Arcireport numero 7

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anno X - n. 7 21 febbraio 2012

www.arci.it report@arci.it

La legge anticorruzione si può fare, subito + Non senza enfasi e generoso impegno mediatico, si sono celebrati i venti anni di mani pulite. Ma forse non si è dato abbastanza risalto alla vera notizia: dopo vent’anni la corruzione è ancora dilagante e costa al paese 50 miliardi di euro l’anno. Illegalità, corruzione e malaffare sono diffusi in misura di gran lunga superiore a quanto appare denuncia il presidente della Corte dei Conti inaugurando l’anno giudiziario. La corruzione nella pubblica amministrazione e nella politica non è diminuita, ha solo individuato nuove strategie per drenare risorse pubbliche - conferma l’alto commissario anticorruzione nel suo recente rapporto in materia. Se negli anni ’90 si rubava per il partito, oggi si ruba per se stessi e per gli amici degli amici, e non pare proprio che siamo andati a migliorare. Mani pulite scoperchiò il pentolone di una partitocrazia che si spartiva di tutto, che aveva occupato le istituzioni e ne svuotava sistematicamente le casse fino a far deragliare la spesa pubblica fuori da ogni controllo. I magistrati contribuirono a diagnosticare la malattia della politica ma non spettava a loro indicare anche la cura. Sarebbe stato compito dei partiti, che però non ebbero la forza di autoriformarsi e divennero sempre meno credibili sottraendosi al rapporto coi cittadini e lasciando spazio all’antipolitica e al populismo. Fu lo spazio in cui crebbe il berlusconismo, in un mix di rivalsa contro le toghe ed esaltazione del tornaconto personale e dell’egoismo sociale che ha lentamente eroso la morale e l’etica pubblica del paese. Ora è il momento di ricostruire, anche a partire dalla lotta alla corruzione. C’è già un disegno di legge in Parlamento e sarebbe un segnale importante tradurlo in legge. Il ministro Severino ha chiesto tempo per studiare la materia: basta che il tempo non sia infinito. Ci sono cose che si potrebbero fare subito, a partire dal divieto di candidare persone già condannate; e poi ridefinire le regole di un finanziamento pubblico dei partiti sulla base di bilanci controllati e certificati. Certo, non sarà facile che a definire vincoli e controlli nel rapporto fra privati e pubblica amministrazione possa essere lo stesso Parlamento che più volte ha votato leggi per salvare i corrotti e sottratto alla giustizia i vari Cosentino e Milanese. Ma la questione è seria e il governo deve prenderla sul serio: c’è da recuperare un bel po’ di soldi e soprattutto la credibilità delle istituzioni agli occhi dei cittadini.

‘Taglia le ali alle armi’. Il 25 febbraio in 100 città italiane

Un manifesto e una cartolina per dire no all’acquisto degli F35 a campagna Taglia le ali alle armi promossa qualche anno fa dalla Tavola della pace, dalla Rete disarmo e da Sbilanciamoci aumenta di intensità in queste settimane per sollecitare e premere su Governo e Parlamento affinché venga annullato il programma di acquisto dei cacciabombardieri F35. Uno solo di questi aerei, dice lo slogan della campagna, vale 183 asili nido per 12.810 bambini. Il no all'acquisto F35 è divenuto il simbolo di un'Italia che si vuole rispettosa del dettame costituzionale, che ripudia la guerra, che si mostra attenta a orientare la spesa pubblica verso il welfare e il lavoro, a evitare ingiustificati sprechi di risorse pubbliche. Al tempo della crisi, in cui diminuiscono queste risorse per scuola, lavoro, servizi sociali, in cui cresce la preoccupazione per il presente, e la condizione dei giovani si fa allarmante, in cui è ridotta al lumicino la spesa per la cooperazione internazionale, continuare a voler investire in strumenti di guer-

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WELFARE I PAGINA 3 Presentazione e programma della conferenza ‘Cresce il Welfare, cresce l’Italia’

ra appare veramente inquietante oltreché ingiustificato. Al tempo della crisi bisognerebbe interrogarsi di più sul futuro, mettere all'ordine del giorno lo studio di interventi incisivi, di riforme strutturali, l'eliminazione degli sprechi e delle subalternità a lobbies economiche. La vicenda degli F35sollecita anche in questa direzione, nella necessità di ridefinire il nostro modello di difesa, in modo di ridisegnarlo alla luce della nostra Costituzione, dei cambiamenti di scenario internazionale intervenuti, dell'integrazione e cooperazione europea, della forte riduzione dei suoi costi. Le misure proposte dal ministro non vanno purtroppo in questa direzione. Per questo Arci è impegnata nella giornata di mobilitazione del 25 febbraio, promossa dalla campagna in 100 città italiane, si fa promotore di o.d.g. dei consigli comunali sull'esempio di Firenze, rilancia la raccolta firme (http://www.disarmo.org/nof35/), si impegna con propri materiali e iniziative.

AMBIENTE I PAGINA 5 Un articolo di Gabriele Moroni sulla manifestazione No Tav del 25 febbraio


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l’Italiasonoanch’io

Il 6 marzo la consegna delle firme alla Camera e il lancio di una nuova campagna di comunicazione ciò deputate, a discutere delle eventuali mediazioni necessarie. Noi ci auguriamo che la nostra campagna consenta di uscire dalla disputa ideologica e soprattutto strumentale, come è stato fino ad oggi. Affinchè ciò avvenga, dal 6 marzo lanceremo una campagna nazionale di comunicazione e sensibilizzazione, provando a rendere protagonisti i promotori della campagna, i comitati locali, i migranti e le loro organizzazioni, per costruire una immagine collettiva diversa e più aderente alla realtà dell'Italia che cambia. L'Arci potrà intervenire anche in questa fase di rilancio della campagna per attivare sul territorio percorsi di partecipazione e di protagonismo dei migranti e dei giovani. Info: miraglia@arci.it

l prossimo 6 marzo il comitato promotore della campagna L'Italia sono anch'io consegnerà all'ufficio competente della Camera dei Deputati i moduli con le firme alle due leggi di iniziativa popolare per la riforma della cittadinanza e per il diritto di voto alle elezioni amministrative per le persone di origine straniera. Si tratta del passaggio conclusivo di un periodo impegnativo, ma interessante e utile, durante il quale abbiamo provato, come dichiarato all'inizio del percorso, a spostare il piano del dibattito pubblico sull'immigrazione. Un obiettivo che abbiamo ampiamente raggiunto, non foss'altro per il numero delle persone e dei soggetti organizzati che hanno a vario titolo partecipato alla campagna. Per completare positivamente la procedura c'è però un ultimo sforzo da fare. Va infatti verificata la correttezza di tutti i passaggi previsti per la validità delle firme e va accelerato l'invio dei moduli, che devono pervenire entro e non oltre il prossimo 27 febbraio. Serve infatti almeno una settimana per consentire la verifica finale e per imballarli con le modalità richieste dagli uffici della Camera. La lentezza con cui i comitati locali stanno procedendo al completamento e all'invio dei moduli ci preoccupa

un po', e tuttavia siamo certi che l'obiettivo delle cinquantamila firme è stato raggiunto. In alcuni casi, la presenza di qualche firma di persone non residenti nel comune della raccolta può ritardare di molto l'invio delle firme. Il nostro invito è comunque a rispettare la data del 27 febbraio, rinunciando alla certificazione di quelle firme se rischiano di rallentare troppo le operazioni di invio. In questo modo si evita che vadano perse anche tutte quelle già certificate contenute negli stessi moduli. Nel frattempo, abbiamo organizzato un incontro per il prossimo 23 febbraio con alcuni rappresentanti della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati. Non ci illudiamo molto sulla volontà del centro destra, in primis Pdl e Lega Nord, a discutere su un’eventuale riforma della legislazione sull'immigrazione in senso positivo. Tuttavia ogni strada va tentata e quindi è nostra responsabilità provare a capire che spazi di confronto ci siano in Parlamento e promuovere iniziative nel Paese per fare pressione nei confronti delle istituzioni centrali. I contenuti delle riforme che proponiamo sono quelli delle proposte di legge sulle quali abbiamo raccolto le firme. Saranno il Parlamento e i partiti, nelle sedi a

Informazioni di servizio

La campagna ‘L’Italia sono anch’io’ raggiunge quota 3000 firme a Sassari

Sperando di fare cosa utile, ricordiamo alcuni passaggi tecnici indispensabili per la validità delle firme raccolte: - vidimazione (parte alta della prima pagina del modulo): devono essere presenti data della vidimazione, firma del vidimatore, timbro dell'ufficio competente; - autenticazione: devono essere presenti, oltre alla firma, il timbro personale dell'autenticatore, il timbro dell'ufficio competente, il numero delle firme autenticate, la data dell'autenticazione. Le eventuali correzioni relative ai dati dei firmatari devono ognuna essere timbrata dall'autenticatore; - certificazione: devono essere presenti data della certificazione, firma e timbro del certificatore, timbro dell'ufficio competente. È importante che i comitati territoriali e regionali controllino con la massima attenzione e foglio per foglio la corretta esecuzione delle varie operazioni descritte sopra prima di inviare i moduli al centro di raccolta nazionale. Un solo errore in fase di vidimazione, autenticazione o certificazione comporta l'annullamento dell'intero modulo e delle firme ivi contenute. Info: www.litaliasonoanchio.it

Il 5 febbraio, con la conferenza stampa nella quale sono stati presentati i risultati della campagna, è terminata la raccolta delle firme per L'Italia sono anch'io. Il comitato di Sassari è stato promosso da Acli, Arci, Caritas e Cgil, hanno poi aderito molte altre associazioni impegnate da tempo con noi nel campo dei diritti dei migranti. Questa campagna arriva infatti dopo tre anni di lavoro con il Comitato 1° marzo, con cui abbiamo organizzato nel 2010 e nel 2011 la manifestazione Vietato calpestare i diritti. Abbiamo chiesto all'amministrazione comunale l'istituzione del consigliere aggiunto come primo passo verso il riconoscimento dei diritti di cittadinanza e una particolare attenzione alle politiche abitative per evitare soprusi e discriminazioni nei confronti degli stranieri. Anche con loro, da ottobre, abbiamo organizzato banchetti per la raccolta firme ogni fine settimana in due o tre delle piazze principali della città anche quando la temperatura avrebbe sconsigliato di stare all'aperto e abbiamo partecipato, chiedendo ospitalità per il nostro banchetto, a gran parte delle iniziative pubbliche organizza-

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Il 25 febbraio nella sala consiliare del Comune il convegno Quali prospettive per la riforma della cittadinanza e il diritto di voto amministrativo agli stranieri? promosso dal comitato locale de L’Italia sono anch’io

