Arpa campania ambiente 2014 13

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Come funzionano le agenzie ambientali nel mondo Dagli Usa alla Cina, tutte le grandi nazioni hanno enti con una missione “verde” ISTITUZIONI

L’Oasi dei Variconi: un bene da salvaguardare!

Morlando a pag.3

SOS FAUNA

Le farfalle di mare vittime dell’acidificazione Uno studio ha rilevato che l'acqua corrosiva al largo della costa occidentale degli Stati Uniti sta dissolvendo i gusci di molluschi marini noti anche con il nome di "farfalle di mare". Maisto a pag.7

SCIENZA & TECNOLOGIA

Al CNR energia pulita dall’anidride carbonica

Il nostro pianeta è sempre più affollato ed inquinato e gli scienziati di tutto il mondo si dedicano con sempre maggior interesse alle energie sostenibili (o energie verdi) in cui, l’energia prodotta ed utilizzata...

Come funzionano le agenzie ambientali delle principali potenze mondiali? Ora che la riforma delle Arpa italiane è all’esame del Parlamento, ci si interroga sulle soluzioni sperimentate in altre nazioni. A cominciare dagli Stati Uniti, che sono stati il primo Paese ad avviare un’agenzia governativa con la missione specifica di proteggere l’ambiente. È accaduto nel 1970, sulla scorta del movimento ambientalista che proprio Oltreoceano ha iniziato la sua storia.

LAVORO & PREVIDENZA

L’efficienza della pubblica amministrazione

Con il D.L. 24 giugno 2014 n. 90 (c.d. Decreto Pubblica Amministrazione), il Governo ha inteso introdurre disposizioni atte ad intervenire in merito all’incremento dell’efficienza della P.A., al sostegno dell’occupazione ed al ricambio generazionale, per favorire il quale, il decreto stabilisce l’abrogazione dell’istituto del trattenimento in servizio e l’ampliamento dell’ambito applicativo dell’istituto della risoluzione unilaterale del contratto da parte della P.A....

Mosca a pag.4

PRIMO PIANO

Rischio idrogeologico: il CNR presenta “Sm2Rain” La fragilità idrogeologica del territorio italiano è di nuovo sotto i riflettori a seguito delle recenti perturbazioni che hanno colpito la penisola. La forte instabilità meteorologica che sta caratterizzando l’inizio del terzo millennio porta a considerazioni sempre più profonde.... D’Auria a pag.2

Ferrara-D’Angelo a pag.16

Un mare di occasioni infrante dall’illegalità

La “differenziata” al tempo dei Borbone

Non esistono per me braccia più accoglienti di quelle di Poseidone. La calma e l’energia che traggo, ogni volta, dal suo caldo abbraccio, mi rendono in pochi minuti una donna diversa, forte, serena. Se non fossi nata a Napoli, o comunque vicino al mare, a chi “affiderei” le mie lunghe fughe dalla realtà? Liguori a pag. 2

Di fronte al problema gravissimo dei rifiuti a Napoli in tanti ci siamo chiesti quali potessero essere le strade per una soluzione definitiva, rapida, efficace e non dannosa per chi è costretto a sopportare da troppo tempo rischi e pericoli di ogni natura. Rivolgendo lo sguardo al passato potremmo ancora una volta raccogliere qualche indicazione utile.

Buonfanti a pag.8

AMBIENTE & SALUTE

I materiali a contatto

De Crescenzo-Lanza a pag.11

BIO-ARCHITETTURA

AMBIENTE & TENDENZE

L’architettura archibiotica

Non arte spazzatura, ma spazzatura che diventa arte

La progettazione a servizio dell’ambiente Le future sfide ambientali - che si prevedono rilevanti e complesse - richiedono l’adozione di tutti gli accorgimenti più opportuni a conseguire un’integrazione equilibrata tra l’uomo e il pianeta su cui egli vive. Bove a pag.13

Palumbo a pag.14

Abbrunzo a pag.15

NATUR@MENTE

Stile di vita…un modo di abitare il mondo

Il termine dieta deriva dal greco dìaita, cioè stile di vita. Gli antichi greci usavamo questo termine per riferirsi allo sforzo di adottare un tenore di vita ispirato alla sobrietà e alla concretezza sociale. Non pensavamo mica al loro aspetto fisico! Oggi per stile di vita intendiamo un insieme saldo e durevole di modi di agire, di comportamenti che rispecchiano l’ ordine gerarchico dei valori della persona o del gruppo di riferimento. Quindi lo stile è definito non da quelle scelte episodiche e diradate nel tempo, quanto da quelle che sono caratterizzate dalla stabilità temporale e dalla trasversalità ai diversi ambiti di vita e che fanno riferimento a precisi modelli sociali ed economici. Tafuro a pag.17


Un mare di occasioni infrante dall’illegalità Nel dossier MareMostrum i numeri dell’aggressione continua al mare e alle coste italiane Fabiana Liguori Non esistono per me braccia più accoglienti di quelle di Poseidone. La calma e l’energia che traggo, ogni volta, dal suo caldo abbraccio, mi rendono in pochi minuti una donna diversa, forte, serena. Se non fossi nata a Napoli, o comunque vicino al mare, a chi “affiderei” le mie lunghe fughe dalla realtà? Non trovo risposte. Perché niente, forse è equiparabile all’immenso, al mio “immenso blu”. A giugno è stato pubblicato da Legambiente il dossier MareMostrum 2014 che riporta i numeri dell’aggressione continua al mare e alle coste italiane: una vergogna per l’intero Paese. Nello scorso anno sono state 14.504 le infrazioni accertate, una media di quasi 40 al giorno. Un numero impressionante di azioni ai danni dell’ecosistema marino. Inaccettabile. Cemento che divora la costa, scarichi illegali, mancata depurazione, pesca di frodo e uso selvaggio degli acquascooter, i peggiori nemici. Sono state denunciate ben 16.614 persone, portando le

forze dell’ordine a effettuare 3.936 sequestri. Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, mantengono il podio della classifica per numero di infrazioni, oltre il 55% sul totale nazionale. Capofila è, purtroppo, la Campania con 2.419 reati, seguita dalla Puglia (1.692), dalla Calabria (1.500) e dalla Sicilia (2.379). Anche in rapporto ai chilometri di costa, la regione campana rimane saldamente in testa alla classifica,

seguita questa volta dal Molise, dal Veneto, dall’Emilia Romagna e dal Lazio. I numeri complessivi del 2013 confermano in generale il trend in crescita dei reati negli ultimi quattro anni. Rispetto al 2012 si registra un incremento del 7,3%. Passando ai singoli settori, l’aumento di illeciti più sig-

nificativo si è riscontrato nella depurazione, con un’impennata del 26%. L’unica eccezione nel 2013 riguarda il ciclo illegale del cemento, con un calo del 15,8% rispetto al 2012. La Sicilia svetta nella graduatoria dei reati lungo-costa legati al “settore”! Seguita dalla Puglia, la Campania, la Calabria e la Sar-

Il nuovo sistema utilizza un innovativo approccio “bottom-up”

Rischio idrogeologico: il CNR presenta “Sm2Rain” Paolo D’Auria La fragilità idrogeologica del territorio italiano è di nuovo sotto i riflettori a seguito delle recenti perturbazioni che hanno colpito la penisola. La forte instabilità meteorologica che sta caratterizzando l’inizio del terzo millennio porta a considerazioni sempre più profonde circa il corretto uso del suolo ed il delicato equilibrio tra le risorse naturali. Gli studiosi sono sempre più concentrati nel tentativo di costruire modelli previsionali di allerta che consentano la protezione dell’uomo e del territorio in caso di pericolo. Per quantificare con precisione la pioggia al suolo e ridurre il rischio di eventi alluvionali e frane, due Istituti del Consiglio nazionale delle ricerche - l’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (Irpi-Cnr) e l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac-Cnr) - hanno sviluppato un nuovo algoritmo denominato “Sm2Rain”. Una vera e propria rivoluzione metodologica in questo campo, dato che la

tecnica innovativa alla base delle elaborazioni non utilizza informazioni relative alle nubi, bensì si basa sul contenuto d’acqua rimasto al suolo, rilevato anche da satellite, e permette di stimare il rischio di frane e inondazioni anche in zone non servite da sistemi di misura a terra. “Un approccio bottom-up e non top-down, in pratica”, spiega Luca Brocca, ricercatore Irpi-Cnr e autore della ricerca. “Misurando da satellite oppure in situ le variazioni della quantità di acqua contenuta al suolo è possibile stimare le precipitazioni cadute sul suolo stesso, che è considerato come una sorta di pluviometro naturale” aggiunge il ricercatore. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sul “Journal of Geophysical Research” e citati nei “Research Highlights” della rivista scientifica “Nature”. Il sistema, quindi, viene alimentato attraverso la quantità di acqua assorbita dal terreno, quella evaporata e quella che resta in superficie: “In termini tecnici, Sm2Rain fa riferimento all’inversione dell’equazione di

bilancio idrologico del suolo calcolando la ripartizione delle precipitazioni in infiltrazione, evapotraspirazione e deflusso. Assumendo che l’evapotraspirazione e il deflusso durante un evento di pioggia sono trascurabili, si ottiene una relazione esplicita che fornisce la stima delle precipitazioni in funzione del solo contenuto del suolo”, conclude Brocca. “L’approccio – continuano ancora gli esperti - è stato applicato a scala globale in molte aree del pianeta tra cui Mediterraneo, Australia, India, Cina, Sud Africa e parte centrale degli Stati Uniti d’America, e ha fornito risultati anche più accurati rispetto alle tecniche tradizionali che hanno importanti ricadute per la previsione degli eventi idrologici estremi quali piene fluviali e frane, poiché rende possibile la stima delle precipitazioni e la gestione del rischio anche in assenza di pluviometri e sistemi di misura a terra”.

degna. Queste cinque regioni detengono il 71,9% degli illeciti totali, dove l’abusivismo edilizio è la prima e più diffusa pratica. Per quanto riguarda nel dettaglio la Campania, sono forti le criticità sul fronte degli scarichi e del mare inquinato. Nel 2013 le forze dell’ordine hanno denunciato e arrestato 849 persone, quasi il doppio dell’ anno precedente, effettuati 258 sequestri e registrato 712 infrazioni (il 22 % del totale nazionale) relativamente a impianti di depurazione non a norma, scarichi non allacciati alle fognature perché provenienti da case abusive, alberghi e abitazioni private che scaricano direttamente in mare o sversamenti illegali di residui industriali direttamente nei corsi d’acqua. Continua, inoltre, l’emergenza pesca di frodo, fatta utilizzando reti illegali. Un fenomeno tanto diffuso nei nostri mari, quanto difficile da contrastare. Tutto a discapito dei pescatori onesti. Nelle acque campane sono state 865 le infrazioni, con 876 persone denunciate e arrestate e 253 sequestri. Avanzano, infine, i “piloti di Formula Uno marini” che violano il codice della navigazione e usano il mare a loro piacimento e senza alcun rispetto per le norme vigenti: 479 le infrazioni codice navigazione, il 17,5% del totale nazionale, con 497 persone denunciate e arrestate e 61 sequestri effettuati.


L’Oasi dei Variconi: un bene da salvaguardare! Visite guidate, laboratori e convegni per valorizzare l’area domitia Il territorio di Castel Volturno è caratterizzato da una serie di risorse naturali, molto spesso abbandonate al degrado, all’incuria e all’illegalità; tali aree, bellissime e uniche dal punto di vista naturalistico, sono quasi sconosciute a tanti, ma possono essere salvaguardate e valorizzate. Tra queste, forse la più importante, è l’Oasi dei Variconi, ubicata alla foce del fiume Volturno e una delle ultime aree umide d’Italia tutelata dalla Convenzione di Ramsar (1981). L'Oasi è importante sia dal punto di vista biologico che socio-economico. Così è nato il progetto “Ri-adottiamo l’ambiente 2013”, grazie all'unione delle associazioni "A.R.CA." "WWF Agroaversano-Napoli Nord-Litorale Domitio", "Le sentinelle", "Centro Laila", "Centro Studi Officina Volturno" e con la collaborazione dell’Ente Riserve Naturali Regionali Foce Volturno-Costa Licola-Lago Falciano. Nello specifico il progetto prevede: - dieci visite guidate, con attività di birdwatching e laboratorio di photo-voice e disegno naturalistico, per imparare ad osservare, selezionare immagini e rappresentare liberamente le sensazioni e le emozioni percepite; - laboratorio artigianale ecocompatibile, finalizzato a completare il ripristino del capanno centrale e della passerella attigua; - report finale con il materiale informativo e fotografico reperito per rendere noti i risultati del progetto; - convegno a chiusura delle attività, con il coinvolgimento della cittadinanza e la partecipazione delle istituzioni e di figure specializzate.

