Arcireport n 6 2015

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settimanale a cura dell’Arci | anno XIII | n. 6 | 19 febbraio 2015 | www.arci.it | report @arci.it

L’Onu per una soluzione politica in Libia di Francesca Chiavacci Presidente nazionale Arci

ll Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha optato (stando agli ultimi fatti) per la linea dell’intervento ‘politico’ e non militare per affrontare la questione libica. L’inviato dell’Onu Bernardino Leon parla di un possibile accordo e di distanze non insormontabili tra le parti in causa. Per ora, tiriamo un sospiro di sollievo, soprattutto di fronte allo stop di una nuova escalation militare. Sembra addirittura aleggiare, senza rendersi manifesta, la consapevolezza (e noi dell’Arci e tutto il mondo pacifista lo abbiamo sempre saputo e denunciato) che le guerre per la cosiddetta esportazione della democrazia rappresentano un mostruoso fallimento, di cui le conseguenze oggi davanti ai nostri occhi, anche della frettolosa fine di Gheddafi, sono una dolorosa prova lampante. Ma questa decisione e questo stato di cose non ci lasciano per nulla soddisfatti. Il documento approvato alle Nazioni Unite appare una scelta dettata non dalla piena convinzione che le armi rappresentano la via sbagliata per affrontare i problemi, ma dai veti incrociati, dai diversi obiettivi che i membri del Consiglio di Sicurezza intendono perseguire. Quello che emerge

fino ad ora, e la posizione delle Nazioni Unite sembra confermarlo, è l’assenza di convinzione sul complesso di azioni che è necessario mettere in campo per fermare l’Isis da un lato e per creare condizioni di stabilità in Libia. Ancora una volta ci sembra insomma troppo debole la volontà politica dei paesi più forti di investire su soluzioni non armate ed incardinate fermamente in un quadro di collaborazione internazionale. E questa considerazione si fa più forte se si sottolinea l’assenza, in questo confronto internazionale appena andato in scena nel Palazzo di Vetro, di stati del mondo arabo che invece potrebbero rappresentare un supporto al superamento di questa fase. In queste ore si cerca di correre ai ripari dopo ritardi e clamorosi errori. Ma ancora non si vede all’orizzonte né una seria iniziativa politica sul piano internazionale, che rappresenterebbe la vera svolta dopo questi anni di conflitti dannosissimi, né un serio, approfondito e condiviso progetto di stabilità per quell’area. Anzi, assistiamo spesso a dichiarazioni che hanno come unico effetto quello di seminare panico. Da un lato i predicatori

d’odio nostrani, dall’altro ambasciatori che imprudentemente parlano del rischio di barconi di profughi zeppi di terroristi. Come se non si volesse vedere che gli attentati che hanno colpito l’Europa in queste settimane sono stati messi in atto da cittadini europei e che la questione del fondamentalismo religioso sia qualcosa di culturalmente più profondo e difficilmente eliminabile con mere soluzioni repressive o con frasi a effetto. Oggi serve più che mai ripartire dal dialogo e dalla mediazione. La situazione libica è segnata da numerose fazioni, parlamenti eletti, consigli nazionali provvisori, interessi che lucrano su greggio e traffico di esseri umani. L’unica via che può avere chance di successo è quella di un faticoso lavoro di ricomposizione delle fazioni e della popolazione civile, che coinvolga tutte le comunità locali libiche e che abbia tra gli obiettivi anche quello di mettere in discussione le royalties del petrolio, che deve diventare una fonte di ricchezza per tutte le comunità e non la condanna di quel paese. E all’Italia spetta, anziché partecipare alla semina del panico, essere in prima fila in una azione che ridia fiato seriamente a un lavoro, seppur difficilissimo, di diplomazia internazionale. E che possa essere tra i principali attori di un ritorno ad un’Onu forte e legittima nel suo ruolo. Ci auguriamo anche che il Parlamento Italiano sconfigga resistenze e reticenze e approvi al più presto la mozione per il riconoscimento dello Stato di Palestina. Infine, la nostra richiesta al Governo Italiano si estende anche alla questione umanitaria. Non dobbiamo dimenticare che chi soffre di più, le principali vittime di questa crisi, sono coloro che subiscono il giogo delle violenze e delle persecuzioni. In questo quadro e con l’auspicio che la diplomazia internazionale e l’Europa non nascondano la testa di fronte a questo dramma, pensiamo che sia indispensabile e urgente riattivare l’operazione Mare Nostrum e allo stesso tempo aprire, ricorrendo all’Alto Commissariato delle Nazioni unite per i Rifugiati (UNHCR), canali umanitari dai Paesi confinanti con la Libia. Assieme alla previsione di un sostegno ai principali paesi di confine, in primo luogo Egitto e Tunisia, che saranno senz’altro coinvolti nella gestione dei flussi di profughi e che corrono il rischio di un’estensione dell’intervento dell’IS nel loro territorio.


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paceedisarmo

Guerra e intervento militare non sono soluzioni per la martoriata Libia Il testo congiunto diffuso da Rete della Pace, Campagna Sbilanciamoci e Rete Italiana per il Disarmo Il caos libico non accetta scorciatoie, semplificazioni e improvvisazione. L’intervento armato non può che aggravare la situazione. Fermare la violenza in Libia, contrastare le milizie affiliate ad ISIS e tutti i gruppi armati è possibile senza più ripetere gli errori del passato, senza gettare ulteriore benzina sull’incendio. L’intervento del 2011 dimostra pienamente in questi giorni tutto il proprio fallimento. La situazione è drammatica in tutta la regione del Medio Oriente e dell’Africa Sub Sahariana, non solamente in Libia, e occorre agire con urgenza per mettere in sicurezza vite umane, per fermare le azioni criminali e terroriste, per ricomporre e riconciliare le diverse comunità etniche e religiose dell’intera regione. Questo l’obiettivo, la cui realizzazione dipende fortemente dal ‘modo’ in cui si cercherà di metterlo in pratica: fondamentale per non produrre ulteriori vittime e caos.

