David Lynch - Visioni ed ossessioni

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BIRD OF FLAMES CHRYSTA BELL & DAVID LYNCH

Coming into a dark world Bird of flames It’s good you remember I draw hearts for you, yeah We stay up till the early hours You looking so glamorous Large heart shape diamonds I want to make you happy Funny games Fun and games Love Love Love Love is a bird of flames Coming into a dark world Coming into a dark world Bird of flames It’s good you remember I draw hearts for you, yeah We stay up till the early hours You looking so glamorous Large heart shape diamonds I want to make you happy Funny games Fun and games Love Love Love Love is a bird of flames Coming into a dark world

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COMING INTO A DARK WORLD

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TRAMA ED AMBIENTAZIONE Bird of Flames, animato dalla musica di David Lynch e Chrysta Bell, è una meditazione sulla natura enigmatica dell’amore. Il videoclip in esame è di tipo conceptual poiché non c’è un vero e proprio sviluppo di una narrazione, pur essendoci una trama, i cui protagonisti sono dei “manichini” con dei ruoli che riconducono ad altre simbologie che analizzeremo in seguito. In una piccola discoteca, un mago, convince una bella cantante a esibirsi come una bambola vivente. Tra il pubblico, un giovane, si innamora dell’immagine archetipica ragazza.

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Il video è ambientato di notte in un night club, il tutto è caratterizzato da un’atmosfera cupa, scura, tipicamente Lynciana. Il video inizia con una panoramica che ci indica dove siamo: si vedono gli alberi, il cielo crepuscolare e l’insegna del bar di musica dal vivo, “The Wood”, nel quale stiamo per entrare, ci indica che il programma della serata è “Bird of Flames”, il titolo della canzone: siamo immediatamente catapultati nel locale


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dove si realizza il videoclip. Il palco del locale sta a rappresentare il bosco ed i tendaggi di paillettes verdi sono piante che scendono e definiscono i margini della scena anzi, il microfono stesso di Christa Bell è un fiore. La prima inquadratura che vediamo all’interno del locale è un piano fisso di un uomo, inizialmente in penombra, che danza in modo sincopato davanti ad un gomitolo di tulle bianco. Il ballerino, con un costume nero con delle piume, sembra quasi un uccello che compie una danza primitiva tramite i suoi movimenti, come se stesse generando elettricità attorno al gomitolo di tulle, che ci ricorda un uovo o l’involucro di un baco da seta. Proprio da qui emergerà, nascendo, la cantante, vestita a sua volta con un vestito verde con delle piume all’estremità delle maniche, come se fosse un uccello nato dall’uovo, schiusosi dopo la danza sciamanica.

L’immagine dell’uomo uccello è alternata ad altre immagini ovvero dettagli di sigarette che bruciano nei posaceneri, un uomo seduto al tavolo che guarda rapidamente la performance, persone in piedi, sia uomini che donne. Le donne sono vestite in tulle nero mentre fumano ed il tulle le ricopre fino agli occhi senza poter guardare cosa accade, anche gli uomini sono vestiti di nero, ma possono guardare cosa accade. L’uomo continua a danzare intorno all’uovo-involucro, ma la sua danza diventa sempre più sciamanica, danza che conti-

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nua ad essere alternata ad altre immagini: una gabbia con al suo interno un uccello di origami che dondola in modo frenetico (come a volere uscire dalla gabbia), di nuovo le donne e gli uomini già citati per poi tornare ad inquadrare l’uomo seduto al tavolo che continua a guardare estasiato quello che sta per accadere. Quest’ultimo ci ricorda l’agente Dale Cooper di Twin Peaks ed è ammaliato da Christa. Questa volta l’inquadratura si sofferma prima sul fantomatico Dale, ma con un effetto di sfocatura prospettica, il nostro guardo si posa alle sue spalle, fino al bancone del bar dove c’è la barista vestita con un abito rosso, l’unica donna a non avere il tulle sulla testa e sugli occhi. La donna guarda dritto in direzione dell’uomo ma non è molto chiaro se stia guardando lui o la performance. Si torna poi all’inquadratura delle donne che continuano a fumare. Ci ritroviamo di nuovo a vede-

