Arcireport n 8 2015

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arcireport

settimanale a cura dell’Arci | anno XIII | n. 8 | 5 marzo 2015 | www.arci.it | report @arci.it

di Ornella Pucci coordinatrice Commissione nazionale Politiche di genere

L’8 marzo rappresenta una delle date più conosciute del calendario, eppure digitando sul web viene fuori solo l’aspetto goliardico e commerciale: feste, offerte ristoranti, strip, offerte viaggi, trattamenti spa, cosmetici, borse, vestiti, ecc. a prezzi speciali per quel giorno. Negli ultimi anni e’ prevalsa la tendenza a organizzare una serata diversa dalle altre, tra amiche, evitando la presenza maschile, cosi quella sera si ha l’impressione, per le strade, nei locali, nei ristoranti, che vi sia un’invasione pacifica di donne, alla quale siamo ormai abituate anche se a volte sembra che sia l’unica sera nella quale la donna, soprattutto se moglie e madre, sia autorizzata ad uscire da sola con le amiche lasciandosi alle spalle la giornata piena di dubbi, ansia, paure, quelle di un futuro difficile e incerto. Ma nel web per trovare il significato originario e purtroppo sempre più attuale bisogna avere pazienza e cercare molto. Questa data ha un significato storico sociale per le donne nel mondo. Nasce da un fatto orribile che accadde nel lontano 1908, quando a New York 129 operaie dell’industria tessile Cotton scioperarono contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni finché l’8 marzo il proprietario bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire dallo stabilimento.

Ci fu un incendio doloso e le 129 operaie prigioniere all’interno morirono arse dalle fiamme. Da allora, l’8 marzo è stata proposta come giornata di lotta internazionale, a favore delle donne, per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze che subiscono in molte parti del mondo. La commemorazione, tutta americana, delle vittime è stata poi accolta in tutto il mondo come la giornata simbolo del riscatto femminile. L’iniziativa di celebrare la giornata internazionale della donna fu presa per la prima volta nel 1910 da Clara Zetkin a Copenaghen durante la Conferenza internazionale delle donne socialiste. Nel settembre del 1944 a Roma fu fondata l’UDI, che celebrò l’8 marzo 1945 come prima giornata della donna nelle zone dell’Italia liberata, poi l’8 marzo fu celebrato in tutta l’Italia. La scelta di utilizzare la mimosa come simbolo della festa della donna risale al 1946, quando le organizzatrici delle celebrazioni romane cercavano un fiore di stagione a buon prezzo. Anche oggi, non solo l’8 marzo, parliamo di diritti e ci chiediamo quale significato abbia nel 2015 tale giorno in Europa, in America, in Africa e Asia. Sul fronte dell’educazione sono stati fatti progressi, benché lenti ed irregolari, nell’alfabetizzazione delle

donne adulte. Ma le donne sono ancora nettamente in svantaggio: ben due terzi degli analfabeti nel mondo, 774 milioni, sono donne. Questo rapporto è rimasto inalterato negli ultimi due decenni e il divario è presente nella maggior parte delle regioni del mondo. Sul fronte del lavoro, le donne sono più occupate degli uomini, 52% contro 48%. Ma il numero di donne che occupa posti di potere è sensibilmente inferiore. In tutta Europa, le donne guadagnano circa il 20% in meno degli uomini. Il carico sociale è invece in gran parte sulle spalle delle donne. In tutto il mondo le donne spendono almeno il doppio del tempo, rispetto agli uomini, in lavoro domestico non retribuito. In politica le donne scontano ancor più lo squilibrio tra i sessi, continuano ad essere sotto rappresentate nei parlamenti nazionali (17%). Meno di un ministro su cinque e meno di un capo di stato su dieci è donna. Con la sorpresa che in Africa si candida il 20% di donne in più rispetto agli uomini, mentre in Europa e nelle regioni più sviluppate i candidati donna sono il 10% in meno dei maschi. Quali sono i diritti delle donne, riconosciuti in tutto il mondo, e che, soprattutto in questa data, andrebbero ricordati? Il primo, fondamentale, è il diritto all’integrità fisica: pensiamo a tutte le violenze che ancora oggi subiscono le donne, oggetto da sempre di inauditi soprusi. Nel civilissimo Canada, una donna muore di violenza domestica ogni sei giorni; nel Sudafrica che ha sconfitto l’apartheid ne muore una ogni sei ore; in Italia una ogni due giorni. In contesti di guerra - dati ufficiali non ce ne sono - le cronache ci consegnano numeri agghiaccianti. La violenza sulle donne è il problema di sicurezza mondiale più grande che esista! Fa più vittime di qualsiasi guerra! E allora perché non è all’ordine del giorno dei grandi del mondo? Perché per contrastarla ed eliminarla non si stanziano fondi adeguati? Perché sono ancora molti i gruppi conservatori che vogliono mantenere le donne sotto il giogo della discriminazione! Ma quante donne dovranno ancora pagare la mancanza di volontà politica di chi ci governa? Ancora oggi, 8 marzo 2015, dobbiamo gridare affinchè sia inserito nell’agenda politica di tutti i paesi, compresa l’Italia, il nostro diritto a vivere LIBERE DALLA PAURA, LIBERE DI ESSERE.


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8marzo

arcireport n. 8 | 5 marzo 2015

Giornata internazionale della donna In occasione della Giornata internazionale della donna, l’Arci ha aderito all’appello Donne con la A, promosso da Se non ora quando, sull’utilizzo di un linguaggio rispettoso delle differenze di genere. Infatti, come si legge nel testo, «Le donne, presenti oggi in tante professioni fino a poco tempo fa appannaggio solo degli uomini, vogliono la A, chiedono di essere riconosciute». L’appello completo è su www.arci.it, dove sono pubblicate anche le iniziative organizzate da comitati e circoli Arci in occasione dell’8 marzo. Le iniziative Arci ● FIRENZE Dalla distribuzione del manifesto vincitore del concorso A_Zero Violenza all’incontro al circolo Arci Primo Maggio delle Sieci con Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci, e Luciana Castellina, presidente onoraria (che riceverà il premio Mimosa d’Argento). Così l’Arci aderisce a Vestite di Pace, manifestazione promossa da Libere Tutte, Unite in Rete e Giardino dei Ciliegi. Sono tantissimi gli appuntamenti e le iniziative con cui la rete dei circoli Arci di Firenze e della provincia saluterà il prossimo 8 marzo. www.arcifirenze.it

● AREZZO L’8 marzo alle ore 18 presso il Teatro Virginian in via De’ Redi verrà presentato lo spettacolo Voci diverse di donne, a sostegno del Progetto Niger, promosso da Arci Toscana e Fondazione Il Cuore si scioglie in collaborazione con Coniprat. L’evento, patrocinato da Comune di Arezzo, Arci Arezzo e Fondazione Il cuore si scioglie, è realizzato in collaborazione con associazione Xe’ Thnos, RumorBianc(0), Scuola di musica Le 7 Note e il giornalista culturale Marco Botti, conduttore della serata. www.arciarezzo.it

● SIENA Il coordinamento Donne della Lega Spi Cgil di Siena, il circolo Cultura e sport dell’Arci, l’Arcisolidarietà Cultura e sport e l’Auser comunale di Siena organizzano per domenica 8 marzo alle ore 16.15 presso il circolo Arci di Ravacciano la proiezione del film Pranzo di ferragosto. ● PISA L’associazione Frida organizza, presso il circolo Arci di Cigoli a San Miniato, una cena di sostegno a favore del Centro antiviolenza Frida Kahlo. Appuntamento alle 20 dell’8 marzo.

● PIACENZA Arci e Cgil Piacenza presentano, per la rassegna Musica al Lavoro, il recital Sebben che siamo donne con Enerbia e Giovanna Zucconi, che si terrà il 6 marzo presso il Salone Nelson Mandela in via XXIV Maggio 18. Ingresso gratuito. www.arcipc.it

● RAVENNA Il circolo Arci Casablanca di Villanova di Bagnacavallo (RA) ospita la pianista e compositrice basca Koro Izutegui nell’iniziativa A mezzogiorno un dì, serata conviviale tra musica e parole incentrata sulla fiaba e sul rapporto tra questa e la psiche femminile. La serata sarà preceduta dall’intervento della psicologa junghiana Giancarla Tisselli sul tema dell’approccio femminile alla fiaba. ● COLLEGNO (TO) Due appuntamenti promossi da Arci Valle Susa e Centro Donna: il 14 marzo la serata Però mi vuole bene… con lo spettacolo di teatro canzone a cura del gruppo vocale Gli abbaini. Il 27 marzo ci sarà Lunàdigas, serata di incontro, dibattito e presentazione del webdoc sulle donne che hanno scelto di non avere figli, con le registe Nicoletta Nesler e Marilisa Piga. www.arcipiemonte.it/vallesusa