Indispensabile l’apporto dei partner: il "WWF Agroaversano-Napoli Nord-Litorale Domitio" e l’associazione "Le sentinelle" supporteranno le visite guidate e sosterranno sia la realizzazione del laboratorio artigianale ecocompatibile, sia il laboratorio di photo-voice e disegno naturalistico. Il Centro Laila avrà un ruolo attivo nel coinvolgimento dei destinatari nelle attività progettuali, individuando strategie di animazione e partecipazione adeguate. Il Centro Studi Officina Volturno, con il contributo volontario e gratuito dell'ing. Angelo Maiuriello, ha elaborato la progettazione ingegneristica, preliminare agli interventi di ripristino del capanno centrale e della attigua passerella, garantendone messa in sicurezza e abbattimento delle barriere architettoniche, per rendere fruibile un importante punto di osservazione ornitologica a soggetti generalmente esclusi. Infine, l’Ente Riserve garantirà la continuità e la sinergia degli interventi, la pubblicizzazione a livello regionale e l’individuazione, nel tempo, dei bisogni con l’apporto di guardie ambientali. L’intera azione progettuale avrà lo scopo di rafforzare la già consolidata rete di sinergie positive tra associazioni sensibili alle tematiche ambientali ed enti preposti con lo scopo di responsabilizzare e sensibilizzare tutti i visitatori sulla corretta fruizione di questi beni unici, coinvolgendoli con adeguate metodologie partecipative, informandoli sull’ingente patrimonio naturalistico locale e offrendo anche nuove occasioni di svago. A.M.

La disfatta tricolore non ha fermato le polemiche

PARTITE DI CALCIO AL TEATRO SAN CARLO? Domenico Matania La decisione di trasmettere le partite di calcio dei Campionati Mondiali all’interno del Teatro San Carlo ha destato non poche polemiche. L’idea è nata per permettere agli spettatori del Massimo Teatro di Napoli di assistere agli spettacoli in programma senza però rinunciare ai match del Campionato Mondiale brasiliano: in particolar modo era in programma, dopo gli spettacoli, la trasmissione delle partite dell’Italia qualora la nazionale azzurra avesse superato la fase a gironi. La disfatta tricolore non ha però fermato le polemiche, poiché la decisione di mandare in onda gli incontri di calcio andava al di là delle partite dell’Italia. Inizialmente si era ipotizzata l’installazione di un maxi schermo sul palcoscenico dello storico teatro napoletano, poi in seguito alle polemiche si è deciso di

spostare le dirette degli incontri nel foyer storico ed in quello che ospita l’Opera Cafè. La decisione di mandare in onda le due finali del 12 e il 13 luglio, indipendentemente dalla presenza dell’Italia, ha destato ad ogni modo forti polemiche tra chi non riesce a vedere alcun nesso tra la musica di uno dei Teatri più celebri al mondo e le partite di calcio. Forte l’intervento del sindaco De Magistris che abbina “il San Carlo alla sua storia e non al calcio che è un’altra cosa”. Musicisti, dipendenti ed addetti ai lavori del Teatro hanno mostrato il loro sdegno insieme all’indignazione del Maestro Roberto De Simone. La notizia della trasmissione delle partite al San Carlo ha fatto il giro del web, tra cittadini che hanno postato in maniera incredula la notizia. È proprio attraverso Facebook che si è attivata la maggiore protesta attraverso la costituzione di un gruppo ad opera del Movi-

mento Agende Rosse Campania. Il gruppo ha creato un evento dal titolo “Il San Carlo non è il San Paolo: nun pazziammo!” che ha raggiunto migliaia di adesioni. L’evento organizzato virtualmente si è poi concretizzato lo scorso 28 giugno all’esterno del Teatro San Carlo con una decina di manifestanti schierati contro la decisione dello staff amministrativo del Massimo napoletano. Interessante la provocazione apparsa sul web da parte di una manifestante che ha ricordato l’iniziativa messa in atto dall’Opera di Stato di Vienna che ogni anno proietta su di un maxischermo all’esterno del Teatro l'opera consentendo a tutta la città di poter seguire e ascoltare gratis ciò che contemporaneamente viene eseguito all'interno. Il teatro mette a disposizione anche sedie e materassini che vengono disposti nella piazza. Magari un esempio da seguire ...


Come funzionano le agenzie ambientali nel mondo Dagli Usa alla Cina, tutte le grandi nazioni hanno enti con una missione “verde” Luigi Mosca Come funzionano le agenzie ambientali delle principali potenze mondiali? Ora che la riforma delle Arpa italiane è all’esame del Parlamento, ci si interroga sulle soluzioni sperimentate in altre nazioni. A cominciare dagli Stati Uniti, che sono stati il primo Paese ad avviare un’agenzia governativa con la missione specifica di proteggere l’ambiente. È accaduto nel 1970, sulla scorta del movimento ambientalista che proprio Oltreoceano ha iniziato la sua storia. Raccogliendo le istanze provenienti da larghi settori dell’opinione pubblica, il presidente di allora, Richard Nixon, diede incarico a una commissione speciale di studiare l’unificazione, in un singolo organismo, di tutte le strutture governative che si occupavano di conservazione della natura e di controllo dell’inquinamento. Nello stesso anno, decine di migliaia di persone sfilavano per le strade di New York, per il primo Earth Day della storia. Alla fine del 1970 fu resa operativa la Environmental Protection Agency, con quartier generale a Washington. Attualmente l’Agenzia può contare su sei sedi territoriali, collocate in punti strategici dell’immenso territorio americano, tra questi San Francisco, Boston, Chicago, Dallas. Nota per la sua dimensione spiccatamente operativa e per la sua rapidità di intervento, l’Epa è così presente, nell’immaginario degli ameri-

cani, da figurare tra i protagonisti del film del 2007 sui Simpsons, la celebre famiglia media dell’omonima serie tv. Se si passa dal livello federale a quello locale, ci si accorge che non dappertutto è attiva un’agenzia ambientale statale: alcuni grandi stati, come la California, dispongono di una agency specifica, ma, nella maggior parte dei casi, a svolgere funzioni operative in materia ambientale sono direttamente i dipartimenti dei governi statali. Se l’agenzia ambientale statunitense rappresenta la storia, la tedesca Uba, Umweltbundesamt, o Agenzia federale per l’ambiente, si proietta indubbiamente nel futuro. Lo testimonia il suo quartier generale di Dessau, a 150 chilometri a sud di Berlino. È un edificio costruito con rigorosi criteri di sostenibilità ambientale, inaugurato nel 2005: un lungo serpentone di materiali ecocompatibili, con un’enorme copertura trasparente per sfruttare al meglio la luce del sole. Il complesso, costruito dopo un’attenta bonifica su un ex sito per l’estrazione di gas naturale, è dotato di una stazione ferroviaria dedicata, di un auditorium e di una biblioteca. Proprio quest’anno cade il quarantennale dell’istituzione dell’Uba, avviata nel 1974 per volere del cancelliere Willy Brandt. Per celebrare la ricorrenza, l’Agenzia ha messo al lavoro una squadra di tre storici, i quali hanno raccolto i ricordi di centinaia di testimoni, per

scrivere un volume di oltre 200 pagine che ripercorre le varie fasi di sviluppo (e i successi) dell’organismo. Non contenti, i tedeschi hanno perfino allestito una mostra in occasione del quarantennale, proprio negli uffici dell’Uba a Dessau. Tuttavia la sede storica dell’Agenzia è nella capitale: l’ente cominciò la sua attività nel ’74 nell’allora Berlino Ovest, con un nucleo iniziale di 170 persone. Oggi conta oltre 1.500 dipendenti, e inoltre, in linea con la sua struttura federale, la Germania può contare anche sulle agenzie ambientali istituite dai vari land, gli stati regionali di cui è composta la repubblica più popolosa dell’Unione europea. Oltrepassando il Reno, il discorso cambia: come impone la sua struttura amministrativa molto centralizzata, la Francia ha istituito nel 1990 un’unica, grande agenzia ambientale nazionale, l’Agence de l’environment et de la maîtrise

de l’énergie, conosciuta come Ademe. Pur operando a livello nazionale, l’Ademe può contare su una diffusa presenza nelle regioni francesi, grazie a una rete di ventisei divisioni regionali. E un’architettura simile si riscontra nel Regno Unito, dove l’Environment Agency, istituita nel ’95, conta ben 12mila dipendenti, con sei direzioni territoriali. Particolare curioso, la sede centrale dell’Agenzia non è a Londra ma a Bristol. In Gran Bretagna, inoltre, viene riconosciuta un’autonomia speciale a scozzesi e gallesi: così dal 2012 il Galles può contare su Natural Resources Wales, il suo ente ambientale, mentre in Scozia è attiva la Scottish Environment Protection Agency. In tutti i casi citati, si tratta di agenzie pubbliche, più o meno legate ai governi dei rispettivi Paesi. In Cina, il legame è evidente, tanto che l’agenzia ambientale della Repubblica popolare, co-

nosciuta in inglese come Environmental Protection Administration, è direttamente presieduta dal ministro dell’Ambiente. In altre nazioni, il rapporto è meno immediato: l’Epa americana, ad esempio, è un organismo separato dal governo, però è retta da un amministratore scelto direttamente dal presidente degli Stati Uniti. In Giappone, l’Environmental Restoration and Conservation Agency, conosciuta a livello internazionale come Erca, non è né pubblica né privata, ma gode di una personalità giuridica particolare, riconosciuta nell’ordinamento giapponese per quelle organizzazioni che svolgono servizi di pubblico interesse, ma che sono gestiti con criteri tipici delle aziende private. (Nella foto grande in alto,la sede dell’agenzia federale tedesca pe l’ambiente; nella foto più in basso, l’edificio della statunitense Epa)


Estate dinamica e con frequenti sbalzi termici Masse d’aria calde e fredde si sono scontrate sul Mediterraneo: afa e temporali Gennaro Loffredo Il mese di luglio ci traghetta nel pieno dell’estate mediterranea. Per molte regioni, il periodo in questione risulta il meno piovoso dell’anno e le ondate di caldo possono essere talora intense e fastidiose. Quest’anno però l’instabilità atmosferica non sembra voler abbandonare il nostro paese; le alte pressioni sono deboli e si fanno spesso sorprendere da impulsi freschi ed instabili di provenienza nord-atlantica. Le regioni che, in questa prima fase dell’estate, sono state interessate da questa situazione meteorologica sono quelle centro settentrionali; mentre le regioni meridionali sono state spesso influenzate da brevi ma intense ondate di caldo portate dall’anticiclone africano, alternate a rinfrescate anche notevoli. La causa è imputabile alla posizione anomala dell’anticiclone delle Azzorre, il quale tende ad essere spesso e volentieri

Concorso fotografico in Arpa Umbria Adolfo Mottola, geologo e dipendente di Arpa Campania, è il vincitore del concorso fotografico “Fontanili e sorgenti in Umbria”, a cui hanno partecipato circa duecento candidati. La competizione, indetta dall’Arpa Umbria per valorizzare il patrimonio idrico della regione, si è chiusa pochi giorni fa con la proclamazione dei vincitori. Il concorso prevedeva anche una sezione riservata alle scuole, in cui si è classificato al primo posto il liceo scientifico Marconi di Foligno. Scopo dell’iniziativa, come recita il suo sottotitolo, è tracciare «una storia dell’uso pubblico dell’acqua» nella regione del Centro Italia. sbilanciato verso nord a fare da scivolo alle correnti cicloniche oceaniche. Giugno, primo mese dell’estate meteorologica, è stato molto variabile. Infatti la nostra regione è stata interessata da frequenti sbalzi termici, i quali hanno portato le temperature alcuni giorni a scendere sotto la media del periodo, mentre altri giorni sono stati contraddistinti da fasi più calde del normale. Il Mediterraneo,

pertanto, ha subito l’alternansi di masse d’aria fredda nord-atlantica e masse d’aria calda sub-tropicale, quest’ultime in grado di determinare forti condizioni di afa per gli elevati valori di temperatura e di umidità. Le precipitazioni sono state in linea con il valore stagionale. Da menzionare, tuttavia, l’intenso episodio di maltempo che ha colpito l’intera area metropolitana di Napoli e provincia il

16 giugno, quando una tromba d’aria ha provocato numerosi allagamenti e raffiche di vento dell’ordine di 100Km/h, favorendo la caduta di alberi e di manufatti. Anche la prima parte del mese di luglio è stata contraddistinta da situazioni di latente instabilità che si riscontrano più in primavera che nel cuore della stagione estiva. Un nuovo ed intenso episodio di maltempo, poco

consono per il periodo, ha interessato tutte le regioni centro-settentrionali a partire dal 7 luglio, ma con riflessi stavolta anche al sud nei giorni successivi. Stando all’elaborazione di alcuni modelli matematici, la seconda parte dell’estate potrebbe essere fisiologicamente e statisticamente più stabile della prima e di stampo pienamente estivo, anche se bisogna mettere in conto che in meteorologica la legge della persistenza potrebbe favorire la continuazione di un tempo ancora spesso inaffidabile, specie sul Nord-Italia. La mancanza di un vero e proprio termoregolatore del tempo, com’ è considerato l’anticiclone delle Azzorre, esporrà la nostra penisola a condizioni meteorologiche opposte, foriere di fasi meteo estreme. I contrasti molto accesi che si verranno a creare, complice la latitanza dell’alta delle Azzorre, continueranno ad essere la miccia ideale per condizioni di forte maltempo. E’ assodato che dagli anni ’90 la circolazione atmosferica, in ambito europeo, abbia subito una modifica favorendo un assetto meteorologico che ha portato a configurazioni spesso persistenti e poco attinenti al clima mediterraneo. Sarà una svolta per un cambiamento definitivo del clima in Europa e nel Mediterraneo o sarà solo un evento ciclico? L’uomo sarà in grado di adattarsi e quindi prendere le giuste misure evitando disagi nella popolazione e catastrofi ambientali o continuerà ad essere impassibile, consapevole della forza immane della natura?