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re l’uomo che danza ed in alternanza vediamo delle immagini di Christa Bell che cammina in uno spazio bianco, fino al momento in cui non si schiude l’uovo-involucro. Nello stesso momento anche le donne, prima bendate, iniziano a scoprirsi gli occhi. Christa Bell esce dall’involucro-uovo con un vestito verde con delle piume alla fine delle maniche: lei stessa è la metafora dell’uccello delle fiamme. Arriva sul palco, si posiziona di fronte l’asta del microfono/fiore ed inizia a cantare e a muoversi a scatti, come se fosse una bambolamarionetta. Il suo è un canto distorto e la sua performance non

ci fa pensare al mondo reale, ma ad un mondo onirico, che ci riporta anche alle movenze e alla parlata del Nano in Twin Peaks. Si torna poi ad un ulteriore frame dell’uomo seduto che viene sempre più rapito da Christa, ormai “Bird of Flames” e ed immediatamente dopo troviamo l’inquadratura in su Christa come a volerci far guardare con i suoi occhi e a portare anche lo spettatore in questo “rito magico”. Christa Bell continua a cantare fino alla fine del brano e prende quasi tutta la scena. Alla fine del brano ci sono due sovrapposizioni di un cielo nuvoloso.

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PARTE TECNICA Nel videoclip troviamo varie tecniche cinematografiche con la presenza massiccia di stacchi e montaggio. Una panoramica iniziale ci fa vedere l’esterno del locale e ci indica dove ci troviamo. Per l’interno vengono utilizzati tutti piani fissi con l’utilizzo accentuato di effetti bokeh che, sfocando, mettono a fuoco freneticamente quello che stiamo guardando dando così l’impressione di confusione e irrealtà, portando lo spettatore in un mondo onirico ed anche soggettive che invitano lo spettatore a partecipare a quello a cui si sta assistendo. Nel videoclip troviamo anche delle sovrapposizioni d’immagine, alla fine, quando vediamo Christa sul palco e sulla sua testa l’apparizione del cielo nuvoloso.

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ANALISI DEI COLORI L’analisi cromatologica è molto importante in quanto vediamo evidente l’utilizzo di colori come il verde, il blu e il rosso che sottolineano l’atmosfera estremamente Lynchiana, infatti questi colori sono utilizzati continuamente dal regista. In Twin Peaks, per esempio, il verde è il colore della natura in cui è immersa la cittadina, nella civiltà orientale (della quale Lynch è un cultore) è simbolo di tribalismo. Il rosso è un colore onnipresente in Twin Peaks e rappresenta il colore del sangue, del fuoco, dell’eccitazione, del pericolo. Spesso nella cinematografia di Lynch il rosso è associato al blu (e a volte anche al giallo) e rappresenta il primordiale. Nel videoclip si può pensare che l’utilizzo dei colori primari RGB, che uniti creano il bianco, rappresentI il luogo embrionale in cui si trova la cantante prima di uscire dall’uovo-involucro. Il bianco può essere sinonimo di purezza, ma se lo si decifra con il linguaggio Lynchiano si può pensare che il bianco sia metafora della morte (come iL cavallo bianco apparso a Laura Palmer prima di morire) e non di purezza, come si può pensare.


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SIMBOLOGIA

MUSICA

Come abbiamo accennato già con qualche frase precedente, guardando il videoclip non si può fare a meno che notare il rimando evidente alla serie icona di David Lynch degli anni ‘80: Twin Peaks. Il videoclip è una metafora del mondo di “twinpeaksiano” pieno di simbolismi e rimandi a filosofie orientali. Se si parte dal titolo stesso del brano, “Bird Of Flames”, si intuisce che tutto quello che è messo in scena durante il video non è quello che ci sembra di guardare. Se si fa riferimento al simbolismo di Lynch ci si accorge che il simbolo del fuoco e il simbolo del volatile non sono benigni. Il fuoco è malvagio e pericoloso ed i volatili, che in Twin Peaks sono rappresentati dai gufi, abitano gli alberi come gli spiriti maligni abitano i corpi dei personaggi e quindi “non sono quello che sembrano”. Questo “non essere quello che si sembra” potrebbe essere associato all’amore evocato in questo brano, ovvero un amore fatto da oscurità e fascino “Love is a bird of flames coming into a dark world”. Il locale The Wood e la finta flora che troviamo al suo interno riporta chiunque abbia visto Twin Peaks all’interno del bosco della cittadina lynchiana. Il bosco simbolo della psicologia umana, fatta anche di demoni interiori.