Noi riteniamo che sia necessario dispiegare una molteplicità di azioni, tra le quali: - chiedere ai Ministri degli Affari Esteri dei paesi europei di presentare richiesta presso la Corte Penale Internazionale dell’Aia di avviare un processo nei confronti di Abu Backr Al-Baghdadi: sia chiamato a giudizio come responsabile del sedicente «Stato Islamico» insieme agli esecutori e finanziatori dei crimini di genocidio, contro l’umanità e di guerra, così come previsto nello Statuto della stessa Corte; - sostenere la ricostruzione dell’assetto statuale libico, con tutte le forze della diplomazia e della politica, a partire

Il 20 e 21 febbraio a Perugia la seconda assemblea della Rete della Pace La Rete della Pace realizzerà a Perugia, nei giorni 20 e 21 di febbraio, presso la sede della Regione Umbria (Palazzo Donini) in corso Vannucci, la sua seconda assemblea nazionale annuale. Il programma prevede nella giornata di venerdì 20 febbraio, dalle ore 17 alle ore 19.30, presso Palazzo Donini, la tavola rotonda dal titolo Per una cultura della libertà e della pace: prima, dopo, attraverso Charlie Hebdo. Gli studenti si confronteranno con Adel Jabbar, sociologo, Monsignor Luigi Giulietti, Vescovo Ausiliario di Perugia - Città della Pieve, Paolo Butturini, Consigliere Nazionale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI). Sabato 21 febbraio, sempre presso Palazzo Donini, dalle ore 9 alle ore 12.30 si realizzerà l’assemblea annuale, con la presenza dei rappresentanti di tutte le associazioni, comitati, coordinamenti della pace locali, sindacati,

studenti, circoli che aderiscono alla Rete della Pace. Durante i lavori assembleari, oltre alla valutazione del primo anno di attività della Rete, si discuterà del ruolo e dell’azione che il movimento per la pace, per il disarmo, per l’azione nonviolenta deve avere nella società italiana ed europea, soprattutto, oggi, alla luce di quanto sta accadendo ai confini dell’Europa, dei nuovi venti di guerra e dell’attacco alle libertà e ai diritti nell’Europa stessa. Sarà questa l’occasione per lanciare la Campagna di raccolta firme, in Umbria, per la legge di iniziativa popolare che prevede la creazione di un Dipartimento di difesa civile, coerentemente con quanto espresso dalla Costituzione. L’Assemblea conta sul patrocinio della Regione Umbria. Sono previsti interventi da parte delle istituzioni locali, Regione Umbria e Comune di Perugia. www.retedellapace.it

dall’iniziativa dell’Onu per un accordo tra le parti: solo un’azione internazionale sotto egida Onu, costruita con il pieno coinvolgimento dei rappresentanti delle comunità locali e della società civile, potrà raggiungere un accordo che freni gli scontri tra gruppi armati; - la comunità internazionale, sotto guida ONU e con l’impegno e la cooperazione della Lega araba e dell’Organizzazione degli stati africani, deve farsi garante e protettrice di un futuro accordo di pace, anche al fine di mettere alle strette Qatar, Arabia Saudita ed altri paesi della regione che - in maniera ipocrita - sono responsabili nel sostegno e nella propagazione delle guerre in corso; - l’Unione Europea può inviare personale civile nelle zone più sicure per sostenere il protagonismo della società civile, delle comunità religiose e delle donne nella costruzione di un processo di pace, tutelando i difensori dei diritti umani e gli operatori di pace locale che più si espongono in questo momento. Questa sarà la missione dei futuri Corpi Civili di Pace; - bloccare le fonti di finanziamento del terrorismo, la vendita delle armi e di petrolio, le complicità con i diversi gruppi di miliziani armati che imperversano nella regione. Un modo per non diventare complici in un conflitto che ci vede già molto responsabili, e per non essere «imprenditori di morte pronti a fornire armi a tutti» come ha ricordato oggi lo stesso Papa Francesco. L’Unione Europea e i suoi stati membri devono fare la propria parte, garantendo assistenza umanitaria a profughi e migranti e cooperando con i paesi della regione che se ne stanno facendo carico. Abbiamo bisogno di una politica ed un impegno internazionale che dichiarino finita la stagione degli errori armati e degli interessi di parte riportando al centro l’interesse generale della comunità globale per la Pace, la libertà e per l’accesso ai diritti universali per tutte e per tutti.


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migranti/diritti

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Un appello dopo le ultime stragi nel Mediterraneo Promosso da Arci, Cgil, Libera, Acli, Legambiente, Gruppo Abele e Uil Si apre con una nuova tragedia il 2015 nel Mediterraneo, con centinaia di profughi morti, assiderati o annegati. Una tragedia che non può essere attribuita soltanto al cinismo di chi ha costretto queste persone a imbarcarsi nonostante il freddo invernale e le condizioni avverse del mare. Questa ennesima strage poteva essere evitata se il governo italiano non avesse deciso di sospendere Mare Nostrum, sostituendo un’azione dedicata alla ricerca e al soccorso in mare con l’operazione Triton, le cui finalità sono tutt’altre, e cioè il controllo e la sicurezza delle frontiere entro un raggio assai limitato. Ricordando le parole pronunciate dal Presidente della

Repubblica Sergio Mattarella, nel suo discorso di insediamento, su cosa debba intendersi per emergenza umanitaria, chiediamo all’Unione Europea, e facciamo appello in particolare alla vice Presidente della Commissione Federica Mogherini affinché promuova l’attivazione di canali

d’ingresso regolari in grado di mettere in salvo i profughi, consentendo loro di rivolgersi agli Stati e non ai trafficanti. Facciamo appello anche al Governo italiano affinché scelga la protezione delle persone anziché quella delle frontiere. Chiediamo al Presidente del Consiglio Matteo Renzi di riattivare l’operazione Mare Nostrum in attesa che gli Stati dell’UE modifichino le loro politiche, consentendo l’accesso regolare e in sicurezza alle nostre frontiere a chi fugge da guerre e persecuzioni. Questa è anche l’unica via per contrastare efficacemente la criminalità e i trafficanti di essere umani.

