco a fianco persone con differenti appartenenze e collocazioni partitiche, unite però da forti valori e principi comuni che le diverse scelte al momento del voto non hanno mai messo in crisi. È la nostra ricchezza e il nostro valore aggiunto, che insieme difendiamo e rivendichiamo. Anche alle elezioni europee, come sempre, i nostri soci sceglieranno liberamente chi a loro parere meglio interpreta i principi e i valori di sinistra in cui comunemente ci riconosciamo. Ma è essenziale che tutti abbiano la possibilità di farlo, e pensiamo sia giusto adoperarsi per questo. Tanto più nel momento in cui una drammatica crisi della politica e della rappresentanza rischia di allontanare milioni di cittadini dalla partecipazione democratica o consegnarli all’antipolitica. C’è bisogno di favorire e incentivare tutte le espressioni che possono contrastare la disillusione e l’astensionismo, per ridare dignità e forza alla politica, perché solo una politica più forte può farci uscire dalla crisi nell’orizzonte dei diritti, della democrazia e della giustizia sociale.

L’interpellanza al Governo sull’Imu per gli enti non profit Il presidente nazionale dell’Arci Paolo Beni è il primo firmatario di una interpellanza urgente indirizzata al Ministro dell’Economia e delle Finanze in merito al pagamento dell’IMU per gli enti non profit. Nel testo si fa tra l’altro riferimento allo stato di confusione e alla paralisi applicativa derivati dalla complessità del meccanismo previsto dal decreto ministeriale 19 novembre 2012 n. 2001, per la mancanza di parametrazioni precise e per l’assimilazione delle attività rivolte al mercato con quelle più strettamente mutualistiche e solidali. Si sostiene quindi la necessità di attivare subito iniziative tese a ristabilire la certezza del diritto e a sanare le contraddizioni che incrinano la linearità della disposizione, consentendo agli enti di accedere ad uno strumento semplificato di assolvimento dell’imposta, evitando così un grave danno per le migliaia di organizzazioni non profit e per quanti

beneficiano delle loro attività e servizi. Il Governo, accogliendo l’ordine del giorno presentato nei giorni scorsi da Beni, si è impegnato a valutare la possibilità di una revisione della normativa IMU relativamente agli enti non commerciali e del modello di tassazione previsto dal decreto citato. Si chiede dunque al ministro se non ritenga che tale situazione di incertezza normativa in materia di imposizione IMU per gli enti non commerciali possa generare occasione di contenzioso, con grave nocumento tanto per gli enti interessati quanto per l’erario stesso; quali iniziative intenda adottare al fine di rendere esecutivi gli impegni assunti dal Governo con l’accoglimento dell’ordine del giorno richiamato, affinché gli enti non commerciali siano tenuti al pagamento dell’IMU solo per gli immobili (o porzioni di essi) effettivamente destinati ad attività commerciali e con modalità

coerenti coi presupposti della tassazione delle attività svolte dai medesimi enti in ambito di reddito e di IVA. La risposta all’interpellanza, data oggi in Aula dal viceministro Casero, «è stata insoddisfacente» dichiara Paolo Beni. «Il viceministro si è infatti limitato ad appellarsi ai vincoli posti dalla normativa europea, riproponendo una definizione di cosa sia commerciale e cosa no che non è coerente con la nostra legislazione. Su questa base – continua Beni – non si capisce perché attività riconosciute non imponibili ai fini del reddito e dell’Iva sembrano diventarlo ai fini IMU. Questa situazione di incertezza danneggia gravemente enti che svolgono attività di rilevante importanza sociale. Auspichiamo quindi – conclude Beni - che il governo intervenga in materia e che la delega fiscale sia occasione per risolvere il problema, convocando un tavolo con i soggetti interessati».


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migranti

Il Cara di Mineo non può passare come modello di accoglienza di Giuseppe Belluardo Arci Catania

Vantarsi di un ‘campo profughi’, qual è il mega-Cara di Mineo, come ‘modello d’accoglienza’ sa di pura propaganda tesa a giustificare e legittimare l’ingiustificabile. L’ente finanziatore del docu-film Io sono io e tu sei tu – che già per il titolo è tutto dire, quasi volesse rimarcare una distanza – è la Fondazione Integra, promossa, come si apprende dal sito, da quella stessa cooperativa Sisifo che è stata sbattuta fuori dal centro di prima accoglienza di Lampedusa perché vi effettuava un trattamento ‘anti-scabbia’ che definire disumano è pura generosità. Per chi non lo ricordasse, lo scorso dicembre, un ragazzo siriano, rimasto come pochi altri in quel centro, filmò operatori di questa cooperativa fare una bella doccia fredda all’aperto ad alcuni ‘ospiti’ nudi, in fila, uomini e donne, tra cui probabilmente anche i sopravvissuti dei tragici sbarchi di settembre in cui persero la vita circa 600 persone. Sul sito di questa strana fondazione Integra/Sisifo, a proposito del docu-film Io sono io e tu sei tu vi si legge: «l’obiettivo del documentario è quello di descrivere il funzionamento del Centro Accoglienza di Mineo, che si ripropone come un modello di accoglienza in un panorama di strutture che invece hanno fatto fallire l’emergenza umanitaria in Italia». Pare che, a rimarcare una presunta differenza con altri centri d’accoglienza, alcuni ospiti e operatori testimonino di «un luogo dove c’è attenzione per la dignità della persona...». Inoltre, da quanto si apprende nella pagina Facebook dedicata, pare che il documentario debba essere diffuso in tutte le scuole primarie siciliane e che ad aprile si terrà una partita di calcio, patrocinata dal Comune di Catania, con la presenza di molti artisti nazionali. I ricavi dovrebbero contribuire alla realizzazione di un centro di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati. A parte il fatto che affidare alla beneficenza l’accoglienza di minori stranieri non accompagnati è un segnale molto preoccupante di arretramento delle istituzioni nella protezione di questi minori. Ma detto ciò, come poter credere che le modalità di trattamento riservate ai migranti di Lampedusa non vengano riproposte anche in forme diverse in quell’informale ‘campo profughi’ che si trova a 10 km da Mineo in aperta campagna? E le rivolte che si succedono

periodicamente sin dalla nascita di questo centro cosa sono? Mero capriccio di persone che non sanno apprezzare questo sbandierato ‘modello d’accoglienza’? Le reiterate denunce sulle precarie condizioni di vita all’interno di quel campo e sulla gestione clientelare e poco trasparente di quell’enorme ghetto razziale parlano di una realtà completamente diversa. La denuncia continua e doverosa deve però guardare oltre, a quello che il megaCara di Mineo rappresenta nella gestione europea delle frontiere. Se alziamo lo sguardo dalle desolanti realtà di Lampedusa e della Sicilia ci accorgiamo come luoghi di confinamento simili esistano solamente in luoghi periferici e marginali della fortezza europea. Per diverse ragioni riesce difficile immaginare un luogo simile in regioni del nord Italia. Perché in Sicilia? Perché l’allora Ministro dell’Interno Roberto Maroni ci tenne tanto a realizzare questo mega-campo in Sicilia, riuscendo in un duplice intento: da un lato, lasciare al meridione l’onere di un’accoglienza che a parte pochi anni non ha mai superato trend di 30/40mila migranti l’anno, che distribuiti sul territorio nazionale, magari su un sistema davvero funzionante come lo SPRAR non avrebbero provocato i problemi che oggi stanno causando in un territorio già

fortemente provato dalla crisi economica; e allo stesso tempo favorire il signor Pizzarotti, capo dell’omonima ditta di Parma, che senza il lauto finanziamento del Ministero dell’Interno non avrebbe saputo come altro fare per affittare quel residence che i militari americani avevano lasciato mesi prima. Tre anni di sperimentazione sono bastati per dire che quel posto non è minimamente riformabile. Mai sarebbe possibile rispettare i 35 giorni massimi per l’esame delle richieste d’asilo. Mai sarebbe possibile approntare un servizio sanitario adeguato. Mai sarebbe possibile ‘integrare’ 4mila persone che non parlano l’italiano in un territorio già teatro di forte emigrazione autoctona. Il ‘campo’ non può passare come modello d’accoglienza perché disumanizza e rende più precarie le condizioni di chi lo abita. Il 16 febbraio diverse realtà siciliane, in continuità con le lotte che in tutta Italia si stanno portando avanti per la definitiva chiusura di tutti i CIE, saranno al mega-Cara di Mineo ad esprimere il loro sentito dissenso contro tali forme di confinamento dell’umano e a portare la loro solidarietà ai migranti, donne, uomini e bambini, consapevoli che le battaglie dei migranti sono battaglie di tutti, per una società diversa, inclusiva e giusta.

