Arcireport n 7 2014

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arcireport

Festa di compleanno con i beneficiari dello Sprar Arci Basilicata

settimanale a cura dell’Arci | anno XII | n. 7 | 20 febbraio 2014 | www.arci.it | report @arci.it

L’assemblea costituente della Rete della pace di Flavio Mongelli*

Il 22 e il 23 febbraio si svolgerà a Perugia l’assemblea costituente della rete della pace, che nasce dal percorso di riorganizzazione, di apertura e riqualificazione della Tavola della pace, cominciato da diversi anni e che ha avuto un’accelerazione dal luglio scorso. A Perugia, nel solco della Tavola della pace, nascerà un nuovo coordinamento, a rete, democratico, inclusivo, espressione della componente della società civile organizzata di quella esperienza e aperta a nuove realtà, per connettere e dare slancio all’impegno pacifista di tanti soggetti associativi e sociali, locali e nazionali, informali e strutturati. Questo nuovo soggetto permetterà di costruire su basi nuove la collaborazione tra realtà organizzate della società civile e il coordinamento degli enti locali per la pace, i frati di Assisi, gli enti locali umbri, soggetti fondanti e costitutivi della Tavola della pace nazionale, della marcia Perugia-Assisi, che appartiene per storia all’insieme continua a pagina 2

Tanti i progetti SPRAR che verranno gestiti dall’Arci di Livia Cantore referente gruppo Asilo

L’accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati è una delle questioni sociali sulle quali la nostra associazione da molti anni è impegnata, ritagliandosi un ruolo importante in tanti territori e a livello nazionale. Siamo stati tra i primi che hanno promosso l’idea di una rete diffusa di piccoli centri di accoglienza all’interno del tessuto urbano, quasi sempre in appartamenti. L’idea è che non si debbano costruire ghetti, che accogliere le persone significhi sostenerle fin dal primo momento in un percorso di inclusione sociale e di autonomia. Ci siamo impegnati su questo terreno convinti che la tutela dei diritti vada accompagnata da azioni concrete, da proposte che vanno condivise con le persone interessate. Ci siamo oggi conquistati un protagonismo che fa dell’Arci uno dei principali interlocutori delle istituzioni. Le nostre idee, le nostre battaglie politiche si sono trasformate in risposte concrete. Da questa esperienza è nato il numero verde nazionale e sono cresciute tante realtà territoriali della nostra rete impegnate direttamente. Siamo riusciti a coniugare le nostre fi-

nalità di organizzazione di promozione sociale radicata sul territorio con l’essere riconosciuti come soggetto politico importante in ambito sociale e culturale. Abbiamo anche attivato così un’iniziativa che ha una rilevanza economica, sia a livello territoriale che nazionale. Le graduatorie dello SPRAR, pubblicate lo scorso 29 gennaio, hanno premiato il lavoro di coprogettazione e promozione di una cultura dell’accoglienza portato avanti da 31 nostri comitati in ben 76 comuni. Nuovi territori sono entrati a far parte di questa rete. In Campania, ad esempio, l’Arci, che gestiva un progetto Sprar con il comune di Salerno, ha allargato il suo intervento nella provincia di Caserta con tre progetti e in quella di Napoli con altri due. Nel Lazio si confermano progetti pilota come quelli gestiti dal comitato di Viterbo e quelli dal comitato di Rieti; il comitato di Roma, oltre a riconfermare l’impegno nel comune di Monterotondo, è entrato nel sistema dell’accoglienza dell’area metropolitana proponendo per la prima volta un mocontinua a pagina 2


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del movimento pacifista italiano. La rete della pace, o comunque si chiamerà dopo l’assemblea costitutiva, nello sciogliere alcuni nodi che hanno rallentato negli ultimi anni la capacità di iniziativa della Tavola, si pone come finalità la riorganizzazione dell’impegno collettivo per la pace, per i diritti umani e per la cultura della nonviolenza, su basi di inclusione, di democrazia, di trasparenza, di regole e rappresentanza comuni e concordate. La rete della pace si è posta fin dalla prima assemblea come strumento di servizio e di stimolo della sensibilità diffusa e della domanda di mobilitazione e di impegno sui temi della pace e dei diritti umani. Non è un caso se in quell’assemblea si è scelto di approfondire l’attualità dell’impegno pacifista con il contributo di ospiti e di esponenti delle associazioni socie, che hanno sottolineato la necessità di coniugare tale impegno con quello per la globalizzazione dei diritti, per un ordine mondiale più giusto, per contrastare le guerre all’ambiente, ai poveri, ai beni comuni, e ai cittadini da parte dei regimi autoritari. Il rilancio della mobilitazione pacifista nasce anche dalla situazione politica italiana, con lo spreco di risorse in armamenti, tanto più grave in un’epoca di crisi, che richiede di accelerare il processo di disarmo e riduzione delle spese militari, in cui è necessaria, soprattutto verso il mediterraneo, una politica estera che promuova i diritti, la cooperazione internazionale, le relazioni di buon vicinato e non l’ostentazione armata del nostro paese, riproposto ancora come se fosse la portaerei dell’alleanza nordatlantica. Anche per questo a Perugia sarà rilanciato come impegno prioritario la preparazione e la partecipazione all’Arena di pace, manifestazione lanciata da molti esponenti pacifisti che si svolgerà a Verona il prossimo 25 aprile per declinare in quella giornata storica l’articolo 11 della nostra Cosituzione sui temi del disarmo, della nonviolenza e della riduzione delle spese militari. Inoltre, in occasione dell’assemblea, il 22 si terrà un seminario di approfondimento sull’attualità del pensiero di Capitini. Arci e i suoi comitati saranno parte attiva dentro questa rete per sostenere il rilancio dell’iniziativa pacifista nel nostro Paese. Ne ha bisogno lui, ne abbiamo bisogno noi.

dello per piccoli numeri in appartamento. E poi Santa Marinella e Cerveteri. La Sicilia e la Puglia hanno triplicato il loro impegno; nuovi comuni hanno messo a disposizione i loro territori, come a Barcellona Pozzo di Gotto (Me) e Sutera (Cl), a Sogliano Cavour (Le), Stornara (Fg) e Bitritto (Ba). Anche in Lombardia l’Arci è presente nella gestione del progetto di Monza e in Liguria a Genova si è aggiunto il progetto di Albisola (Sv). In Toscana si conferma una rete forte e diffusa oramai in tutta la regione gestita dall’Arci. I numeri sono importanti: 67 progetti destinati alle categorie ordinarie (singoli/e, nuclei monoparentali, nuclei familiari); 8 progetti per minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo e 1 progetto per le persone con disagio mentale. In tutto 1782 posti, con la disponibilità di posti aggiuntivi. Abbiamo risposto anche alle richieste per attivare posti per la prima accoglienza, nonostante la nostra contrarietà ad avere sistemi paralleli e difformi. Anche in questo caso, come

* responsabile Pace solidarietà e cooperazione internazionale

per l’ex Emergenza Nord Africa, molti comitati hanno risposto prontamente alla richiesta di disponibilità ponendo però condizioni precise: il modello di riferimento è quello della accoglienza, tutela e integrazione e non sono i CARA. Vogliamo dimostrare che è finalmente possibile chiudere i grandi centri di prima accoglienza: l’esperienza dei CARA ha dato una risposta ai grandi numeri ma ha significato separazione, mancanza di vere tutele, disagi e occasioni di sfruttamento. Noi proponiamo che, a livello legislativo, si prevedano nello Sprar dei posti dedicati alla prima accoglienza, dove fermarsi per non più di due mesi. Posti che devono essere facilmente raggiungibili grazie a un servizio di trasporti, di cui si deve far carico lo Stato, che dai luoghi di approdo trasferisca subito le persone in luoghi sicuri e dignitosi. L’avvio dei nuovi progetti SPRAR deve essere l’occasione per uscire definitivamente dalla stagione delle emergenze e, modificando la legislazione, per assicurare al diritto d’asilo un quadro di riferimento certo e giusto.

