Arpa campania ambiente 2014 2

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METEO

Un inverno troppo mite Perlomeno fino ad ora

Loffredo a pag.6 NATURA & BIODIVERSITÀ

Il primo rapporto WWF sulla biodiversità

Il pianeta Terra, ricchissimo di vita, abitato da circa 6 milioni di specie animali e vegetali, con 18.000 nuove specie descritte ogni anno e 49 scoperte al giorno negli angoli più remoti del pianeta, a formare un sistema che supporta la vita, non solo della natura ma anche dell’uomo. Buonfanti a pag.8

MOBILITÀ SOSTENIBILE

Curitiba: città modello dell’America Latina I giorni 10, 11 e 12 giugno 2014 si terrà a Parigi “Transports publics 2014”, il Salone europeo della mobilità, che riunisce, i responsabili e gli operatori del settore dei trasporti urbani, interurbani e regionali di Francia e d'Europa.

La proposta della Commissione scontenta sia ambientalisti che industriali

Europa: nuovi obiettivi per emissioni e rinnovabili L’Europa fissa i nuovi obiettivi da perseguire con politiche comunitarie. Emissioni di CO2 ridotte del 40% e rinnovabili al 27%. La decisione spetta ora ai capi di Stato e di governo che dovranno pronunciarsi durante il vertice del 20 e 21 marzo a Bruxelles. “Un taglio del 40% nelle emissioni di gas serra rappresenta un obiettivo particolarmente ambizioso, ma è la pietra miliare più efficace in termini di costi nel nostro percorso verso un’economia a basse emissioni”, ha affermato il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, secondo cui “anche l’obiettivo di raggiungere il 27% di energie rinnovabili è un segnale importante. D’Auria a pag.3

Napoli Est tra sogno e realtà

Le intolleranze ambientali Cause e sintomi

Napoli Est. Est come affermazione dell’essere. Est come punto cardinale che geograficamente indica il levante e figurativamente quella parte di cielo dove si vede nascere il sole, o Oriente. Nel nostro caso, dunque, l’area Orientale di Napoli, cerniera con tutti i comuni della fascia vesuviana, un tempo eccellenza dell’industria nazionale e poi, dopo lo spartiacque del terremoto dell’Ottanta, simbolo della desertificazione produttiva del meridione.

Intolleranze ambientali è un termine ad ombrello sotto il quale si possono classificare una serie di malattie, ancora in gran parte poco note, causate direttamente dall’esposizione a sostanze (principalmente solventi organici, pesticidi ed additivi anche in low dose) in grado di innescare fenomeni di tossicità cellulare con aumento dell'enzima nitrossido-sintetasi e della produzione di ossido di azoto, potente ossidante.

Martelli a pag.4

Liguori a pag.10

BIO-ARCHITETTURA

L’architettura di Matteo Thun

Palumbo a pag.12

Cento anni fa, scoppiava il primo conflitto mondiale la guerra per finire tutte le guerre, come la definì Herbert George Wells. La tendenza umana ad eliminarsi reciprocamente ha avuto ragione dell’ottimismo dello scrittore britannico, da allora il mondo ha conosciuto centinaia di conflitti.

Sembra quasi inutile sottolineare quanto la previdenza sia una fonte inesauribile di continui aggiornamenti, a volte anche abbastanza complessi. È per questo motivo che in questa rubrica si cerca di dare, anche se in modo sintetico, delle informazioni utili al riguardo, cercando di renderle, il più possibile, immediatamente fruibili. Nell’esporre, quindi, le novità relative all’anno in corso, si procederà anche ad un breve riepilogo, puramente sistematico. La riforma Fornero, ha stabilito il passaggio al sistema contributivo dal primo gennaio 2012 per tutti i lavoratori.

Tafuro a pag.19

Ferrara-Balzano a pag.18

Mercadante a pag.11

AMBIENTE & CULTURA

NATUR@MENTE

Fines Moryson a Napoli

Non ti nascondere dietro il destino. Il destino è il pretesto dei falliti

Terzi a pag.13

LAVORO & PREVIDENZA

Previdenza 2014: riepilogo e novità

L’Europa va verso lo sviluppo sostenibile?


Linee guida per la valutazione e il monitoraggio dell’impatto acustico degli impianti eolici Angelo Morlando La pubblicazione dell'ISPRA di novembre 2013, n. 103 è il risultato del lavoro congiunto dell'Istituto (Salvatore Curcuruto, Delio Atzori e Giuseppe Marsico) e delle ARPA Toscana, Veneto, Abruzzo, Molise, Umbria, Basilicata e Sicilia. Il manuale è costituito da tre parti più un appendice per complessive 91 pagine i cui contenuti possono riassumersi citando integralmente l'introduzione: "Scopo del documento è fornire una metodologia standard di misura finalizzata all'analisi e alla valutazione dell'impatto acustico prodotto durante l'esercizio di impianti eolici (o parchi eolici), composti da uno o più dispositivi di generazione a turbina eolica (aerogeneratori) anche ai fini del loro monitoraggio acustico. I risultati ottenuti applicando la presente metodologia di acquisizione dati dovranno essere elaborati secondo la procedura descritta nella seconda parte delle presenti Linee guida, al fine di ottenere una stima dei parametri necessari per il confronto con i limiti normativi di cui alla L. n. 447/95 e al D.P.C.M. 14/11/1997 e quindi per la verifica dell'impatto acustico di

questi impianti. La metodologia descritta può anche essere presa a riferimento per l’elaborazione di un nuovo strumento normativo specifico per la sorgente costituita dai generatori eolici. La procedura proposta è stata testata in due siti con orografia com-

plessa con presenza di ricettori parzialmente schermati rispetto alla sorgente preponderante di rumore, permette di estrapolare dai dati di rumore misurati (livelli di rumore ambientale) il livello di rumore residuo,quello di emissione degli aerogenera-

tori e il livello differenziale senza necessità di interrompere il funzionamento dell’impianto. In concomitanza alla misura dei livelli di rumore è necessario acquisire direttamente i dati meteo (in particolare: velocità e direzione del vento) in prossimità del ricettore, anche al fine di stimare la rumorosità residua del sito direttamente collegata al vento (rumore della vegetazione, interazione con ostacoli). Tale approccio permette di superare i problemi che si incontrano quando la ventosità locale è poco correlata alla ventosità in quota, in particolare nel caso di ricettori schermati o con valori di vento locali molto bassi". La "Parte I - Procedure e tecniche di misura" comprende 8 capitoli che descrivono i seguenti argomenti: campo di applicazione, riferimenti normativi, definizioni, generalità e inquadramento della procedura, fase conoscitiva preliminare, individuazione dei ricettori, caratterizzazione anemologica del sito, caratterizzazione di altre sorgenti sonore, valori limite, strumentazione, procedura di misura (parametri da acquisire, postazioni di misura, tempi di misura, condizioni di misura, misure supplementari) e va-

lutazione dei risultati e redazione del report finale. La "Parte II - Elaborazione dei dati di misura" comprende 4 capitoli che descrivono i seguenti argomenti: riferimenti normativi, definizioni e procedura di elaborazione dei dati (predisposizione della banca dati, prima stima del livello di rumore residuo al ricettore per bassi valori del vento a terra, avvio della procedura iterativa: creazione delle matrici di calcolo, avvio della procedura iterativa: matrice dei livelli di emissione al ricettore, avvio della procedura iterativa: matrice dei livelli di rumore residuo al ricettore, stima finale dei livelli di rumore residuo e dei livelli di emissione al ricettori, verifica dei limiti normativi). La "Parte III - Metodi per la stima delle incertezze" comprende 4 sottoparagrafi che fondamentalmente sono di specifica natura statistica. La "Appendice - Stato dell'arte" comprende 14 capitoli. Una pubblicazione completa che affronta l'impatto acustico degli impianti eolici sotto tutti gli aspetti. Restiamo in attesa di una prossima pubblicazione inerente a tutti gli impatti prodotti dagli stessi impianti, soprattutto quello dell'ombreggiatura alternata causata dal movimento delle pale sugli edifici circostanti.

Campania: squadre addestrate contro i disastri Un pool di cento professionisti sorveglierà le zone a rischio Rosa Funaro Avviato, in Campania, l’ addestramento finalizzato alla creazione di presidi territoriali per la difesa del suolo e la prevenzione delle frane. Un "pool" di 100 professionisti, ossia 50 coppie di geologi, ingegneri ambientali o civili, impegnati per prevenire i disastri e le catastrofi naturali. "Le squadre saranno preparate ad attuare la prevenzione del rischio frane e alluvioni direttamente sul campo - ha dichiarato l'assessore regionale alla Protezione civile, Edoardo Cosenza - in caso di preallarme meteo si recheranno sul posto per te-

nere d'occhio le zone critiche e segnalare, tempestivamente, il pericolo. I tecnici prepareranno, da subito, la carta di crisi, ossia la mappa delle aree da sorvegliare in caso di condizioni meteo-avverse. Una valutazione al livello micro, di dettaglio, fatta passando al setaccio il territorio. Ad addestramento terminato, saranno poi inviati direttamente sul territorio per vigilare le zone critiche precedentemente individuate: pendii, torrenti, fiumi, canali, ma anche - ha aggiunto - sottopassi e tratti tombati. In caso di pericolo, avvertiranno i sindaci, che potranno

assumere decisioni di protezione civile in modo consapevole". I primi 50 gruppi di sentinelle esperte andranno a coprire l'area franosa intorno al Vesuvio, da Sarno a Gragnano, e anche la costiera sorrentina ed amalfitana, che rappresenta la più pericolosa per la presenza di materiale piroclastico responsabile di frane con colate di fango, tipo quella di Sarno. Subito dopo partiranno analoghe attività di addestramento per attivare il controllo capillare di tutte le otto zone di allerta (aree geografiche omogenee per caratteristiche geomorfologiche ed ambientali) in cui è suddivisa la regione.


Europa: nuovi obiettivi per emissioni e rinnovabili La proposta della Commissione scontenta sia ambientalisti che industriali Paolo D’Auria L’Europa fissa i nuovi obiettivi da perseguire con politiche comunitarie. Emissioni di CO2 ridotte del 40% e rinnovabili al 27%. La decisione spetta ora ai capi di Stato e di governo che dovranno pronunciarsi durante il vertice del 20 e 21 marzo a Bruxelles. “Un taglio del 40% nelle emissioni di gas serra rappresenta un obiettivo particolarmente ambizioso, ma è la pietra miliare più efficace in termini di costi nel nostro percorso verso un’economia a basse emissioni”, ha affermato il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, secondo cui “anche l’obiettivo di raggiungere il 27% di energie rinnovabili è un segnale importante: rappresenta stabilità per gli investitori, stimola l’occupazione verde e rende più sicure le nostre forniture energetiche”. Il nuovo “libro verde” dovrebbe fissare il contributo del continente più virtuoso (l’Europa produce l’11% della quota mondiale di gas-serra) per riuscire a limitare a due gradi l’innalzamento della temperatura globale dall’inizio dell’era industriale alla fine di questo secolo. Un aumento di 4 gradi infatti sarebbe catastrofico. Questo era il compito di Cop19, la conferenza mondiale dell’Onu che è fallita a Varsavia a fine dello scorso novembre. Fino a ieri

l’Europa era ferma al triplice obiettivo del 20–20-20. Ovvero ridurre le emissioni e lo sfruttamento energetico del 20% e parallelamente aumentare le rinnovabili della stessa cifra entro il 2020. Il doppio obiettivo proposto dall’esecutivo comunitario è in linea con la posizione della commissione sviluppo e industria del Parlamento europeo, ma le rosee dichiarazioni degli addetti ai lavori sono già state “smontate” su due fronti diametralmente opposti. Da un lato le organizzazioni ambientaliste che giudicano insufficienti le misure proposte; dall’altro gli industriali, secondo cui questi obiettivi sono troppo penalizzanti. Non a caso davanti al Palazzo Berlaymont di Bruxelles, dove ha sede la Commissione Ue, il partito dei Verdi europei e le associazioni ambientaliste hanno dato vita a una protesta contro le nuove proposte. “Per chi lavora Barroso?”, era scritto su uno striscione: secondo i manifestanti, la risposta è: “per le lobby del carbonio”. “Lasciando libertà agli Stati membri l’Europa rinuncia al suo ruolo guida nelle politiche climatico-energetiche”, ha sottolineato Monica Frassoni, co-presidente dei Verdi europei. I target di produzione di rinnovabili, sostiene, “sono troppo bassi, se consideriamo che già adesso si produce un quota pari al 22%” in alcuni Paesi.

La definizione dei nuovi obiettivi del pacchetto clima in Europa, tuttavia, rivela anche la volontà di rilanciare l’industria del vecchio continente e restare leader nella lotta al cambiamento climatico, ridurre i prezzi dell’energia e rivitalizzare il mercato dell’Ets (Emission Trading Scheme), con un’apertura allo shale gas (giacimenti di gas da argille) ma tutelando l’ambiente. Contemporaneamente al taglio delle emissioni di CO2 al 40% entro il 2030, si mettono a disposizione per l’industria, grazie alle nuove linee guida di Bruxelles, 150 miliardi di diversi fondi Ue per puntare su innovazione e competitività. Per la prima volta l’Ue si dota

di una vera e propria strategia industriale, che riporta il settore al centro della sua economia con l’obiettivo di raggiungere il 20% del PIL con il manifatturiero entro il 2020, dall’attuale 15,1%. Si punta in particolare l’attenzione sulle auto verdi, le ecocostruzioni, il turismo. Un pacchetto consistente di fondi Ue verrà messo a disposizione: in totale circa 150 miliardi, di cui 100 dai fondi strutturali, 40 dal programma Horizon 2020 e 10 da Cosme. Previsti anche il taglio dei tempi per aprire un’impresa (massimo 3 giorni con un costo di 100 euro) e facilitazioni per l’accesso all’energia e alle materie prime. Un’analisi dei prezzi energe-

tici in Europa chiederà più sforzi per assicurare livelli di costi comuni tra gli stati membri e la possibilità d’intervenire a tutela di alcuni settori industriali, purché in linea con le norme Ue sugli aiuti di stato. Per il mercato degli Ets, invece, Bruxelles pensa a un meccanismo di stabilizzazione automatico a partire dal 2021, funzionante in base a modelli matematici e calcoli sui volumi scambiati. Intanto la Commissione apre anche allo shale gas, presentando una comunicazione in cui dà agli stati membri la facoltà di decidere se sfruttarlo o meno, stabilendo principi comuni per la tutela ambientale a livello Ue ma non vincolanti.