● BASILICATA L’8 marzo due appuntamenti in Basilicata: l’Arci Basilicata, in collaborazione con l’associazione Ca.Tali.Te, presenterà l’iniziativa dal titolo Memorie migranti, alle 18 nella biblioteca comunale di Sarconi (PZ). Il circolo Arci La Locomotiva di Brienza (PZ), in collaborazione con l’amministrazione comunale, presenta la campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne Non passarci sopra. ● PROVINCIA DI PESARO E URBINO I circoli che festeggiano la Giornata della Donna con pranzi, cene e serate musicali sono: nella serata del 7 marzo Trebbiantico a Pesaro, l’8 marzo Artigiana a Fano, Villa Betti a Monteciccardo, Case Bruciate a Pesaro, Montecchio a Vallefoglia, Borgo Santa Maria a Pesaro, Villa Fastiggi a Pesaro. www.arcipesarourbino.it

● BRESCIA Giovedì 5 marzo alle ore 21 al circolo Arci Primo Piano ci sarà la serata Noi c’eravamo. Donne per la Libertà. Testimonianze partigiane. Ricerca storica a cura di Daniela Dante e Milena Bosetti. Sabato 7 marzo alle 21 presso l’associazione Colori e sapori il Gruppo Donne 8 marzo e Quartieri d’Oltremella, in colla-

borazione con Emergency, presentano Regassine vi prego di ascoltare, parole e canzoni delle donne per le donne. www.arcibrescia.it

● LECCO Alle ore 18.30 dell’8 marzo, il circolo Arci La Lo.Co. ospita Donne di parola, letture di un gruppo di attrici e artiste per celebrare la figura della donna nella storia e nel tempo. Alle 20.30, presso il Teatro Comunale De Andrè di Mandello del Lario (LC), la compagnia La Quercia Teatro metterà in scena lo spettacolo I fiori di Nannie. Mozart aveva una sorella. L’iniziativa è realizzata in collaborazione con il Comune di Mandello e con la partecipazione di Arci Lecco, Telefono Donna, Les Cultures, Anteas e Auser Lecco. Lo spettacolo è dedicato alla figura di Nannarel, sorella del celeberrimo Wolfang Amadeus Mozart. www.arcilecco.it

● LIGURIA A Genova, l’8 marzo il circolo Arci Amici Cacciatori Granarolo organizza una giornata dedicata alle donne. A Savona il 7 e 8 marzo l’iniziativa Il mutuo soccorso nel cuore delle donne: pranzi e cene presso le Società di mutuo soccorso dell’Arci, il cui ricavato andrà a favore delle associazioni Amici del Centro Oncologico P. Bianucci e La forza ed il sorriso. Pranzi e cene si svolgeranno alle SMS Fratellanza Leginese, Contadini ed operai - La Rocca, Tambuscio - Marmorassi, San Bernardo in Valle, Cantagalletto. www.arciliguria.it

● LA SPEZIA Doppia iniziativa presso il circolo Arci del Favaro: si comincia alle 18 con una tavola rotonda tutta al femminile a cui parteciperanno Haidi Giuliani (mamma di Carlo Giuliani ed ex senatrice Prc), Roberta Danovaro (della segreteria regionale ligure di Rifondazione) e Nicoletta Dosio (attivista e volto storico del movimento No Tav piemontese). Coordina la presentatrice di Teleliguria Sud Selene Ricco. Seguirà cena sociale alle 20. ● VAL DI CECINA Appuntamento domenica 8 marzo nella Bassa Val di Cecina con un pranzo alla Bocciofila di Rosignano, un incontro al circolo di Donoratico a cui parteciperanno la Sindaca e le donne elette in Consiglio Comunale e una cena al circolo di Castelnuovo. Il comitato ha organizzato L’aperitivo delle Donne con la A alle ore 19.30 al bar Esedra a Cecina.


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scuola

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Una riscossa democratica per un’altra idea di scuola e di Paese di Danilo Lampis coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti

Dopo l’ennesimo rinvio, il disegno di legge su La Buona Scuola sarà presentato martedì 10 marzo in un nuovo Consiglio dei Ministri. Oltre ai dubbi sulla possibilità di mantenere la promessa delle assunzioni, si rincorrono le indiscrezioni rispetto alle parti restanti della riforma. Emerge una scuola fondata sulla valutazione quantitativa; succube degli interessi delle imprese che richiedono perlopiù basse competenze e precarietà; aperta agli interessi e ai finanziamenti dei privati attraverso lo school bonus; con una gestione sempre più simile a quella di un’azienda che vede al centro un presidemanager procacciatore di investimenti; fondata sulla competizione e sui premi. Oltretutto si parla di detrazioni fiscali per le famiglie che iscriveranno i propri figli alle scuole private, oltre ad implementazioni dello strumento del Buono Scuola, già presente e contestato in alcune regioni italiane, come Lombardia e Veneto. Evidentemente alle lobby delle scuole private non bastano i finanziamenti diretti che lo Stato assicura in barba alla Costituzione. Se Renzi asseconderà le loro richieste, assesterà uno schiaffo unico alla maggioranza degli studenti che oggi frequentano una scuola pubblica dequalificata e sempre più costosa. Invece tempo fa Faraone aveva promesso un ‘pacchetto studenti’ all’interno del quale si sarebbero dovute inserire delle storiche rivendicazioni studentesche come una nuova legge nazionale sul diritto allo studio e uno statuto per gli studenti in alternanza. Oltre ai dubbi rispetto alla veridicità di tali promesse, continuiamo a denunciare il metodo usato dal Governo, che ha utilizzato come scusante la consultazione disposta nell’arco dell’autunno per legittimare una forzatura dei tempi parlamentari. Noi, invece, non abbiamo voluto far parte di quei 6600 studenti che hanno partecipato ad un dispositivo tanto populista quanto tendenzioso. Il pensiero sulla scuola si costruisce pazientemente dal basso, ascoltando tutte le componenti che la fanno sopravvivere e non imponendo dall’alto delle linee guida. Nelle nostre scuole non si è discusso di scuola e non si è avviato alcun processo costituente o pedagogico. Noi vogliamo costruire dei

processi reali, non basati sull’individualismo delle tastiere. Per questo stiamo alimentando dei percorsi alternativi alla propaganda del Governo. Da anni esiste una legge d’iniziativa popolare, completamente alternativa alle linee guida del Governo, depositata in Parlamento lo scorso agosto ma lasciata nei cassetti senza essere discussa. Proposta di legge sottoscritta da oltre centomila cittadini che nel 2005, ai tempi del forte movimento nato per ottenere l’abrogazione della riforma Moratti, è oggi al vaglio nostro e di altri soggetti sociali e politici

che hanno l’obiettivo di attualizzarla e renderla ulteriormente condivisa e al passo con le nuove esigenze. Questa legge contiene già tanti principi stringenti che da sempre sosteniamo come: l’idea di un diritto allo studio universale; l’elevamento degli investimenti in istruzione al 6% del Pil; l’estensione dell’obbligo scolastico ai 18 anni; l’abbassamento della soglia degli studenti per classe a 22 persone; programmi moderni ed efficaci, modulati a seconda del contesto e delle esigenze di ognuno; l’implementazione della partecipazione alla gestione della scuola da parte di tutte le componenti, in primis quella studentesca; un piano straordinario per l’edilizia scolastica; l’autovalutazione democratica per un miglioramento continuo e tanti altri obiettivi che potrete leggere nell’articolato della legge che proprio in questi giorni stiamo emendando. Ma oltre a richiedere una messa in discussione della LIP, vogliamo provare a sfidare il Governo sulle priorità. Noi ne abbiamo elaborate sette nel corso degli ultimi mesi di mobilitazione, senza le quali non si riuscirà mai a costruire un’Altra Scuola: finanziamenti, diritto allo studio, alternanza scuola lavoro di qualità, edilizia scolastica e una radicale riforma della valutazione, una nuova idea di autonomia scolastica e una revisione dei cicli formativi, della didattica e dei programmi. Il 10 marzo, giorno in

cui conosceremo i contenuti del ddl su La Buona Scuola, l’UdS presenterà alla Camera le priorità per un’Altra Scuola, per restituire la dignità all’istruzione pubblica. Ad un’idea di scuola fondata sulle esigenze del mercato vogliamo opporne un’altra, capace di determinare una nuova idea di modello di sviluppo. Un’idea di scuola che vuole dare delle risposte alle nostre generazioni facenti parte di un’ampia fetta di società in progressivo impoverimento, esclusa dalla cittadinanza e subalterna. Occorre certo ripartire dal ruolo della scuola, da un rinnovato rapporto con il territorio, da un ripensamento del diritto allo studio e da tanto altro. Eppure non basta. Abbiamo un bisogno impellente di promuovere una forma di reddito minimo che, oltre a rispondere al dramma della precarietà della nostra generazione, possa favorire la formazione ed il reinserimento nei percorsi formativi. Con il Jobs Act, che istituzionalizza la precarietà come dispositivo dominante di gestione della forza lavoro, risulta determinante il ruolo dei luoghi della formazione nel mettere in discussione i paradigmi attuali del mondo del lavoro. Dunque, oltre a farci carico della responsabilità di bloccare la riforma della scuola di Renzi opponendone delle alternative, abbiamo tutta la necessità di tornare a farci sentire per affermare la necessità di un’inversione delle politiche sul lavoro. Il 12 marzo torneremo nelle piazze di tutto il Paese perché non siamo disponibili a cedere il passo ad una ristrutturazione complessiva del nostro Paese in chiave neoliberale. Il nostro sguardo valica chiaramente i confini nazionali e guarda con complicità a tutte le battaglie che si stanno portando avanti in Europa contro l’austerità, da quella greca sino alla giornata del 18 marzo promossa dalla coalizione Blockupy, che vedrà movimenti e sindacati europei manifestare a Francoforte in concomitanza dell’inaugurazione della Eurotower della BCE. Lavorare nel lungo periodo per una riscossa democratica sul piano europeo è l’unica soluzione per restituire la dignità a chi in questi ultimi vent’anni ha pagato sulla propria pelle la crisi. www.unionedeglistudenti.net


