GRUPPO : Panificio - Dorsale dei laghi di cava del Po
LE GUERRE DELL’ACQUA di VANDANA SHIVA pubblicato da South End Press nel 2002
STUDENTE : Arianna Santoro
LE GUERRE DELL’ACQUA Acqua, oro liquido
Guerre paradigmatiche
Guerre tradizionali
Acqua come bene comune
La lettura di “Le guerre dell’acqua”, scritto nel 2002 da Vandana Shiva, la definirei illuminante, nel senso che mette luce ad alcune zone in ombra dietro i potenti dell’economia mondiale. Vandana Shiva è una fisica ed economista indiana che dirige il Centro per la scienza, tecnologia e politica delle risorse naturali di Dehra Dun in India, ed è inoltre una delle maggiori attiviste politiche radicali e ambientaliste. Sin dal titolo “Le guerre dell’acqua”, invita a interpretare la risorsa acqua come principale causa dei numerosi conflitti globali e riprendendo una previsione del vicepresidente della Banca mondiale del 1995, scrive: “Se le guerre del Ventesimo secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del Ventunesimo avranno come oggetto del contendere l’acqua”, il nuovo oro liquido. La scrittrice ci illumina di come in realtà quella previsione non era un eventualità futura ma ne siamo già circondati. Sono, come differenzia nel libro, sia guerre paradigmatiche che guerre tradizionali. Le prime sono in corso in ogni società, in Oriente come in Occidente, a Nord come a sud, e in questo senso sono guerre globali, in cui culture diverse, ecosistemi differenti, accomunati dall’etica universale dell’acqua come necessità ecologica, come vita, si scontrano con una cultura imprenditoriale caratterizzata da avidità e appropriazione. Su questo fronte ci sono le grandi imprese, multinazionali, sostenute da istituzioni globali quali la Banca mondiale, la World Trade Organization (WTO) e il fondo monetario internazionale (Fmi) che puntano alla privatizzazione di questo bene comune, base ecologica di tutta la vita. Le seconde invece sono guerre vere e proprie, dove l’uso delle armi da fuoco è l’unico contatto, guerre per l’acqua che si combattono ogni giorno, condotte dalla logica del Far West contemporaneo di proprietà privata e della regola dell’appropriazione “Qui prior est in tempore, potior est in jure”: chi è primo nel tempo è primo per diritto.” La maggior parte dei conflitti politici sulle risorse sono però repressi o celati, in quanto chi controlla il potere preferisce far passare le guerre per l’acqua come guerre di carattere etico / religioso. Il libro si divide in sette capitoli più prefazione ed introduzione. Si apre con l’introduzione “Convertire l’abbondanza in scarsità” che si contrappone al sesto capitolo “Convertire la scarsità in abbondanza”. Questa scelta è stata, a mio parere, fondamentale, in quanto attraverso tutti i primi capitoli ci fornisce una serie di informazioni che non sempre sono reperibili dal web, in quanto molti eventi sono nascosti dai grandi colossi dell’economia mondiale, e ci fa capire come la crisi dell’acqua sia la dimensione più persuasiva, più grave e meno visibile della devastazione ecologica delle Terra. 2
di VANDANA SHIVA
Vandana Shiva, fisica ed economista indiana, dirige il Centro per la scienza, tecnologia e politica delle risorse naturali di Dehra Dun in India. Ăˆ tra i massimi esperti internazionali di ecologia sociale. Attivista politica radicale e ambientalista, ha vinto il Right Livelihood Award o premio Nobel alternativo per la pace nel 1993, il City of Sydney Peace Prize nel 2010 e il Premio Letterario Firenze per le Culture di Pace 2015.