La storia di una riqualificazione che fatica a decollare

NAPOLI EST TRA SOGNO E REALTÀ Napoli Est. Est come affermazione dell’essere. Est come punto cardinale che geograficamente indica il levante e figurativamente quella parte di cielo dove si vede nascere il sole, o Oriente. Nel nostro caso, dunque, l’area Orientale di Napoli, cerniera con tutti i comuni della fascia vesuviana, un tempo eccellenza dell’industria nazionale e poi, dopo lo spartiacque del terremoto dell’ottanta, simbolo della desertificazione produttiva del meridione. Ci sono nata, ci ho vissuto, ci vivo. Gli occhi di bambina guardavano con curiosità quell’orizzonte sagomato di ciminiere che rigavano il cielo sopra la città di un fumo denso e scuro nascondendo non solo alla vista ma anche all’immaginazione il mare, il golfo, la vita che esistevano proprio dietro di esse, a una manciata di chilometri. Con l’esplosione del 21 dicembre 1985 di venticinque dei quarantuno serbatoi costieri dell’Agip che provocarono uno spaventoso incendio durato addirittura sei giorni e che generò una nube di fumo alta più di 500 metri, nella variante al Piano regolatore fu recepita la necessità di delocalizzare quelle attività che costituivano fonte di pericolo per la popolazione e causa di ulteriore inquinamento per un territorio già compromesso, che sarebbe dovuto essere, al contrario, oggetto di un serio intervento di bonifica e di riqualificazione ambientale. Spente le ciminiere, allora, si accesero i riflettori e questa zona del capoluogo divenne, nel corso degli anni, “oggetto del desiderio” di società assicurative, banche, imprenditori del mattone, politici e organizzazioni criminali che si contesero questa fetta di città in nome di una riqualificazione urbana che, purtroppo, ad oggi, risulta frammentaria ed incompleta. Il programma di rinascita e valorizzazione dell’area orientale di Napoli cominciò con la realizzazione negli anni ‘80 del discusso Centro direzionale, criticato poiché sorto in un’area di natura alluvionale che non garantirebbe, secondo gli studiosi, una stabilità geologica. Tra gli altri, seguirono, di pomiciniana memoria, il progetto Napoli 2 in cui il ministro-

QUI GIANTURCO

Residenza universitaria ecosostenibile nell’ex manifattura dei tabacchi Un progetto vivo, visibile, reale; una residenza universitaria all’avanguardia e ancor più speciale perché parte del progetto di riqualificazione della zona orientale di Napoli e, nello specifico, della vecchia manifattura dei tabacchi. Celata tra cemento e capannoni dismessi un’oasi dove si coltivano i sogni di tanti ragazzi che hanno lasciato le loro città per venire a studiare nell’antica Capitale del Regno duosiciliano. Riservata agli studenti dell’università Parthenope, la residenza inaugurata lo scorso settembre accoglie borsisti e non del prestigioso ateneo, 180 posti studio (di cui 8 dotati di accessi e servizi per persone con disabilità motorie) e numerosi servizi attivi: guardiania, mensa, connessione internet wi-fi, emeroteca, palestra, navetta h/24 per la vicina stazione metro di Gianturco, pulizie, lavanderia a gettone e parcheggio, solo per citarne alcuni, ed un costo sicuramente accessibile rispetto alle tante prestazioni offerte (info: 081.7340044 /081.7349141).

“Eccellenze campane” A via Brin si riparte dal gusto faraone preconizzava una “Silicon Valley del Vesuvio” e quello di Neonapoli che metteva in collegamento la riqualificazione di Bagnoli con gli interventi per Napoli Est inserendo in un quadro organico tutti gli interventi per l'area metropolitana. Obiettivi tanti, risultati quasi nulli. È soltanto dal 2010 che qualcosa ha iniziato a prendere forma, con la nascita di NaplEst, il comitato formato da un gruppo di 16 imprenditori che dopo l’approvazione del Piano regolatore generale accogliendo le opportunità determinate dall’approvazione delle regole urbanistiche, senza ricorrere a finanziamenti pubblici hanno inaugurato una nuova stagione del fare e attivato propri investimenti fino a costituire un comitato permanente. Sedici gli

interventi previsti, localizzati nei quartieri di Poggioreale, Barra, San Giovanni a Teduccio e Ponticelli e riguardanti temi diversi dalla riqualificazione urbana di aree industriali dimesse o fortemente degradate, all’ individuazione di nuove aree verdi, dalla sistemazione del water front, alla realizzazione di infrastrutture. La speranza è che si riesca ad arginare il rischio, purtroppo inevitabile, che spuntino troppe mani sulla città e che si riesca finalmente a restituire ai napoletani una zona orientale rinnovata e dinamica e non una serie di “cattedrali” incomplete ed isolate in un deserto di rifiuti, degrado e abbandono così da consentire il reale riscatto socio-economico dell’area metropolitana.

Continua l’espansione di Brin 69, la struttura nata dal recupero del complesso industriale ex Mecfond e inaugurata già nel 2012 (Arpa Campania Magazine anno VIII n.42 del 16 aprile 2012) che si è arricchito del polo agroalimentare “Eccellenze campane”: duemila mq, sapientemente progettati ed allestiti dall'architetto Arturo Carleo, dedicati alla valorizzazione delle eccellenze agroalimentari campane. Otto aree di produzione (panificio, birrificio, pastificio, caseificio, torrefazione, pasticceria, cioccolateria e gelateria), 520 posti a sedere, oltre 100 nuovi posti di lavoro. “Eccellenze Campane – ha spiegato il presidente Paolo Scudieri, patron del Gruppo Adler – è un progetto impegnativo, una scommessa da vincere. L’idea è quella di accorciare la filiera produttiva, avvicinando produttori e consumatori. Il tutto puntando alla valorizzazione delle tante eccellenze che la Campania produce. L’agroalimentare è il nostro petrolio e non siamo capaci di utilizzarlo a dovere. Con Eccellenze Campane vogliamo provare a cambiare la situazione, dando spazio a chi da sempre fa della qualità e della sicurezza alimentare i suoi capisaldi. Le presenza di imprese note in tutto il mondo è un motivo di orgoglio, la risposta forte e chiara alla crisi che la Terra dei Fuochi ha alimentato”.

A marzo apriranno i primi laboratori

Il nuovo Polo Tecnologico di San Giovanni a Teduccio Il rilancio della periferia est di Napoli ha anche le fattezze del Polo tecnologico. Un nuovo complesso universitario che sta sorgendo a San Giovanni a Teduccio e che è destinato alla ricerca, alla formazione, ai laboratori. Studenti di Ingegneria, ricercatori universitari, del Cnr e privati lavoreranno infatti fianco a fianco nel nuovo Politecnico nato su una superficie complessiva di 60mila metri quadrati rappresentati dalla ex fabbrica Cirio, acquistata dalla Federico II nel 2001. Aule didattiche, laboratori, il Nuovo Polo Materiali del

Cnr, aree destinate ai docenti, spazi aperti, parco pubblico, un centro congressi: tutto servirà per ridare nuova vita a una zona che da industriale punta ora a diventare attrattore per

ricerca e formazione. Il progetto, firmato da un gruppo giapponese è attualmente realizzato per metà e sarà ultimato definitivamente nel 2015 ma già a marzo pros-

simo apriranno i primi laboratori di ricerca di ingegneria meccanica, trasporti e meccanica aerospaziale. Inoltre, per dare anche un’occasione professionale ai neolaureati del Polo, l’Università Federico II ha stipulato accordi con svariate multinazionali che apriranno propri centri nel Campus. Grazie a questo ambizioso progetto, che per fortuna non è rimasto solo sulla carta come tanti altri, l’area della ex-Cirio non perde la sua antica vocazione: ancora “fabbrica” ma di idee e rinnovamento, questa volta.


Parliamo di paesi quali l’Afghanistan, l’Honduras, la Sierra Leone

Plantwise ha portato in 31 paesi ben 413 cliniche delle piante Fabio Schiattarella Ogni giorno i contadini della zona di Mukono, in Uganda, aspettano all’interno di un ambulatorio di essere ricevuto per un consulto medico dagli esperti della “clinica delle piante”. Le visite non vengono fatte ai contadini ma agli arbusti e vegetali che portano con se. La scena appare sur-

reale ma è proprio cosi. Quello di “medici delle piante” non è un titolo riconosciuto, ma è questo il nome che il Centro per l’agricoltura e le bioscienze Cabi,con base in Gran Bretagna, attribuisce a circa un migliaio di esperti che ha contribuito a formare, con la collaborazione dei governi locali, nell’ambito del programma Plantwise. Plantwise, negli ultimi tre anni ha portato in 31 paesi ben 413 cliniche delle piante. Parliamo di paesi quali l’Afghanistan, l’Honduras, la Sierra Leone, la Repubblica Democratica del Congo, tutti paesi con un reddito pro capite molto basso. L’idea alla base è semplice, dato che oltre il 40% delle coltivazioni nei paesi poveri vengono distrutte da agenti esterni, vedi parassiti o epidemie, ridurre anche solo dell’1% le perdite

nei raccolti, significa garantire a milioni di famiglie la sussistenza di base. La clinica delle piante diventa un ambulatorio itinerante a servizio di questo scopo. Martin, un medico del programma Plantwise spiega che l’ambulatorio segue, ad esempio, i mercati agricoli in modo che gli stessi contadini che si recano al mercato per vendere

i prodotti possano avvicinarsi alla “clinica” per un consulto che sarà del tutto gratuito. Le cliniche delle piante presenti sul territorio contribuiscono ad alimentare un database online e a monitorare eventuali focolai di nuove epidemie dei vegetali, come il micidiale Cassava brownstreak virus disease (Cbsd) noto anche come la “peste della Cassava” che in Africa Orientale e la Regione dei Grandi Laghi, secondo dati dell’Istituto internazionale per l’agricoltura tropicale, ha causato nelle peggiori epidemie la perdita di circa il 70% dei raccolti. Alternare le colture e ricorrere a sementi selezionati sono i principali consigli che i medici dispensano agli agricoltori per evitare che tutto si risolva con un abuso di pesticidi .Eric Boaesperto delle coltivazioni di ce-

reali e tra i pionieri delle “cliniche per le piante”, spiega come l’uso di pesticidi è aumentato in maniera proporzionale al progredire dell’impatto dei cambiamenti climatici. Se focalizziamo l’attenzionesu zone che hanno assistito ad un aumento delle piogge e dell’umidità, ad esempio, le piantagioni sono state attaccate da mosche e

altri insetti che proliferano nell’umidità e i contadini hanno cercato di eliminarli adoperando gli antiparassitari con effetti anche peggiori. La soluzione è stata trovata selezionando qualità di cereali più resistenti agli agenti atmosferici, con cui far fronte all’aumento delle piogge. Se contro i cambiamenti climatici e i loro effetti devastanti sulle coltivazioni gli agricoltori più poveri non riescono a fare nulla di concreto,intervenire contro le malattie dei raccolti restituisce loro capacità di agire e di assicurare il cibo per sé e per la propria famiglia. Per questo motivo Eric Boa sostiene che il progetto portato avanti da questa clinica atipica ed itinerante sia di grande rilievo in un ottica di sussistenza visti i risultati che sta ottenendo.

Dagli USA un’idea originale: lavare le banconote! Anidride carbonica come solvente Quante banconote ogni giorno circolano nel mondo passando di mano in mano? Sicuramente un numero enorme! Ed ogni giorno, un numero altrettanto enorme di banconote, ormai troppo sporche, viene destinato al macero. Ma dagli Stati Uniti arriva un’idea originale per rispettare l’ambiente: lavare le banconote! Sembra uno scherzo ma non lo è. Il fisico Andrei Smuk e il chimico NabilLawandy, manager della società Spectra System che opera nel campo dell’autenticazione delle banconote, sono riusciti a lavare le banconote utilizzando l’anidride carbonica senza alterare in alcun modo le caratteristiche di sicurezza della cartamoneta. I due scienziati hanno pubblicato in proposito un articolo sulla rivista “Industrial and EngineeringChemistry Research” con il titolo “SupercriticalFluidCleaning of Banknotes”. Per lavare le banconote hanno utilizzato l’anidride carbonica portata alla temperatura di 31,1 gradi e ad una pressione di 73,8 bar. Questo tipo di anidride carbonica, denominata supercritica, non inquina e non è tossica e viene già utilizzata come solvente. I vantaggi riguardano la riduzione dell’impatto ambientale nell’impiego delle banconote. L’anidride carbonica utilizzata per la loro pulizia nell’eliminazione dello strato di grasso superficiale, è totalmente innocua per il Pianeta. Le banconote ripulite eviteranno allo Stato di stampare nuova cartamoneta. In questo modo verranno risparmiati alberi, carta e naturalmente denaro. E non vi sarà più nemmeno il problema di smaltire le banconote ritirate, che diventano un vero e proprio rifiuto. Da non sottovalutare è infine il risparmio economico, pari a 10 miliardi di dollari all’anno, necessari a ristampare 150 miliardi di nuove banconote per sostituire quelle mandate al macero. I.B.