La solidarietà dell’Arci alle forze democratiche ucraine Frequentiamo le organizzazioni democratiche della società civile ucraina sin dai primi anni di vita dei Forum Sociali Europei. Abbiamo cercato nell’ultimo decennio di favorire in tutte le occasioni lo sviluppo delle loro relazioni con le altre organizzazioni sociali europee. Seguiamo il loro impegno costante per i diritti sociali, e contro il riemergere del nazionalismo e della destra estrema. Siamo a loro legati non solo da vincoli di solidarietà, ma da forti interessi comuni, convinti che solo da una omogeneizzazione verso l’alto di diritti e democrazia in tutto il continente possa venire garantito un futuro di pace, diritti e dignità per tutti gli europei. Troppi, nelle istituzioni e non solo, hanno agito in questi anni considerando i paesi dell’Europa orientale unicamente come territori da controllare per interessi geo-politici e da colonizzare con le delocalizzazioni. Unione Europea e Russia si sono purtroppo confrontate sullo stesso terreno e con analogo spirito, contendendosi pezzi di territorio europeo senza considerare le vocazioni e le esigenze dei loro popoli e delle loro comunità - costrette in tutta l’Europa dell’est a fare i conti con un presente sempre più lontano, in termini di democrazia e di diritti reali, dalle aspettative seguite al crollo del Muro di Berlino. Oggi, di fronte ai morti e alle violenze che tornano ad incendiare Piazza Maiden a

Kiev, facciamo nostre prima di tutto le quattro richieste dell’appello promosso dalla ‘Rete Europea contro l’estrema destra’: «condanniamo la violenza e la repressione del governo Yanukovich; rinnoviamo l’impegno a sostenere le forze democratiche e progressiste della società civile ucraina; chiediamo a tutte le parti in conflitto di astenersi dall’uso della forza perché essa aiuta la destra e i militaristi; invochiamo l’apertura di un dialogo aperto, trasparente e democratico fra le forze della società civile civilizzata sulle riforme necessarie». Alla Unione Europea e alla Russia, che portano ciascuna grandi responsabilità, ora spetta l’onore urgente di una forte iniziativa politica, di concerto con le Nazioni Unite, per fermare la guerra civile in Ucraina. È il tempo della politica, che è la capacità di costruire un progetto di uscita dalla crisi e i passi per realizzarlo. Sappiamo che non è facile che ciò sia messo in campo da istituzioni e governi per i quali l’interesse ha preso da tempo il sopravvento sul bene comune. Ma questa è la sola via per evitare che, ancora una volta, la guerra incendi la nostra terra comune. Alle forze democratiche ucraine, strette fra autoritarismo e nazionalismo, tutta la solidarietà e la vicinanza della nostra associazione. Insieme, anche nei momenti difficili, per l’Europa della democrazia e dei diritti.


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diritti

Bufera sugli opuscoli contro le discriminazioni sessuali Politica e gerarchie ecclesiastiche rispettino l’autonomia dell’Unar L’Unar, e cioè l’Ufficio che ha il compito di contrastare le discriminazioni, pubblica un opuscolo intitolato Educare alla diversità a scuola, e ancora prima che il testo arrivi agli insegnanti si scatena il finimondo. L’opuscolo infatti fa parte di un kit per docenti delle scuole pubbliche contro tutte le discriminazioni basate su orientamento sessuale e identità di genere, in cui si afferma tra l’altro che «i rapporti omosessuali sono naturali» e «il sesso non si fa solo per avere bambini». Eresia! Partono all’attacco Avvenire, il quotidiano della Cei, e sette senatori del Nuovo centrodestra che ne chiedono l’immediato ritiro. Mentre il viceministro Guerra, sostenendo di non essere stata preventivamente informata dell’iniziativa, di fatto sfiducia il direttore dell’Unar a cui invia formale nota di ‘demerito’ e dichiara che gli opuscoli dovranno passare al vaglio di Miur e Pari opportunità prima di essere distribuiti. Insomma al vaglio della censura.

L’episodio non solo denota la sudditanza di governo e istituzioni alla più retriva cultura cattolica, ma esplicita la mancanza di autonomia dell’Unar, considerato propaggine del governo di turno, contro le direttiva dell’Unione Europea che ha invece stabilito con chiarezza che gli organismi preposti al contrasto delle discriminazioni devono essere sottratti al controllo politico, agli umori delle maggioranze di governo, trattandosi di una materia che qualifica la democrazia di un paese. Soprattutto di un paese come il nostro, dove il potere delle gerarchie ecclesiastiche e dei partiti che più ne subiscono l’influenza hanno impedito di legiferare per salvaguardare diritti fondamentali, a tutela per esempio delle coppie di fatto, dei matrimoni fra persone omosessuali e persino l’approvazione di una buona legge contro l’omofobia. Nelle scuole pubbliche si insegna la religione cattolica, con insegnanti scelti direttamente dalla Curia, e la c.d. ‘ora di

Una lettera dell’Arci per denunciare l’ingiusta situazione cui sono costretti i richiedenti asilo Sulla deprecabile gestione dei richiedenti asilo giunti in Italia nei mesi scorsi, l’Arci ha inviato una lettera/denuncia alla Commissione Europea, al ministero dell’Interno, alla Commissione nazionale per il diritto d’asilo, all’Unhcr e all’Anci, segnalando la violazione delle due direttive europee relative al riconoscimento dello status di rifugiato e all’accoglienza dei richiedenti asilo, e chiedendo un pronto intervento per metter fine a questa situazione di ingiustizia. Di seguito il testo della lettera. «Con la presente l’associazione ARCI, in qualità di ente di tutela di richiedenti e titolari di protezione internazionale, intende segnalare la grave situazione in cui sono costretti numerosi richiedenti asilo giunti in Italia nei mesi scorsi. L’arrivo e l’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati continua ad essere gestita in maniera confusa, frammentata ed emergenziale, producendo ingiustizie, gravi violazioni dei diritti dei richiedenti asilo, spreco di risorse pubbliche e conseguenze negative per la convivenza nei territori dei comuni coinvolti. Il numero insufficiente di commissioni per l’esame delle domande, la prolungata accoglienza senza il rilascio di un documento, la mancanza di orienta-

mento e informazione nei confronti dei beneficiari sono tutti fattori che incidono negativamente nei percorsi di tutela e integrazione che dovrebbero essere avviati. Lo scorso venerdì 14 febbraio, 30 richiedenti asilo di nazionalità eritrea, beneficiari del progetto SPRAR di Castellammare del Golfo - ampliamento del progetto SPRAR del comune di Trapani - hanno manifestato davanti alla sede del commissariato perché ancora non sanno quando incontreranno la Commissione Territoriale competente per il riconoscimento dello status di rifugiati. Sono tutti arrivati a Lampedusa a metà settembre e ancora non hanno un permesso come richiedenti asilo. Abbiamo raccolto la denuncia di queste persone attraverso un portavoce. Abbiamo tutti i nominativi ed è stata prontamente mandata una richiesta di chiarimenti e di date certe alla commissione territoriale di Trapani. Con la presente chiediamo di intervenire per impedire ulteriori violazioni dei diritti dei richiedenti asilo e il protrarsi di conflitti sui territori che sono generati dall’assenza di una programmazione adeguata e di un indirizzo politico chiaro e definito».

alternativa’ non è mai stata strutturata. L’Arci chiede quindi che si ripristini la legalità, applicando la direttiva europea e riconoscendo all’Unar l’autonomia che le compete per poter svolgere efficacemente il suo ruolo, liberandola da ogni controllo politico di parte. Che il Parlamento si esprima con chiarezza in questo senso, mettendo fine a un’anomalia e a una doppiezza che rende l’Italia assolutamente poco credibile quando, come in occasione dei giochi di Sochi, si richiama il governo russo al rispetto dei diritti delle persone gay e poi si censura un opuscolo che ha il ‘torto’ di spiegare perché quei diritti vanno rispettati. Che il kit predisposto per le scuole venga consegnato agli insegnanti, come previsto dal progetto di Unar, e si cominci finalmente una seria opera di sensibilizzazione e formazione fra i nostri giovani su diritti che rispondono in primo luogo al principio di uguaglianza stabilito dalla nostra Costituzione.

Cie inumani, inefficaci e irrilevanti I Centri di identificazione ed espulsione, oltre che inumani, sono inefficaci e irrilevanti. Meno della metà degli immigrati reclusi viene effettivamente rimpatriato. A certificare il fallimento delle strutture dove oggi uomini e donne possono rimanere chiusi fino a un anno e mezzo solo perché non hanno un permesso di soggiorno sono i dati della Polizia di Stato diffusi da Medici per i Diritti Umani. Nelle loro visite nei Cie italiani, gli operatori di Medu hanno rilevato «numerosi casi di migranti trattenuti per periodi superiori ai 12 mesi, anche in condizioni di estrema vulnerabilità e di grave disagio psichico». «A conferma dell’aggravamento del clima di tensione e del deterioramento delle condizioni di vivibilità – segnala l’associazione - vi sono le numerose rivolte e proteste. Le istituzioni non possono continuare ad ignorare questo stato dei fatti ed è necessario che il governo affronti con urgenza la questione del superamento di strutture del tutto incapaci di garantire il rispetto della dignità umana e i più elementari diritti della persona».