Al via la campagna Unar ‘Spegni le discriminazioni, accendi i diritti’ di Mauro Valeri Unar

La lotta contro le discriminazioni è e deve essere un impegno quotidiano, perché, come la storia ci insegna, tutti noi potremmo essere vittima di discriminazione e perché una società che discrimina è una società in cui si vive male. È però evidente che questa lotta sia ancor più necessaria in un periodo, come quello attuale, di crisi economica e sociale, di nuovi allarmismi spesso alimentati con l’obiettivo di ottenere qualche voto in più o di vendere qualche copia in più, che continuano ad individuare nel ‘diverso’ il facile capro espiatorio di tutti i problemi, che ovviamente hanno altre origini. È anche per questo che, oltre all’attività quotidiana incentrata sulla raccolta delle segnalazioni e l’adozione di misure atte al contrasto e alla prevenzione delle discriminazioni, l’UNAR - Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha lanciato la campagna informativa Spegni le discriminazioni, accendi i diritti volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del contrasto alla discriminazione e a favorire la conoscenza da parte delle vittime e dei testimoni di discriminazioni degli strumenti di tutela esistenti. La cam-

pagna mira a divulgare il servizio offerto dal Contact Center Unar che, attraverso il numero verde 800901010 ed il sito www.unar.it, raccoglie denunce e segnalazioni da parte di vittime o testimoni di discriminazioni per origine etnica, età, credo religioso e convinzioni personali, disabilità, orientamento sessuale e/o identità di genere. In un momento in cui si discute molto di dialogo interculturale e rispetto delle differenze, il messaggio chiave della campagna è che discriminare è vietato e che, per questo, il Contact Center dell’UNAR costituisce un presidio di garanzia ed uno strumento efficace per favorire l’emersione e la rimozione delle discriminazioni. La campagna, il cui claim è «Contact Center UNAR, spegne le discriminazioni, accende i diritti», sarà assicurata per tutto il mese di febbraio, sulle reti televisive e radiofoniche Rai, Italia 1, Mtv, radio RTL, radio e tv locali

e su diversi quotidiani come la Gazzetta dello Sport, Metro, Leggo, settimanali come Tv sorrisi e canzoni, oltre che su alcuni siti sia di quotidiani sia delle associazioni che si occupano della lotta alle discriminazioni. Altre importanti iniziative verranno adottate in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale, istituita dalle Nazioni Unite nel 1966, e che ricorre ogni anno il 21 marzo, in ricordo del massacro di Sharpeville nel 1960, quando vennero massacrati 69 manifestanti che protestavano contro la legislazione di segregazione adottata dal governo sudafricano. Come in passato, anche per l’XI edizione l’UNAR promuoverà una serie di iniziative che dureranno tutta la settimana, dal 16 al 22 marzo, attraverso il coinvolgimento dell’Anci, delle associazioni che nel territorio sono impegnate nella lotta al razzismo e delle scuole. La campagna sarà diffusa anche in diverse stazioni ferroviarie come quelle di Milano e Roma, sui mezzi pubblici di alcune città e vari centri commerciali. Sono iniziative importanti, che però per essere davvero efficaci richiedono un’attiva partecipazione da parte di tutti, perché di tutti è un presente e un futuro migliore.


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solidarietàinternazionale

“No cooperation with occupation” Il viaggio di conoscenza di Arci Milano in Palestina di Graziano Fortunato Arci Milano

«No cooperation with occupation». Con queste parole ci accoglie Jamal, a Ramallah, capitale politica della Palestina, ci racconta la campagna internazionale che sta partendo per cercare di rimettere la questione palestinese al centro del dibattito politico, ci dice cosa dovrebbero fare gli organismi internazionali, cosa potremmo fare noi società civile e anche quale è il compito del popolo palestinese che deve riuscire a stare unito e comunicare bene la differenza tra gli occupanti e i cittadini israeliani comuni. Crediamo di uscire con le idee un po’ più chiare, illusi… dopo l’incontro con Mustafà di Medical Relief, le cartine di West Bank, le violenze dei militari e dei coloni nei confronti di donne e bambini palestinesi, che vogliono solo attraversare una strada, si mescolano ai dati su Gaza e alle immagini della distruzione e del loro infaticabile lavoro. Ma la Palestina è anche la bella faccia di Magdi, sindacalista reinventato guida turistica ed educatore di Nablus, visitiamo la fabbrica del sapone e i luoghi della prima e seconda intifada. Arrestato per la prima volta a 10 anni e poi a 11 a 12 … ci racconta il lavoro di strada fatto con i ragazzi per educarli a

non tirare le pietre a qualsiasi mezzo che non sia palestinese e oggi i grandi sorrisi che questi ragazzi ci porgono, qui di turisti ne arrivano ben pochi. Ashraf ci ha accompagnato nei luoghi più contraddittori e pesanti di Hebron, culla dei patriarchi e Betlemme, quella della chiesa della natività ma anche quella del muro più presente; a Hebron l’aria è pesante, i negozi sono chiusi, l’antico suq è inscatolato tra grate e filo spinato e sulle torrette decine di militari che controllano tutto, nel centro 400 coloni difesi da più di 2000 militari e ti domandi che razza di vita fanno anche loro, quale è la logica di un insediamento di questo tipo se non quella della provocazione e dello scontro. Anche a Hebron nessun turista, Betlemme invece è piena di pellegrini che arrivano con il bus nel parcheggio sotto la chiesa, salgono, visitano e ritornano, i negozi della strada principale sono tutti chiusi e il muro che chiude tutta la città lo

Con la Ligue des droits de l’homme sul Gender Pay Gap di Federica D’Amico Arcs

Con il capofilato della Ligue des droits de l’homme e il finanziamento della Commissione Europea - DG Justice, è stato avviato il progetto Agir contre les écarts de salaire Femmes/Hommes (GPG): prendre en compte le cas des aidantes informelles (Agire contro gli scarti salariali donna/uomo (GPG): prendere in considerazione il caso delle ‘badanti informali’). Si è svolto infatti a Parigi il 26 e 27 gennaio 2015, il seminario di lancio dell’iniziativa. Si tratta di un’azione con un partenariato variegato: sindacati e istituti di ricerca francesi, la Ligue del Lussemburgo e quella austriaca, e l’Arcs come referente italiano. Il progetto mira, in una sua prima fase, a studiare l’impatto che il lavoro di cura svolto all’interno della famiglia, prevalentemente da parte delle donne lavoratrici, ha sulla loro progressione salariale e di carriera, ma anche sulle relazioni con

colleghi e datore di lavoro. Nei paesi coinvolti verranno studiate le politiche pubbliche in materia e realizzate interviste e ricerche sul campo volte a sviscerare le problematiche economiche e sociali che derivano dallo svolgere un lavoro di cura non remunerato per un congiunto e le difficoltà a conciliarlo con gli impegni personali, familiari e lavorativi. I risultati di questa prima fase verranno presentati al prossimo meeting di progetto che si terrà in ottobre a Roma. Per questo appuntamento l’Arcs, che sta curando le attività in Italia, organizzerà eventi istituzionali e di visibilità, compresa la pubblicazione di uno studio sintetico basato sui risultati delle interviste, per sollecitare la discussione su una tematica che il più delle volte è lasciata all’interno della famiglia. Verrà anche presentato il piano di comunicazione, a cura di Arcs, da condividere a livello europeo. Una nuova sfida sulle tematiche di genere ci attende.