Una "speranza" concreta per i mari europei Hope: la conferenza europea per proteggere l’ambiente marino continentale Angelo Morlando HOPE in inglese significa "speranza", ma è anche l'acronimo di "Healthy Oceans – Productive Ecosystems", titolo di una conferenza organizzata per rilanciare la protezione dell’ambiente marino in attuazione della direttiva europea sulla Strategia Marina (MSFD). C'è quindi una speranza per i mari europei tra "sfide globali" e "futuro sostenibile". Emerge chiaramente che è indispensabile un approccio “ecosistemico” per la gestione delle attività antropiche, in modo tale che l’Europa possa essere “all’avanguardia nell'attuazione del capitolo sugli oceani, anche considerando un obiettivo di sviluppo sostenibile per gli oceani e sostenendo l'accordo di attuazione UNCLOS sulla biodiversità, al di là delle singole giurisdizioni nazionali”. La dichiarazione affronta anche i problemi della pesca e di un’applicazione “coerente” della Politica comune e dell’aumento dei bilanci di ricerca nazionali ed europei dedicati “allo

studio degli oceani e del loro ruolo nel sostenere la vita sul pianeta”, per fermare una volta per tutte la perdita di biodiversità marina e “migliorare tangibilmente” lo stato di conservazione degli “habitat vulnerabili e delle specie marine”. Citata poi la “Convenzione sulla diversità biologica”, che punta alla conservazione di almeno il 10% delle zone costiere e marine al 2020, utilizzando “l'efficace ed equa gestione di sistemi ecologicamente rappresentativi e ben collegati di aree protette, tra cui quelle previste nell'ambito della rete Natura 2000”. Oltre al convegno si è avuta anche un'azione concreta con il rapporto: “The first phase of implementation of the Marine Strategy Framework Directive” - "COM(2014) 97 - Final", che fa il punto dello stato inquietante dei mari e degli oceani in ottica europea. L’analisi evidenzia che «Sono necessari degli sforzi urgenti perché l’ambiente marino ritrovi uno stato soddisfacente entro il 2020». Il rapporto, accompagnato dai “Marine

messages” della European Environmental Agency (EEA), offre la prima visuale d’insieme mai realizzata sullo stato dei mari e degli oceani dell’Ue. I “Marine messages” sottolineano che «Molti degli habitat, ecosistemi e specie marine europei sono stati minacciati per decenni». Ci sono anche alcuni segnali incoraggianti: «Ad esempio i dati disponibili mostrano che alcuni stock ittici

sono risaliti ai limiti biologici di sicurezza e il carico di nutrienti è stato ridotto nel Baltico e nel Nord Est Atlantico». Infine, il Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc) ha presentato il secondo volume del quinto Rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici dal titolo “Cambiamenti climatici 2014: impatti, adattamento e vulnerabilità”, che affronta i temi degli impatti del cambia-

mento climatico fino a questo momento, i rischi futuri derivanti da un clima che cambia e le opportunità per un’azione efficace per ridurne i rischi. La regione mediterranea viene individuata come la regione più a rischio a livello europeo dai cambiamenti climatici con impatto su turismo, agricoltura, foreste, infrastrutture critiche e salute. La speranza è l'ultima a morire...

La qualità delle acque di balneazione in Europa Nella relazione annuale sulla qualità delle acque di balneazione, l'Agenzia Europea dell'Ambiente (EEA) valuta 22.000 zone di balneazione nell'Unione europea, in Svizzera e, per la prima volta, in Albania. Oltre alla relazione, l'EEA ha pubblicato una mappa interattiva con l'indicazione della qualità per ciascun sito di balneazione nel 2013. Janez Potočnik, Commissario Europeo per l'Ambiente, ha dichiarato: "Che la qualità delle acque di balneazione europee continui ad essere elevata è una buona notizia, ma non possiamo permetterci di riposare sugli allori con una risorsa preziosa come l'acqua. Dobbiamo continuare a garantire che le acque di balneazione così come l'acqua potabile e quindi anche i nostri ecosistemi acquatici siano totalmente protetti." Secondo Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell'EEA, "Le acque di balneazione in Europa sono migliorate negli ultimi vent'anni: non si versano più

ingenti quantità di acque reflue direttamente nei corpi idrici. Oggi il problema principale sono i picchi di inquinamento di breve durata occasionati da piogge violente e inondazioni, che possono provocare tracimazioni dei sistemi

fognari e conseguente riversamento di batteri fecali provenienti dai terreni agricoli nei fiumi e mari." Le autorità locali procedono a controlli prelevando campioni nelle spiagge in primavera e durante la stagione balneare. Le acque di

balneazione sono valutate «eccellenti», «buone», «sufficienti» o «scarse» in base alle percentuali di due tipi di batteri la cui presenza è indice di inquinamento da acque di scolo o da liquami di allevamento; tali batteri, se ingeriti, possono provocare disturbi gastrointestinali. La valutazione delle acque di balneazione non tiene conto dei rifiuti, dell'inquinamento e di altri aspetti che danneggiano l'ambiente naturale. Sebbene la maggior parte delle zone di balneazione sia sufficientemente pulita ai fini della tutela della salute umana, numerosi ecosistemi nei corpi idrici europei si trovano in una situazione allarmante. Ciò è particolarmente evidente nei mari europei: da una recente valutazione è risultato che gli ecosistemi marini europei sono messi in pericolo da cambiamenti climatici, inquinamento, pesca eccessiva e acidificazione. Molti di questi rischi sono destinati ad aumentare Se è vero che

oltre il 95% delle zone di balneazione soddisfa i requisiti minimi, solo l'83% ha però raggiunto il più rigoroso livello di «qualità eccellente». Solo il 2% è risultato scarso. La percentuale di siti che soddisfa i requisiti minimi nel 2013 è circa la stessa del 2012. Tuttavia, la percentuale dell'"eccellenza" è aumentata dal 79% nel 2012 all'83% nel 2013. Nelle spiagge costiere la qualità dell'acqua è risultata leggermente migliore, con una percentuale dell'85% di siti classificati eccellenti. Tutte le spiagge costiere in Slovenia ed a Cipro sono state classificate eccellenti. La qualità delle acque di balneazione interne sembra essere leggermente inferiore alla media. Il Lussemburgo è il solo paese a ottenere l'eccellenza in tutte le acque di balneazione, seguito a ruota dalla Danimarca (94%). La Germania ha raggiunto il livello eccellente nel 92% dei quasi 2.000 siti di balneazione interna. (Arpat News)


LE FARFALLE DI MARE VITTIME DELL’ACIDIFICAZIONE L'aumento di acido carbonico nei mari è un problema serio per il futuro Rosario Maisto Uno studio ha rilevato che l'acqua corrosiva al largo della costa occidentale degli Stati Uniti sta dissolvendo i gusci di molluschi marini noti anche con il nome di "farfalle di mare". Il mollusco, (nome scientifico: Limacina helicina antarctica), che presenta normalmente due appendici a forma di ali (da cui il nome “farfalla di mare”), vive tipicamente a circa 200 metri di profondità ed è una specie chiave nella catena alimentare costiera, infatti i ricercatori temono che l'indebolimento delle conchiglie possa avere conseguenze di vasta portata sugli animali che si nutrono di questi molluschi, come pesci e mammiferi marini. Salmoni, aringhe e altre specie commercialmente importanti hanno infatti una dieta piuttosto ricca di lumache. Ora che la loro conchiglia cresce sottile e debole, conseguenza dell'acidificazione degli oceani, la capacità di questi animali di riprodursi, nuotare e proteggersi dalle infezioni viene compromessa. "Abbiamo parlato di acidificazione degli

ARPA CAMPANIA AMBIENTE del 15 luglio 2014 - Anno X, N.13 Edizione chiusa dalla redazione l’11 luglio 2014

oceani come un problema che riguarda il futuro", afferma il Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI) in Massachusetts, ma in effetti questa ricerca, dimostra che è già diventato un problema. Un team guidato dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) ha rilevato che tra il 24% e il 53% delle farfalle di mare studiate dal 2010 ad oggi al largo delle coste di Washington, dell'Oregon e della California, mostrano segni di gravi danni alle conchiglie. La maggior parte di questi sono stati trovati vicino alla riva, dove le acque sono più acide a causa di alte concentrazioni di anidride carbonica, prodotte dall'utilizzo di combustibili fossili, infatti è noto a tutti il potere devastante che il biossido di carbonio (CO2) ha sull’atmosfera terrestre, ed assorbito poi dai mari. La CO2 a contatto con l’acqua si dissolve formando acido carbonico, il che incide appunto sul ph marino. Un fenomeno naturale chiamato upwelling, evento sulla costa in cui le sostanze nutritive e l'anidride carbonica risalgono in superficie aggravando il problema. Gli studi condotti in laboratorio hanno ripetutamente dimostrato che le farfalle di mare stanno lottando per riuscire a costruire i gusci anche in

acque acide. Ora, vediamo per la prima volta una chiara evidenza degli effetti dell'acidificazione degli oceani, su un organismo marino la cui esistenza in natura è d'importanza critica. Secondo L’WHOI, questo solleva non pochi interrogativi. Un esempio tra tanti è l’influenza sulla catena alimentare. In

ogni caso, il problema è destinato a peggiorare. Entro il 2050, circa il 70% delle farfalle di mare della costa pacifica avrà il guscio gravemente danneggiato. L'unica soluzione possibile? Ridurre le emissioni di carbonio! Ma questo è un problema molto più difficile da risolvere.

Previsioni catastrofiche a causa del global warming

DIRETTORE EDITORIALE

Pietro Vasaturo DIRETTORE RESPONSABILE

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Salvatore Lanza, Fabiana Liguori, Giulia Martelli IN REDAZIONE

Cristina Abbrunzo, Anna Gaudioso, Luigi Mosca, Andrea Tafuro GRAFICA E IMPAGINAZIONE

Savino Cuomo HANNO COLLABORATO

D. Bove, I. Buonfanti, F. Clemente, B. D’Angelo, P. D’Auria, G. De Crescenzo, A. Esposito, E. Ferrara, R. Funaro, G. Loffredo, R. Maisto, D. Matania, B. Mercadante, A. Morlando, A. Palumbo, A. Paparo, F. Schiattarella, M. Tafuro SEGRETARIA AMMINISTRATIVA

Carla Gavini DIRETTORE AMMINISTRATIVO

Pietro Vasaturo EDITORE Arpa Campania Via Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 1 80143 Napoli REDAZIONE Via Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 7- 80143 Napoli Phone: 081.23.26.405/427/451 Fax: 081. 23.26.481 e-mail: rivista@arpacampania.it Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Napoli n.07 del 2 febbraio 2005 distribuzione gratuita. L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti e la possibilità di richiederne la rettifica o la cancellazione scrivendo a: ArpaCampania Ambiente,Via Vicinale Santa Maria del Pianto, Centro Polifunzionale, Torre 7-80143 Napoli. Informativa Legge 675/96 tutela dei dati personali.

LA MARCIA DEI PINGUINI IMPERATORE... VERSO L'ESTINZIONE? La popolazione mondiale di pinguini imperatori potrebbe calare drasticamente a causa del riscaldamento globale e della sua influenza sui ghiacci antartici. A lanciare l'allarme è uno studio del Woods Hole Oceanographic Institution: “i Pinguini imperatori: animali di rara bellezza e di... sfiga cosmica!” La sopravvivenza dei pinguini imperatori (Aptenodytes forster) è legata alla presenza di ghiaccio marino nel loro habitat, se questo scarseggia, scarseggiano anche calamari e krill, fonti principali di nutrimento dei pennuti antartici. Se il ghiaccio è sovrabbondante, i pinguini compiono viaggi più lunghi per raggiungere il mare e cacciare il cibo. Il global warming è capace di alterare questo equilibrio, non solo sciogliendo più in fretta i ghiacci, ma anche modificando le onde, e alterando i venti che a loro volta spostano il ghiaccio marino. Finora gli effetti del

global warming sui pinguini imperatori erano stati valutati solo su una colonia nella zona orientale dell'Antartide quella protagonista del famoso documentario (La marcia dei pinguini). Le altre colonie erano state osservate dallo spazio, con immagini satellitari che localizzavano i pinguini

a partire dal guano che lasciavano sul ghiaccio. I ricercatori hanno sfruttato i dati raccolti della colonia per elaborare proiezioni che riguardassero l'intera popolazione mondiale di pinguini imperatori: 600 mila pennuti sparsi in 45 colonie al Polo Sud. La maggior parte delle colonie continuerà a crescere da qui al 2040, ma poi la riduzione dei ghiacci marini segnerà l'inizio del declino, con il 19% della popolazione globale di pinguini imperatori destinata probabilmente a scomparire entro il 2100. Nonostante le drammatiche previsioni, alcuni ricercatori sono ottimisti, danno infatti per scontato che gli uccelli ritorneranno ogni anno nelle stesse aree di accoppiamento senza emigrare verso zone più ricche di ghiaccio marino, imparando ad adattarsi alle nuove condizioni ambientali imposte dai cambiamenti climatici e dall'uomo. R.M.