La musica sperimentale di David Lynch si mette in risalto in questo brano e vediamo come la prima parte sia in stretta relazione con la seconda. Nella prima parte troviamo Lynch che sussurra in modo ipnotico, sensuale, rituale come a richiamare l’attenzione mentre nella seconda parte Christa canta con una voce sognante attraverso l’uso del vocoder autotune creando un’atmosfera angelica, eterea quasi sospesa dal mondo reale. Questo modo di arrangiare e cantare è peculiare della produzione musicale dell’autore. Spesso Lynch lavora per contrasto non solo nella produzione cinematografica ma anche in quella musicale dando in questo modo ampio spazio all’aspetto interiore, intimo delle cose.

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I SEGRETI DI TWIN PEAKS Chi ha ucciso Laura Palmer? Twin Peaks è, come ormai tutti sappiamo, una serie tv che basa il suo plot principale su uno sviluppo tipicamente “giallo”, ma si tratta di un giallo atipico, ossia un poliziesco che finisce in realtà per trasgredire tutte le regole convenzionali del genere. Tutto inizia dal ritrovamento del cadavere di una bella e popolare adolescente in una cittadina del nordovest degli Stati Uniti, Twin Peaks. Lo sceriffo locale ed il dottore accertano che è una delle ragazze più popolari della

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città, Laura Palmer, figlia unica dell’avvocato Leland Palmer. Nel frattempo Ronette Pulaski, un’altra giovane del posto, è trovata in fin di vita mentre vaga in stato confusionale. Avendo la ragazza superato il confine canadese, interviene l’FBI, che affida le indagini all’agente speciale Dale Cooper, inviato anche per coordinare le non troppo preparate autorità locali. Gli elementi iniziali della serie indirizzano subito lo spettatore verso quindi il più classico dei gialli,


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ma già dalle prime puntate vedremo cadere, uno dopo l’altro, tutti i topoi classici del genere, a cominciare proprio dalla figura di Dale Cooper che dominerà, incontrastata, non soltanto la scena del crimine, ma l’anima stessa della serie. L’unica possibilità che ha Cooper di risolvere il caso è accettare che a Twin Peaks il comune concetto di razionalità ha poco valore. Spesso si deve muovere guidato dall’istinto e dall’immaginazione. Inoltre avrà più volte occasione di usare le sue affascinanti facoltà paranormali che gli permettono una sensibilità specifica per gli eventi che si verificano su un piano distinto, ma adiacente a quello della realtà. Dovrà inoltre confrontarsi con curiosi personaggi al limite dell’assurdo, il più delle volte decisivi per le indagini e che lo aiuteranno a svelare il mistero della serie: “chi ha ucciso Laura Palmer?”. L’importanza di Twin Peaks non sta tanto nell’aver influenzato

in maniera diretta altre serie venute dopo (anzi, la vicenda del misterioso omicidio avvenuto in una piccola comunità suona banale, detta così), piuttosto quanto di «aver rivelato le possibilità del prodotto televisivo». Twin Peaks, cioè, ha anticipato i tratti di molte serie televisive di successo: oltre a quelli già citati, ha introdotto anche l’accuratezza di elementi come fotografia, montaggio e colonna sonora (di Angelo Badalamenti, con un motivo memorabile che gira intorno a quattro note), la capacità di saper parlare a spettatori diversi a cui rimandano vari livelli di lettura e l’abilità di associare ad essi delle tecniche televisive.

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TWIN PEAKS: UN FULMINE A CIEL SERENO Ci troviamo sul finire degli anni ‘80 e la televisione era un mezzo popolare che doveva intrattenere il pubblico, ma, soprattutto rassicurarlo. Gli show che monopolizzavano il palinsesto erano le sit-com a tema “familiare”, con storie semplici, fruibili ad un pubblico di qualsiasi estrazione sociale in modo da fidelizzarlo ad un programma che di settimana in settimana si trovava sempre lì sullo schermo, come un vecchio amico. I personaggi di questi prodotti televisivi non mostravano evoluzioni, tutto era costruito affinchè lo spettatore, qualora si fosse perso una puntata, si sarebbe comunque ritrovato al prossimo episodio. In questo panorama, un fulmine a ciel sereno: Twin Peaks. Twin peaks cambia l’intera concezione di serie televisiva, da cortometraggi a episodi alla serialità sotto forma di “lungometraggio espanso” di oggi. Twin Peaks è tutto ciò che la tv (ma anche il cinema) non poteva essere: tempi morti, gesti lenti, attese senza esito, narrazione non lineare, cancella-