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Attraverso i primi capitoli ci parla dell’acqua come proprietà comune non solo perché è la base della vita, ma anche perché la sua sostenibilità ed equa distribuzione dipendono dalla cooperazione tra i membri della comunità. Benché sia stata gestita come bene comune nel corso di tutta la storia dell’umanità e in culture diversissime tra loro, e sebbene ancora oggi la maggioranza delle comunità governi le risorse idriche come un bene comune o comunque abbia accesso “all’acqua come a un bene pubblico condiviso, sta acquistando sempre maggiore slancio la tendenza alla privatizzazione.” Quest’ultima trova il suo fondamento teorico in Tragedy of the Commons di Garrett Hardin, pubblicato nel 1968. Hardin dà per scontato che i beni comuni siano sistemi di libero accesso non governati socialmente, privi di proprietà e vede nell’assenza di proprietà privata la via obbligata verso l’illegalità. Ma Shiva mette in luce due falle importanti nel pensiero di Hardin: in primo luogo il presupposto che le proprietà comuni sono sistemi non governati ad accesso libero nasce dalla convinzione che una gestione possa esistere solo nelle mani di individui privati, e in secondo luogo i beni comuni non sono risorse ad accesso libero come immagina Hardin ma, al contrario, applicano il concetto di proprietà non su base individuale ma collettiva. La comunità stabilisce le restrizioni riguardo l’uso, e le norme di utilizzo sono ciò che “proteggono i pascoli dall’ipersfruttamento, le foreste dalla distruzione e le risorse idriche dalla sparizione”. Siccità e alluvioni
Ci parla in particolar modo della sua India, di interi villaggi costretti ad abbandonare le proprie abitazioni perché la costruzione di immense dighe da parte dei potenti ha portato via la fonte primaria del loro sostentamento, che per millenni ha permesso alla loro comunità di vivere. Pozzi tubolari che prosciugano le falde acquifere, considerando i metodi indigeni non efficienti e antiquati. Metodi di irrigazione che prosciugano a monte la risorse, non permettendo ai popoli che si trovano a valle di usufruire in egual modo della stessa risorsa. Ci parla di terroristi che non sono solo quelli che si nascondono nelle vesti di un passeggero a bordo di un aereo che poi farà schiantare contro il World Trade Center, ma ci parla anche di quelli che si nascondo nelle sale dei consigli di amministrazione delle multinazionali, dietro le norme sul libero mercato imposte da WTO, dal Nafta (North American Free Trade Agreement), e dal Ftaa (Free Trade Area of the Americas), di quelli che si nascondono dietro la scrivania della Casa Bianca e che hanno il potere decisionale di rifiutare di firmare il protocollo di Kyoto, compiendo così un atto di terrorismo ecologico contro le numerose comunità che rischiano di essere spazzate via dalla Terra dal riscaldamento globale. Come scrive all’inizio del secondo capitolo “Troppa acqua, o troppo poca, distrugge il creato” . A pensarci alluvioni e siccità sono sempre esistite ma oggi sono diventati più intensi e frequenti. La natura sta diventando imprevedibile e a lunghi periodi di siccità
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Karnataka, la peggiore siccitĂ degli ultimi 40 anni
http://www.asianews.it/notizie-it/Karnataka,-la-peggiore-siccitĂ -degli-ultimi-40-anni.-Gli-aiuti-della-Chiesa-cattolica-35213.html 5
Cambiamenti climatici
Mangrovie terrorismo ecologico
gravissima si contrappongono raffiche si scariche d’acqua pericolose per l’agricoltura ma anche per le persone. Come il ciclone che nel 1999 si è abbattuto sull’est dello stato di Orissa, nell’India orientale, il quale ha danneggiato quasi due milioni di case e settecento mila ettari di coltivazioni e allevamenti, mentre le vittime risalgono a 20.000 persone. “Questi eccessi meteorologici sono connessi al mutamento climatico, a sua volta legato all’inquinamento cui sottoposta l’atmosfera per l’uso dei combustibili fossili”. Ciò che è sconcertante è che questo libro è stato scritto quindici anni fa, parla di eventi del passato, ma è attuale più che mai. Già nel 1994 , l’ Ipcc rivelava che le emissioni prodotte dalla combustione di carbone e petrolio stavano intrappolando nell’aria una quantità di calore solare superiore alla norma e il rapporto avvertiva delle gravi alterazioni che si stavano verificando come l’aumento elevato delle temperature, siccità e alluvioni di carattere estremo. Nel 1997, la Climate Change Convention si è tenuta a Kyoto con lo scopo di determinare gli obiettivi comuni per la riduzione delle emissioni di gas serra. Nonostante il riconoscimento mondiale dei gravissimi danni ambientali dovuto al riscaldamento globale, “quando nel 2001 George W. Bush è diventato presidente degli Stati Uniti, una delle sue prime decisioni è stata quella di