vedono solo da lontano. Ma la Palestina è anche Gerusalemme, siamo in Saladin street, tra la porta di Erode e quella di Damasco, visitiamo questo incantesimo (così complesso) insieme a Rafi, una vera ‘mite’ guida armena, che ci fa cogliere gli aspetti politici ma anche quelli storici artistici e culturali della Città Vecchia, ci accompagna al Muro del pianto e al Santo sepolcro, ai Getsemani e alla chiesa armena, racconta una storia millenaria di pace e di conflitti che arriva sino ai giorni nostri ma lo fa sempre con l’attenzione e la cura a non offendere nessuno dei popoli che abitano questa terra troppo promessa. Solo quando scendiamo dal Monte degli Ulivi ‘apre’ una finestra personale e ci dice che la sua famiglia non può seguirlo a Gerusalemme, solo lui ha un permesso come guida. Visitiamo anche Gerusalemme ovest, il Museo dell’Olocausto e il quartiere di Mea Sharim e le riflessioni si sommano, come può un popolo che ha subito tanto orrore non rendersi conto di quello che sta facendo oggi ai danni di un altro popolo, come si possono sopportare campi profughi dal 67, strade chiuse, città segregate da muri dell’apartheid e continui nuovi insediamenti di coloni. Visitiamo anche Gerico e facciamo il bagno nel Mar Morto, non siamo una delegazione politica, questo è solo un viaggio di turismo consapevole in punta di piedi dove le semplificazioni diventano banali. Il gruppo di 16 persone (nessuno mai stato in Palestina) è semplicemente perfetto, mai un lamento, nessuna banalità, si affida alla nostra guida partita dall’Italia con l’intelligenza della curiosità ma senza strafare e così uno di loro trova una libreria francese dove tra le cartoline emerge quella che ricorda ‘Vik’ Vittorio Arrigoni e Andalo insieme per mano. Torneremo nell’estate 2015, se volete venire con noi mettetevi in contatto. Grazie a Roberto Giudici e a Rafi, Magdi, Ashraf, Jamal, Moustafà e Ismael che ci hanno accolto sempre con un sorriso.


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pace

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La guerra del governo Renzi di Giulio Marcon deputato Sel

Venerdì 13, in nottata, la Camera dei Deputati - senza le opposizioni che avevano abbandonato l’Aula - ha modificato, nell’ambito della riforma della seconda parte della Costituzione, anche l’ex articolo 78, quello che norma le modalità della dichiarazione dello «stato di guerra». Ora basterà, con la modifica approvata, un voto della Camera dei Deputati (e non più anche del Senato), con la maggioranza assoluta dei componenti. Addirittura, in una prima versione, il governo aveva previsto la maggioranza semplice, cioè dei presenti. I deputati dell’Intergruppo per la pace avevano proposto che la maggioranza fosse qualificata, almeno dei due terzi. Visto che l’articolo 11 della Costituzione ci dice che «l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa», se questa deve essere dichiarata (evidentemente in casi eccezionali, estremi e solo per motivi di difesa dei confini), allora che sia una decisione il più condivisa possibile. I loro emendamenti sono stati bocciati. Perché la modifica di venerdì notte è gravissima? Perché la riforma costituzionale è affiancata da una riforma elettorale (l’Italicum) che prevede il premio di maggioranza al partito vincitore delle elezioni. Il combinato disposto delle due riforme dà di fatto

ad un partito politico (che potrà avere la maggioranza assoluta alla Camera anche con una maggioranza relativa dei voti dell’elettorato) il potere e la responsabilità di dichiarare lo «stato di guerra». Un’aberrazione. Pare che questa modifica sia stata fortemente voluta dai vertici delle Forze Armate e dalle ministre Roberta Pinotti e Maria Elena Boschi, assistite dagli accademici molto ‘agguerriti’ della Fondazione Magna Charta, quella di

L’Italia comprerà 90 F-35 L’Italia comprerà tutti e 90 gli F-35 che si era impegnata ad acquistare, nonostante le polemiche e nonostante parte della maggioranza abbia chiesto di dimezzare l’ordine, mentre parte dell’opposizione ha chiesto di cancellarlo del tutto. La notizia, data dall’agenzia Reuters, cita fonti americane e italiane, che precisano come l’Italia voglia così garantirsi che l’assegnazione della manutenzione di tutti gli F-35 europei al gruppo Finmeccanica non cambi.

Gaetano Quagliarello, una cima del pensiero costituzionale. Dal 1947 il Parlamento non ha mai dichiarato lo «stato di guerra», anche se di guerre - presentate come interventi umanitari e in nome dei diritti umani - ne ha fatte tante: Iraq, Kosovo, Afganistan e ora forse la Libia. Mai l’articolo 11 della Costituzione è stato così disatteso. L’ex articolo 78 era di fatto un articolo ‘simbolico’, che dava comunque al Parlamento un ruolo per una decisione tanto drammatica: la riforma costituzionale voluta da Matteo Renzi ha fatto di questo articolo il simbolo di un’altra cosa, la predominanza del governo sul parlamento. Il presidente del Consiglio sembra avere seguito le orme del vecchio Sidney Sonnino quando invocava: «Torniamo allo Statuto». Il vecchio Statuto Albertino infatti dava al Re il potere di dichiarare guerra. La modifica dell’ex articolo 78 di venerdì notte - similmente - dà questo potere al governo e al suo nuovo Re: il bullo fiorentino.