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MODENA

te da associazioni, partiti, movimenti. Nel frattempo abbiamo attivato tutti i canali che la Cgil e l'Arci hanno nei comuni della provincia di Sassari. Abbiamo distribuito centinaia di moduli con le istruzioni per la raccolta delle firme. Noi stessi siamo andati ad alcune iniziative locali promosse dai nostri compagni. Abbiamo incontrato migliaia di persone, a tutte abbiamo spiegato con pazienza quello che chiedevamo, a tutte abbiamo chiesto un gesto di civiltà e di apertura. Non diremo che tutti ci hanno accolto positivamente, qualcuno ci ha insultato, qualcuno ci ha detto che i problemi sono ben altri, altri che prima dobbiamo pensare a noi, ma la gran parte delle persone ha risposto «sì, firmo». Sono stati quattro mesi intensi, faticosi e bellissimi. I risultati sono stati però confortanti, siamo riusciti a inviare a Roma circa 3000 firme certificate, di queste circa 1000 provengono dal territorio con comuni come Alghero e Bonorva che hanno dato un contributo sorprendente. Ora siamo pronti per la nuova manifestazione Vietato calpestare i diritti. Info: sassari@arci.it


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welfare

‘Cresce il Welfare, cresce l’Italia’, il documento di presentazione della conferenza nazionale di Roma l welfare - quello straordinario complesso di aiuto e promozione offerto ai cittadini dalla sanità, dall'istruzione, dalla previdenza e dall'assistenza pubbliche - è il risultato più alto realizzato dalle democrazie europee. Democrazia, infatti, significa anche poter costruire autonomamente un proprio progetto di vita. Il sistema di protezione sociale sostiene i cittadini nella realizzazione del loro progetto lavorativo ed esistenziale, consentendo di affrontare le difficoltà individuali (malattie, infortuni…), ma anche gli effetti dei cambiamenti sociali ed economici che incidono pesantemente sulla vita delle persone. Il modello sociale europeo è nato proprio dal riconoscimento che, abbandonando gli individui a se stessi, perderemmo o non valorizzeremmo molte energie, creatività, aspirazioni: creare le condizioni per sviluppare queste risorse è diventato il compito di una responsabilità pubblica, collettiva, ancorata alla tutela dei diritti di cittadinanza. Inoltre, questo modello - grazie alla certezza di un sistema di aiuto offerto a tutti i cittadini - ha permesso di sviluppare senso di appartenenza alla collettività, che difficilmente può nascere dove non c'è reciprocità e disponibilità a sostenersi vicendevolmente. Più è forte il welfare, più è forte la cittadinanza. Infine, il welfare è stato una condizione essenziale per lo sviluppo economico e sociale che l'Europa, esempio unico nel mondo, ha conosciuto dal dopoguerra a

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oggi. La coesione sociale, la fiducia, la solidarietà, la redistribuzione delle risorse aiutano l'economia. Alla luce di queste convinzioni, i soggetti che promuovono l'iniziativa Cresce il welfare, cresce l'Italia propongono a tutti i cittadini responsabili del proprio e altrui futuro, agli addetti ai lavori e ai decisori politici un'importante occasione di confronto e di riflessione sullo stato del welfare italiano, sulle sue criticità, nonché sulle proposte concrete e attuabili per renderlo più adeguato agli standard europei e a bisogni sociali sempre più acuti, e dunque più equo e più efficiente. Non v'è dubbio che il sistema italiano di protezione sociale soffra di numerosi e rilevanti problemi: i tagli indiscriminati realizzati negli ultimi anni, oltre a ridurre diritti e tutele, rendono ancora più grave la mancata copertura dinanzi a fenomeni sociali nuovi e rilevanti (come la povertà e l'esclusione sociale crescenti, l'impoverimento del ceto medio, la non autosufficienza, la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro), la profonda differenziazione territoriale - effetto anche dell'assenza di un disegno organico sulle politiche sociali -, l'insufficienza delle risorse economiche disponibili, l'incidenza di clientele e interessi particolari, la grave carenza di servizi e interventi promozionali. Questi limiti e storture, tuttavia, non inficiano il valore e il significato di un sistema di protezione sociale a responsabilità pubblica, nel

senso che a questo termine viene dato dall'articolo 118 della Costituzione. I promotori dell'iniziativa considerano non più sostenibile - come ha evidenziato con chiarezza la crisi economica e finanziaria che stiamo attraversando - una prospettiva che veda nel welfare un mero costo, un freno alla crescita economica. Piuttosto, invitano gli attori politici, economici e sociali a ragionare insieme su un nuovo patto per il sociale, una nuova idea di responsabilità collettiva, che tenga insieme libertà e uguaglianza; sviluppo economico, sviluppo sociale, giustizia redistributiva. Se da un lato vanno contrastati sprechi e iniquità, dall'altro bisogna aver chiaro che l'austerità e i ‘sacrifici’ non ci permetteranno di rilanciare l'economia e si abbatteranno, ancora una volta, sui più deboli e sul ceto medio. È invece il momento di investire nel welfare, parte rilevante di quei beni comuni che possono essere - con la green economy - il motore di un nuovo modello di sviluppo. In questo modo contribuiremmo a rilanciare la domanda e a innovare istituzioni, reti, organizzazioni, imprese e competenze che producono benessere non solo sociale, ma anche economico. A Roma, il 1 e il 2 marzo, vogliamo parlare di tutto questo, con chiunque vorrà confrontarsi, perché siamo convinti non sia più rinviabile una discussione pubblica - tra opinioni differenti - sul futuro del nostro sistema di protezione sociale e, dunque, della nostra democrazia.

Il programma dei lavori dell’1 e 2 marzo Arci è tra i promotori della conferenza nazionale sul welfare, insieme a oltre 40 sigle del mondo associativo, del volontariato, di movimenti sociali e organizzazioni sindacali. Ciò che tiene insieme un cartello così ampio e plurale è la comune convinzione che il sistema pubblico di welfare sia condizione e strumento insostituibile di una società più giusta, coesa e democratica. Di seguito il programma, che vedrà la nostra associazione impegnata nei vari gruppi di lavoro. Del gruppo Welfare di iniziative e di inclusione per creare benessere cureremo il coordinamento. Giovedì 1 marzo, l'apertura dei lavori è prevista alle 10.30, con l'intervento del comitato promotore. Seguiranno testimonianze e filmati. Alle 11,45 ci sarà la comunicazione della sociologa Chiara Saraceno su Europa e welfare: vincoli, criticità, opportunità. Seguirà la relazione dell'economista Paolo Leon su Le politiche sociali e lo sviluppo. Chiuderà i

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lavori della mattinata l'intervento di Stefano Rodotà su La Carta Costituzionale e i diritti di cittadinanza. I lavori riprenderanno alle 14, 30 con le sessioni parallele di approfondimento, che occuperanno l'intero pomeriggio. Le singole sessioni prevedono un coordinatore e/o un rapporteur, una breve relazione introduttiva da parte di un esperto/studioso, una serie di interventi programmati e spazio per interventi dei partecipanti. I risultati della discussione di ciascuna sessione saranno presentati dai singoli rapporteurs durante la sessione plenaria della giornata successiva. I temi delle sessioni parallele sono: 1. Universalismo e diritti di cittadinanza, 2. Profili di una nuova governance territoriale, 3. Integrazione e coordinamento delle politiche dell'assistenza e della sanità, 4. Tra lavoro, nuova domanda sociale e responsabilità familiari, 5. Le risorse per il welfare, 6. Politiche per lo sviluppo e Terzo settore, 7. Welfare d'iniziati-

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va e di inclusione, per creare benessere. Venerdì 2 marzo i lavori riprenderanno alle 9 con la prosecuzione delle sessioni parallele. Alle 11,30 è prevista la plenaria con la presentazione di elaborazioni sulle strategie e le prospettive del welfare di cittadinanza da parte di: Nerina Dirindin (Gruppo Abele), Cristiano Gori (Forum Terzo Settore), Maria Luisa Mirabile (Rps - Manifesto welfare XXI secolo), Emanuele Ranci Ortigosa (Irs) Tiziano Vecchiato (Fondazione Zancan). Nel pomeriggio si riprenderà con la presentazione dei rapporti sui lavori delle sessioni parallele. Alle 15,00 - Tavola rotonda sui temi al centro dell'iniziativa. Partecipano Governo, Conferenza delle Regioni, Anci, rappresentanti del mondo associativo e dei sindacati. Introduce e coordina il giornalista Giovanni Anversa. I lavori termineranno alle 17,00.


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disarmo

Una finta riforma della Difesa: nessun risparmio e via libera a nuove armi costose ed inutili produzione militare e un assegno in bianco pronto ogni anno per pagare scelte di acquisizione di sistemi d'arma che una volta fatte vincoleranno il nostro Paese per decenni. L'esplosione disequilibrata delle spese militari è da tempo denunciata dalla Rete Italiana per il Disarmo che ne ha sottolineato l'ingestibilità e la scarsa efficacia. Alle sollecitazioni si è spesso risposto sminuendo con dati opachi il totale di spesa (per il 2012 quella prevista è di 23,1 miliardi di euro) e difendendo acriticamente la situazione. Viene anzi riproposta la solita lamentazione sui pochi fondi a disposizione, ma ancora una volta presentando dati palesemente falsi. Nel conteggio infatti non vengono mai considerati i fondi delle missioni all'estero e quelli messi a disposizione dell'industria militare da parte del Ministero dello Sviluppo Economico. È la stessa Nato che nei documenti ufficiali colloca la spesa militare italiana all'1,4% del Pil, ben al di sopra di quanto dichiarato dal Ministro. Già altre volte si è tentato di spostare personale militare in altre amministrazioni, senza ottenere nessun risultato. Dare incentivi, come ipotizzato nel provvedimento presentato dal Governo, rappresenterebbe una grave forma di disparità rispetto ad altre categorie oggi colpite da tagli e riduzioni. Anche la tempistica proposta conferma la non volontà di intervenire concretamente: vent'anni per completare la riduzione di 30mila militari! La dichiarata volontà di procedere all'acquisto degli F-35 può comportare addirittura un aumento delle spese Su proposta della consigliera (e presidente dell'Arci) militari, anziché la loro diminuzione, Francesca Chiavacci, il Consiglio comunale di Firenze perché una riduzione così piccola dovrà pronunciarsi su una Risoluzione in cui si chiede degli aerei che si dovrebbero acquial Governo italiano: stare (ma con i corposi tagli sugli ordi- di rivedere la scelta di aderire al programma pluriennativi fatti dagli USA) non abbassa la nale relativo all'acquisizione del sistema d'arma Joint fattura complessiva ed anzi rischia di Strike Fighter e dell'associata linea di assemblaggio; vedere una crescita del costo unitario. - di procedere in tempi rapidi ad una attenta ridefinizioCon il risultato di acquisire aerei non ne del Modello di difesa che sia rispondente al nostro ancora pronti e di doverne gestire per dettato costituzionale e alla vocazione del nostro anni il mantenimento senza alcun Paese all'integrazione europea e al ruolo di peacekeeritorno reale in termini occupazionali e ping delle nostre forze armate. industriali. Tutte queste scelte sono Impegna la Presidenza del consiglio Comunale a trapoi presentate come già decise nel smettere la Risoluzione al Governo e alle Presidenze di chiuso degli uffici del Ministero. Una Camera e Senato. revisione così importante come quelTutto ciò dopo aver premesso che in un momento di la del Modello di Difesa dovrebbe grave crisi economica e occupazionale, di tagli dei invece partire da un ampio dibattito fondi pubblici alle politiche sociali, alla scuola e all'uniparlamentare e nell'opinione pubblica: versità, appare una scelta ingiustificata e fortemente prima di fare qualsiasi scelta operatiiniqua quella di destinare tante risorse all'acquisto di va occorre capire cosa si intende per cacciabombardieri d'attacco, il cui eventuale utilizzo 'difesa' e quali sono gli obiettivi da sarebbe oltre a tutto in contrasto col dettato della raggiungere. In questo senso anche nostra Costituzione. la scelta di una Legge Delega allarma

e comunicazioni del Ministro Di Paola alle Commissioni parlamentari sul nuovo Modello di Difesa, che dovrà ora approdare in Parlamento con un Disegno di Legge Delega, è un nuovo gioco di prestigio per fingere un cambiamento che nei fatti non esiste. La proposta presentata ha poco o nulla di nuovo, si preannuncia come una operazione di facciata con minime sforbiciate in pochi aspetti residuali senza portare un euro di risparmio nelle casse dello Stato. «Ci saremmo aspettati ben altri tagli alla Difesa, specialmente con la soppressione di costosi sistemi d'arma come gli F-35 - commenta Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo - i soldi ricavati con la diminuzione del personale andranno invece solamente a coprire le maggiori spese previste per l'esercizio (formazione e manutenzione) ed investimento (sistemi d'arma)». Il riequilibrio tra i costi del personale (oggi quasi del 70%) e le altre voci di spesa non rappresenterà quindi un vero dimagrimento dei fondi che lo Stato spende in questo comparto, stabilmente oltre i 21 miliardi di euro comprendendo anche soldi non inseriti nel bilancio del Ministero. Con un vantaggio automatico per l'industria a