Il batterio Thermotoga neapolitana utilizzato per l’energia “green”

Al CNR energia pulita dall’anidride carbonica Ilaria Buonfanti Il nostro pianeta è sempre più affollato ed inquinato e gli scienziati di tutto il mondo si dedicano con sempre maggior interesse alle energie sostenibili (o energie verdi) in cui, l’energia prodotta ed utilizzata, permette sempre uno sviluppo sostenibile. E proprio dalla Campania arriva una

L’Istituto di chimica biomolecolare del Cnr di Pozzuoli ha ideato un nuovo processo per la conversione della CO2 in acido lattico durante la produzione biologica di idrogeno, attraverso la fermentazione batterica di scarti organici.Si tratta quindi di un nuovo metodo biotecnologico per la cattura dell’anidride carbonica e la sintesi di idrogeno mediante

duzione di energia pulita, la cattura dell’anidride carbonica e il recupero di materiali di scarto. “Il metabolismo del batterio prendendo CO2 e acido acetico rilascia acido lattico”, ha spiegato Fontana, “con la completa eliminazione della CO2, inoltre, al contrario dei classici meccanismi di fissazione autotrofa, come ad esempio la foto-

Il carburante di aria e acqua Potrebbe addirittura alimentare velivoli

nuova scoperta, la possibilità di produrre energia pulita dalla CO2, tra i maggiori responsabili del cambiamento climatico. Tre ricercatori dell’Istituto di Chimica Biomolecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche(Icb-Cnr) di Pozzuoli, Laura Di Pasquale, Giuliana d’Ippolito e Angelo Fontana, hanno pubblicato sull’International Journal of Hydrogen Energy (e presto anche su ChemSusChem) lo studio “Capnophilic lactic fermentation and hydrogen synthesis by Thermotoga neapolitana: an unexpected deviation from the dark fermentation model” che rivela “un nuovo processo per la conversione di CO2 in acido lattico durante la produzione biologica di idrogeno, attraverso la fermentazione batterica di scarti organici” che è già stato messo a punto e brevettato dall’Icb-Cnr.

la fermentazione di materiali organici anche di scarto. Il tutto potrebbe avere un utilizzo industriale per la produzione di energie rinnovabili e ecosostenibili. Il nuovo metodo per la produzione di biogas si chiama Cif (Capnophilic Lactic Fermentation) e si avvale di un batterio che vive e prolifera in condizioni ambientali estreme. Il batterio Thermotoga neapolitana, infatti, cresce a 80 gradi nelle solfatare marine al largo del litorale Flegreo. Come spiega l’esperto, il dott. Fontana, le cellule della Thermotoga si comportano da micro reattori in grado di produrre idrogeno da fermentazione di substrati organici, inclusi materiale di scarto dell’industria agro-alimentare, permettendone una trasformazione in energia pulita. Il metodo presenta simultaneamente 3 vantaggi: la pro-

sintesi, non comporta sintesi di composti del metabolismo cellulare. Anzi, l’utilizzo di anidride carbonica stimola la velocità di fermentazione determinando un miglioramento della produzione di idrogeno da cui potrebbe essere direttamente ottenuta energia elettrica”. Secondo gli esperti, i risultati ottenuti aprono ora la possibilità dell’applicazione industriale della Capnophilic Lactic Fermentation, considerando che per la sola produzione di acido lattico esiste un mercato mondiale stimato in circa 1200 milioni di dollari nel 2010. La produzione biologica di idrogeno mediante fermentazione batterica di substrati organici, incluso molti materiali di scarto, è una tematica scientifica caldissima e di grande prospettiva per la produzione di energia da fonti rinnovabili.

Vi siete mai domandati cosa succede ogni giorno sopra le nostre teste? Ogni giorno i cieli del nostro pianeta sono attraversati da quasi 100.000 voli che decollano e atterrano da circa 9.000 aeroporti. In ogni momento della giornata ci sono in volo tra gli 8.000 e 13.000 apparecchi. E poiché al momento gli aerei viaggiano esclusivamente grazie a risorse naturali esauribili quali greggio, etanolo e gas naturale, è facile intuire l’importanza di sviluppare un carburante “green”. Fortunatamente, fra 10-20 anni, e comunque in un futuro non lontano, Israele potrebbe commercializzare un carburante per aerei composto da aria e acqua. Non si tratta di fantascienza, ma di un processo di ricerca avviato ormai da anni da un’equipe di scienziati della Ben Gurion University guidato dal prof. Moti Herskowitz, che ha diffuso in un documento una sintesi del proprio lavoro. La creazione di idrocarburi derivanti dall’acqua e dall’aria è tecnicamente possibile, ma estremamente costosa: il punto su cui gli israeliani stanno concentrandosi è proprio quello di individuare tecniche innovative di produzione. In pratica, si tratta si estrarre molecole di carbonio dall’anidride carbonica presente nell’aria e fonderle con le molecole di idrogeno contenute nell’acqua. A livello di laboratorio, la scienza è già riuscita a creare la fusione: la novità, spiega il documento, consiste nel fatto che gli israeliani stanno sperimentando un metodo che per la prima volta potrebbe trasformare questo nuovo tipo di carburante in un prodotto di largo consumo. Tuttora, sotto segreto, sono gli “ingredienti” che rendono possibile la reazione chimica da cui nasce il nuovo idrocarburo e le sequenze del processo. Israele promette invece un futuro con un carburante destinato a non finire mai. Conseguenze positive si avrebbero sull’effetto serra, che è causato proprio dall’anidride carbonica. La parte più complicata riguarda l’altra componente dell’idrocarburo, ovvero l’idrogeno ottenuto dall’acqua. Negli ultimi cinque anni, sono stati fatti però progressi immensi nella separazione dell’idrogeno e dell’ossigeno contenuti nell’acqua, tanto che sia la tedesca Siemens, sia la canadese Hydrogenics sono in grado di produrre centinaia di kg di idrogeno al giorno. Insomma l’ottimismo israeliano ha basi e partner concreti. I.B.


Anche una compostiera accanto a lavatrice e lavastoviglie

Dal compost casalingo al biogas Fabiana Clemente Dall’aspetto sembrerebbe l’ultimo modello di una lavatrice o di una lavastoviglie – si eguagliano nella forma e nel colore. A dirla tutta, anche la sua funzione ha a che fare con la pulizia. Energia pulita per l’esattezza. Stiamo parlando del NOWASTE, New Organic Waste Sustainable Treatment Engine progetto ideato dall’Istituto di Ricerca Sviluppo e Sperimentazione sull’Ambiente e Territorio a Catania, e finanziato con i fondi europei – un congegno in grado di ridurre i rifiuti organici in compost. Il prodotto ultimo può essere in seguito riutilizzato per produrre biogas. Il progetto ecosostenibile rientra nel programma Life plus - presentato il mese scorso a Bruxelles, in occasione dell’inaugurazione della Green Week. In un clima sempre più teso, la tutela ambientale è una questione che inte-

ressa, in egual misura, grandi multinazionali e cittadini. Ecco spiegato il motivo di creare strumenti alla portata di tutti. Il No Waste è una risorsa stupefacente per creare energia alternativa partendo da una materia prima disponibile e sostanzialmente low cost. Tutto questo avviene tra le mura domestiche. Tornando in Sicilia, il merito di aver creduto e realizzato il progetto è da attribuire all’Irssat – Istituto di Ricerca Siciliano – con a capo Giuseppe Lo Bianco. Da un’analisi condotta dall’ente medesimo emergono dati interessanti. In definitiva, se le macchine tritarifiuti fossero rese disponibili ad una comunità di 10 – 15 mila persone, la produzione annuale di energia elettrica avrebbe un valore di quasi 100 mila euro. Ergo, un progetto su larga scala apporterebbe in maniera significativa una riduzione di CO2. Può un marchingegno fare la differenza? Ovviamente sì! È bene, tutta-

via, superare alcuni ostacoli di partenza. In primis, c’è bisogno di un lascia passare dalle istituzioni, disporre di una cifra considerevole da investire in un progetto serio, e dulcis in fundo promuovere un’ efficace campagna di sensibilizzazione. Non dimentichiamo che non tutte le regioni hanno sviluppato un buon sistema di raccolta differenziata. Ci sono zone, per lo più al sud Italia, che non hanno a disposizione gli strumenti necessari per differenziare gli alimenti. E poi c’è sempre una parte di cittadini che dimostra un’indifferenza spaventosa. Come se si sentissero astenuti. Non è così. La tutela ambientale è una questione che dovrebbe stare a cuore a tutti. No waste fa proprio al caso nostro. Un aiuto in casa che smaltisce rifiuti organici e allo stesso tempo ci responsabilizza maggiormente rispetto alla cura del patrimonio ambientale – ridotto ad oggi in uno stato pietoso. Vediamo nel

dettaglio come funzione il No Waste. Nello specifico, sminuzza i nostri scarti alimentari creando un pre-compost – ritirato ad intervalli regolari dagli addetti ai lavori. In seguito avviene una seconda fase della lavorazione, durante la quale il prodotto viene impiegato per la produzione di biogas. Il gas generato può essere utilizzato come una fonte energetica primaria o essere trasformata in energia elettrica. Non finisce qui. Il residuo finale può essere investito come biofertilizzante in agricoltura. Se si riuscisse ad introdurre l’elettrodomestico in tutte le case, si assisterebbe ad una vera e propria rivoluzione ecologica. Una strada promettente che potrebbe fare la differenza. E l’input questa volta partirebbe da una regione del Sud. Non ci resta che stare a vedere e sperare che una risorsa di questa portata sia valorizzata come merita.

L’inconfondibile rombo risuonerà come una dolce musica

L’Harley Davidson elettrica presto in commercio Fabio Schiattarella Un anno fa, a Milwaukee, l’Harley Davidson si autocelebrava in occasione dei suoi 110 anni di storia su due ruote. Un grande evento che ha richiamato l’attenzione dei suoi numerosi fedeli giunti da tutti gli Stati Uniti e non solo.La regina delle due ruote sembra non avere alcuna intenzione di andare in pensione. Reinventata più volte nella storia per andare incontro ad un pubblico sempre più grande e attento, la celebre casa motociclistica americana, per la gioia di tutti i bikers, ha ideato un modello innovativo completamente elettrico. Impossibile non riconoscere una

Harley in strada, visto il suo imponente rombo. Oggi, con il Project LiveWire Experience, a risuonare è una dolce musica per le orecchie tanto che, Hans Richer, Vice Presidente Senior

e Chief Marketing Officer di Harley Davidson Motor Company ha dichiarato: “LiveWire è una chitarra elettrica prima di un veicolo elettrico”. Attraverso questo progetto innova-

tivo si intende presentare agli occhi del mondo intero un nuovo modo di correre in strada senza produrre emissioni inquinanti:tutto parte dagli States dove inizierà il giro promozionale che farà tappa in oltre 30 concessionari sulla celebre Route 66 per ampliare poi i propri orizzonti e raggiungere, nel 2015, il Canada e l’Europa. Basta un pieno di elettricità per poter percorrere ben 160 km, si cavalca la strada. Anche se il modello non è ancora in commercio, alcuni clienti sono stati scelti per testare il nuovo motoveicolo prima di avviare la produzione in serie. Dopo un giro su strada, saranno gli stessi tester a dare indicazioni

al team progettuale circa le prestazioni della due ruote raccontando sensazioni, pregi e difetti in maniera tale da mettere a punto ogni dettaglio e definire il futuro della prima moto elettrica. Per chi non può essere protagonista di quest’avventura, nessun problema, sarà a disposizione un simulatore di guida che permette di vivere ugualmente, in maniera del tutto realistica,le sensazioni fornite da questo mezzo innovativo. Per quel che concerne i dettagli tecnici, si parla di un motore trifase erogante 74 cv in grado di offrire un’accelerazione da 0 a 100 in meno di 4″ per una velocità massima di circa 150 km/h.