Spese militari, 542 milioni per le missioni Solo 69 per la cooperazione La spesa per le missioni militari all’estero diminuisce, nonostante il monte di spesa per il 2015 previsto dalla legge di Stabilità sia di 23,5 miliardi di euro, come lo scorso anno. Ma la spesa per la cooperazione internazionale fatta dal Ministero della Difesa resta infinitamente minore: 542 milioni di euro contro 69. Il Consiglio dei ministri del 10 febbraio ha autorizzato le spese militari per il periodo dal 1 gennaio al 30 settembre 2015. Saranno in totale 542.177.191 euro, contro i 550 milioni per sei mesi dello scorso anno. A questi, vanno poi aggiunti 170 milioni per i “processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e partecipazione”, di cui 120 milioni servono per finanziare le forze di sicurezza, polizia compresa, in Afghanistan. È l’Asia il continente per il quale l’Italia spende di più in missioni militari, con

397.983.596 euro. La missione più costosa è quello di contrasto all’Isis, per la quale l’Italia spende 132.782.371 euro. C’è poi la missione condotta insieme alla Nato in Afghanistan, Resolute support mission, per la quale il costo è di 126.406.473 euro. Ultima è l’Unifil, storica missione delle Nazioni Unite in Libano, per la quale l’Italia contribuisce con 119.477.897 euro. Per l’Europa l’Italia spende in missioni militari 83.865.796 euro, di cui 59.170.314 euro per le missioni nei Balcani (Multinational specialized unit, EULEX, Security force training plan in Kosovo e la joint enterprise). Altri 129.105.564 euro sono allocati per la missione della Nato nel Mediterraneo Active Endeavour, finalizzata al contrasto del terrorismo e dello scambio di armi. L’Italia è presente anche in Africa con uno stanziamento di 60.327.899 euro. Di questi 29.474.175 milioni sono spesi per la missione Atalanta, coordinata

dall’Unione Europea a partire dal 2008 con lo scopo di contrastare i pirati somali di Al Shabaab nello stretto di Hormuz. La zona è presidiata dagli italiani a Gibuti, dove il nostro esercito ha una base militare. Per il suo funzionamento, così come per le missioni EUTM Somalia ed EUTM Nestor, due missioni di monitoraggio dei confini marittimi e terrestri della Somalia. A queste voci di spesa si aggiungono altri 85.223.600 milioni per spese logistiche, di trasporto e assicurative. La cifra è superiore rispetto a quanto si spende per le iniziative di cooperazione allo sviluppo, che in tutto valgono 69,7 milioni di euro. Di questi, 68 milioni sono stanziati per la ricostruzione civile in Afghanistan, Guinea Conakry, Iraq, Liberia, Libia, Mali, Myanmar, Pakistan, Sierra Leone, Siria, Somalia, Sudan, Sud Sudan e Palestina. La cifra restante sarà investita nei programmi di sminamento umanitario.


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informazione

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Libertà di stampa, l’Italia arretra di 24 posizioni nel 2014 In aumento minacce mafiose e cause ingiustificate Peggiora lo stato della libertà di stampa nel nostro Paese: nella classifica redatta da Reporter Senza Frontiere l’Italia precipita di 24 posizioni, dal 49esimo posto al 73esimo. Pesano in questi ultimi 12 mesi «l’esplosione di minacce, in particolare della mafia, e procedimenti per diffamazione ingiustificati». In Italia nei primi dieci mesi del 2014 si sono verificati 43 casi di aggressione fisica e 7 casi di incendio doloso a case o auto di giornalisti. I processi per diffamazione «ingiustificati», secondo Rsf, sono aumentati da 84 a 129. Nella graduatoria l’Italia è superata anche da Paesi come l’Ungheria del discusso premier Orban o come Burkina Faso e Niger. Peggio in Europa è riuscita a fare solo Andorra. La situazione è in peggioramento in tutto il mondo: il rapporto parla di «una regressione brutale» della libertà di stampa nel 2014, conseguenza in particolare delle operazioni terroristiche dell’Is e di Boko Haram e in generale dell’aumento dei conflitti armati. Un «deterioramento globale» legato a diversi fattori, con l’esistenza di «guerre d’informazione» e «l’azione di

gruppi non statali che si comportano come despoti dell’informazione», ha dichiarato il segretario generale di Rsf. L’indicatore globale annuale, che misura il livello delle violazioni della libertà di informazione, è cresciuto a 3719 punti, quasi l’8% in più rispetto al 2014. E il peggioramento più grave riguarda l’Unione europea e i Balcani. «L’interferenza sui media da parte dei governi - si legge - è una realtà in molti Paesi dell’Ue. Ciò è dovuto alla concentrazione della proprietà dei mezzi di informazione in poche mani e nell’assenza di trasparenza sui proprietari». Inoltre «la Ue non ha regole sulla distribuzione degli aiuti di Stato ai media». Ancora, il controllo dei mezzi di informazione nelle aree di conflitto è diventato un vero e proprio strumento di guerra: in particolare l’Is sta usando i media come

uno strumento di propaganda e controlla cinque stazioni televisive a Mosul in Iraq e due nella provincia siriana di Raqqa. Per il quinto anno consecutivo, la Finlandia conserva il primato di Paese più virtuoso, davanti a Norvegia e Danimarca. Nella top ten anche Nuova Zelanda, Austria, Giamaica ed Estonia. Bene anche la Mongolia, il Paese che ha registrato l’incremento più significativo balzando dall’84esimo al 54esimo posto. L’Egitto, dove sono stati rimessi in libertà i due giornalisti di Al-Jazeera accusati di complicità con i Fratelli Musulmani, è al 158esimo posto. Tra i paesi dell’Ue, la Bulgaria è quello più indietro. Gli Stati Uniti si trovano al 49esimo posto (in calo di tre posizioni), la Russia al 152esimo, appena davanti alla Libia. I Paesi più pericolosi al mondo per i giornalisti sono risultati invece l’Eritrea, la Corea del Nord, il Turkmenistan e la Siria. In questo speciale indice di Reporter senza frontiere, l’Iraq sconvolto dai jihadisti dello Stato islamico occupa il 155esimo posto, la Nigeria dove agisce Boko Haram il 111esimo.

Basta tagliare l’ala di un caccia F35 per difendere il pluralismo informativo Sono oltre 200 le testate non profit che rischiano di chiudere, lasciando sul campo 3mila posti di lavoro tra giornalisti, grafici e poligrafici. Quotidiani locali, riviste di idee, periodici di comunità, settimanali cattolici, organi di informazione delle minoranze linguistiche, ma anche giornali nazionali di opinione, come Il manifesto. Mancano pochi giorni all’ora X, il tempo necessario per approvare il Milleproroghe, e il pluralismo informativo sarà solo un ricordo. Se il 2014 è stato un incubo per la stampa italiana con la chiusura di trenta testate storiche, e la perdita di 800 posti tra i giornalisti e mille tra grafici e poligrafici, il 2015 promette di essere peggiore. Il governo Renzi ha infatti dimezzato retroattivamente i contributi dell’editoria del 2013 dopo che queste aziende avevano già chiuso i bilanci. Se non ripristinerà nel Milleproroghe circa 90 milioni di euro, il governo dovrà affrontare i costi di un’emergenza occupazionale ed economica ben più pesante. Bruciando 300 milioni di copie distribuite ogni anno, 500mila pagine