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rai

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L’oro nero dell’universo integrato della comunicazione di Vincenzo Vita esperto di comunicazione

L’offerta pubblica di acquisto da parte della società di Mediaset Ei Towers ai danni dell’omologa Rai Way è ora al vaglio delle diverse autorità competenti: Antitrust, Agcom, Consob. Lo stesso servizio pubblico ha, dopo diversi giorni di silenzio o di vaghezze, dichiarato di non gradire. Ed è presumibile che altri no e distinguo seguiranno. Del resto, persino per un’azienda del regno berlusconiano l’azzardo sembrava eccessivo. Con curioso ritardo (come mai?) è stato brandito il Decreto del Presidente del consiglio (DPCM) del 2 settembre del 2014, che nelle premesse indica la permanenza allo Stato del 51%. Ancorché la norma primaria (l’art.21 del decreto-legge dell’aprile 2014, convertito con l. n.89 del successivo giugno) preveda la possibilità della cessione di quote, non mettendo limiti. Insomma, la sequenza di posizioni assunte un bel po’ dopo l’annuncio si regge su una norma secondaria. Di questo stiamo parlando. Ed è noto che l’ambito di applicazione di un DPCM è circoscritto all’esecuzione delle norme di legge. Ma è altrettanto

noto che il diritto ha una scala di colori non di rado sensibile al clima generale. Tuttavia, questa storia ha peculiarità che la rendono emblematica del passaggio in corso nel sistema dell’informazione, nonché dell’anomalia italiana dominata dal conflitto di interessi. Infatti, non stiamo parlando di quisquiglie, bensì dell’oro nero dell’universo integrato della comunicazione - l’intreccio tra televisione e telefoni nell’habitat digitale - dove chi ha gli impianti di trasmissione domina incontrastato. Insomma, Mediaset ha largamente annusato dove si sposta la catena del valore. Per dirla in parole povere, il business. E, forse, il bel gruzzolo di ‘torri’ può diventare la dote di Arcore nell’agognato matrimonio con Telecom. Guarda caso, proprio mentre il governo

ha lanciato la corsa forzata verso la banda larga e ultralarga, che ha bisogno come il pane di un patrimonio finora dedicato alla radiodiffusione, ora ottimo per la nuova generazione delle connessioni mobili. Al proposito, va ricordato che l’arretratezza italiana non è frutto del destino, bensì di abnormi errori politici: l’aver impedito di fatto negli anni settanta lo sviluppo della tv via cavo; il blocco della cablatura del territorio - un investimento all’incirca di 50mila miliardi di vecchie lire - avviata nel 1995 dall’allora Stet/Sip. Quindi, l’uso delle onde herziane si rende indispensabile per completare l’opera incompiuta, al di là degli investimenti annunciati per la fibra. Tra l’altro, nei paesi dove esiste una seria regolamentazione, l’attività di produzione dei contenuti è divisa dalla proprietà dei mezzi tecnici. E questi ultimi andrebbero accorpati in un’unica società pubblica. È in gioco un capitolo cruciale e sensibile della democrazia informazionale. O si profila un piano B?: con un passo indietro nella percentuale dell’Opas da parte di Ei Towers e due avanti verso un’intesa gestionale?

La Rai ai cittadini: una Rai indipendente al servizio della libertà di informazione Pubblichiamo di seguito la petizione La Rai ai cittadini, promossa da giornalisti, intellettuali, esponenti del mondo dell’associazionismo. Per firmarla: www.change.org/p/la-rai-ai-cittadini-una-rai-indipendente-al-serviziodella-libert%C3%A0-di-informazioneraiaicittadini Siamo al 57esimo posto al mondo come libertà di informazione. Con questa campagna chiediamo una

svolta; una RAI senza il controllo dei partiti e del governo e una riforma che garantisca la libertà e il pluralismo dell’informazione con una netta e chiara separazione tra l’esercizio del potere politico e la proprietà o la capacità di influenzare i media. Chiediamo inoltre che vengano fissati i limiti di concentrazione che un’unica società dei media sia autorizzata a controllare in uno o più mercati rilevanti. Stiamo indicando una nuova strada prendendo ad esempio i modelli di gestione più avanzati in Europa, e proponiamo in 5 punti una riforma della RAI che assicuri non solo la necessaria efficienza aziendale, ma anche l’assoluta indipendenza editoriale del servizio pubblico: 1. Superando l’anomalia per la quale l’azionista del servizio pubblico è il Ministero dell’Economia.

2. Sostituendo la Commissione parlamentare di Vigilanza Rai con un nuovo Consiglio per le Comunicazioni audiovisive, i cui membri dovrebbero essere in maggioranza nominati dalla società civile, e che ogni organismo di nomina e di gestione abbia una composizione di genere paritaria. 3. Affidando al Consiglio per le Comunicazioni audiovisive il potere di nomina dei vertici della concessionaria del servizio pubblico (il CdA Rai), selezionati in base a criteri di professionalità, competenza nel campo radiotelevisivo ed indipendenza. 4. Il Consiglio nomina altresì i componenti dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, assicurando, anche in questo caso, i criteri della selezione trasparente, dell’indipendenza e del massimo di qualificazione. 5. Il Consiglio si pone al servizio degli utenti Rai, facilitando modalità interrattive di controllo e di valutazione e garantendo ai cittadini un uso consapevole ed attivo di tutti i media gestiti dal servizio pubblico.


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cultura

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Dal 15 al 22 marzo il Lucca Film Festival Biglietti e abbonamenti ridotti per i soci Arci

Saranno Jeremy Irons, Terry Gilliam, Alfonso Cuarón e Matteo Garrone gli ospiti dell’11esima edizione del Lucca Film Festival, che si terrà dal 15 al 22 marzo in vari spazi dell’omonima cittadina toscana e di Viareggio. A ogni ospite presente sarà dedicato un omaggio con proiezioni, serate di gala e lezioni di cinema. Il festival celebra il regista canadese David Cronenberg - impossibilitato a partecipare a causa di problemi personali ma presente via skype in vari appuntamenti - con una retrospettiva completa dei suoi lungometraggi, tre mostre e un concerto che riproporrà alcune delle sue più belle colonne sonore. Tra gli eventi anche l’omaggio a Roberto Nanni, regista di cinema sperimentale; una giornata dedicata a Mario Monicelli (in occasione dei cento anni dalla nascita) e il consueto concorso internazio-

gmail.com). Inoltre tutti i soci Arci hanno diritto di accesso ai biglietti e agli abbonamenti ridotti del Festival. Per consultare il programma completo del festival: http://luccafilmfestival.it Per ulteriori informazioni sulla convenzione con il Festival ucca@arci.it nale di cortometraggi. In programma, a chiusura del festival, Lucca Effetto Cinema Notte, in cui la città diventerà un vero e proprio set cinematografico all’aperto. Gli eventi che si svolgeranno a Viareggio faranno parte delle iniziative di Europa Cinema che da quest’anno è unito al Lucca Film Festival. In virtù della collaborazione tutti i circoli Arci che aiuteranno a promuovere le mostre e il festival riceveranno due ingressi omaggio alle mostre (info sulle modalità di promozione: segreteria.lff@

a Pescara IV Meeting internazionale dei giovani produttori indipendenti Promosso da AGPCI, in collaborazione con AGIS-ANEC. Organizzazione MEETABRUZZOPESCARA 12/15 marzo 2015 presso Aurum - La Fabbrica delle idee Nella sessione del 12 marzo interviene il presidente di Ucca Roberto Roversi

La musica in mezzo al guado

Appuntamento il 7 marzo al circolo Asylum di Collegno La Musica, come le altre produzioni culturali, è parte del complesso sistema di welfare che fa dei territori e delle città ambienti accoglienti, socialmente coesi e sicuri. Tra il ‘mercato privato’ e il ‘sistema pubblico’, esiste un’enorme platea di soggetti, associativi e non solo, che danno la possibilità a milioni di persone di avvicinarsi alla musica, di scoprirla, di produrla, colmando un vuoto preoccupante. Situazione che rischia di peggiorare vista la condizione dei conti pubblici del nostro Paese e la grave crisi economica in corso. Questo patrimonio di energie culturali spesso non ha il riconoscimento che merita. Dalla lettera aperta di Stefano Boeri del 2013, all’approvazione della legge Bray nel 2014, dalla pubblicazione della direttiva ‘Barnier’alla nascita e affermazione di nuove forme per la tutela del diritto d’autore, dalla costituzione dell’intergruppo parlamentare sulla musica al futuro della musica per i musicisti e gli organizzatori. Questo incontro ha il duplice obiettivo di informare musicisti e organizzatori sulle nuove strade per la

tutela del diritto d’autore, aggiornare sul percorso che porterà alla riforma dello stesso e su tutto ciò che si sta muovendo nel comparto inerente lo spettacolo dal vivo. Arci, da tempo attiva su questo tema, insieme ad una delle più amministrazioni locali più sensibili nell’ambito della semplificazione amministrativa per la musica dal vivo, organizza questo incontro per discutere, confrontarsi e fare il punto

Il programma

della situazione su un tema complesso ma di centrale importanza. Il confronto che ne scaturirà sarà l’occasione per spiegare che si può fare musica e cultura aprendo e non chiudendo le città, riducendo la giungla di permessi e autorizzazioni e valorizzando e tutelando meglio artisti e organizzatori di eventi culturali. L’iniziativa è curata da Arci Valle Susa, Arci ReAL, con il patrocinio della Città di Collegno.