Per i meteorologi la stagione in corso è stata una lunga prosecuzione dell’autunno

Un inverno finora troppo mite Gennaro Loffredo L’ inverno 2013/14 ha ancora molto da dover dire, ma finora questa prima parte si è certamente contraddistinta per un andamento piuttosto anomalo su gran parte della penisola italiana e del comparto euroasiatico, con temperature di gran lunga superiore alla norma. Una situazione completamente opposta nel Nord America, bersaglio delle eccezionali e frequenti gelide incursioni artiche del vortice polare. In Italia, e in particolare nelle regioni meridionali, si è vissuta una prosecuzione dell’autunno, merito o demerito dell’arrivo delle miti e umide correnti atlantiche, le quali hanno impedito l’avvento del primo vero freddo proveniente dalla Russia o dalla Siberia. Il mese di dicembre 2013 è stato caratterizzato in Campania da un andamento termico piuttosto uniforme, privo del fisiologico trend al ribasso associato all’avanzare della stagione. Non si sono avute ondate di freddo, circostanza che costituisce una decisa anomalia dell’andamento meteorologico del mese di dicembre. Le temperature sono risultate, nel complesso, superiori ai valori tipici del periodo, in maniera più significativa nei valori minimi.

tab 1. Scostamento delle temperature medie in Italia Autunno 2013, rispetto ai valori del periodo 1971-2000. (fonte: Cnr-Isac)

Nonostante le due forti fasi di maltempo verificatesi nei primi giorni del mese e durante le festività natalizie, anche le piogge sono state deficitarie rispetto al valore climatico, per la presenza di un ingombrante figura anticiclonica di stampo azzorriano. Il mese di gennaio, nella sua prima metà, si è rivelato persino più insolito, in termini di anomalie termiche positive, rispetto al suo predecessore. Erano sette anni che non faceva così caldo nel mese per antonomasia il più freddo dell’anno. La nostra penisola,

infatti, ha subito gli effetti della risalita di correnti calde di matrice africana, le quali hanno causato imponenti nevicate sulle Alpi e precipitazioni ingentissime sulla Liguria, Toscana, Emilia e parte del Nord-Est. Forti temporali si sono abbattuti anche sulla fascia tirrenica e sulla nostra regione i forti venti di scirocco hanno cancellato diverse volte le corse da e per le isole minori. Le maggiori anomalie termiche si sono verificate nella notte tra il 18-19 Gennaio, quando le temperature minime sulla città partenopea si sono attestate

Dalla mappa allegata (fonte weatherbell su dati di base NOAA/NCEP), si evidenziano le anomalie termiche dall'inizio del mese rispetto al trentennio 1981/2010, che come si può notare sono molto marcate anche in Italia e nell'area mediterranea, ma non così tanto come nel centro ed est Europa)

sui 18°C, valori notturni tipici del mese di giugno, mentre a Palermo sono state registrate addirittura punte di 24°C, come in piena estate. Un altro aspetto anomalo importante, per questa strana stagione invernale, è la formazione di temporali marittimi tipici di inizio autunno, che stanno interessando il bacino del Mediterraneo. Infatti la mancanza di irruzioni fredde artiche stanno inibendo il fisiologico raffreddamento delle acque superficiali del mare, le quali tendono a mantenere il calore dell’estate precedente, fornendo ulteriore

energia alle perturbazioni che arrivano dall’Oceano Atlantico. Rischio valanghe, frane, esondazioni di fiumi e torrenti, forti grandinate ed un risveglio vegetativo precoce sono solo alcune delle conseguenze di questo anomala prima metà dell’ inverno. Per fortuna non è detto che la stagione si comporti secondo questo schema nella sua seconda parte, ma sensibilizzare sui rischi di un inverno latitante in un’area sensibile come quella mediterranea, è nostro preciso dovere, anche se qualcuno potrebbe storcere il naso.

Arriverà o meno il grande freddo? Il fenomeno dello “stratwarming” potrebbe portare il gelo a febbraio Le ondate di freddo, quelle che provengono dalle steppe russesiberiane, sono mancate finora, e la tanta neve caduta sulle Alpi è frutto delle perturbazioni atlantiche, troppo miti per regalare i soffici candidi fiocchi alle basse quote sulle montagne del nostro centro-sud. L’inverno ha scelto l’altra parte dell’Oceano, gli Stati Uniti, ma ora sembra che un po’ di freddo sia destinato ad investire anche l’Italia nel corso del mese di febbraio e di marzo. Cambio circolatorio: si o no? Sicuramente rispetto a dicembre e a gran parte del mese di gennaio non c è storia. Infatti l’ingombrante presenza di una figura di alta pressione alle basse latitudini e il costante e

snervante flusso atlantico saranno gradualmente sostituiti da una maggiore ondulazione delle correnti, capaci di spingere più a sud le correnti artiche, specie dalla seconda decade di febbraio. La formazione di un robusto anticiclone russo-siberiano sull’Europa orientale, inoltre, sta determinando la prima vera recrudescenza del freddo intenso su quelle nazioni, le quali rappresentano un vero e proprio serbatoio di gelo, pronto a raggiungere le nostre zone qualora le condizioni lo permettessero; i primi spifferi gelidi hanno consentito alla neve di raggiungere, per la prima volta in questa stagione, le pianure delle regioni settentrionali

negli ultimi giorni del mese di gennaio. Le sorti dell’inverno, a questo punto, sono relegate al solo mese di febbraio e alla prima metà di marzo, che può sempre riservare qualche sorpresa. Ma si tratta pur sempre ormai del periodo finale della stagione. L’unica speranza, per gli appassionati di neve e gelo, è legato allo Stratwarming.

Lo Stratwarming è un riscaldamento stratosferico sul Polo Nord tipico della stagione invernale, capace di determinare un netto cambio della configurazione atmosferica nella seconda metà della stagione.Anche in passato questo fenomeno è stato decisivo per l’attivazione di scambi meridiani, capaci di portare il

grande gelo dal Nord alle nostre latitudini. Ne è prova tangibile la famosa ondata di gelo del 1985 attivatasi grazie ad un eccezionale repentino riscaldamento alle quote alte dell’atmosfera sulle zone polari. La natura non obbedisce a regole precise ma spesso segue il processo di compensazione utile per trovare un giusto equilibrio. Dopo un lungo periodo eccezionalmente mite e piovoso seguirà un periodo più freddo della media? Adesso vedremo come andrà a finire: le sorti dell’inverno (quello vero, fatto di freddo e neve alle basse quote) sono oramai appese ad un filo di nome “Stratwarming”. G.L.


Cresce l’attenzione dei ricercatori per nuove forme di informazione sui temi dell’ecologia

Comunicare l’ambiente in forma narrativa Luigi Mosca L’ambiente in cui viviamo viene scientificamente rappresentato attraverso dei dati, ma in realtà, nell’interpretare la realtà che le circonda, le persone non ragionano per numeri. Piuttosto, tendono a costruire delle storie, come dimostrano decenni di ricerca in psicologia e nelle scienze sociali. Ecco perché, nonostante i migliori sforzi per comunicare lo stato dell’ambiente a vaste platee di pubblico, non sempre si sortiscono gli effetti sperati dalle istituzioni e dagli scienziati. Se poi si passa dalla descrizione dello stato dell’ambiente all’indicazione dei rischi per la salute, le cose sono ancora più difficili. Le persone hanno difficoltà a quantificare i rischi ambientali nei termini oggettivi auspicati dagli esperti. Innanzitutto, gli uomini (e le donne) non pensano sempre in termini probabilistici. Questo vale non solo per i rischi ambientali, ma anche per le previsioni meteo, nonostante queste ultime siano considerate, per così dire, alla portata di tutti. Nel 2005 un gruppo di ricercatori ha chiesto a un campione di persone di interpretare una semplice previsione del tipo “c'è il 30% di probabilità di pioggia domani” (Gigerenzer, G., et al., A 30% of chance tomorrow: how does the public understand probabilistic weather fore-

ARPA CAMPANIA AMBIENTE del 31 gennaio 2014 - Anno X, N.2 Edizione chiusa dalla redazione il 30 gennaio 2014 DIRETTORE EDITORIALE

Pietro Vasaturo DIRETTORE RESPONSABILE

Pietro Funaro CAPOREDATTORI

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Savino Cuomo HANNO COLLABORATO

S. Allinoro, A. Balzano, I. Buonfanti, F. Clemente, P. D’Auria, G. De Crescenzo, A. Esposito, E. Ferrara, R.Funaro, A. Giangrasso, L. Iacuzio, G. Loffredo, D. Matania, B. Mercadante, A. Morlando, A. Palumbo, A. Paparo, F. Schiattarella, L. Terzi SEGRETARIA AMMINISTRATIVA

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Pietro Vasaturo EDITORE Arpa Campania Via Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 1 80143 Napoli REDAZIONE Via Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 7- 80143 Napoli Phone: 081.23.26.405/426/427 Fax: 081. 23.26.481 e-mail: rivista@arpacampania.it Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Napoli n.07 del 2 febbraio 2005 distribuzione gratuita. L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti e la possibilità di richiederne la rettifica o la cancellazione scrivendo a: ArpaCampania Ambiente,Via Vicinale Santa Maria del Pianto, Centro Polifunzionale, Torre 7-80143 Napoli. Informativa Legge 675/96 tutela dei dati personali.

casts?, Risk analisys, 25: pp. 623-9, 2005). Gli intervistati hanno fornito di frequente interpretazioni erronee, del tipo “domani pioverà per il 30% del tempo”, oppure “domani pioverà sul 30% del territorio della città”. Un meteorologo italiano, intervistato dai ricercatori, ha spiegato perché nel nostro Paese le previsioni meteo in tv non contengono stime di probabilità. «I media aborriscono le previsioni incerte», ha detto l'anonimo esperto. «Quando un meteorologo fornisce percentuali, i giornalisti italiani le dicotomizzano in un “pioverà” o in un “non pioverà”». È quello che gli psicologi chiamano “pensiero dicotomico”. Chi ha questo stile di pensiero trova difficile accettare, ad esempio, che un certo campione d'acqua possa avere concentrazioni più o meno alte di un certo inquinante. Piuttosto, tenderà a dividere il mondo in due categorie opposte: l'acqua è pulita, oppure è inquinata. Punto. Del resto, quando si ragiona di rischi causati dall'uomo, il giudizio delle persone è condizionato da notevoli fattori emotivi. Ad esempio, i rischi fanno più orrore quando le persone vi sono esposte contro la loro volontà, quando le potenziali vittime pensano di non poterli controllare, e quando si tratta di rischi insoliti o mai sperimentati prima. Ancora, i rischi ambientali provocano reazioni intense quando sono distribuiti in maniera disuguale nella popolazione oppure quando a essere esposte sono le categorie più vulnerabili della popolazione, tipo i bambini. Inoltre l’entità del rischio viene sovrastimata quando le conseguenze previste sono catastrofiche, anche se poco probabili. Tutto questo spiega perché, per fare un esempio, vivere accanto a una centrale nucleare fa molta più paura della routine quotidiana in una città infestata dal traffico. Nonostante siano ben documentati i danni alla salute provocati dallo smog. Dorota Jarosinska, medico dell’Agenzia europea per l’ambiente, ha tenuto di recente a Roma un intervento significativo, intitolato “verso lo sviluppo di una narrazione sull’ambiente e la salute”. La sua relazione, offerta all’interno di un incontro del gruppo Era-Envhealth attivato dalla Commissione europea, dimostra la crescente attenzione delle agenzie ambientali, anche a livello internazionale, per la comunicazione dei temi ambientali in forma narrativa. Michael D. Jones, giovane politologo statunitense, pochi anni fa ha elaborato uno studio il cui titolo può essere tradotto in italiano come “Eroi e cattivi: narrazioni culturali, opinioni di massa e cambiamenti climatici”. Jones argomenta che le questioni ambientali si impongono alla pubblica attenzione quando compaiono alcuni elementi tipici delle storie di successo. Tra queste, le figure dell'eroe e dell'antieroe, molto ricercate dai media e di conseguenza riflesse sul pubblico con una particolare enfasi.

Focus dell’Ispra sulle acque La presenza naturale di arsenico Angelo Morlando Di solito siamo abituati a pensare all'inquinamento come a un fenomeno causato dall'uomo. Sappiamo però che esistono numerosi casi in cui la contaminazione di un corpo d'acqua, o anche dell'atmosfera, dipende da cause naturali: un'eruzione vulcanica, ad esempio, può disperdere diversi tipi di materiale nell'aria. Oppure, alcune sostanze, presenti naturalmente nelle rocce e nei minerali, possono compromettere la qualità delle acque sotterranee. Il focus “Acque” allegato al Nono rapporto sulla qualità dell'ambiente urbano, pubblicato di recente dall'Ispra, contiene appunto un capitolo dedicato alla presenza di arsenico nelle acque sotterrenee e nelle acque potabili in Italia. Un fenomeno, questo, che nel nostro Paese è in relazione con determinati tipi di minerali e di rocce che caratterizzano il nostro territorio. In particolare, la presenza di arsenico nelle acque sotterranee appare particolarmente marcata nelle zone vulcaniche del Lazio, della Campania e della Toscana. Non è un problema irrilevante, perché l'arsenico è una sostanza tossica per la salute umana e a determinate condizioni può penetrare nell'acqua potabile distribuita attraverso gli acquedotti. Gli autori del contributo, Marco Marcaccio di Arpa Emilia Romagna e Serena Bernabei dell'Ispra, ricordano che, per essere considerati in uno stato

ambientale “buono”, i corpi idrici sotterranei non devono presentare concentrazioni di arsenico superiori a 10 microgrammi al litro. Lo stesso tetto viene prescritto per la concentrazione di arsenico nell'acqua potabile. Questo valore è stato indicato dall'Organizzazione mondiale della sanità, dalla direttiva europea in materia, ed è stato recepito dalle norme italiane. Tuttavia, ad alcune condizioni, è possibile chiedere delle deroghe a questo valorelimite: per quanto riguarda l'acqua potabile, il tetto indicato dalle norme può essere superato, per un certo periodo, in base a una speciale procedura che coinvolge le istituzioni locali e europee. Il Focus dell'Ispra ha considerato i valori di concentrazione di arsenico nelle acque sotterranee, nel biennio 20082009. Per questo periodo infatti, notano gli autori, esiste un'ampia disponibilità di dati provenienti dalle reti regionali di monitoraggio. Tra le stazioni di monitoraggio, sono state considerate solo quelle dove la presenza di arsenico dipende da cause naturali. Risulta che circa il 10% delle stazioni di monitoraggio, su scala nazionale, riporta dati superiori alla soglia di 10 microgrammi di arsenico per litro. Gran parte di queste stazioni sono situate in contesti di tipo vulcanico, oppure in pianure con sedimenti alluvionali. Il 40% delle stazioni “fuori soglia”, di fatto, si trova in Lombardia. Circa il 10% di queste stazioni è situato in Campania. (4 - fine)