disconoscere l’accordo e annullare l’impegno statunitense a ridurre le emissioni di anidride carbonica degli impianti di produzione di energia. L’argomento di Bush è stato: “ La nostra economia sta rallentando. Stiamo anche attraversando una crisi energetica, e l’idea di mettere un coperchio al biossido di carbonio è economicamente insensata”. Come non poter relazionare ciò agli ultimi eventi della situazione attuale, e alle decisioni del nuovo Presidente nei confronti del cambiamento climatico? Paradossalmente gli stessi Stati Uniti sono minacciati dalle conseguenze del riscaldamento globale. Una delle conseguenze più drammatiche è sicuramente lo scioglimento delle calotte di ghiaccio e dei ghiacciai, connessa ecologicamente alla all’economia dei combustibili fossili e dall’inquinamento atmosferico. Le temperature globali sono annualmente in crescita, lo scioglimento dei ghiacciai è repentino e l’innalzamento dei mari e della loro temperatura è veloce e porta con se gravi conseguenze, molte coste potrebbero essere sommerse, e le barriere coralline morire, con conseguenze irreversibili. A tal proposito un capitoletto interessante è quello sulla distruzione delle mangrovie, una specie di alberi che nasce nelle zone paludose lungo le coste del Sud del mondo, di cui ne hanno parlato moltissimo anche nell’ultimo Cineambiente a Torino. Le comunità locali attingono agli ecosistemi di mangrovie, cibo, medicinali, combustibile e materiale da costruzione. Per milioni di residenti costieri le foreste di mangrovie sono la fonte principale di sostentamento, sicura e fondamento della loro cultura. La liberazione del commercio è una delle cause principale che sta portando alla scomparsa delle mangrovie, portando a gravissime conseguenze, in http://www.cinemambiente.it/film_ambiente/8844_Nahui_Ollin,_Sol_de_Movi6 miento.html
Mangrovie
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Monocoltura
Democrazia dell’acqua
Consapevolezza
quanto questa specie assorbe l’energia delle onde, delle maree, filtra il sole, funge da barriera contro il vento, assorbe l’eccesso di nutrienti come nitriti e fosfati. La loro distruzione porta quindi all’indebolimento di un importante barriera capace di ammortizzare gli effetti dei cicloni e delle alluvioni. Contrariamente invece la monocoltura di eucalipti ha portato in India e nella maggioranza di città del terzo mondo , siccità e carestia, in quanto l’eucalipto è una pianta che se piantata in regioni carenti di acqua diventa un fattore di rischio. Nel 1983 gli agricoltori del Karnataka hanno marciato in massa e sradicato milioni di eucalipti e piantato mango. Poco dopo la portate dei fiumi è aumentata del 120%. Forse la vicenda più nota di avidità è la situazione creatasi in Bolivia dove una società sussidiaria di Bechtel, una delle più grandi multinazionali mondiali operanti nel campo dell’acqua, nel 1999 autorizzata dalla Banca Mondiale prese il controllo dell’acquedotto e della distribuzione, i costi si elevarono esponenzialmente per le famiglie, in una città dove il reddito medio arrivava a malapena ai 100 dollari mensili le bollette arrivarono a superare il 20% di questa cifra. La situazione divenne insostenibile, la popolazione insorse, i manifestanti lanciavano slogan come “L’acqua è un dono di Dio e non una merce” e “Acqua è Vita”. Gli attivisti vengono arrestati, alcuni manifestanti uccisi, i mezzi di comunicazione sottoposti a censura. Infine il 10 aprile del 1999 il popolo vince e costringe la società a fare un passo indietro. Riprendendosi l’acqua dalle grandi aziende e dal mercato, i cittadini della Bolivia hanno dimostrato che la privatizzazione non è inevitabile e che l’appropriazione da parte delle imprese di risorse vitali può essere respinta con la volontà democratica del popolo. Un altro tema sul quale la scrittrice mette luce è quello della violazione del diritto naturale di usufruire di acqua pulita, facendo riferimento all’ottavo principio della democrazia dell’acqua secondo cui : “Nessuno ha il diritto di distruggerla. Nessuno ha il diritto di impiegare in eccesso, abusare, sprecare o inquinare i sistemi di circolazione dell’acqua. I permessi di inquinamento commerciabili violano il principio dell’uso equo e sostenibile.” Nel mondo industrializzato le aziende e i governi hanno cercato, e lo stanno purtroppo facendo tutt’ora, di far passare il concetto del “diritto all’inquinamento”; sono stati creati i TDP (Tradable Discharge Permits) dei veri e propri titoli commerciabili tra le aziende che danno la possibilità, a fronte di un corrispettivo economico, di inquinare a piacimento le acque di fiumi e laghi. Nel penultimo capitolo però ci racconta di rivendicazioni e popoli che sono riusciti a convertire la scarsità in abbondanza. Mentre la privatizzazione dell’acqua è la linea seguita dai governi e istituzioni finanziare globali, in India e in tutto il mondo le masse si stanno mobilitando per conservare l’acqua e rilanciare il controllo della comunità sulle sue risorse. Nell’India tradizionale ad esem-