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La Risoluzione del Comune di Firenze

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25 febbraio: giornata nazionale contro gli F35 Il ministro alla Difesa, ammiraglio Di Paola, ha deciso di confermare l'acquisto di 90 cacciabombardieri F-35: una delle più micidiali armi da guerra mai costruite, che costa circa 115 milioni di euro al pezzo. In tutto più di 10 miliardi di euro, ai quali se ne dovranno aggiungere almeno altri 30 per la loro gestione. Si tratta di una scelta irresponsabile, in un periodo di grave crisi economica e mentre si costringono milioni di italiani a fare enormi sacrifici. I tagli agli Enti locali e alle Regioni si tradurranno in minori servizi sociali o in aumento delle tariffe, e almeno 20 miliardi, in base alla legge delega in materia fiscale e assistenziale, saranno sottratti alle prestazioni sociali, senza contare il blocco dei contratti e degli stipendi ai dipendenti pubblici e l'aumento dell'Iva che inciderà pesantemente sui consumi. Con le risorse risparmiate si potrebbero fare scelte molto diverse, per esempio costruire nuovi asili nido, mettere in sicurezza tutte le scuole pubbliche, garantire un'indennità di disoccupazione ai lavoratori parasubordinati che perdono l'impiego. È dunque importante accrescere la pressione sul Parlamento, che sarà chiamato a valutare questa decisione e, ci auguriamo, a cancellarla. Per queste ragioni, Rete Disarmo, Sbilanciamoci e Tavola della Pace invitano tutti a partecipare alla Giornata nazionale di mobilitazione contro gli F-35 che si svolgerà il 25 febbraio. In particolare si propone di organizzare la raccolta delle firme per la petizione che chiede di bloccare l'acquisto degli F-35; di sollecitare i propri Comuni ad approvare Risoluzioni che chiedano a Governo e Parlamento di rivedere la decisione del ministro; di invitare i parlamentari eletti nel proprio territorio ad annunciare il proprio voto contrario agli F-35.

tutto il mondo del disarmo che ben ricorda percorsi simili (che non lasciano nessuno spazio ad un confronto reale) anche in materia di commercio di armamenti. La Rete Italiana per il Disarmo è impegnata nella campagna Taglia le ali alle armi! contro l'acquisto degli F-35. Molti territori (sia con azioni della società civile che con mozioni degli Enti Locali) si stanno mobilitando per chiedere al Governo l'uscita dal programma e una vera trasparenza sui numeri che lo riguardano. Info: www.disarmo.org/nof35


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ambiente

Il 25 febbraio manifestazione No Tav: ancora in cammino per l’ambiente, i diritti, la democrazia l popolo No Tav scenderà ancora una volta in strada per ribadire il proprio rifiuto al progetto inutile e devastante della nuova linea ferroviaria Torino-Lione. L'appuntamento è per sabato 25 febbraio, alle ore 13 nella piazza della stazione di Bussoleno, per poi marciare verso Susa, e le parole d'ordine sono quelle consuete di vent'anni di proteste: «sarà una marcia pacifica e a volto scoperto, ma determinata». Sarà una manifestazione importante, la prima dopo il 3 luglio dello scorso anno, organizzata dai comitati No Tav con la Comunità Montana e l'assemblea dei sindaci della val Susa e val Sangone, un'occasione imperdibile per ribadire l'unità del territorio nel respingere quest'opera. Ci sarà anche l'Arci, saremo 'ancora in cammino', come a Genova nel 2001 e a Venaus nel 2005, per difendere l'ambiente, i diritti e la democrazia, e confermare ancora una volta il nostro impegno a fianco della popolazione e dei sindaci della valle. Si affiancano ai temi della difesa dei beni comuni e dell'opposizione alle grandi opere, la protesta per le recenti misure cautelari contro attivisti No Tav, ritenute da

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più parti sproporzionate rispetto alle accuse, e la richiesta della fine della militarizzazione della Valle e dell'area del 'cantiere' della Maddalena di Chiomonte, del quale la delegazione di deputati del Parlamento Europeo ha certificato l'inesistenza durante la visita del 10 febbraio scorso. Il dibattito è purtroppo schiacciato dalle pressioni degli interessi in campo, dalle tensioni per lo sgombero del presidio manu militari e dall'uso indiscriminato dei gas lacrimogeni, e dal fatto che anche in molti ambienti che si definiscono progressisti il tema dell'opposizione alla Tav sia un tabù. Nella polarizzazione fra sì e no, è completamente sparito - non per demerito del movimento, che ha sempre continuato la sua opera di informazione - il contraddittorio sull'opera, che invece nel 2005 aveva portato i proponenti prima a respingere fermamente le critiche, salvo poi modificare radicalmente i tracciati. È sparito il confronto di merito non solo sul fatto se una seconda linea ferroviaria sia utile o meno, ma anche - ad esempio sulle priorità relative alla sua eventuale realizzazione, ovvero se sia più ragionevo-

le immaginare prioritario l'adeguamento del nodo ferroviario di Torino (fra l'ingresso di Torino da Milano a nord-est e l'interporto ferroviario di Orbassano, a sud-ovest), area più esposta a pericoli di saturazione per il traffico ferroviario, piuttosto che partire con lo scavo del tunnel di base relativo alla tratta internazionale, in assoluto il tratto più sottoutilizzato. A rigor di logica anche i Sì Tav dovrebbero marciare per la smilitarizzazione e la chiusura del cantiere della Maddalena, per evitare lo sperpero di risorse pubbliche utili per interventi, maggiormente prioritari anche dal punto di vista della realizzazione dell'opera. Nonostante la tensione palpabile, l'obiettivo è di portare in marcia un popolo pacifico e colorato - «Se qualcuno pensa di venire qui a fare casino, non paghi nemmeno il biglietto, non prenda il pullman e se ne stia a casa», precisa Alberto Perino - e la Valle accoglierà volentieri tutti coloro che verranno a manifestare come abbiamo sempre fatto: con massimo rispetto per tutte le persone e le cose. Info: moroni@arci.it

Per rispondere alle sfide degli eventi estremi, ‘risparmio’ e conversione ecologica Un articolo di Tonino Perna, economista e sociologo a temperatura media della terra e dei mari aumenta. Questo è vero, ma non basta a capire dove stiamo andando. Il primo effetto dello squilibrio ambientale, indotto dall'aumento di anidride carbonica immessa nell'atmosfera, lo si legge attraverso la crescita della frequenza degli 'eventi estremi'. Uragani, piogge abbondanti, ondate di siccità o eccezionali precipitazioni nevose ci sono sempre state, ma è la loro frequenza che è cambiata. Non solo, è stato registrato negli ultimi trent'anni un aumento dell'intensità di questi fenomeni, insieme al fatto che stanno saltando i limiti verso l'alto e verso il basso delle temperature per cui avremo eccessi di freddo e caldo in diverse aree del pianeta. Anche inei giorni, in cui in Europa si moriva di freddo, in Alaska si registrava un insolito aumento della temperatura, in Australia il termometro superava i 41 gradi e la penisola arabica era attraversata da violente tempeste di sabbia rovente. Naturalmente venti centimetri di neve a Roma non costituiscono un ‘evento estremo' e solo un sindaco inetto

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può prendersela con l'eccezionalità del fenomeno. Ma se un intero paese va in tilt in condizioni normali che cosa succede quando deve affrontare seriamente gli 'eventi estremi'? L'abbiamo visto lo scorso autunno in Liguria, quando in poche ore sono caduti 500 mm di pioggia, provocando disastri umani e materiali; l'abbiamo visto a Giampilieri nel 2009, quando 375 mm di poggia in sei ore hanno provocato 37 vittime e l'evacuazione della cittadina. In un paese in cui non si fa più la manutenzione ordinaria del territorio, figuriamoci quella straordinaria che è oggi necessaria per prevenire i danni degli 'eventi estremi'. Altro che Tav, grandi opere e liberalizzazioni. I danni al territorio e ai suoi abitanti causati da incendi, alluvioni, mareggiate, sono costati almeno 30 miliardi di euro nell'ultimo decennio. Per sopravvivere agli 'eventi estremi' dobbiamo cambiare radicalmente visione del mondo e del nostro futuro. Dobbiamo investire nella manutenzione del territorio, nella protezione del nostro patrimonio (naturale, abitativo, storico), nella

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'prevenzione' delle catastrofi annunciate. Oggi gli 'eventi estremi' meteorologici sono prevedibili con buona approssimazione 48 ore prima che si verfichino. È necessario un sistema di allarme e messa in sicurezza delle popolazioni che superi il modello di funzionamento dell'attuale protezione 'incivile', che stabilisca una scala di priorità e di responsabilità, individuando il soggetto pubblico che funge da responsabile di ultima istanza. Infine, dobbiamo porci seriamente la questione della sovranità energetica ed alimentare. Fino ad oggi abbiamo pensato che bastasse pagare per procurarsi risorse energetiche e alimentari. Nel futuro non sarà più così. La Russia che taglia le forniture di gas per assicurarle ai suoi abitanti, non sarà più un fatto eccezionale. Così come l'Argentina, l'India, il Vietnam, che in questi ultimi anni di speculazioni finanziarie hanno bloccato l'export di beni alimentari per assicurarsi l'autosufficienza. Ciò significa che dobbiamo ridurre la nostra dipendenza energetica e alimentare, e che la questione del 'risparmio' e della conversione ecologica è diventata urgente per rispondere alle sfide degli 'eventi estremi'.