Contro la logica del campo per un’accoglienza diffusa e democratica Domenica 16 febbraio a partire dalle 10 si terrà la manifestazione, indetta da numerose realtà associative territoriali e regionali, tra cui l’Arci Sicilia, per chiedere la chiusura del Cara di Mineo. Simbolo della peggiore accoglienza che l’Italia possa dare a profughi di guerra e migranti che fuggono da drammatiche crisi politiche e sociali, questo ‘centro d’accoglienza’, unico per tipologia in tutta Europa, istituisce e fa propria la logica del campo, cioè di un luogo dove confinare persone senza riconoscerle titolari di alcun diritto. Le condizioni di vita all’interno sono state più volte pubblicamente denunciate, ma finora

senza produrre effetti. A tutto questo le realtà siciliane si oppongono facendo appello a tutte le forze politiche e della società civile, chiedendo il veloce svuotamento del centro e la sua conseguente definitiva chiusura, in nome della legalità e di una vera accoglienza. L’alternativa c’è e si chiama SPRAR. Un sistema di accoglienza per piccoli nuclei di richiedenti asilo diffuso sul territorio e interno alle città così da favorire il reale inserimento sociale e processi di integrazione. Con la manifestazione si chiede un aperto confronto con le istituzione preposte, Ministero e Prefettura, per discutere di tutte le problematiche e delle proposte per superarle.


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migranti

La maggioranza degli italiani favorevoli a riconoscere i diritti degli stranieri Nel 2008 gli stranieri regolari residenti erano il 4,5% degli italiani, nel 2013 hanno superato la soglia dei 4 milioni (7,4%). Guardando al futuro prossimo (2020, fra soli 6 anni), l’Istat stima che tali presenze saranno 7 milioni (11,4%). L’indagine LaST (Community media research e Questlab per La Stampa) ha affrontato un tema spinoso e complicato perché tocca uno degli aspetti fondanti dell’integrazione: i diritti di cittadinanza per gli stranieri. Secondo due prospettive: quella della partecipazione al voto e dell’assistenza sanitaria, e quella della cittadinanza. Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, gli italiani non paiono avere dubbi al proposito. Quasi la totalità degli interpellati (96,9%) ritiene che gli immigrati debbano averne diritto per sé e per i propri familiari, al pari dei conterranei italiani. Diversa, ma con aspetti interessanti è la dimensione della partecipazione politica e della possibilità di esprimere una propria rappresentanza attraverso il voto. Oltre 4 italiani su 5 (84,2%) ritengono opportuno che i migranti residenti regolarmente votino alle consultazioni locali, alle elezioni del proprio comune. Ancorché positivo, tuttavia è più tiepido l’orientamento nei confronti delle elezioni al parlamento nazionale. In questo caso, i favorevoli scendono al 65,8%, con un sostegno più forte offerto dai giovani, dai residenti nel Nord Est, dagli inattivi, da chi ha un basso titolo di studio. Tale risultato è assolutamente simile a quello del 2007, quando i favorevoli a questa prospettiva erano il 64,5%. Così, da un lato aumenta ed è largamente maggioritaria la propensione a vedere i migranti parte integrante delle comunità locali. Dall’altro, prevale un orientamento positivo alla partecipazione attiva a livello nazionale, ma con meno enfasi. Come se contasse di più l’identità locale, rispetto a quella nazionale. Solo il 12,3% ritiene che essa si debba attribuire a tutti i nati in Italia, purché i loro genitori siano già in possesso di quella italiana. Questi esiti dimostrano una volta di più come vi sia una differenza significativa fra quanto si discute nell’arena politica e gli orientamenti della popolazione, che sono più positivi di quanto non traspaia nel dibattito pubblico. Ciò non di meno raccontano anche della presenza di posizioni dialettiche, se non divergenti

nel modo d’intendere l’attribuzione dei diritti di cittadinanza. Anche il tema migratorio è complesso e difficile, i processi di integrazione fra culture e stili di vita diversi sono problematici. Tuttavia, non possiamo continuare a ignorare il tema della cittadinanza e della partecipazione alla comunità nazionale di una parte consistente della popolazione. Anche perché, prima o poi, tali domande pren-

deranno forma: un quarto degli stranieri regolarmente residenti (23,4%) ha meno di 18 anni (gli italiani sono il 17,7%). Il loro futuro è qui. E anche loro sono il nostro futuro. L’inte(g)razione va definita e gestita in modo pragmatico, non ideologico. Stabilendo regole condivise e guardando a come siamo oggi e, ancor di più, al futuro. In modo consapevole.

Riconoscere il 3 ottobre Giornata della memoria e dell’accoglienza La scorsa settimana è stata presentata in una conferenza stampa alla Camera la proposta di legge per istituire il 3 ottobre la Giornata nazionale della memoria e dell’accoglienza. La proposta ha come primo firmatario il presidente dell’Arci e deputato Pd Paolo Beni e raccoglie quanto richiesto in una petizione lanciata dal Comitato 3 ottobre, sottoscritta da più di 25mila persone (la petizione ‘Riconoscere la data del 3 ottobre quale Giornata della Memoria e dell’Accoglienza’ si può firmare su change.org). Non dimenticare le vittime dell’immigrazione, promuovere su tutto il territorio iniziative e incontri per sen-

sibilizzare l’opinione pubblica su un tema così importante che va affrontato mettendo al centro il rispetto della dignità umana, stimolare il dibattito nelle scuole, con la collaborazione delle associazioni che si occupano dei diritti dei migranti, per formare i giovani sui temi dell’accoglienza: questi in sintesi gli obiettivi della proposta di legge. La data del 3 ottobre è stata scelta perché in quel giorno del 2013, si verificò, con la morte di 366 persone, una delle più gravi tragedie mai avvenute al largo di Lampedusa. La proposta di legge è stata sottoscritta da una cinquantina di deputati del Pd, Sel e Scelta Civica.

Verso una manifestazione nazionale contro il razzismo e per i diritti delle/dei migranti A giugno e novembre 2013 sono state realizzate a Firenze due assemblee nelle quali è iniziato un percorso di convergenza tra diverse associazioni ed organizzazioni antirazziste e di immigrati/e con la finalità di realizzare una manifestazione nazionale. Altri percorsi, locali e nazionali, sono stati avviati sempre con lo stesso spirito di costruzione di convergenza tra soggetti diversi. In molte città le associazioni ed organizzazioni antirazziste hanno organizzato iniziative in occasione della giornata del 18 dicembre 2013. A gennaio la Rete Primo Marzo ha rilanciato la Giornata del Primo Marzo. A Lampedusa molte realtà si sono recentemente

incontrate ed hanno dato vita alla Carta di Lampedusa. A Roma e Catania saranno fatte nuove manifestazioni per la chiusura dei Cie e Cara. Per questo, il comitato Nella stessa barca invita tutte le realtà interessate a partecipare all’incontro nazionale in cui discutere e concretizzare la realizzazione di una manifestazione contro il razzismo e per i diritti dei e delle migranti. L’incontro si terrà sabato 15 febbraio presso la Casa Internazionale delle Donne a Roma. La riunione si terrà dalle 9.30 alle 14.30 per permettere poi a chi lo vorrà la partecipazione alla manifestazione per la chiusura del CIE di Ponte Galeria. nella.stessa.barca@gmail.com