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pace&disarmo

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Cancellare il programma di acquisto degli F35 L’ultimo rapporto della Campagna ‘Taglia le ali alle armi’ È stato presentato martedì scorso il rapporto Caccia F-35 la verità oltre l’opacità della campagna Taglia le ali alle armi, un contributo all’approfondimento della verità sul programma militare più costoso della storia. Questi i principali elementi messi in luce dal rapporto. - il costo complessivo del programma per l’Italia (se confermati 90 caccia) sarà di oltre 14 miliardi di euro; - la proiezione di costo totale ‘a piena vita’ del progetto si stima in oltre 52 miliardi di euro; - nel rapporto vengono elencati in dettaglio tutti i contratti sottoscritti dall’Italia con gli Stati Uniti, e si dimostra come siano già stati spesi 721 milioni di euro nelle fasi di acquisto (oltre ai 2,7 miliardi per sviluppo e FACO); - sono 126 i milioni di euro già spesi per i primi tre caccia, sforando qualsiasi precedente stima del Ministero della Difesa. Secondo la campagna la stima attuale media (conservativa) per aereo è di 135 milioni di euro complessivi;

- le problematiche tecniche e di gestione che continuano a rimbalzare dagli Usa ci parlano di un programma in difficoltà, e per questo pericoloso anche per i partner internazionali. Tutto ciò va considerato attentamente dal nostro Parlamento; - nel corso del 2013 il governo ha proseguito l’acquisto dei caccia non attenendosi alle indicazioni delle mozioni votate alla Camera e al Senato. Ciò è avvenuto non solo comprando definitivamente 3 + 3 aerei dei Lotti VI e VII, ma anche facendo partire il nuovo procurement del Lotti VIII e IX qualche giorno dopo l’ultimo voto in Senato; - i dati relativi al ritorno industriale confermano un rientro per le aziende del nostro paese di circa il 19% rispetto all’investimento pubblico (meno di 700 milioni di euro sui 3,4 miliardi già spesi dal Governo italiano); - le aggiornate stime di costo permettono di continuare il confronto tra la spesa per i caccia ed altri utilizzi, più sensati, dei fondi pubblici. In particolare con lo stanziamento medio annuale previsto

per i prossimi tre anni di 650 milioni di euro si potrebbero creare 26mila posti di lavoro qualificati, o mettere in sicurezza circa 600 scuole all’anno, oppure non tagliare ma aggiungere risorse al Servizio Sanitario Nazionale rafforzando anche i servizi di medicina territoriale H24. Inoltre il costo di un F35A (stimabile in 135 milioni di euro) è pari alla spesa necessaria per: la retribuzione di 5400 ricercatori per un anno; la messa in sicurezza di 135 scuole (rispetto norme antincendio, antisismiche, idoneità statica); l’acquisto di 21 treni per pendolari con 12.600 posti a sedere; la garanzia di 33.750 borse di studio di 4mila euro per gli studenti universitari; la partecipazione di 20.500 ragazzi al Servizio Civile Nazionale; la costruzione di 405 nuovi asili capaci di accogliere 12.150 bambini e creare 3645 nuovi posti di lavoro; l’accoglienza dignitosa di 10.567 richiedenti asilo per un anno. www.disarmo.org

In piazza per chiedere la riapertura di Shuhada Street Shuhada Street è la via principale di Hebron, città dove vivono 170mila palestinesi e 500 coloni israeliani e unica località, in tutta la West Bank, oltre a Gerusalemme Est, dove gli insediamenti, o settlements, sono proprio all’interno del centro storico. Una volta sede principale dei commerci cittadini, Shuhada Street oggi è completamente inaccessibile: negozi e botteghe sono stati sigillati, persino le porte di accesso alle abitazioni sono state murate dall’esercito israeliano. Riaprirla è un primo passo verso la libertà e la giustizia per il popolo palestinese. Come si è arrivati a questo punto? Nel 1967, dopo la Guerra dei Sei giorni, che ha visto l’esercito israeliano occupare i territori della Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme, un gruppo di ebrei guidati dal rabbino Moshe Levinger occupò un hotel a Hebron, rifiutando di lasciarlo. Il processo di espansione della presenza ebraica in quella da loro definita la ‘città dei patriarchi’ è proseguito in modo esponenziale, sia nell’interno della città che all’esterno dove è situata la colonia di Kyriat Arba. Da qui, il 25 febbraio 1994, Baruch Goldstein partì per fare irruzione

nella moschea di Abramo e aprire il fuoco sui musulmani in preghiera: 29 le vittime Dopo questo episodio, per la ‘sicurezza’ dei coloni, Shuhada Street, dove si sono insediati i coloni, è stata chiusa ad auto e pedoni palestinesi e la città divisa in due parti: H1, sotto il controllo palestinese, e H2, il centro storico con i principali edifici religiosi, sotto il controllo israeliano. Oggi check point e telecamere sono ovunque in quella che è ormai diventata una vera e propria ‘città fantasma’. ‘Morte agli arabi’, sono scritte che si vedono di frequente sui muri, le finestre delle abitazioni palestinesi e persino ciò che resta del mercato, sono difese da reti metalliche per evitare il lancio di sassi e di oggetti da parte dei coloni. I palestinesi sottoposti a continui controlli, le attività commerciali ridotte al minimo. Le provocazioni dei coloni, con la protezione dell’ esercito israeliano, e il loro tentativo di occupare altre case palestinesi sono continue. I ‘Giovani contro gli insediamenti’ (Youth Against Settlements), lo sperimentano ogni giorno, sopratutto nella zona di Tal al Rumeida dove coloni fanatici si sono insediati in case palestinesi cacciando i proprietari.

Il 25 febbraio ricorre l’anniversario del massacro di palestinesi in preghiera e, anche quest’anno, contemporaneamente alle manifestazioni che si tengono in Palestina, i Giovani contro gli insediamenti e molte altre associazioni palestinesi hanno lanciato un appello affinché si manifesti a livello internazionale per la riapertura ai palestinesi la strada centrale della città. AssoPace Palestina ha raccolto l’appello e invita a manifestare, partecipare agli incontri, diffondere informazione per contribuire a porre fine ad una occupazione militare da parte di Israele che lede i diritti umani e viola ogni legalità internazionale. Ci saranno manifestazioni e incontri a Rieti, Milano, Bologna, Firenze, Perugia, Venezia, Brescia, Roma, Foligno, Cagliari. A Roma l’appuntamento è il 25 febbraio dalle 17 alle 19 per un sit-in a Campo dei Fiori; dalle 20 all’ex Lavanderia, in piazza Santa Maria della Pietà 5, per un incontro con due membri di Youth Against Settlements, Izzat e Jawwad, l’ambasciatrice palestinese in Italia Mai Kaile e Luisa Morgantini, già vicepresidente del Parlamento Europeo. www.assopacepalestina.org


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cultura

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La premiazione dei vincitori del concorso Obiettivi sul Lavoro Si terrà giovedì 27 febbraio, alle 20, presso la Casa del Cinema in Largo Marcello Mastroianni a Roma, la serata di premiazione del concorso Obiettivi sul lavoro - Storie dal mondo della conoscenza, promosso da Arci, Flc-Cgil, Ucca (Unione Circoli Cinematografici Arci) e Fondazione Unipolis. Come è noto, il concorso per audiovisivi Obiettivi sul lavoro si propone di indagare e dare visibilità, attraverso il linguaggio delle immagini in movimento, al tema del lavoro, con particolare riguardo ai processi di precarizzazione. Quest’anno in particolare i promotori del concorso hanno deciso di dedicare il contest a uno dei comparti più colpiti dalla crisi economica e dai tagli. La scuola e la formazione, l’università e la ricerca, l’industria dello spettacolo e dell’intrattenimento, gli enti e le associazioni di promozione culturale, raccontati attraverso le storie di ordinaria resistenza delle tante persone che