Ore 18.30 - La riforma del diritto d’autore, la semplificazione amministrativa per musica dal vivo e le alternative alla SIAE ne parliamo con: On. Umberto D’ottavio (Camera dei deputati - commissione cultura e intergruppo parlamentare musica); Matteo Cavallone (Assessore alle Politiche Educative e Qualità della Vita Città di Collegno); Lorenzo Siviero (Coordinatore Nazionale ARCI REAL - RETE ARCI LIVE); Adriano Bonforti (Patamu.com - piattaforma per la tutela dal plagio e per l’autoriscossione del diritto d’autore); Lucian Beierling (Soundreef - collecting society alternativa a Siae); Nicola Bottero (Creative Commons Italia - copyleft e condivisione del diritto d’autore); Sasha Manzo (legale esperto su diritto d’autore e proprietà intellettuale). Ore 21.30 - concerto di musica dal vivo di Vanessa Peters - USA (artista Soundreef) Erica Romeo - ITA (artista Patamu.com)


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lavoro/società

Quando il diritto del lavoro non tutela più il contraente debole di Claudio Treves segretario generale NIdiL-Cgil

La legge delega sul lavoro sta producendo i primi decreti attuativi, e si intravede uno scenario profondamente cambiato rispetto al diritto del lavoro conosciuto. Bisogna ricordare, infatti, che il diritto del lavoro sorge per bilanciare una sproporzione di potere tra i due contraenti il contratto di lavoro: a differenza di qualsiasi ‘negozio’ tra privati, dove ciascuno dei contraenti è libero di ‘uscire dal negoziato’ se i termini non lo soddisfano, nel contratto di lavoro c’è un contraente che rischia - se ‘esce’ - di restare/diventare disoccupato. Per questo è un diritto ‘diseguale’, e per questo si fonda - storicamente - sull’inderogabilità della norma e sul favore accordato al lavoratore. Conseguenza di ciò, il rapporto di lavoro deve avere al suo fondamento la stabilità; passaggio ulteriore, la legislazione deve prevedere precise modalità di svolgimento e garanzie per il momento in cui il rapporto si dovesse risolvere. Qui è il fondamento dell’articolo 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori (non a caso, questo è il nome completo della

legge n° 300/70). Ebbene, per gli assunti successivamente all’entrata in vigore delle nuove regole, essere licenziati ingiustamente comporterà - invece che la reintegra del posto di lavoro - un indennizzo, peraltro non particolarmente elevato. Salvo dimostrare, cosa quanto mai difficile, di essere stati oggetto di discriminazione, oppure che il ‘fatto’ imputato non sussiste. A chi fosse poi incappato in simili vicende, la collettività offre un’indennità di durata pari alla metà delle settimane su cui il lavoratore avrà versato contributi, che comincia a calare del 3% se lui resta disoccupato per più di tre mesi e continua a calare ogni mese fino ad un massimo possibile di 24 settimane fino al 2016, e 18 dal 2017. Ciliegina sulla torta, questi periodi varranno per la sua pensione solo fino a 1.800 euro lordi. Ma - si dice - non fossilizzatevi sul solo punto dei licenziamenti, facciamo anche pulizia nel mondo precario, abolendo le collaborazioni dal prossimo anno! È proprio così? In realtà è certamente vero che dal 2016 non si potranno più

La Cild lancia una petizione per chiedere a Renzi di riattivare Mare Nostrum Il Mediterraneo ancora una volta ci restituisce corpi di uomini, donne, ragazzi morti assiderati o annegati. Una tragedia che non può essere attribuita soltanto al cinismo di chi ha costretto queste persone a imbarcarsi, nonostante il freddo invernale e le condizioni avverse del mare. La CILD - Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti Civili - e le associazioni che ne fanno parte hanno perciò promosso una petizione sulla piattaforma change.org, chiedendo al Presidente del Consiglio Matteo Renzi di riattivare l’operazione Mare Nostrum e, parallelamente, premere sull’Unione Europea per la condivisione di questa responsabilità che riguarda le frontiere comuni dell’Unione. Con la petizione si sollecita un intervento in difesa della vita delle persone costrette ad attraversare il Mediterraneo per sfuggire a guerre e persecuzioni con mezzi di fortuna. Dopo il naufragio del 3 ottobre 2013 il governo italiano aveva lanciato l’operazione Mare Nostrum che, attraverso un’attività di ricerca e soccorso in mare, ha avuto il grande pregio di mettere in salvo 170mila persone durante tutto il periodo in cui è stata in vigore. L’iniziativa con cui l’Unione Europea è subentrata tramite Frontex - l’operazione Triton - non ha più svolto questa funzione di ricerca e salvataggio ma di solo controllo delle frontiere, portando al ripetersi di tragedie. Il link della petizione: www.change.org/p/matteo-renzi-presidente-del-consiglio-dei-ministriripristini-mare-nostrum Ulteriori informazioni su www.cilditalia.org

stipulare collaborazioni a progetto, ma resta in vigore la normativa che nel tempo ha costituito la base giuridica per le collaborazioni meno tutelate, ossia l’art. 409 del codice di procedura civile. Quindi è vero che non si potranno più stipulare collaborazioni a progetto, ma non che le collaborazioni siano state cancellate. Quello che la normativa aggiunge è che alle collaborazioni dal carattere personale, continuativo, ripetitive e di cui il committente abbia determinato modalità temporali e logistiche di svolgimento ‘si applica’ la disciplina del lavoro subordinato. Non, si badi bene, ‘si convertono o sono considerate’ lavoro subordinato. Cosa questa locuzione piuttosto oscura voglia significare è compito degli interpreti, ma mi sembra un po’ diverso dall’affermare la ‘rottamazione’ delle collaborazioni come twittato dal Presidente del Consiglio. Ovviamente la ‘trasformazione’ deve essere accompagnata da una transazione sul pregresso che ‘estingue’ (testuale) le violazioni di natura previdenziale, assicurativo e fiscale compiute dal committente. Abbiamo quindi un possibile scenario in cui una battaglia storicamente condotta dal sindacato contro i contratti precari con la parola d’ordine «passiamo al lavoro subordinato le collaborazioni improprie» diventi - se non adeguatamente corredata da diritti in ogni suo passaggio - la transizione, a costo praticamente nullo per il committente, da un rapporto precario … ad un altro! Ma non è finita qui: perché «in caso di modifica degli assetti organizzativi aziendali» il datore di lavoro può mutare unilateralmente le mansioni cui il lavoratore era adibito utilizzandolo in mansioni inferiori. Bontà loro, senza ridurgli la retribuzione, cosa che però può avvenire se la richiesta è avanzata presso le sedi preposte alla conciliazione. La somma delle brevissime esemplificazioni svolte fin qui ci mostra come il diritto del lavoro, da strumento di garanzia del contraente debole, rischi di trasformarsi in strumento di salvaguardia del contraente forte: a questo punto si deve aprire una pagina che riguardi l’azione e la cultura che deve maturare il sindacato confederale e l’intera cultura democratica di questo Paese, per ricondurre, all’altezza della sfida e in sintonia con i tempi, il diritto del lavoro a svolgere il compito per il quale, alla fine dell’800, fu pensato.