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zione dei confini tra naturale e soprannaturale. Sogni. Visioni. Presente, passato e futuro. David Lynch e Mark Frost sono avanguardisti, vogliono catturare lo spettatore offrendogli un intrattenimento variegato, dalla commedia al thriller, con un tocco di soprannaturale e grottesco, finendo col il teen drama. La serie copre quindi un vasto range di pubblico e generi, prendendo la tv seriamente e raccontando al pubblico una storia intrigante, creando un legame tra pubblico e personaggi tramite una descrizione dell’America rassicurante e terrificante, soddisfacendo una certa morbosità che scorre sempre sotto l’animo umano. In Twin Peaks c’è sesso, droga, tortura, omicidio e per il 1990 sembra incredibile che qualcuno abbia portato questi temi sugli schermi televisivi mondiali. Lo spettatore viene portato in un luogo vivo, caratterizzato da posti riconoscibili, resi iconici dai personaggi che li popolano, gettando le basi per un immaginario coinvolgente e pieno di dettagli da fondare una mitologia unica e riconoscibile. Oltre a questi aspetti inerenti alla fruizione della tv, già dalle prime puntate vediamo crollare, uno dopo l’altro le tematiche


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classiche del genere. Emerge, infatti, un’incrinatura nella struttura poliziesca: il detective in genere fa luce sul mistero tramite la sua razionalità e la logica. Dale Cooper, invece, unisce alle sue doti razionali una grande sensibilità soprannaturale che lo aiuterà nelle indagini: Cooper non abbandona la logica, ma la usa per decodificare i messaggi paranormali, consapevole che la ragione non sia l’unico metodo di indagine. Anche la figura della vittima è diversa da quella classica. In genere il rapporto detective-vittima racchiude una visione ma-

schilista dove il detective (sempre maschio) guarda l’oggetto impotente, la donna vittima. In virtù di questa opposizione di attività/passività, soggetto/oggetto, non riesce ad identificarsi con la vittima. All’inizio della storia di Twin Peaks, tutto questo sembra doversi ripetere, a cominciare dalla rappresentazione di Laura Palmer avvolta nel sacco di plastica, ma sempre splendida e anche quando Cooper esamina la prima volta il suo cadavere, con atteggiamento distaccato e professionale. Il rapporto poi cambia ed il detective rivela empatia e rispetto per la ragazza, che gli apparirà addirittura in

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sogno per aiutarlo verso la scoperta del colpevole. Twin Peaks funge quindi da manuale anche per serialità contemporanea mandando in onda qualcosa di ambizioso e rivoluzionario rispetto ai vecchi show televisivi chiusi, utili solo ad intrattenere un pubblico che usava la tv come distrazione durante il pasto. Twin Peaks è quasi un posto che fa piacere visitare, che sembra esistere, che rende lo spettatore attivo e non più passivo e quasi anestetizzato sulla sua poltrona. La prima stagione mandata in onda da ABC fu un successo enorme e i guai cominciano con la seconda stagione che, con il senno di poi, sembra divisa in tre atti proprio come un film. La ABC voleva una serie TV rivoluzionaria e con Twin Peaks aveva avuto esattamente ciò che stava chiedendo. Al tempo stesso il network si trovava tra le mani un oggetto che non riusciva a comprendere fino in fondo e, avendo paura che il pubblico si sarebbe scoraggiato settimana dopo settimana, ha imposto a Lynch e Frost di svelare l’assassino di Laura Palmer, facendo scivolare la serie a piccola soap opera.

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Twin Peaks ha quindi rivoluzionato il modo di fare tv negli anni 90: fino a quel momento non si era mai pensato di cambiare le regole della televisione e prolungare l’indagine di un omicidio per ben due stagioni tanto da essere ricordata anche per il suo impatto social ante litteram poiché nel 1990 fu indetto un sondaggio telematico durante uno speciale in tv, in cui gli spettatori potevano esprimersi sull’assassino. Ma l’impatto rivoluzionario non è stato solo questo. Lynch ha provato a riformulare le regole della serialità degli anni ‘90 rivoluzionando quelle che erano le basi dello storytelling della