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solidarietàinternazionale

No ai ladri d’acqua in Palestina Il Comitato No Accordo Acea – Mekorot ha lanciato la petizione No ai ladri d’acqua in Palestina. No all’accordo Acea-Mekorot per chiedere che l’Acea receda dall’accordo con la Mekorot, società idrica nazionale di Israele che si è macchiata di gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani. Mekorot sottrae acqua illegalmente dalle falde palestinesi, fornisce l’acqua saccheggiata alle colonie israeliane illegali e pratica l’apartheid dell’acqua nei confronti della popolazione palestinese. Per ogni firma, verrà mandata una mail all’Acea e al Comune di Roma. Di seguito, stralci della petizione, a cui anche l’Arci ha aderito. «Il 2 dicembre 2013, durante il vertice Italia-Israele, l’Acea, principale operatore italiano nel settore idrico, e la Mekorot, società idrica nazionale di Israele, hanno sottoscritto un Memorandum d’intesa. L’accordo prevede la collaborazione nel settore delle risorse idriche con lo scambio di esperienze e competenze. L’esperienza che la Mekorot ha maturato, però, è fatta di gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani. Come documentato nel rapporto dell’organiz-

zazione palestinese per i diritti umani Al Haq, la Mekorot sottrae acqua illegalmente dalle falde palestinesi, provocando il prosciugamento delle risorse idriche, per poi fornire l’acqua saccheggiata alle colonie israeliane in Cisgiordania e a Gerusalemme est occupata. Inoltre, la Mekorot pratica una sistematica discriminazione nelle forniture di acqua alla popolazione palestinese, costretta a comprare la propria acqua dalla ditta israeliana a prezzi decisi da Israele. Riduce regolarmente le forniture idriche ai palestinesi, fino al 50%, a favore delle colonie illegali e dell’agricoltura intensiva israeliana, creando quello che Al Haq chiama ‘l’apartheid dell’acqua’. Per queste ragioni, la società idrica Vitens, il primo fornitore di acqua in Olanda, a seguito delle indicazioni del Governo, ha recentemente interrotto un accordo di collaborazione con la Mekorot motivando la decisione con il proprio impegno verso la legalità internazionale. Sottoscrivendo l’accordo con la Mekorot, l’Acea si rende complice di queste gravi violazioni. Contravviene anche al proprio codice etico, che mette al primo posto la tutela dei diritti umani. Inoltre,

Caccia F-35, la verità oltre l’opacità Numeri e dati del programma JSF: le buone ragioni per cancellare la partecipazione italiana Ad un anno dalla presentazione del suo primo dossier informativo (divenuto base per le richieste di cancellazione portate in Parlamento nel 2013) la campagna Taglia le ali alle armi invita alla presentazione di un nuovo rapporto sulla partecipazione italiana al progetto Joint Strike Fighter. La mobilitazione, lanciata nel 2009, ha già con successo portato all’attenzione di politica ed opinione pubblica la questione dei cacciabombardieri F-35 e vuole continuare nella sua opera informativa e di trasparenza a riguardo, vista l’opacità che ha fin dall’inizio contraddistinto le informazioni ufficiali su questo programma d’armamento. La presentazione, all’interno del dossier, di dati aggiornati sui costi di acquisto e di gestione degli F-35, oltre alla cronistoria di tutti gli errori e le sottovalutazioni provenienti dal Ministero della Difesa e dai fautori del programma, potrà essere

ancora base per rinnovate richieste parlamentari di cancellazione della nostra partecipazione. Stimolando nel contempo ancora di più lo spostamento dell’opinione pubblica sulle posizioni di Taglia le ali alle armi. Appuntamento martedì 18 febbraio alle 11.30 presso la Fondazione Lelio Basso in via della Dogana Vecchia 5, Roma. Tra i dati presentati, sezioni specifiche saranno dedicate alle stime dei ritorni industriali e di impatto occupazionale del programma JSF e soprattutto alle possibili e realistiche alternative di spesa pubblica che sarebbero immediatamente realizzabili liberando le risorse impegnate in prospettiva per i caccia F-35. Tutte le informazioni sulla campagna contro i caccia F-35 sono disponibili sul sito ufficiale della mobilitazione Taglia le ali alle armi www.disarmo.org/nof35

la collaborazione ipotizzata tra Acea e la Mekorot va nel senso di uno sfruttamento commerciale delle risorse idriche, in contrasto con la gestione pubblica di un bene universale come l’acqua. Con il presente appello noi che abbiamo a cuore il diritto fondamentale dell’accesso all’acqua e la tutela dei diritti umani: • esigiamo che l’Acea segua l’esempio della Vitens e receda immediatamente dall’accordo stipulato con la Mekorot; • chiediamo al Comune di Roma, in quanto azionista di maggioranza, di intraprendere tutte le azioni necessarie perché l’Acea interrompa ogni attività di collaborazione con la Mekorot; • ci appelliamo a tutti gli enti locali il cui servizio idrico è affidato a società partecipate da Acea affinché si attivino per far ritirare l’accordo; • chiediamo al governo italiano di impegnarsi come ha fatto il governo olandese e scoraggiare attivamente i legami commerciali con chi viola il diritto internazionale. Il nostro impegno non è solo per l’acqua pubblica, ma anche per un’acqua limpida e libera». Per le adesioni collettive: fuorimekorotdallacea@gmail.com

A Perugia per l’Assemblea di costituzione della Rete della Pace Il 22 e 23 febbraio presso la Biblioteca Comunale Aldo Capitini, Centro di San Matteo degli Armeni, Perugia, si terrà l’Assemblea di costituzione della Rete della Pace. Tre i momenti in cui si suddividono i lavori: un seminario di approfondimento sulla figura e sul pensiero di Aldo Capitini, un momento conviviale e di scambio culturale e infine il momento assembleare che prevede l’approvazione dei documenti e l’elezione degli organi della Rete. Per informazioni www.retedellapace.it


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ambiente

Il 1° marzo di nuovo a Niscemi contro il MUOS per una Sicilia di pace di Antonio Mazzeo giornalista

A Comiso, trent’anni fa, i missili Cruise della Nato trasformarono la Sicilia in avamposto atomico nel Mediterraneo. Oggi, le tre mega-antenne del Muos, il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari della Marina militare Usa, erette nel cuore della riserva naturale Sughereta di Niscemi, consacrano l’Isola in spettrale laboratorio delle guerre globali del XXI secolo. Guerre che saranno sempre più disumanizzate e disumanizzanti, iper-robotizzate e iper-dronizzate. Come allora, non sono bastate le mobilitazioni di migliaia di siciliani, i cortei, le petizioni, le azioni dirette non violente, gli scioperi auto-organizzati, i blocchi dei cantieri, per impedire l’ennesimo scempio del territorio perpetrato dai moderni signori della morte bellica. A fine anni ’80, la crisi del mondo bipolare consentì il progressivo smantellamento dei Cruise e la smilitarizzazione della base di Comiso. Gli scenari geo-strategici contemporanei sono molto più complessi ed articolati ed è in atto una corsa al riarmo generale planetario che non ha precedenti nella storia dell’umanità. Difficile vedere all’orizzonte chi, come e quando potrà imporre un cambiamento epocale nella direzione della pace, del disarmo e della giustizia sociale. Ovvio allora che il completamento dei lavori di realizzazione del MUOS abbia causato uno scoramento diffuso tra tutti coloro che, nella disattenzione di buona parte dei grandi media nazionali, hanno dato vita a una straordinaria stagione di lotte antimilitariste, contro un progetto di mera supremazia militare, devastante per il territorio, l’ambiente e la salute. Il Movimento No MUOS, però, non si arrende ed è già stata messa in cantiere un’agenda piena di iniziative ed eventi. Nei giorni scorsi, i parlamentari per la pace, primi firmatari Erasmo Palazzotto (Sel), Gianluca Rizzo (M5S), Paolo Beni (Pd), Mario Sberna (Scelta civica), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione difesa della Camera dei deputati) e Claudio Fava (vicepresidente della Commissione antimafia) hanno depositato alle Camere il testo di una mozione che impegna il Governo a sospendere la realizzazione del MUOS e «rimettere ogni accordo al riguardo al Parlamento ai fini dell’approvazione preventiva ai sensi degli articoli 80 e 87 della Costituzione, previa informativa riguardo le reali caratteristiche e condizioni