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società

arcireport n. 8 | 5 marzo 2015

E adesso chiudeteci tutti di Simona Sinopoli presidente Arci Roma e Andrea Masala responsabile relazioni istituzionali Arci Roma

L’ultima settimana di febbraio a Roma hanno chiuso il circolo Arci Rialto Sant’Ambrogio. Un sequestro preventivo su ordine della procura, l’ennesimo. Il circolo ha una sede assegnata in seguito ad un’occupazione, una sede bellissima nel pieno centro di Roma. Quel centro che le mafie romane, italiane e internazionali si stanno comprando a rate e in cui i romani non vanno più. Una sede bellissima ma in disuso e lasciata al degrado, come moltissime altre in centro e in periferia, prima che con le loro attività gli animatori del Rialto la restituissero ai cittadini. Qui si è fatta arte, musica, teatro, tutti eventi di alto profilo culturale e di livello internazionale. Uno dei pochi punti di innovazione dentro un panorama culturale istituzionale sempre più conformista. Perché è questo il problema: Roma ha le dimensioni di una metropoli, ma di questa ha solo i disagi. Di sicuro non vi si respira quell’aria di innovazione culturale che fa di Berlino, Amsterdam, Parigi, Londra… delle capitali europee dagli stili di vita e proposte culturali all’altezza della situazione. Gli unici

fermenti in sintonia con le innovazioni culturali di queste capitali si possono trovare solo nelle situazioni informali, di micro e auto produzioni. Situazioni in cui si produce anche molto lavoro giovanile e femminile, soprattutto in quei settori in cui, se fosse per le politiche pubbliche, si sarebbe costretti alla ‘fuga dei cervelli’, la nuova emigrazione italiana. Ma questi posti li stanno chiudendo uno dietro l’altro e li lasciano inutilizzati, spenti, degradati: il Teatro Valle, il Cinema America, il Cinema Volturno, l’Angelo Mai e altri ora in pericolo. Le factory di Roma si sigillano! Produttori clandestini di cultura, contrabbandieri di pensiero e di socialità! È evidente a tutti il paradosso di una situazione per cui le iniziative culturali e sociali dei cittadini vengono frustrate, anzichè essere incentivate, e chi si occupa di cultura senza sovvenzioni pubbliche non viene elogiato ma denunciato. È evidente la miopia di istituzioni culturali che non si accorgono che su questa frontiera dell’innovazione occorre scommettere: piattaforme culturali in cui domanda e offerta, produzione e consumo si incro-

ciano e si contaminano. «Sono iniziative autonome delle autorità di sicurezza, il Comune non ne sapeva niente!». Questo ci siamo sentiti ripetere all’infinito nell’ultimo anno. «La nostra legge non ammette l’ignoranza»potremmo ribattere, ma invece ci ostiniamo a discutere, a spronare. Cos’è che fa chiudere questi spazi? A chi giova? Sono tanti gli interessi, ma a noi pare operante un mix di pigrizia intellettuale, di invidia culturale, di conformismo procedurale e di burocratismo uniti ora a un legalitarismo malinteso che quei burocratismi esaspera. Su questo Roma si strozza, con la creatività sociale e l’innovazione culturale può invece riaccendersi e ripartire. Chi amministra i beni pubblici deve prendere coraggio e combattere al nostro fianco, altrimenti non ha senso nessun ragionamento sui beni comuni. Arci Roma chiede agli amministratori di questa città che ancora credono nel valore pubblico e democratico del loro mandato di prendere posizione e di lavorare con noi all’inversione di questa tendenza per una rigenerazione capitale.

Una grande rete europea per l’antimafia sociale di Alessandro Cobianchi coordinatore CARTT

È possibile costruire una grande rete sociale europea, in tema di lotta alle mafie, attraverso la partecipazione, l’educazione popolare, le politiche di inclusione? È stata questa una delle domande cui si è tentato di dare risposta in occasione del seminario organizzato a Bari nell’ambito del progetto itinerante CARTT, finanziato dall’UE e realizzato da Arci con altri partner italiani e stranieri. Oltre al tema delle nuove schiavitù (con particolare attenzione al fenomeno delle badanti), il seminario è servito a un confronto fra Arci, Ligue, Parada, Libera, Initjamed e numerosi autorevoli ospiti, sulla formazione e l’educazione in materia di lotta ‘popolare’ alla criminalità organizzata. Una bella occasione quindi per condividere le buone pratiche della nostra antimafia sociale, specialmente in Paesi dove si registrano ritardi nell’elaborazione stessa del ‘nemico’. Un’opportunità inoltre per fare una riflessione sull’ efficacia e modernità di alcuni di questi strumenti nel nostro Paese. Un’antimafia popolare che deve tener conto di vent’anni di

attivismo ma anche del tempo in cui la retorica ‘antimafiosa’ potrebbe essere un punto a favore delle organizzazioni criminali italiane e transnazionali. I relatori hanno arricchito la riflessione con le proprie analisi. Joan Queralt, uno dei massimi esperti di criminalità organizzata in Spagna, ha evidenziato le connessioni fra economie e mafie; Paolo Sartori, funzionario del Ministero dell’Interno, dirigente dell’Interpol nell’Europa dell’Est, ha illustrato la mappa degli interessi criminali e i progressi investigativi, sottolineando l’importanza del ‘controllo sociale’, cioè della fase di prevenzione, a partire dalle organizzazioni non governative. Spunti notevoli anche quelli emersi dal territorio: il giornalista De Vito ha raccontato i collegamenti fra le mafie endogene e quelle straniere, georgiana in primis, mentre il giudice Francesca La Malfa ha spiegato le ‘fatiche’ della corsa contro il tempo in occasione di sequestri e confische di beni ai mafiosi. Contributi importanti anche dell’Arci, rappresentata dalla sua presidente

Francesca Chiavacci. La nostra associazione ha dimostrato, nei vari interventi, una matura elaborazione sui temi della tratta, della formazione, dell’educazione scolastica e della lotta alla criminalità organizzata: un buon viatico per continuare una discussione che possa vederci come protagonisti. Il seminario aveva diversi obiettivi: comprendere l’avanzamento della rete europea nata dai viaggi di carovana; evidenziare la necessità della formazione, cioè dell’acquisizione di competenze e contenuti da utilizzare nella fase di progettazione e di advocacy, affinché l’una sia cerniera dell’altra; rafforzare un humus culturale entro cui costruire le politiche di ciascuna delle organizzazioni coinvolte. Si può dire che l’argomento sia stato centrato. La bussola dell’antimafia è sicuramente in Europa, parte da qui. ‘Europeizzare’ le nostre pratiche però non può essere la scelta di chi passa davanti al pozzo per riempire semplicemente il secchio, perché forse è il tempo di scavare per cercare acqua nuova e in profondità.


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solidarietàinternazionale

arcireport n. 8 | 5 marzo 2015

Le Ong italiane valutano il semestre di Presidenza europea dell’Italia di Silvia Stilli direttrice Arcs

Si è concluso il programma di attività delle Ong italiane aderenti a Concord Italia per il semestre di Presidenza italiana dell’Ue. Il 19 febbraio è stato presentato pubblicamente e discusso con esponenti della Commissione europea e della DGCS MAECI, con il Viceministro alla cooperazione internazionale Pistelli e con alcuni parlamentari il dossier di valutazione di come le priorità proposte dalla società civile sono state o meno accolte e fatte proprie dall’Europa. Interessanti in primis i materiali prodotti sulla coerenza delle politiche (commerciali, migratorie, agricole, di cooperazione internazionale) in un’idea di Europa dei cittadini, accogliente e impegnata nella lotta alle povertà, per i beni comuni e i diritti globali. Al centro la ‘New Narrative’ in cui il tema migranti, rifugiati, cosviluppo è visto come prospettiva di cambiamento in grado di promuovere una lettura aggiornata e fattiva della cooperazione internazionale e della risposta alla crisi: dalla tragedia di Lampedusa del 2013

a quelle più recenti, nella denuncia di strategie insufficienti, con la cancellazione di Mare Nostrum, nel nome di una ‘sicurezza’ che non è in grado di affrontare l’emergenza umanitaria e di bloccare i traffici ‘disumani’. Occorre insistere sulla ‘New Narrative’ proposta da Concord Italia, lavorando per un suo aggiornamento e approfondimento in progress, coinvolgendo altri attori, a partire dai soggetti che più lavorano sull’accoglienza, dalle comunità di immigrati stesse, agli amministratori e le comunità locali, ai parlamentari italiani. Il tema delle migrazioni si incrocia sempre più con le ‘crisi globali’, dalle guerre civili regionali alle pandemie fino ai cambiamenti climatici: dobbiamo esserne sempre più coscienti. E si articola in una mobilità di individui in fuga o in viaggio, come esperienza obbligata o volontaria di cittadine e cittadini alla ricerca di una nuova ragione di vita, che vanno dai ‘Sud’ ai ‘Nord’, dentro ai ‘Sud’ e che sempre più riguarderanno l’Europa tutta non solo in quanto area

di accoglienza, ma come territorio di mobilità interna essa stessa. Laddove le misure antiterrorismo a ‘protezione’ del vecchio continente irrigidiranno gli accordi di Schengen, ripristinando le frontiere. Politica interna ed estera insieme hanno di fronte l’interrogativo di sempre su quale ruolo l’Europa si voglia dare nel Mediterraneo. L’Italia è al centro, eppure questo semestre presidenziale è trascorso nel silenzio,anzi, portando a casa Triton con le tragedie umanitarie: la società civile della solidarietà e della cooperazione non esprime solo denuncia e preoccupazione, fa proposte prima di tutto ad un parlamento, in Italia, che chiama ad essere consapevole e impegnato nel recupero dell’ulteriore tempo perduto, in un lavoro costante e di ‘pungolo’ anche verso i colleghi europei. Da Kobane a Lampedusa, passando per la Libia, per sostenere chi vuole la democrazia e la pace, tutelare chi è vittima di soprusi, orrore e cancellazione di diritti e dignità.

