Arcireport n 7 2015

Page 1

arcireport

settimanale a cura dell’Arci | anno XIII | n. 7 | 26 febbraio 2015 | www.arci.it | report @arci.it

Anche con la socialità si costruisce partecipazione di Francesca Chiavacci Presidente nazionale Arci

Sono anni che di tanto in tanto testate giornalistiche di destra pubblicano articoli, pseudo-inchieste, reportage sulla presunta evasione fiscale ‘legalizzata’ del mondo dell’associazionismo, e in particolare della promozione sociale. Una volta l’occasione è data dai modelli Eas, un’altra volta è l’esenzione dall’Imu, altre volte ancora è il cosiddetto ‘nero’ prodotto e nascosto da migliaia di circoli. L’ultimo articolone in ordine di tempo è comparso lunedì scorso. E facciamo a meno di citare la testata, così evitiamo inutile pubblicità. Titolo del pezzo è: «Gli avvoltoi delle beneficenza». Incipit: «Che orrore il denaro.... Molto più nobile la crescita culturale e civile dei propri soci?». E poi, a seguire tutto nello stesso pentolone: si mettono insieme i dati dell’Agenzia delle Entrate sull’evasione fiscale, il link ad un articolo sulla scomparsa di 9 milioni di euro per il terremoto de L’Aquila, il 5 per mille ai circoli del golf. Insomma l’ennesimo minestrone rancido cotto con l’obiettivo di far emergere il ‘lato oscuro’ del Terzo Settore e di mettere in evidenza il ‘colossale imbroglio’. Ora. Può valere la pena commentare il suddetto articolo. Non tanto per replicare, quanto per sottolineare e ricordare a noi stessi alcuni concetti, soprattutto

nella fase attuale, caratterizzata dalla discussione in Parlamento della legge di riforma del Terzo Settore. Innanzitutto ribadiamo che un autentico colossale imbroglio sarebbe affrontare una discussione sul contrasto all’evasione fiscale, come da tempo un certo orientamento nelle forze politiche di destra vorrebbe fare, cominciando proprio dal Terzo Settore: un approccio propagandistico che ha già rivelato la sua scarsa fondatezza e il suo fallimento nell’era Tremonti, quando venne lanciata attraverso il cosiddetto modello Eas una crociata verso i nostri circoli, che risposero sconfessando gli assunti dell’allora governo Berlusconi. Ma ci sono almeno altri quattro punti che vanno, pur sinteticamente, ribaditi. Il primo: i controlli sulle attività dei nostri circoli sono legittimi. Siamo convinti di questo, ma allo stesso tempo ci teniamo a puntualizzare che tali controlli non possono porsi come strumenti pregiudizialmente repressivi e punitivi. Il secondo: l’Arci e i suoi circoli svolgono un’attività di promozione sociale. Questo significa ‘originalità’ del nostro associazionismo, in cui la produzione di socialità, la promozione di partecipazione e democrazia vivono anche in una dimensione economica ma fuori da una logica di profitto.

Il terzo: siamo consapevoli, anche più del giornalista che ha scritto l’articolo, del fatto che esiste un ‘falso associazionismo’ e che fa danno prima di tutto a noi, tanto che in alcune realtà territoriali (in Emilia Romagna, ad esempio, proprio la regione del circolo citato nel pezzo) sono stati siglati Patti territoriali tra le associazioni di promozione sociale contro questo fenomeno. Il quarto (quello che ci preme di più) è di carattere politico, e non ci stancheremo mai di riaffermarlo: attaccare la credibilità del Terzo Settore significa attaccare la legittimità dei corpi intermedi, della rappresentanza sociale, e quindi la stessa ricchezza e il pluralismo della società italiana. Noi siamo uno dei soggetti che difende e costruisce la democrazia in questo paese, e non ci vergogniamo a dire che la nostra azione politica e sociale di diffusione di uguaglianza, giustizia e diritti avviene anche attraverso la socialità, la somministrazione di bevande e alimentari, la produzione e l’organizzazione di eventi e spettacoli. Nella fase di discussione della legge delega da parte del Parlamento, che per ora sta facendo un buon lavoro, non saranno certo le mine della stampa conservatrice a spaventarci.


2

arcireport n. 7 | 26 febbraio 2015

pace

La pace è possibile

Il documento approvato dalla seconda assemblea nazionale della Rete della Pace La Rete della Pace, nell’assemblea nazionale tenutasi il 20 e 21 febbraio a Perugia, ha elaborato una serie di proposte che si impegna a portare in tutte le sedi politiche e istituzionali, e a sostenerle con una campagna politica che dia risposte alle preoccupazioni della gente. Di seguito, il documento approvato in assemblea. La Rete della pace, nella sua seconda assemblea nazionale, ha discusso dei sempre più preoccupanti scenari che si sono aperti, scenari inediti che ci obbligano a dare risposte nuove ed efficaci. La domanda vera ed esplosiva è: «come si ferma l’Isis?», la risposta più diffusa e più semplice è: «con le armi». Ma quasi mai la risposta più semplice è quella più giusta. Cosa di più semplice che organizzare un’alleanza di volenterosi, magari sotto l’egida dell’Onu, per sconfiggere sul campo l’Isis? Ma qual è il campo dell’Isis? Il problema è l’Isis,

ma non è solo l’Isis. Per noi la pace non è un sogno, è la risposta più realistica e più efficace alla soluzione dei troppi conflitti che stanno sconvolgendo il mondo, tanto che anche papa Francesco ha riconosciuto che viviamo già nella terza guerra mondiale a pezzi. Una terza guerra mondiale che ha ragioni storiche nello sviluppo diseguale e di rapina, a danno delle popolazioni oggi investite dalle guerre, e nella mancata soluzione del dramma Israelo-palestinese, e ragioni attuali nelle trasformazioni economicoambientali provocate dall’avvio della fine dell’era del petrolio e dagli effetti dei cambiamenti climatici. Sono saltati gli equilibri storici e nello tsunami in atto si inseriscono nuovi potentati, che fanno della crudeltà, della violenza contro le donne e le minoranze, rivestite da argomentazioni che nulla hanno a che fare con la religione, lo strumento di proselitismo e dominio. Bisogna fermare gli aggressori e subito, prima ancora, avviare iniziative concrete che aggrediscano alla radice la ricorrente esplosione di conflitti. Non c’è nessuno scontro di civiltà, c’è piuttosto una mancanza della

Difesa civile non armata e nonviolenta: mobilitazione straordinaria il 27 e 28 febbraio e il 1 marzo La raccolta firme per la legge di iniziativa popolare per una difesa civile non armata e nonviolenta è a metà del suo percorso. A partire dallo scorso novembre è iniziata l’operazione di vidimazione dei moduli, e quindi i sei mesi utili scadranno a fine maggio 2015. Sono stati costituiti tutti i comitati regionali, e in molte località si sono organizzate iniziative significative, con adesioni anche di Sindaci e assemblee comunali. In moltissimi municipi sono presenti i moduli. La macchina organizzativa, pur con pochi mezzi, sta procedendo bene. L’obiettivo è quello di raccogliere ben più delle 50mila firme necessarie, e dunque c’è ancora moltissimo da fare. I promotori invitano tutte le associazioni aderenti alle diverse reti a promuovere insieme al più presto riunioni territoriali per costruire Comitati unitari, e dare nuovo impulso alla raccolta firme. In particolare vengono invitati tutti i

gruppi locali ad attivarsi da subito per le giornate di mobilitazione nazionale indette per i giorni venerdì 27, sabato 28 febbraio e domenica 1 marzo. Va costruita in quei giorni una comunicazione ‘mediatica’, coinvolgendo personaggi che possono fare da ‘testimonial’, chiedendo ai sindaci di firmare, creando la ‘notizia’, chiedendo ai presidenti delle associazioni locali coinvolte di farsi fotografare con il logo della Campagna, per poi diffondere le immagini attraverso i social network. Sarà anche l’occasione per una ‘mappatura’ più completa dei comitati locali (chi non lo avesse ancora fatto comunichi alla Segreteria i riferimenti che saranno poi visibili nel sito), e per iniziare a fare una prima verifica delle firme effettivamente raccolte in tutta Italia (nei primi giorni di marzo ogni comitato locale comunichi al proprio comitato regionale il numero di firme raccolte alla data del 1 marzo 2015).