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L’acqua pubblica non è ancora al sicuro di Paolo Carsetti, portavoce del Forum italiano dei movimenti per l'acqua l testo del decreto sulle liberalizzazioni approvato dal Governo Monti nel Consiglio dei Ministri dello scorso 20 gennaio contiene al suo interno diversi provvedimenti che sono in netto contrasto con l'esito dei referendum di giugno. Ciò a dimostrazione di come non ci sia grande discontinuità tra l'attuale Governo e quello che lo ha preceduto, almeno per quanto concerne il tentativo di cancellazione di quei risultati. Il Governo Berlusconi già con il decreto di ferragosto aveva sostanzialmente ridotto di molto la portata dell'esito dei referendum riproponendo di fatto l'obbligo alla privatizzazione per tutti i servizi pubblici locali ad esclusione dell'acqua. Sin dalle prime bozze del decreto sulle liberalizzazioni circolate si era intuito che si voleva portare l'affondo finale ai referendum. Vi era infatti inserita una norma con cui s'intendeva vietare la gestione pubblica dell'acqua, possibilità riabilitata per l'appunto a seguito della straordinaria vittoria di giugno. Una forte mobilitazione del movimento per l'acqua ha fatto sì che tale parte sia stata stralciata in sede di approvazione in Consiglio dei Ministri. Permane però all'interno del decreto l'obbligo per le aziende speciali - unica vera modalità di gestione pubblica dell'acqua - ad essere assoggettate al patto di stabilità interno. Ciò rende molto più complicato poter effet-

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tuare gli investimenti necessari al miglioramento della rete idrica e dunque rispondere al primo requisito che un'azienda deve assolvere. Attualmente il decreto è in discussione al Senato presso la Commissione Industria, dove sono stati presentati circa 2.700 emendamenti. Il grosso della partita si gioca intorno all’articolo 25, quello che riguarda i servizi pubblici locali. PdL, PD e Terzo Polo stanno tentando di far rientrare dalla finestra la privatizzazione dell'acqua. Diversi, infatti, sono gli emendamenti che, andando a modificare il famigerato decreto di ferragosto, puntano ad eliminare l'esclusione dell'acqua da quel provvedimento facendo così tornare indietro le lancette dell'orologio a prima del 13 giugno. Si tratta di un attacco gravissimo alla volontà popolare e ai principi democratici su cui si fonda la nostra Repubblica. La maggioranza assoluta del popolo italiano ha definito quale fosse il mandato consegnato nelle mani dei propri rappresentanti istituzionali: no alla privatizzazione dei servizi pubblici locali e sì ad una gestione pubblica e partecipativa dell'acqua. Tutte le istituzioni preposte non avrebbero dovuto far altro che attuare tale esito. Al contrario, da giugno ad oggi, si è assistito ad un continuo disconoscimento di tali risultati. Infatti nelle bollette che i gestori del servizio idrico continuano ad inviare agli utenti per-

mane ancora la quota relativa alla remunerazione del capitale investito - il profitto garantito delle aziende - abrogata dal secondo quesito referendario. Il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua ha così deciso di lanciare all'inizio di febbraio la Campagna di Obbedienza Civile (www.obbedienzacivile.it), ovvero il rispetto della volontà popolare eliminando questa quota dalle bollette. La ‘remunerazione del capitale investito’ nella generalità dei casi incide per una percentuale che oscilla, a seconda del gestore, fra il 10% e il 20%. Perciò si chiede a tutti i cittadini utenti del servizio idrico di pagare le bollette, relative ai periodi successivi al referendum, applicando una riduzione pari alla componente della ‘remunerazione del capitale investito’. È stata chiamata di ‘obbedienza civile’ perché non si tratta di ‘disubbidire’ a una legge ingiusta, ma di ‘obbedire’ alle leggi in vigore, così come modificate dagli esiti referendari. Lo scopo principale della campagna è ovvio: ottenere l'applicazione del risultato che è inequivocabilmente scaturito dai referendum. Con la mobilitazione attiva di centinaia di migliaia di cittadini si propone inoltre di attivare una forma diretta di democrazia dal basso, auto-organizzata, consapevole e indisponibile a piegare la testa ai diktat dei poteri forti di turno.

Una petizione internazionale contro la costruzione della diga di Quimbo in Colombia per fermare l’ennesimo scempio ambientale n questi giorni si arriverà all'epilogo del conflitto che vede contrapporsi da 4 anni da un lato la controllata Enel Endesa e dall'altro le comunità residenti che verranno sfollate per aprire spazio a un mega progetto idroelettrico dal valore di 837 milioni di dollari fino. Il Quimbo, questo è il nome della diga che le multinazionali italo spagnole pretendono di costruire, è una gigantesca opera che inonderà 8.500 ettari delle terre agricole più fertili del paese, per produrre energia destinata all'esportazione e a coprire il fabbisogno energetico interno, che si prevede incrementerà in maniera esponenziale con la conversione in atto del territorio colombiano in una enorme miniera a cielo aperto. Sono 4 anni che le comunità del Huila, la regione dove sorgerà la diga, protestano, si oppongono pacificamente e legalmente alla distruzione delle loro esistenze, della sicurezza alimentare del paese e di una valle bellissima, riserva protetta dell’ Amazzonia.

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Lo hanno fatto portando avanti con insistenza le proprie ragioni, scontrandosi contro il muro di gomma di una burocrazia e di un mondo politico che non vogliono capire. O forse che hanno capito benissimo e si sono schierati, anche a costo di violare le stesse norme costituzionali colombiane. La Contraloria, un ente di controllo statale, ha già aperto una indagine contro le autorità ambientali e contro lo stesso ministro dell' ambiente, riscontrando pesanti irregolarità nella concessione dei permessi per la realizzazione della idroelettrica. Ma i tempi di indagine sono lunghi. Il 20 febbraio Enel e Endesa hanno deciso di deviare il corso del Magdalena, il più grande fiume colombiano, causando un danno irreparabile. Le comunità resistono, si sono accampate nella zona dei lavori, dicono che non se ne andranno da lì. Da un lato ci sono centinaia di persone, pescatori, costruttori, braccianti, contadini e mezzadri, accampati lungo il fiume.

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Dall'altro buldozer, scavatrici, luci che illuminano a giorno il cantiere degli italiani e degli spagnoli. In mezzo esercito e ESMAD, i tristemente famosi squadroni antisommossa colombiani che, dalla loro creazione ad oggi, hanno ucciso decine di persone reprimendo il dissenso. L'impresa ha richiesto l'intervento dell'esercito e degli antisommossa per sgomberare l'area interessata. Il movimento colombiano che si batte contro la costruzione della diga ha lanciato una petizione internazionale per chiedere la sospensione dei lavori. La petizione, che ha già raccolto migliaia di firme in tutto il mondo, verrà inviata al ministro colombiano per l'Ambiente e lo Sviluppo sostenibile. Firmiano anche noi. Aiutiamoli a fermare l'ennesima devastazione ambientale. Si può sottoscrivere la petizione sul sito riportato di seguito: www.censat.org


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cultura

Arci Book presenta al SIEL di Casablanca le attività di ‘Babylon. I colori della lettura’

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quentatissimo dai visitatori del Salone, il progetto dell'Arci ha riscosso grande successo per alcune delle sue caratteristiche intrinseche, prima fra tutte la strutturazione delle attività in format interdisciplinari realizzabili all'interno dei circoli Arci: in questi anni, come ci insegna Abderrahim Kassou, anche sull'altra sponda del Mediterraneo diventa sempre più importante sviluppare attività culturali, di aggregazione e di educazione popolare all'interno degli spazi atipici di città e periferie. Il pubblico ha inoltre mostrato interesse per il bookcrossing: modalità di condividere cultura e prodotti di intelletto in modo assolutamente libero e democratico. Con noi, al SIEL, c'era Kaha Mohammed Aden, la scrittrice di origine somala che lo scorso ottobre era stata ospite del circolo Arci Bellavista di Civate (LC) per il seminario Leggimi forte, realizzato in collaborazione con l'associazione Casamèmoire di Casablanca, con il Centro per il libro e la lettura (Cepell) del Ministero dei Beni e delle attività culturali e con BJCEM. Kaha ha parlato dell'importanza di coinvolgere i giovani scrittori di origine straniera e di seconda generazione nella presentazione delle proprie

opere di intelletto all'interno del mondo Arci: un modo per rendere sempre più rari quei ‘Fra-Intendimenti’ di cui parla nel suo ultimo lavoro. Con la scrittrice siamo riusciti, tramite i suoi racconti, a dare il via ad un importante momento di confronto con alcuni giovani del luogo che hanno familiari ed amici che vivono in Italia. Momenti di dialogo, quindi, sull'Europa, sul Mediterraneo, sulle seconde generazioni e sull'indispensabile utilizzo di quel nuovo linguaggio meticcio che è il motore che attiva dinamiche non più solo di integrazione, ma di dialogo fra le culture che compongono questa società contemporanea: il mondo in cui l'Arci riflette, discute, sperimenta. Info: circuitidarte@arcilecco.it

CIAO GABRIELLA Gabriella Mercadini ci ha lasciato. Con la fotografia ha raccontato la storia degli ultimi decenni. Una compagna di viaggio che ci siamo trovati accanto nelle comuni battaglie per un mondo più giusto e solidale. Ciao Gabriella

notizieflash

al 14 al 16 febbraio Arci Book, grazie a una collaborazione con l'associazione Casamemoire, ha partecipato alla 18ma edizione del SIEL (Salone Internazionale dell'Editoria e del Libro) che si è svolto presso lo Spazio Fiera ed Esposizioni di Casablanca (Marocco). In un contesto in cui erano presenti case editrici ed editori dell'area del Maghreb e del Medio Oriente, insieme ad alcune rappresentanze europee del settore, è stato strutturato un ricco programma di dibattiti, incontri e conferenze che hanno toccato diverse tematiche relative a diritti, cultura, migrazioni, pari opportunità, memoria, democrazia, attualità e cittadinanza attiva (molti, per esempio, i momenti dedicati alle primavere arabe). Il pomeriggio del 15 febbraio, all'interno dell'accogliente e colorato Espace rencontre gestito dal Consiglio nazionale dei diritti umani del Marocco, dal Consiglio della Comunità Marocchina all'Estero, dal Consiglio per la libera concorrenza e dall'Ufficio per la prevenzione della corruzione, Arci Book ha presentato il progetto Babylon. I colori della lettura (www.arcibook.it). In questa sorta di spazio-agorà, fre-

A Modena ‘Le ragioni Arci ReAL: i circuiti regionali / C’è una Puglia che vuole suonare della laicità’ quasi 400 serate dal vivo, numeri importanLa scelta di costituire una rete Arci per la Al Teatro dei Segni di Modena, il 28 febbraio, il 12 e 26 marzo proiezioni, conferenze e dibattiti all'interno della rassegna Le ragioni della laicità. Si comincia martedì 28 febbraio, alle 21.00, con la proiezione del film Giordano Bruno di Giuliano Montaldo con Gian Maria Volontè. Interviene Mustafa El Ayoubi, caporedattore della rivista Confronti. Il secondo appuntamento è per lunedì 12 marzo, sempre alle 21.00, con la conferenza L'ultima sfida di Darwin: linguistica e genetica per ricostruire il passato umano. Relatrice sarà Cristina Guardiano, ricercatrice di glottologia e linguistica al Dipartimento di comunicazione ed Economia dell'Università di Modena e Reggio Emilia. La conferenza è organizzata dal circolo UAAR. Infine, lunedì 26 marzo, alle 21.00, proiezione del film L'ora di religione di Marco Bellocchio con Sergio Castellitto. Intervengono Adriana Querzè, assessore all'Istruzione del Comune di Modena e Luciano Guerzoni, presidente della Fondazione Ermanno Gorrieri. L'iniziativa è organizzata da Ucca e Arci Modena, in collaborazione con UAAR, i circoli del manifesto e l'associazione A Sinistra. L'ingresso è libero e gratuito.