Riconoscimento dello stato di Palestina: ancora un rinvio La Rete della Pace, insieme a molte altre associazioni, sindacati e comitati locali, ha chiesto al Parlamento e al Governo Italiano il riconoscimento dello Stato di Palestina, come atto di coerenza dopo il voto alle Nazioni Unite nel 2012. Il doppio voto espresso dal Parlamento Italiano, prima a favore del riconoscimento dello stato di Palestina, poi condizionando tale diritto all’accordo politico tra le parti e quindi disconoscendolo, è un’onta al diritto internazionale e al diritto all’autodeterminazione di un popolo. Con questo doppio voto il nostro Parlamento ha votato per la destra nazionalista e i coloni di Nethanyau, Libermann e Bennet. Vani sono state gli appelli inviati dalla società civile italiana, come vano è stato quello di più di mille israeliani, tra loro scrittori, professori universitari, funzionari e diplomatici, alti ufficiali dell’esercito, che hanno chiesto al Parlamento e al governo italiano di riconoscere lo Stato di Palestina senza condizionamenti. Già nella prima mozione era espressa

una posizione di mediazione, con il richiamo all’impegno per la ripresa dei colloqui di pace, rimuovendo il fatto che ogni giorno il governo israeliano continua con la politica di colonizzazione, togliendo metri quadrati a quel 22% di superficie che dovrebbe rimanere ai palestinesi, con le espulsioni di migliaia di Palestinesi dalle loro terre e da Gerusalemme Est, con la demolizione di case, con gli arresti e con le detenzioni arbitrarie, con gli assassinii di giovani disarmati. Con la seconda mozione, nuovamente votata anche dal Pd, si rovesciano i termini della questione, chiedendo ai Palestinesi di riconoscere lo Stato d’Israele. L’Olp il 15 novembre del 1988 nella sua dichiarazione d’indipendenza ha riconosciuto lo Stato d’Israele sui confini del ‘67 e lo ha successivamente siglato anche con Israele con gli accordi di Oslo. Hamas, che abbiamo sempre condannato per gli attacchi contro i civili israeliani, ha riconosciuto i confini del ‘67 e quindi lo Stato d’Israele, partecipando alle ele-

zioni nel 2006. Mai invece è esistito il riconoscimento da parte Israeliana dello Stato di Palestina, quello che esiste è una occupazione brutale e illegale, con furto di terra, acqua e risorse su quello che dovrebbe secondo la legalità internazionale essere lo Stato di Palestina. Un ringraziamento va ai deputati di Sel, ai deputati del Movimento 5stelle ed a quei pochi deputati del Pd che hanno votato per il riconoscimento dello Stato di Palestina senza condizioni. Una pena ed una grande delusione, per il popolo palestinese e per tutti coloro che resistono e lottano in modo nonviolento per il riconoscimento della giustizia, quel voto al Parlamento Italiano. Ma noi continueremo a chiedere rispetto dei diritti umani e della legalità internazionale, coltiveremo la speranza ed agiremo affinché il nostro governo riconosca lo Stato di Palestina, unica strada per la fine dell’occupazione militare israeliana, per il ripristino della legalità internazionale, per la necessaria convivenza e pace tra i due popoli e per la fine della violenza nella regione.


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ambiente

arcireport n. 8 | 5 marzo 2015

Cambiamo il sistema, non il clima!

Costruire assieme il cammino verso (e oltre) Parigi 2015 Dal 30 novembre all’ 11 dicembre 2015 si terrà a Parigi la 21esima Conferenza delle Parti Onu sui cambiamenti climatici. A 6 anni di distanza dal vertice di Copenaghen, è la prima volta che finalmente l’attenzione sarà di nuovo concentrata sull’emergenza climatica. A Parigi verrà siglato con ogni probabilità l’accordo globale sul clima destinato nel 2020 a prendere il posto di Kyoto; accordo che rischia di essere una scatola vuota, e che tocca ai singoli governi riempire con impegni vincolanti ed azioni coerenti. Si tratta di una importante occasione per rimettere con forza al centro dell’agenda politica nazionale i temi che riguardano il modello di gestione delle risorse, la tutela ambientale, i diritti delle comunità, la sovranità di queste ultime sul territorio e, più in generale, il sistema economico nel suo insieme. Il tema dei cambiamenti climatici è un tema globale ma con ricadute drammatiche a livello locale ed è strettamente connesso alle battaglie in difesa del territorio che si stanno giocando nel nostro paese. A partire dai conflitti sociali innescati dal decreto Sblocca Italia, contro estrazioni petrolifere in terra e in mare, mega infrastrutture dall’indubbio impatto ma dalla dubbia utilità, incenerimento, privatizzazioni. Alla vertenza nazionale contro il decreto del governo Renzi vanno aggiunte diverse altre esperienze e temi, come le battaglie contro il carbone o le infrastrutture energetiche e militari, i poli produttivi contaminanti ai quali si continua a concedere possibilità di inquinare mettendo a rischio la salute delle comunità, le vertenze per le bonifiche e quelle per il risanamento del territorio dal dissesto idrogeologico, per citare le principali. In generale la devastazione e il rischio ambientale imposti alle comunità sono fattori su cui si regge il sistema economico dominante. Tutto ciò è quanto mai evidente nella pressione lobbistica nel corso dei negoziati per il TTIP in favore delle tecniche estrattive non convenzionali, degli OGM, delle privatizzazioni, delle fonti fossili. Ugualmente, se da un lato l’opposizione al Jobs Act è affermazione dei diritti del lavoro, dall’altro, ricatto occupazionale e crisi economica sono la scusa utilizzata dal governo Renzi per imporre con lo Sblocca Italia un vecchio e devastante

modello di sviluppo. Una nuova opzione politica dal basso non può prescindere dunque dall’esigenza di una riconversione del modello produttivo nei termini di un lavoro che sia sostenibile dal punto di vista ambientale oltre che garantito nei diritti. Le politiche di austerità stanno imponendo all’ambiente oltre che ai popoli europei un costo insopportabile. Le politiche neoliberiste non si esplicano soltanto nella deregolamentazione economica ma ugualmente in quella ambientale imponendo sui territori l’unica regola del profitto. Lo vediamo nel portato culturale, politico, economico e ambientale dell’Expo di Milano. Tutti questi percorsi hanno la possibilità di cogliere, in questo momento, l’occasione fornita dal vertice climatico di Parigi per inserire le singole battaglie in una cornice comune, rafforzandole con i reiterati allarmi che la comunità scientifica ha lanciato circa la necessità di ridurre del 70% le emissioni climaalteranti entro il 2050. Ridurre le emissioni in maniera sensibile ed immediata vuol dire infatti cambiare modello energetico, smettere di cementificare, optare per reti di mobilità intelligente, risanare il territorio, cambiare modello di gestione delle risorse e dei servizi pubblici essenziali. In una parola, ripensare il sistema economico e sociale radicalmente e senza esitazioni. In una fase politica nazionale che restringe sempre più gli spazi di partecipazione popolare e l’agibilità politica della società civile organizzata in ogni sua forma è ancor più urgente lavorare alla costruzione di un percorso inclusivo, che utilizzi strumenti diversi, dall’informazione alla mobilitazione, dalla pressione istituzionale alla progettazione territoriale, e che si organizzi per fare della rivendicazione di giustizia ambientale e sociale l’asse

portante di un ragionamento unico e capace di incidere sulle scelte politiche. Per queste ragioni, riteniamo sia utile e importante convocare a Roma il 14 marzo un incontro nazionale di discussione aperto a tutte le realtà territoriali e i coordinamenti nazionali attivi su questi temi, i comitati locali, le associazioni ambientaliste, le organizzazioni sociali e politiche e tutti i cittadini per ragionare assieme sulla promozione di un percorso sociale verso e oltre l’appuntamento di Parigi e sugli strumenti utili alla sua costruzione.