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serialità fino a quel momento. In tutta la serie tv sono ricorrenti marchi di fabbrica lynchiani . Nella parte estetica con dissolvenze, close-up e la fotografia che con i suoi giochi di luce e uso frequente di colori come il rosso, il blu e il giallo aiutano a creare delle atmosfere mistiche e misteriose. Un altro espediente interessante è l’utilizzo del metalinguaggio cinematografico inserendo la soap opera nella serie stessa. Infatti “Invito all’Amore” è una soap che i personaggi seguono appassionatamente in tv, creata parallelamente da Lynch e Frost, che mette in scena in maniera caricaturale i sentimen-

ti purificati della messa in onda televisiva. Una serie nella serie, nient’altro che l’estrema presa di coscienza da parte degli stessi characters di Twin Peaks di vivere un’esistenza di falsa autenticità. Twin Peaks ha avuto il privilegio e la forza di scrivere le sue regole di cui ancora oggi chi vuole fare televisione deve tenere conto.

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ERA UN SOGNO, VIVIAMO DENTRO UN SOGNO Tutto ruota intorno al concetto sogno e viaggio onirico che durante la narrazione rappresentano dei veri e propri portali necessari per portare il plot avanti. Il sogno rappresenta un altro mondo in cui tu puoi scegliere se entrare o meno: Twin Peaks è un sogno in cui noi abbiamo deciso di entrare. E’ una proiezione ideale e metaforica, una terra di passaggio in cui gli abitanti sono

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degli involucri travestiti da esseri umani. E’ un palcoscenico di corpi svuotati. I personaggi che popolano questo sogno sono grotteschi e sembrano affetti da una schizofrenia ironica ed indecifrabile, tanto che molte volte iniziano a danzare e a cantare senza nessun senso apparente, passando dal dramma alla commedia pura. Guardando più a fondo capiamo che i loro comportamenti non sono altro che il segno della loro natura da marionette manovrate da un deus ex machina. E’ un ulteriore modo per dire allo spettatore che quello che sta ve-


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dendo è una realtà filtrata che depista le vere intenzioni di chi le vive e anche di chi le guarda. Alla base della struttura dei personaggi di Twin Peaks c’è una scissione tra personaggi buoni e e cattivi. Di fatti, come accennato in precedenza, tutta l’opera di Twin Peaks si basa proprio sul tema del doppio: bene e male, luce e ombra, giusto e sbagliato. Quello che accomuna tutti i personaggi però è che tutti hanno qualcosa da nascondere e tutti mentono. Laura Palmer è la grande regina triste di tutti i segreti, e condivide con suo padre Leeland Palmer un segreto infernale, che entrambi si nascondono a vicenda tramite la condivisione di allucinazioni schizofreniche. L’agente Dale Cooper fa parte della fazione dei buoni ed ha una doppia valenza: è sia un tutore della legge ed è anche un visionario. Infatti non è un semplice agente dell’F.B.I piuttosto è un “eletto” capace di oltrepassare la soglia dei due mondi (terreno e ultraterreno) guidando lo spettatore nel lungo viaggio interiore e trascendentale che è Twin Peaks. Per questo motivo l’indagine sull’omicidio di Laura Palmer perde quasi subito il suo

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carattere convenzionale. Tra i personaggi più curiosi della cittadina di Twin Peaks troviamo Margaret Lanterman, meglio conosciuta come ‘la donna del ceppo’ è l’oracolo di Twin Peaks che avverte il male e lo preannuncia. Non a caso la scelta del ceppo in quanto il legno è spirito naturale altamente pregnante e poroso che si pensa abbia la capacità di assorbire le anime. Tra i personaggi chiave troviamo anche gli spiriti che guidano l’agente Cooper, diventati iconici nel panorama filmico di David Lynch: il nano e il gigante. Il Nano è personaggio iconico e controverso. Compare spesso in sogno a Dale Cooper e la sua caratteristica più bizzarra è la parlata al contrario. Non a caso l’onirico non è mai comprensibile ed ha bisogno di una profonda riflessione. Il Nano rappresenta proprio questo, il contrario di ciò che è. Innocuo all’apparenza ma spietato nella realtà. Il gigante è un altro essere demoniaco, ma benigno. Compare molto spesso a fianco del nano sono infatti i due guardiani della Loggia nera e della Loggia bianca. Non parla mai, ma,