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Rivoluzione contro la societĂ sussidiaria di Bechtel
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Gange, fiume sacro
pio, è stato possibile creare riserve idriche adeguate e sopratutto sostenibili in condizioni di precipitazioni scarse e stagionali grazie alle conoscenze ecologiche, alla competenza tecnologica e alla cultura della conservazione. Questi sistemi sostenibili , però posso andare rapidamente distrutti in quanto le tecnologie idrche che non sanno comprendere i cicli naturali possono violare i ritmi dell’acqua stessa e degradare, impoverire e avvelenare le risorse. E qui citerei Ghandi che una volta disse “ La Terra ha abbastanza per la necessità di tutti, ma non per l’avidità di pochi”. Perché è questa la causa principale della decadenza del mondo. Secondo Vandana Shiva il ciclo dell’acqua ci connette tutti, ci connette con la natura e ci accomuna, perché senza acqua non ci sarebbe vita. E se non saremo capaci di creare la democrazia ecologica, la democrazia dell’acqua non saremo capaci di creare la pace, e questo momento tragico della storia potrebbe portare al collasso. Conclude con il settimo capitolo “Le acque sacre” in cui protagonista è il fiume Gange, di cui narra la sua storia. Qui il libro cambia forma e diventa quasi un inno all’acqua e alla sua conservazione e protezione. “Ganga le cui acque scorrono nel paradiso, è figlia del signore della Neve. Giungi, Shiva, a portare il tuo aiuto, a trattenerla nel mezzo della sua discesa. Perché da sola la terra mai potrà sostenere questi torrenti che cadono dall’alto del cielo.” Questa è la storia ecologica del Gange. E questo inno riporta il problema idrologico associato alla discesa di un fiume potente come il Gange. L’ecologo dell’Himalaya, Reiger descrive il senso materiale dell’inno: “Nelle scritture c’è la consapevolezza che se tutte le acque che discendono dalla montagna dovessero abbattersi sulla terra nuda, questa non sarebbe mai in grado di reggere l’impatto dei torrenti… nei capelli di Shiva abbiamo un dispositivo fisico ben noto, che spezza la forza dell’acqua che scende… la vegetazione delle montagne.”
Valore, Valere
Biodiversità
Riprende il vocabolo “valore” che viene dal latino valere, che significa “essere forte, valido”. Nelle comunità in cui l’acqua è sacra, il suo valore si fonda sul ruolo e la funzione di forza vitale per animali, piante ed ecosistemi. La mercificazione viceversa, riduce il suo valore esclusivamente a quello commerciale. Con l’avvento in particolare della rivoluzione industriale si è attribuito a qualsiasi risorsa un valore commerciale, e quindi le foreste non erano più elementi viventi, ma miniere di legname, i minerali non erano più le vene della terra ma semplici materie prime. Oggi stiamo assistendo alla mercificazione di due importanti valori: la biodiversità e l’acqua. Shiva in qualche modo ci chiede di ridare quel valo-
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Fiume Gange
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Acqua è vita
re sacro all’unico elemento insostituibile. Perché la verità è che quando l’acqua scompare non ci sono alternative. Per le donne del Terzo Mondo scarsità d’acqua significa percorrere maggiori distanze per procurarsene un po’. Per i contadini significa fame e miseria. Per i bambini significa disidratazione e morte. Un sostituto a questo liquido prezioso semplicemente non esiste. La crisi dell’acqua è una crisi ecologica che ha cause commerciali ma non soluzioni di mercato. Le soluzioni di mercato distruggono la terra e aumentano le disuguaglianze. “La soluzione di una crisi ecologica è ecologica. La soluzione dell’ingiustizia è la democrazia. La cessazione della crisi dell’acqua impone una rinascita della democrazia ecologica.”
Diritto naturale
Questo libro è illuminante. Accende qualcosa che fa riflettere e venir voglia di agire e denunciare la gravissima minaccia di una silenziosa privatizzazione di questo bene comune. E’ un diritto naturale, perché è la natura che ce lo ha donato. E’ nostro dovere conservarlo, perché è limitato, e la sua fine porterebbe alla nostra fine. Basterebbero piccoli accorgimenti quotidiani, perché molte volte noi occidentali dimentichiamo il suo valore e lo consideriamo illimitato. Gli esempi riportati da Vandana Shiva sono al tempo stesso catastrofi ma anche vittorie di una consapevolezza radicata nelle menti di alcuni popoli e ci incoraggia dimostrandoci che il cambiamento esiste e può avvenire, solo se è la massa a volerlo e ci ha mostrato come sia possibile creare abbondanza dalla scarsità. Preservandola.