musica live ha poggiato, sin da principio, su di una intuizione: il consorzio dei tempi e dei luoghi, delle proposte e degli investimenti di ogni circolo impegnato nella musica dal vivo avrebbe esponenzialmente aumentato l'offerta per i musicisti promossi, l'appeal Arci nei territori, la forza propositiva della rete. Un passo altrettanto importante è stato quello di rendersi conto che le specificità regionali rendono necessari interventi modulari e adattati alle singole realtà! Da qui il lavoro che ha impegnato il gruppo nazionale e i referenti regionali da un anno a questa parte: l'elaborazione di una strategia in grado di potenziare ulteriormente la capacità che ogni comitato ha di dare alla rete e da essa ricevere. In questo quadro è nata Arci ReAL Puglia! Oggi, con il 2012 appena agli esordi, conta l'adesione di 14 circoli provenienti da 5 comitati provinciali differenti. Un dato importante, che si esprime in tutta la sua interezza se aggiunto alla capacità effettiva di creare spazi e occasioni di espressione per la musica live nella regione Puglia. I nostri circoli hanno realizzato, nell'ultimo anno,

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ti in un territorio in cui alla vivacità artistica si affianca un'oggettiva difficoltà legata alla carenza di strutture e investimenti nel settore della musica emergente. Nell'ottica del rispetto delle specificità territoriali, ReALPuglia investe sulla rete regionale dei Festival. Essi, attivi perlopiù nella stagione del turismo, rappresentano una fetta importante del nostro percorso, poiché ci consentono, seppure in un contesto non esclusivamente associativo, di raggiungere un grande numero di cittadini (solo nel 2011 le nostre serate hanno raggiunto oltre 40mila persone) e dunque di mantenere il forte legame dell'esperienza live con le campagne sociali e politiche, fulcro del nostro impegno. E infine un'attenzione (ennesima peculiarità) anche alle sfere musicali di più largo consumo; un'attenzione che non ci fa stupire se il palco dell'Ariston, nel 2012, lancia due artisti i cui primi passi hanno incrociato le nostre attività. C'è una Puglia che vuole suonare, c'è una Puglia da cantare e il circuito ReAL, diventa, con forza, il palco ideale per farlo! Info: davidegiove@gmail.com


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Primarie a Genova. Risultato a sorpresa? Solo per alcuni... er gli attenti (?) osservatori politici della mia città la vittoria di Marco Doria alle elezioni primarie del centro sinistra è stata un fatto straordinario. Chi vi scrive è stato invece fino all'ultimo testimone diretto di una sottovalutazione sistematica, quasi imbarazzante, del professore prestato alla politica. I corridoi pullulavano di supporter convinti che Roberta Pinotti - la senatrice a capo della mozione Franceschini - l'avrebbe spuntata su una Sindaco descritta come perdente e antipatica. Anche i giornali cittadini fino all'ultimo hanno fatto intendere che, all'ultimo voto, la partita era tutta interna alle due candidate del Partito Democratico. Di straordinario in realtà c'é solo il distacco che Marco Doria, candidato indipendente, ha imposto alle due contendenti. Già perché bastava raccogliere un po' di umori e di sensazioni - ad esempio tra i circoli Arci - per capire come sarebbe andata. Di elezioni primarie vere si è trattato, stavolta. Non hanno contato gli apparati, non si è trattato di imporre alla propria coscienza il voto utile, si è trattato solo di votare analizzando ciò che è stato fatto per la città e pensando al domani. Meno votanti rispetto al 2007 - e questo anche era nell'aria - hanno determinato la vittoria del professore che ha interpretato alla perfezione il sentimento di cambiamento che

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emergeva in tanti settori della comunità genovese. Addossare tutta la colpa all'attuale giunta comunale è stato un errore che in particolare, con un crescendo, ha caratterizzato la campagna di Roberta Pinotti non a caso sostenuta dall'ex sindaco Beppe Pericu sul quale si erano riversate le critiche, mai velate, da parte di Marta Vincenzi. Marco Doria è invece andato dritto al cuore dei cittadini del centro sinistra, parlando al loro disagio e alla difficoltà di far emergere una nuova idea di sinistra per la città con al centro, in particolare, i temi del lavoro e del welfare. Non sarà facile il suo compito - e il post primarie incandescente lo testimonia - ma il professore ha dimostrato di intercettare molto più di altri i giusti sentimenti del popolo genovese della sinistra, ribaltando un pronostico che lo voleva come terzo incomodo. E l'Arci in tutto questo? I circoli Arci hanno fatto la loro parte fino in fondo con una partecipazione determinata e convinta. Numerosi sono stati i circoli che hanno organizzato incontri con i candidati per un confronto sui temi cari all'associazionismo e/o ospitato i seggi in cui c'è stata, come sempre, un'alta partecipazione. Significativo il fatto che dei due soli seggi che hanno superato la soglia dei mille votanti, uno è il circolo Primo Maggio di Castelletto: 1062 votanti, di cui il 67,4% per Marco Doria. Anche nell'altro,

ospitato dal Ghett-Up, la maggioranza dei 1013 votanti è stata per il presunto 'outsider' che ha ricevuto il 70,3% dei consensi. Un trend che viene confermato dal fatto che il vincitore si è aggiudicato la maggioranza in ben 51 seggi, in 16 dei quali ha superato quota 50%. Purtroppo anche il seggio col minor numero di votanti, 56, era situato in un circolo Arci, il Varenna di Pegli dove Marco Doria ha avuto 8,9% dei consensi contro il 66,1% di Marta Vincenzi. Bottino più cospicuo per la sindaco uscente al circolo ‘La ciclistica’ dove ha vinto col 35,8% dei voti in un confronto serrato con Roberta Pinotti, 33,8%, e Doria, 29,9%. È stato ancora un circolo Arci - il Pianacci di Prà - l'unico ad attribuire oltre la metà dei consensi alla Pinotti, 50,4% (17,7% a Doria). Ora ci attende una campagna elettorale importante per il futuro della città ed è quindi necessario che l'associazione si prepari alla sfida con un'approfondita discussione interna su tempi e modalità della propria azione. Come ha opportunamente osservato il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, è normale che nelle primarie di coalizione possa vincere un alleato e non il candidato del partito di maggioranza. L'importante è che dal giorno successivo alle primarie il vincitore diventi il candidato di tutta la coalizione. Info: walter.massa@arci.it

La settimana della legalità per preparare la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime di mafia al 1996 ogni 21 marzo viene celebrata la Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie, organizzata da Libera e Avviso Pubblico. Quest'anno, diciassettesima edizione, la Giornata della Memoria si svolgerà a Genova, anticipata a sabato 17 marzo. La scelta di una città del nord Italia è particolarmente opportuna, perché troppe volte si è collegato il fenomeno della mafia alle sole regioni meridionali. Come riportano anche alcuni recenti fatti di cronaca, la Liguria è spesso teatro di episodi di criminalità organizzata. In Liguria, come in tutto il nord, troppi sono stati gli occhi chiusi per quieto vivere, per incapacità di comprendere, talora per connivenza. E così il consiglio comunale di Bordighera è stato sciolto per infiltrazioni mafiose, e subito dopo è stata la volta di quello di Ventimiglia. Perché la giornata del 17 marzo non resti un evento isolato, il Presidio Francesca Morvillo

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di Libera Genova ha organizzato la Settimana della Legalità, con questo calendario: - sabato 25 febbraio, alle 19.30, presso l’Auditorium di Palazzo Verde ai Magazzini dell'Abbondanza, proiezione del documentario Toxic Europe, Italia, crocevia di traffici di rifiuti tossici. Ospiti Cecilia Nesi, Giulio Rubino e Filippo Sestito, presidente di Arci Crotone. Seguirà aperitivo. - lunedì 27 febbraio, alle 21.00, proiezione del documentario In un altro paese presso il Teatro Hop Altrove, in Piazzetta Cambiaso. - martedì 28 febbraio, alle 21.00, presso il Circolo Arci Primo Maggio, Salita San Nicolò, presentazione del Dossier sulle mafie in Liguria, con Matteo Lupi, referente regionale di Libera. - giovedì 1 marzo, alle 18.00, presso il Teatro Hop Altrove, presentazione del libro di Angela Lanza Ho fame di giustizia, in collaborazione con la libreria Finis Terrae.

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Ospiti l'autrice, Angela Lanza, la professoressa Giuliana Franchini e l'attrice Franca Fioravanti. Alle 21.00, proiezione del film La siciliana ribelle di Marco Amenta. - venerdì 2 marzo, alle 17.00, presso la Facoltà di Giurisprudenza, presentazione del Dossier sulle mafie in Liguria e conferenza con Anna Canepa (magistrato della Direzione Nazionale Antimafia), Matteo Lupi e il giornalista Ferruccio Sansa. Alle 22.00, al Milk Club, in via delle Grazie 25, concerto di gruppi emergenti. Ingresso gratuito con tessera Arci. - sabato 3 marzo, alle 17.00, flash mob in Piazza De Ferrari. La Settimana della legalità sarà preceduta, giovedì 23 febbraio, da un'iniziativa al circolo Arci Belleville: alle 19.30 (Insieme) Si può' fare - Storie di militanza associativa in terra di mafie. Interviene Filippo Sestito. Info: tatiana_bombardi@arciliguria.it


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Arci e Arcs a fianco della lotta pacifica del popolo Saharawi con due iniziative ad aprile raggia l'educazione sociale, la promozione culturale e l'arricchimento reciproco. La quota di partecipazione è di 1050 Euro. Entrambi i viaggi saranno un'opportunità irripetibile per entrare a contatto con l'ospitalità e la ricchezza culturale di questo splendido popolo, contrastare il suo isolamento e sostenere la sua lotta pacifica verso l'autodeterminazione. Per iscriversi è necessario compilare la scheda di iscrizione scaricabile sul sito www.arciculturaesviluppo.it, inviarla all'indirizzo email campidilavoro@arci.it e formalizzare l'iscrizione con il pagamento della quota entro il 5 marzo 2012. Info: www.arciculturaesviluppo.it

rci e Arcs-Arci Cultura e Sviluppo confermano il proprio impegno a fianco della popolazione Saharawi rifugiata nei campi profughi nei pressi di Tindouf (Algeria meridionale). Costretta all'esilio dall'occupazione militare marocchina del 1975 e divisa dalla propria terra da un muro lungo più di 2500 km, questa popolazione attende di poter celebrare il referendum per l'autodeterminazione, diritto riconosciutole dalle Nazioni Unite e tuttora negato dal regime marocchino. Nonostante le condizioni estremamente difficili in cui è costretto a vivere da più di 35 anni, il popolo Saharawi continua la propria resistenza pacifica nei territori occupati illegalmente dal Marocco e la propria lotta per la sopravvivenza nelle durissime condizioni imposte dall'esilio nel deserto algerino. Con lo scopo di contrastare l'isolamento politico e mediatico di questo popolo e di sostenere il suo diritto all'autodeterminazione, Arcs organizza due iniziative che verranno realizzate dal 31 marzo al 7 aprile 2012. La prima è un workshop fotografico con Giulio di Meo: un percorso per approfondi-

re le tecniche del reportage e della fotografia sociale direttamente nei campi profughi. Ospiti presso le famiglie saharawi, i partecipanti potranno conoscerle da vicino e documentarne tradizioni e condizioni di vita. Al termine del workshop le migliori foto verranno selezionate per un'esposizione da realizzare in Italia. La quota di partecipazione è di 1500 Euro. La seconda iniziativa è il campo di lavoro Saharawi 2012: un campo per conoscere la realtà dei campi profughi saharawi attraverso la permanenza nelle famiglie e la realizzazione di incontri con associazioni delle donne, dei giovani, visite a centri sanitari, scuole e progetti realizzati dall'Arci. Verrà realizzato un viaggio nei territori liberati della Repubblica Araba Saharawi Democratica per visitare il Muro della Vergogna, barriera erta dal regime marocchino per separare il popolo Saharawi dalla propria terra. L'obiettivo principale del campo di lavoro è l'organizzazione di attività non-profit che coinvolgano giovani volontari italiani e beneficiari locali (giovani, bambini, famiglie, comunità). Il campo inoltre ha una natura formativa che inco-