faticosamente e spesso con pochissime risorse si adoperano per promuovere cultura e conoscenza nel nostro paese. Durante la serata del 27 febbraio saranno premiati tre film tra quelli selezionati e sarà assegnato un premio speciale per il miglior film tra quelli realizzati da giovani filmaker under 35. Le opere vincitrici saranno inoltre distribuite e proiettate nei circoli Ucca e Arci e nelle sedi sindacali Cgil, nelle università, nelle scuole in occasione di iniziative speciali. Alla premiazione parteciperanno Greta Barbolini, presidente nazionale Ucca, Paolo Beni, presidente nazionale Arci, Valter Dondi, direttore Fondazione Unipolis, Domenico Pantaleo, segretario generale Flc-Cgil, Barbara Apuzzo, segreteria nazionale SLC Cgil. Saranno presenti inoltre i componenti della giuria. La premiazione sarà preceduta da una serata-evento mercoledì 26 febbraio a Roma, con la proiezione di tutti i film

selezionati dalla giuria del concorso. Le proiezioni si terranno presso l’associazione Apollo 11, in via Conte Verde, e presso il circolo Arci-Ucca Kino, in via Perugia 34. La giuria del concorso, presieduta dalla regista Costanza Quatriglio, è composta dall’attore Enzo De Caro, il giornalista e scrittore Ermanno Detti, il regista Agostino Ferrente, il giornalista Arcangelo Ferri, la giornalista Gabriella Gallozzi, il responsabile di DOC3 Fabio Mancini, il giornalista Giancarlo Visitilli, l’autore televisivo Aldo Zappalà. Il concorso è realizzato in collaborazione con Cgil, Slc-Cgil; con il sostegno della Direzione generale per il cinema MiBact e della Regione Lazio. Aderiscono: Università Roma Tre - Facoltà di Scienze della Formazione - Laboratorio Storia del Lavoro; Università di Cagliari - Dipartimento di Storia, Beni culturali e Territorio; Doc/it www.obiettivisullavoro.it

Il rigore creativo, i film, le idee di Ansano Giannarelli di Silvana Silvestri giornalista

In occasione del mese del documentario alla Casa del Cinema di Roma, giovedì 20 febbraio si presenta il libro Cercando la rivoluzione, Ansano Giannarelli: i film, le idee, curato da Antonio Medici che nell’introduzione ripercorre la sua ‘militanza’ cinematografica, la sua ricerca, un’occasione per ricordare il regista di recente scomparso, presidente dal ’92 al 2004 dell’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico che aveva contribuito a fondare. Il libro contiene interventi e memorie di quanti lo hanno affiancato nel lavoro e un prezioso dvd, il film Non ho tempo che Giannarelli diresse nel ‘72 nelle due versioni televisiva e per le sale, interpretato da Mario Garriba, il matematico francese Évariste Galois ucciso in duello a 21 anni, presentato alla Semaine de la critique di Cannes nel ’73, opera che è patrimonio di tutta una generazione che vedeva in quel periodo di restaurazione (siamo nella Francia del 1830) lo specchio di vicende appena concluse, una vita espressa in chiave sperimentale, come ci si aspettava che sarebbe stata anche la nostra. Altro suo film emblematico fu Sierra Maestra. La sua prima opera riscosse subito grande successo, candidato all’Oscar 16 ottobre

1943 raccontava la retata degli ebrei nel ghetto di Roma, manifestando subito il suo complesso interesse per la storia, che ne fece un sostenitore dell’importanza del documentario, un genere allora tutt’altro che alla moda, un filo conduttore che lo porterà anche a collaborare con Zavattini in La veritaaaà. Dal saggio (un’anticipazione) di Pierre Sorlin: «Se dovessi riassumere in una parola il ricordo che mi ha lasciato Ansano Giannarelli direi che è stato uno scopritore. Do all’espressione un significato allargato, voglio dire che attraverso un impressionante numero di documentari accessibili a tutti, onesti, accurati, eleganti, ha rivelato a un vasto pubblico problemi e situazioni dei quali i mass media parlavano poco. Negli anni Sessanta mostrò come l’Africa, appena ottenuta l’indipendenza, rischiava di essere ricolonizzata dal capitale occidentale. Fu tra i primi a segnalare la crescita delle rivendicazioni popolari in America Latina e la minaccia di una rea-zione autoritaria dalla Cia. Si dedicò alla divulgazione di lavori scientifici difficilmente comprensibili. Difese la memoria della Resistenza. Evidenziò il contributo dei comunisti alla nascita e alla difesa della democrazia in Italia…In Non ho tempo ha rilevato l’apertura di mente di Évariste

Galois, la sua convinzione che ogni passo avanti, lungi dal risolvere un problema generava nuove interrogazioni». E ancora Daniele Vicari: «Non posso dimenticare una lunga chiacchierata con lui sui fatti del G8 di Genova, durante la quale mi fece molte domande. Gli raccontai di Diaz e del taglio che avrei voluto dare al film e lui parlò per due ore del rapporto tra la ‘memoria’ e i movimenti. E lì scoprii che l’idea benjaminiana secondo la quale alla ‘memoria’ bisogna preferire la ‘rammemorazione’ ci univa sia sul piano intellettuale che su quello squisitamente cinematografico. Ricordare non basta, bisogna mettere in moto un processo di comprensione degli accadimenti, in modo che susciti in noi un ruolo attivo, emotivo e intellettuale insieme. Un film non deve essere ‘storicistico’, deve proporre una visione delle cose, un punto di vista sul mondo, deve fare ‘il contropelo’ alla storia. Devo dire che quella chiacchierata mi ha permesso di fare chiarezza nei miei intenti». Intervengono all’incontro di giovedì 20, introdotto e coordinato da Steve Della Casa, dopo un saluto di Christian Carmosino, Ugo Adilardi, Carlo Felice Casula, Cecilia Mangini, Citto Maselli, Stefano Rulli, Paola Scarnati, Ettore Scola, Daniele Vicari.


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ambiente

La centrale a carbone di Vado può uccidere Secondo le perizie 150mila persone esposte ai fumi e quasi 500 decessi Esiste un nesso causale tra le emissioni della centrale a carbone di Vado Ligure e la morte di centinaia di persone. La Procura di Savona ne è convinta. Dopo anni di lavoro dei maggiori esperti italiani, viene resa pubblica l’attesa l’indagine epidemiologica, che lega la morte di centinaia di persone ai fumi delle ciminiere. E sostiene: i fumi ricadono in una zona dove vivono 150 mila persone, il 10% dei liguri. Secondo il rapporto il numero di adulti morti per problemi cardiaci varia da 250 a 340, i deceduti per malattie respiratorie sono stimati tra 90 e 100 persone. Non solo: gli adulti costretti al ricovero dai fumi della centrale sarebbero 1.700 per problemi al cuore e 1.200 per patologie respiratorie. Da 350 a 450 bambini sarebbero finiti in ospedale per asma o malattie respiratorie. Tenendo conto di vittime e malati, la procura e gli esperti hanno valutato il danno tra 770 e 860 milioni. Ecco l’esito della prima vera ricerca epidemiologica condotta tra Vado e Savona. E già questo suona incredibile: dopo quarant’anni di denunce c’è voluta la Procura per valutare l’impatto di quelle ciminiere alle porte di Savona. Letteralmente in mezzo a case e scuole di Vado. La ricerca si limita a un periodo che per i ricoveri va dal 2005 al 2010, mentre per i decessi dal 2000 al 2007. C’è da chiedersi che cosa sia successo nei trent’anni precedenti, quando le ciminiere inquinavano ancora di più. Le ricerche sono state condotte con due sistemi differenti: si è utilizzato un modello matematico elaborato dall’Università di Genova. Ma sono state anche sistemate 40 centraline di biomonitoraggio con licheni. Sovrapponendo i risultati si è elaborata una mappa della zona di ricaduta delle sostanze inquinanti. Le emissioni nocive sarebbero proseguite anche dopo che la centrale ha ottenuto da parte delle autorità la contestatissima Aia, Autorizzazione Integrata Ambientale. Il dossier potrebbe portare novità in tempi brevi. Anche perché è stato trasmesso alle amministrazioni locali che, visto il contenuto, potrebbero non volersi prendere la responsabilità di eventuali inerzie. Certo, la battaglia legale sarà ancora lunga. Ma le ricadute dei fumi potrebbero avere conseguenze non solo sulla salute. Non solo sull’inchiesta (finora sono indagati l’ex amministratore

di Tirreno Power e il direttore dello stabilimento). I fumi rischiano di ricadere sulla politica e l’economia della città, che per decenni hanno sostenuto la centrale da 660 MegaWatt. Un impianto che brucia 4000 tonnellate di carbone al giorno con quel fumo che potrebbe arrivare a 40 chilometri di distanza. Una centrale cui, appunto, è stata concessa l’Autorizzazione Integrata Ambientale. Ma che ha anche avuto il via libera per l’ampliamento degli impianti. Un appoggio che, attaccano i comitati, potrebbe essere legato ai potenti proprietari della centrale: fino a pochissimo tempo fa, Tirreno Power era controllata da Sorgenia, società del gruppo De Benedetti. All’ingegnere i comitati hanno in passato rivolto molti appelli. Certo, l’elenco degli sponsor dell’impianto è lunghissimo. Come Fabio Atzori, all’epoca presidente dell’Unione Industriali, che commentò così l’ampliamento della centrale e l’Aia:

“Per Savona è come aver vinto al Superenalotto”. Non solo: vicepresidente degli industriali savonesi, è stato a lungo Giovanni Gosio, manager Tirreno Power. Tra gli sponsor della centrale anche Luciano Pasquale, amico di Scajola, già presidente dell’Unione Industriali, poi numero uno della Camera di Commercio e presidente della Carisa, la banca cittadina. Ma c’è soprattutto il ruolo della politica: il Comune di Savona in passato accettò da Tirreno Power sponsorizzazioni per le sue iniziative culturali. La Regione è stata tra i paladini dell’Aia e dell’ampliamento della centrale, con impianti nuovi al posto di quelli vecchi, senza che ci fosse ancora una seria indagine epidemiologica. E pensare che appena un anno fa una commissione del ministero della Salute bocciò i finanziamenti (mezzo milione) all’indagine che, se fatta prima, avrebbe forse salvato molte vite.

A Roma l’1 e 2 marzo l’Assemblea nazionale del Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua Sabato 1 e domenica 2 marzo il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua terrà a Roma la sua assemblea nazionale. Un importante appuntamento che cade in un contesto molto diverso da quello in cui è maturata, nel giugno 2011. Oggi, l’approfondimento della crisi e la perpetuazione delle politiche di austerità, portate avanti senza soluzione di continuità dall’Unione Europea e dai governi nazionali, assumono i connotati di una vera e propria guerra alla società, volta alla precarizzazione totale del lavoro e della vita, allo smantellamento del welfare, alla privatizzazione dei beni comuni, alla finanziarizzazione della società e della natura. Nel nostro Paese, tale processo assume una valenza ancor più radicale, per la condizione di frammentazione sociale e di verticale crisi della democrazia rappresentativa, cui i poteri forti cercano di rispondere con un di più di accentramento autoritario delle decisioni e di spoliazione dei diritti di democrazia. Dentro l’acuirsi della crisi che distrugge diritti e democrazia, occorre che le

battaglie per l’acqua e l’insieme dei beni comuni, quelle per i bisogni sociali e la salvaguardia dei territori da opere devastanti, assumano una conflittualità diretta e coesa nei confronti della persistenza di politiche liberiste e recessive. Guarda il programma dell’Assemblea su www.acquabenecomune.org

L’Ice arriva al Parlamento europeo Sala del Parlamento Europeo gremita in occasione dell’audizione del pomeriggio di lunedì 17 febbraio sull’Ice per l’acqua pubblica. Per la prima volta un’Iniziativa dei Cittadini Europei è stata esposta al Parlamento Europeo.Più di trecento attivisti provenienti da tutta Europa, numerosi parlamentari (ma praticamente nessun italiano) danno testimonianza dell’importanza di quest’appuntamento che speriamo possa influire positivamente sulle decisioni della Commissione Europea che dovrebbero arrivare per il 20 marzo.


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arcireport n. 7 | 20 febbraio2014

sardegna

In Sardegna vince il centrosinistra, ma l’astensione tocca il 48% di Franco Uda segretario regionale Arci Sardegna

Alla fine ha vinto Francesco Pigliaru, come era giusto che fosse. Cinquantanove anni, economista, Prorettore dell’Università di Cagliari, laureato in Scienze politiche all’Università di Sassari, specializzato alla Scuola Enrico Mattei di Milano, master Philosophy in Economics all’Università di Cambridge, visiting scholar all’Università di Berkley; in gioventù militante di Lotta Continua e, durante la Presidenza di Renato Soru, Assessore regionale alla programmazione, dimessosi anzitempo per divergenze con lo stesso Presidente. Vince con oltre il 52% dei consensi, staccando Cappellacci di circa ventimila voti. Da segnalare l’investitura popolare del Sindaco di Sassari - che sul suo sito personale ricorda con orgoglio di essere stato Presidente provinciale dell’Arci negli anni ‘80 - con circa diecimila voti di preferenza. Questa la cronaca. Ma forse non basta per capire cosa è successo in Sardegna negli ultimi anni, durante la campagna elettorale e al voto. Innanzitutto i voti (e i votanti). Quali? Quanti? Per prima cosa bisogna dire che,

su una popolazione di circa 1.940.000 abitanti, gli aventi diritto al voto sono 1.480.000: questo significa che, da un punto di vista demografico, sono circa 470.000 gli abitanti con un’età inferiore ai 18 anni, il 23% della popolazione. Questo pone la Sardegna tra le regioni italiane a più bassa natalità e tra le regioni anagraficamente più ‘vecchie’. Degli aventi diritto sono andati a votare 775.000 cittadini, il 52%, con un incremento dell’astensione del 15% rispetto alle precedenti consultazioni regionali. Un dato simile non lascia tante vie d’interpretazione: difficile sostenere che la cosiddetta ‘offerta politica’ non fosse sufficientemente ampia, molto chiara invece la mancanza di fiducia che i sardi hanno riposto nelle elezioni come fattore di potenziale cambiamento delle proprie condizioni materiali di vita, sfiancate dalla crisi, dalla mancanza di risposte a questa della precedente Giunta. Inoltre i dissidi interni, in entrambi i campi di centrodestra e centrosinistra, non hanno certo offerto l’immagine di una politica

all’altezza della situazione. Infine un’ultima notazione sulla legge elettorale che, di stampo maggioritario e premiante nella formazione delle grandi coalizioni, pone una soglia di sbarramento al 10% dei voti della coalizione: ciò significa che, nel caso della Murgia, i quasi 76.000 voti di preferenza alla scrittrice come Presidente della Regione (10,3%) unitamente al risultato inferiore delle liste a suo supporto (meno del 7%), determina l’esclusione totale dal Consiglio regionale. Una forte attenzione ai temi della partecipazione e della rappresentanza dovrà quindi essere un elemento politicamente rilevante dei prossimi anni, che dovrà interrogare le istituzioni sarde, la politica, i corpi sociali intermedi congiuntamente ai provvedimenti programmatici del nuovo Presidente: le priorità sono contrastare la disoccupazione, favorire il rientro dei cervelli e dei giovani emigrati, rilanciare iniziative per la cultura e l’istruzione, usare i fondi destinati agli alluvionati, dare risposte alle difficoltà nelle quali si trovano sin troppi sardi.

L’Arci in Sardegna: in viaggio dentro la memoria per attivare nuovo protagonismo di Andrea Contu Arci Sardegna

Se prendiamo per buono lo schema secondo il quale nel primo ci metti tutto l’entusiasmo e un po’ di scommessa e nel secondo aggiusti il tiro e perfezioni, il terzo è solitamente l’anno più difficile in tutti i percorsi progettuali, quello in cui devi confermare quanto di buono hai realizzato nei primi due e cercare al contempo nuovi stimoli. È con questo spirito, misto di impegno a esserci ancora e di rinnovato entusiasmo, che l’Arci Sardegna si appresta a vivere il viaggio a Cracovia per l’edizione 2014 del Treno della Memoria. Un percorso di promozione della memoria storica e di educazione alla cittadinanza che dal 2012 a oggi ha già coinvolto circa 200 ragazze e ragazzi

dal nord e dal sud dell’isola e che ha reso loro testimoni di quello che è stato una delle pagine più terribili dell’intera storia umana: lo stermino scientifico e ideologico di milioni di esseri umani nei campi nazisti di cui Auschwitz rappresenta il simbolo orribile e parlante. Un progetto che è diventato tra le cose più importanti e caratterizzanti che l’Arci fa in Sardegna e dal quale l’associazione è riuscita a ottenere linfa che si è tradotta nella partecipazione attiva di nuovi quadri dirigenti alla vita associativa. Se infatti è stata e sarà quanto mai opportuna la discussione dentro Arci circa la necessità di attivare nuovi momenti di formazione che facciano crescere nuove e nuovi dirigenti, è certamente dentro i progetti realizzati, nel lavoro politico, nelle buone prassi agite e non

solo teorizzate, che potrà nascere una nuova generazione di quadri responsabili, di partigiani della pace, attivi e consapevoli, capaci di amare la propria comunità sociale e associativa perché con essa hanno condiviso lo sforzo e la bellezza del cammino. Il recupero della memoria storica rappresenta un pezzo importante di questo cammino, il viaggio la metafora evidente di questo percorso.