IL PRIMO RAPPORTO WWF SULLA BIODIVERSITÀ Un’unica specie, l’Homo sapiens, sta distruggendo quasi tutte le altre Ilaria Buonfanti Il pianeta Terra, ricchissimo di vita, abitato da circa 6 milioni di specie animali e vegetali, con 18.000 nuove specie descritte ogni anno e 49 scoperte al giorno negli angoli più remoti del pianeta, a formare un sistema che supporta la vita, non solo della natura ma anche dell’uomo, insieme ai nostri sistemi economici e sociali. Ma allo stesso tempo un quadro drammatico che vede un tasso di estinzione dovuto alle attività antropiche di 1.000 volte superiore al tasso di estinzione naturale, con popolazioni di vertebrati diminuite di un terzo negli ultimi quarant’anni. Secondo l’IUCN (l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) sono 21.286 le specie ad altissimo rischio d’estinzione e solo un quarto della biosfera si conserva ancora allo stato naturale mentre la restante parte porta, in maniera evidente, l’impronta fisica dell’uomo. Nel 1700 invece, prima dell’avvento della rivoluzione industriale, più della metà della biosfera era in condizioni “selvatiche” ed il resto in uno stato semi naturale. Questa è la fotografia

emersa dal primo rapporto WWF sulla biodiversità, in Italia e nel mondo, realizzato con il contributo della Società Italiana di Ecologia e presentato il mese scorso insieme a due messaggi lanciati con forza: il primo alle istituzioni, per dare finalmente valore al capitale naturale ed il secondo ai cittadini, per dare un supporto concreto all’azione di tutela ambientale. “Il mondo ha perseguito modelli di sviluppo basati sulla crescita continua che hanno intaccato drammaticamente il capitale naturale del pianeta, senza il quale non può esistere né benessere né sviluppo per l’intera umanità, ha detto Gianfranco Bologna, direttore scientifico WWF Italia e curatore del rapporto, mettere “in conto” la natura è la nostra vera legge di stabilità. Alle istituzioni chiediamo di porre al centro dei sistemi politici ed economici il capitale naturale e gli straordinari servizi che gli ecosistemi ci offrono, gratuitamente, tutti i giorni, perché solo così potremo avere una politica sana che mira al benessere e allo sviluppo delle persone. Ai cittadini chiediamo di sostenere il nostro impegno quotidiano perché questo capitale naturale sia sempre al

sicuro e vitale, a beneficio della natura e del nostro futuro sul pianeta”. Il futuro del nostro pianeta è pieno di domande, punti interrogativi, perplessità e problematiche, molte delle quali potrebbero essere risolte semplicemente insegnando ai cittadini, soprattutto ai bambini di oggi che saranno gli adulti del domani, il rispetto per l’ambiente attraverso la conoscenza dello stesso. Conoscere vuol dire imparare, imparare ad apprezzare e a tutelare i beni che ci circondano, al fine di evitare

un’estinzione di massa anticipata! Le estinzioni delle specie non sono una novità per il nostro Pianeta. Negli ultimi 500-450 milioni di anni si sono verificate 5 estinzioni di massa, che hanno causato la scomparsa di un gran numero di specie viventi. Oggi, ci stiamo avvicinando a una sesta estinzione: mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci stanno scomparendo troppo velocemente. Che mondo lasceremo ai nostri figli e ai nostri nipoti?

Diritti degli animali: battaglie comuni l’unica strada

LEGAMBIENTE CONTRO I MALTRATTAMENTI DEGLI ANIMALI Alessia Esposito Al via la campagna di Legambiente “Vengo via con te” contro abbandoni, maltrattamenti e illegalità a danno degli animali. L’associazione mette a disposizione avvocati, esperti e volontari supportando così chi si preoccupa di difenderne i diritti. Chi è stato testimone di atti di violenza, notato strani movimenti, denunciato un abbandono senza che nessuno sia intervenuto o vuole richiedere assistenza per un’adozione può rivolgersi a Legambiente inviando una mail a sosanimali@legambiente.it. La campagna prende le mosse dalla drammatica vicenda di Green Hill, fortunatamente conclusa per decisione della ma-

gistratura su esposto di Legambiente, con la liberazione dei tremila beagle ed il loro affidamento. Se la situazione è riuscita a risolversi è proprio grazie all’apporto di volontari e legali; bisogna perciò proseguire su questa strada. Dichiara Rossella Muroni, direttore di Legambiente: “Diamo il via nel giorno dedicato a Sant’Antonio, protettore degli animali, a questa nostra nuova iniziativa per combattere chi lucra sulla loro pelle. Raccoglieremo le segnalazioni dei cittadini, che saranno i protagonisti di questa battaglia, e con loro cercheremo le soluzioni utili contro i maltrattamenti”. “Vengo via con te” si pone i seguenti obiettivi: vincere la sfida giudiziaria contro Green Hill, perseguire la crudeltà verso gli animali sul

territorio italiano, trovare soluzioni per gli animali sequestrati a seguito di maltrattamenti, ottenere dalle Istituzioni anagrafi nazionali efficienti per cani, gatti e cavalli, far crescere l’azione istituzionale per la sterilizzazione canina e felina riducendo così la sofferenza a cui potrebbero andare incontro troppi cuccioli, contrastando

così allo stesso tempo l’illegalità e le ecomafie che lucrano sulla pelle degli animali. È una battaglia che non si può vincere da soli, pertanto Legambiente ha istituito una rete di collaborazioni, oltre a quella con la società civile, con alcune tra le migliori realtà italiane:

Italian Horse Protection Association, specializzata nel recupero di cavalli, Il Rifugio degli Asinelli, che accoglie asinelli maltrattati, e l’Associazione Volontari Canile di Porta Portese che si occupa di cani abbandonati. Non resta che fare ognuno la propria parte.


Binomio micidiale per gli equilibri degli ecosistemi terrestri

Mercurio e ozono legati alla variazione dei ghiacci Anna Paparo Cosa mai avranno in comune il mercurio, un pericoloso inquinante per la catena alimentare, e il buco dell’ozono?!? Apparentemente niente, ma non è proprio così. Infatti, sembrerebbero legati entrambi a doppio filo alle variazioni a cui stanno andando incontro i ghiacci nel lontano Artico. Lo afferma un gruppo di ricerca internazionale, coordinato dall’Istituto di Ricerca sui Deserti del Nevada, che ha fatto la sensazionale scoperta e che ha pubblicato i risultati dello studio sulla rivista Nature, offrendo, così, uno strumento valido e concreto al fine di conoscere i meccanismi che governano uno degli ecosistemi più fragili del nostro pianeta e, in contemporanea, uno dei più importanti per l’equilibrio globale del clima, ossia l’Artico. Ma conosciamo più da vicino questi due elementi. Entrambi presenti nell’atmosfera, hanno un grandissimo impatto, sia positivo che negativo, sull’equilibrio dei singoli ecosistemi sul nostro pianeta. In particolare l’ozono, una forma allotropica dell'ossigeno, è una molecola composta, appunto, da tre atomi di ossigeno e svolge una funzione di schermo protettivo dai pericolosi raggi ultravioletti, che sono emessi dal Sole. Di contro, il mercurio è un elemento chimico, o meglio un metallo di transizione, che, se usato in modo sconsiderato dalle industrie e non solo, rappresenta un pericoloso agente inquinante e può provocare innumerevoli danni ai vari ecosistemi terrestri. La cosiddetta “caduta” dall’atmosfera, ossia il famoso processo di distruzione della barriera dell’ozono e il depositarsi al suolo del mercurio, comporta fortissime e pericolosissime alterazioni dei delicati equilibri legati al clima e all’ecologia. Questo è un altro S.O.S., l’ennesima richiesta di aiuto, che ci sta inviando la natura e proprio per questo non si può aspettare altro tempo, ma si deve cercare al più presto di porvi rimedio. E uno strumento utile ci viene offerto proprio da questo gruppo di studiosi, che, attra-

ARIA DI APOCALISSE A PECHINO

verso l’attenta analisi dei dati sulla presenza di ozono e mercurio nell’atmosfera, negli anni che vanno dal duemilanove al duemiladodici, al di sopra delle regioni costiere dell’Alaska, hanno notato uno stretto legame tra la presenza di questi due elementi e le dinamiche del ghiaccio. Infatti, secondo lo studio, la formazione dei corridoi e delle enormi “crepe” nei ghiacci artici altera le dinamiche atmosferiche al punto da influire direttamente sulla “caduta” della quantità di ozono e mercurio atmosferico sulla terra. Ma la ricerca non finisce qui. Già sono pronti per il prossimo step, cioè quello di quantificare con precisione questo fenomeno in grado di alterare

sensibilmente gli equilibri del fragile ecosistema artico. Questo è un chiaro messaggio, che in natura nulla è lasciato al caso, ma legato a doppio filo da una serie di cause e concause, azioni e reazioni, dove le conseguenze rappresentano la prova tangente di ciò che si fa o non si fa. La natura si fa maestra, affermando a voce alta che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Ed è proprio questo che l’uomo deve ancora capire. Si spera che quando si accenderà la lampadina che dissiperà questa nebbia nelle menti umane non sia troppo tardi. La terra chiede aiuto e noi dobbiamo rispondere. Ma quando?!? Ai posteri l’ardua sentenza …

Sofferenza respiratoria per la città di Pechino, che ha registrato livelli di inquinamento atmosferico superando di gran lunga la soglia di sopportazione indicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Uno scenario da brividi: visibilità ridotta, aria irrespirabile e una densa coltre di smog avvolge in modo perenne l’intera città. In risposta a tutto ciò, appaiono qua e là maxischermo che riproducono cieli sereni su sterminati campi verdi e tramonti, che da ormai troppo tempo i cinesi non possono più ammirare. Accessorio in voga al momento è la mascherina protettiva anti-gas, per non entrare in contatto con quest’aria satura di smog e di fastidiosissimi e dannosissimi odori chimici. Il Centro per il Monitoraggio Ambientale della municipalità di Pechino ha rilevato una densità di polveri 2.5 di oltre 700microgrammi per metro cubo in molte aree della città, un valore che supera di quasi 30 volte la concentrazione massima di polveri sottili considerata accettabile dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, che fissa in venticique microgrammi per metro cubo la soglia di sicurezza. Un vero e proprio allarme rosso per i polmoni cinesi. Per far fronte all’emergenza, i cittadini della capitale cinese sono stati invitati a restare nelle proprie case, soprattutto i bambini e gli anziani, ossia i soggetti più a rischio di malattie dell’apparato respiratorio. Sono state, inoltre, vietate attività sportive all’aperto nelle scuole elementari e medie e addirittura è stato vietato il barbecue. Insomma, un paesaggio da apocalisse, che non lascia spazio all’immaginazione e alla vita. Quando si superano i limiti si scatenano conseguenze a cui neanche la natura stessa può più far fronte. A.P.

A far ballare il Canada ci pensano i “terremoti del gelo” A rendere più ballerina la vita dei Canadesi ci hanno pensato i cosiddetti “Frost Quakes”, ossia i “terremoti del gelo”. Un fenomeno particolare che viene prodotto dal rapido congelamento e dal vortice polare. È stato notato che l’improvviso calo di temperatura porti il ghiaccio ad espandersi nel terreno così rapidamente da produrre crepe e suoni fortissimi simili a quelli prodotti dai tuoni. Questo brusco, repentino e corposo abbassamento delle temperature ha causato l'arrivo dei “Frost Quakes” in diverse località del Canada, in particolar modo tra Quebec e Ontario. A questo proposito, i

ricercatori dell’ “Earthquakes Canada” spiegano che, anche se queste particolari forme di “terremoto” possano scuotere realmente la terra, i loro effetti sono così localizzati e circoscritti che le scosse sono raramente tracciate dai sismografi. Per questa ragione, nonostante su Twitter fossero molte le segnalazioni dell'evento durante l'ondata di freddo polare della prima settimana dell'anno, il Natural Resources Canada non ha registrato alcuna agitazione sulla propria rete. Sulla rivista “Our Amazing Planet”, ha, poi, ben spiegato l’inconsueto fenomeno Allison Bent, sismologa di Earhquakes Ca-

nada, dicendo che con i “terremoti del gelo” quasi tutta l'energia viene rilasciata in superficie, quindi, se si è nelle vicinanze dell'evento lo si percepirà in modo chiaro e forte; mentre non viene libe-

rata abbastanza energia nel terreno per raccoglierlo più da lontano. La maggior parte dei Frost Quakes si verifica dopo una forte pioggia o un'intensa nevicata che si depositano su un terreno estremamente umido. È quello che è successo nelle ultime notti nella città di Toronto, ove i residenti sono stati addirittura svegliati da queste forti esplosioni. In sostanza questi lievi “passi di danza” della terra producono effetti smorzati e localizzati a zone circoscritte; per “ballare” insieme a lei percependo il tremore bisognerebbe essere in prossimità della zona del cosiddetto “epicentro”.