Premiere teatrale a Sarajevo

La salute materno-infantile in Tanzania raccontata in un convegno a Roma

Il 2 marzo, alle 20, il Medunarodni Centar di Sarajevo aprirà le porte per la premiere in Bosnia Erzegovina dello spettacolo teatrale realizzato all'interno del progetto di Arcs Networking Memories finanziato dall'Unione Europea. Lo spettacolo è già stato presentato in Kosovo e ha ricevuto commenti molto positivi: talentuosi attori porteranno in scena le memorie della ex Jugoslavia di un gruppo di giovani serbi, kosovari, bosniaci. Perché i giovani mostrano nostalgia per un passato che non hanno pienamente vissuto? Le divisioni attuali sono davvero insormontabili? Lo scopo dello spettacolo, come del progetto, non è quello di mitizzare il passato o esprimere giudizi su di esso, ma di far capire che la convivenza, la tolleranza, la fratellanza e la solidarietà sono ancora possibili. Che senso ha fomentare le divisioni se nel passato si era tutti uniti? Che senso ha insistere sulle divisioni in vista di una comune vita nella famiglia dell'Unione Europea? Dopo lo spettacolo teatrale verrà inaugurato anche il Museo della Memoria, anch'esso realizzato attraverso i ricordi e gli oggetti dei ragazzi serbi, bosniaci e kosovari. Info: www.netmem.org

Il 2 marzo presso il salone della Direzione generale del Policlinico Umberto I a Roma si terrà un convegno sulla cooperazione sanitaria in Tanzania promosso da Arcs, Azimut onlus e Policlinico Umberto I, con il sostegno della Provincia di Roma. Il convegno ha l'obiettivo di rendere note al pubblico le attività di solidarietà con la Tanzania, promosse dai diversi soggetti coinvolti. Nel 2008, durante il confronto politico tra Arci e la Confederazione Cobas, nasce l'esigenza di collaborare ad un programma più ampio di cooperazione sociosanitaria con la Tanzania, in particolare con il Distretto di Bunda, nella regione di Mara. Da qualche anno, infatti, Azimut portava avanti con il Policlinico Umberto I attività di formazione di personale medico e paramedico presso le strutture ospedaliere romane e di appoggio alla realizzazione di particolari operazioni chirurgiche, non effettuate in loco. Con l'ideazione e poi la realizzazione di un programma più ampio cofinanziato dal Comune di Milano, dalla Provincia di Roma e dalla Tavola Valdese, oggi i 3 partner italiani (Arcs, Azimut, Policlinico Umberto I) stanno realizzando sia attività di

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L'assemblea dell'Associazione delle Ong italiane ha eletto i nuovi presidente e vicepresidente. Sono, rispettivamente, Gianfranco Cattai (presidente Focsiv) e Silvia Stilli (direttrice di Arcs). A entrambi gli auguri di buon lavoro

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formazione che di sensibilizzazione in Tanzania e si preparano ed implementare un progetto di trasferimento di tecnologie e know how, cofinanziato dal Ministero degli Affari Esteri italiano. Durante il convegno, al quale parteciperà anche Julius Rugambwa, il medico tanzaniano responsabile del progetto, saranno ripercorse alcune tappe delle diverse azioni di solidarietà realizzate, ponendo l'attenzione in particolare sulle sinergie che si sono create nel corso degli ultimi anni: unire le forze per lavorare, ognuno con le specifiche competenze, nella realizzazione di un obiettivo comune: il miglioramento della salute materno-infantile nella regione di Mara. Oltre ai tecnici e ai medici coinvolti nelle attività di progetto, saranno presenti al convegno il Direttore generale del Policlinico Umberto I, il Rettore dell’Università di Roma La Sapienza, il Direttore sanitario di presidio, il Responsabile della cooperazione internazionale della Provincia di Roma, una funzionaria del Mae-Dgcs, Ufficio VII Cooperazione allo sviluppo, esponenti di Ong e del volontariato. Info: ciccone@arci.it


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Rio+20: lo zero draft delle Nazioni Unite lontano dalle posizioni sindacali e Nazioni Unite hanno diffuso il documento che traccia il percorso del dibattito per le conclusioni della 2a Conferenza sullo Sviluppo Sostenibile, oramai nota come Rio+20, che si terrà a Rio de Janeiro in giugno, vent'anni dopo la 1a Conferenza su Ambiente e Sviluppo. Dalla 1a Conferenza nacque l'Agenda 21, con i suoi 28 principi che avrebbero dovuto guidare l'azione di stati e governi per la riduzione dei guasti ambientali, la lotta alla povertà e alla disuguaglianza sociale e il governo del pianeta. Dopo vent’anni, la Conferenza sullo Sviluppo Sostenibile richiama una prima domanda: cosa è cambiato in questi vent’anni; quali impegni sono stati rispettati e quali no? Eludere queste domande toglie credibilità all’iniziativa e alla reale volontà di stati e governi. Il punto di partenza dovrebbe essere proprio una valutazione, più oggettiva possibile, del compimento o meno dell’Agenda 21, della sua applicabilità e della sua adeguatezza per la gestione del futuro. Gli impegni, assunti da stati e governi, sono stati in larga parte disattesi, relegando i principi dell’Agenda 21 e tutti gli altri accordi e convenzioni internazionali sottoscritte a mere dichiarazioni di impegni, non vincolanti, discrezionali. Il draft zero che traccia l’impostazione delle conclusioni della 2° Conferenza di Rio, conferma le preoccupazioni. Il documento contiene una lista indistinta di temi, senza affrontare una riflessione sul sistema e sul modello di sviluppo e i relativi paradigmi fondanti. Temi come crescita, mercato, stili di vita, beni comuni, benessere, rimangono esclusi. Così proseguendo, si riduce ad ordinaria amministrazione la gestione dei problemi strutturali e di fondo che l'intera umanità, nessuno escluso, deve affrontare con urgenza, senza trarre un bilancio dei piani di sviluppo e di lotta alla povertà lanciati dalle Nazioni Unite, dagli anni sessanta ad oggi. Sappiamo che le soluzioni non sono indolori né facili da costruire e da applicare. Non è più il tempo di rinvii, ma vanno responsabilmente assunte le necessarie decisioni. Il documento ONU, in pratica, conferma, una impostazione abituale, sottovalutando la gravità e l’urgenza del momento, in tutti gli aspetti e dimensioni in cui si voglia analizzare lo stato ed il futuro del Pianeta e, quindi, la stessa idea e concetto di Sviluppo, che deve essere oggetto di profonda analisi e riflessione. Il documento dà per scontato che la direzione sia quella giusta. La posizione dei sindacati è critica su quanto hanno fino ad ora dimostrato Nazioni Unite,

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Proseguiamo l'approfondimento su temi cruciali per il futuro, con il commento della CGIL alla prima bozza di documento conclusivo (zero draft) delle Nazioni Unite per la Conferenza di Rio

stati e governi. Per i sindacati il sistema è malato e se da un lato si chiede un governo del pianeta più forte e più coerente, dall'altro lato si vede la necessità di ripensare l'economia in funzione dei bisogni delle persone piuttosto che della loro capacità di consumo. Una posizione responsabile, di chiara critica al sistema, denunciando apertamente il rischio di ‘zero risultati’ ma con l’impegno a farsi carico di elaborare proposte concrete, tanto ambiziose quanto indispensabili per correggere la direzione attuale del modello e delle politiche economiche ed occupazionali. La Confederazione Internazionale dei Sindacati (CSI - ITUC), nel suo documento per Rio+20, denuncia che non è più il tempo delle dichiarazioni ma che è indispensabile che stati e governi sottoscrivano accordi ed impegni concreti e che poi questi vengano applicati, diventino obblighi ed azioni concrete, già a partire dal giorno successivo alla conclusione della Conferenza. Quindi, la CSI avanza tre proposte concrete che dovrebbero tradursi in obiettivi ed impegni vincolanti per stati e governi: - la copertura entro il 2020 di condizioni di lavoro dignitoso per la metà dei lavoratori a livello globale; - un investimento medio del 2% del PIL in green jobs in ogni stato per un periodo da 5 a 10 anni; - il Social Protection Floor, un sistema di protezione sociale a copertura dei bisogni primari (reddito minimo vitale, casa, salute, educazione, vecchiaia...) presente in ogni stato, con le gradualità di ogni singola realtà nazionale, che elimini l'esclusione e l'abbandono sociale e la miseria; - l'implementazione della tassa sulle transazioni finanziarie, per sostenere gli investimenti di ‘cura del pianeta’ e per finanziare i programmi di sviluppo (studi indicano che con lo 0,05% di tassazione si potrebbero