Lubiana, capitale verde dell’Europa per il 2016 Appalti green e la strategia Vision 2025 gli ingredienti del successo della capitale della Slovenia Alessia Esposito Sarà Lubiana la capitale ecologica europea del 2016. La città slovena ha vinto su Essen (Germania), Nijmegen (Olanda), Oslo (Norvegia) e Umea (Svezia), le quattro finaliste tra le undici candidate (tra cui Reggio Emilia) a ereditare il titolo dopo Copenaghen, attuale Capitale, e Bristol che lo sarà nel 2015. I criteri in base a cui viene scelta la Capitale sono dodici: cambiamento climatico, mitigazione e adattamento, trasporti, aree urbane verdi, natura e biodiversità, qualità dell’aria e dell’ambiente acustico, produzione e gestione dei rifiuti, gestione delle acque, trattamento acque reflue, ecoinnovazione e occupazione sostenibile, rendimento energetico e gestione ambientale integrata. Ha commentato il Commissario europeo all'ambiente, Janez Potocnik: “Tutti i finalisti di questo pre-

mio ci forniscono esempi validi di come il rispetto dell'ambiente, un'eccellente qualità della vita e la crescita economica, possono essere combinati con successo". Tra le motivazioni che hanno indotto a scegliere Lubiana la «sensibilizzazione ambientale dei suoi cittadini, per la sua stra-

tegia di sostenibilità Vision 2025, per l’implementazione di una serie di misure verdi nella città negli ultimi dieci anni nonché per la sua impressionante rete di trasporti pubblici». “Vision 2025” è la strategia verde che prevede entro il 2025 la piena attuazione di una gestione dell’am-

La riqualificazione di Reggio Calabria

biente integrata che comprenda il piano di tutela ambientale, quello di mobilità sostenibile, il programma di energia sostenibile e quello per l’elettromobilità. Ulteriore merito di Lubiana è la revisione dei criteri di assegnazione negli appalti pubblici il 70% dei quali viene effettuata

IN CINA LA CITTÀ VA IN CAMPAGNA

Giulia Martelli

Rosa Funaro

È stato presentato lo scorso febbraio il progetto Regium Waterfront, che porta la prestigiosa firma dell'architetto iracheno Zaha Hadid, considerata una delle 100 donne più potenti al mondo. Un progetto, quello della Hadid, che si propone di cambiare il volto della città di Reggio Calabria. 11 milioni e mezzo di euro è il budget che verrà stanziato in opere civili, strutture di varia natura ed impianti elettrici nonché ferrovie e strade. L’elemento chiave è però il mare, Regium Waterfront, infatti, sottolineerà grazie alle avveniristiche strutture il rapporto della città calabra con questo meraviglioso elemento. Il prefetto Panico, in linea con tale obiettivo, ha spiegato come la Commissione abbia deciso di operare in virtù di un rilancio della città mediante le opere pubbliche già programmate dalle precedenti amministrazioni comunali. Opere che, con le parole dello stesso prefetto, mirano al rilancio di Reggio

Quello del titolo può sembrare un paradosso ma non lo è. Davvero, infatti, grazie all’idea dell’architetto Vincent Callebaut lo storico “strappo” esistente tra centri urbani e zone agricole potrà essere ricucito. In che modo? Grazie al quartiere Flavors Orchard, progettato per Kunming, in Cina, formato da 45 ville immerse in frutteti e con giardini in grado di produrre il cibo necessario al sostentamento. Tornare ad essere agricoltori? In un certo senso, ma con l'aiuto delle tecnologie. Il progetto si basa sull'idea di diffondere stili di vita eco-responsabili e innovazioni sostenibili che tutelino la biodiversità e rallentino il massiccio esodo dalle campagne che la Cina ha sperimentato negli ultimi dieci anni. Dotate di sistemi smart, le ville saranno collegate attraverso una rete elettrica intelligente che ridistribuisce la potenza in eccesso raccolta attraverso il fotovoltaico e le turbine eoliche. I veicoli elettrici saranno utilizzati per conservare l'elettricità. Le ville produrranno più energia di quella che consumano, gra-

Calabria “che non può rimanere ferma ma deve progredire, oltre ad avere garanzie sulla normalità quotidiana”. Saranno due i punti cardine ai quali mira il progetto: il primo, legato appunto al mare, riguarderà la stazione centrale e il suo interramento, seguito dalla costruzione di un Centro Polifunzionale; il secondo, prevede invece il recupero del quartiere 1° Maggio e la consegna del Museo del Mediterraneo, già previsto in passato. Gli interventi che rivaluteranno l'immagine della città

prevedono, oltre alla ristrutturazione delle aree che ospiteranno il Museo del Mediterraneo, anche l'intero rinnovo della viabilità, la costruzione di un tramvia e del relativo terminal, un parcheggio ed una serie di passeggiate panoramiche, un ponte pedonale e diverse fontane nelle piazze con l'intento di riqualificare i quartieri reggini. Si spera così nella rinascita di una città putroppo troppo spesso agli onori della cronaca nazionale per meriti tutt’altro che positivi.

tenendo in considerazione parametri ecologici. Per quanto riguarda la mobilità sostenibile, la capitale slovena punta alla svolta entro il 2020: secondo le previsioni entro quella data solo un terzo degli spostamenti saranno effettuati con autovetture private. Ciò grazie agli incentivi e alle norme per favorire pedoni, ciclisti e trasporto pubblico. Già ora il centro cittadino è chiuso al traffico. Per turisti o visitatori Lubiana mette a disposizione gratuitamente la vettura elettrica Kavalir che può ospitare fino a cinque persone; si può prenotare telefonicamente e i suoi conducenti portano il turista ovunque voglia. Le premesse, insomma, ci sono tutte. L’auspicio è che la già verde Lubiana diventi ancora più green per essere d’esempio a tutte le sorelle europee. Nel frattempo sono aperte nuove candidature. Quale città sarà la capitale ecologica europea del 2017?

zie a strategie sostenibili in grado di massimizzare l'esposizione al sole. L'isolamento delle finestre con tripli vetri ridurrà la necessità di raffreddamento e riscaldamento supplementare. La regolazione della temperatura automatica sincronizzata col percorso del sole, l'energia eolica e una rete energetica intelligente offriranno dunque ai futuri residenti aria pulita, spazi verdi e prodotti sani a km 0. Le ville saranno suddivise in tre tipologie: la Villa Mobius, la Villa Mountain e la Villa Shell. La prima ha una struttura a forma di nastro con un tetto verde, che contiene camere da letto, bagni, uffici, biblioteche e sale giochi. La Mountain ha una forma a cupola progettata per seguire il percorso del sole. I pannelli fotovoltaici sono ricchi di alghe per la produzione di bio-idrogeno, mentre la seconda pelle esterna dell'edificio è fatta di legno lamellare. La Villa Shell invece si appoggia su pilastri in acciaio e supporta turbine eoliche. A forma di cappello cinese conico, l'edificio offre una vista panoramica di tutto il quartiere e del frutteto.


Corsi e ricorsi storici

La “differenziata” al tempo dei Borbone Gennaro De Crescenzo Salvatore Lanza Di fronte al problema gravissimo dei rifiuti a Napoli in tanti ci siamo chiesti quali potessero essere le strade per una soluzione definitiva, rapida, efficace e non dannosa per chi è costretto a sopportare da troppo tempo rischi e pericoli di ogni natura. Rivolgendo lo sguardo al passato potremmo ancora una volta raccogliere qualche indicazione utile. Prima di tutto è evidente una verità incontrovertibile: il problema dei rifiuti urbani era un problema relativo a Napoli come nelle altre città italiane ed europee almeno fino alla prima metà del Novecento. Anche in città popolose come la nostra, infatti, la quantità di rifiuti da smaltire quotidianamente era nettamente inferiore a quella dei nostri tempi: i prodotti biodegradabili restavano gli stessi ma, un esempio per tutti, i contenitori di cibi, bevande o oggetti venivano sistematicamente riutilizzati e quasi mai buttati via. Già nell’antichità, infatti, in assenza di plastiche e sostanze affini, vetro, ceramica, ferro o legno venivano considerati preziosi. E già qui si innesterebbero osservazioni sull’attualità e sulla urgente necessità di una diversa politica “a monte” del problema-rifiuti a partire da un packaging

che dovrebbe rispettare norme severe in materia di biodegradabilità o di riconvertibilità dei materiali utilizzati. In questo caso un ritorno all’antico potrebbe essere salutare dal punto di vista sia fisico che economico. Dando per scontato, però, che una certa quantità di materiali ormai, almeno per i prossimi anni, ce la ritroveremo per le strade o, se va bene, nei nostri cassonetti, è ancora utile voltarci indietro e osservare, ad esempio, che a Napoli, almeno fin dall’epoca medioevale, prevaleva un’organizzazione decentrata del territorio. Le dimensioni della capitale angioina, infatti, erano già notevoli ed i sovrani del tempo “delegarono” molti dei loro poteri ad una forma intermedia di governo: i Sedili. Tra i compiti dei rappresentanti dei singoli Sedili corrispondenti in gran parte dei casi ai quartieri del centro storico, risultavano anche quelli relativi al decoro e all’igiene dei quartieri stessi. Addirittura strada per strada, cortile per cortile (numerosi nella Napoli di quel tempo), venivano scelti dei responsabili della pulizia e dell’ordine con risultati efficaci se si tiene conto delle descrizioni dei cronisti dell’epoca. In quasi tutte le aree urbane, infatti, ad eccezione, forse, di quelle nei pressi del porto e delle mura cittadine, la pulizia non mancava. Se

tempo fa si parlava di un “poliziotto di quartiere” per un contatto più diretto con la cittadinanza, si potrebbe ipotizzare qualche nuova figura professionale in grado di controllare il territorio e anche di provvedere (magari casa per casa) alla raccolta differenziata. In epoca più recente, poi, un interessante documento ci dimostra quanto erano all’avanguardia i Borbone anche in materia igienico-ambientalistica: in un decreto del 3 maggio 1832, il

prefetto di polizia di Napoli analizza in dodici articoli tutta la situazione igienica e prevede pene anche detentive per i trasgressori. Ognuno aveva “l’obbligo di far ispazzare la estensione di strada corrispondente ai davanti della rispettiva abitazione, bottega o cortile”. Le “immondezze” dovevano essere prelevate “nelle ore mattutine e trasportate fuori città ne’ siti che verranno destinati”. Le lavandaie, poi, dovevano “recarsi ne’ locali di Santa Maria in Portico, dove

per comodo pubblico trovasi tutto ciò che necessita”. Era espressamente vietato “lavare o stendere panni lungo le strade abitate”. Le norme erano in vigore in tutti i comuni e il decreto borbonico si sofferma su quella che oggi definiremmo raccolta differenziata: “usando l’avvertenza di ammonticchiarsi le immondezze e di separarne tutti i frantumi di cristallo e di vetro riponendoli in un cumulo a parte”. Ogni commento potrebbe essere superfluo.


EMISSIONI INDUSTRIALI: NUOVO DECRETO LEGISLATIVO Il Dlgs. 46/14 riscrive la disciplina dell’A.I.A. Brunella Mercadante È recentemente entrato in vigore il decreto legislativo n° 46 del 4 marzo 2014, che ha recepito la Direttiva Europea 2010/75/UE relativa alla prevenzione e riduzione integrale dell'inquinamento delle emissioni industriali. Il nuovo decreto ha quasi completamente riscritto la disciplina dell'Autorizzazione Integrata Ambientale, contenuta ad oggi nel Dlgs 152 del 2006 e s.m. La nuova disciplina costituisce in effetti non solo un aggiornamento, ma comporta delle novità assolute. Innanzitutto la disciplina delle definizioni, vengono aggiunte ad esempio le nozioni di "installazione esistente", (cioé di un'installazione che al 6 gennaio del 2013 ha ottenuto tutte le autorizzazioni ambientali necessarie all'esercizio o il provvedimento positivo di compatibilità ambientale o per la quale a tale data sono state presentate richieste complete per tutte le autorizzazioni ambientali necessarie per il suo esercizio, a condizione che l'entrata in funzione sia entro il 6 gennaio 2014) ; di "documento di riferimento sulle BAT o BREF "(un documento contenente le

parti di un BREF riguardanti le conclusioni sulle migliori tecniche disponibili, la loro descrizione, le informazioni per valutarne l'applicabilità, i livelli di emissione associati alle migliori tecniche disponibili, il monitoraggio associato, i livelli di consumo associati e, se del caso, le pertinenti misure di bonifica del sito); di "relazione di riferimento" (informazioni sullo stato di qualità del suolo e delle acque sotterranee con riferimento alla presenza di sostanze pericolose pertinenti, necessarie al fine di effettuare un raffronto in termini quantitativi con lo stato al momento della cessazione effettiva delle attività); di "ispezione ambientale" ( tutte le azioni, ivi comprese visite in loco, controllo delle emissioni e controlli delle relazioni interne e dei documenti di follow-up, verifica dell'autocontrollo, controllo delle tecniche utilizzate e adeguatezza della gestione ambientale dell'installazione, intraprese dall'autorità competente o per suo conto al fine di verificare e promuovere il rispetto delle condizioni di autorizzazione da parte delle installazioni, nonché, se del caso, monitorare l'impatto ambientale di quest'ultime) ; la stessa nozione di

A.I.A., inoltre, è stata oggetto di modifica. Mutato anche il campo di applicazione delle norme, con l'inserimento di nuove attività, prima non previste, e quindi con l'obbligo di nuove aziende di sottoporsi alla disciplina dell'A.I.A. Sono, inoltre, state riscritte o oggetto di importanti modifiche le discipline dell'individuazione e utilizzo delle migliori tecniche disponibili, della Domanda di Autorizzazione Integrata Ambientalein particolare è nuova la disciplina della Conferenza dei Servizi per l'Autorizzazione Integrata Ambientale-, la disciplina dei valori limite di emissione per le sostanze inquinanti, la prote-

zione del suolo e delle acque sotterranee, l'individuazione del punto di misurazione dei valori limite di emissione delle sostanze inquinanti, le condizioni per l'autorizzazione, le migliori tecniche disponibili e norme di qualità ambientale, la disciplina del rinnovo e del riesame dell'A.I.A., del rispetto delle condizioni dell'Autorizzazione integrata Ambientale, le disposizioni in materia di impianti di incenerimento e di coincernerimento. Radicalmente modificate, infine, anche le discipline delle Attività Ispettive, la disciplina degli incidenti o imprevisti, nonché la disciplina Sanzionatoria.