Transport Publics 2014. A giugno apre i battenti il Salone europeo della mobilità e del trasporto sostenibile

Curitiba: la città modello dell’America Latina Fabiana Liguori I giorni 10, 11 e 12 giugno 2014 si terrà a Parigi “Transports publics 2014”, il Salone europeo della mobilità, che riunisce, su una superficie espositiva di 30.000 mq, i responsabili e gli operatori del settore dei trasporti urbani, interurbani e regionali di Francia e d'Europa: autorità organizzatrici, addetti ai lavori, industriali, costruttori, fornitori e così via. Grande spazio sarà riservato alle nuove tecnologie riguardanti i sistemi di trasporto sostenibile. Oltre 10.000 operatori e decision makers, provenienti da ogni parte d’Europa, valuteranno le possibili soluzioni per la mobilità del futuro proposte dai 250 espositori presenti. Al salone saranno in mostra, infatti, le più funzionali innovazioni per quanto riguarda i materiali, le tecniche e la gestione del settore. Invitata d’onore, dell’edizione di quest’anno, sarà la città brasiliana di Curitiba, “città modello dell’America Latina”. Curitiba, capitale della regione meridionale del Paranà, in Brasile, rappresenta un meraviglioso modello di integrazione, dove mobilità sostenibile, sviluppo economico

e sviluppo locale viaggiano alla grande, insieme! La pianificazione urbana di successo e l’eccellente rete di trasporti giocano un ruolo chiave nello sviluppo della città. Nonostante i 3,2 milioni di abitanti, l’amministrazione propone una rete di autobus con un alto livello di servizi e massima sicurezza, su 81 km di linee che circolano su corsie preferenziali. Le arterie principali sono ciascuna composta da tre carreggiate: la prima per le macchine che conducono dentro la città, la seconda per le macchine che conducono fuori dalla città e la terza centrale a due sensi di marcia dedicata ai trasporti pubblici. Le linee degli autobus sono classificate in base alla tipologia di trasporto

“Born electric by BMW i”: il concorso fotografico green Una rappresentazione della “prospettiva contemporanea e futura dell’energia e della sostenibilità ambientale nel contesto urbano”. Questo è il tema del concorso fotografico lanciato dal gruppo automobilistico BMW Italia in stretta collaborazione con la Nital S.p.A. e la “Mia Fair”, la fiera internazionale d’arte dedicata alla fotografia. Le domande di partecipazione possono essere inviate entro il 31 marzo 2014. Come? Attraverso il web. Basta collegarsi al sito www.bornelectric.bmw.it, accedere alla pagina dedicata e procedere all’iscrizione inserendo i propri dati anagrafici. L’utente, poi, dovrà caricare le proprie fotografie (al massimo sei), indicando nell’apposito spazio, il legame dell’immagine prescelta con il tema del concorso. Tutti gli scatti inviati saranno vagliati subito da una Commissione che eliminerà quelli ritenuti fuori tema o contrari alla moralità pubblica e al buon co-

e non al percorso: dirette, veloci con poche fermate e lente, per gli spostamenti all'interno dei quartieri. Sono 150 i km di percorsi ciclabili. Questa infrastruttura, unica al mondo, è utilizzata da circa il 70 % della popolazione. Altra bella curiosità riguardante questa realtà sudamericana risale agli anni ’70, quando grazie al sindaco Jaime Lerner, nasceva la prima isola pedonale: Rua das Flores. La trasformazione fu sostanziosa: una grande distesa di cemento divenne un viale in fiore lastricato con panchine e lampioni… un oasi, destinata soprattutto ai bambini, dove giocare e correre in libertà. È negli anni ’80, invece, che ha inizio la campagna per la tutela e il rilancio delle aree verdi attraverso il progetto di una rete di parchi su vecchi terreni lacustri all’interno della città: 1,4 milioni di metri quadri destinati a 16 parchi, 14 aree boschive e più di 1000 spazi verdi pubblici. Per quanto riguarda i rifiuti, infine, ogni area verde di Curitiba è dotata di cassonetti per la spazzatura che differenziano l’organico dall’inorganico. Oggi la città vanta un'attività di riciclo che impiega circa il 70% della spazzatura prodotta.

stume. Le fotografie rimanenti in concorso, invece, saranno pubblicate online e potranno essere votate dal pubblico. Quella che riceverà più consensi verrà esposta nello stand BMW.i durante le giornate “MIA Fair” in programma a maggio, insieme alle 4 fotografie finaliste scelte dalla Giuria (composta dai quattro rappresentanti incaricati dai promotori e associati dell’iniziativa). I principali criteri di valutazione delle opere presentate saranno: l’originalità, la creatività, il valore estetico e l’attinenza al tema.. Entro il 25 maggio 2014, infatti, la Giuria designerà la fotografia vincitrice. All’autore saranno assegnati diversi premi: una vettura BMW i3 in comodato d’uso per due settimane, una strumentazione fotografica NIKON D5300 con obiettivo 1855 e un Workshop con il fotografo professionista Giancarlo Maiocchi. F.L.

RAVENNA: MHYBUS, IL BUS A IDROMETANO HA RIDOTTO L’INQUINAMENTO Sono sei le tonnellate di anidride carbonica evitate in nove mesi da Mhybus, l’autobus in funzione sulla linea 8 di Ravenna. Alimentato da una miscela a metano e idrogeno che fa abbassare notevolmente i costi ambientali del trasporto pubblico. È la prima sperimentazione italiana su strada che ha prodotto risultati positivi grazie all’immissione di un 2% di idrogeno nel carburante che ottimizza la combustione e riduce il contenuto di carbonio, consentendo un calo di emissioni di anidride carbonica pari al 15% e una riduzione del consumo di carburante del 13%. Da gennaio a settembre 2013 il veicolo, un Breda MenariniBus M231 con un motore Mercedes, è stato utilizzato da circa diecimila passeggeri e ha percorso 45000 km. Il progetto Mhybus nasce in seno al programma europeo LIFE+ che finanzia progetti che contribuiscono allo sviluppo e all'attuazione della politica e del diritto in materia ambientale e contribuisce allo sviluppo sostenibile. Il nuovo autobus di Ravenna ha avviato le sue corse grazie a una partnership tra l'ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), la Regione Emilia Romagna, la Start Romagna (società che gestisce il trasporto pubblico dell'area romagnola), la SOL (società che produce gas) e l'ASTER (società consortile tra Regione Emilia-Romagna, Università, CNR, ENEA, Associazioni di categoria e Unioncamere per la promozione della ricerca). L'ENEA ha

svolto le sperimentazioni, eseguito le rilevazioni delle emissioni e delle prestazioni energetiche di Mhybus e ha messo a disposizione la propria mini-stazione di rifornimento per idrogeno alla SOL, che ha prodotto la miscela di idrometano. Al termine del periodo di sperimentazione si sono effettuati, presso l'Istituto Motori del CNR di Napoli, alcuni test al motore del veicolo utilizzato. I risultati hanno dimostrato che, come già era stato verificato nel test su strada, l'idrometano non ha inficiato le prestazioni del motore. Le buone prestazioni aprirebbero dunque la strada ai bus a idrometano per tutte le amministrazioni comunali che continuano a dover imporre blocchi della circolazione per i livelli troppo alti raggiunti dall’inquinamento. È prematuro tuttavia prevedere una facile espansione: senza cofinanziamento europeo i bilanci già precari dei comuni difficilmente riuscirebbero a far fronte all’investimento. Nonostante i vantaggi economici di ritorno sulla salute dell’ambiente e dei cittadini, la strada per una mobilità pubblica sostenibile è lunga e irta di ostacoli. A.E.


Le intolleranze ambientali Causate dall’esposizione a sostanze in grado di innescare fenomeni di tossicità cellulare Brunella Mercadante Intolleranze ambientali è un termine ad ombrello sotto il quale si possono classificare una serie di malattie, ancora in gran parte poco note, causate direttamente dall’esposizione a sostanze (principalmente solventi organici, pesticidi ed additivi anche in low dose) in grado di innescare fenomeni di tossicità cellulare con aumento dell'enzima nitrossido-sintetasi e della produzione di ossido di azoto, potente ossidante. Queste sono in grado cronicamente di neutralizzare le potenzialità detossificanti del nostro organismo nel complesso definite chemical defensome. Spesso mimano patologie allergiche ed a esse possono accompagnarsi, ma trovano scarsa o nulla risposta alla terapia corticosteroidea ed antistaminica, che anzi spesso peggiora il quadro sintomalogico. Si possono distinguere tre sottoinsiemi principali: la MCS Multiple Chemical Sensitivy SyndromeSensibilità chimica multipla o intolleranza ambientale idiopatica; la Sick HHouse SyndromeSindrome della Casa Malata; la SBS Sick Building SyndromeSindrome dell’Edificio malato.

La MCS Multiple Chemical Sensitivy Syndrome è una condizione cronica in cui sintomi si presentano in modo riproducibile in risposta a bassi livelli di esposizione a sostanze chimiche diverse. Sono colpiti più organi e apparati, e i sintomi migliorano quando le sostanze chimiche responsabili del disturbo sono allontanate. I sintomi più lamentati possono essere i più disparati: cefalea, congiuntivite allergica, disturbi delle vie aeree superiori, come rinite cronica con prurito nelle fosse nasali e in faringe, disturbi gastrointestinali, artralgie, palpitazioni

cardiache, deficit d’attenzione e concentrazione, sonnolenza, manifestazioni orticarioidi che tendono a colpire le parti più esposte quali capo, il collo, le mani, disfunzioni sensoriali e spesso anche intolleranze alimentari. Le donne sembrano le più colpite per un sistema im-

Il “femminello” sorrentino: vero e proprio farmaco naturale Fabiana Clemente Massa Lubrense, Meta, Piano di Sorrento, Sant’Agnello, Sorrento, Vico Equense, Capri e Anacapri. Luoghi da scenari mozzafiato, cittadini solari e ospitali, un mare cristallino. Ma cos’è che davvero accomuna tutti questi comuni napoletani? Una sola parola, o meglio un solo agrume, il “femminiello” di Sorrento. Conosciuto anche come il limone ovale o limone di Massa – comune della penisola in cui viene coltivato – si distingue dai limoni delle aree limitrofe per le sue dimensioni medio-grandi, per un succo altamente acido e per un’elevata presenza di vitamina C e flavonoidi. Un farmaco naturale di tutto rispetto, risalente al 1500 d.C. Non a caso l’etimologia del suo nome botanico – Citrus Medica – preannuncia che si tratta di un frutto pregno di proprietà benefiche e terapeutiche. Apprezzato e promosso dalla dieta mediterranea come alleato prezioso nella prevenzione di obesità, diabete e arteriosclerosi, grazie alla sua azione fluidificante e purificatrice del sangue. L’elevato contenuto di vitamine P rafforza i vasi sanguigni, quindi particolarmente indicato nella prevenzione di emorragie interne. Gli acidi presenti nel succo svolgono un’azione batteriologica, mentre l’alto contenuto vitaminico rafforza le difese immunitarie e agevola la fissazione

del calcio. Un consumo quotidiano aiuta a prevenire e combattere influenza e raffreddore. Anche l’attività intestinale ne trae giovamento, favorendo il transito, la naturale regolarità ed eliminandone le scorie. Al mattino, prima della colazione abituale, un bicchiere d’acqua tiepido con succo di limone è un toccasana per il nostro intestino. Un cattivo funzionamento renale può migliorare grazie alla presenza di acido citrico, noto per la sua capacità di dissolvere i calcoli renali e i depositi di calcio accumulatisi. Farà piacere sapere a chi soffre di anemia, o semplicemente chi ha i valori bassi della ferritina, che la presenza di vitamina C nel limone ovale aiuta l’organismo nell’assorbimento del ferro. Fonte inestimabile di antiossidanti, il “femminello” vanta anche straordinarie doti anti-invecchiamento – doti da beneficiare con una cucina ad hoc e da incrementare con semplici prodotti cosmetici fatti in casa. Un’ulteriore peculiarità del “femminello” sta nella morfologia sui generis della scorza, caratterizzata da un notevole spessore e da una profumazione più intensa e ricca di oli essenziali rispetto al comune limone. I benefici tipici del limone raggiungono livelli esponenziali nell’ovale sorrentino. È doveroso ringraziare la nostra adorata Campania che ancora una volta ci regala un dono dal valore inestimabile.

munitario più reattivo, per una maggiore sensibilità ai prodotti irritanti o perché trascorrono più tempo in spazi chiusi. La sindrome non ha un origine allergica, sebbene i sintomi possano essere molto simili: raffreddore, arrossamento degli occhi, secchezza lacrimale, eczema, dermatite atopica ecc La MCS si presenta con vari livelli di gravità: alcuni malati ne soffrono solo occasionalmente, altri sono completamente disabili al punto da dover bonificare completamente il loro ambiente domestico, riducendo anche la loro vita sociale. Il non poter definire il carattere della patologia, se genetica, autoimmune o di altra natura , ha sviluppato una forte diffidenza che spinge a ritenere la sua polieziologia come un fatto meramente psicologico. Per quanto attiene la Sick House Syndrome- Sindrome della Casa Malata i sintomi, analoghi a quelli della MSC, si presentano quando il paziente è a casa propria, scomparendo o attenuandosi quando esce di casa e ricomparendo quando si rientra. A tal proposito, in effetti, c’e da rilevare che le nostre case sono divenute un vero e proprio arsenale chimico, l’inquinamento interno delle abitazioni, arredate con tappeti, piante sintetiche, affollate di detergenti, disinfettanti, deodoranti, diffusori di oli essenziali sintetici, adesivi, vernici, sistemi di riscaldamento ecc.,. è aumentato al punto che i livelli

di benzene, xilene, tetracloroetilene e molti altri tossici all’interno sono maggiori rispetto a spazi aperti e inquinati. La SBS Sick Building Syndrome- Sindrome dell’Edificio malato- è un termine di recente formulazione che è diventato di uso comune in seguito al riconoscimento da parte dell’OMS del problema come vera e propria patologia. Espressione della tendenza tipica delle società occidentali di passare la maggior parte della giornata in ambienti confinati (indoor) dovuta all’evoluzione del lavoro e degli stili di vita, gli edifici diventano dei contenitori nei quali la qualità dell’aria è contaminata da innumerevoli fattori che vanno a incidere sulla salute delle persone che vi risiedono. La SBC si manifesta con sintomi atipici, ma ripetitivi e non correlati ad un determinato agente, quali irritazione agli occhi, delle vie aeree e della cute, tosse, costrizione toracica, sensazioni olfattive sgradevoli, nausea, torpore, sonnolenza, cefalea, astenia, Malesseri che si avvertono solo ed esclusivamente durante la permanenza all’interno dell’edificio. Curioso notare come gli edifici di costruzione recente si siano rivelati meno salubri di altri più vecchi a causa di soluzioni, apparentemente migliorative, quali l’estensivo impiego di materiali dall’elevato rendimento termico e acustico, ma purtroppo insalubri, mentre vecchi materiali paradossalmente sono più sani.