di informazioni, verrà meno l’indotto di un’industria che ogni anno produce fatturato e lavoro per tipografie, trasportatori, distributori ed edicole. E il governo dovrà finanziare i costi per gli ammortizzatori sociali pari ad una cifra almeno doppia di quella che ritiene di rispwarmiare. Per impedire un simile disastro basterebbe, in fondo, tagliare un’ala ad un solo F35. Nove associazioni e sindacati dell’editoria cooperativa e non-profit vogliono a tutti i costi evitare questo scenario. L’Alleanza delle Cooperative Italiane Comunicazione, Mediacoop, la Federazione Italiana Liberi Editori, la Federazione Italiana Settimanali Cattolici, l’Fnsi, Articolo 21, l’Slc-Cgil, l’Associazione nazionale stampa online e l’Unione stampa periodica italiana hanno lanciato un appello online e la campagna di comunicazione Meno Giornali = Meno Liberi. «Il paradosso - scrivono i promotori - è che in questo modo le cooperative e le realtà editoriali senza scopo di lucro pagheranno due volte gli abusi che si sono verificati in passato: prima perché c’erano soggetti che rice-

vevano indebitamente i contributi, ora perché la battaglia di alcuni partiti per l’abolizione dei finanziamenti pubblici rischia di farle scomparire per sempre». Lo si può definire il paradosso della ‘casta’, o dell’’anti-politica’. Una retorica pervasiva che cancella ogni differenza culturale e sociale, e nega l’impegno dello Stato a promuovere uno dei diritti fondamentali: la libertà di espressione e di informazione. In nome della ‘libertà del mercato’, questa retorica giustifica la latitanza dello Stato nel sostegno al pluralismo dell’informazione e, soprattutto, legittima una situazione in cui l’informazione sarà prerogativa solo di pochi grandi gruppi editoriali, monopolisti di fatto in numerose realtà regionali. «Senza questi giornali - si legge nell’appello - l’informazione italiana perderebbe una parte indispensabile delle proprie esperienze». I promotori della campagna chiedono di ritirare i «tagli immotivati del contributo diretto all’editoria» e di avviare un tavolo con il governo sulla riforma dell’intero sistema dell’informazione.


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A Firenze la seconda edizione di ‘Decido io!’

Promossi da Libere Tutte e Arci Firenze gli appuntamenti dedicati alle libertà Libere Tutte e Arci Firenze promuovono la seconda edizione di Decido io!, una serie di incontri dedicati alle questioni della libertà di tutte e di tutti. Nel corso del 2014 sono già stati organizzati una serie di incontri di riflessione sui nodi su cui si deve misurare la libertà di tutte e di tutti. La libertà di decidere, che le donne da anni chiamano autodeterminazione, è fondamentale per la vita di ciascuna e ciascuno. La possibilità di decidere è la condizione base per l’esercizio della libertà, su cui una società democratica si deve fondare: non la libertà incontrollata del mercato e della finanza, i cui esiti nefasti sono sotto i nostri occhi e le cui conseguenze stanno gravando sulla nostra vita, ma la libertà coniugata con la responsabilità. «Responsabilità che – dicono gli organizzatori - dobbiamo avere verso noi stessi e verso le persone con le quali siamo in relazione. Quest’anno riprendiamo l’iniziativa con la stesse parole chiave: affermare ‘Decido io!’ non è un atto di egoismo, ma la valorizzazione piena della propria soggettività». Dal prossimo 25 febbraio sono in programma sei appuntamenti, tra cui la proiezione di un film, per discutere insieme di difesa della legge 194, fecondazione assistita, libertà di orientamento sessuale. Si comincia mercoledì 25 febbraio alle ore 21 al circolo Arci Le Panche, con Libere di scegliere: sessualità, maternità e aborto ci appartengono. Difendiamo la legge 194! Introduce Luisa Petrucci

di Libere Tutte, intervengono: Anna Pompili, componente FIAPAC (International Federation for Professionals in Abortion and Contraception) e del Coordinamento del Lazio degli operatori di contraccezione e aborto, e Maria (Milly) Virgilio, presidente associazione GIUdIT e componente del Coordinamento difesa 194, del Laboratorio per la laicità e della Libreria delle donne. Mercoledì 25 marzo alle 21 a Peretola SMS circolo Arci, a Firenze, ci sarà il secondo incontro: Liber*da ogni discriminazione sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Introduce Anna Picciolini di Libere Tutte, intervengono le associazioni Azione Gay e Lesbica, Gruppo Giovani Glbti* Firenze, Ireos Comunità Queer Autogestita, Rete Genitori Rainbow. L’incontro successivo si terrà il 15 aprile alle 21 al circolo Arci Lavoratori di Porta al Prato, a Firenze, e si intitola Liber* di essere. Per l’autodeterminazione delle persone con ‘differenze’ nello sviluppo sessuale. Sarà proiettato il film L’ultima estate a La boyita, per la regia di Julia Solomonoff. Interviene il Collettivo Intersexioni. Gli incontri proseguiranno fino a novembre. www.arcifirenze.it

A Roma c’è ‘Human Loops’ Danza, musica e poesia nel primo esperimento romano in anteprima in Italia di Human Loops, il progetto di teatro-danza ispirato alla community dance, ossia una forma di rappresentazione alla quale partecipano sia professionisti sia amatori, integrando danza, canto e teatro. Durante una settimana di workshop i partecipanti, seguiti da un team formato e diretto dalla coreografa, creano e sviluppano movimenti propri, suoni e loops: immagini/scene coreografiche cicliche che rappresentano comportamenti tipici dell’essere umano, movimenti della natura e del cosmo.