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come un angelo custode, aiuta abitano nei corpi dei personaggi. l’agente Cooper nelle indagini. Ma alla base di tutto, come due E infine tra i personaggi più ri- personaggi principali, troviamo levanti c’è lui: il male assoluto due luoghi: la Loggia Bianca e BOB. BOB è l’entità malvagia la Loggia Nera. Nel primo si enche abita nel corpo di Leland tra attraverso l’amore, nel sePalmer, padre di Laura Palmer. condo attraverso la paura. Ma Ad uccidere la ragazza è stato Loggia Bianca e Nera in realtà proprio lui. Bob è l’incarnazione si riuniscono in modo simbiotico, del male assoluto perpetrato come lo yin e yang e il bianco dall’essere umano. e nero ripreso dal pavimento a zig-zag della Stanza Rossa (la Hanno un ruolo principale, stanza di attesa per il passagperò, anche la flora e la fauna gio in uno dei due luoghi): l’uin cui la cittadina è immersa. nificazione delle dualità porterò Gli alberi sono entità maligna poi- a raggiungere la perfezione. chè, fatti di legno, veicolo di fuoco, mentre i gufi, che abitano sugli alberi, sono come gli spiriti che

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CI RIVEDREMO TRA 25 ANNI

fisionomia delle icone che per anni hanno affascinato numerosi appassionati della serie.

La brutale interruzione della serie, per ben 25 anni, ha alimentato l’interesse degli spettatori che più volte hanno cercato indizi e nuove piste per risolvere il caso. Così è morta e risorta. Considerando questo concetto di morte e resurrezione, notiamo che in entrambe le serie la metafisica associata al trascendentale assume un ruolo fondamentale. Ciò che muore, non scompare per sempre, bensì I 25 anni sono trascorsi realmen- muta in qualcosa di nuovo. te, non solo nell’immaginario filmico, così da mutare anche la L’ultimo episodio della seconda stagione di Twin Peaks, nel 1991, termina con Laura Palmer nella Loggia Nera che annuncia a Dale Cooper che si sarebbero rivisti dopo 25 anni. Cosa sarebbe successo nel frattempo ? Nessuno l’avrebbe saputo, infatti, la terza stagione, che avrebbe risolto il mistero ,venne cancellata all’inizio degli anni ‘90 .

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Il cambiamento che avviene tra la prima e la seconda serie rappresenta appunto un trascorrere del tempo che sicuramente avvicina i personaggi alla morte rendendolo così all’altezza di essere raccontato e non falsato. La terza stagione del 2017 ha come leitmotiv il ritorno dell’agente Cooper ormai da anni rinchiuso nella Loggia Nera, Nei 25 anni passati, però, il tempo ha cambiato le cose e soprattutto la fisionomia dei personaggi che li vediamo oggettivamente invecchiat mentre alcuni degli attori che interpretavano determinati ruoli non hanno avuto la possibilità di comparire nuovamente nella nuova serie. Prendiamo ad esempio l’agente Phillip Jeffries, interpretato

da David Bowie, morto nel 2016. Linch non cancella il personaggio dalla serie, bensì lo sostituisce con una teiera, o anche come nel caso del personaggio del nano che viene sostituito da un albero vivente nella Sanza Rossa. Linch non prova minimamente ad attutire il colpo di queste perdite, ma le enfatizza, sottolineando così la mutabilità a cui l’universo è sottoposto. I personaggi più importanti, infatti, tornano, ma solo per confermare ed accettare il loro cambiamento. Dale Cooper è ancora intrappolato all’interno della Loggia Nera. Il suo doppelgänger è invece libero nel mondo reale, ed è invischiato in diverse attività criminali, con due giovani Ray

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e Darya. giorno Cooper, tra i teli rossi della Loggia, incontra un albero parlante, il quale afferma che per poter tornare nel mondo reale, dovrà trovare BOB, ospite all’interno del suo doppelgänger, e farlo rientrare. Nella ricerca dell’agente Dale vediamo avere uno spazio più ampio il personaggio interpretato dallo stesso David Lynch ovvero l’agente Gordon Cole che già nelle prime stagioni aveva fatto la sua comparsa in pochissime occasioni. Nella terza stagione lo vediamo coinvolto a svelare il mistero del doppleganger di Dale Cooper. Gli altri personaggi originali li troviamo sempre in balia dei loro tornenti e delle loro storie, come se fossero in qualche modo immutabili nel tempo, mentre altri nuovi personaggi sono secondari ed utilizzati per sviluppare o giustificare eventi che si susseguono durante la serie. Tra i nuovi personaggi troviamo DIane. Per anni i fans hanno pensato che Diane non esistesse perché non è mai stata mostrata agli spettatori come personaggio, piuttosto come identità invisibile e in più non hanno mai visto inviare le registrazioni che l’agente Cooper faceva per