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The Whole Earth Catalog , Stewart Brand, 1968 Brand pensò che l’immagine del nostro pianeta potesse essere un simbolo potente. La Terra vista dallo Spazio sarebbe stata un forte messaggio al pubblico e eavrebbe fatto acquisire una maggiore consapevolezza sul proprio pianera. Avrebbe fatto capire quanto la Terra sia uno spazio prezioso e che le sue risorse vanno usate con accuratezza a favore di un energia sostenibile, in quanto con questa foto, una delle prime ad essere state divulgate, si percepisce la Terra come luogo finito e limitato, ma in relazione con lo spazio.
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CONFRONTO CON IL “Il Design sistemico progetta le relazioni tra i componenti che generano il sistema, valorizza l’identità e le risorse locali e produce sviluppo e benessere per il singolo e la collettività.”
Le guerre dell’acqua sono a mio parere strettamente legate al design sistemico. E possiamo ritrovare tre principali temi : Risorse, Identità e Consapevolezza. Risorsa
Risorsa viene dalla parola “surge” che significa “ciò che ha la capacità di risollevarsi” “risorgere” purtroppo però oggi questo vocabolo indica ciò che acquista valore in quanto materia prima per le industrie. Le risorse acquistano un valore di mercato per le industrie e le grandi aziende di trasformazione che vedono i paesi ricchi di risorse come una miniera d’oro, da sfruttare in maniera smisurata, inconsapevole e illimitata senza pensare all’impatto ambientale che lo sfruttamento apporta alla Terra. Come la Bharat Aluminium Company (Balco), società attiva nell’estrazione della bauxite, che nel 1985 è arrivata a Gandmardhan distruggendo la santità e l’assetto ecologico di un’importante montagna dal quale nascono i maggiori fiumi di questa regione. Ciò che ci sfugge è che le risorse sono limitate e per tanto bisogna limitare il consumo ed evitare soprattutto gli sprechi. “Uno sviluppo sostenibile dovrebbe essere in grado di rispondere alla domanda di beni e di servizi della società utilizzando solo il 10% della materia e dell’energia che impiega oggi” afferma l’esperto di design sostenibile Ezio Manzini nel 1995. Per produrre un bene o un servizio è inevitabile l’utilizzo e il consumo di risorse (materiali, energetiche, umane). La produzione ha quindi necessariamente un impatto ambientale. L’approccio sistemico in primo luogo sceglie di usare risorse locali, in maniera consapevole. Crea consapevolezza sia nel consumatore che sceglie prodotti locali e a km 0, sia nell’azienda che non ha più una produzione delocalizzata, quindi che avviene in un contesto globale differente dal contesto locale, ma investe in risorse umane e materiali locali, creando così una rete di relazioni che vanno ad incentivare l’economia locale e l’impatto ambientale si riduce. Se si progettano in maniera innovativa le relazioni tra diverse attività produttive sullo stesso territorio, gli scarti di un attività, ovvero gli output, posso diventare risorse, quindi input,per un’altra attività, base della blue economy. In questo modo, a partire dai processi esistenti, si crea un sistema aperto che cresce per autopoiesi e http://www.systemicdesign.org
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DESIGN SISTEMICO quindi si sviluppa autonomamente. Scegliendo risorse locali si hanno diversi riscontri positivi. In primo luogo l’ambiente non subisce alterazioni, portando a cambiamenti irreversibili, catastrofi, siccità o prosciugamento dei fiumi. Come ci racconta Shiva, ad esempio l’impianto di eucalpti, specie australiana, in regioni dove la presenza di acqua è scarsa, può diventare un fattore di rischio, in quanto necessitano di molta acqua, prosciugando così interi fiumi. Con l’approccio sistemico si ricerca l’identità di un luogo, e ogni prodotto racconterà la storia di quel luogo, il know-how e la conoscenza indigena. Quando gli ingegneri britannici sono arrivati nel deserto si sono meravigliati di come la comunità locale era riuscita a progettare un sistema di cisterne capaci di irrigare migliaia di ettari, trasformando la scarsità in abbondanza. Un impianto britannico