politica e quando la politica agisce segue schemi vecchi e sbagliati. Cambiare si può se si vuole. L’Europa deve garantire canali di accesso ai migranti, per tagliare alla radice non solo l’inaccettabile prezzo delle tragedie nel mediterraneo, ma anche una delle fonti principali di finanziamento delle bande armate, che usano poi il fanatismo religioso per ergersi a paladini della rivincita delle popolazioni oppresse dalle economie occidentali e dai regimi locali. Bisogna bloccare il traffico d’armi e istituire un’autorità internazionale - ma intanto l’Europa faccia il suo dovere - che sul modello della Dia italiana, sia dedicata a perseguire le illegalità. Che l’Europa riconosca lo stato palestinese per fare un concreto passo avanti nella soluzione del dramma Israelo-palestinese. Che l’Europa riconosca l’urgenza, e agisca di conseguenza, di intervenire sia con accordi internazionali vincolanti, sia con interventi diretti, per costruire un nuovo equilibrio sociale ed ambientale nelle aree sfruttate e oggi colpite gravemente dai cambiamenti climatici, a cominciare dal prossimo appuntamento della COP21 a Parigi. Se la politica riprende la parola allora ha senso che l’ONU intervenga sul campo per fermare l’Isis e le altre aggressioni in corso. In Italia, inoltre, l’evento Expo deve essere l’occasione per mettere sotto i riflettori mondiali la soluzione del problema della fame, per questo chiediamo al ministro Martina che la Carta di Milano, in via di elaborazione, sia chiara ed esaustiva su come si affronta il tema della sicurezza alimentare nelle sue diverse forme. Chiediamo infine che l’alto rappresentante della politica estera europea prenda l’iniziativa sulla guerra in Ucraina ed esponga l’Europa per le responsabilità enormi che le competono. Nei prossimi mesi la Rete della Pace organizzerà seminari e momenti di approfondimento e confronto per fare passi avanti nella comprensione delle grandi e gravi sfide che ci aspettano. La Rete della pace si impegna inoltre a portare in tutte le sedi politiche e istituzionali queste proposte, a sostenerle con una campagna politica che dia risposte alle ansie e alle preoccupazioni della gente. A questo fine la raccolta di firme per la legge di iniziativa popolare per la difesa civile non armata e nonviolenta sarà un momento fondamentale per portare nelle piazze italiane la concretezza delle nostre proposte, perchè la pace è possibile.


3

arcireport n. 7 | 26 febbraio 2015

pace/disarmo

La campagna Taglia le ali alle armi: sugli F-35 vogliamo la verità! Si continua con le cattive abitudini: per l’ennesima volta notizie importanti relative al programma dei caccia F-35 non provengono da prese di posizione ufficiali del Ministero della Difesa ma da ‘indiscrezioni’ e da conferme sibilline e poco chiare. In questo caso la questione è davvero rilevante: la conferma o meno del piano di acquisto di 90 velivoli nonostante le posizioni parlamentari sul ‘dimezzamento’ dell’impegno italiano per il programma Joint Strike Fighter. Indiscrezioni fatte rimbalzare dall’altra parte dell’Atlantico e confermate solo da un tweet interlocutorio della ministra Pinotti. È inaccettabile che su un programma di acquisto di un sistema d’arma così rilevante (almeno 14 miliardi di solo acquisto) non sia possibile ottenere dati precisi e un’esplicita presa di posizione del Governo. Per la Campagna Taglia le ali alle armi è grave «continuare a giocare in maniera ipocrita sull’indeterminatezza dei dati e delle situazioni effettive di acquisto. Un comportamento grave e che ancora una volta conferma come il Parlamento, che pure ha preso posizione sulla questione, sia ignorato nelle decisioni governative». Decisioni che, peraltro, continuano a non essere dichiarate esplicitamente. «Noi non ci stiamo - sottolineano le organizzazioni promotrici della Campagna contro gli F35 - e continueremo a batterci per la cancellazione del programma». Senza dimenticare l’evidente inopportunità di questa spesa militare, in epoca di grande crisi economica, e ricordando i gravi problemi del programma dal punto di vista tecnico, di costi crescenti e di deboli ricadute industriali. È un dovere del Governo fornire informazioni precise sul proprio operato ed è un diritto dell’opinione pubblica ottenere una maggiore chiarezza. Un principio basilare di democrazia che trascende il merito stesso della questione: se l’acquisto di 90 aerei venisse confermato significherebbe che il Governo continua a ignorare la volontà del Parlamento. È quindi necessario fornire a tutti i dettagli sui costi già sostenuti e quelli che dovremo sostenere per accordi già intercorsi, oltre che sui fondi impegnati nel 2015 sul programma. Quest’ultimo è un dato che in pratica è stato ‘nascosto’ nelle pieghe del Bilancio. A oggi non si sa se per l’anno in corso siano stati confermati i 644,3 milioni di euro di investimento decisi negli anni

scorsi. Da oltre un anno chiediamo al Governo dettagli su costi e contratti. Ribadiamo quindi ancora una volta le nostre richieste: ● chiediamo di poter accedere alle informazioni relative a tutti i contratti dei lotti già acquisiti e la loro pianificazione temporale; l’interesse è sia per la parte economica che per i finanziamenti e per i pagamenti da effettuare e/o già effettuati; ● chiediamo di ricevere dal Governo una valutazione esatta del costo sostenuto fino a oggi per il programma F-35, anche valutando voci di bilancio provenienti da altri ministeri oltre la Difesa; ● chiediamo di ricevere il dettaglio, riferito a questo e a ciascun fondo per i maggiori sistemi d’arma inseriti nel Bilancio della Difesa; attualmente qualsiasi valutazione analitica è impossibile poiché si tratta di un fondo complessivo di oltre 2 miliardi di euro; ● chiediamo di sapere per quale motivo siano scomparse nella documentazione 2014 alcune tabelle di dettaglio sul pro-

gramma Joint Strike; tali tabelle fornivano il dato di avanzamento della spesa e il totale complessivo previsto; ● nel corso di una visita parlamentare di fine 2014 alla FACO di Cameri il comandante della Base ha accennato alla possibilità un affitto/canone di locazione verso Alenia una volta che la FACO verrà consegnata all’industria appena terminati i lavori di cantiere. Sarebbe importante ricevere informazioni su quest’ipotesi, sia nella decorrenza che per gli importi previsti. Ancora una volta la Campagna Taglia le ali alle armi sottolinea come sulla decisione ‘strategica’ relativa al Programma JSF sia il Parlamento ad avere titolarità negli indirizzi, cosa che si può realizzare solo conoscendo con certezza costi e prospettive di acquisizione degli F-35. Il programma JSF è molto complesso e presenta passaggi di acquisto articolati che si possono comprendere solo avendo accesso a tutti i documenti. Ancora una volta chiediamo: forniteceli.