L’architettura di Matteo Thun “Eco non ego”: la formula che unisce opere e ambiente Antonio Palumbo Nato a Bolzano nel 1952, Matteo Thun è uno degli architetti e designer italiani più conosciuti ed apprezzati a livello internazionale. Vincitore per ben tre volte del premio Compasso d’Oro dell’ADI ed inserito nella Interior Hall of Fame di New York sin dal 2004, Thun, come pochi, ha saputo coniugare, nel corso della sua esperienza progettuale, la contemporaneità e le nuove tecnologie per il risparmio energetico ad una sensibilità in grado di interpretare al meglio le caratteristiche del contesto. Influenzato dal paesaggio della sua terra natale, l’Alto Adige, Thun ha sviluppato una particolare vocazione per architetture attente soprattutto al senso del luogo, le cui caratteristiche fondamentali sono state da lui stesso sintetizzate nella semplice ma incisiva formula “Eco non Ego”. Attraverso di esse, il designer altoatesino ha concepito i suoi interventi come altrettanti “dialoghi tra opera e ambiente”, mostrando una spiccata capacità di mettere in relazione componenti tra loro diverse, con la finalità di progettare in modo sostenibile, rispettando soprattutto il genius loci. Tra le sue opere più rappresentative, in termini di ecosostenibilità, dobbiamo citare il Vigilius Mountain Resort, realizzato nel 2004 a Lana (BZ). L’intero complesso è stato edificato con materiali naturali, come il legno, la pietra e l’ar-

gilla, ed utilizza esclusivamente fonti naturali, sia per il riscaldamento, a base di trucioli di legno, che per i servizi e l’acqua, per il cui approvvigionamento si è privilegiato l’uso delle fonti sorgive del Monte San Vigilio. La struttura ricettiva si presenta come un gigantesco albero adagiato al suolo e la fusione visiva con lo scenario che la circonda, fatto di boschi di larice e di suggestivi panorami sulle Dolomiti, è pressoché totale. Ri-

guardo all’uso dei materiali impiegati per la realizzazione di questa sua opera, particolarmente rappresentativa, Thun così si esprime: «L’ispirazione deriva dall’anima del luogo, quella che io definisco il genius loci. Nel caso del Vigilius, sono le montagne dell’Alto Adige e, per questo, ho utilizzato essenzialmente legno di larice e pietra. Il resort, immerso nella natura, è perfettamente integrato con il paesaggio e, di anno

in anno, sembra invecchiare molto bene. Dal mio punto di vista, il legno è il materiale per eccellenza del ventunesimo secolo: è riproducibile, oltre che solido, atemporale e piacevole al tatto. Ci permette di trovare soluzioni sostenibili e, al tempo stesso, di rispettare le risorse disponibili. Costruire in legno soddisfa, quindi, due criteri importantissimi, che sono l’economia e l’estetica, sintetizzati in un termine che mi piace molto: ecobello. Inoltre, il legno può essere utilizzato a scale molto diverse, sia nel design sia nell’architettura, grazie alle sue qualità di durevolezza e resistenza». Altro progetto importante dell’architetto altoatesino è quello per le nuove Terme di Merano (2005). La struttura, in tal caso, è stata pensata per sviluppare una continuità tra interno ed esterno, capace di riflettere l’essenza naturale di questo peculiare ambiente attraverso un design incentrato sulla trasparenza, per conseguire un benessere insieme fisico e visivo. Grazie a tale soluzione, l’enorme cubo vetrato del corpo centrale viene inondato dalla luce naturale durante il giorno, mentre di notte esso è illuminato da grandi elementi sferici (globi) che catturano la luce per rifletterla su dischi rotanti colorati, i quali proiettano effetti visivi ondulatori sulle pareti interne e sulle acque termali, dando luogo a rifrazioni assolutamente sorprendenti. Come già avvenuto per gli altri

suoi progetti di architettura, Thun ripropone anche qui il tema centrale del ‘genius loci’, fatto di rispetto per l’ambiente in armonia con l’utilizzo delle nuove tecnologie energetiche. In particolare, l’acqua utilizzata per i trattamenti viene ricavata da scavi effettuati in profondità all’interno dei giardini ed è intesa come un flusso continuo ispirato al suo ciclo naturale, mentre il legno e la pietra divengono, qui come altrove, protagonisti della composizione materico-percettiva dell’intero organismo edilizio. Una delle sue ultime opere - realizzata in collaborazione con gli architetti Stein-Hemmes-Wirtz e con il paesaggista Johannes Cox - è la Winery Longen-Schlöder, commissionatagli dalla famiglia Longen nella Valle della Mosella, in Germania, dove Thun ha sviluppato un ampliamento della struttura produttiva esistente, interpretando nel modo migliore il suo particolare approccio ecosostenibile al contesto: il progetto per l’azienda vinicola Longen è stato insignito del premio Architekturpreis Wein 2013. Uno dei ‘fil rouge’ che hanno guidato l’intero intervento è stato lo “Zero Design” (zero chilometri, zero emissioni e zero rifiuti), accoppiato ad un utilizzo dei materiali “from cradle to grave”, mediante una progettazione e costruzione ispirate al ciclo della natura e caratterizzate da un completo smaltimento dei componenti impiegati.


Il Castello di Lettere Sono tuttora rintracciabili testimonianze architettoniche della costruzione originaria Linda Iacuzio Il castello di Lettere è stato oggetto di un attento studio dell’archeologa Emanuela Pettinelli, che ne ha fatto risalire la costruzione al X secolo, pochi anni dopo l’edificazione del castello di Pino, eretto nel 949 per volontà di Mastalo I, “prefetto” di Amalfi. Sebbene non sia giunto intatto ai nostri giorni, il castello ha conservato gran parte degli elementi della fortificazione primitiva. Secondo la Pettinelli, sono tuttora rintracciabili testimonianze architettoniche della costruzione originaria nella parte bassa del muro di cinta, “con merli a sagoma diritta e saettiere visibili ancora oggi nella cortina sud”. Dopo la conquista di Lettere da parte del re normanno Ruggero II (1131), la cortina muraria fu arricchita con una nuova merlatura; venne inoltre costruita una porta nella muratura sud, provvista di ponte levatoio, che sostituì il precedente ingresso. Con l’avvento della dinastia sveva,

Lettere divenne un feudo della famiglia Filangieri. A quest’epoca risalgono il mastio e la torre est. Le migliorie apportate all’edificio nel corso

della successiva dominazione angioina si inquadrano nella generale volontà di “armare” tutta la collina di San Nicola del Vaglia. Furono, dunque,

aggiunti alla fortificazione una torre cilindrica nell’angolo ovest, detta “torre del grano”, due torrini merlati a difesa delle porte, nonché - all’in-

Fines Moryson a Napoli Grande ammirazione destano in lui Castel Nuovo e la dimora del viceré Lorenzo Terzi Fra gli autori studiati da Giovanni Capuano in Viaggiatori britannici a Napoli tra ’500 e ’600, Fines Moryson (1566-1617?) appartiene a quel filone della narrativa odeporica che, “rifuggendo da ogni velleità letteraria, preferisce concentrare l’interesse sui particolari statistici quali le distanze e le diverse valute straniere”. Laureatosi all’università di Cambridge, Moryson si dedicò all’insegnamento fino a che, nel 1589, ottenne dal sovrano la licenza di viaggiare. Partito all’inizio di maggio del 1591, trascorse sei anni in giro per l’Europa. Visitò - ricorda Capuano - la Germania, la Danimarca, la Polonia, Vienna, per giungere in Italia nell’ottobre del 1593. Fu a Napoli, quindi a Roma e nelle principali città dell’Italia settentrionale. Recatosi in Francia, fece ritorno a Dover nel 1595. Nel dicembre dello stesso anno il gentiluomo inglese partì nuovamente alla volta della Germania. Vide poi Venezia, Gerusalemme, Tripoli, Aleppo e Antiochia.

Tornò infine a Londra nel 1597. Nel 1617 fu pubblicato il suo Itinerary Written by Fines Moryson Gent, la cui prima parte tratta, appunto, dei viaggi dell’autore in Europa. Moryson racconta di essere arrivato a Napoli entrando nella capitale del Vi-

ceregno attraverso quella Porta Capuana “per cui solitamente accede il viceré in gran pompa”. Con somma costernazione sua e dei suoi compagni di viaggio, il loro abbigliamento “alla francese” suscita lo scherno dei prigionieri del forte. Lo scrittore aggiunge, sdegnato: “Con mio grande stupore, i cittadini di buona condizione non si astennero da un comportamento così barbaro nei nostri confronti”. La visita della città riesce però a far dimenticare a Moryson la sgradevolezza del primo contatto con i suoi abitanti. Il viaggiatore coglie, pertanto, il fascino della “Strada Toletana”, dotata su entrambi i lati di un bel marciapiede ampio, destinato ai pedoni, nonché di un bel mercato. Grande ammirazione destano in lui anche Castel Nuovo e la dimora del viceré (l’odierno Palazzo Reale), adorna di “un incantevole vasto giardino” - contenente due splendide sale da banchetto e una magnifica voliera di metallo lavorato - e di un piacevole viale pavimentato “con policromi marmi incisi”.

terno della fortezza - i corridoi pensili, “ovvero i passaggi coperti che mettevano in comunicazione i piani alti delle torri, probabilmente serviti da

«Con l’avvento della dinastia sveva, Lettere divenne un feudo della famiglia Filangieri» scale, e gli altri accessi ai camminamenti alti”. Subentrati agli Angioini gli Aragonesi, il forte assunse una funzione prevalentemente residenziale. Infatti, nota ancora la Pettinelli, le ultime modifiche arrecate al maniero si concentrarono sull’articolata corte interna, costruita nella parte nord sfruttando una naturale sopraelevazione della roccia. Il castello di Lettere conservava ancora verso la metà del Cinquecento un aspetto imponente; nei secoli successivi, però, esso conobbe una lunga fase di decadenza e abbandono, perdendo del tutto la sua finalità militare e abitativa. Tuttavia restauri condotti in anni recenti l’hanno riportato, almeno in parte, all’originaria magnificenza.


Eccellenze napoletane che sfidano i secoli Le tradizioni che si tramandano Liquori e caffè Gennaro De Crescenzo Salvatore Lanza Il nostro viaggio tra le eccellenze tradizionali continua tra le fabbriche di liquori dolci, secondo la moda dell'epoca, fra cui il "Centerbe" di Beniamino Toro di Tocco Casauria (Pescara), le essenze di agrumi in Calabria, della locale Società Economica, le acquaviti e i rosoli (anisetta, curacao, melarancino o l’orzata) di Genovais, di Tomas e Costan a Rodi in Capitanata

(Maraschino, Vainiglia, Perfetto Amore, Specifico per la Salute e Essenza di Puntsch i loro prodotti più famosi) o di Giovanni Di Cola da Ortona a Mare (Rosa, Diavolone e Cedrato le sue specialità). Già molto diffuse le essenze di agrumi: “le varie specie di agrumi che per natura di suolo e di clima abbondevolmente si coltivano lungo le contrade marittime del Reggitano distretto, offrono il destro a quelli industriosi naturali di

estrarre dalla frutta (bergamotto, arancio, portogallo, limone, cedrato) l’olio volatile che chiamasi essenza”; un Nicola Barilla e un Luigi Auteri di Reggio avevano inventato una macchina a tale scopo. A Napoli, poi, si era diffuso un liquore chiamato “elisir” e molto simile al nostro amaro grazie all’invenzione (sulla base di un’antica ricetta) del proprietario di uno dei caffè più famosi della città a piazza Dante. Nello stesso locale, agli inizi dell’Ottocento, il greco Demetrio Gallo fu uno dei primi a portare in città l’uso e l’industria del caffè come bevanda (acqua e caffè bollivano insieme in una pentola di terracotta servendolo poi in misurini di forma conica anch’essi di terracotta). L’acquavitaro, del resto, era un mestiere abbastanza diffuso: con una cassetta legata al collo, illuminata da una candela e piena di bottiglie e di prese (bicchierini), passava per le vie della città per tutta la notte offrendo ai suoi clienti centerbe, rumme, annese, sambuchelle, stomateca, ammennola amara, cafè o mescolanze (gli attuali cocktail). Più di cinquanta rosoli diversi (spesso frutto di antiche ricette familiari) venivano prodotti già alla fine del Settecento e puntualmente serviti alla fine dei pranzi napoletani.

Gelati e dolci

Tra gli esempi più famosi quello della produzione dei gelati o dei "sorbetti" dei venditori ambulanti forniti di "subbrettere" (cilindri di stagno per l'impasto e recipienti di legno per conservare la neve insieme alle bottiglie degli sciroppi) o di alcune gelaterie rinomate. Famosa nella capitale la sorbetteria di Vito Pinto a Piazza Carità, diventato "ricchissimo e barone a furia di ottimi gelati", uno dei motivi principali per cui Giacomo Leopardi si era legato a Napoli, secondo le parole di Antonio Ranieri. Quest’ultimo aveva cercato di risolvere "l'insolubile problema" dei gelati del grande poeta accordandosi con un gelataio di Torre del Greco senza riuscire ad accon-

tentarlo, però, perché "a Leopardi si rizzavano i capelli al solo pensiero che non fossero proprio del Sì Vito [...] al quale "nelle frottole che ci scappavano di sera a veglia, aveva consacrato, in lode dei gelati, un terzetto, onde mi ricordo ancora il verso: Quella grand'arte onde barone è Vito". Stesso discorso, per quanto attiene alla qualità e alle tradizioni, si potrebbe fare per la produzione varia e diffusa della pasticceria famosa e pregiata in tutta l'Italia del Sud ed in particolare della Campania e della Sicilia (dalla pastiera alla cassata, dalle sfogliate ai babà, dai cannoli ai calzoncelli, dai torroni alle paste di mandorla, dal cioccolato al marzapane).