Il flash dello smartphone illuminerà le polveri nell’aria

OGGI LO SMOG SI COMBATTE CON UNA FOTO Anna Paparo Misurare l’inquinamento con il nostro amato Smartphone? Da oggi si può, grazie all’idea rivoluzionaria di un gruppo di ricercatori dell’Istituto di tecnologia di Karlsruhe (K.I.T.), in Germania. Infatti, il team tedesco sta mettendo a punto un nuovo sensore che, applicato ai telefoni cellulari di ultima generazione, permetterà ad ogni utente di misurare il livello di polveri sottili presenti nell’aria. L’idea si basa sullo sfruttamento della luce emessa dai flash dei moderni telefoni per illuminare le polveri e i fumi presenti nell’etere. Attraverso l’analisi della luminosità dei pixel, tramite questo apposito sensore, sarà possibile risalire alla quantità di inquinanti presenti nell’atmo-

sfera. Questo tipo di apparecchiatura, che andrebbe installata sul dispositivo, sarebbe ovviamente molto meno sensibile e, quindi, meno attendibile rispetto alle macchine professionali. Tuttavia, il team tedesco prevede di ovviare al problema puntando sulla quantità dei dati derivanti dalle misurazioni ravvicinate di un discreto numero di cittadini. Quindi, installando il sensore su un certo numero di smartphone, agli utenti basterà effettuare il download dell’applicazione dedicata dallo store del proprio cellulare ed il gioco è fatto. Si inizierà a monitorare, così, la zona che interessa, tramite un semplice scatto. E ancora, dalla combinazione dei diversi dati scaturiti dalle diverse misurazioni verrà fornita una mappa completa della si-

tuazione generale del territorio passato al setaccio. Quindi, d’ora in poi lo smog avrà le ore contate: verrà contrastato con una semplice fotografia. Con questa particolarissima invenzione, ci troviamo di fronte a una vera e propria “misurazione partecipata”, dove ognuno fa la sua piccola parte in un grande progetto come questo, dove l’obiettivo fondamentale è quello di monitorare e contra-

stare la forte quantità di sostanze inquinanti nell’aria che respiriamo. Tutti dobbiamo dare una mano. Comunque, è proprio il caso di dirlo gli scienziati tedeschi sono sempre all’opera, alla costante ricerca di nuove soluzioni tecnologiche per evitare che l’aria che respiriamo diventi troppo insalubre e stanno facendo di tutto per per-

fezionare il prototipo ideato rendendolo alla portata di tutti. Inoltre, i loro studi non si fermeranno qui. Infatti, stanno già pensando di sviluppare per l’anno venturo un’altra invenzione con lenti emisferiche. E chissà quante altre idee verranno fuori. Insomma, la tecnologia non smetterà mai di stupire.


I materiali a contatto Daniela Bove I "materiali a contatto" sono quei materiali e oggetti destinati a venire a contatto con gli alimenti (pentole, posate, piatti e bicchieri, recipienti e contenitori,vari utensili da cucina e da tavola, imballaggi, pellicolefogli ETC). Anche i materiali ed oggetti che sono in contatto con l’acqua, ad esclusione degli impianti fissi pubblici o privati di approvvigionamento idrico, sono inclusi in questo termine. È di fondamentale importanza valutare la sicurezza dei materiali destinati a venire a contatto con gli alimenti perchè le sostanze chimiche possono migrare dai materiali ai cibi. I materiali a contatto sono disciplinati da provvedimenti nazionali e comunitari. In particolare il Regolamento (CE) n. 1935/2004 (norma quadro) stabilisce che tutti i materiali ed oggetti devono essere prodotti conformemente alle buone pratiche di fabbricazione e, in condizioni d’impiego normale o prevedibile, non devono trasferire agli alimenti componenti in quantità tale da: • rappresentare un pericolo per la salute umana • modificare in maniera inaccettabile la composizione dei prodotti alimentari • provocare un deterioramento

delle caratteristiche organolettiche. Il Decreto del Ministro della Sanità 21 marzo 1973, disciplina, i seguenti materiali: materie plastiche, gomma, cellulosa rigenerata, carta e car-

tone, vetro, acciaio inossidabile. Il Decreto ministeriale 21 marzo 1973, più volte modificato, sia su richiesta delle imprese interessate, sia per conformarsi a quanto stabilito nell’Unione europea introduce

le cosiddette “liste positive” delle sostanze che possono essere utilizzate nella produzione di tali materiali con le eventuali limitazioni e restrizioni. Altri materiali, che non figurano nel DM 21 marzo 1973,

sono stati oggetto di provvedimenti specifici: banda stagnata, banda cromata verniciata, ceramica, alluminio. Per quanto riguarda i controlli sui materiali e oggetti destinati a venire a contatto con gli alimenti il Ministero ha predisposto alcune circolari volte ad assicurare interventi mirati e omogenei sul territorio. Tra i regolamenti comunitari, invece, si segnala il Regolamento (CE) n. 2023/2006 che stabilisce che tutti i materiali ed oggetti destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari nonché i materiali ed oggetti riciclati vanno fabbricati nel rispetto delle norme generali e specifiche sulle buone pratiche di fabbricazione, definite in lingua inglese come Good Manufacturing Pratices (GMP). Poichè non tutti i settori industriali hanno elaborato linee guida sulle GMP l’obiettivo della norma in questione è quello di garantire l’uniformità fra gli Stati membri. Pertanto, analogamente a quanto avviene nel settore alimentare, le imprese che svolgono attività connesse con qualunque fase della lavorazione, trasformazione e della distribuzione dei materiali ed oggetti devono istituire un sistema di controllo della qualità. (Fonte Ministero Salute)

Conoscere la composizione dei cibi grazie ad una nuova app Le app del nostro smartphone hanno un nuovo amico. Il suo nome è Scio. Si tratta di uno scanner molecolare, un vero e proprio sensore tascabile, delle dimensioni di una chiavetta, che, dotato al suo interno di uno spettrometro, permette di conoscere la composizione chimica dei cibi, gli ingredienti, i condimenti, le calorie. E non finisce qui. D’ora in poi, grazie a questo fantastico strumento, si potrà conoscere la composizione chimica dei farmaci e stabilirne, di conseguenza, l’autenticità. E ancora, diagnosticare le condizioni del terreno di un vaso o il grado d’idratazione di una foglia, per decidere se è il caso di innaffiare o meno. Scio, inoltre, riesce a riconoscere e a classificare i metalli e le sostanze allergizzanti e a stabi-

lire il grado di maturazione e dolcezza di un frutto prima d’assaggiarlo. Invenzione straordinaria della Consumer Physics, Scio per ora è soltanto un prototipo, che, grazie a un’apposita applicazione per smartphone e alla connessione Bluetooth, scansiona qualunque cosa emettendo un fascio di luce, che, riflessa, viene poi analizzata dallo spettrometro interno. Dal momento che ogni molecola interagisce con la luce in una maniera unica e univoca, lo scanner stabilisce quali e quante molecole sta realmente analizzando. Poco ingombrante – da stare nel palmo di una mano - ha una batteria interna che si può tranquillamente ricaricare via USB, della durata di una settimana. Poi, collegato ai dispositivi mobili, consente di vi-

sualizzare sullo schermo le principali informazioni pervenute dall’analisi Insomma un progetto davvero rivoluzionario. Realizzato da una start up israeliana, ora si trova al centro di una campagna online di raccolta fondi su Kickstartes, per sostenerne la produzione: ad oggi, a fronte di un obiettivo di 200 mila dollari, ha già ottenuto quasi due milioni e mezzo di dollari in offerte. La ricerca tecnologica non smette mai di stupirci e ogni giorno di più ci regala nuove invenzioni. Proprio come adesso, che ci ha fornito uno strumento per conteggiare le calorie di un piatto, identificare un farmaco e riconoscere gli ingredienti contenuti in un prodotto alimentare. I salutisti e non solo ne saranno davvero felici. A.P.


L’architettura archibiotica La progettazione a servizio dell’ambiente Antonio Palumbo Le future sfide ambientali che si prevedono rilevanti e complesse - richiedono l’adozione di tutti gli accorgimenti più opportuni a conseguire un’integrazione equilibrata tra l’uomo e il pianeta su cui egli vive. Tra gli strumenti più interessanti, che si vanno affermando di anno in anno, vi è il metodo ecologico che fa riferimento all’approccio progettuale dell’architettura archibiotica. La crisi ecologica globale, generata dai disastri ambientali e dall’inquinamento che le attività antropiche hanno causato particolarmente negli ultimi cinquant’anni restituiscono una situazione di estrema emergenza: prendere co-

scienza di quest’emergenza ed affrontarla rappresenta un’esigenza che non può più essere differita. Negli ultimi anni, da una parte moltissime pratiche inquinanti legate alle attività umane stanno continuando a danneggiare irrimediabilmente gli equilibri di interi ecosistemi terrestri e marini e, dall’altra, si registra un incremento costante della popolazione mondiale, che si traduce in una crescente richiesta di risorse alimentari e idriche, in un progressivo sovraffollamento urbano e in un correlato consumo di suolo ai fini insediativi. Il concorso di tutti questi fattori determina conseguenze importanti, che, nel tempo, finiscono per incidere non solo sugli equilibri ambientali del

pianeta ma anche sulla qualità di vita dell’uomo: urbanizzazione indiscriminata e insostenibile, difficoltà nella gestione di una quantità sempre crescente di rifiuti, aumento delle concentrazioni di gas serra nell’atmosfera, drastica riduzione della biodiversità e progressiva distruzione degli ecosistemi, esaurimento delle risorse energetiche e naturali. Per far fronte a tali emergenze molti esperti, architetti, urbanisti e specialisti dell’ambiente e del paesag-gio, stanno tentando di sviluppare un nuovo approccio al progetto di città, abitazioni e spazi urbani attraverso l’insieme delle tecniche e degli strumenti definiti con il nome di “architettura archibiotica”. L’obiettivo principale dell’architettura archibiotica è quello di ri-naturalizzare gli ambienti di vita dell’uomo per dar vita alla città del domani, connettendo tale finalità con quella della protezione e/o del ripristino della biodiversità, per contribuire alla salvaguardia dell’ambiente con progetti eco-sostenibili e multidisciplinari. Tale modello punta a ridurre l’influenza delle attività umane sui cicli bioecologici e a ridurre al minimo gli impatti sull’ambiente. Architetto più rappresentativo di questa nuova tendenza è il belga Vincent Callebaut, il quale ha dedicato la sua attività più recente alla costruzione di una ipotetica ‘città del futuro’. Già noto per le sue visioni avanguardistiche, Calle-

baut vuole ridefinire gli assetti demografico-ambientali di due delle città più inquinate ed invivibili non solo della Cina ma dell’intero pianeta: Kunming e Shenzen. I progetti architettonici e paesaggistici che fanno riferimento all’approccio archibiotico - come, ad esempio, quello per le Asian Cairns, le fattorie-grattacielo autosufficienti per Shenzen - mirano a trasformare queste metropoli (cresciute a dismisura segnatamente negli ultimi trent’anni) in luoghi dove l’architettura non è a servizio dell’uomo ma dell’ambiente e dove la progettazione di spazi di vita per gli esseri umani diventa ricerca di nuove soluzioni, naturali e artificiali, che favoriscano lo sviluppo della

biodiversità. Il progettista belga ha così creato il concetto di “architettura archibiotica”, un sistema progettuale finalizzato alla creazione e alla gestione di ecosistemi integrati, dove troveranno posto comunità non semplicemente umane ma biologiche e dove le risorse da produrre saranno maggiori di quelle che verranno consumate. L’unico modo per realizzare tutto questo è aprirsi ad una visione ‘interdisciplinare’, dove è la combinazione dei diversi modelli - naturalistici, architettonici e ingegneristici - a dar vita a quel particolare ‘ecosistema urbano’ che l’architettura archibiotica mira a realizzare.


Non arte spazzatura, ma spazzatura che diventa arte Il riciclo creativo dei rifiuti raccolti sulle spiagge Cristina Abbrunzo Non arte spazzatura, bensì spazzatura che diventa arte e salva mare e spiagge dai rifiuti. Questo l’obiettivo principale che si propone il progetto Washed Ashore, in corso negli Stati Uniti. Un’idea nata dal genio creativo dell’artista ed insegnante Angela Haseltine Pozzi, originaria dell'Oregon che ha dato il via alla sua iniziativa green dopo aver notato il continuo accumulo di plastica lungo le spiagge della sua città natale, la località di Bandon, in Oregon. Il duro scontro con la realtà l'ha spinta, a 53 anni, a coinvolgere i propri concittadini nella pulizia delle spiagge. Tonnellate di rifiuti provenienti da ogni dove. Con il suo progetto la Pozzi ha scelto di mettere da parte l'iniziale disgusto per questo scempio e di utilizzare la propria arte per veicolare una riflessione sul consumismo, fenomeno di cui siamo tutti chi più, chi meno - protagonisti. In soli tre anni ha raccolto, con l'aiuto della comunità locale, che si è dimostrata subito disponibile alla collaborazione, 11 tonnellate di spazzatura dalle coste del Pacifico e ha dato vita a decine di mostre e progetti

educativi in varie località degli Stati Uniti. A partire dai rifiuti recuperati, ha iniziato a costruire enormi sculture che rappresentano le creature marine più minacciate dall'inquinamento e dalla plastica. Meduse e tartarughe marine

in formato maxi sono solo alcune delle opere dell’artista, ma anche strani paesaggi immaginariamente scolpiti dal vento, lavorati dalle onde, in apparente armonia con l'ambiente circostante eppure illuminati da una luce artificiale, che mette in risalto il contra-

sto tra quanto è armoniosamente creato da Madre Natura e quanto invece è introdotto con allarmante incuranza dall'uomo. Le opere d’arte si trovano ora in mostra a San Francisco, dove sarà possibile ammirarle fino a settembre 2014 e si tra-

sferiranno poi a San Diego, fino a settembre 2015. La speranza è che la raccolta dei rifiuti lungo le coste e il loro riciclo creativo possa accrescere l'attenzione sul problema dell'accumulo di spazzatura sulle spiagge e nei fondali marini.