Open Shuhada Street, la giornata di solidarietà con i palestinesi di Hebron La campagna Open Shuhada Street è un’iniziativa che mira all’organizzazione di una giornata di solidarietà internazionale coi residenti palestinesi di Hebron. L’occupazione israeliana ha imposto ai palestinesi della città un regime di sfratti forzati, coprifuoco, chiusura del mercato e della strada, checkpoint militari, assoggettamento alla legge marziale. Circa 15mila civili palestinesi sono stati costretti a fuggire dalle loro case nel centro di Hebron, trasformandola in pratica in una città fantasma. Le forze israeliane di occupazione chiusero Shuhada Street ai veicoli palestinesi nel 1994, dopo il massacro alla moschea di Abramo, e poi impedirono anche il passaggio pedonale ai residenti palestinesi nel 2000, al fine di fornire la sicurezza a 600 coloni che occupano il centro di Hebron. La campagna per la riapertura di Shuhada Street vuole richiamare l’attenzione sul problema degli insediamenti, dell’assenza di libertà di movimento, e dell’occupazione in generale. Dal 2010

ogni anno, attivisti e organizzazioni di tutto il mondo si uniscono insieme, in occasione del 25 febbraio, per chiedere uguaglianza e rispetto dei diritti umani a Hebron. La Campagna invita a mettere in atto azioni nonviolente e a organizzare incontri a livello politico e diplomatico. Nell’ambito di questa mobilitazione, un’attivista e una residente di Shuhada Street verranno in Italia per partecipare a seminari e convegni: Sondos Azza, giovane studentessa e attivista del movimento Youth Against Settlements (YAS), e Najwa Amro impegnata nell’emancipazione femminile, con marito e tre fratelli in carcere. Queste le date italiane di quella che è una vera e propria ‘staffetta di solidarietà’ tra diverse città: dopo Venezia, Marghera, Firenze, i prossimi appuntamenti ci saranno il 20 a Bologna, il 21 a Padova, il 22 a Brescia, il 23 a Genova, il 24 a Torino, il 25 ad Alba, il 26 a Milano, il 27 a Roma. Le iniziative sono organizzate da Assopace Palestina e Rete della Pace.


4

arci/iniziative

arcireport n. 7 | 26 febbraio 2015

A Bari il seminario ‘New slavery in the Italian domestic-care sector’ A Bari arriva CARTT, il progetto nazionale di Arci (capofila) in partenariato con Libera, Ligue de l’enseignement (Francia), Inizjamed (Malta) e Parada (Romania) co-finanziato dal programma europeo per la prevenzione e il contrasto al crimine. Dopo il viaggio nelle periferie della Romania dove si è affrontato il tema della tratta minorile, la tappa in Francia per analizzare il settore edile e la necessità di fare educazione popolare, l’incontro sulle reti del crimine in Spagna, CARTT continua la sua analisi sulle nuove schiavitù, così come accaduto in occasione della Carovana internazionale antimafie. Lo fa dando appuntamento nel capoluogo pugliese il 27 e 28 febbraio con il seminario formativo New slavery in the italian domestic-care sector. L’obiettivo è portare le istituzioni e tutta la società civile a confrontarsi sul tema delle nuove schiavitù inquadrate nel traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento lavorativo. «Le reti finanziarie del crimine sono sempre più fitte ed evolute, e crediamo fermamente che solo da un patto di

fiducia cooperativa possa nascere quella risposta strutturata che l’Europa, e non solo, attende dall’azione della società civile organizzata - spiega Alessandro Cobianchi, coordinatore di Cartt - nelle giornate del 27 e 28 febbraio auspichiamo che il confronto tra Istituzioni europee, Forze dell’ordine internazionali e changemakers locali, in rete tra loro, possa

Biglietti Arci per Expo 2015 Expo Milano 2015 è l’Esposizione Universale che l’Italia ospiterà dal 1 maggio al 31 ottobre 2015 e sarà il più grande evento mai realizzato sull’alimentazione e la nutrizione. Un’area espositiva di 1,1 milioni di metri quadri, più di 140 Paesi e Organizzazioni internazionali coinvolti, oltre 20 milioni di visitatori attesi. Expo Milano 2015 sarà la piattaforma di un confronto di idee e soluzioni condivise sul tema dell’alimentazione. Per tutta la durata della manifestazione, la città di Milano e il sito espositivo saranno animati da eventi artistici e musicali, convegni, spettacoli, laboratori creativi e mostre. Come Arci, è possibile prenotare i biglietti per Expo Milano 2015 a 20 euro. Il biglietto dà diritto all’ingresso in un giorno qualsiasi dei sei mesi di apertura di Expo. L’ordinazione dei biglietti va inoltrata a Luigi Lusenti dell’Arci

regionale Lombardia inviando una mail a expo2015@arci.it indicando il numero di biglietti richiesti, andando per tranche di 50. A quel punto si riceverà una risposta via mail con l’indicazione del numero di conto bancario su cui effettuare il bonifico per completare la prenotazioni. Una volta effettuato il bonifico, gli uffici provvederanno ad inviare i biglietti nel quantitativo richiesto. Il prezzo di 20 euro a biglietto è quello più competitivo che c’è ad oggi sul mercato. Per ogni eventuale altra informazione si può prendere contatto con Luigi Lusenti dell’Arci regionale Lombardia. Al momento la disponibilità di biglietti è di 1.700 e si valuterà un’eventuale nuova dotazione solo una volta terminato il primo lotto. expo2015@arci.it

generare nuovi solchi di buone pratiche e visioni eco-sistemiche». Dallo studio condotto sulle badanti, un nuovo caso di schiavitù all’interno delle mura domestiche, all’inchiesta sulla tratta del grand reporter Karim Baila (Premio Bayeux-Calvados per i corrispondenti di guerra 2012), passando per la lectio magistralis sulla Globalizzazione delle nuove mafie, tenuta da Paolo Sartori (dirigente dell’Ufficio regionale di coordinamento operativo per l’Europa orientale, Direzione centrale della polizia criminale NBC Interpool) insieme a Joan Queralt, giornalista e autore del libro La Gomorra catalana. Numerosi ospiti anche in rappresentanza della società civile: da Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci a Monica Usai di Libera International, dalla scrittrice Gabriella Genisi alla regista Paola Simone, oltre ad un’autorevole magistrato come Francesca La Malfa. Sono quattro le sessioni a cui è possibile partecipare: ● 27 febbraio, Sala Gaetano Contento - Università di Giurisprudenza di Bari 1. Il viaggio di CARTT 2. Study case: Nuove schiavitù nel settore della cura domestica in Puglia 3. Tavola rotonda Strategie di contrasto alle mafie internazionali e pratiche collaborative di antimafia sociale. ● 28 febbraio, ex Palazzo delle Poste Centro Polifunzionale Studenti (Piazza Cesare Battisti, 1) 4. Study case Globalizzazione e nuove mafie. Su www.arci.it programma dettagliato e scheda di iscrizione (che va inviata a internazionali@arcipuglia.org) FB: CARTT: together against THB