La partecipazione è gratuita e aperta ad ogni fascia sociale: uno degli obiettivi del progetto è proprio lo scambio interculturale che si produce tra i partecipanti, che si ritrovano a condividere un’esperienza di grande accrescimento morale, artistico e intellettuale. Per l’Italia si tratta della prima edizione assoluta. L’appuntamento è a Roma il 28 febbraio a partire dalle 19 all’Arci Malafronte e si inserisce all’interno della rassegna Roma Action Poetry, con una serie di appuntamenti dedicati alla poesia ibridata dalla musica, dal gesto, dal cinema, dalla scienza, dall’antropologia.

in più progetto led MILANO Il 25 febbraio alle 10 al

circolo Arci Corvetto si terrà il penultimo incontro del progetto LED (Laboratori di Democrazia Europea). Relatore sarà Gad Lerner, il tema trattato quello delle nuove destre in Europa. arcicorvetto.wordpress.com

canzoni contro la guerra PALERMO Appuntamento al Ma-

laussène sabato 21 febbraio alle 22 con Guido Politi e le sue Canzoni contro la guerra. Il suo ultimo pezzo inedito Buttala via, in cui racconta del cannoneggiamento sui ragazzini che giocano a pallone a Gaza, ha portato l’autore a raccogliere in un racconto cronologico, dai bombardamenti a Palermo del 1943 fino alle recenti brutture della guerra, dieci canzoni sul tema di cui sei inedite, che saranno presentate nel corso della serata. www.arcipalermo.it

ciao kiro CREMONA Domenica 22 febbraio

alle ore 16:30, al circolo proletario Arci Carlo Signorini, Arci e Anpi Cremona ricordano Enrico Fogliazza, per tutti il Partigiano Kiro, nei giorni del secondo anniversario della scomparsa (avvenuta il 18 febbraio 2013). Sarà presente lo storico Marco Sguayzer. Il pomeriggio sarà introdotto da Rodolfo Bona e si concluderà con i canti popolari e Partigiani del coro I giorni cantati. www.arcicremona.org

oh per jazz VINCI (FI) Torna al circolo Arci

Petroio Oh Per Jazz, rassegna che porta a Vinci la musica di rinomati artisti jazz. Ad inaugurare la rassegna il 22 febbraio i suoni della multiforme ed eclettica formazione Badabimbumband, una delle eccellenze musicali della zona. Tra i nomi di spicco di questa edizione, sono da segnalare Fausto Mesolella, chitarrista degli Avion Travel, Jimmi Villotti, musicista storico di Dalla, Morandi, Guccini, ma soprattutto Conte, al quale il grande cantautore dedicò il pezzo Jimmi Ballando. Le serate saranno presentate da Massimo Giannini e introdotte da letture a tema a cura di Francesca Pizzo. fb Circolo Arci Petroio


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A Bari il workshop ‘New slavery in the italian domestic care sector’ In occasione del viaggio europeo della Carovana internazionale antimafie, la città di Bari ospiterà il workshop New slavery in the italian domestic care sector, che porterà attori istituzionali, società civile e corpi intermedi a confrontarsi sul tema dello sfruttamento lavorativo nel settore della cura domestica. Il workshop, promosso dal progetto Cartt (di cui Arci è capofila e di cui sono partner Libera, Parada, Ligue de l’einsegnement e Initjamed) si svolgerà il 27 e 28 febbraio; sono quattro le sessioni a cui è possibile partecipare, iscrivendosi entro lunedì 23 febbraio: 27 febbraio, Sala Gaetano Contento - Università di Giurisprudenza di Bari 1. Il viaggio di CARTT 2. Study case: Nuove schiavitù nel settore della cura domestica in Puglia 3. Tavola rotonda Strategie di contrasto alle mafie internazionali e pratiche collaborative di antimafia sociale 28 febbraio 4. Study case Globalizzazione e nuove mafie È possibile iscriversi (fino ad esaurimento posti) ad una o a tutte le quattro sessioni compilando la scheda di iscrizione sul sito www.arci.it e inviandola a internazionali@arcipuglia.org e puglia@libera.it

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Giornata su Kobane Arci Valdera, in collaborazione con Prc, associazione La Rossa, circolo Che Guevara di Ponsacco, Calcinaia Fornacette Bene Comune, Mezzaluna Rossa Kurdistan Italia Onlus e Una svolta in comune Lari organizzano domenica 22 febbraio Kobane. Vecchie e nuove resistenze, quale futuro per il popolo curdo? La giornata di solidarietà ed approfondimento dedicata alla Kobane liberata si terrà presso il circolo Arci Il Botteghino di La Rotta, frazione di Pontedera. Alle 12,30 pranzo di solidarietà.

Con Arci Bologna c’è ‘I mestieri della musica’ Si terrà sabato 21 febbraio il penultimo appuntamento de I mestieri della musica, la rassegna - a cura di Pierfrancesco Pacoda - che a partire da gennaio 2015 ha messo attorno a un tavolo artisti e organizzatori, direttori di festival e gestori di club, jazzisti e rocker, per condividere le loro esperienze con tutti i giovani che aspirano a intraprendere uno dei tanti mestieri della musica. Dopo il rock, la musica classica e il cantautorato, il dibattito si concentra sul jazz e su come si programma un festival e una stagione jazz, con la partecipazione di Federico Mutti (Bologna Jazz Festival), Marco Coppi (Montagnola Music Club, Paradiso Jazz), Giovanni Serra Zanetti (Cantina Bentivoglio), Diego Frabetti (musicista) e Piero Odorici (musicista). L’incontro si svolgerà alle 17 nel prestigioso Museo internazionale della Musica di Bologna, con ingresso libero fino a esaurimento posti. La rassegna è organizzata da Arci Bologna e Museo della Musica di Bologna con il contributo della Fondazione del Monte. L’ultimo appuntamento in programma sarà sabato 28 febbraio con Il canto contemporaneo che conquista il mondo, con Cristina Zavalloni. www.arcibologna.it

Appuntamenti al Prometeo Una giornata ricca di appuntamenti quella di sabato 21 febbraio per il circolo Prometeo di Faenza. Si inizia alle 21 con l’inaugurazione della mostra Ridimensionare di Marco Nascosi. L’autore presenta una galleria con i lavori degli ultimi due anni, in cui spesso il limite tra la professione dell’architetto e la passione per l’illustrazione si fondono e diventano una cosa sola. La giornata prosegue con la rassegna Aperitivo con l’autore: alle 17.30 il circolo ospiterà Gaetano Sateriale che presenterà il suo libro Tutti i colori dello zucchero, un romanzo di formazione alla vigilia del terrorismo. Il sabato di Prometeo prosegue con Musica e teatro con i Formazione Minima alle 22. I Formazione Minima sono definiti « il più unico duo pensabile». Collaborano da sempre e condividono persino il nome proprio (Lorenzo), sebbene tengano perfettamente separati cognomi e ruoli: le parole cantate e recitate da Bartolini (cantattore) e le note di Gasperoni (chitarrista) sono distinti ingranaggi di un marchingegno perfetto. fb Prometeo - Arci Faenza