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arcireport n. 7 | 20 febbraio2014

Jacopo Forconi è il nuovo presidente di Arci Firenze È Jacopo Forconi il nuovo presidente del comitato territoriale fiorentino dell’Arci. Jacopo ha trentuno anni, nel suo bagaglio c’è la presidenza del circolo Arci Le Due Strade - Tripetetolo di Lastra a Signa e dal 2010 è membro della segreteria dell’Arci di Firenze. A lui spetta raccogliere l’eredità di Francesca Chiavacci, che ha guidato il comitato per 10 anni. L’elezione di Forconi è giunta al termine di Insieme nel futuro, per l’associazionismo che verrà, quinto congresso territoriale dell’associazione svoltosi dal 14 al 16 febbraio scorsi presso la Casa del Popolo di Tavarnuzze. «Proseguiremo - dice il neo Presidente di Arci Firenze - il processo di rinnovamento generazionale e di innovazione delle azioni e delle pratiche del movimento

associativo Arci nel territorio fiorentino con l’obiettivo di allargare la nostra rete al nuovo associazionismo». «Un ringraziamento particolare e sentito - aggiunge Forconi - va a Francesca per l’impegno, la dedizione e la passione con cui ha condotto l’Arci in questi anni». Ad aprire il congresso era stata proprio la relazione di Francesca Chiavacci, che ha intrecciato nel suo discorso l’emozione per la conclusione della sua presidenza, l’analisi di quanto fatto, spunti e riflessioni su come il nuovo gruppo dirigente dovrà ‘accogliere’ e promuovere l’associazionismo che verrà, puntando sulla questione ‘culturale’ che coinvolge l’area fiorentina e tutto il Paese. Spazio anche per una delle novità, tra gli strumenti di lavoro, concepite nell’ultimo anno: la presentazione della

Un laboratorio per un nuovo progetto di città di Simona Sinopoli neopresidente Arci Roma

Il 17 febbraio si è svolto il Congresso territoriale dell’Arci di Roma che ha portato all’elezione del nuovo gruppo dirigente del comitato territoriale. Il Congresso ha visto la partecipazione di molti circoli, vecchi e nuovi, e di dirigenti che hanno accompagnato il percorso dell’Arci di Roma in questi anni. Il Presidente uscente, Alberto Giustini, nella sua relazione di apertura ha ripercorso i momenti salienti della sua

lunga esperienza all’interno del comitato consegnando al Congresso uno spunto di riflessione sul futuro del comitato. A seguire si è sviluppato un intenso dibattito durante il quale hanno preso la parola dirigenti dei circoli e dei vari settori di intervento dell’Arci di Roma. Durante il dibattito sono stati sottolineati gli aspetti riguardanti la tutela e lo sviluppo della circolistica Arci sul territorio e, contemporaneamente, il rilancio della

A Foggia un congresso partecipato e inclusivo Si è tenuto sabato scorso, 15 febbraio, a San Marco in Lamis, il Congresso del comitato dell’Arci di Foggia. Un appuntamento fondamentale per la nostra associazione territoriale, che opera da anni con oltre 30 circoli. Molti gli ospiti che hanno partecipato: rappresentanti delle associazioni, dei movimenti, delle istituzioni che hanno spesso avuto modo di collaborare con l’Arci. Nel corso dell’assemblea il presidente uscente ha ribadito, leggendo la relazione sull’operato dell’Arci, la centralità che il circolo deve rivestire nell’ambito dell’articolazione associativa in quanto ricettore delle necessità territoriali e strumento per rispondere sollecitamente ed in modo

funzionale a tali istanze. L’intervento ha evidenziato le potenzialità dell’associazionismo in questo periodo storico nonché la necessità di rafforzare la rete di collaborazioni e contatti fra associazioni, movimenti ed istituzioni, per operare sulle varie realtà che caratterizzano la Capitanata. Ed è stato questo il motivo (valorizzare l’impegno dei circoli locali) per cui è stata scelta San Marco in Lamis come città congressuale (in quanto sede del Pablo Neruda: uno dei più attivi circoli di Capitanata). Il discorso del presidente si è concluso con il ricordo di Maria Schinaia e Vittorio D’Anzieri: due protagonisti dell’Arci che hanno contribuito in misura eccezionale allo sviluppo dell’associazione.

congressiarci Carta dei Servizi e delle Proposte per l’associazionismo fiorentino, una guida ai servizi e alle opportunità che il comitato Arci fiorentino è in grado di offrire all’associazionismo e ai circoli affiliati, e ai gruppi che intendono costituire o fondare un’associazione. Numerosi gli ospiti, a cominciare da Salvo Lipari, presidente uscente di Arci Palermo. Sul palco, per i saluti, si sono avvicendati anche il presidente della Provincia di Firenze, i rappresentanti dei partiti della sinistra, dell’Anpi, della Uisp e del Movimento Consumatori. Il Congresso ha inoltre eletto il nuovo consiglio territoriale che vede una presenza di donne superiore al 40% e un deciso abbassamento dell’età media dei membri. Infine, l’assemblea congressuale ha approvato sei ordini del giorno. In particolare, il Congresso si è espresso a favore del superamento della presenza degli apparecchi da gioco d’azzardo nei circoli. progettualità dell’associazione alla luce dei bisogni espressi dalla città e dai i suoi stessi circoli. È stata fortemente sottolineata l’esigenza di un progetto rivolto alla costruzione di un laboratorio per un nuovo modello di città che intrecci lo sviluppo e il radicamento dell’associazione con i temi delle nostre campagne politiche, come ad esempio i beni comuni, gli spazi pubblici di socialità, la lotta al razzismo, all’antiziganismo, per un nuovo welfare di comunità. Al termine del dibattito congressuale, il nuovo direttivo si è riunito ed ha nominato Simona Sinopoli nuovo Presidente dell’Arci di Roma, che nel suo saluto al Congresso ha annunciato una Conferenza dell’Arci sulla città nella prossima primavera. In particolare, il congresso ha accolto la proposta di intitolazione di una strada a Maria Schinaia nella città di Foggia, tanto che è stata già iniziata una raccolta firme. Il congresso è proseguito con altri, fondamentali interventi che ne hanno evidenziato il carattere inclusivo e particolarmente partecipato nonché l’interesse pubblico delle tematiche oggetto di confronto. Ulteriori momenti di particolare rilevanza sono stati sia la nomina del nuovo direttivo (composto da Aldo Bruno, Maria Cirillo, Ludovico Delle Vergini, Angela De Leonardis, Giuseppina Fiano, Domenico Ioli, Vincenzo Iacoviello, Alessio Marino, Giuseppe Mazzeo, Domenico Rizzi e Lucia Schiavone) sia l’elezione del Presidente del Comitato. È stato rieletto Domenico Rizzi: tale riconferma è il riconoscimento al buon lavoro svolto e con ciò si vuole far sì che l’associazione continui ad essere un punto di riferimento nella continuità.


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‘Altre energie’ al congresso di Bologna di Rossella Vigneri Arci Bologna

Tanti volti, voci e punti di vista differenti hanno animato il congresso provinciale dell’Arci di Bologna Altre energie. La nuova vita della città, che si è tenuto il 15 febbraio all’Arci San Lazzaro. Un’occasione di discussione e confronto cui hanno preso in parte i circoli di Bologna e provincia (quasi 80 i delegati che hanno partecipato) e gli attori istituzionali e sociali con cui l’Arci ha intrecciato relazioni e promosso collaborazioni in questi ultimi quattro anni. Tra i tanti, hanno portato il loro contributo i Sindaci di Bologna e San Lazzaro, la Legacoop, il responsabile provinciale di Libera, il Portavoce Forum Terzo Settore regionale, il giovane presidente della Rete

Together - composta da associazioni di giovani italiani e stranieri che operano in Emilia-Romagna - e il partigiano Ermenegildo Bugni dell’Anpi di Bologna, associazione da sempre legata all’Arci nel riconoscimento e nella tutela dei valori della nostra Carta Costituzionale. Un impegno che l’associazione è pronta a portare avanti con determinazione - come è emerso dalle parole di Stefano Brugnara, riconfermato alla guida dell’associazione - facendosi portavoce delle istanze di cambiamento e rivendicando temi, bisogni e diritti che riguardano la vita dei circoli e di tutta la città. «Se è vero che non esistono più schemi e modelli dati ai quali attenersi, punti di riferimento