5

arcireport n. 7 | 26 febbraio 2015

primomarzo

Affermare i diritti delle e degli immigrati

Domenica 1° marzo in piazza Duomo a Milano In occasione della giornata del Primo Marzo, data diventata simbolo in Italia del movimento antirazzista, le associazioni milanesi organizzano un’iniziativa in Piazza Duomo alle ore 15. L’evento vuole presentare le storie di Souad e Jorge, migranti che quotidianamente fanno mille sacrifici per vivere una vita degna, storie che però raccontano anche la vita di Giovanni e Anna. Storie senza una specifica nazionalità, che potrebbero appartenere a chiunque. Storie di chi si trova a fronteggiare la crisi, vivendo spesso tragedie che attentano ai principi fondamentali alla base delle democrazie moderne. Il 1° marzo a Milano sarà dedicato a questi racconti di vita, alle contraddizioni che fanno emergere e alla possibilità che rappresentino un momento di riflessione, che alimentino l’impegno per costruire una società che non discrimini, una società senza razzismo, che garantisca i diritti di tutte e tutti. I promotori rivolgono un appello al Sindaco e lo invitano a partecipare all’evento per ribadire il suo impegno perché Milano sia sempre più una città libera dal razzismo e dalle discriminazioni. Di seguito la lettera aperta al Sindaco Giuliano Pisapia. «Caro Sindaco, da quasi un mese sono ritornata dal mio paese. Erano diversi anni che non camminavo per le strade della città della mia gioventù. Tuttavia ventidue anni vissuti là e ventidue qua mi hanno fatto diventare ‘bigama’! Milano occupa ormai nel mio cuore lo stesso posto della città che mi ha visto nascere. Ho due amori, lo confesso! E non posso, né voglio lasciare l’uno o l’altro! Il mio rientro a Milano è avvenuto qualche giorno dopo la strage di Parigi. E purtroppo l’accoglienza non è stata delle migliori. Ho percepito la stessa aggressività che molti di noi, immigrati ed immigrate, avevamo già vissuto nel 2009, quando a seguito di episodi criminali commessi da singoli stranieri tutti noi che appartenevamo a quella ‘categoria’ diventammo indiscriminatamente oggetto di una violenta campagna di criminalizzazione. Il razzismo di strada che si respirava in quegli anni trovò la sua legittimazione a livello istituzionale con l’approvazione del cosiddetto ‘pacchetto sicurezza’, che adottò una serie di provvedimenti apertamente discriminatori, molti dei quali furono successivamente annullati

dalla Corte di Cassazione. Milano venne tappezzata da manifesti apertamente razzisti, i controllori degli autobus giravano insieme ai poliziotti a «caccia di clandestini», furono anni di paura per il rischio di essere aggrediti perché stranieri, a maggior ragione se rom o arabi. Una delle cose che ricordo con più gioia della tua elezione a sindaco di Milano, è che nei mesi successivi alla tua vittoria, per noi immigrati e immigrate il vento cambiò veramente a Milano e l’aggressività in città diminuì. Oggi invece, non solo a Milano ma in tutta Italia si respira nuovamente quel clima di ostilità nei nostri confronti e in particolare verso chi proviene dal mondo arabo. Il mio viso non è di una milanese ‘doc’ e in questi giorni quella che considero la mia città me lo rinfaccia in ogni momento: quando l’impiegata del Comune al momento di rifare la mia carta di identità mi chiede il permesso di soggiorno nonostante le faccia vedere il passaporto italiano, quando i poliziotti fermano la macchina in cui mi trovo perché in compagnia di due «soggetti sospetti»: due amici arabi. Il pomeriggio del Primo Marzo in piaz-

za Duomo dalle ore 15 daremo vita a un’iniziativa con la quale far arrivare un messaggio alla nostra città: affermare i diritti degli e delle immigrate, vuol dire costruire una società per tutti e per tutte. Vogliamo far capire che non siamo noi il nemico. Vogliamo far comprendere che chi sta usando la violenza altrove, e chi diversamente la usa qui, non ci rappresenta anche se può avere la nazionalità del paese in cui siamo nati, o in cui sono nati i nostri genitori, o quella del paese in cui vogliamo vivere pacificamente. Siamo stanchi dei luoghi comuni: non tutti gli arabi sono terroristi, non tutti i latinoamericani sono ladri, non tutti gli italiani sono mafiosi! Vorremo tanto che il Primo Marzo, tu, che rappresentanti i cittadini di questa città, anche quei tanti fra noi che non hanno potuto votarti perché privi dei diritti elettorali, venissi in Piazza Duomo a farci sentire che Milano è anche la nostra città e che insieme, vecchi e nuovi milanesi, immigrati e italiani, possiamo ancora una volta spazzare via questo clima di razzismo ed affermare che la convivenza è possibile!» stessabarcamilano@gmail.com

A Lecco ‘Primo Marzo, una giornata con noi’ Dal 2010 la giornata del Primo Marzo rappresenta un momento di riflessione e impegno contro le discriminazioni e lo sfruttamento nei confronti dei migranti. Esistono dei diritti che non possono essere negati sulla base di confini territoriali o di appartenenze etniche, culturali e religiose. La difesa e la tutela di questi diritti è premessa fondamentale nella costruzione di una società capace di riconoscere la dignità e l’autodeterminazione delle persone e il valore del dialogo come elemento fondante dell’evoluzione culturale, civile ed economica. La crisi degli ultimi anni, invece di spingere le istituzioni a ripensare le politiche e la legislazione in materia di immigrazione, nel senso di una maggiore inclusione e di sostegno per i deboli, ha indotto immobilismo e ulteriori chiusure. Ciò ha contribuito ad accrescere diseguaglianze e disagio e, quindi, la distanza tra le diverse culture e tra i lavoratori che pure contribuiscono alla tenuta della nostra economia.

Ma non è restringendo il riconoscimento dei diritti che si promuove una convivenza civile e pacifica. A partire da queste considerazioni, richiamiamo ad una riflessione sulle politiche di accoglienza, chiedendo l’istituzione di corridoi umanitari, l’abrogazione del Regolamento di Dublino, la chiusura dei CIE, il ripensamento dell’intero sistema di accoglienza, una legge che riconosca la cittadinanza per tutti i figli di migranti nati e cresciuti nel nostro Paese. Noi tutti migranti è un comitato che riunisce persone di ogni provenienza, genere, fede, educazione ed orientamento politico. In occasione del primo marzo organizza a Lecco il 28 febbraio un presidio, cui seguirà un momento conviviale con piatti e musica dal mondo e alle 21 la proiezione del film La prima neve di Andrea Segre. Ospite e collaboratore il circolo culturale Lofficina.