La splendida tenuta borbonica sarà ceduta al Ministero

CARDITELLO, FINALMENTE UNA DEGNA SOLUZIONE Domenico Matania Dopo anni di incertezze le sorti della Reggia di Carditello potrebbero subire una svolta decisiva. All’alba del 2014 il sito di San Tammaro è stato ceduto al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, in seguito ad un accordo con la SGA, la Società Gestione Accordi, che gestisce i crediti del Banco di Napoli. L’omonima tenuta che ospita la Reggia vide la luce nel corso del ‘700 per volere di Carlo di Borbone e di Ferdinando IV, fu concepita dapprima per l’allevamento di cavalli e per la caccia, in seguito anche come Sito Reale; Carditello ospitò l’allevamento di pregiate razze equine e divenne sede di una vera e propria azienda agricola, con la produzione di prodotti agricoli e caseari: il primo esempio di agricoltura biologica, in cui veniva sfruttata la naturale fertilità del suolo. I lavori all’interno della tenuta erano finalizzati al corretto andamento delle attività lavorative svolte nel sito: furono costruite, tra l’altro, una scuderia, una stalla e una torre in cui avveniva la lavorazione dei latticini, tra cui la celebre mozzarella ottenuta con la lavorazione del latte delle bufale allevate in loco. All’interno della tenuta, la Reggia fu progettata da Francesco Collecini, allievo di Luigi

Vanvitelli. Nella struttura gli affreschi di Jacob Philipp Hackert completavano lo splendore dell’opera. Il degrado in cui oggi versa Carditello ebbe inizio con l’unità d’Italia, quando la tenuta divenne dapprima proprietà di casa Savoia, poi dal 1920 dell’Opera Nazionale Combattenti. In seguito alle razzie naziste durante la seconda guerra mondiale, nel 1952 il sito divenne patrimonio del “Consorzio generale di bonifica del bacino inferiore del Volturno”. Il resto è attualità, pochi sono stati i tentativi di risollevare Carditello, tra questi l’apertura nel 1978 di un museo dell’agricoltura meridionale ed alcune operazioni di restauro intraprese nella Reggia. Le cattive notizie invece si sono susseguite nel corso degli ultimi anni: il 27 gennaio 2011 è stata disposta la vendita all'asta del sito ad un prezzo di partenza di 10 milioni di euro. Alla fine del 2013 la situazione più paradossale: erano già state undici le aste andate deserte. Nel frattempo lo splendore della tenuta borbonica non conservava altro che degrado e sporcizia con l’illecito sversamento di rifiuti nel sito e con il perdurare di atti di vandalismo. La nota lieta è stata senza dubbio la mobilitazione dei volontari e del mondo delle Associazioni che

per anni hanno manifestato per la salvaguardia di Carditello. Figura simbolica del sito è stata quella di Tommaso Cestrone, conosciuto come “l’angelo di Carditello”, che in maniera del tutto volontaria si è impegnato a proteggere la Reggia e a richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica, nonostante diverse minacce subite. Cestrone ha finanche incontrato il Ministro Massimo Bray facendosi promettere il suo massimo impegno per risollevare le sorti di Carditello. Durante le ultime festività natalizie Tommaso Cestrone è andato via colpito da un infarto e nei primi giorni di gennaio è arrivata la notizia dell’accordo tra la SGA e il Ministero. La Società Gestione Accordi si è aggiudicata il sito per la cifra di 11,5 milioni di euro ed in seguito procederà a cedere l’antica Reggia borbonica al Ministero. Sarà messa in piedi una Fondazione in cui saranno coinvolti anche gli enti locali con lo scopo di conferire la dignità che spetta ad un sito storico di tale rilevanza.


IL RIUSO IN CUCINA: CONSIGLI UTILI Oggi viene buttato via il 40% di ciò che produciamo Salvatore Allinoro Le parti secche del pane sono perfette per essere grattugiate, insaporiscono le minestre e ci consentono di creare manicaretti. Fino agli anni settanta le croste da buttare venivano baciate prima di essere conferite nel cestino. Tra gli antichi greci era addirittura in auge l’uso di desinare su piatti commestibili. Il boom economico è riuscito a fornire una quantità di vivande mai vista in precedenza, ridondante. Oggi viene buttato via il 40% di ciò che produciamo. I pesticidi invadono le acque e nello stesso istante le discariche si gonfiano del superfluo, inquiniamo il territorio per aumentare le rese. Adottando in massa vecchie ricette possiamo risparmiare soldi, rispettare gli ecosistemi e nel frattempo inviare messaggi molto eloquenti ai mercati finanziari per cercare di interrompere questo trend schizofrenico. Il cuore dei broccoli nascosto in un fusto legnoso è unospuntino tenero e nutriente. Sa di anice ed è fresco in tutti i sensi, cresce nelle temperature fredde del centro dell’inverno e le conserva nei tessuti. Gustato subito, magari crudo, è davvero delizioso. Anche il cuore dei carciofi, stracotto,è di sicuro più adatto a insaporire i risotti che a finire tra i rifiuti. Scegliere agrumi biologici aiuta a diminuire il fardello degli sprechi: possiamo trasformare le bucce in caramelle e confetture. Le vitamine assorbite aumentano, i sacchi di spazzatura diven-

tano sempre più piccoli. Antibiotiche e debolmente abrasive, profumatissime, le bucce degli agrumi (di chi magari è a dieta) sono ottimi sostituti delle spugne. Umide, assorbono bene cenere o polvere di caffè a cui aderiscono perfettamente formando un panno 100% sostenibile. Una spesa accorta taglia i consumi perché non rende necessario l’uso del frigorifero. Con gli avanzi di ieri possiamo rendere più gustose e nutrienti le portate di oggi, è sufficiente avere un po’ di fantasia per mangiare meglio cucinando meno. Un mestolo di

ragù avanzato e avremo conservato il più saporito degli ingredienti, prepareremo delle ottime patate affogate. Il limone fatto macerare in aceto stempera i toni aggressivi quando abbiamo intenzione di usare come detergenti gli acidi organici. Il compost fatto in casa fa crescere molto bene le piante sul terrazzo ma anche il fresco avanzato dopo le pulizie degli ortaggi è riusabile come un micro sovescio. Un’accortenza: i residui vanno posizionati venti centimetri sotto gli strati di terreno. Quando il vino si è trasformato in aceto può es-

Il fenomeno Violetta Disney raggiunge il cuore di tutti i bambini! Alessia Giangrasso Un fenomeno nato in Argentina ma che già fa il giro del mondo portando ovunque l’entusiasmo di un cast di giovani attori professionisti nella recita, nel canto e nel ballo! La protagonista ha il nome di Violetta nasce a Buenos Aires luogo in cui lo sceneggiato viene quasi interamente registrato. Il canale Disney Channel trasmette per la prima volta nel 2013 ed è un record di ascolti. E’ risultata la premiere più vista nella storia dei canali Disney interessando un target di bambini, soprattutto bambine, di età compresa tra i 6 ed i 14 anni. Il fenomeno Violetta è stato oggetto di analisi ad opera di molti critici che l’hanno valutato un successo internazionale elogiando l’operato, la recitazione ed il canto della protagonista. Quest’ultima, infatti, è stata inserita in una lista “Le

50 persone che ci hanno ispirato nel 2013”, del quotidiano La Naciòn, ed è stata ultimamente considerata una figura protagonista di un’avventura “adolescenziale-sentimentale trattata con piglio seriosamente divertito”. Infatti, Violetta rappresenta il modello dell’adolescente femminile ideale e un altro ingrediente è la scelta del Talent show, inserito nella serie, e che attira gli spettatori più piccoli. Ulteriore motivo di giudizio positivo è l’essere una fiction sana, che trasmette valori positivi seppure moderni ma adeguati ai

tempi di oggi. Oggi i modelli che la società propone sono molto forti mettendo a serio rischio le capacità di selezione di genitori e figli, spesso soli e abbandonati troppe ore davanti un televisore o computer alla scoperta di un mondo pericoloso. Perciò, dunque, nel caso del fenomeno Violetta, firmato Disney, gioca un ruolo determinante la serietà professionale ed il profondo senso di rispetto per le piccole generazioni. E’ recente la tournèe del cast che ha visto anche Napoli tra le mete d’Italia. Per l’occasione il Coordinamento Operativo Nazionale Interforze Tutela Ambientale ha provveduto a sostenere quelle famiglie che non avrebbero potuto consentirsi l’ingresso per l’elevato costo portando l’entusiasmo anche a chi soffre in Ospedale attraverso il dono da parte della protagonista esclusivamente per loro.

sere unito in sorsi a una punta di bicarbonato, otterremo un simpaticissimocolluttorio effervescente e davvero antisettico. I sughi dei giorni passati vanno assaggiati dopo aver messo le pentole sul fuoco. Le fiamme purificano dai batteri e correggono il pH. Il senso di acidità si dilegua, ma attenzione in estate. Le bottiglie di vetro delle conserve di pomodoro in teoria durano migliaia di anni. Fonderle e ricostruirle identiche attraverso il riciclo non ha molto senso. Meglio sciacquarle bene e tenerle pronte così come sono.

Avaaz.org: il sito delle petizioni I problemi sono molti, ma ci sono i computer a disposizione per fare rete, su avaaz.org si entra in azione. Le raccolte di consensi possono contare su un gran numero di iscritti, tutti impegnati. Una newsletter coordina i messaggi degli attivisti. Su internet le informazioni girano rapide, chi sta infrangendo i diritti civili cerca di insabbiare le sue colpe, www.aavaz.org cerca di smascherarli: chi vuole firma. Dopo esserci registrati bastano tre clic per esprimere solidarietà ai bistrattati di tutto il mondo. Gli obiettivi sono smuovere le coscienze dei politici inondando di firme le loro scrivanie, ottenere visibilità sui mezzi di informazione e raggiungere risultati concreti in un tempo ragionevolmente breve. Come in una democrazia senza confini di stato ognuno, da ogni parte del mondo, può proporre un argomento di discussione e cercare consensi. I messaggi contro gli ecocidi proseguono inesorabili in un cammino che vuole conquistare dignità a colpi di mouse. Questa settimana il supporto è offerto a Edward Snowden, il reporter americano è colpevole di aver diffuso notizie sulle tecniche di spionaggio made in U.S.A., quando scadrà il suo permesso di soggiorno in Russia potrebbe vedersi aprire le porte dei carceri statunitensi. Quasi un milione di firme è già stato raccolto, continuiamo a supportarlo. Il presidente del Brasile DilmaRousseffpotrebbe ricevere a giorni una richiesta di asilo politico di portata storica. Mai, fino ad oggi un milione di persone aveva chiesto contemporaneamente ad un capo di stato di tendere le mani a un rifugiato. S.A.


Horizon system: benvenuti nel futuro All’orizzonte un nuovo rivoluzionario mezzo di trasporto Cristina Abbrunzo Oggi, sulle strade di tutto il mondo circolano quasi 800 milioni di veicoli, una cifra che potrebbe raddoppiare entro il 2030. Emergono quindi con crescente insistenza molte domande e problematiche, in settori quali salute e sicurezza, conservazione dell'energia e delle materie prime, tutela dell'ambiente e qualità di vita, che richiedono urgentemente una soluzione. In un mondo più aperto, le esigenze di mobilità delle persone non riguardano più solo la facilità di spostamento, ma anche la qualità del viaggio. Nel contempo, l'aumento della popolazione mondiale sta incentivando in misura crescente il trasporto merci. A tale proposito un gruppo di studiosi dell’Università di Glasgow ha concepito un avveniristico progetto denominato: Horizon System, un sistema interamente elettrico che offre un nuovo modo di viaggiare rivoluzionario, proponendo un interscambio continuo tra Terra e cielo, senza tempi morti. Si tratta di una sorta di bataereo, un aereo cioè a forma di pipistrello, o per meglio dire: di razza. Sotto la sua pancia, The Horizon System può ospitare fino a sei treni alla volta. Mentre dentro la pancia, l’aereo è dotato di tutti i comfort tipici della sala d’attesa di un aeroporto con bar, zona lounge e negozi; postazioni di lavoro e

aree relax. The Horizon System funziona tramite un sistema di rotaie magnetiche, simile a quello dei treni di MagLev, treni a levitazione magnetica, attualmente esistenti solo a Shanghai e in un paio di località in Giappone. In pratica questo speciale aereo plana ma non atterra, ad una distanza sufficiente per ‘caricare’ i treni che, come ma-

gneti, ricaricano le batterie di Horizon System. Quando i treni sono pronti per essere rilasciati, caricheranno le proprie, appoggiandosi alle rotaie magnetiche di transito. Un perfetto sistema di trasporto in cui tutta l’energia utilizzata rientra in circolo, e senza danneggiare l’ambiente! Ma non è finita qui. Il trenoaereo elettrico Horizon System

è: un drone( il più grande mai concepito)ovvero un aereo senza pilota; una volta in aria, i passeggeri possono lasciare i loro sedili, e salire al piano superiore, dove invece della cabina di pilotaggio, si trova uno spazio comune centrale simile alla lobby di un hotel. Avvolto da una vetrata panoramica di grandi dimensioni, lo spazio offre una vista mozzafiato.

L’ Horizon System dovrebbe iniziare la fase di realizzazione a partire dal 2050. Ci sono infatti, considerata l’idea davvero futuristica, ancora delle problematiche da superare, ma il progetto è vincente e potrebbe arrivare a reinventare il concetto di spostamento fra le grandi metropoli e in pieno rispetto dell’ambiente.

Il Giappone sperimenta il treno-proiettile Si viaggerà a levitazione magnetica a 500 km/h Ridurre l’impatto ambientale e l’inquinamento atmosferico causato dai mezzi di trasporto e dalla mobilità in generale: è questa la sfida tecnologica del nuovo millennio che si appresta a sfrecciare lungo i binari di una rete ferroviaria super veloce di ultima generazione. La Central Japan Railway sta testando il nuovo treno a levitazione magnetica, si chiama Maglev L0. I risultati dei test sono promettenti: il treno può trasportare 1.000 passeggeri e viaggiare a una velocità di 501 km/h, queste velocità consentiranno al treno a levitazione magnetica di assicurare la tratta Tokyo – Nagoya in 40 minuti. La stazione di Tokyo da quella di Nagoya dista 200 miglia, circa 322 chilometri. I treni a levitazione magnetica sono sorretti da magneti, il nome Maglev deriva proprio dalla tecnologia che sfrutta. Ma cerchiamo di spiegare come funzionano. Se si avvicinano due calamite, queste si attraggono e si attaccano saldamente. Ci vuole sforzo per staccarle. Ma se inver-

tiamo i poli, le calamite producono l’effetto inverso e si respingono altrettanto fortemente. Ci vuole uno sforzo ancora maggiore per farle avvicinare. Questo principio della repulsione, apparentemente così banale, è quello su cui si basa l’invenzione made in Japan dei Meglev. Il treno non poggia su rotaie, la sua pista viene seguita in levitazione, in termini pratici il treno si libra in aria così da ri-

durre l’attrito, l’usura, l’inquinamento acustico e aumentare l’efficienza e la velocità. I treni a levitazione magnetica sono comunemente chiamati “treni proiettile” proprio per le caratteristiche appena enunciate. Il Giappone è stato il primo paese a introdurre i treni a levitazione magnetica e il loro impiego è stato da subito destinato al trasporto di massa, sebbene la loro velocità non si spingesse oltre i 450 km/h. Solo recentemente cinque vagoni serie L0 con motrice sono portati alla incredibile velocità di 505 chilometri orari su una breve tratta (42 chilometri) e hanno superato brillantemente tutti i test di realizzazione facendo del Maglev L0 il treno più veloce al mondo che dovrebbe diventare uno standard del sistema ferroviario giapponese entro il 2027. Il progetto nel suo complesso costerà circa 64 miliardi di dollari e sicuramente fornirà un modello di riferimento per molte altre compagnie ferroviarie del mondo. C.A.