d’uso dell’impianto di trasmissione, la sua possibile esclusione in occasione di eventi bellici e i costi sostenuti per le basi militari statunitensi e lo stazionamento dei militari Usa in Italia». L’appello perché in sede parlamentare venisse finalmente affrontato il tema del MUOS di Niscemi era stato lanciato nell’ottobre 2013 nel corso di un incontro promosso a Roma dall’Intergruppo dei Parlamentari per la Pace in collaborazione con il Coordinamento dei Comitati No Muos, Arci, Legambiente, Cobas, Associazione Antimafie Rita Atria, Rete Disarmo, Emergency e Pax Christi. «Per la sua rilevanza strategica, il nuovo sistema satellitare sarà usato dagli Stati Uniti in tutti i conflitti, anche in quelli palesemente in contrasto con l’art. 11 della Costituzione italiana che afferma i principi fondamentali della pace e del ripudio delle guerre», spiegano i legali del Coordinamento No Muos, Paola Ottaviano e Sebastiano Papandrea. «L’accordo che ha consentito l’installazione del Muos nel territorio nazionale è del tutto illegittimo - aggiungono i due avvocati - secondo la Costituzione, il Governo avrebbe dovuto richiedere la ratifica dell’accordo da parte del Presidente della Repubblica, previa autorizzazione del Parlamento. Invece si è adottata una prassi semplificata con la sottoscrizione di un protocollo solo da parte del rappresentante del Ministero della Difesa, non ratificato dal Capo dello Stato e non approvato dalle Camere». Sabato 1 marzo, i No Muos si ritroveranno a Niscemi, per una grande manifestazione regionale di fronte ai cancelli della stazione di radiocomunicazione satellitare. «Ci muoveremo ancora una volta tutte e tutti verso la base attraverso cui governi e militari credono di poter raggiungere i propri fini di guerra e controllo passando sulle nostre vite - scrivono i Comitati nell’appello d’indizione dell’evento determinati come abbiamo imparato ad essere, così come fu lo scorso 9 agosto quando in centinaia invademmo pacificamente l’installazione di morte, torneremo a riprenderci ciò che è nostro, sempre più convinti che l’occupazione militare non sia più tollerabile e che le scelte sui territori debbano essere determinate dalle esigenze delle popolazioni che li abitano e non dai disegni geopolitici delle potenze economiche». Nell’utopia, come lo fu per Comiso, che la Sicilia si trasformi in ponte di pace in un Mediterraneo dei popoli.

IL LIBRO Il MUOStro di Niscemi Per le guerre globali del XXI secolo di Antonio Mazzeo Edizioni Editpress

A Niscemi (Caltanissetta) è stato installato uno dei quattro terminali terrestri mondiali del Muos. Si tratta di uno dei progetti chiave per le guerre globali del XXI secolo dai devastanti effetti sul territorio, l’ambiente, la salute delle popolazioni. Ma è soprattutto un business per il complesso militare-industrialefinanziario transnazionale e per le imprese siciliane in odor di mafia. Dal 21 gennaio in libreria.

www.editpress.it   info@editpress.it

La decima edizione di M’illumino di meno M’illumino di meno, la più celebre campagna di sensibilizzazione radiofonica sul risparmio energetico e sulla razionalizzazione dei consumi, lanciata da Caterpillar, Rai Radio2, è giunta alla sua decima edizione. L’invito consueto è quello di aderire ad un simbolico ‘silenzio energetico’ nella Giornata del risparmio energetico, il 14 febbraio 2014. In seguito per un mese Caterpillar darà voce a tutte le azioni virtuose di razionalizzazione dei consumi (riduzione degli sprechi, produzione di energia pulita, mobilità sostenibile, riduzione dei rifiuti) e a tutte le iniziative in preparazione per l’ormai tradizionale Festa del risparmio energetico, che propone non un oscurantista ritorno al passato ma una sorta di gioioso ‘pride’ della gestione intelligente delle risorse per ripensare un futuro sostenibile. Per aderire scrivere a caterpillar@rai. it. Per l’adesione 2.0 all’iniziativa si può postare su FB la propria modalità di partecipazione e personalizzare l’immagine del proprio profilo con l’apposito logo di M’illumino di meno.


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società

A Sochi per i diritti La campagna della Uisp Alla vigilia dei Giochi olimpici di Sochi, in Russia, l’Uisp Unione Italiana Sport Per tutti, con l’adesione del Forum del Terzo settore, ha indirizzato all’opinione pubblica, al governo italiano, al Parlamento, alle istituzioni locali, al Coni e al Cio, alle associazioni, alle forze sociali e sindacali l’appello A Sochi per i diritti. Di seguito ne pubblichiamo stralci. «Ogni giorno nelle strade, negli impianti sportivi, nelle nostre attività mettiamo al centro l’individuo, la persona con le sue specificità e la sua unicità. La storia dell’Uisp è caratterizzata da innumerevoli azioni, progetti , documenti che hanno contribuito alle pari opportunità in ambito sportivo e non solo, alla lotta alle discriminazioni e alla violenza, per contribuire a diffondere uno sport accogliente, sostenibile, attento alle differenze. Ne è un esempio La Carta europea dei diritti delle donne nello sport. Siamo convinti che questa attenzione possa essere sollecitata con particolare slancio anche in occasione dei grandi eventi sportivi, che costituiscono un’importante occasione per la promozione dello sport e dell’attività motoria. Inoltre rappresentano una formidabile occasione per la promozione di messaggi sociali positivi : le Olimpiadi, i Mondiali di Calcio ed altri importanti eventi offrono un grande scenario di visibilità internazionale e sempre più registrano un importante spazio di monitoraggio della società civile, per rendere sostenibile il loro impatto sociale ed ambientale nei Paesi che li ospitano. I grandi eventi sportivi devono essere una sana occasione di sport, di competizione sportiva leale, ma anche di promozione e affermazione dei diritti, per gli sportivi, i cittadini, gli uomini e le donne dei paesi che organizzano e partecipano ai Giochi. I grandi eventi sportivi possono essere una grande occasione per diffondere una cultura dei diritti. Occorre la collaborazione delle realtà sociali coinvolte per svolgere un’azione di controllo affinché siano occasione positiva di crescita, per il rilancio della sensibilizzazione dell’opinione pubblica, del mondo dello

sport, delle amministrazioni e istituzioni coinvolte nella costruzione di tali eventi. Pensiamo alla riqualificazione degli spazi, alla sostenibilità ambientale, al rispetto dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Occorre fare la nostra parte affinché l’impatto sociale sia gentile e a favore delle popolazioni che vedranno sul loro territorio la realizzazione delle manifestazioni. L’anno che abbiamo davanti, il 2014, è caratterizzato da diversi grandi eventi sportivi, dai Giochi Olimpici Invernali di Sochi ai Campionati del mondo di calcio del Brasile, eventi che costituiscono un incredibile impatto sociale ed ambientale in questi Paesi. La Uisp vuole portare la propria voce anche in questi grandi momenti di sport, per chiedere che tutte le istituzioni colgano l’occasione per mettere al centro dell’iniziativa diplomatica il tema dei diritti di tutti e di tutte. Per questo diciamo A Sochi per i diritti, per chiedere che in Russia siano contrastate alcune politiche discriminanti. In

particolare chiediamo che siano riconosciuti i diritti LGBT, superando leggi omofobe e discriminanti nei confronti degli omosessuali. Crediamo che siano importanti alcune scelte diplomatiche come quella del Presidente degli Stati Uniti d’America di mandare alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi Billy Jane King, grande ex atleta dichiaratamente lesbica, da sempre impegnata per il riconoscimento dei diritti delle comunità LGBT. Crediamo che anche l’Italia debba dare un segnale diplomatico importante, che metta al centro il tema dei diritti. Questa deve essere l’occasione per rilanciare anche nel nostro Paese una iniziativa comune per il riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali. Le Olimpiadi di Sochi, così come i grandi eventi, devono essere una occasione perché siano superate le politiche discriminanti nei confronti delle donne, degli omosessuali, delle persone disabili, degli immigrati, delle persone di diverso orientamento politico e religioso». www.uisp.it