Facebook: Comitato Noi Tutti    Migranti - Lecco


6

arcireport n. 7 | 26 febbraio 2015

grecia

Il tempo è ora

Una giornata europea di azione a sostegno della Grecia e contro l’austerità di Raffaella Bolini

Nella prossima riunione della Confederazione Europea dei Sindacati, la Cgil proporrà di promuovere una giornata di azione a sostegno della Grecia e contro l’austerità - grandi manifestazioni nello stesso giorno in tanti paesi d’Europa, da costruire insieme a tutti gli attori sociali, politici, intellettuali convinti che il tempo è ora. Il tempo è ora, per allargare la breccia aperta dalla vittoria di Syriza e provare a costruire la massa critica necessaria a una grande offensiva contro le politiche neoliberiste che hanno mandato in rovina i paesi del sud dell’Europa - e continuano a distruggere dappertutto dignità, diritti e democrazia. Ci sono quattro mesi di tempo. Quelli che il nuovo governo greco ha conquistato nel corso del drammatico braccio di ferro con l’Eurogruppo, riuscendo a portare a casa un compromesso che nelle condizioni date è una vittoria: combattere diciassette ad uno e rimanere in piedi, portando a casa parecchi risultati, non era certo scontato. L’accordo raggiunto - per la prima volta fondato su una proposta nazionale e non su un piano imposto dall’alto - riconosce lo stato di emergenza umanitaria della Grecia, e la necessità di politiche che ne contrastino i danni sociali. Viene accettato l’aumento del salario minimo all’interno della contrattazione collettiva. Per il reperimento delle risorse, vengono indicate come priorità la lotta all’evasione fiscale, all’economia illegale e la tassazione della ricchezza. Ma la Grecia non può cambiare l’Europa da sola. Non si può stare alla finestra a fare il tifo, sperando che vinca. E non si può pensare che non sia un fatto nostro, di qualsiasi cosa degnamente ci occupiamo nella nostra vita. Se la Grecia non ce la fa, si chiude la prima breccia aperta nella cappa del neoliberismo da trenta anni a questa parte. I Salvini e le Le Pen non aspettano altro, per approfittarne. I mesi da qui all’estate saranno dunque essenziali, per mettere in campo le forze necessarie alla «lotta di lunga durata» citata da Luciana Castellina nella lettera di ringraziamento a Syriza che arriverà al comitato centrale del partito, firmata da attivisti sociali, sindacali e intellettuali di tutta Europa. La vittoria di Tsipras sta accelerando il sommovimento che attraversa tante forze politiche e sociali, e succedono cose inedite e inusuali.

La Confederazione Europea dei Sindacati in queste settimane ha dichiarato esplicitamente il suo sostegno alle proposte del governo greco. Il sindacato tedesco finalmente si schiera apertamente contro l’austerità. Nella famiglia socialista euro-

pea, si moltiplicano le prese di posizione a favore di Tsipras. Luminosi economisti di stampo socialdemocratico si sono trasferiti in Grecia per collaborare con Varoufakis. Partiti, movimenti e sindacati lavorano insieme senza problemi, come è successo nei giorni scorsi a Vienna nell’incontro promosso da Transform Europa per coordinare il sostegno europeo alla Grecia - con i sindacati a fianco degli attivisti di Blockupy, che si preparano a bloccare la sede della Banca Centrale Europea per una intera giornata il 18 marzo prossimo.

Una prima vittoria, ma non è che l’inizio Il primo step della difficilissima trattativa che vede protagonisti la Grecia e la Ue si è conclusa con un compromesso che dà via libera alla sostanza delle richieste greche. Il confronto è asimmetrico, per questo molto arduo per la Grecia. La Germania può contare del sostegno aperto, in qualche caso più realista del re, di diversi paesi: la Spagna e il Portogallo, preoccupati che una vittoria negoziale della Grecia spiani la strada all’affermazione elettorale delle sinistre nei loro paesi afflitti dalla cura dimagrante impostagli; la corona dei paesi nordici, poiché fanno parte del sistema produttivo allargato tedesco; i paesi dell’ex blocco sovietico, spaventati che le riforme greche - come l’aumento del salario minimo - creino un effetto di traino per analoghe rivendicazioni al loro interno. Altri, come l’Italia - che pure Tsipras ha ringraziato come deve fare un buon negoziatore - hanno fatto il doppio gioco, mentre la Francia si è mossa troppo tardi lungo una linea timidamente mediatrice. È vero, in Germania si è aperta una frattura. La Spd ha preso le distanze almeno dal ministro Schauble. Ma ancora troppo poco per cambiare i rapporti di forza. Il governo greco ha guadagnato tempo, seppure ridotto a quattro mesi. Era questo il principale e più urgente obiettivo per evitare il default e la fuga dei capitali dalle banche greche. La lista di riforme inviata a Bruxelles non contiene tutto il programma di Syriza, ma non lo contraddice e avanza diversi suoi contenuti, specialmente in campo

sociale. Lo si vede sui temi dei buoni pasto, dell’energia elettrica e della sanità per i poveri. Nello stesso tempo si parla di estendere il sistema pilota del salario minimo e di progressiva introduzione della contrattazione collettiva. Basta ricordare l’email giunta a dicembre dalla Ue, che conteneva ulteriori tagli alle pensioni e stipendi pubblici, nonché l’abolizione di ogni diritto sindacale, per vedere l’enorme differenza fra il programma della Troika e quanto l’Eurogruppo, non senza scetticismi al proprio interno, ha accettato martedì scorso. Tutto bene quindi? No, è solo l’inizio di un lungo braccio di ferro. La Grecia dovrà ottenere quei risultati in termini di lotta al contrabbando di combustibile, alla corruzione e soprattutto alla enorme evasione fiscale, da cui si attende 7 miliardi di euro di entrate, per riaprire il fronte dei prestiti da parte europea che può permettere l’avvio di un nuovo programma economico antiausterity. È evidente che i margini di autonomia decisionale dentro questa Europa sono molto stretti. La crepa aperta dalla Grecia deve perciò allargarsi. È quello che le elites neoliberiste europee temono. La Grecia ha fatto molto, ma non può vincere da sola. È indispensabile la coesione interna e la connessione sentimentale fra popolo e nuovo governo. Ma altrettanto decisiva è la crescita della solidarietà internazionale e la vittoria dei movimenti e delle sinistre anche in altri Paesi. A cominciare dalla Spagna nel prossimo autunno.


7

arcireport n. 7 | 26 febbraio 2015

economia/povertà

Giovani, studio e lavoro: peggio di noi solo la Grecia Sono due milioni e mezzo i giovani tra 15 e 29 anni che non studiano e non lavorano, i cosiddetti Neet. Si tratta del 26% degli under 30, più di 1 su 4. Lo rileva l’Istat nel rapporto Noi Italia. Nell’Unione europea peggio fa solo la Grecia. Ne abbiamo il triplo della Germania e quasi il doppio della Francia. Intanto la popolazione italiana invecchia. Al 1° gennaio 2014 ci sono più di 154 anziani ogni 100 giovani. La Liguria si conferma la regione più anziana, mentre la Campania è la regione più giovane. In Europa solo la Germania presenta un indice di vecchiaia più accentuato. Gli anni della crisi si fanno sentire se si guarda ai dati sul disagio economico, che secondo l’Istat riguarda il 23,4% delle famiglie. Il campanello d’allarme scatta in presenza di tre sintomi di rischio, la cui lista va dal non poter sostenere spese impreviste, ad accumulare arretrati nei pagamenti (mutui, affitti, bollette). Si tratta di un totale di 14,6 milioni di individui. Circa la metà dei nuclei si trova in grave difficoltà. Il lavoro resta un problema: tra i 20 e i 64 anni lavorano

meno di sei persone su dieci. Nel 2013, infatti, il tasso di occupazione per questa fascia d’età è calato, scendendo sotto quota 60%. Nella graduatoria europea, solamente Grecia, Croazia e Spagna presentano valori inferiori. L’Italia ha il tasso di imprenditorialità più elevato tra i Paesi dell’Unione europea, della quale il Belpaese riesce a doppiare la media: nella Penisola, infatti, il rapporto tra numero di lavoratori indipendenti e totale dei lavoratori in azienda sfiora il 30%. I dati risalgono al 2012, ma da sempre, ormai è tradizione, siamo un Paese a imprenditorialità diffusa, che si riflette, ad esempio, anche sulle dimensioni medie d’impresa (3,9 addetti), tra le più basse del continente. Tra il 2000 e il 2013, il Pil pro capite italiano è sceso del