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recuperare tra 160 e 420 miliardi di Euro per anno). L'Economia Verde è vista dalla CSI come una risposta adeguata alla crisi del sistema, a condizione che sia costruita e strutturata seguendo un insieme di principi (10 principi) che riprendendo l’agenda del lavoro dignitoso e dei principi e diritti fondamentali del lavoro, elaborano la dimensione sociale dell’economia verde. Sta qui anche il richiamo all'alleanza tra soggetti della società civile: ambientalisti, popolazioni indigene, movimenti sociali e di genere, organizzazioni di consumatori, imprenditori responsabili, per costruire una ‘nuova agenda progressista’ per lo sviluppo sostenibile. Dal Forum Sociale tematico di Porto Alegre arrivano anche i contributi e le riflessioni di reti, associazioni e movimenti sociali che daranno vita alla Cupula dos Povos, il summit dei popoli, dal 15 al 23 giugno, parallelamente al summit delle Nazioni Unite. Il percorso dei social forum, reti, associazioni e movimenti di contadini, donne, senza terra, popoli indigeni, iniziato proprio a Porto Alegre nel 2001, affronta una riflessione profonda, con la domanda: quale Sviluppo? A cui risponde, partendo da quattro assi tematici: 1. Diritti Umani e rapporto con la ‘madreterra’: mettendo al centro la diversità culturale e il diverso rapporto costruito dalle diverse società con la natura e i suoi elementi; 2. una nuova etica dei beni comuni, per rispondere alla crisi della civilizzazione con una nuova impostazione di ‘bio-civilizzazione’; 3. produzione, distribuzione e consumo, beni comuni, economia di transizione, dove l’economia diventa un’azione funzionale al benessere del sistema-mondo e non solamente degli esseri umani o di una piccola parte di arricchiti; 4. soggetti politici e architettura del potere, ossia il governo del pianeta: per la ricerca di nuove regole, nuovi strumenti di governo del pianeta. In questo quadro l’economia verde è vista criticamente: «rifiutiamo tutte le false soluzioni a questa crisi, come sono gli agro-combustibili transgenici, la geo-ingegneria e il mercato del carbone, che non sono altro che nuovi travestimenti del vecchio sistema....». Nel corso degli appuntamenti di preparazione di Rio+20 il sindacato internazionale lavorerà da un lato per portare significative modifiche alle posizioni dei governi, dall'altro per proseguire il confronto, nella reciproca autonomia, con potenziali interlocutori sociali, nell'associazionismo e nei movimenti. Info: www.cgil.it


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Sette studenti aretini in Perù per partecipare a ‘Noi con gli altri’, progetto di solidarietà e cooperazione sistono mondi dove i bambini diventano lavoratori da quando sono poco più che infanti. E ne esistono altri in cui, fino a trent'anni, nessuno sa neanche cosa sia un lavoro. Esistono mondi dove questi stessi bambini lavoratori sono costretti a organizzarsi in movimenti sindacali. Perché diventa necessario capire quanto sia importante rendere più umana la loro condizione lavorativa. Mentre ne esistono altri, di mondi, in cui il problema è la verifica in classe la mattina successiva. Ognuna di queste due 'possibilità' ha i suoi pregi e i suoi difetti, le sue risorse e dei problemi da risolvere. Ma grazie al progetto Noi con gli altri, organizzato da Unicoop Firenze insieme ad Arci Toscana, i ragazzi di una parte e dell'altra della Terra, si

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BARLETTA (BT) Il 26 febbraio alle 21 al circolo Carlo Cafiero andrà in scena La cisterna, spettacolo teatrale di Salvatore Arena con Massimo Zaccaria, finalista Premio Scenario Ustica 2009

stanno incontrando, da anni, per un confronto aperto e un arricchimento reciproco. Imparando, gli uni dagli altri, come si fa a essere ragazzi, giovani migliori, oggi, sia da una parte che dall'altra del mondo. Proprio in questi giorni 7 studenti dell'Istituto statale d'arte ‘Piero della Francesca’ di Arezzo, sono partiti alla volta del Perù, cogliendo al volo la possibilità di incontrare i loro coetanei lavoratori, tanto simili per età, ma tanto diversi per abitudini di vita, andando a scoprire storie tanto distanti dalle proprie. Incontreranno i loro coetanei, ragazzini impegnati nel Manthoc, un'associazione democratica peruviana che organizza corsi contro l'analfabetismo, s'impegna per il recupero scolastico, si batte per la salute del lavoro, costruisce consultori pediatrici, o mense, o biblioteche, crea dei piccoli laboratori artigianali autogestiti in cui fare produzione di oggetti da vendere in condizioni eque. Un sindacato, in poche parole. Un modo per darsi una vera speranza, per dirsi che è possibile cambiare. Francesco Romizi, Presidente di Arci Arezzo, ha evidenziato, nella conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, i motivi per cui è stato scelto proprio

questo tipo di esperienza per i 7 giovani studenti della sua città: «Quello che ci piace di più del Manthoc è che si tratta di un'associazione che svolge sul territorio un ruolo politico attivo e importante. Non fa mero assistenzialismo, ma piuttosto tante attività politiche e culturali. Sono ragazzini dagli 8 ai 16 anni, hanno quindi più o meno la stessa età degli studenti italiani in visita. Ragazzini che si auto-organizzano e decidono come farlo». I sette giovani aretini stanno condividendo insieme a questi ragazzi peruviani le attività quotidiane: il lavoro, prima di tutto, m anche i laboratori e le attività politiche. Daranno una mano per un'intera settimana, porteranno il loro punto di vista, il loro apporto alla causa. Capiranno come un loro coetaneo vive in Perù, sperimentandolo sulla propria pelle. E poi torneranno. «E torneranno - come si è augurato il Preside dell'Istituto dove studiano i ragazzi, il professor Luciano Tagliaferri - con le teste e i cuori contaminati, diventando dei veri e propri 'portatori sani' di valori positivi. Valori che, a loro volta, possano contaminare la nostra vita di tutti i giorni, in una città che sicuramente ne ha bisogno». Info: www.arciarezzo.it

Notizie Brevi L’Italia sono anch’io PADOVA - Il 26 febbraio alle 20.30 all’Auditorium San Gaetano l’Arci territoriale, insieme alle realtà locali del comitato promotore de ‘L’Italia sono anch’io’, promuove l’iniziativa Migrazioni. Il racconto cantato, cento anni di emigrazione e trent’anni di immigrazione nel loro impatto sulla società triveneta e italiana, di e con il giornalista e scrittore Sergio Frigo, con la partecipazione dei musicisti Rachele Colombo e Emanuela Cananzi. Info: padova@arci.it

Forme d’amore ROMA - Continua Arci PM, la rassegna culturale promossa da Arci solidarietà onlus: appuntamento il 23 febbraio con Forme d’amore. Alle 19 sarà proiettato Lo schermo velato, documentario sulla censura dell'omosessualità a Hollywood. Dai ‘damerini’ del cinema muto alle prime aperture degli anni ‘90, passando per strane amicizie, omosessuali cattivi, malati e pervertiti e le vampiresse degli anni ‘80. Sui muri saranno esposti alcuni riferimenti della cultura occi-

dentale all'amore tra ‘simili’, da Freud a Burroughs, passando per Bansky. Info: www.arcisolidarietaonlus.eu

Ma cos’è questa crisi? UDINE - Al Mis(s)kappa il 22 febbraio alle 21 Ma cos’è questa crisi? A ormai quattro anni dall’inizio della crisi più violenta dal secondo dopoguerra non tutte le cause sono state ancora comprese. Ancora più indecifrabile è il futuro dell’Italia e dei Paesi occidentali. Per comprendere i meccanismi alla base della crisi e per parlare della complessa situazione che perdura si discuterà insieme a Stefano Comino e Paolo Ermano dell’Università di Udine. Info: misskappa@livecom.it

Truffe e raggiri SOLIERA (MO) - Truffe e raggiri: suggerimenti su come tutelarsi e proteggersi dalle insidie è il titolo dell’incontro pubblico in programma mercoledì 22 febbraio alle 14.30 presso la Sala Arci di via Grandi 159, a Soliera. L’iniziativa, promossa dal Comune di Soliera insieme a FederConsumatori, il sindacato Spi-Cgil e l’Auser, si pro-

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pone di offrire buoni consigli per evitare di subire imbrogli, raggiri e furti, focalizzando l’attenzione sulla fascia di cittadinanza più esposta a questo genere di reati: gli anziani. Info: www.arcimodena.org

Proiezione al Cinema Astra NAPOLI - Quarto appuntamento di febbraio con Astradoc 2012 - Viaggio nel cinema del reale, rassegna di cinema documentario organizzata da Arci Movie che si svolge presso il Cinema Astra di Napoli. Venerdì 24 febbraio alle 21 Love it or leave it di Gustav Hofer e Luca Ragazzi, vincitore del Milano Film Festival 2011, menzione speciale al Rencontres du Cinéma Italien à Toulouse 2011 e Premio della giuria ad Annecy Cinema Italien 2011. Sarà presente il regista Luca Ragazzi. Info: www.arcimovie.it

Al Malaussène ‘Insonnie’ PALERMO - Il 17 febbraio alle 21 presso il circolo Malaussène sarà presentato Insonnie di Salvatore Massimo Fazio, scrittore e filosofo catanese considerato da molti il

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discepolo del filosofo Manlio Sgalambro. L’incontro, a cui sarà presente l’autore, sarà aperto e concluso dal musicista Enrico Lanza ‘Mapuche’. Introduce e modera Luisa Incontrera. Ingresso libero. Info: www.associazionemalaussene.it

Hybris all’Arci Area CARUGATE (MI) - All’Arci Area il 24 febbraio alle 22 appuntamento con lo spettacolo teatrale Hybris della Compagnia Anànke, regia di Roberto Simonte. Cinquanta minuti giocati su energia, forza e violenza, in cui si ricordano, senza buonismi nè giustificazioni, Gabriele Sandri e Filippo Raciti, le violenze del G8 di Genova, le aggressioni alle caserme degli ultras la notte dell’11 novembre 2007. In scena un celerino e un ‘niss’ (siglia di un noto gruppo ultras: Niente Incontro Solo Scontri) trascorreranno le ultime ore della loro vita nella stessa cella. Hybris fa parte di una trilogia intitolata Fobia Cieca, interamente dedicata alla decadenza dell’uomo e della società, e ne costituisce il terzo capitolo. Info: www.circolo-area.it


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‘Giovani e lavoro: una disuguaglianza che va oltre la crisi’, l’incontro all’Arci Zei di Lecce

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«Sono giovani con le spalle forti - ha sottolineato Antonella Cazzato - perché sanno che dovranno sopportare da soli il peso dei fallimenti delle generazioni precedenti e delle scelte miopi di chi governa il loro Paese». A offrire soluzioni e strumenti per liberarsi dal giogo della precarietà ci pensa la giovane sindacalista Ilaria Lani, secondo la quale è necessario «sfrondare le centinaia di tipologie contrattuali tramite un'operazione di ripulitura degli abusi che si celano dietro i contratti atipici». Questi ultimi «devono costare di più per incentivare le assunzioni con contratto regolare. È necessario infine incentivare gli ammortizzatori sociali istituendo cuscinetti di reddito per garantire una continuità nelle fasi di transizione da un lavoro all'altro, o in mancanza di un'occupazione». Quello del 16 febbraio è stato il primo di una serie di incontri, seminari e approfondimenti a cura dello Spazio Sociale del lavoro, un vero e proprio sportello sui diritti del lavoro inaugurato il 18 gennaio di quest'anno grazie all'opera congiunta di Arci Zei e Cgil. Un esperimento, il primo nel sud italia, volto a promuovere

spazi di aggregazione sindacale. Per Alessia Bleve, presidente del circolo, «in un mondo del lavoro sempre più frammentato e diviso, la sfida congiunta di associazioni che fanno militanza attiva sul territorio e del sindacato è quella di ricostruire percorsi unitari per rilanciare l'utilità di un'azione collettiva». Matteo Pagliara, responsabile del progetto per Arci Zei, aggiunge che «lo sportello è un luogo dove si farà formazione e orientamento per la ricerca di un lavoro e sarà possibile analizzare le esigenze dei ragazzi che vi si rivolgeranno. In questo modo saremo più consapevoli nel progettare vertenze sociali che partano davvero dai lavoratori precari». Info: www.spaziosocialezei.org

ROMA Al Forte Fanfulla il 28 febbraio alle 18 viene presentato Diario di un precario (sentimentale) di Maria Antonia Fama, libro nato nel 2009 come radiodramma in onda su Radio Articolo 1 Info: www.fanfulla.org

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iovedì 16 febbraio presso l'open space del Comune di Lecce si è svolto un incontro - seminario organizzato dall'Arci Zei, dalla Cgil - Lecce e dal neonato Spazio Sociale del lavoro, sportello sui diritti del lavoro, dal tema Giovani e lavoro: una disuguaglianza che va oltre la crisi. il dibattito arriva proprio durante la trattativa governo - parti sociali e cerca di entrare nel merito della questione alla ricerca di soluzioni e proposte per restituire ai giovani la dignità del lavoro in un momento in cui la crisi occupazionale manifesta, in particolare al sud, tutta la sua gravità, dal momento che il 76% delle nuove assunzioni in provincia di Lecce nel 2010 è costituita da contratti atipici (dato fornito dalla Cgil). All'incontro hanno partecipato la segretaria della Cgil di Lecce Antonella Cazzato, Alessia Bleve per il circolo Arci Zei e Ilaria Lani, responsabile nazionale Politiche giovanili della Cgil e capofila della Campagna Giovani NON più disposti a tutto. L'iniziativa è stata aperta dalle testimonianze di giovani precari leccesi che hanno dato voce e passione ai racconti di un precariato subito e quotidiano.