‘Io siamo’. L’8 febbraio il congresso di Catania di Dario Pruiti neopresidente Arci Catania

È capitato - ed è capitato spesso - che la bellezza nascosta nei mille rivoli dell’anima Arci sia rimasta soltanto intuita, abbozzata, una specie di quadro nel quadro visibile solo agli osservatori più accorti. Il V Congresso territoriale di Arci Catania, dal titolo Io siamo: organizzare l’agitazione comunitaria, che si è svolto l’8 febbraio scorso, è partito da questa consapevole prospettiva. Se avessimo avuto la velleità dei mercanti avremmo dato atto delle scarse risorse disponibili e, di conseguenza, ridotto il nostro campo di azione: non abbiamo risorse per retribuire dirigenti, non abbiamo fondi per rimborsare le spese delle compagne e dei compagni e, soprattutto, non abbiamo la

possibilità stessa di immaginare un’occupazione stabile né nel nostro territorio né tanto meno all’interno della nostra struttura. Tuttavia è noto come spesso il cammino dei mercanti percorra passi esattamente contrari a quello dei bisogni, delle responsabilità civili, delle speranze. Diceva Sciascia che i siciliani sono di incredibile temerarietà quando maneggiano la cosa pubblica. Parafrasandolo, possiamo affermare che siamo stati talmente temerari da non ridurre nulla delle nostre attività. D’altronde come avremmo potuto? Chi di voi avrebbe mollato nel regno della mafia, della politica collusa, dei lager chiamati CARA? Non è semplice abbandonare le responsabilità etiche a due passi dalle

Valorizzare il ruolo dei circoli Il congresso di Caserta Il 15 febbraio l’Arci di Caserta ha svolto il suo Congresso territoriale presso il circolo Nero e non solo. Presenti come ospiti Maurizio Mumolo per la presidenza nazionale Arci, Camillo Cantelli presidente di Arciragazzi e Ovidio Marzaioli vicesegretario del Movimento Consumatori. Confermato alla presidenza Biagio Napolano, che ha già guidato l’associazione negli scorsi anni e che viene affiancato da un nuovo consiglio direttivo

più ampliato ai circoli, composto da 11 persone. Proprio della necessità di valorizzare maggiormente il ruolo dei circoli sul territorio, avviando un processo che non guardi alla secca proporzionalità ma all’incisività dei singoli soggetti, si è discusso durante l’incontro, che ha visto una buona partecipazione dei soci. Tra le altre problematiche emerse, la necessità di una maggiore comunicazione tra comitato provinciale e circoli e tra i

congressiarci solidi e certi, anche il nostro modo di fare associazionismo non può rimanere lo stesso. Abbiamo tutte le potenzialità e le carte in regola per giocare una partita importante nel prossimo futuro. Il circolo deve essere la nostra dimensione base, il cuore del nostro progetto; la cultura il nostro ambito di azione primario». Tra le novità da segnalare a conclusione del Congresso: l’inserimento del limite di due mandati consecutivi (anzichè tre) per il presidente dell’associazione; inoltre, l’introduzione nello Statuto di una norma che prevede la possibilità per l’associazione di costituirsi parte civile nei processi di mafia. Un’altra buona notizia: l’approvazione da parte dell’assemblea dei delegati di un ordine del giorno che rafforza il percorso di responsabilizzazione nei confronti dei presidenti dei Circoli che dispongono di slot machine, con l’obiettivo della loro progressiva eliminazione.

fabbriche di morte chiamate Sigonella, MUOS, deserto culturale. Il dispositivo che anima il nostro agire sociale, l’antidoto più potente al veleno dell’individualismo, è la passione per l’emancipazione. Sappiamo che questo è un percorso collettivo, mutualistico. Il nostro congresso è stato questo: riprendere il senso politico delle comunità solidali, dare voce alla nostra agitazione, costruire l’intelligenza come orizzonte collettivo e non individuale. Da queste parti, oggi, non ha molto senso parlare di nuovi incarichi,cambi di ruolo o sensi di marcia. Oggi siamo solo più consapevoli che i nostri passi sono in comune, sono i volti del nostro agire i territori, dei circoli senza sede, della voglia di immaginare una prospettiva culturale diversa. Sono i passi mancini, che muovono dal basso. Questo abbiamo fatto «non per eroismo o narcisismo, ma per sentirci dalla parte buona della vita. Per quello che si è».

circoli stessi, che spesso non consente la condivisione di esperienze considerate invece interessanti e importanti da riportare agli altri. Tra le proposte, è stata accettata quella di aumentare il costo della tessera al comitato di un euro, in modo da selezionare e finanziare ogni anno un progetto gestito da uno o più circoli. Altro tema affrontato è stato la gestione dei beni confiscati, con la volontà di più circoli di essere coinvolti nella gestione del campo antimafie che si svolge ogni anno in un bene confiscato a Santa Maria La Fossa.


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arcireport n. 7 | 20 febbraio2014

Quando lo Sprar produce riscatto sociale A Ferrara, il progetto dell’Arci e della cooperativa Camelot di Paolo Marcolini presidente Arci Ferrara

L’Arci lavora per l’autodeterminazione dell’individuo nei campi più svariati della vita grazie alla promozione dell’auto organizzazione dei cittadini promuovendo la difesa dei diritti della persona assieme all’azione collettiva che dal basso produce un cambiamento sia nei modi di pensare delle persone coinvolte sia nei luoghi in cui queste dinamiche sono inserite. Questa modalità di azione è quella che ci permette di creare sul territorio le condizioni per dedicarsi alla cultura con l’apertura di spazi per le attività di spettacolo e artistiche, alla promozione dei circoli del cinema, oppure garantendo forte protagonismo di fasce di popolazione nelle frazioni più lontane grazie a bocciofile, case del popolo e associazioni nate per promuovere la sagra o la festa di paese. Capita cosi che anche dai progetti Sprar, il sostegno ai diritti di popolazioni in fuga possono essere valorizzati anche tramite il nostro sistema associativo offrendo non solo accoglienza diretta ed immediata grazie ai finanziamenti, ma soprattutto facendo fiorire quel riscatto sociale che rappresenta il valore aggiunto per una esperienza di vera integrazione e possibile occasione di insediamento anche di nuove realtà associative. A Ferrara, grazie ai progetti della Cooperativa Camelot, l’Arci collabora alle diverse forme di accoglienza diffusa e soprattutto alle tante azioni di in-

tegrazione lavorativa, associativa ed aggregativa. Periodicamente Arci e Camelot si confrontano affinché le 64 persone accolte tra Ferrara e provincia, suddivise in piccole formazioni in diversi paesi (Jolanda, Fiscaglia, Tresigallo, Comacchio, Cento ed Argenta) possano, non solo essere accolte degnamente ma, nel più breve tempo possibile, anche integrate nelle dinamiche lavorative, aggregative e sociali delle comunità ospitanti ad esempio entrando nei circoli Arci o partecipando a momenti culturali comuni (Giornata del Rifugiato, Festival, cineforum, feste, tombole, altro). E così che tante donne e uomini sono entrati nell’organizzazione diretta di tante attività, dai momenti più ludico ricreativi ai percorsi lavorativi di auto impresa, come è stato per esempio per la cooperativa per i servizi di sicurezza ed organizzazione eventi gestita interamente da ragazzi rifugiati dal Cameroun e dalla Nigeria oppure per la neonata attività di catering italiano ed afghano. A Ferrara si lavora anche con progetti di accoglienza verso minori non accompagnati (primo progetto dell’Emilia Romagna) e rifugiati afflitti da disagio mentale, frontiere decisamente complesse ma che non mancano di avere la forza per continuare a promuovere il riscatto sociale di persone che hanno comunque e sempre storie da raccontare ed energie da liberare.