6,6% e nel solo 2013 è diminuito del 2,4% in termini reali. A salire è la pressione fiscale: raggiunge il 43,3% nel 2013, un valore superato solo dalla Francia. In tema di trasporti, nonostante il 34% delle famiglie circa lamenti problemi di inquinamento dell’aria nella sua zona di residenza, il tasso di motorizzazione è pari a 608 autovetture ogni mille abitanti, il più alto in Europa dopo il Lussemburgo. Tra i vari altri dati, spicca il continuo aumento del consumo interno lordo di energia elettrica coperto da fonti rinnovabili, pari al 33,7% nel 2013. Dopo il picco del 2008, continua a salire la percezione della sicurezza e scende al 30% la quota di famiglie italiane che percepiscono un elevato rischio di criminalità nella zona in cui vivono. Aumentano, ma non abbastanza, i laureati: ad avere un titolo di studio universitario è il 22,4% dei 30-34enni, una quota ancora molto distante dall’obiettivo del 40% fissato dalla Commissione europea nella Strategia Europa 2020. Per altro, l’incidenza della spesa in istruzione e formazione sul Pil è al 4,2% nel 2012, valore inferiore a quello della Ue (5,3%).

Caritas: quasi una persona su tre a rischio povertà Una persona su 3 è a rischio povertà nei 7 Paesi ‘deboli’ della Ue (Italia, Portogallo, Spagna, Grecia, Irlanda, Romania e Cipro). È quanto sottolinea il rapporto di Caritas Europa sull’impatto della crisi. A fronte di un rischio di povertà o esclusione sociale del 24,5% nella Ue a 28, nei sette Paesi è al 31% (28,4% in Italia, quasi una persona su tre). Il dato è simile a quello diffuso dall’Istat, che parla del 23,4% di famiglie in disagio economico. In tema di povertà e di esclusione sociale, Caritas evidenzia «un’Europa a due velocità»: alla fine del 2013 il 24,5% della popolazione europea (122,6 milioni di persone, un quarto del totale) era a rischio di povertà o esclusione sociale, 1,8 milioni in meno rispetto al 2012. Nei sette Paesi considerati più vulnerabili a seguito della crisi lo

stesso fenomeno coinvolge il 31% della popolazione. L’Italia si posiziona su valori intermedi, mentre il valore più elevato si registra in Romania. Dal 2012 al 2013 la povertà ‘assoluta’ è diminuita di poco: dal 9,9 al 9,6% della popolazione nell’Ue a 28 Stati. Tra i Paesi deboli, il fenomeno è «allarmante»

(14,9% nel 2013) - sottolinea il Rapporto della Caritas - con punte massime in Romania (28,5%) e in Grecia (20,3%). In Italia la «deprivazione materiale grave» colpisce il 12,4% della popolazione. Il numero di persone che vive in famiglie quasi totalmente prive di lavoro è aumentato in tutti i sette Paesi europei considerati dal Rapporto di Caritas: erano il 12,3% nel 2012 e sono diventate il 13,5% nel 2013. «Gli effetti della crisi appaiono ancora molto forti e persistenti», spiega il Rapporto: nell’Unione a 28 sono più di 25 milioni i cittadini privi di lavoro (8,4 milioni in più rispetto al dato pre-crisi del 2008). «Le persone più colpite - ricorda Caritas sono quelle con bassi livelli di istruzione e i giovani. Aumenta la disoccupazione di lungo periodo». Per l’Italia «triste primato» dei Neet, giovani che non studiano e non lavorano.


8

arcireport n. 7 | 26 febbraio 2015

Roma Social Pride torna in Campidoglio Per una costituente del sociale e della solidarietà IL 25 febbraio il sociale è tornato in Campidoglio. Dopo il fango di mafia capitale gli operatori sociali, le cooperative, le associazioni e il volontariato romano (tra cui Arci Roma e Arci Solidarietà Onlus) si sono ritrovati nella sala nobile della Protomoteca per un confronto aperto con Sindaco, assessori, consiglieri e cittadini per riprendere il filo spezzato dall’inchiesta che, come spesso accade, ha finito per travolgere tutto un mondo fatto di saperi, esperienze, conflitti. Dopo anni di tagli e precariato il terzo settore romano ha dovuto subire anche l’onta del disonore a causa del malaffare insidiatosi nei suoi meandri deboli. Il pertugio in cui è passata la criminalità era noto a tutti e da tempo il Social Pride insieme a tanti altri soggetti sociali, sindacali e politici andava denunciando il virus dell’emergenza. Una fra tutte, quella inventata a tavolino sui rom. Una emergenza su cui hanno lucrato elettoralmente le destre, a partire dalla tragica vicenda dell’uccisione della Signora Reggiani, ma che ha registrato anche un altrettanto grave cedimento morale e politico del centro sinistra. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il quinquennio di Alemanno ha prodotto il più grande spreco denaro pubblico sulla vicenda rom partorendo soluzioni mostruose e prive di senso. Alemanno e le destre, prigioniere del sogno di cacciare i famosi ventimila rom e clandestini da Roma, hanno finito per creare una piccola industria del controllo e della segregazione sperperando denaro pubblico tra bonifiche, nuovi campi, sorveglianza armata e prebende per gli amici. Ma il bilancio va fatto sui un ciclo

più lungo che riguarda anche le politiche delle amministrazioni precedenti. Non è un bilancio lusinghiero, su questo tema come su quello dell’accoglienza di migranti e profughi, sulla lotta alle tossicodipendenze, come sul tema della casa o sui minori, sulla disabilità o sugli anziani, da anni, nonostante i tentativi di dare sistematicità e coerenza alle politiche sociali romane attraverso i Piani regolatori, il mondo del sociale denuncia ritardi e carenze che pesano come macigni. I grandi mali del sociale a Roma, che risentono anche della mancata approvazione della legge regionale di applicazione della 328, si possono riassumere nella mancanza di linearità e trasparenza nel rapporto tra amministrazione e soggetti sociali; assenza di una visione capace di andare oltre le forme di affidamento dei servizi con modalità contorte e spesso improvvisate; la cronicizzazione di servizi che funzionano da anni sotto forma di progetti e si rinnovano sempre più in affanno con meno risorse e maggiore precarietà sia per i lavoratori che per i beneficiari. Il Social Pride chiede ora un plus di investimenti nel sociale più utili, qualificati, efficaci, persino creativi, ma con il segno più. Anche il dibattito sulla destinazione del patrimonio pubblico a partire dal diritto all’abitare non può prescindere da un impegno serio e tangibile per mettere a disposizione della società civile organizzata gli spazi necessari a produrre socialità, benessere e partecipazione nei territori. Nelle tante ‘Torsapienze’ di Roma non servono solo commissariati, ma luoghi di aggregazione e presidi di welfare comunitario.