Everything is rubbish: le scarpe in plastica riciclata Un modo alla moda di pensare alla moda Il problema della spazzatura è una questione da sempre molto discussa: tante le iniziative che, in Italia come all’estero, cercano di porre rimedio ad una grande minaccia per la salute dell’ambiente che potrebbe generare effetti devastanti sugli ecosistemi naturali. Perché dunque non sfruttare quelli che si presentano comunemente come dei problemi ambientali trasformandoli in vere e proprie risorse? In un periodo come questo – dove crisi e disoccupazione sono diventate le parole chiave – parlare di consumismo e spreco risulta piuttosto fuori luogo. La parola d’ordine, dunque, è rici-

clare. Nasce così l’inziativa Everything is Rubbish: tutto è spazzatura. Qualunque cosa può trovare una nuova vita e ritornale utile, compresi quei materiali e quegli imballaggi che gettiamo tra i rifiuti per abitu-

dine, quasi senza pensarci.Un’originale idea nata da un trio di ragazzi inglesi Charles Duffy, William Gubbins e Billy Turvey che volevano attirare l'attenzione sull'enorme quantità di rifiuti che ogni giorno raggiungono le di-

scariche e gli oceani. Allora hanno iniziato a raccogliere la plastica abbandonata sulle spiagge del Regno Unito. Hanno lavato e disinfettato i rifiuti, per poi riscaldarli e lavorarli in modo da ottenere un materiale adatto alla realizzazione di scarpe. Si perchè le scarpe sono uno degli accessori più desiderabile e che più attira ogni tipo di consumatore, dalle donne agli uomini, dagli anziani ai bambini, proprio perchè sono viste come un oggetto fondamentale nella vita di tutti i giorni L’era dello sperpero e dello spreco però ha fatto si che, appena si veda un minimo segno

di logorio o usura, un paio di scarpe venga subito gettato via e sostituito con uno nuovo pronto anch’esso a fare la fine del suo predecessore. I tre stilisti inglesi hanno cercato un modo intelligente per uscire da questa spirale autodistruttiva e ci sono riusciti. Le scarpe in plastica riciclata – proprio per sottolineare la loro anticonvenzionalità e la loro distanza dal consumismo di massa- sono colorate e giovanili, adatte ai ragazzi ma anche agli adulti che si vestono in maniera originale e non vogliono passare inosservati. C.A.


L AVORO E PREVIDENZA

L’efficienza della pubblica amministrazione Eleonora Ferrara Bruno D’Angelo Con il D.L. 24 giugno 2014 n. 90 (c.d. Decreto Pubblica Amministrazione), il Governo ha inteso introdurre disposizioni atte ad intervenire in merito all’incremento dell’efficienza della P.A., al sostegno dell’occupazione ed al ricambio generazionale, per favorire il quale, il decreto stabilisce l’abrogazione dell’istituto del trattenimento in servizio e l’ampliamento dell’ambito applicativo dell’istituto della risoluzione unilaterale del contratto da parte della P.A. nei confronti dei dipendenti che abbiano maturato i requisiti pensionistici. All’articolo 3 (Semplificazione e flessibilità nel turn over) il decreto contiene nuove disposizioni in materia di turn over nelle pubbliche amministrazioni, confermando le percentuali di assunzioni per il quinquennio 2014-2018. Vengono confermati, quindi, i limiti attuali anche se si fa riferimento ad una base di calcolo costituita, unicamente, dal personale di ruolo. Per le Regioni e gli Enti locali sottoposti al patto di stabilità è previsto al punto 5 del suddetto articolo, per il periodo 2014-2018 un graduale aumento delle percentuali di turn over, con conseguente incremento delle facoltà di assunzione pari al 60% nel biennio 2014-2015, all’80% nel biennio 2016-2017 ed infine del 100% nel 2018. Sempre nell’ambito della Pubblica Amministrazione, viene introdotta, all’art. 4 (Mobilità obbligatoria e volontaria), una nuova disciplina della mobilità, che prevede la pubblicazione, sui siti istituzionali delle amministrazioni interessate, dei bandi contenenti l’indicazione dei posti che si intendono coprire mediante il passaggio diretto di altri dipendenti pubblici con la possibilità, in via del tutto sperimentale, di poter operare trasferimenti tra sedi centrali di differenti Ministeri, Agenzie ed Enti pubblici non economici nazionali, anche in mancanza dell’assenso dell’amministrazione di provenienza, a condizione, però, che l’amministrazione di destinazione abbia una percentuale di posti vacanti superiore a quella dell’amministrazione di appartenenza, fatti, comunque, salvi i termini per il preavviso. E’ previsto, inoltre, che al fine di agevolare le procedure di mobilità, la Presidenza del Consiglio

dei Ministri – Dipartimento della Funzione Pubblica – istituisca un portale per l’incontro tra domanda e offerta di mobilità. È sancito, anche, che le sedi delle pubbliche amministrazione situate nel territorio dello stesso comune o a una distanza inferiore a 50 chilometri dalla sede di prima assegnazione, costituiscano medesima unità produttiva, all’interno della quale i dipendenti siano tenuti a prestare la loro attività lavorativa. Sempre all’articolo 4, è previsto, infine, l’istituzione di un Fondo destinato al miglioramento dell’allocazione del personale pubblico, finalizzato a favorirne i processi di mobilità. L’articolo 5 (Assegnazione di nuove mansioni), invece, interviene altresì sulla gestione del personale pubblico in eccedenza e sulla mobilità di personale tra diverse società partecipate dalle pubbliche amministrazioni. L’articolo 6 (Divieto di incarichi dirigenziali a soggetti in quiescenza) prevede che le pubbliche amministrazioni non possano attribuire incarichi di studio e di consulenza, né tantomeno conferire incarichi dirigenziali o direttivi oppure cariche in organi di governo di amministrazioni pubbliche, a soggetti collocati in quiescenza, a meno che non si tratti di incarichi o cariche con-

feriti a titolo gratuito. Viene disposta all’art. 7 (Prerogative sindacali nelle pubbliche amministrazioni) la riduzione del 50%, per ciascuna associazione sindacale, dei distacchi, delle aspettative e dei permessi sindacali, come attribuiti dalle disposizioni regolamentari e contrattuali vigenti. Il Capo II del decreto (Misure in materia di organizzazione della P.A.) prevede all’art. 20 (Associazione

Formez PA), lo scioglimento dell’associazione stessa e la nomina di un Commissario straordinario. All’art. 21 (Unificazione delle scuole di formazione), inoltre, è prevista l’unificazione delle scuole di formazione delle pubbliche amministrazioni, sopprimendo la Scuola superiore dell’economia e delle finanze, l’Istituto diplomatico «Mario Toscano», la Scuola superiore dell’amministrazione dell’in-

terno, il Centro di formazione della difesa, la Scuola superiore di statistica e di analisi sociali ed economiche, nonché le sedi distaccate della Scuola nazionale dell’amministrazione prive di centro residenziale ed assegnando le funzioni degli organismi soppressi alla Scuola nazionale dell’amministrazione (SNA), di cui si prevede una riorganizzazione per dipartimenti.

Viaggio nelle leggi ambientali SALUTE E SICUREZZA DEL LAVORO La Commissione europea ha avviato sin dal 2013 un processo di riflessione su una tematica complessa e trasversale come le questioni della sicurezza e salute del lavoro, coinvolgendo in tale iniziativa gli Stati membri, le parti sociali e i portatori di interessi. Il collegio dei Commissari ha adottato il 6 giugno 2014 una comunicazione che disegna per il 2014-2020 un piano strategico di azione pluriennale, cooperazione e scambio di buone pratiche nel campo della salute e della sicurezza del lavoro. L’atto della Commissione identifica le sfide che l’UE affronterà negli anni futuri sul versante della tutela dei lavoratori delineando azioni di risposta e individuando i principali strumenti operativi (legislazione, risorse di bilancio, dialogo sociale, iniziative di comunicazione e informazione, sinergie operative) destinati a rendere operativo il programma pluriennale. Sono 3 gli assi portanti che la Commissione individua: • Migliorare gli sforzi legali degli Stati membri, stimolando le capacità operative

di piccole imprese e microimprese nel varare efficaci ed efficienti politiche di prevenzione; • Migliorare la prevenzione delle malattie legate al lavoro in un’ottica di rilevanza dei rischi attuali, nuovi ed emergenti che si affacciano per via delle modifiche degli assetti organizzativi di lavoro nelle imprese; • Fronteggiare i mutamenti demografici con modulazioni degli assetti organizzativi e dei luoghi di lavoro, compresi gli orari, l’accessibilità dei luoghi di lavoro e gli interventi studiati per gli addetti di impresa

anziani. L’implementazione degli assi portanti passa attraverso obiettivi strategici: - revisione delle strategie statali, con sviluppo di basi dati per la raccolta dei quadri strategici nazionali; - processi di supporto tecnico e finanziario alle imprese, interscambio di buone pratiche nella catena committente - fornitore acquirente per migliorare salute e sicurezza sul lavoro; - rafforzamento statale delle rilevazioni sulle risorse degli ispettorati del lavoro e dei controlli sui programmi di formazione e sui sistemi disciplinari connessi ai controlli pubblici ispettivi. - semplificazioni legislative con snellimenti amministrativi e miglioramenti nella procedura di valutazione dei rischi; - iniziative per affrontare l’invecchiamento delle risorse umane e i nuovi rischi; - miglioramento della raccolta dei dati statistici e sviluppo della base di informazioni; - coordinamento degli sforzi europei e internazionali, con varo di discipline più severe sulla salute e sicurezza del lavoro anche in sinergia con organismi internazionali di settore. A.T.


STILE DI VITA… UN MODO DI ABITARE IL MONDO Economia Famiglia Giustizia per una Cittadinanza Sostenibile

LO SPORT SOLIDALE UN INCONTRO A TU PER TU CON LA SOSTENIBILITÀ Martina Tafuro

Andrea Tafuro Il termine dieta deriva dal greco dìaita, cioè stile di vita. Gli antichi greci usavamo questo termine per riferirsi allo sforzo di adottare un tenore di vita ispirato alla sobrietà e alla concretezza sociale. Non pensavamo mica al loro aspetto fisico! Oggi per stile di vita intendiamo un insieme saldo e durevole di modi di agire, di comportamenti che rispecchiano l’ ordine gerarchico dei valori della persona o del gruppo di riferimento. Quindi lo stile è definito non da quelle scelte episodiche e diradate nel tempo, quanto da quelle che sono caratterizzate dalla stabilità temporale e dalla trasversalità ai diversi ambiti di vita e che fanno riferimento a precisi modelli sociali ed economici. Lo stile di vita, dunque, si realizza all’interno di una continua interazione tra il singolo con il suo orientamento valoriale e il sistema sociale che lo circonda, come a cerchi concentrici. Il contesto attuale rende urgente una riflessione sui nuovi stili di vita, che parta da questa prospettiva relazionale che coinvolge la famiglia nel suo rapporto con le cose, le persone, l’ambiente e il mondo. Lo stile è, quindi, una maniera di abitare il mondo. Forse è proprio immaginando una nuova cittadinanza sostenibile, che è possibile percorrere strade per comprendere che cosa rappresenta la ricerca autentica del bene comune. Abitare il mondo significa entrarvi come nella casa che ci genera e trasformarlo a nostra volta generando vita, giustizia, fiducia, diventando speranza di futuro per le nuove generazioni. Abitare il mondo ha un senso passivo e attivo insieme: io abito nella casa come il mondo in cui

cresco e abito la casa come un mondo che faccio crescere. Se il primo spazio è ricco di vita influirà sul secondo e il secondo fornirà l’orizzonte per non lasciar chiudere il primo nel privato. Al centro di questo progetto c’è la famiglia, che soprattutto con la crisi che stiamo vivendo, si pone come obiettivo principale di modificare secondo giustizia la struttura dei propri consumi e l’utilizzo dei propri risparmi, cioè l’economia quotidiana. Prima o poi un economista vincerà il premio Nobel spiegando il modo in cui una famiglia italiana riesce a rimanere in piedi pur avendo compiuto la scelta di mettere al mondo dei figli... voglio proprio vedere il modello matematico che verrà applicato dal terzo figlio in poi. Parlare di economia, famiglia e giustizia è, quantomeno, impegnativo, perché non vedo in giro un orizzonte etico condiviso. A chi avesse tali aspettative, ricorderò che voglio parlare meno di giustizia e fare più giustizia. Iniziamo con il combattere l’invadenza e lo strapotere della razionalità economica a partire dal carrello del supermercato, con l’auto misurazione del bilancio familiare. E’ lì che si rendono visibili e si quantificano i cambiamenti effettuati nelle scelte economiche e si raggiunge un primo obiettivo: il contenimento dei consumi. Uno studio del 2006 dell’American Sociological Association dimostra che, a parità di prezzo, solo metà dei clienti opta per i calzini con l’etichetta prodotto etico. Che diventano un quarto se i buoni costano 3 dollari anziché 2. In Supercapitalismo Robert Reich spiegava che, se da cittadini apprezziamo i diritti, da consumatori ci importa solo del

prezzo. Ci rifletto mentre rientro in albergo dopo la spiaggia, pagare o meno il parcheggiatore abusivo è diventata una complicata decisione morale, la reazione naturale è neanche per idea… ma lo fanno tutti. Mi ritorna in mente, la tragedia del Rana Plaza del 24 aprile 2013, quando un edificio commerciale di otto piani, crollò a Savar, un sub-distretto nella Grande Area di Dacca, capitale del Bangladesh, le operazioni di soccorso e ricerca si conclusero con il bilancio di 1129 vittime e circa 2515 feriti estratti vivi dal palazzo. In un servizio televisivo un’attivista se la prendeva con chi delocalizza: “Non serviva Rana Plaza per sapere in che condizioni producono. È la sagra dell’ipocrisia”. Ha ragione, sanno tutto, compreso che se il tuo fornitore ha una capacità produttiva di cento e gli chiedi mille è evidente che si rivolgerà a subfornitori. Ma se i grandi marchi se ne andassero quanti Paesi ripiomberebbe indietro di un’era? Non sarebbe più sensato restare e ridistribuire i profitti? L’onnipresente globalizzazione, la non più controllabile mobilità dei popoli e delle persone, le nuove e insolite modalità di produzione della ricchezza fondate sulla conoscenza e i suoi effetti moltiplicativi, il permanere di problemi associati all’esigenza di una maggiore giustizia sociale e distributiva, insieme alla crisi del lavoro e dei sistemi di protezione sociale nel ricco occidente, hanno fatto prevalere comportamenti opportunistici e forme di bramosia che hanno reso palesi le debolezze e la pericolosità di una visione della crescita senza limiti. Lo sviluppo è diventato preda di malsani automatismi che hanno generato solo attese prive di fu-