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lei. Era chiaro che avessero una connessione personale, poiché Cooper iniziava a parlare a Diane dei più svariati argomenti con disinvoltura, e lei era sempre aggiornata sulle sue storie. Lynch e Frost decidono di togliere ogni dubbio e farla apparire nella terza stagione per aiutare gli agenti dell’F.B.I. a ritrovare il vero Cooper. Nella terza stagione Lynch e Frost decidono anche che inserire il cameo di Monica Bellucci che impersona se stessa ed ha un ruolo chiave per capire i misteri di Twin Peaks.


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Oggi che, dopo 25 anni, Twin Peaks è tornato, la nuova frontiera del racconto seriale, rappresentata dalle produzioni Netflix, passa attraverso piattaforme di streaming che rendono disponibili al pubblico stagioni intere alla volta, snaturando la dimensione dell’attesa che, nel caso di Twin Peaks, era rappresentata dalla difficoltà nell’individuare l’omicida: una rivelazione che, come sappiamo, l’Abc costrinse Frost e Lynch ad anticipare per non irritare gli spettatori che, una volta avuta la risposta all’enigma, incominciarono ad abbandonare la serie decretandone così in breve tempo la fine.

Come abbiamo detto, nell’ Nell’America di inizio anni novanta, Twin Peaks ha rappresentato una novità e una sfida alle convenzioni televisive. In quella di venticinque anni dopo, la terza stagione si pone invece volutamente come un prodotto sterile, iper-autorializzato, autoreferenziale, figlio di un panorama mediale profondamente mutato che tollera le eccedenze, le eccentricità e le sperimentazioni. Ad oggi, in un momento in cui la serialità sembra aver battuto tutte le strade possibili, i produttori e gli autori sembrano procedere più cautamente, addossandosi meno rischi, ma non nel caso di Lynch il quale ci

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ricorda che è solo rivendicando in pieno la libertà dell’autore che possiamo, oggi, liberarci dalla dittatura dello storytelling e delle indagini di mercato. La ricerca di Lynch è andata avanti soprattutto in direzione puramente estetica (molti critici, a proposito di questa terza stagione parlano, non a torto, di “videoarte”), verso film e video che sempre meno concedono spazio a una narrazione canonica. Twin Peaks 3 in chiave puramente autorialistica, rappresenta un bell’antidoto alla serialità “da manuale”. Lynch ci sfida, ci spiazza costantemente, non asseconda mai le nostre aspettative. Ci prende anche in giro, certamente. Ma si appropria di uno spazio che recentemente nessuno aveva più osato occupare, in televisione, con la libertà di tentare qualcosa di nuovo senza voler tracciare una strada, senza voler essere d’esempio. Twin Peaks 3, in altre parole, sembra essere meno “epocale” delle due stagioni precedenti, ma si presenta come una tappa fondamentale di una ricerca tra le più innovative e originali degli ultimi quarant’anni. A livello registico sperimenta le nuove tecnologie acquisendo sempre più una forma cinematografica che televisiva, spaziando liberamente da un ge-

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nere all’altro. Sicuramente la vecchia Twin Peaks, nonostante non abbia mai raccontato le sue storie coerentemente, risulta più diretta. Questo caratterizza ulteriormente la visione della serie, che spaziando continuamente nelle libertà mentali di Linch, la rende unica e non adatta a qualsiasi tipo di pubblico. Sicuramente la nuova serie risulta più radicale ed intrinseca al pensiero e al progetto di Linch, le aspettative sono totalmente stravolte così come l’eterna lotta tra bene e male. Nessun tipo di spiegazione o chiarimento viene inserito, lasciando così lo spettatore in un limbo continuo di ricerca e riflessione. Pur mantenendo le stesse atmosfere, la stessa carica narrativa del grottesco, esoterico e deforme riesce a dare nuova vita a Twin Peaks.


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Realizzato da: Gianmarco Campagna, Francesco Caso, Giulia De Rubeis, Arianna Di Giuseppe, Roberta Scampone per l’esame di Teoria e Metodo dei Mass Media dell’Accademia Di Belle Arti di Roma


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