Gianluca Mengozzi portavoce del Forum Terzo Settore Toscana Gianluca Mengozzi 47 anni , presidente di Arci Toscana, è il nuovo portavoce del Forum regionale del Terzo Settore che riunisce il mondo dell’associazionismo, del volontariato, della cooperazione sociale. Un insieme di strutture associative regionali stimati in più di 1 milione e 200mila iscritti. «Il Terzo Settore toscano, per le sue dimensioni e per la sua storia – spiega Gianluca Mengozzi – ha di fronte la sfida di rendere più forte la voce di tanti operatori sociali e volontari che ogni giorno rendono la

Toscana più ricca, solidale e contribuiscono alla tenuta della coesione sociale, soprattutto in questi anni di crisi. Il lavoro che ci attende è ancora più delicato, vista la riforma del Terzo Settore attualmente in discussione». «Auspichiamo – conclude Mengozzi – che nella nostra regione, le Istituzioni, in tutti i loro livelli, confermino la preziosa relazione che in questi anni hanno sviluppato con l’insieme delle nostre realtà sul fronte delle politiche del Welfare, nell’ottica della sussidiarietà e della collaborazione».

daiterritori

in più ciclo fm CATANIA Super size me apre il

Ciclo FM, un cineforum organizzato dai circoli Arci Faber e Melquiades con l’intento di coniugare cinema e cibo. A partire dal 27 febbraio tutti i venerdì alle 20 presso la sede dell’Arci Catania ci sarà un appuntamento cinematografico preceduto da una cena sociale in cui sperimentare tante ricette vegetariane e vegane. Ingresso gratuito per i soci Arci. http://circolofaber.pentothal.tv

TURNO DI NOTTE MONTEREALE VALCELLINA (PN) Marco Anzovino, artista ed edu-

catore pordenonese, presenta, sabato 28 febbraio alle 18 al circolo Arci Tina Merlin Turno di notte. Le mie notti da musicista ed educatore di trincea sul fronte della tossicodipendenza. Con un progetto editoriale e musicale, l’autore rappresenta il racconto di storie nascoste, di sofferenza ma anche di speranza, dando voce a chi non ha voce, grazie anche ad una passione che diventa terapia. Ingresso libero. www.arcitinamerlin.it

il progetto NEXt SIENA Un progetto per favorire

la formazione e l’inserimento lavorativo dei Neet, giovani fra 18 e 30 anni non inseriti in alcun percorso di formazione, istruzione o lavoro e spesso ‘invisibili’ per la società: si tratta di Next. Nuove energie x te, promosso dall’Arci provinciale di Siena con l’obiettivo di integrare le politiche di formazione e del lavoro con le politiche sociali, per combattere le forme di esclusione sociale e agevolare l’accesso alla formazione dei soggetti a rischio marginalità, sostenendone l’inserimento lavorativo. www.arcisiena.it

cinemamme MODENA Ogni mercoledì alle

15.30 al Cinema Raffaello c’è Cinemamme, rassegna pomeridiana di film in prima visione che permetterà alle mamme di andare in sala con i propri neonati, allattare o tenere vicina la carrozzina. A margine, un breve momento informativo organizzato in collaborazione con le associazioni del territorio. L’idea nasce da un progetto di Arci Modena e Cinema Raffaello; ingresso 4 euro con tessera Arci. www.arcimodena.org


9

arcireport n. 7 | 26 febbraio 2015

A Salerno eletto il nuovo presidente Arci Sabato 14 febbraio si è tenuto il Congresso 2015 del comitato provinciale di Arci Salerno che ha eletto i suoi nuovi organismi. Francesco Arcidiacono è diventato il nuovo presidente del comitato territoriale. Gli abbiamo rivolto alcune domande. Quando e come hai incontrato l’Arci? Ho incontrato l’Arci un bel po’ di anni fa, nella seconda metà degli anni Ottanta. Un gruppo di giovani aveva occupato l’ex palestra di una scuola inutilizzata e creato un circolo culturale, nella periferia di Salerno. Facevano, tra le altre cose, scuola di musica, e io andai a prendere lezioni di basso. Ho strimpellato per una decina d’anni con scarsa fortuna, nel frattempo diventavo presidente del circolo. Da lì è cominciata la mia storia nell’Arci. Non sono esattamente il ‘nuovo che avanza’ perché sono già stato presidente territoriale dal 1999 al 2006. Quali saranno le principali proposte programmatiche che caratterizzeranno la tua presidenza? Vorrei lavorare insieme al gruppo dirigente per armonizzare meglio le varie anime di Arci Salerno: rete dei circoli, progetti, campagne. L’idea è anche quella di accorciare le distanze tra il comitato e i circoli sul territorio. Nonostante gli sforzi, il nostro resta un comitato molto accentrato su Salerno città. Quali difficoltà vive attualmente la provincia di Salerno, rispetto alle quali l’Arci può stabilire delle priorità di intervento? La difficoltà di tutte le province! …Il deserto che avanza, inesorabile. Deserto culturale, di partecipazione, di occasioni. La priorità, dal nostro punto di vista, deve essere per forza di cose la costruzione dell’associazione. Arginare la desertificazione costruendo qualcosa di realmente basato sui nostri statuti, sui valori e i principi che stanno scritti lì dentro e che bisogna fare vivere, per davvero. FB ARCI Salerno

A Roma ‘Mai con Salvini’ Come preannunciato, destando al contempo scalpore e preoccupazione, sabato 28 febbraio si terrà a Roma la manifestazione promossa da Matteo Salvini per dire no al governo Renzi. In piazza, insieme alla Lega, scenderanno Fratelli d’Italia e Casapound. Anche l’Arci di Roma il 28 febbraio scenderà in piazza, solo che non starà al fianco della Lega di Salvini, ma lo farà aderendo alla contromanifestazione indetta da centri sociali, movimenti per la casa, collettivi studenteschi, comitati per l’acqua pubblica, attivisti lgbtq, associazioni antirazziste, circoli Anpi e sindacati di base, che si svolgerà in contemporanea allo scopo di «destare l’attenzione dell’opinione pubblica sui pericoli che il progetto politico di Salvini porta con sé». Il movimento dei Mai con Salvini, creato ad hoc per l’appuntamento del 28 febbraio, e lanciato sui social insieme alla campagna antirazzista curata dal fumettista ZeroCalcare, primo tra i sostenitori insieme ad artisti quali Moni Ovadia, Erri De Luca, Ascanio Celestini, i Punkreas, i 99 Posse ed Elio Germano, si fa portatore di un importante messaggio: «Vogliamo dimostrare che in Italia esiste ancora un argine alla propaganda populista che viene diffusa da Salvini e Casapound in Italia, dalla Le Pen in Francia e da Alba Dorata in Grecia. Le politiche del governo Renzi non piacciono nemmeno a noi e non ce lo deve venire a dire Salvini che proviene da 20 anni di berlusconismo, che ha prodotto la Bossi-Fini sull’immigrazione e la legge Biagi sul lavoro». L’appuntamento è per sabato 28 febbraio alle ore 14. Il corteo partirà da piazza Vittorio per giungere a Sant’Andrea della Valle. L’Arci di Roma ribadisce ancora una volta il proprio sostegno invitando tutti a partecipare a questo importante incontro per arginare l’avanzata dei populismi xenofobi e dei movimenti di estrema destra che dilagano nel nostro paese e in Europa tutta. www.arciroma.it

daiterritori

L’anima è donna Domenica 1 marzo alle 20.30 presso il Teatro San Matteo di Piacenza è in programma L’anima è donna, spettacolo teatrale contro la violenza sulle donne, per il ciclo di eventi organizzati a supporto della campagna di raccolta fondi Un proiettore per Piacenza a cura dell’Arci Cinemaniaci. Durante la serata sarà presente anche la danzatrice Paola Pedrazzini. www.cinemaniaci.org