Tra i primi promotori Arci • A Sud • Coordinamento Nazionale No Triv • No Triv Basilicata • No Triv Abruzzo • Coordinamento Irpino No Triv • Comitato No Tap • Coordinamento Comitati Sardi • Comitato LegamJonici contro l’inquinamento Taranto • Campagna Stop TTIP Italia • Forum Italiano Movimenti per l’Acqua • Rete della Conoscenza • Rete Ambiente e Salute Salerno • Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia • Comitato No Muos Niscemi • Comitato Spezia Via dal Carbone • Comitato Nessun Dorma di Civitavecchia • Movimento No al Carbone Brindisi • Passeggino Rosso Brindisi • Brindisi Bene Comune • OLA - Organizzazione Lucana Ambientalista • Fair Watch • La Strada • TPO - Bologna • Ya Basta - Caminantes • Istituto Eco Ambientale Roma • Tilt! • Reorient Onlus • ISDE sezione di Salerno • Onda Rosa Viggiano (PZ) • Radio Vostok (Cava De’ Tirreni - SA) • Associazione d’iniziativa politica e culturale “in comune” – progetto 2020VE - Venezia • Coordinamento Nord-Sud del mondo (Milano) • Amig@s MST-Italia • Abruzzo Beni Comuni • Legambiente Italia • Movimento Radical Socialista • Forum Ambientalista Nazionale • Lab. Off Topic Milano Informazioni e adesioni: versoparigi2015@gmail.com


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arcireport n. 8 | 5 marzo 2015

daiterritori

‘Ora con l’Arci mi sono fidanzato ufficialmente’ Intervista a Roberto Mazzetti, neo presidente del comitato di Bergamo Roberto Mazzetti succede a Massimo Cortesi nel ruolo di presidente provinciale dell’Arci di Bergamo. Di seguito, il testo dell’intervista. Quando e come hai incontrato l’Arci? Ho conosciuto l’Arci perché facevo parte di un piccolo circolo e finita l’università, nel lontano 1990, ho fatto l’obiettore di coscienza all’Arci provinciale. È stata un’esperienza unica nella quale ho conosciuto persone, passato nottate alla Festa dell’Unità per presidiare il nostro stand, montato e smontato palchi per gli spettacoli, girato sagre per proiettare film con un videoproiettore che doveva essere tarato a mano (alcuni si ricordano film con colori improponibili). Ho continuato a collaborare con Arci organizzando corsi di storia del cinema e del teatro ed infine ho sempre cercato di assistere i circoli come professionista per risolvere i vari problemi che di volta in volta si presentavano (in particolare alcune amministrazioni leghiste che cercavano in tutti i modi di far chiudere i circoli). Nell’ultimo anno sono entrato nella Presidenza dell’Arci provinciale ed ora inizio con entusiasmo questa nuova esperienza. In sintesi, si può dire che l’Arci abbia sempre accompagnato la mia vita in vario modo. Io ne sono sempre stato innamorato e adesso mi sono fidanzato ufficialmente. Quali saranno le principali proposte programmatiche che caratterizzeranno la tua presidenza? Il primo presupposto è quello di continuare la linea della presidenza e di avvalermi

Premio Bertoli Ultimi giorni per partecipare alla terza edizione del Premio Pierangelo Bertoli, dedicato al cantautore sassolese e promosso dall’associazione culturale Montecristo, dal Comune di Modena, dal Comune di Sassuolo, con la collaborazione di Arci nazionale circuito musicale, Arci Real, Arci Modena. Al concorso, destinato ai giovani cantautori, senza limiti di età, possono partecipare singoli o band che scrivono i testi delle proprie opere, requisito fondamentale, e ne compongono la musica. Iscrizioni entro il 14 marzo. www.arcimodena.org

delle competenze di chi da anni lavora e gestisce l’Arci di Bergamo. In particolare mi piacerebbe rafforzare ulteriormente i rapporti tra provinciale e circoli e cercare di creare una rete tra circoli, sia per far conoscere e sviluppare esperienze positive sia per ottenere economie di scala più convenienti. Altro aspetto da sviluppare è quello della partecipazione a bandi pubblici, ma non solo, anche a scala europea. Per trasformare il concetto di partecipazione da semplice parola a comportamento concreto, abbiamo costituito alcuni gruppi di lavoro che devono essere perfezionati, migliorati, ma che stanno già dando alcuni buoni risultati. Infine il concetto di fondo che mi è particolarmente caro è quello di rafforzare e sviluppare l’idea che i circoli sono luoghi di incontro e di coesione sociale in un momento in cui la società è sempre più individualista e disgregata. Su come riuscire a raggiungere tutto questo si può discutere, ma sono sicuro che nel mondo Arci esperienze positive da cui trarre spunto ve ne sono molte, anche a Bergamo. Quali difficoltà vive attualmente la provincia di Bergamo, rispetto alle quali l’Arci può stabilire delle priorità di intervento? La Provincia di Bergamo ha problemi comuni al resto d’Italia, i più significativi sono il lavoro, la casa, l’integrazione, e la mancanza di coesione sociale che porta a tensione ed intolleranza. I circoli Arci sono un baluardo, creano lavoro (gestori circoli, insegnanti di danza, lingue e di tutti gli altri corsi), forniscono servizi, realizzano attività culturali, ma soprattutto sono luoghi dove spesso le persone di diversa estrazione, età e provenienza si incontrano. Una delle attività che sto svolgendo in questi mesi è quella di visitare i circoli partecipando a direttivi e riunioni soprattutto per verificare quali sono le esigenze e i problemi e riuscire ad identificare soluzioni. Tutte queste attività cercheremo di svilupparle così come i percorsi per l’integrazione che non vuol dire solo fornire servizi (corsi di italiano, informazioni, aiuto burocratico giuridico), ma coinvolgere tutti nell’Arci. La vera integrazione ci sarà quando al mio posto ci sarà un presidente di origine africana o sudamericana. www.arcibergamo.it

in più sul gioco d’azzardo CORTONA In linea con le iniziative

della Regione Toscana contro il gioco d’azzardo patologico, Arci Arezzo ha organizzato diversi incontri di sensibilizzazione sul tema, rivolti per lo più agli adulti e agli anziani che frequentano i centri di aggregazione sociale del territorio. Il prossimo appuntamento è in programma per venerdì 6 marzo alle 21 presso il circolo Juventina, località Fossa del Lupo a Camucia, Cortona. L’incontro sarà coordinato da professionisti del SerT territoriale con la testimonianza di ex giocatori patologici e sarà finalizzato a far comprendere la grande diffusione del fenomeno e la conseguente pericolosità in termini economici, relazionali, sociali e familiari. www.arciarezzo.it

NESSUN DOGMA RUVO DI PUGLIA (BA) Al

circolo Arci La Mancha, dal 7 al 21 marzo, è possibile visionare la mostra Nessun Dogma di Action30, collettivo di grafici, fotografi, disegnatori, videomaker, musicisti, ricercatori, giornalisti e attivisti politici. L‘evento espositivo prevede la presentazione in anteprima, a cura degli autori, di Benjamin plissé, contributo filosoficofumettistico del collettivo al numero monografico Le baroque della rivista Cahiers européens de l’imaginaire, con i disegni di Giuseppe Palumbo e la storia di Alessandro Manna. A seguire: l’intervento di Pierangelo Di Vittorio sulle attività e sulle ricerche in corso e future del collettivo; la performance Remix the Cinema, esperimento audiovisivo sui film muti degli anni ‘30 e musica elettronica, a cura di Albero Casati, Luca Acito e Simone Arcagni; chiuderà la performance del collettivo la selezione musicale rock e soul di Enrico Mastropierro. fb La Mancha Ruvo

spiazziamoli! ROMA Il 6 e 7 marzo c’è Spiazzia-

moli - 50 piazze per la democrazia e contro le mafie, la più importante e partecipata manifestazione antimafia degli ultimi anni in città.. Saranno 48 ore di protesta, proposta e festa per promuovere una nuova stagione di idee e progetti per Roma. Aderisce anche l’Arci Roma. www.spiazziamoli.it


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arcireport n. 8 | 5 marzo 2015

A genova

Con la tavola rotonda su mediazione, arte e territorio si inaugura la mostra Mapas² Il 6 marzo si inaugura a Genova, al Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce, la mostra Mapas², che presenta i progetti artistici partecipati realizzati a Santa Fè nel 2014 e restituisce il lavoro fatto da Arci Liguria a Cuba in questi ultimi tre anni. Mapas² è un progetto promosso da Arci Liguria con il sostegno di Arci nazionale e Arcs, realizzato in collaborazione con AHS – Associazione Hermanos Saíz, Casa de la Cultura de Santa Fè, Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce, Carretera Central, A-POIS e DisorderDrama. In quanto parte del più ampio intervento Santa Fé: Rafforzamento dei servizi socio-culturali per lo sviluppo comunitario, ha goduto della collaborazione di ICAIC – Istituto Cubano di Arte e Industria Cinematografica e del contributo dell’Unione Europea. Mapas² è un’azione artistica che Giuditta Nelli ha messo in opera a Santa Fè, proseguendo uno dei lavori del collettivo internazionale d’arte pubblica Impossible sites dans la rue, attivo anche in Marocco, Senegal e Italia. Il progetto community based, attraverso laboratori urbani di fotografia stenopeica, ha incluso attivamente la comunità nella lettura, rilettura e traduzione dei propri luoghi. Santa Fé. Mapa ‘Biográfica’ della serie Right here è invece il titolo del lavoro di Anna Positano, che ha voluto conoscere un territorio attraverso l’esperienza diretta dei suoi abitanti; questo progetto condiviso con la popolazione ha dato origine a un’opera multimediale costituita da un video e una mappa, che è stata distribuita gratuitamente agli abitanti. La giornata del 6 marzo prevede, al mattino, dalle 9 alle 13, la tavola rotonda Mediazione, cultura, arte e territorio: l’arte e la cultura come strumenti d’inserimento sociale e di valorizzazione delle comunità locali. Mapas X Mapas, che diventa momento di approfondimento e scambio tra addetti ai lavori del mondo dell’arte, della ricerca e del sociale. Con rimandi agli interventi artistici partecipati realizzati da Giuditta Nelli e Anna Positano con Mapas² a Santa Fe, l’incontro prosegue idealmente il convegno realizzato a Genova nell’estate del 2014. Il 10 marzo il circolo Arci La Ferriera ospiterà una serata a sostegno del progetto Mapas², con l’intervento di Claudia González Rosado, Direttrice Casa de la Cultura Santa Fè Cuba e Giuditta Nelli, social practice artist e responsabile Cooperazione internazionale Arci Liguria. www.arciliguria.it