Arci Valle Susa accanto ai lavoratori licenziati della Agrati di Collegno

Arci Valle Susa si schiera accanto alle lavoratrici e ai lavoratori licenziati della Agrati di Collegno (ex Fivit Colombotto) e aderisce alla petizione lanciata in rete per chiedere la revoca dei licenziamenti. La A.Agrati S.p.A svolge attività di progettazione, produzione e commercializzazione di sistemi di fissaggio, ed il 30 gennaio 2014 ha avviato una procedura di licenziamento collettivo per gli 82 lavoratori dell’unità produttiva di Collegno. Le motivazioni addotte dall’azien-

da sono legate alla crisi del mercato dell’auto, del mercato distributori e del settore elettrodomestico; motivazioni di competitività legate alla concorrenza delle produzioni in Estremo Oriente e motivazioni industriali secondo le quali secondo le quali gli impianti sarebbero saturati solo al 40% della capacità produttiva. L’azienda dal 2009 ad oggi non ha utilizzato una sola ora di cassa integrazione (CIG) in nessuno stabilimento e non intende utilizzare ammortizzatori sociali, procedendo immediatamente con la messa in mobilità di tutti i dipendenti. Chiediamo all’azienda di revocare i licenziamenti ed alle istituzioni l’apertura di un tavolo di crisi, già richiesto dalle organizzazioni sindacali. Firmate la petizione su www.avaaz.org/it/petition/A_Agrati_di_Collegno_TO_Annullare_il_licenziamento_di_82_famiglie


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Arci Milano, modello e stimolo per la città L’8 e il 9 febbraio si è tenuto presso l’Arci Corvetto il Congresso milanese con 69 su 140 circoli partecipanti e 129 delegati. Secondo mandato per Emanuele Patti ed elezione di un consiglio direttivo nuovo, espressione più decisa della varietà del tessuto associativo, sia per provenienza territoriale che per tipologia di circolo rappresentato. Molti i temi dibattuti in questo weekend: dalla centralità dell’associazionismo e del terzo settore, al valore aggiunto rappresentato dal tessuto circolistico, dal senso identitario e di appartenenza alla nostra associazione al modo in cui il nostro quotidiano agire associativo incide sul territorio metropolitano. Il

percorso già intrapreso con molte altre realtà del terzo settore (da Expo dei Popoli a Cascina Triulza) ha portato l’assemblea a demandare al prossimo gruppo dirigente l’istituzione di tavoli di lavoro sui temi messi all’ordine del giorno per Expo 2015. Tra gli emendamenti statutari, l’impegno nella lotta alle mafie e alla criminalità organizzata che mette Arci Milano nelle condizioni di «costituirsi parte civile nei processi penali per i delitti di cui all’art. 416 bis e ter del codice penale». Molte anche le presenze di ospiti esterni: Ada De Cesaris vice sindaco di Milano, Elena Iannizzi, Assessora di Sesto San Giovanni, Anpi, Sel, Pd e comitato politico federale di

A Rimini passaggio di consegne di Massimo Spaggiari presidente uscente Arci Rimini

Una delle conseguenze del legame dell’Arci con il territorio è la grande varietà di identità organizzative locali che l’associazione esprime. Di conseguenza, non sempre possono essere applicate le stesse regole ovunque. La ‘regola dei due mandati’, ovvero l’ineleggibilità dei Presidenti per più di due mandati consecutivi, è una di queste regole. Nei piccoli e medi comitati territoriali (Rimini è uno di questi) il ricambio del Presidente richiede alcune circostanze favorevoli che si presentano occasionalmente. Nel nostro caso, l’avvicendamento avvenuto con il Congresso del

5 febbraio scorso è dovuto a due fattori: in primo luogo un andamento positivo del tesseramento, raddoppiato dal 2010 ad oggi, che consente alla nuova presidenza di gestire un bilancio sano e la conseguente possibilità di innescare un reale percorso di rinnovamento; in secondo luogo la disponibilità di una persona che, benché molto giovane, ha già realizzato in Arci esperienze sufficienti per assumere consapevolmente nuove responsabilità. Si è quindi conclusa la mia esperienza di presidente territoriale Arci, iniziata nell’ormai lontano 1996, con un passaggio di consegne che è anche un

A Massa Carrara per ‘fare società’ La cultura del bene comune è stata al centro della riflessione del congresso Arci Massa Carrara che si è svolto presso la sede del circolo Arci Focus a Massa lo scorso 8 febbraio. Di fronte ad oltre 30 delegati, espressione del territorio, il Presidente uscente Umberto Moisè ha introdotto i lavori ricordando quanto sviluppato nei 4 anni trascorsi dal precedente congresso. Dall’accoglienza dei profughi durante l’emergenza Nord Africa, alle iniziative in campo culturale, dall’impegno su tematiche come quelle delle nuove povertà, all’intervento nella situazione del carcere di Massa, sono stati ripercorsi nei lavori

della mattinata i settori principali d’intervento di un’associazione che sul territorio è da sempre un importante punto di riferimento per il campo progressista, i movimenti e le istituzioni. Dopo i saluti degli ospiti e del presidente regionale Arci Gianluca Mengozzi, nei lavori del pomeriggio è stata la voce dei circoli ad essere protagonista, con il racconto delle tante esperienze, anche diverse tra loro che tengono insieme in un’unica idea di ‘fare società’, dal piccolo circolo della Lunigiana a rischio spopolamento, a quello culturale che porta avanti un’esperienza di radio comunitaria sul territorio: Contatto Radio.

congressiarci Rifondazione. La tavola rotonda intorno al tema L’associazionismo in tempo di crisi ha visto la partecipazione di Pierfrancesco Majorino Assessore di Milano, Altromercato, Consorzio Siss, Acli e Cgil. «Arci è un elemento fondamentale nella vita della città - ha detto la vicesindaco De Cesaris - deve essere modello e stimolo per quest’amministrazione» e ha aggiunto «costruiamo l’area metropolitana insieme alla rete dei circoli del territorio». «Due giorni di vivace dibattito e di riflessione – dice Emanuele Patti - siamo cresciuti progressivamente in questi anni e questo indica il radicamento sociale delle nostre basi associative. Ci aspettano però anni di lavoro intenso per potenziare il senso di appartenenza, ampliare lo sviluppo associativo, consolidare le relazioni istituzionali, i progetti, il ruolo nelle interlocuzioni pubbliche». www.arcimilano.it

cambio generazionale: la nuova Presidente Alida Paterniani non ha ancora compiuto il ventisettesimo anno di età, ma sia per studi compiuti, sia per esperienze svolte a partire dal servizio civile, sia per attitudini dimostrate nelle attività associative, offre garanzie di competenza ed equilibrio. Peraltro il Congresso con questa scelta segna anche una continuità: il binario strategico su cui il comitato Arci di Rimini continuerà a cimentarsi è l’associazionismo dei giovani e dei migranti, temi che hanno caratterizzato la storia del comitato di Rimini e su cui si è formata la nuova Presidente. Non nascondiamo l’intenzione di proporre una sfida: uscire dalla crisi investendo su coloro che ne stanno subendo le conseguenze più pesanti. L’auspicio è che l’Arci sappia essere per Alida, come è stata ed è per il sottoscritto, una comunità temeraria e solidale. La voglia di partecipazione dei circoli e la consonanza nel ritrovarsi nei valori fondanti di Arci, anche e soprattutto in un momento di crisi economica, sociale e culturale del territorio, hanno fatto sì che si potesse procedere ad una riflessione sul rinnovamento degli organismi dirigenti: ne è uscito un direttivo provinciale in larga parte di facce nuove, con una buona presenza della componente femminile e con una età media che dà prospettiva al lavoro del comitato. In questa logica il nuovo direttivo, convocato al termine dei lavori congressuali ha deciso di procedere all’elezione di un nuovo presidente del comitato provinciale: Matteo Bartolini, 39 anni di Carrara, sul cui nominativo durante i lavori congressuali si era svolta una raccolta di firme tra i delegati per proporne la candidatura.