Un atto vile a Grassina «Pulire i muri? No, prima è bene che tutti vedano». È stato questo a Grassina, frazione di Bagno a Ripoli (Firenze), il commento che i dirigenti della Casa del Popolo, dove da decenni è presente anche un cippo che ricorda la Resistenza, hanno fatto non appena si sono trovati di fronte nello scorso fine settimana ai muri imbrattati, alle svastiche disegnate con tanto di scritta «Ebrei al rogo». Secondo la comunità locale, a cominciare dal sindaco, è stato un fatto isolato anche se nella stessa notte il gruppetto di zelanti fascistelli aveva sfregiato con lo spray anche il vicino circolo Acli. Su un cartello affisso sui muri del circolo dal consiglio direttivo si legge «Mani ignote (ma non troppo) hanno tracciato di notte queste scritte e questi simboli che ci ricordano lutti, violenze e stragi... Abbiamo deciso di lasciarle per qualche giorno per voi che passate». Perché siano le tante persone che frequentano la Casa del Popolo a giudicare da sole questo oltraggio antisemita. Per essere chiari, lunedì scorso quelle scritte non c’erano già più. Intanto in molti sono consapevoli che quel gesto non sia stata una semplice ‘bravata’ compiuta da un gruppo di ragazzini, alcuni dei quali minorenni, già conosciuti alle forze dell’ordine. Per questo la Casa del Popolo ha sporto doppia denuncia, sia per danneggiamento, sia per apologia al nazismo. È stato un atto vile, vergognoso, in un luogo molto frequentato, a due passi dagli spazi verdi dove si ritrovano tanti bambini e ragazzi e da parcheggi molto affollati.


10

arcireport n. 7 | 26 febbraio 2015

azionisolidali le notizie di arcs

a cura di Francesco Verdolino

Semina il Cambiamento Oggi nel mondo, gli oltre 500 milioni di piccole aziende contadine rappresentano quasi il 90% di tutte le imprese agricole, e sono la forma di agricoltura dominante nel settore della produzione alimentare, sia nei Paesi in via di sviluppo che in quelli avanzati. I piccoli produttori agricoli non apportano solamente un contributo fondamentale alla sicurezza alimentare e nutrizionale globale: la loro attività preserva i prodotti alimentari tradizionali e l’agrobiodiversità, e promuove l’utilizzo sostenibile delle risorse naturali. Nonostante il loro fondamentale contributo, i piccoli agricoltori sono spesso vittime di povertà, vulnerabilità e insicurezza alimentare. Questo avviene a causa del loro scarso accesso a risorse naturali, input produttivi, infrastrutture e tecnologia, ed anche a causa di politiche che troppo a lungo hanno considerato la piccola agricoltura contadina come parte del problema della fame e della malnutrizione, e non come parte della sua soluzione. L’Anno Internazionale dell’Agricoltura Familiare - indetto dalla FAO per il 2014 - ha rappresentato una tappa importante per innescare un percorso condiviso di reale cambiamento. Ma ancora molto c’è da fare. Come persone, cittadini, consumatori possiamo anche attivarci e aiutare i piccoli produttori agricoli a svolgere in maniera equa e sostenibile il loro compito: produrre cibo per loro stessi e per il pianeta. Non c’è bisogno di essere un agricoltore o un rappresentante politico per fare la tua parte. Sostieni Semina il cambiamento, la campagna d’informazione del progetto Oltre Rio+20: seminare il futuro, coltivare il cambiamento per vincere insieme la Zero Hunger Challenge, iniziativa realizzata da Oxfam Italia, Slow Food, CeSPI e Arcs, con il contributo della Cooperazione Italiana allo Sviluppo - MAECI. Sul sito seminailcambiamento.org puoi trovare tutte le informazioni e alcuni suggerimenti su come attivarti firmando la petizione, promuovendo eventi, partecipando ai vari programmi. www.seminailcambiamento.org

società

Triangle, un film per parlare di donne e di diritti di Ornella Pucci coordinatrice Commissione nazionale Politiche di genere

L’immagine della locandina dell’ultimo film di Costanza Quatriglio Triangle (Italia, 2014, 63’) presenta un fitto e disordinato intreccio di linee in cui predomina il colore rosa. il cuore dell’opera è proprio l’intreccio tra storie di vita e di lavoro di donne attraverso i secoli e i continenti. Dai primi del novecento a New York fino alla Barletta del 2011. Purtroppo l’intreccio che Quatriglio rappresenta è quello di un lavoro operaio che costa il tributo di vite di donne, sottopagate, invisibili, non rappresentate. Le 146 operaie tessili della fabbrica denominata Triangle, quando nel 1911 prese fuoco l’ottavo piano del grattacielo di New York, morirono sotto le macerie di un maglificio semiclandestino. Dopo 100 anni esatti, passati invano in termini di diritti, ancora il crollo di una fabbrica, in Italia a Barletta, con il sacrificio di 5 vite di donne, tra le quali una quattordicenne. Un film importante, di una delle più interessanti registe italiane, che giustamente ha ricevuto il premio Cipputi al Torino Film Festival del 2014 ed è candidato per i Nastri d’Argento, un film su cui Arci ed Ucca insieme vogliono fare convergere uno sforzo affinché sia programmato in tante città, a partire dall’8 marzo, per parlare di donne e di diritti, per fare cultura e sostenere la circuitazione del cinema indipendente italiano. I circoli Arci, i comitati da sempre ricordano l’8 marzo creando un’importante rete di iniziative diffuse, alternando occasioni di socialità e festa con momenti di approfondimento politico culturale. Crediamo, anche grazie al lavoro della Commissione del Consiglio nazionale sulle differenze di genere, di potere fare di più, a partire dal prossimo otto marzo, per affermare la centralità dei diritti delle donne e migliorare la società nel suo insieme, per accrescere il pluralismo e la democrazia paritaria in Italia. L’Arci con la rete dei suoi circoli può fare molto. La scheda del film Triangle racconta due storie tra loro speculari che ci fanno riflettere sulle condizioni del lavoro oggi e sui diritti della classe operaia. Barletta, 2011. A cento anni dall’incendio della fabbrica Triangle, quando nel 1911 prese fuoco l’ottavo piano di un grattacielo di New York, le operaie tessili morirono sotto le macerie di un maglificio fanta-

sma. Le operaie tessili di Barletta, morte sotto il palazzo crollato nel 2011 e le vittime, cento anni prima, dell’incendio della fabbrica newyorkese. Il bellissimo documentario della Qautriglio accosta le testimonianze, le immagini, il vissuto delle operaie di allora e di oggi per raccontare due vicende parallele che viaggiano in direzione opposta. L’incidente di New York ebbe una risonanza tale che guidò in avanti la condizione operaia in materia di sicurezza e consapevolezza. La vicenda italiana, attraverso la testimonianza di Mariella, unica sopravvissuta, ci consegna la condizione materiale ed esistenziale di chi non ha diritti né la percezione di averne. Un intreccio sperimentale di immagini d’archivio e del nostro tempo, di voci del passato che sembrano registrate oggi. Triangle racconta il bisogno di rinascita e la speranza della ricostruzione dopo un secolo di lotte, progressi e diritti ormai negati. Per informazioni sul film contattare Ucca allo 0641609501- ucca@arci.it

arcireport n. 7 | 26 febbraio 2015 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 18 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.