Il volume sulle Scuole A Milano la mostra fotografica che racconta nazionali d’arte a Cuba il viaggio della Carovana Antimafie 2011 Il valore sociale e culturale delle scuole nazionali d’arte di Cuba, avviate negli anni ‘60 con il coinvolgimento di tre architetti giovanissimi, di cui due italiani, su iniziativa di Fidel Castro ed Ernesto Che Guevara, rimaste incompiute fino al 2000, quando furono ripresi i lavori, e oggi inserite nel patrimonio dell’Unesco come luoghi di grande importanza storica e architettonica. Tutto questo rivive nel volume Cuba. Scuole nazionali d’arte scritto da Claudio Machetti, Gianluca Mengozzi e Luca Spitoni, edito da Skira editore, che sarà presentato venerdì 24 febbraio alle 17.30 a Siena nella Sala dei convegni di Palazzo Patrizi. Il volume, accompagnato dal dvd con il documentario Un sueño a Mitad realizzato da Francesco Apolloni, conduce il lettore, anche attraverso una ricca documentazione fotografica, alla scoperta delle scuole nazionali d’arte de L’Avana e della loro storia. Oggi, quelle scuole fanno parte del World Monument Fund, che comprende i cento monumenti da salvare nel mondo. L’appuntamento è promosso dall’Arci provinciale di Siena, dall’associazione d’arte Didee e da Carretera Central, con il patrocinio del Cesvot e del Comune di Siena.

Fino al 29 febbraio presso la Camera del Lavoro di Milano è possibile visionare la mostra fotografica che racconta il viaggio della Carovana Antimafie Internazionale 2011. Trenta foto a firma del fotografo Federico Bernini che raccontano il viaggio fatto dalla Carovana nei mesi tra marzo e maggio 2011 in tutte le regioni d'Italia e in Europa, attraverso Francia, Svizzera, Albania, Bosnia, Serbia, Bulgaria, Malta per riapprodare in Italia e concludersi a giugno a Corleone. In ognuno dei luoghi raggiunti dalla Carovana sono state organizzate iniziative, alcune dal forte valore simboli-

co, con l'obiettivo di coinvolgere e sensibilizzare gli abitanti e le istituzioni locali: 17.440 chilometri percorsi, 123 tappe e iniziative su più di 30 beni confiscati, dibattiti, convegni, testimonianze di familiari di vittime di mafia, incontri con la cittadinanza, cene della legalità con i prodotti delle terre confiscate alla mafia, concerti, spettacoli, animazione nelle piazze e nelle scuole. La raccolta di foto di Bernini è un pezzo di memoria di ogni tappa, fissata anche attraverso il diario di bordo tenuto dai carovanieri, i racconti, i video, le testimonianze radiofoniche.

Visioni italiane 2012 con Arci Bologna Si rinnova la collaborazione tra Cineteca e Arci Bologna in occasione di Visioni italiane, 18° concorso nazionale per corto e mediometraggi, in programma dal 22 al 26 febbraio al Cinema Lumière in via Azzo Gardino 65 a Bologna. Saranno due i premi che Arci Bologna assegnerà durante il festival, che dal 1994 dà spazio alle opere realizzate ogni anno in Italia da giovani autori che rimangono per lo più invisibili al grande pub-

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blico: cortometraggi, documentari, film sperimentali, opere d’esordio in cerca di una distribuzione. I premi andranno alle pellicole, in concorso per Visioni Italiane 2012 e Visioni Doc, capaci di raccontare l'immigrazione e storie di nuovi cittadini. Inoltre, all’interno della sezione ‘Fare cinema a Bologna e in Emilia Romagna’, saranno proiettati i corti premiati a Filmando a Figuralia, festival promosso da Circuito 051 e Arci Bologna.


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A dieci anni dal primo FSE, la proposta di un nuovo grande incontro europeo di società civile a Firenze i fronte alla crisi, l'Europa cede al mercato i diritti, la democrazia, la sua unità. Forse il suo stesso futuro. Di sicuro quello dei suoi cittadini. Invece che agire secondo un principio di solidarietà verso i paesi in maggiore difficoltà, li strangola. Arrivando perfino a mettere in discussione l'esercizio di quel briciolo di sovranità rimasta loro grazie all'esercizio del voto. Il neoliberismo non è solo una dottrina economica. È nato come ideologia politica, e da sempre ha un nemico dichiarato: la democrazia. Chi la difende, non può non sentire l'imperativo categorico di fare il possibile per mantenere ed allargare lo spazio pubblico democratico, il luogo dove possano convergere gli attori sociali che in tutta la loro pluralità condividono la resistenza a questo progetto devastatore, e la ricerca/azione di un altro modo di vivere, di convivere e di essere Europa. Quasi dieci anni fa, a novembre, Firenze ospitò il più grande spazio pubblico democratico mai realizzato, il primo Forum Sociale Europeo. Suore e sindacalisti, centri sociali e volontariato, associazioni e movimenti, in centomila per quattro giorni si

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diedero forza a vicenda. Un milione di persone manifestò contro la guerra e da lì nacque la proposta della giornata mondiale contro la guerra in Iraq, centodieci milioni in piazza in tutto il mondo il 15 febbraio del 2003. Il Forum Sociale Europeo non ha retto al tempo, alle divisioni politiche, al ripiegamento nazionale e al cambio di fase. Ma il tema della ricostruzione di uno spazio pubblico aperto ed includente non è rimpianto del passato, è esigenza per oggi e per il futuro. E per questo, su proposta di un gruppo di attivisti fiorentini, in Italia e in Europa sta arrivando una proposta: produrre a Firenze, nel novembre di quest'anno, un grande incontro europeo di società civile, campagne, reti, sindacati, movimenti per difendere la democrazia e trovare insieme la forza di affermare un'altra Europa. Il biglietto di ingresso sarà l'adesione alla Carta dei Principi del Forum Sociale Mondiale, la più rappresentativa rete sociale del pianeta, che sancisce fra gli altri il principio della nonviolenza e della autonomia della società civile organizzata. L'invito è rivolto a chi c'era allora, ma

La magnifica ossessione Vince il cinema di qualità L'Ucca festeggia l'Orso d'oro berlinese a Paolo e Vittorio Taviani che premia quel cinema di qualità e d'impegno per cui l'Ucca si batte e si è sempre battuta sin dalla sua fondazione. Festeggia anche, con particolare affetto, Daniele Vicari per il suo film Non pulite questo sangue che sempre al Festival di Berlino, ha ottenuto il premio del pubblico.

È il titolo di un film documentario di Aluk Amiri, (afgano), Hamed Dera (burkinabé), Hevi Dilara (curda), Zakaria Mohamed Ali (somalo), Dagmawi Ymer (etiope). Si tratta in particolare di cinque cortometraggi scritti, girati e diretti da ragazze e ragazzi immigrati in Italia. Un mosaico di piccole storie accumunate dalla ricerca di uno sguardo interno sulla condizione migrante e nello stesso tempo un ritratto composito dell'Italia e del suo sistema di accoglienza riflesso negli occhi di chi arriva. Prodotto dall'Archivio delle Memorie Migranti, dura 65' ed è distribuito gratuitamente, ma ad ogni proiezione dovrà essere invi-

Festa del primo compleanno del Kino Ad un anno di distanza dall'apertura, il circolo del cinema dell'Arci di Roma, il KINO con lo slogan «Da un anno guardiamo altrove», festeggia il primo compleanno invitando amici, conoscenti, gli addetti ai lavori, i cinematografari, gli avventori da bar, gli spettatori del miniplex sotterraneo, chi lo conosce e chi lo vorrà conoscere! Dalle ore 23,30 di venerdì 24 febbraio fino alle 6,00 del giorno dopo, in via di Portonaccio 23 E, ingresso gratuito, salvo registrazione sul sito http://www.animalsocialclub.com/

Hanno collaborato a questo numero Claudia Carotenuto, Alessia Bleve, Raffaella Bolini, Tatiana Bombardi, Paolo Carsetti, Gemma Ciccone, Silvia De Silvestri, Davide Giove, Walter Massa, Filippo Miraglia, Flavio Mongelli, Gabriele Moroni, Tonino Perna, Marco Picinotti, Franca Puggioni, Paola Scarnati In redazione Andreina Albano, Maria Ortensia Ferrara, Carlo Testini Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Paolo Beni Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Progetto grafico Sectio - Roma Cristina Addonizio

www.ucca.it / ucca@arci.it

Benvenuti in Italia

tato (a spese degli organizzatori) almeno uno degli autori, per costruire un'occasione reale di scambio e di conoscenza con il pubblico. Un film semplice e diretto che può essere benissimo proiettato nel corso della rassegna cinemtaografica L'Italia che non si vede ed essere occasione di riflessione seria e meditata sulla condizione migrante in Italia, capace di fare i conti fino in fondo con la memoria della discriminazione e del dispregio razziale e culturale che ha accompagnato le politiche migratorie del governo italiano nell'ultimo ventennio.

soprattutto al nuovo, alle nuove generazioni, alle nuove tematiche, alle nuove resistenze e pratiche che costruiscono ogni giorno laboratori di futuro possibile. La maggior parte di questi vivono nella dimensione territoriale, e il territorio sarà al centro dell'incontro europeo. A partire naturalmente da quello di Firenze e della Toscana, che non sono chiamati solo ad ospitare l'evento ma a nutrirlo e a gestirlo. A ciascuna organizzazione viene chiesto di coinvolgersi nel tavolo locale e nazionale, di contattare i propri alleati in tutta Europa, di collocare in quei giorni a Firenze proprie iniziative, e di costruire insieme le parti di programma che saranno dedicate alle connessioni, alle convergenze e coalizioni. Info: bolini@arci.it

Editore Associazione Arci Redazione Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005

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http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/

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Atene non è sola. La solidarietà dell’Arci al popolo greco

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