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congressiarci

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Sardegna, prima regione a congresso di Marino Canzoneri neopresidente Arci Sardegna

Domenica 9 febbraio alle 10.30 presso i locali del Ghetto ebraico a Cagliari, si è riunito il congresso del comitato regionale Arci Sardegna, a conclusione di una densa stagione congressuale che ha impegnato tutte le basi associative della Sardegna e che nella settimana precedente era culminata nella celebrazione dei congressi nei tre comitati territoriali in cui si articola la presenza dell’Arci sull’isola. Il dibattito congressuale ha avuto tre fasi distinte: la mattina dedicata agli interventi dei numerosi ospiti del congresso; il pomeriggio dedicato agli interventi

dei delegati sui temi congressuali, sulla situazione dell’Arci regionale e sul lavoro che attende il nuovo consiglio direttivo; il tardo pomeriggio dedicato alla approvazione del documento politico proposto all’assemblea congressuale, all’approvazione delle modifiche statutarie che hanno introdotto la figura del ‘segretario regionale’, all’elezione del nuovo consiglio regionale. Elencherò in maniera necessariamente succinta i temi più importanti affrontati: la questione della identità della cultura e della lingua sarda non sufficientemente affrontata in precedenza; la necessità

Nuova presidente per Arci Empolese Valdelsa In direzione ostinata e contraria è il motto che ha contraddistinto il XII Congresso dell’Arci Empolese Valdelsa che si è svolto sabato 8 febbraio a Montespertoli. Dirigenti e soci dei circoli Arci dell’Empolese Valdelsa hanno dichiarato la loro ‘direzione ostinata e contraria’, donne e uomini schierati contro un sistema di pensiero dominante che privilegia l’apparire all’essere, che si sono impegnati a lavorare affinché il circolo torni ad essere vissuto come scelta di appartenenza consapevole ad una precisa identità valoriale. Circoli Arci protagonisti di una sana socialità, motori, energie, spinte, per costruire ambiti culturali che smuovano le sensibilità delle persone,

delle comunità in cui vivono. Dirigenti, volontari, compagni protagonisti di una nuova resistenza al degrado etico, civico e sociale: nuovi partigiani di civiltà. Un momento importante questo per l’associazione che ha visto la rinuncia alla candidatura per la presidenza di Sergio Marzocchi, che lascia il testimone dopo più di trenta anni di impegno e grande passione durante i quali l’associazione è cresciuta, ha saputo trasformarsi pur mantenendo solide radici nel passato e ha saputo affrontare battaglie difficili, come quella contro le slot machine nei circoli o quella per il riconoscimento del ruolo e del valore sociale dei circoli. È Chiara Salvadori, 27 anni, laureata in Scienze delle comunicazioni all’Univer-

di rafforzare alcuni progetti che coinvolgendo diversi circoli e diversi comitati territoriali hanno una dimensione regionale o nazionale. In particolare rafforzare la partecipazione al ‘Treno della Memoria’ per contrastare fenomeni di oblio e negazionismo sempre più marginali ma anche sempre più aggressivi fra i giovani e implementare modalità di formazione di nuovi dirigenti di circolo, di territoriale e di regionale per garantire il rinnovo della classe dirigente Arci. Si è infine constatato che pur in presenza di un’accesa dialettica, questi ultimi anni hanno portato la vita dell’Arci Sardegna ad una condizione di normalità, dopo troppi decenni di tumultuosa conflittualità che ne aveva bloccato l’attività. Il congresso ha quindi optato per un rinnovo delle cariche sociali nel segno della continuità.

sità di Siena e responsabile del settore politiche sociali da più di cinque anni presso il comitato, volontaria da sempre presso un circolo Arci del territorio (Monterappoli) la nuova presidente eletta dal consiglio direttivo. È con lei che l’associazione continuerà a lavorare per dimostrare che dalla disgregazione sociale, culturale, etica è possibile uscire avviando un percorso di rilettura della nostra esistenza, in relazione ad un nuovo ‘concetto di ricchezza’: più cultura e meno merci, più relazioni umane e meno egoismo, più confronto e meno competizione, più comunità e meno individualismo. Struttura di base, livelli intermedi, comitati territoriali e regionali, il nazionale, il tutto intrecciato con la politica, i servizi, le risorse ma soprattutto con le necessità e i bisogni delle basi associative: questa è l’Arci che vogliamo. L’Arci come somma di circoli, territori e soci.

Bilancio positivo a Pescara Si è svolto sabato scorso al circolo Tipografia il secondo Congresso dell’ Arci Pescara in vista di quello nazionale, il XVI, che si celebrerà dal 13 al 16 marzo, con un minimo comune denominatore, Il valore dell’associazionismo nel tempo della crisi, che ne ha informato interventi e programmi. L’incontro arriva a sette mesi di distanza da quello precedente che ricostituiva forme e finalità dell’assetto associativo locale, e il segretario Valerio Antonio Tiberio ha tracciato un bilancio, deci-

samente positivo, dell’egregio lavoro svolto finora dai 20 circoli attivi che annoverano al loro interno quasi 10mila soci, un numero impressionante vista anche la ‘tenera età’ di questo nuovo soggetto. Un merito riconosciuto e sostenuto visibilmente da alcuni partecipanti di spicco come Giovanni Di Iacovo, Consigliere Comunale SEL, Marinella Sclocco, Consigliere Regionale PD, Marco Rapino, Segretario GD Abruzzo, Francesca Ciafardini, Segretaria Provinciale PD, Moreno Di Pietrantonio, candidato

sindaco, che sono intervenuti per esporre proposte e preoccupazioni su temi sentiti e vissuti nel sociale, come l’associazionismo, il dialogo con le istituzioni, il fiume, i giovani. In chiusura del congresso la proiezione di Arci in a day, un documentario illustrativo delle varie esperienze circolistiche locali, sapientemente diretto da Massimiliano Costantini, strizzando l’occhio ad un ritrovato movimento neorealista che con Gianfranco Rosi e il suo Sacro GRA è tornato prepotentemente alla ribalta.


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daiterritori

Arci Modena raccoglie fondi per la Polivalente Forum Bastiglia Gravi i danni dopo l’alluvione di Michela Iorio Arci Modena

Il 19 gennaio si è rotto un argine del fiume Secchia, uno dei due corsi d’acqua che delimitano i confini della provincia di Modena. In poche ore un muro d’acqua che ha superato i due metri ha travolto i Comuni di Bastiglia, Bomporto, Camposanto e Modena. Oltre 200 sfollati e danni ingenti a case e attività commerciali, il risultato di un disastro idrogeologico le cui cause sono ancora in fase di accertamento. Anche la polivalente Forum Bastiglia è stata duramente colpita dalla terribile esondazione. Arci Modena ha lanciato una raccolta fondi per aiutare i volontari e i soci a riprendere le attività sociali e ricreative istituendo un conto corrente su Banca Etica (IT 26 N 05018 02400 000000170070). «Il piano terra dell’edificio è seriamente danneggiato con pareti e impianti da rimettere in sesto, così come le attrezzature del bar, giudicate irrecuperabili - commenta Greta Barbolini, presidente di Arci Modena - siamo stati a fare il sopralluogo con il presidente Paolo Cestari e ci siamo trovati davanti una scena desolante. Siamo vicini alle persone colpite dal disastro e vogliamo dare anche noi un nostro contributo. Il nostro obiettivo è quello di dare una mano affinché uno dei centri della vita sociale della cittadina di Bastiglia possa al più presto riaprire, per dare opportunità di incontro e socialità ai suoi abitanti. Abbiamo già ricevuto l’interessamento di altri comitati e circoli in Italia. Come è già successo per il sisma del 2012, la rete Arci sul territorio nazionale si è già messa in moto per sostenerci». La Polivalente Forum Bastiglia ha messo a