avrebbe danneggiato quelle regioni perché non avrebbe mai avuto la conoscenza, la consapevolezza di quel luogo. Ogni luogo ha la sua identità e nel mondo odierno è stata sostituita dall’omologazione a discapito delle singole comunità e a favore delle grandi multinazionali. Il Design Sistemico agisce sulla consapevolezza delle nostre scelte.Per esempio se decidiamo di acquistare un prodotto locale, significa scegliere un prodotto di qualità a km0, di cui conosciamo la provenienza e il produttore, favorendo così l’economia locale. Un altro elemento fondamentale è anche quello di preservare la biodiversità, differente in ogni regione, in quanto quando questa viene alterata le conseguenze sono quasi immediate e dannose per l’ecosistema, compreso l’uomo. Negli ultimi capitoli Shiva ci mostra come molte comunità hanno preso consapevolezza del fatto che qualcuno stesse profanando e distruggendo il loro territorio. Hanno lottato, marciato, hanno sacrificato la loro vita per proteggere il loro territorio, non per una questione di proprietà, ma di legame alla terra. Molte comunità riconoscono la magnificenza della natura e le sono grati per quello che ci offre gratuitamente. La privatizzazione di un bene è un gesto egoista. Con l’avvento dei rubinetti e delle bottiglie d’acqua ci siamo dimenticati che prima di finire nelle tubature e di essere venduta in confezioni di plastica, l’acqua è un dono della natura. In india tutti i fiumi sono sacri, il Gange è considerato un fiume sacro non solo perché inspiegabilmente i batteri del colera morivano nelle sue acque, e per millenni è stata fonte di sostentamento e di vita per migliaia di comunità, ma anche perché in India è considerato estensione e parziale manifestazione delle divinità. Ora il ghiacciato dal quale questo meravigliosa fonte di vita ha origine si sta ritirando al ritmo di 5 metri l’anno. L’approccio sistemico punta a creare consapevolezza nell’uomo 15
Identità
Consapevolezza
che deve porsi al centro, non in una visione antropocentrica, quindi incentrata sull’uomo come essere superiore a tutto, Natura compresa, ma come essere all’interno di una rete di relazioni in cui è la vita (biologica, etica, sociale) ad avere un peso superiore rispetto al sistema di valori complessivo. Punta alla consapevolezza che i nostri gesti possono incidere in maniera importante sulla Terra, e che le nostre scelte quotidiane sono alla base del cambiamento, e soprattutto alla base di uno Sviluppo Sostenibile, che mette al centro l’ambiente, la società e l’economia. Lo Sviluppo Sostenibile, infatti, viene definito come il processo finalizzato al raggiungimento di obiettivi di miglioramento ambientale, economico, sociale, sia a livello locale che globale. Risultano essere interdipendenti, dunque, la tutela e valorizzazione delle risorse naturali, la dimensione economica e sociale, al fine di soddisfare i bisogni delle attuali generazioni e di quelle future.
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Bibliografia e sitografia
Vandana Shiva, Le guerre dell’acqua, 2002 http://www.garretthardinsociety.org/articles_pdf/tragedy_of_the_ commons.pdf http://www.systemicdesign.org http://thewaterweeat.com/it/ http://www.cinemambiente.it/film_ambiente/8844_Nahui_Ollin,_ Sol_de_Movimiento.html
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Panificio Dorsale dei Laghi di Cava del Po
DIVERSITY
connections with other activities
COMMUNITY NETWORK
supply from local activities
NEW ECONOMY SYSTEM SHORT CHAIN
collective welfare
COMMON GOODS KM 0
LOCAL ECONOMY KNOW-HOW
sustainable attitudes
mentality change
KM 0
LOCALISM
COMPLEXITY
SOCIAL CAPITAL
HUMAN CAPITAL
new values human capital adaptability
RELATIONSHIP
RISK MANAGEMENT
RESILIENCE
SOCIAL CAPITAL
GOVERNEMENT SUPPORT
ECOLOGICAL DEMOCRACY
WELFARE
SOCIAL UNITY
limited resources natural right
SYSTEMIC APPROACH
quality instead of quantity FOOD QUALITY
MULTIDISCIPLINARY
KM 0 COMMON GOODS
AWARENESS
IDENTITY
STABILITY
RESILIENCE
SOCIAL
COMMON GOODS
KM 0
open/close systems preservations AGRONOMY
BIODIVERSITY
TRADITIONAL ROOTS
URBAN CAPITAL SUSTAINABILITY
consciuous usage
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