Arci Puglia solidale con Pignatelli L’Arci Puglia esprime solidarietà e vicinanza a Carlo Pignatelli, presidente dell’associazione culturale Hermes Academy Onlus – Arcigay Taranto, vittima, sabato scorso, di una brutale aggressione. «A Luigi Pignatelli - dichiara il presidente di Arci Puglia Davide Giove - tutta la solidarietà di Arci Puglia. Il terribile atto di violenza di cui è stato vittima non rappresenta il vero tessuto civile di Taranto e della Puglia, ma deve spingerci ancor più al massimo impegno nelle battaglie per la difesa dei diritti civili. Il nostro comitato regionale, che prevede una delega ai Diritti Arcobaleno, incrementerà ulteriormente il suo sforzo, che è innanzitutto culturale, a partire dal capoluogo Jonico». «L’aggressione a Luigi – aggiunge Maria Antonietta Fiorella, responsabile Diritti Arcobaleno di Arci Puglia - è in realtà un tentativo di inibire il dinamismo di una comunità, quella LGBT di Taranto, sempre più protagonista in città. Siamo certi che la parte sana della società civile tarantina saprà reagire con forza». www.arcipuglia.org

daiterritori

Arci a ‘Fa la cosa giusta!’ Fieramilanocity, presso i padiglioni 2 e 4 dello storico quartiere fieristico di Milano, si prepara ad ospitare anche per il 2015, dal 13 al 15 marzo, la fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili Fà la cosa giusta!, giunta alla dodicesima edizione. Fa’ la cosa giusta!, fin dalla sua prima edizione, ha come obiettivo quello di diffondere sul territorio nazionale le ‘buone pratiche’ di consumo e produzione e di valorizzare le specificità e le eccellenze, in rete e in sinergia con il tessuto istituzionale, associativo e imprenditoriale locale. Arci Lombardia sarà presente alla fiera con uno stand nella zona rossa dedicata alle Associazioni e alla partecipazione sociale. http://falacosagiusta.terre.it

Il concorso grafico L’Arci di Sassari e il circolo Officine Musicali Sassari indicono un concorso aperto per la definizione del logo rappresentativo di RadiOfficine Arci. Il concorso è aperto a studenti, grafici, creativi, designer, senza limite di età. I progetti saranno valutati da una commissione che selezionerà tre elaborati da pubblicare sulla pagina ufficiale di Radiofficine Arci per sottoporli ad una consultazione on line. Il logo più votato sarà quello ufficiale della radio. I progetti, coerenti con i loghi di Arci e Officine Musicali, dovranno essere: identificativi, distintivi e originali; riproducibili e flessibili; adattabili all’utilizzo su media digitali; facilmente riconoscibili. Si prevede un premio in denaro. C’è tempo fino al 15 aprile per partecipare. Bando completo su www.officinemusicali.org


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arcireport n. 8 | 5 marzo 2015

culturascontata i tanti vantaggi della tessera Arci

w w w. a r c i / a s s o c i a r s i . i t a cura di Enzo Di Rienzo

Steve McCurry - oltre lo sguardo Monza - Villa Reale di Monza, fino

al 6 aprile. Oltre a presentare una inedita selezione della produzione fotografica di Steve McCurry, la rassegna intende raccontare l’avventura della sua vita e della sua professione, anche grazie ad una ricca documentazione e a una serie di video costruiti intorno alle sue ‘massime’. Lo scopo è quello di seguire il filo rosso delle sue passioni, per conoscere la sua tecnica ma anche la sua voglia di condividere la vicinanza con la sofferenza e talvolta con la guerra, con la gioia e con la sorpresa. www.mostrastevemccurry.it

‘X’ - MOstra internazionale di illustratori contemporanei Genova - Musei di Nervi - Rac-

colte Frugone, fino al 7 giugno. Dopo le passate mostre di Buffet e Eden, torna l’appuntamento legato al mondo dell’illustrazione.Protagonisti sono 48 autori, le cui opere sono state selezionate attraverso il concorso di illustrazione organizzato proprio da Tapirulan e al quale hanno partecipato ben 735 artisti. Ospite speciale della mostra Francesco Tullio Altan. www.museidigenova.it

Matisse. Arabesque Roma - Scuderie del Quirina-

le, fino al 21 giugno. La mostra vuole restituire un’idea delle suggestioni che l’Oriente ebbe nella pittura di Matisse: un Oriente che, con i suoi artifici, i suoi arabeschi, i suoi colori, suggerisce uno spazio più vasto. In esposizione oltre cento opere di Matisse con alcuni capolavori assoluti - per la prima volta in Italia - dai maggiori musei del mondo. www.scuderiequirinale.it

L’età dell’angoscia Roma - Musei Capitolini, fino al

4 ottobre. La Mostra L’Età dell’Angoscia, quarto appuntamento del ciclo I Giorni di Roma, vuole offrire l’occasione per illustrare i grandi cambiamenti che segnarono l’età compresa tra i regni di Commodo (180-192 d.C.) e quello di Diocleziano (284-305 d.C.). La mostra si sofferma sui profondi cambiamenti che segnarono il III secolo d.C., secolo ritenuto tradizionalmente di ‘crisi’ dell’impero. www.museicapitolini.org

società

Una legge che mette in discussione il ruolo della giurisdizione di Anna Canepa magistrato, segretaria generale Magistratura Democratica

Il 24 febbraio è stata approvata la legge che modifica la L. Vassalli del 1988 sulla responsabilità civile dei magistrati. Premesso che è un falso che i magistrati non sono mai responsabili per i loro errori perche già l’ordinamento prevede una responsabilità penale, civile contabile e disciplinare, si è intervenuti in una ottica del tutto esplicita di riequilibrio dei poteri. L’occasione sono state due sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione europea che aveva condannato lo Stato italiano per il mancato rispetto del diritto comunitario, ma all’Italia l’Europa chiedeva altro. Si è invece andati molto oltre, tanto che è stato detto che si tratta di un risultato storico nel riequilibrio dei poteri tra politica e magistratura, e che finalmente i cittadini italiani «avranno tutela», come se non ci fosse mai stata. La legge, pur mantenendo la responsabilità indiretta del magistrato, ne ha previsto un allargamento ed eliminato il filtro, cioè la barriera contro i ricorsi infondati, ma soprattutto contro quelli strumentali, mirati a mettere in crisi le inchieste più delicate. Questa legge non ha riscontro nelle altre nazioni europee che tutelano tutte l’imparzialità del giudice perché non debba temere ritorsioni per le decisioni assunte. Il rischio è di avere in futuro magistrati meno ‘sereni’ nel prendere le decisioni, ‘timidi’nei procedimenti che vedono coinvolti i poteri forti, non ‘innovativi’ nella giurisprudenza che fino a oggi ha dato tutela ai nuovi diritti e ai soggetti più deboli. Già nel passato la Corte costituzionale aveva ritenuto indispensabile il filtro per evitare il proliferare di astensioni e ricusazioni, garantendo la serenità del magistrato. Il filtro andava mantenuto, in un’ottica di contenimento della domanda giudiziale impropria, perché è del tutto evidente che per qualunque soccombente il giudice ha sbagliato. Quello che inquieta è il segnale culturale e politico di questa legge, il suo forte valore simbolico. Con la complicità delle parole - modernità, riforme, velocità - e di slogan suggestivi - «chi sbaglia paga» - si attacca ancora una volta la giurisdizione come potere e funzione di garanzia, con l’abilità di presentarla come una battaglia contro una delle tante caste di questo paese. Si presenta la questione come se, ancora una volta, il problema della giustizia

fossero i giudici. Per anni abbiamo assistito a una battaglia per limitare il ruolo della magistratura, per intimidirla con la minaccia di azioni patrimoniali personali. Ma la tutela dei cittadini non passa aggravando la responsabilità dei magistrati, bensì migliorandone le condizioni di lavoro. Negli uffici manca personale, mancano gli strumenti tecnici per velocizzare la macchina. Spostare l’attenzione sui magistrati serve a nascondere la pochezza degli interventi di chi quella giustizia dovrebbe far funzionare. Di fronte alle carenze del sistema si vuole ribaltare sui magistrati la colpa delle mancate riforme o di quelle inadeguate, mettendo in discussione il ruolo della giurisdizione. Una giurisdizione sempre più valutata in termini economici. Una giurisdizione che si rischia di comprimere proprio oggi che più che mai vanno difese l’imparzialità e la funzione di garanzia nella tutela dei diritti e nella realizzazione del principio di uguaglianza e di quella cultura di progresso sociale che la nostra Costituzione promuove.

arcireport n. 8 | 5 marzo 2015 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 18 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/


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