disposizione il primo piano, salvatosi dalla devastazione, perché fosse trasformato in asilo e scuola materna per i bambini più piccoli a partire dal 3 febbraio, quando si è deciso di riaprire le scuole. Il Governo ha riconosciuto la specificità nazionale dell’emergenza che stanno vivendo i territori modenesi, colpiti dall’alluvione,

in più READING E APERITIVO TRANI (BT) In una suggestiva

cornice a lume di candela, gustando un ottimo aperitivo, sarà possibile assistere a L’amore, a dirlo, è una cosa difficilissima, reading di Andrea Donaera con l’accompagnamento della chitarra di Alessandro Solidoro. L’evento è stato organizzato in occasione dell’iniziativa M’illumino di meno da Ciclomurgia, il Comitato per il bene comune, il circolo locale Arci Hastarci, Anima Terrae e il coordinamento Rifiuti Zero. L’appuntamento è venerdì 14 febbraio alle 21 presso la nuova sede dell’Arci, in via Pedaggio Santa Chiara numero 138. fb Hastarci Trani

INIZIATIVE AL TINA MERLIN MONTEREALE VALCELLINA (PN) Il circolo Arci Tina Merlin

dopo il terremoto del 2012. Vasco Errani, il Governatore della Regione, ha chiesto di arrivare ad una soluzione condivisa per il riconoscimento di tutti i danni alle proprietà private, alle aziende, agli esercizi commerciali e, soprattutto, all’agricoltura. «Senza nulla togliere alla gravità della situazione che, a causa delle avversità climatiche, si è verificata in altre parti del Paese – spiega Tiziano Rabboni, assessore regionale all’Agricoltura – è evidente che quello modenese è un caso che presenta caratteristiche di assoluta unicità. Ciò vale in particolare proprio per il comparto agricolo, il settore produttivo più colpito dall’alluvione. Una prima stima dei danni si aggira, considerando sia le perdite produttive sia i danni ai fabbricati rurali residenziali e produttivi, intorno ai 54 milioni di euro». La nuova ondata di maltempo e l’allerta lanciato nella serata del 10 febbraio sta tenendo col fiato sospeso i cittadini della Bassa ancora una volta colpiti da un evento naturale. La zona è, infatti, parte di quella che nel 2012 fu colpita dal sisma. Fino al 14 febbraio è attivo lo stato di preallarme dovuto al permanere di condizioni di criticità dovute all’inondazione. Fino a domenica 16 febbraio è previsto il passaggio di due perturbazioni che porteranno precipitazioni intense nella zona e, si spera, senza apportare altri danni. Nel frattempo le scuole sono state chiuse nuovamente in via precauzionale. www.arcimodena.org

festeggia il suo 15° compleanno con tre iniziative: dopo la degustazione dell’olio extravergine d’oliva e l’aperitivo in occasione di M’illumino di meno, il 15 febbraio alle 19 appuntamento con lo spettacolo Spremute,ovvero l’arte di ARrANCIArsi. Le Leaving Brains approfondiscono il tema della vita del giovane precario, in particolare dal punto di vista femminile. www.arcitinamerlin.it

INCLINI ALL’AMORE IGLESIAS (CA) Il Centro ini-

ziative culturali Arci, in collaborazione con la Società operaia industriale di mutuo soccorso, organizza per venerdì 21 febbraio alle 17:30, presso la sede della S.o.i.m.s. in via XX settembre, la presentazione del libro Inclini all’amore di Tijana M. Djerkovic che sarà ospite della serata. Presentano l’opera Laura Sanna e Marino Canzoneri, operatori culturali del Cic Arci di Iglesias. fb Cic-arci Centro Iniziative Culturali

LUMEN IN FABULA MONREALE (PA) In oc-

casione della decima edizione di M’illumino di meno, il Collettivo Arci Link promuove, il 14 febbraio alle 21.30, la quarta edizione di Lumen in fabula. Quest’anno si vola in Irlanda con lo spettacolo teatrale Even Trot di Roberta Petralia. Ingresso a 3 euro. fb Link Collettivo Arci


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Ad Arezzo il progetto ‘In-pari’ Percorsi di cittadinanza di genere Il progetto In-pari, portato avanti da Arci Arezzo grazie ad un finanziamento della Regione Toscana L.R 16/2009, nasce con l’obiettivo di sensibilizzare i ragazzi e le ragazze tra i 15 e i 20 anni al tema delle pari opportunità tra uomo e donne. Lo scopo è quello di far riflettere i giovani sulle disparità di trattamento che, troppo spesso, il ‘secondo sesso’ vive all’interno della vita politica, sociale e culturale del nostro paese e non solo in esso. Il progetto intende innescare nei ragazzi una riflessione sulle modalità di costruzione di quello che potremmo definire il «modello contemporaneo di cittadinanza di genere». Fornendo ai giovani gli strumenti culturali necessari per decostruire gli stereotipi che determinano le discriminazioni di genere, il progetto In-pari si fa promotore di una visione che concepisce l’istruzione come un dialogo critico aperto, all’interno del quale i giovani possano formarsi anche grazie al confronto reciproco. Il progetto ha già dato vita ad una pluralità di attività, tra le quali un laboratorio all’interno del Centro Giovani Onda d’Urto, che ha coinvolto moltissimi giovani nell’elaborazione di un teatro forum sui condizionamenti di genere, un’attività formativa che allo stesso tempo ha visto i ragazzi direttamente coinvolti nell’azione e nell’elaborazione di un video. Nei prossimi mesi sarà invece la volta delle scuole, dieci classi degli Istituti superiori della Provincia di Arezzo verranno coinvolte in un percorso formativo sui condizionamenti di genere operanti all’interno della vita quotidiana, della famiglia e in ambito lavorativo, attraverso attività interattive e ricerche specifiche. Usufruendo della presenza di un operatore e di un facilitatore, gli studenti parteciperanno a tutti gli effetti ad un laboratorio sulla cittadinanza, che si declina in questo caso come percezione del ruolo all’interno della propria vita quotidiana. L’intero progetto nasce dalla volontà di affrontare insieme ai giovani una tematica che troppo spesso viene trascurata all’interno dei percorsi formativi, ma che ci obbliga a riflettere sui dati che ancora oggi presentano una società nella quale persistono disuguaglianze di genere in tutti gli ambiti. Basti pensare alla partecipazione al mercato del lavoro, alle opportunità di carriera, ai ruoli e alla retribuzione. Il tasso di disoccupazione è oltre il triplo di quella maschile, l’occupazione femminile è ampiamente inferiore alla componente maschile, la rappresentanza politica di genere è ancora limitata, il lavoro atipico è più frequente per le donne che non per gli uomini e secondo uno studio Ires, a parità di professione e livello le donne guadagnano in media il 28% in meno degli uomini. Per questo crediamo assolutamente urgente coinvolgere i giovani e non solo in una riflessione, che parta appunto dal confronto. Gli operatori che stanno lavorando al progetto non sono infatti solo formatori, ma prima di tutto hanno come obiettivo quello di stimolare la discussione. www.arciarezzo.it