Era il 3 Maggio scorso quando i media diffusero la notizia di uno scontro tra napoletani e romani, uno scontro piuttosto violento: addirittura un giovane di Napoli era stato sparato e portato immediatamente in ospedale. Chi legge il resoconto di quel giorno, pensa senza indugio ad una circostanza malsana, ad un meeting di criminali incontratisi in un luogo altrettanto losco. Ma non è così. Si trattava, infatti, di due gruppi di tifosi che si erano recati all’ Olimpico di Roma per guardare una partita di calcio. Nulla di sorprendente, se si pensa che lo sport italiano e il calcio in particolare siano diventati pane per i denti di fanatici e insensati che hanno confuso la competizione positiva con una gara all’ ultimo sangue. Abbiamo dato completamente addio al piacere di una giornata all’ aperto e all’emozione di poter veder giocare per la propria città degli atleti, abbiamo aperto la porta, invece, al calcio scommesse, al business degli articoli sportivi e ad obiettivi finalizzati all’ apporto economico dei finanziatori. Così mentre noi ci trastulliamo nel dedicarci alla creazione di mezzi per la distruzione del nostro compagno, un ragazzo lotta per la vita in un letto d’ospedale, purtroppo senza riuscire ad avere la meglio su quel colpo di pistola che “aveva meritato di ricevere”, probabilmente con la sola colpa non di essere un tifoso del Napoli, ma di essere di Napoli. Addirittura si parla di razzismo tra abitanti della stessa terra che tutti fingono di difendere, la bella Italia. Siamo un popolo arretrato, ma non perché non riusciamo più a far affermare sul mercato un prodotto autentico, non perché non riusciamo a farci governare da politici degni di questo nome, non perché non riusciamo più nemmeno a sfamare le nostre bocche perché ciò che coltiviamo è nocivo, non perché conviviamo con la malavita organizzata, anche per questo si intende, ma soprattutto perché non riusciamo a muovere nemmeno un passo verso la sostenibilità … QUESTO CI FA CROLLARE A PICCO! Stiamo facendo in modo da calpestare tutta la ricchezza della nostra penisola, stiamo perfino annientando i sogni dei più piccoli che hanno sempre gioito grazie allo sport, al gioco di squadra, alla cooperazione. Re-impariamo da loro le regole del vivere in una comunità e soprattutto facciamo in modo che l’attività sportiva non si riduca né a violenza né alla finzione di una giornata per l’ ambiente in bicicletta. Facciamo in modo che casi italiani, come del nuovo Juventus Stadium, una struttura quasi interamente eco, non siano mosche bianche. Facciamo in modo che il rispetto per l’ ambiente e soprattutto il rispetto per l’ altro, per il diverso come che per il simile, sia abitudine e non una presa in giro per giustificarci con la nostra coscienza. Come diceva Jean Paul Sartre, “IL CALCIO E’ UNA METAFORA DELLA VITA”. turo, hanno sperperato risorse ed energie. Insomma ci siamo imbarcati in un viaggio senza meta e senza futuro, puntellato dal rifiuto degli altri e del loro talento, dalla negazione delle loro capacità di aderire a un progetto e a valori comuni. La condivisione della conoscenza e la fiducia nei talenti altrui generano valore aggiunto solo se vengono immaginati come alternativa alla crescita illimitata e onnivora delle risorse del pianeta. L’economia della famiglia è l’unica ad essere articolata se-

condo criteri di giustizia, poiché è l’unica forza capace di impedire al sistema economico turbocapitalista di volgersi contro gli esseri umani e la natura. Voglio educare i miei figli a comprendere la grandezza di passare dalla logica dell’ appropriazione indebita verso la Terra alla dottrina del non-attaccamento alla proprietà e alle cose. Non voglio farli diventare poveri francescani, ma sacerdoti dell’idea di essere affidatari delle risorse da spendere per l’accrescimento del bene comune.


ESTATE 2014: ALCUNI APPUNTAMENTI DA NON PERDERE A NAPOLI

“Teatro alla Deriva”, A Bacoli (NA) il 16, 23 e 30 luglio La rassegna “Teatro alla Deriva” è giunta alla sua III edizione. Si tra a di una par colare manifestazione in cui gli spe acoli si svolgono su una za era, galleggiante sull’acqua, realizzata appositamente e posizionata sul piccolo lago termale presso le Stufe di Nerone a Bacoli, vicino Napoli. Nel sugges vo scenario verranno rappresenta qua ro spe acoli di impegno civile e sociale porta in scena da compagnie indipenden che mostrano “grande a enzione a temi capaci di far riflettere e ricordare”. “Sant’Elmo Estate 2014” Chi dice che l’estate a Napoli è noiosa, non sa di cosa parla. Tan sono gli even che accompagneranno il periodo es vo e che avranno loca on uniche, come il Castel Sant’ Elmo. Nella splendida cornice della Piazza d’Armi, infa , anche quest’anno si svolgerà la rassegna “Sant’Elmo Estate” che vedrà come protagonis diversi ar s e gruppi musicali. Aprono gli Avion Travel il 15 luglio.

NELLE PROVINCE Even serali nell’Anfiteatro di Capua in programma fino al 23 agosto “Invadeteci so o il cielo di Spartaco” è un cartellone di even che, per il secondo anno, il Comune di Santa Maria Capua Vetere ha programmato per l’estate 2014 nell’anfiteatro di capua, che per l’occasione potrà essere visitato gratuitamente con percorsi narra e visite teatralizzate. Dopo la visita sono previs dieci even tra passeggiate narrate, dj set, danze, e spe acoli teatrali ed anche un grande concerto del jazzista Pietro Condorelli.

“Brividi d’estate” all’Ortobotanico fino al 3 agosto La XIV edizione della rassegna Brividi d’Estate si svolgerà, come sempre, al Real Orto Botanico di Napoli con un programma ricco di teatro, giochi e musica. Tredici anni, tredici esta , tredici scommesse miracolosamente vinte. Il Pozzuoli Jazz Fes val 2014 è arrivato! Dal 14 al 28 luglio si svolgerà nella sugges va cornice dei Campi Flegrei la V edizione del “POZZUOLI JAZZ FESTIVAL” “C’è un quar ere dove i capitoli della lunga storia di Pozzuoli si sono sovrappos in modo unico, un pò come pagine di un libro ed è il Rione Terra” , così Alberto Angela in una puntata di Superquark del 2011 descriveva il Rione Terra di Pozzuoli…..e da questo luogo che par rà l’evento con la True Blues Band e Massimo Bevilacqua ed a seguire Vincenzo Danise.

"Arte, Tradizioni e Prodo Tipici"a Camigliano (CE) il 19 e 20 luglio Per due sarate il centro storico camiglianese diventerà la loca on della kermesse dedicata alla valorizzazione dell'ar gianato locale e alla promozione dei prodo pici del nostro territorio; ancora un'occasione in più per non dimen care le tradizioni della nostra terra. Numerose le inizia ve in programma per questa edizione che ripeterà per il 13° anno la sua buona riuscita legata alla semplicità in un tuffo nel passato e nel presente che lo ricorda.. A par re da sabato 19 per le vie del paese non mancheranno stand di prodo pici locali, veri protagonis della manifestazione. Il tu o accompagnato da un altro fiore all'occhiello della nostra provincia: l'esibizione del gruppo di musica popolare TAMBOREA , che riporterà la mente a quando i contadini si riunivano nell'aia e nonostante la stanchezza della giornata non rinunciavano al suono della fisarmonica, mandolini, tamburelli, ecc. Il programma per domenica prevede la compagnia dei SALTIMBANCHI con: giocolieri,trampolieri, spe acoli di bolle di sapone, mangiafuoco ,manipolatori di palloncini e teatran . L'evento, che si concluderà domenica 20 luglio con l'esibizione del TRIO LE' TRUA'. Il "Palio de li Normanni" il 15 16 e 17 Agosto 2014 a S.Angelo Alife

Il Flamenco Tango Neapolis al Maschio Angioino Martedì 5 Agosto 2014, alle ore 21.00, il Flamenco Tango Neapolis sarà in scena a Napoli con lo spe acolo “Viento – Da Napoli a Siviglia… a Buenos Aires” nella sugges va cornice del Maschio Angioino. Flamenco Tango Neapolis è un entusiasmante proge o ar s co, nato nel 2009 e dire o da Salvo Russo (musicista e compositore napoletano), che unisce il flamenco, il tango argen no e la tradizione musicale napoletana in un’originale contaminazione di s li.

Una delle poche rievocazioni storiche a ualmente esisten nella Regione Campania. L'evento racconta i fas del castello di Rupecanina dall'epoca normanna a quella angioina e... più in par colare rievoca la famosa ba aglia degli abitan della Rupecanina, accorsi in difesa del proprio castello per respingere le orde papali del Cardinal Pelagio nell'Anno Domini 1229. La manifestazione racconta delle eroiche gesta dei cavalieri normanni della famiglia Drengot provenien dalla regione Quarrel della Normandia, che per primi costruirono la Rocca in ve a al colle Canino. Ques an chi cavalieri normanni, che arrivarono per primi nelle regioni meridionali dell'Italia, diedero vita ad una lunga e sanguinosa guerra fratricida contro i compatrio d'Altavilla stanzia si in Sicilia. Ed è proprio da ques scontri che nasceranno gli Sta Uni del Meridione d'Italia, chiamato più comunemente, Regno delle Due Sicilie La sagra del Fungo Porcino a Montoro Inferiore (AV) dal 17 al 20 luglio Sagra dedicata ai prodo pici con musica e danze La Festa del Fungo Porcino risponde alla sempre più crescente domanda di vecchi sapori tradizionali e ha lo scopo di valorizzare e promuovere il patrimonio eno-gastronomico dell’intero territorio montorese. Il Fungo Porcino sarà il protagonista dell'evento gastronomico. Le serate saranno allietate da buona musica dal vivo, con gruppi folk, la no americani. Saranno alles stand per promuovere i prodo agricoli e l’ar gianato locale.

La Sagra del Mare Flegreo dal 7 al 10 agosto, Monte di Procida (NA) Mojoca - Fes val Ar s di Strada a Moio della Civitella (SA) dall’1 al 3 agosto

La Sagra del Mare Flegrea è arrivata, quest’anno, alla sua XXIII edizione e con tanta soddisfazione siamo lie di ospitarvi, ancora una volta, a Monte di Procida conosciuta come la "terrazza dei Campi Flegrei". Lo scenario sugges vo dell'insenatura di Acquamorta, le prelibatezze della gastronomia flegrea . Il tu o accompagnato da vino locale, musica e tammorre: ques gli ingredien della rinomata “Sagra del Mare Flegrea” dell’Associazione “Vivi L’Estate”! Inoltre quest’anno c’è un’importante novità! Per il consumo dei pas u lizzeremo prodo biodegradabili ECOZEMA.

Il Mojoca Fes val Ar s di Strada nasce da un’idea dell’a uale Presidente Giovanni Bertone nel gennaio del 2007 e si svolge nel centro storico di Moio della Civitella. Le esibizioni degli ar s occupano vie, vicoli e piazze dalle ore 21.00 alle ore 02.00. L’an co borgo si trasforma in un animato e colorato teatro a cielo aperto dove si incontrano acroba , giocolieri, musicis ,

clown, sapien e abili manipolatori di ges senza tempo. Musica, grandi esibizioni circensi, strepitose evoluzioni acroba che, esilaran spe acoli e raffinate performance, colori e passioni mescola dal grande respiro dell’arte di strada. Il Mojoca è arrivato alla se ma edizione e il 2012 è stato il primo anno in cui si è passa da due a tre giorni di Fes val.


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