Rassegna biennale del cinema laico Si svolgerà dal 3 marzo al 12 maggio presso la sede dell’Arci di Torino in via Giuseppe Verdi 34 (Torino), la quinta Rassegna biennale del cinema laico. Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Organizzata dalla Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni, in collaborazione con Arci Torino e Ucca, la rassegna intende proporre al pubblico torinese - attraverso il linguaggio estetico e gli stimoli culturali dell’arte cinematografica - una riflessione sul metodo della laicità e sull’etica laica di fronte agli interrogativi ed alle sfide individuali e collettive che il mondo contemporaneo

pone. I film in programmazione affrontano alcuni significativi temi della società odierna, sempre più multiculturale, multietnica e multireligiosa. Ne emergono nel complesso, attraverso situazioni esistenziali e vicende differenti, taluni degli aspetti di un’etica laica, per definizione non dogmatica, né assolutista, di libertà e di tolleranza positiva, di rispetto e di confronto fra eguali e diversi, nella prospettiva - che gli organizzatori della Rassegna auspicano - di una più civile convivenza tra individui e tra gruppi nella comunità umana. www.arcipiemonte.it/torino

daiterritori

in più il Seminario CIVITAVECCHIA L’associazione

Spartaco, in collaborazione con la rivista di cultura ed attualità libraria Il Bibliomane ed il comitato Arci di Civitavecchia, promuove il seminario La redazione editoriale. Il seminario è gratuito e aperto a studenti universitari e a quanti vogliano acquisire le competenze relative al mondo dell’editoria. Le lezioni, per un totale di 12 ore divise in 4 incontri, si svolgeranno ogni sabato del mese di marzo presso la sede Arci di via Fusco. Iscrizioni entro il 24 febbraio. assospartaco@gmail.com

Sacrosante risate RAVENNA Rimarrà aperta fino al

23 febbraio la mostra dal titolo Sacrosante risate promossa dall’UAAR, (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti). In esposizione, presso il circolo Arci Dock 61 di via Magazzini posteriori, le tavole di satira religiosa di Altan, Bandanax, Bucchi, Disegni, Ellekappa, Franzaroli, Mangosi Marmarotti, Montt, Staino e Vauro. Ingresso libero. fb DOCK 61

Kompagno di sogni SAVA (TA) Al circolo Arci Ka-

lipso il 21 febbraio alle 19 ci sarà la presentazione del libro Kompagno di sogni di Nazareno Dinoi. Kompagno di sogni è la storia vera del movimento maoista e del Partito comunista d’Italia marxista-leninista a Manduria (Ta), ambientata tra gli anni Settanta e Novanta, ma è anche una tormentata storia d’amore tra il protagonista, Piero, e una donna, Lucia, conosciuta nei sogni. Maria Rosaria Coppola leggerà alcuni brani del romanzo, con gli interventi musicali del cantastorie Gianni Vico che, accompagnato dalla violinista Sara Baldani, canterà I Sogni dei Kompagni. Ingresso libero. fb Arci Calypso Sava

recyprocity CATANIA Secondo appuntamento

all’Arci Melquiades con la rassegna cinematografica ReciproCity. Il 26 febbraio alle 21 sarà proiettato, presso la sede di Arci Catania, il documentario In this waiting di Anna Tsiarta. Ingresso gratuito. fb Arci Melquiades


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arcireport n. 7 | 20 febbraio2014

culturascontata i tanti vantaggi della tessera Arci

w w w. a r c i / a s s o c i a r s i . i t a cura di Enzo Di Rienzo

Il paesaggio italiano. fotografie 1950-2010 Roma Museo di Roma in Traste-

vere, fino al 20 aprile. La mostra, spaziando nell’arco della seconda metà del Novecento, evidenzia - attraverso le 134 fotografie in esposizione - i diversi modi con cui il paesaggio italiano è stato approcciato dalle diverse ‘scuole di pensiero’ cui gli autori delle opere in mostra sono appartenuti. www.museodiromaintrastevere.it

Libero De Libero e gli Artisti della cometa Roma Galleria d’Arte Moderna,

fino al 27 aprile. La mostra vuole favorire la conoscenza di uno dei più raffinati intellettuali del nostro Novecento, Libero De Libero (Fondi 1903 – Roma 1981). Ancora poco noto al pubblico, De Libero fu un grande innovatore del gusto artistico italiano, grazie a una curiosità e a una intuizione d’impronta cosmopolita che traevano linfa dai suoi numerosi campi di attività: poeta, scrittore, cronista d’arte, sceneggiatore, organizzatore culturale. www.galleriaartemodernaroma.it

Spinario Roma Musei Capitolini, fino

al 25 maggio. In mostra una preziosa panoramica dello Spinario, pastore mitico, capostipite della dinastia Iulia. Lo Spinario. Uno dei capolavori tra i più famosi e ammirati delle collezioni capitoline, ma anche una scultura in bronzo la cui fama ha attraversato i secoli. Un’opera che, per la vitalità del tema rappresentato, ha suggerito e ancora suggerisce nella cultura moderna, continue sollecitazioni visive e artistiche. www.museicapitolini.org

Mafai-Kounellis La libertà del Pittore Roma Museo Carlo Bilotti, dal

21 febbraio al 1 giugno. La mostra prende le mosse da quella rivoluzionaria svolta impressa da Mafai al proprio lavoro a partire dagli anni 1957-58 per offrire, con uno straordinario omaggio di Jannis Kounellis al più anziano Maestro, una diversa angolazione di lettura del protagonista di un’epica stagione dell’arte a Roma. All’interno della mostra sarà allestita una sezione documentaria, curata da Giulia Mafai. www.mseocarlobilotti.it

società

Diamo un calcio all’omofobia di Vincenzo Brana Arcigay

Il primo a indossarli è stato Davide Moscardelli, punta del Bologna dal barbone fitto fitto, che senza un’incertezza ha accettato di essere uno dei testimonial della prima campagna contro l’omotransfobia nello sport. Un paio di laccetti rainbow, da mettere alle scarpette durante il match, per ricordare a tutti che nello sport le discriminazioni sono ‘fuorigioco’. Questo è il senso dell’iniziativa realizzata da Paddy Power e dalle associazioni Arcigay e ArciLesbica, con la collaborazione della Fondazione Candido Cannavò per lo sport, e che sta invadendo da qualche giorno i social network con un hashtag che è in realtà un’esortazione: allacciamoli. Con Moscardelli c’è anche Gianmarco Pozzecco che da buon ‘mister’ ha convinto i suoi ragazzi del Capo d’Orlando a mettersi in gioco in uno spot contro l’omofobia: «Non ho mai avuto la fortuna di giocare con un compagno gay visibile - ha detto - ma so benissimo che tra i miei compagni qualche omosessuale c’era e che è stato impossibile per lui dirlo apertamente». «La lotta contro l’omofobia, la lesbofobia e la transfobia - dicono Flavio Romani (presidente di Arcigay) e Paola Brandolini (presidente di ArciLesbica) - non ha come unico obbiettivo la richiesta di una norma penale che punisca gli atti di violenza, i cosiddetti crimini d’odio. In questi mesi di intenso dibattito sull’estensione della legge Mancino, Arcigay e ArciLesbica, assieme alle altre associazioni e ai collettivi del movimento LGBT, non hanno mai smesso di operare sul versante sociale e culturale, tentando di modificare i contesti e lavorare sull’origine della discriminazione e della violenza nei confronti delle persone gay, lesbiche e trans. Le scuole, l’Università, i luoghi di lavoro, la pubblica amministrazione, i servizi sanitari e sociali: sono tutti ambiti nei quali tentiamo da tempo di imprimere un cambiamento, nella convinzione che affrontare la questione dei crimini d’odio significhi innanzitutto modificare i contesti, educarli a una visione plurale delle identità e degli orientamenti, sgretolando le barriere che marginalizzano le persone LGBT costruendo per loro ambienti favorevoli all’espressione piena della propria individualità, che comprende non solo gli amori, ma anche le idee, la creatività, il talento». I laccetti rainbow arcobaleno sono stati distribuiti a 4000 calciatori e 1000 calciatrici, oltre ad atleti del basket e della pallavolo. Inoltre sono stati

recapitati a personaggi famosi e ad atleti olimpionici, accompagnati dalla stessa richiesta: diamo un calcio all’omofobia. La campagna chiede agli sportivi di farsi portatori di un messaggio e protagonisti in prima persona nel cambiamento di un contesto più volte denunciato come problematico sul piano delle discriminazioni, non solo nei confronti di gay, lesbiche e trans. Chiediamo loro, attraverso il gesto semplice dell’indossare dei laccetti arcobaleno alle proprie scarpe, di abbattere uno steccato e di contribuire all’empowerment delle persone LGBT nei campi da gioco, nelle tribune degli stadi e dei palazzetti, nelle case di tanti tifosi. Lo sport, d’altronde, elegge da sempre i propri campioni, modelli di uno stile di vita sano, di buone ambizioni e di mete raggiunte con l’impegno, l’orgoglio e la lealtà. A questi campioni e alle campionesse oggi chiediamo di conquistare una nuova medaglia, di tutti i colori, che premi il calcio per aver contribuito a sconfiggere l’omotransfobia. www.arcigay.it

arcireport n. 7 | 20 febbraio 2014 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Carlo Testini Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Paolo Beni Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 19 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

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