L AVORO E PREVIDENZA

Previdenza 2014: riepilogo e novità Eleonora Ferrara Antonio Balzano Sembra quasi inutile sottolineare quanto la previdenza sia una fonte inesauribile di continui aggiornamenti, a volte anche abbastanza complessi. È per questo motivo che in questa rubrica si cerca di dare, anche se in modo sintetico, delle informazioni utili al riguardo, cercando di renderle, il più possibile, immediatamente fruibili. Nell’esporre, quindi, le novità relative all’anno in corso, si procederà anche ad un breve riepilogo, puramente sistematico. La riforma Fornero, incidendo sulla misura del trattamento pensionistico, ha stabilito il passaggio al sistema contributivo dal primo gennaio 2012 per tutti i lavoratori, prevedendo l’innalzamento dei requisiti tanto per la pensione di vecchiaia che per quella anticipata. Nell’ambito del pubblico impiego e relativamente al 2014, il collocamento in quiescenza per vecchiaia avviene al compimento dei 66 anni e 3 mesi, mentre per la pensione anticipata i requisiti continuano a variare, a seconda se si tratta di lavoratori o lavoratrici. Alla luce di quanto precede, risulta opportuno approfondire l’argomento. PENSIONE DI VECCHIAIA PER LE DONNE Nel 1993, grazie alla riforma Amato, la soglia anagrafica fu innalzata, passando, gradualmente, dai 55 ai 60 anni. A partire dal 2012 cambia la scena. Con la riforma Fornero, infatti, è stata accelerata l’ equiparazione con gli uomini, già peraltro decisa dal precedente governo Berlusconi che nell’estate 2011 aveva previsto un percorso che avrebbe dovuto avere inizio nel 2014, per completarsi nel 2026. Non è stato, invece, così. Difatti, dal 1° gennaio 2012 l’età delle donne è salita a 62 anni, soglia alla quale già nel 2013 sono stati aggiunti 3 mesi, per l’adeguamento alle cosiddette speranze di vita, e sarà ulteriormente elevata a 63 anni e 9 mesi nel 2014. Per le lavoratrici autonome (commercianti, artigiane e coltivatrici dirette), invece, lo scalone del 2012 è stato di 3 anni e 6 mesi

Viaggio nelle leggi ambientali RADIAZIONI IONIZZANTI È stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale europea (GUCE) L 13 del 17 gennaio 2014 la Direttiva 2013/59/EURATOM del Consiglio europeo del 5 dicembre 2013 che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti. La protezione dei lavoratori e della popolazione contro i pericoli derivanti dalle radiazioni ionizzanti risale all'articolo 2 lettera b), del trattato Euratom che prevedeva norme di sicurezza uniformi mentre l'articolo 30 del trattato EURATOM definisce "norme fondamentali" relative alla protezione sanitaria nel 1959 cui sono seguite le direttive ora oggetto di abrogazione. AMBIENTE E’ legittimo il diniego della Soprintendenza per la demolizione di un manufatto ad uso residenziale di quattro piani e di due rurali e nella ricostruzione di dieci unità di circa 60 mq. ciascuna, disposte a schiera su tre livelli sfalsati, usufruendo del premio volumetrico del 35%, previsto dalla L.R. n. 19/2009 “Piano casa”. Per pacifica giurisprudenza, anche costituzionale, la disciplina unitaria di tutela del bene ambiente, rimessa in via esclusiva allo Stato, viene a prevalere su quella dettata dalle Regioni e dalle Province autonome, in materia di competenza propria, che riguardano l’utilizzazione dell’ambiente e, quindi, altri interessi e che, in tale contesto è indubbio che le disposizioni del Codice del paesaggio, approvato con il d.lg. n. 42 del 2004, prevedano l’assoluta prevalenza del Piano paesaggistico sugli altri strumenti di regolazione del territorio, avendo il medesimo Piano la funzione conservativa degli ambiti reputati meritevoli di

tutela, che non può essere subordinata a scelte di tipo urbanistico, anche di tipo premiale, per loro natura orientate allo sviluppo edilizio e infrastrutturale. Quindi, gli interventi oggetto dell’eccezionale e premiale disciplina di cui alla L.R. n. 19/2009 “Piano casa”, possono porsi come derogatori dei soli strumenti urbanistici e non anche dei vincoli paesaggistici. TAR Campania (NA), Sez. VII, n. 5641, del 9 dicembre 2013. ELETTROSMOG Il codice delle Comunicazioni elettroniche non consente la libera installazione di S.R.B. in qualsiasi parte del territorio comunale. In linea di principio va osservato che il D.Lgs. 259/03 non può essere interpretato come normativa speciale che consente la libera installazione di stazioni radio base in qualsiasi parte del territorio comunale, indipendentemente da qualunque disciplina volta alla tutela di interessi storici, ambientali e culturali ovvero prescrizioni urbanistiche riguardanti aree determinate e ben circoscritte. Al riguardo va osservato che, in forza dell’art. 8 comma 6 della Legge n. 36/2001, si ammette, seppure entro determinati limiti, che i Comuni adottino misure programmatorie integrative per la localizzazione degli impianti, in modo tale da minimizzare l'esposizione dei cittadini residenti ai campi elettromagnetici, anche in un'ottica di ottimale disciplina d'uso del territorio; misure che non possono, tuttavia, tradursi in un generalizzato divieto d’installazione in zone identificate, dovendo consistere invece in regole ragionevoli, motivate e certe, poste a presidio di interessi di rilievo pubblico. TAR Marche, Sez. I, n. 833, del 13 novembre 2013. A.T.

(l’età è passata da 60 a 63 anni e mezzo). Limite che salirà nel 2014 a 64 e 9 mesi, per arrivare nel 2018, con il raggiungimento dell’equiparazione previdenziale uomo-donna a 66 anni e 7 mesi . Tutto questo è valido, comunque, unicamente per le lavoratrici del settore privato (dipendenti e autonome), in quanto per il settore pubblico l’equiparazione tra lavoratore e lavoratrice è già avvenuta dal 1° gennaio 2012, con il conseguimento della pensione di vecchiaia al compimento del 66° anno di età . PENSIONE ANTICIPATA Se fino al 1995, per il pensionamento anticipato, era sufficiente raggiungere i 35 anni di contributi, indipendentemente dall’età posseduta, attualmente ne occorrono più di 42, e, per non incorrere nella riduzione dell’assegno finale, bisogna aver compiuto i 62 anni di età. Sino al 2011, il trattamento per anzianità, per chi non raggiungeva un minimo di 40 anni di contributi, si poteva ottenere raggiungendo la quota “96”, con età di almeno 60 anni (quota 97 e almeno a 61 anni per gli autonomi). La quota avrebbe dovuto assestarsi definitivamente a “97” (con almeno

61 anni di età) dal 2013. Ma con il programma modificato dalla suddetta riforma Fornero, dal 2012 per riscuotere l’assegno mensile prima dell’età della vecchiaia bisognava oltrepassare i 42 anni - un anno in meno per le donne - ossia 42 e 1 mese nel 2012, 42 anni e 5 mesi nel 2013 (41 anni e 5 mesi per le donne) e 42 anni e 6 mesi nel 2014 (41 e 6 mesi per le donne). E’ importante anche sottolineare che, per disincentivare il pensionamento anticipato rispetto a quello di vecchiaia, è stata introdotta una misura di riduzione, nel caso in cui si intendesse pensionarsi prima dei 62 anni di età, previsti come base per il pensionamento anticipato. In tal caso, l’assegno viene corrisposto, per la quota retributiva (per l’anzianità maturata sino a tutto il 2011), con una riduzione pari all’1% per ogni anno di anticipo; percentuale che sale al 2%, per ogni anno di anticipo che supera i 2 anni.


L’EUROPA VA VERSO LO SVILUPPO SOSTENIBILE? Non ti nascondere dietro il destino. Il destino è il pretesto dei falliti (Pablo Neruda)

Andrea Tafuro Cento anni fa, scoppiava il primo conflitto mondiale la guerra per finire tutte le guerre, come la definì Herbert George Wells. La tendenza umana ad eliminarsi reciprocamente ha avuto ragione dell’ottimismo dello scrittore britannico, da allora il mondo ha conosciuto centinaia di conflitti, che hanno sterminato oltre cento milioni di vite umane, attualmente sono in corso decine di conflitti che producono migliaia di morti all’anno, il più tragico è quello di Siria: oltre centotrentamila morti. Dopo un secolo di atrocità, chi mi ha preceduto mi ha lasciato un mondo migliore e più equo? Vivo nel 2014 che senso ha usare la lavastoviglie di notte per consumare meno, quando in India ci sono milioni di persone che reclamano l’elettricità? Se noi oggi riuscissimo a dare l’energia elettrica ai due miliardi di persone che non ce l’hanno, il consumo planetario di energia aumenterebbe solo del 10%, secondo gli studi di autorevoli scienziati. Il problema non è l’indispensabile lampadina, ma sono i consumi della fascia ricca e benestante della popolazione, lo hanno capito anche i governanti cinesi, che martellano i loro cittadini sulla necessità di ridurre l’inquinamento… certo lo fanno anche perché sono grandissimi produttori di pannelli solari. Facciamo un passo indietro, era il 2004, l’anno del nuovo Trattato Costituzionale europeo poi sostituito dall’attuale

Trattato di Lisbona, Jeremy Rifkin pubblicava: Il sogno europeo. Come l’Europa ha creato una visione del futuro che sta lentamente eclissando il sogno americano. L’autore metteva in discussione la tesi neoconservatrice che individuavava la modernità occidentale con l’affermazione dell’homo oeconomicus e dello sfruttamento della natura e che vedeva nell’affermazione degli Stati Uniti la fine della storia. Rifkin, affermava viceversa che il futuro apparteneva al sogno europeo fondato sullo sviluppo sostenibile, sui diritti sociali e sui beni relazionali, sulla responsabilità sociale condivisa e sulla pace, sostenuta da una politica estera multilaterale e all’aiuto pubblico allo sviluppo, mentre l’American Dream, fondato sulla competizione interpersonale, sull’accumulazione privata di ricchezza, sulla crescita illi-

mitata, era destinato alla lunga al fallimento. Caro Jeremy, gli sviluppi storici si sono incaricati di sconfessare questa tua concezione troppo idealizzata dell’Europa, questa maledetta crisi

dello scambio economico è sotto gli occhi di tutti. Il problema non è, come per i vecchi compagni rivoluzionari, in quale modo abbattere questo status quo, che si sta abbattendo da solo e con i propri er-

hanno allontanato gli individui ovvero le persone reali, dal contatto faccia a faccia con la durezza del vivere, con gli schiaffi della fortuna, con la sanzione ai suoi difetti o il premio alla sua qualità. Il confronto dell'uomo con le difficoltà della vita deve diventare il campo della solidarietà dei concittadini verso l'individuo bisognoso…ecco la grandezza del modello europeo. Stay hungry, stay foolish: siate affamati, siate folli, ha detto Steve. Certo è che in tempi di crisi non c’è tempo per fesserie come il dibattito democratico, bisogna darsi una mossa, agire in fretta. In un momento culturale in cui è molto di moda il disincanto saccente, il disprezzo ironico per l’affidabilità delle relazioni, mi sembra ancora più provocante ed entusiasmante parlare di un’ Europa sostenibile

“Per noi l'austerità è il mezzo per contrastare alle radici e porre le basi del superamento di un sistema che è entrato in una crisi strutturale e di fondo, non congiunturale, di quel sistema i cui caratteri distintivi sono lo spreco e lo sperpero, l’esaltazione di particolarismi e dell'individualismo più sfrenati, del consumismo più dissennato. L'austerità significa rigore, efficienza, serietà, e significa giustizia; cioè il contrario di tutto ciò che abbiamo conosciuto e pagato finora, e che ci ha portato alla crisi gravissima i cui guasti si accumulano da anni e che oggi si manifesta in Italia in tutta la sua drammatica portata…” Allora si diceva austerità. Oggi è una parola dimenticata e incomprensibile ai più. Chissà... se in un altro universo parallelo in cui Berlinguer è sopravvissuto al 1984 ed è diventato più volte Presidente del Consiglio e poi Presidente della Repubblica, oggi, fiero e pulito ottantenne, non parlerebbe più di austerità, ma di sostenibilità.... sta arruolando nelle istituzioni europee i mandanti e gli esecutori di un vasto processo di ristrutturazione in nome della crescita, che cambierà profondamente il modello sociale dell’Europa. La crisi della società del denaro e

rori, ma bisogna darsi da fare, in chiave costruttiva e ottimistica, prima che le passioni dissolte si trasformino in passioni da distruggere. “L’Europa deve contribuire a realizzare un mondo migliore e questo lo possiamo fare se partiamo dalle piccole cose di ogni giorno, dai temi che interessano la gente. Pensiamo alla solidarietà, da investire a favore degli ultimi, dei poveri, dei deboli, sia in Europa che nel mondo”. Sono queste le parole di Marx... Reinhard, presidente della Conferenza Episcopale Tedesca. Il fratello Marx, non è stato ospite a qualche trasmissione intellettuale, che assegna alle anime belle il bollino di cattolico impegnato. Penso che una riforma strutturale e non al solito bla… bla…bla, che sia veramente incisiva e guidata da un unico principio: eliminare quel sistema di protezioni che

socialmente, egualitaria e democratica, per assicurare, innanzitutto, la pace dentro e fuori i confini del vecchio continente, ma serve una forte mobilitazione dei cittadini per poterla concretizzare. Come cittadino attivo europeo ricordo ai miei governanti che il Trattato di Lisbona contiene una sostanziosa clausola sociale, in cui è affermato che “nella definizione delle sue politiche e azioni, l’Unione tiene conto delle esigenze connesse con la promozione di un livello di occupazione elevato, la garanzia di una protezione sociale adeguata, la lotta all’esclusione sociale e un livello adeguato di istruzione, formazione e tutela della salute umana”. L'Europa del mercato non è un destino, ma un’ opzione politica che si può ribaltare. #dialogocittadini: per dire la vostra, tramite Twitter, ai Commissari europei!


Foto di Fabiana Liguori

28.01.2014 – NAPOLI EST: fatti non parole! Due grandi progetti realizzati: La residenza universitaria Parthenope e il polo “Eccellenze campane” a Brin 69


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