Iniziative all’Arci Benassi Un corso di cucina, due conferenze dedicate alla storia e alla cultura di Bologna in compagnia di Marco Poli, una rassegna cinematografica e molto altro ancora. È il programma delle iniziative promosse dal circolo Arci Benassi di Bologna nel mese di febbraio e rivolte a tutti i soci. Si comincia il 13 febbraio con i Giovedì in cucina: tre incontri, a cura de La pentola che bolle, per la preparazione di cene complete, dall’antipasto al dolce. Il 18 e 25 febbraio ci saranno I martedì di Marco Poli, due conferenze dedicate ad un’antica sagra di Piazza Maggiore e a Prospero Lambertini (a ingresso libero). Infine, martedì 18 febbraio alle 20.45 ultimo appuntamento con Cinemainsieme, la rassegna dedicata al conflitto arabo-israeliano. Nella sala dell’Oratorio don Bosco sarà proiettato Private di Saverio Costanzo. Ingresso a offerta libera. www.arcibenassi.it

daiterritori

EducaItalia, l’Italia che educa C’è tempo fino al 18 febbraio per iscriversi al progetto EducaItalia, l’Italia che educa, promosso da Arci Roma e Consorzio Nettuno con l’obiettivo di realizzare interventi a favore di giovani cittadini dei Paesi Terzi presenti in Italia, atti a favorirne l’integrazione sociale e la crescita personale. I corsi di lingua e cittadinanza italiana, che si svolgeranno presso le sedi della Scuola Popolare Interculturale dell’Arci di Roma, sono finalizzati alla diffusione della conoscenza della lingua e della cultura italiana presso i cittadini stranieri immigrati. romaimmigrazione@arci.it

Il premio dedicato a Bertoli Scadono il 31 marzo 2014 i termini per partecipare alla seconda edizione del Premio Pierangelo Bertoli dedicato ad uno dei cantautori italiani più impegnati degli ultimi decenni. Autore di canzoni straordinarie per la loro forza, ha descritto l’Italia con le sue tragedie e debolezze, anche raccontando storie d’amore popolari ed intense. È stato un cantante appassionato che ha collaborato con tantissimi suoi giovani colleghi scegliendo temi spesso scomodi per la morale e la politica dei suoi anni. La seconda edizione del Premio dedicato al Cantautore sassolese è indetta dall’associazione culturale Montecristo e dal Comune di Modena in collaborazione con Arci nazionale circuito musica, Arci Real, Arci Modena. Il Premio quest’anno prevede l’assegnazione di cinque riconoscimenti: Premio Pierangelo Bertoli ad artista big; Premio Pierangelo Bertoli A muso duro; Premio Pierangelo Bertoli Per dirti t’amo; Premio Pierangelo Bertoli Italia d’oro a tre cantautori della musica italiana; Premio Pierangelo Bertoli nuovi cantautori. www.bertolifansclub.org


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arcireport n. 6 | 13 febbraio2014

azionisolidali le notizie di arcs di Federico Mei

Cuba: inaugurazione del Cine-teatro Oasis

Sono in tanti quelli che passando di fronte al Cinema Oasis e vedendo il fermento di operai impegnati negli ultimi lavori, si fermano a chiedere quando il cinema entrerà finalmente in funzione. La data è infatti ormai fissata. Il prossimo 22 febbraio, alla presenza di una delegazione Arci, delle istituzioni cubane, della UE e dell’Ambasciata italiana, più di 300 cittadini (il cinema può contenere fino a 330 posti seduti) potranno assistere all’apertura ufficiale dopo 8 mesi di lavori. L’entusiasmo si può leggere sul volto delle persone. Il cinema era stato distrutto dall’uragano del ‘96, rimesso in piedi ‘alla bella e meglio’ e definitivamente abbandonato nei primi anni 2000, quando si è abbattuto un altro uragano. Ma non possiamo parlare solo di cinema. Il Cine-teatro Oasis infatti, come nella tradizione Arci, sarà uno spazio polifunzionale dove saranno realizzate attività culturali da parte dei diversi attori del territorio. Oltre alla sala cinema infatti, che sarà poi completata con allestimenti ed equipaggiamenti per potervi realizzare piece teatrali, è presente una sala espositiva, che può anche essere adibita per attività ricreative come corsi di ballo, arti plastiche ecc. e una arena all’aperto anche questa utilizzabile per varie attività oltre che per proporre rassegne cinematografiche soprattutto nelle caldi notte estive. Mercedes, la direttrice della Casa Cultura, ci spiega che dopo anni di discussioni giusto pochi mesi fa il Ministero della Cultura ha emanato una direttiva che esorta le diverse istituzioni del territorio a collaborare tra di loro mentre in passato questo difficilmente avveniva. Si tratta di un aspetto di primaria importanza in un luogo come Santa Fè dove l’unico spazio attivo al momento sarà proprio il Cine-Teatro in attesa che si completi anche la ristrutturazione della Casa Cultura. Morlote, ex presidente della AHS e attuale direttore del progetto non nasconde le ambizioni dello stesso e cioè di arrivare alla firma di un protocollo tra le varie istituzioni per suggellare la collaborazione, che rappresenterebbe una buona prassi di lavoro replicabile in molti altri territori e contesti. Se uno dei risultati del progetto era quello di migliorare il dialogo e la collaborazione tra le varie istituzioni culturali cubane possiamo affermare che siamo sulla buona strada. www.arciculturaesviluppo.it

società

Il futuro dopo 90 anni di Luca Landò direttore de l’Unità

Il 12 febbraio l’Unità ha compiuto novant’anni. Un giorno bellissimo, perché sono pochi i quotidiani in grado di soffiare su novanta candeline, ma soprattutto perché nessuno di loro può raccontare una storia come quella dell’Unità. E sono pochi, forse nessuno, quelli che possono dire di essere arrivati a un simile traguardo, non per merito di qualcuno, ma per l’impegno di tutti. Perché questo giornale non è fatto solo di lettori e giornalisti, direttori e amministratori. È il giornale dei diffusori, dei volontari, dei tipografi, dei fattorini. È il giornale di chi lo ha letto e lo sta leggendo, ma è anche il giornale di chi lo ha fatto e sostenuto nei momenti difficili, compresi gli anni neri del fascismo. È il giornale che finita la guerra si metteva in tasca e in bella mostra nei giorni di sciopero e nelle grande manifestazioni. Se parlate dell’Unità con persone che magari nemmeno votano a sinistra, scoprirete che nella loro famiglia c’è stato, c’è ancora, uno zio, un nonno, un cugino che legge l’Unità e la diffondeva da piccolo. Il giornale sta subendo una profonda trasformazione, perché c’è solo un modo per non sentire il peso degli anni: cambiare e innovare. Abbiamo un progetto ambizioso, quello di portare freschezza nelle pagine di carta e autorevolezza in quelle del web, creando un ‘giornale lungo’ capace di unire i nuovi media con quello più tradizionale che troviamo ogni giorno in edicola. Funziona più o meno così: a mano a mano che arrivano, le notizie più fresche e importanti vengono pubblicate sul sito, sui cellulari, sui tablet. È una informazione più immediata, dove il fattore tempo è il criterio principe. A quel punto inizia un lavoro inverso, più riflessivo: perché le notizie apparse sul sito vengono selezionate e lavorate. È l’informazione approfondita, un secondo livello che permette alle notizie più importanti del giorno prima di competere con quelle nuove che rimbalzano di ora in ora sui nuovi strumenti digitali. Ultim’ora e approfondimento. È tra questi due piani che si gioca la nuova sfida dell’informazione in generale e dell’Unità in particolare. C’è poi un aspetto, forse il più importante. L’Unità ha avuto un ruolo e un’influenza nella storia d’Italia contri-

buendo all’educazione democratica dei lavoratori durante la dittatura di Mussolini e negli anni della ricostruzione. Da sette anni siamo immersi in una crisi che ha prodotto uno smarrimento crescente che rischia di avere effetti devastanti. C’è un inverno ancora più freddo di quello che sta spazzando gli Stati Uniti in queste ore, è l’inverno del nostro scontento, che sta trasformando un Paese sfiduciato nel terreno di caccia dei populismi vecchi e nuovi che non a caso vedono nell’Unità un nemico da colpire. Perché ancora oggi questo giornale è il punto di ritrovo di chi si ostina a cercare una via d’uscita concreta e collettiva, dunque politica, ai problemi del Paese. Proprio questo, in fondo, è il senso del nome scelto da Gramsci e indicato nella famosa lettera del 12 settembre del ’23: «Dovrà essere un giornale di sinistra. Io propongo come titolo l’Unità puro e semplice che sarà un significato per gli operai e avrà un significato più generale».

arcireport n. 6 | 13 febbraio 2014 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Carlo Testini Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Paolo Beni Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 18.30 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

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