Cinecronici a Mesagne Riparte la rassegna Cinecronici, organizzata a Mesagne dal circolo Arci Cabiria presso la nuova sede, a Palazzo Cavaliere in piazza Orsini del Balzo 9, e curata dalla sceneggiatrice Anna Rita Pinto. Giunta alla quarta edizione, la rassegna Cinecronici è suddivisa in quattro categorie: classici, contemporanei, monografie e animazione. Il primo ciclo della rassegna, che avrà luogo da febbraio a maggio, ha avuto inizio mercoledì 18 febbraio e terminerà domenica 29 marzo. Alle 17:30 e alle 21 di ogni martedì e domenica alcuni allievi dell’accademia di cinema e scrittura creativa CineScript introdurranno gli appassionati di cinema alla visione dei film in cartellone. Il prossimo appuntamento è in programma per domenica 22 febbraio alle 17.30 con la proiezione di Come Dio comanda di Gabriele Salvatores e alle 21 con Coraline e la porta magica di Henry Selick. L’ingresso è riservato ai soci Arci.


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società

Legge elettorale e riforma del Senato: era (ed è) una questione democratica Sabato 21 febbraio, a Torino, iniziativa pubblica promossa dall’Anpi nazionale. Aderisce l’Arci Una legge elettorale che consente di formare una Camera con quasi i due terzi di ‘nominati’, non restituisce la parola ai cittadini, né garantisce la rappresentanza piena cui hanno diritto in base alle norme costituzionali. Quanto al Senato, l’esercizio della sovranità popolare presuppone una vera rappresentanza dei cittadini fondata su una vera elettività. Togliere, praticamente, di mezzo una delle Camere elettive previste dalla Costituzione, significa incidere fortemente sia sul sistema della rappresentanza, sia su quel contesto di poteri e contropoteri, che è necessario in ogni Paese civile e democratico e che da noi è espressamente previsto dalla Costituzione (in forme che certamente possono essere modificate, a condizione di lasciare intatte rappresentanza e democrazia e non sacrificandole al mito della governabilità). Un sistema parlamentare non deve essere necessariamente bicamerale, pur differenziando - come ormai è necessario - le funzioni,

occorre che i due rami abbiano la stessa dignità, lo stesso prestigio, ed analoga elevatezza dei compiti, che vengano create le condizioni perchè l’eletto, anche al Senato, possa svolgere le sue funzioni ‘con disciplina e onore’, come vuole l’articolo 54 della Costituzione. Sabato 21 febbraio a Torino, in un incontro pubblico promosso dall’Anpi e a cui hanno aderito anche l’Arci nazionale e Libertà e Giustizia, verrà ribadito con forza che i provvedimenti in questione costituiscono un vero e proprio strappo nel nostro sistema democratico. In un momento di particolare importanza, come questo, ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, affrontando i problemi nella loro reale consistenza e togliendo di mezzo, una volta per tutte, la questione del preteso risparmio con la riduzione del numero dei Senatori, perché uguale risultato potrebbe essere raggiunto riducendo il numero complessivo dei parlamentari. Ai parlamentari, adesso, spetta il coraggio delle decisioni

il libro Guardati dalla mia fame

Guardati dalla mia fame è un libro scritto a due mani da Luciana Castellina e Milena di Milena Agus e Luciana Castellina Agus che racconta una storia vera, l’uccisione delle sorelle Porro ad Andria nel 1946, nel Editore Nottetempo clima infuocato del dopoguerra e della lotta per il lavoro e la terra tra braccianti e agrari. Il libro si compone di due parti. Nella prima, scritta da Agus, l’autrice entra nel palazzo delle sorelle Porro e ricostruisce la ‘tragedia privata’ delle protagoniste. Delinea con grande abilità letteraria le personalità di Carolina e Luisa, anziane, nubili, che anche dopo la guerra continuavano a ‘vivere da povere’ pur essendo ricche. Erano agrarie, anche se «non avevano la più pallida idea di quanto fosse grande il loro latifondo». L’autrice le accompagna nella loro vita quotidiana fino alla tragedia. Una vita trascorsa nella quiete del palazzo, lasciando fuori il mondo e le sue tragedie. Sarà quel mondo che non conoscevano a entrare nel palazzo e a rivoltarsi contro di loro. Nella seconda parte Castellina ricostruisce il contesto storico degli anni dal ’43 al ’48, e le circostanze politiche e sociali che, quel 7 marzo 1946, fecero di una folla di poveri braccianti dei feroci assassini. Quel giorno migliaia di persone erano in attesa di ascoltare Giuseppe Di Vittorio, il bracciante di Cerignola diventato segretario della neonata Cgil. Dopo tre giorni di scontri violenti tra braccianti e agrari, avrebbero dovuto salutare la normalità ritrovata grazie a una difficile mediazione. All’improvviso uno sparo. Era partito da palazzo Porro. Tutti pensarono a una provocazione degli agrari e dalla piazza in tanti si diressero verso il palazzo, sfondarono il portone alla ricerca di chi aveva sparato. Due delle sorelle vennero trucidate da una «moltitudine che le incolpava della fame secolare, dei bambini senza cibo». Dei tanti eccidi che dal ’43 insanguinarono la regione, questo appare il più terribile e incomprensibile. Il libro si chiude col processo agli arrestati. Guardati dalla mia fame racconta, tra romanzo e storia, fatti poco noti di una Puglia e di un Mezzogiorno immersi nel contesto del dopoguerra, dove «è la fame che si fa violenza e chiede vendetta».

anche scomode; ai partiti, se davvero vogliono riavvicinare i cittadini alle istituzioni ed alla politica, compete di adottare misure e proporre iniziative legislative di taglio riformatore idonee a rafforzare la democrazia, la rappresentanza e la partecipazione anziché ridurne gli spazi. Ai cittadini ed alle cittadine compete di uscire dal rassegnato silenzio, dal conformismo, dalla indifferenza e far sentire la propria voce per sostenere e difendere i connotati essenziali della democrazia, a partire dalla partecipazione e per rendere il posto che loro spetta ai valori fondamentali, nati dall’esperienza resistenziale e recepiti dalla Costituzione. L’Italia può farcela ad uscire dalla crisi economica, morale e politica, solo rimettendo in primo piano i valori costituzionali e le ragioni etiche e di buona politica che hanno rappresentato il sogno, le speranze e l’impegno della Resistenza. www.anpi.it

arcireport n. 6 | 19 febbraio 2015 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 17 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/


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